GPII 1993 Insegnamenti - Udienza: l'incontro con il 32° Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: l'incontro con il 32° Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Proseguite nel vostro servizio alla causa dell'uomo e della pace

Signor Comandante, Signori Ufficiali e Sottufficiali del trentunesimo Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana! Sono lieto di incontrarvi, insieme con i vostri familiari, e rinnovo a tutti voi l'espressione della mia stima e della mia riconoscenza. Durante quest'anno, nello svolgimento della mia missione pastorale, ho avuto modo in numerose occasioni di usufruire del vostro stimato servizio professionale.

Certamente san Pietro e, ancor più, san Paolo, se venissero ai nostri giorni, approfitterebbero volentieri del vostro aiuto. Gli Apostoli sono spinti dall'urgenza del mandato di Cristo: Andate!... Annunciate!... E il Papa deve obbedire! Grazie di cuore a tutti voi per il servizio che prestate.

Trovarmi quest'oggi con voi, uomini del volo, riporta alla mente le visioni aeree dell'Italia, che ci è dato di sorvolare spesso insieme. Penso che fa bene poter guardare qualche volta un Paese dall'alto. Non certo per evadere dalle difficoltà e dai problemi che lo assillano e che, anzi, chiedono a tutti di essere ben dentro nelle questioni, specie quando è in gioco la dignità degli individui ed il bene comune. E' pur sempre vero, pero, che per comprendere adeguatamente una realtà bisogna considerarla da una prospettiva globale, senza assolutizzare alcun punto di vista particolare.

Guardare la realtà dall'alto, invita a misurarne la reale dimensione.

Nessuno può, allora, considerarsi la misura di tutte le cose, ma ciascuno deve avere l'onestà di confrontarsi con la verità e con le sue concrete esigenze.

Ogni persona, ogni società, diventa più se stessa, più matura, quando sa guardarsi dall'"alto", quando il "cielo" si rispecchia nel cuore, nelle coscienze della gente. Non dimentichiamo che Gesù ci ha insegnato a dire ogni giorno: "come in cielo, così in terra" (Mt 6,10). Forse gli aviatori possono capire queste cose meglio di altri! Grazie, Signori Ufficiali e Sottufficiali, per la vostra apprezzata collaborazione. Come ogni anno, anche quest'oggi ho la gioia di manifestare la mia gratitudine verso l'intero Stormo, mentre consegno ad alcuni di voi speciali onorificenze. Ciò vada simbolicamente ad onore di tutti e sia un incoraggiamento a proseguire generosamente nel vostro servizio alla causa dell'uomo e della pace.

Vi accompagni sempre l'Apostolica Benedizione, che imparto volentieri a voi ed ai vostri cari.

Data: 1993-09-19 Data estesa: Domenica 19 Settembre 1993

Lettera al Cardinale Camillo Ruini per l'inaugurazione della XLII Settimana Sociale dei Cattolici italiani

Titolo: Sulla base del bene comune si sviluppa il senso dell'identità nazionale e trova compimento la democrazia

Al Venerato Fratello Cardinale Camillo Ruini Presidente della Conferenza Episcopale Italiana


1. In occasione della XLII Settimana Sociale, che si svolgerà a Torino dal 28 settembre al 2 ottobre c.a., desidero porgere a Lei, al Cardinale Giovanni Saldarini, Arcivescovo di Torino, ai Relatori, al Comitato Scientifico Organizzatore dell'Assise ed a tutti i partecipanti il mio cordiale saluto, ed esprimere rinnovato apprezzamento per l'iniziativa che riunisce qualificati esponenti della cultura, impegnandoli nell'approfondimento di specifici aspetti della vita sociale, economica, politica alla luce dei valori cristiani. In tale prospettiva, il tema prescelto - "Identità nazionale, democrazia e bene comune" - si rivela di particolare rilievo nella ricerca della giusta risposta a fondamentali quesiti circa il vero bene della società.

Il dibattito che le Settimane Sociali sollecitano a livelli diversi diventa così fonte di arricchimento per la cultura e la prassi politica dell'Italia, contribuendo alla costruzione di una società rinnovata.

Indispensabile, a tal fine, è il richiamo alla preminenza dei valori spirituali e morali. Tale richiamo non mancherà di echeggiare durante i lavori della Settimana Sociale, in piena sintonia con la principale preoccupazione della Chiesa, la quale - come ho ricordato nell'Enciclica Centesimus annus - "quando annuncia all'uomo la salvezza di Dio, quando gli offre e comunica la vita divina mediante i sacramenti, quando orienta la sua vita con i comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo... contribuisce all'arricchimento della dignità dell'uomo" (CA 55).


2. La società italiana sta attraversando un processo di forte trasformazione sociale ed economica, unito a una fase di revisione profonda della propria identità civile e politica.

E' necessario che in tale processo ci si interroghi sulla dimensione nazionale unitaria in cui, storicamente, è venuta via via riconoscendosi una società da sempre articolata e diversificata come quella italiana. Essa si trova oggi, non diversamente da quanto accade in altri Paesi, dinanzi a problemi nuovi che richiedono un aggiornamento delle sue istituzioni. Nelle attuali circostanze, una solida formazione cristiana può offrire orientamenti sicuri per favorire il "cambiamento" e per superare le nuove, e spesso tragiche, situazioni di insicurezza, di ingiustizia e di emarginazione.

Secondo il pensiero sociale cristiano, la Nazione, cioè "quella grande società alla quale l'uomo appartiene in base a particolari legami culturali e storici" (LE 10), costituisce una realtà umana di valore fondamentale, avente diritto ad una propria identità e ad un proprio sviluppo. Se in una Nazione, ed è il caso attuale dell'Italia, la politica è in crisi, è questa stessa a dover essere restituita al suo ruolo; così come al loro ambito ed al loro ruolo vanno restituiti la società civile, il mercato e le istituzioni. Quando si riscontra una caduta del senso dello Stato, è questo stesso che deve essere rafforzato.


3. Il momento critico che la Nazione italiana sta attraversando deve essere per i cattolici come per tutti i cittadini responsabili, un tempo di impegno generoso e forte.

Una serena valutazione del cammino percorso dall'unità d'Italia ad oggi mette in evidenza quanto di positivo è stato compiuto per superare limiti e difficoltà. In particolare, non si può negare che negli ultimi cinquant'anni è stata assicurata la partecipazione di tutti i cittadini alle scelte politiche e alla elezione dei propri governanti. La crescita della coesione nazionale, peraltro, dipende dalla sempre più ampia partecipazione popolare e non da disegni di "oligarchie", statuali di vertice. L'identità nazionale, infatti, deve basarsi sulla valorizzazione della vitalità presente nella "periferia", oltreché sui poteri centrali. Ciò è richiesto da valori irrinunciabili, quali la dignità della persona umana, il diritto alla partecipazione effettiva di tutti, la possibilità di sviluppo integrale di tutto l'uomo e di ogni uomo, l'esplicito riconoscimento dei diritti umani (Cfr. CA 47).


4. I numerosi problemi che si presentano oggi in Italia esigono un cambiamento motivato, atto a realizzare il bene di tutti. Sulla base del bene comune, infatti, si sviluppa il senso dell'identità nazionale e trova progressivo compimento la democrazia. L'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa al riguardo può illuminare il futuro della Nazione italiana. Il bene comune richiede un cambiamento radicale di orientamento: un'etica non individualistica, ma sollecita della partecipazione e della condivisione.

Per orientare in tal senso le riforme sociali occorre tenere in particolare considerazione i principi di sussidiarietà e di solidarietà. Il primo richiede che una società di ordine superiore non interferisca nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze ma la sostenga in caso di necessità, e la aiuti a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali in vista del bene comune (Cfr. CA 48 CEC 1883-1885 CEC 1894); il principio di sussidianetà comporta, pertanto, una concreta riflessione sul rapporto tra centralismo nazionale e autonomie locali.

La solidarietà, poi, è un atteggiamento che consente, ai singoli e alla società, di elaborare una vera cultura dei diritti e dei doveri, soprattutto di quelli concernenti la partecipazione alla vita civile e di quelli legati ai ruoli di direzione e di governo della cosa pubblica.

Sul fondarnento della trascendente dignità di ogni uomo è possibile costruire una nuova cultura, nella quale sia offerto in modo più vivo ad ogni singolo cittadino il senso del vivere insieme agli altri mediante una fitta trama di interazioni positive tra i vari livelli della convivenza civile: da quelli personali, di categoria e di gruppo, a quelli più ampi che investono la dimensione nazionale e gli interessi generali.

La solidarietà dà concretezza alla "determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (LE 38). Ciò comporta un impegno personale per la giusta distribuzione dei pesi derivanti dalla conduzione della comunità; per una politica dell'occupazione e un modello di sviluppo e di benessere sociale che sappiano superare la logica del puro mercato.


5. Ai nostri giorni si rileva una certa difficoltà ad accogliere la nozione di bene comune e le conseguenze che logicamente ne derivano. E' utile e necessario che i cattolici sappiano individuare le forme più efficaci per riaffermare questo "principio" fondamentale al convivere sociale di ogni singola Nazione e del mondo intero.

A tal fine, essi dovranno impegnarsi a promuovere - come ha ribadito il Concilio Vaticano II - l'insieme di quelle condizioni di vita sociale che consentano ai singoli cittadini di conseguire nel miglior modo possibile la propria realizzazione. Ciò suppone, in particolare, che sia data a ciascuno la possibilità di far sentire la propria presenza e la propria voce in seno alle istituzioni (Cfr. GS 6).

Ancor prima di formulare proposte per l'impegno concreto, è necessario un approfondirnento dei problemi che l'attuale situazione sociale pone ad ogni uomo di buona volontà; un approfondimento di alto profilo dottrinale e culturale, basato sia sulla conoscenza scientifica delle questioni sia sul loro esame alla luce dell'insegnarnento della Chiesa in materia.


6. Come per la "integrazione europea", tema della XLI Settimana Sociale, così per lo sviluppo di un'autentica "identità nazionale", ispirata alla democrazia ed orientata al bene comune, è necessario promuovere una cultura più ricca, nella quale ogni dimensione dell'uomo trovi riscontro ed attuazione. Infatti, "tutta l'attività umana ha luogo all'interno di una cultura e interagisce con essa... Per una adeguata formazione di tale cultura si richiede il coinvolgimento di tutto l'uomo... Per questo, il prirno e più importante lavoro si compie nel cuore dell'uomo, ed il modo in cui questi si impegna a costruire il proprio futuro dipende dalla concezione che ha di se stesso e del suo destino" (CA 51).

Bastano questi cenni sommari per sottolineare l'importanza, in questo momento storico, della XLII Settimana Sociale, e per richiamare ciascuno al senso del proprio impegno per il futuro dell'Italia.

Spiritualmente presente, assicuro la mia preghiera per un fruttuoso svolgimento del convegno, mentre, invocando su tutti i partecipanti la luce dall'Alto, volentieri imparto l'implorata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 21 Settembre 1993.

Data: 1993-09-21 Data estesa: Martedi 21 Settembre 1993



Il discorso ai Vescovi statunitensi del "New England" in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solo vivendo l'intima connessione tra fede e morale i giovani potranno dar vita all'auspicato rinnovamento sociale e politico

Eminenza, Cari fratelli Vescovi,


1. "Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,3-5). Con questi sentimenti dell'Apostolo Paolo accolgo cordialmente voi, Vescovi del New England. I viaggi di Paolo a Gerusalemme per incontrare Pietro (Cfr. Ga 1,18 Ga 2,1-2), forniscono il primo esempio di quegli incontri fraterni che sono ora divenuti le visite ad Limina Apostolorum da parte dei Vescovi. Abbiamo conversato e pregato insieme come fratelli nel Signore.

Quindi, questi incontri accrescono i vincoli di comunione gerarchica e affettiva fra noi. Attraverso di essi ci rafforziamo reciprocamente, come dice la "Lumen Gentium", "con l'apporto di tutte, che sono in comunione le une con le altre, e coi loro sforzi verso la pienezza dell'unità" (LG 13).

Oggi desidero ringraziare l'intera Chiesa negli Stati Uniti, in particolare l'Arcidiocesi di Denver per aver ospitato l'VIII Giornata Mondiale della Gioventù. La mia visita nello Stato delle Montagne Rocciose, dove centinaia di migliaia di giovani si sono riuniti per professare la loro fede in Cristo, per sperimentare la comunione con la Chiesa e per impegnarsi nell'urgente compito della nuova evangelizzazione, ha costituito un momento di grande gioia e di rinnovata speranza. L'amore gioioso e spontaneo dei giovani verso Dio e verso la Chiesa mi ha spesso commosso. Essi ci hanno raccontato le loro storie di sofferenza per il Vangelo, di apparentemente insormontabili superati ostacoli con l'aiuto divino e della loro angoscia di fronte a un mondo tormentato dalla disperazione dal cinismo e dai conflitti. Ho lasciato Denver lodando Dio che rivela ai giovani i segreti del suo Regno (Cfr. Mt 11,25). Tutti noi, Vescovi della Chiesa, dovremmo riflettere nuovamente sul nostro ministero per i giovani e sulla responsabilità di presentare loro la verità piena di Cristo e della sua Chiesa.

I giovani riuniti a Denver hanno certamente meritato di ascoltare le parole di San Paolo che ho riportato durante la Messa conclusiva: "Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia" (2Co 7,4). Fra le moltissime lettere che ho ricevuto, condivido con voi ciò che una giovane donna, che sta per iniziare i suoi studi universitari, mi ha scritto. Essa dice: "Eravamo addormentati nelle braccia di Cristo: è stata la Giornata Mondiale della Gioventù a svegliarci dai nostri incubi di autogiustificazione e solitudine, per guardare negli occhi di quel Dio-Uomo che è la nostra via, la nostra verità e la nostra vita". In queste parole noi Pastori dobbiamo leggere una costante sfida ad accompagnare i giovani nel loro pellegrinaggio di fede, il viaggio che essi compiono in risposta alla grazia di Dio che opera nei loro cuori, quel viaggio che di tanto in tanto necessita di momenti di particolare intensità, come i pellegrinaggi, gli incontri di preghiera e i ritiri. Ascoltare i giovani, insegnare loro, incoraggiarli richiede tempo e attenzione. L'apostolato dei giovani deve costituire una priorità della Chiesa alle soglie del terzo millennio.


2. Non possiamo ignorare le aspirazioni profonde che animano i cuori delle persone oggi. Nonostante segnali negativi, molti hanno farne di una spiritualità autentica e coraggiosa. Esiste "una nuova scoperta di Dio nella sua trascendente realtà di Spirito infinito" (Dominum et Vivificantem, DEV 2) e in particolare i giovani cercano un solido fondamento su cui edificare le proprie vite. La gioventù americana si rivolge a voi perché la conduciate a Cristo, che è la sola "risposta esistenzialmente adeguata al desiderio di bene, di verità e di vita che è nel cuore di ogni uomo" (CA 24). Permettetemi di ripetere ciò che ho detto ai Vescovi il mese scorso a Denver: "Siamo sernpre pronti ad aiutare i giovani a scoprire gli elementi trascendenti della vita cristiana? Dalle nostre parole e dalle nostre azioni essi deducono che la Chiesa è veramente un mistero di comunione con la Santissima Trinità e non semplicemente un'istituzione umana con obiettivi temporali?" (Omelia 13 agosto 1993, n. 2).


3. Fra le lezioni concrete della Giornata Mondiale della Gioventù non dovremmo trascurare la capacità e il desiderio di preghiera dei giovani. Essi si aspettano che i loro Pastori insegnino una preghiera autenticamente cristiana, che porta alla condivisione del dialogo filiale del Figlio con il Padre in accordo con la meravigliosa espressione di San Paolo nella Lettera ai Galati: "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà Padre!" (Ga 4,6). La preghiera non è un'occupazione fra tante ma si trova al centro della nostra vita in Cristo. Essa distoglie la nostra attenzione da noi stessi e la rivolge al Signore. La preghiera riempie la mente con la verità e dà speranza al cuore. Senza una profonda esperienza di preghiera, la crescita nella vita morale sarà scarsa. L'autentico rinnovamento delle vostre diocesi richiede l'apostolato di preghiera radicato nella fede, rafforzato dalla vita sacramentale e liturgica e attivo nella carità (Cfr. CEC 2558).


4. La promozione della vitalità spirituale dei giovani e delle giovani va di pari passo con la sfida di presentare loro la "pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se stesso" (RMi 5). E' chiaro che le controversie e il dissenso dei decenni passati non sono di grande interesse per loro. Essi non sono ispirati da un Vangelo che è diluito, mascherato e reso apparentemente passivo. Si dovrebbe compiere ogni sforzo per garantire che i programrni educativi religiosi e catechetici, le scuole e le istituzioni cattoliche di grado superiore e in particolare il ministero della predicazione della Chiesa presentino serenamente e fermamente, ma senza imbarazzo o compromessi, l'intera ricchezza dell'insegnamento della Chiesa.

Soltanto educando i giovani a un'autentica spiritualità cattolica e alla pienezza della dottrina cattolica potrete aiutarli ad assumere pienamente il proprio ruolo e le proprie responsabilità nella Chiesa, e di questo essi sono consapevoli. Con il loro entusiasmo e con la loro illimitata energia essi dovrebbero essere incoraggiati a divenire " protagonisti dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale" (CL 46). Essi non solo vengono evangelizzati, ma sono essi stessi evangelizzatori che portano il Vangelo ai loro coetanei, compresi coloro che sono estranei alla Chiesa e che non hanno ancora udito la Buona Novella. Allo stesso modo, molti giovani hanno un enorme potenziale di generosità, di devozione e di impegno e sono attratti da forme di volontariato, in particolare dal servizio ai bisognosi. Con essi i responsabili della Chiesa negli Stati Uniti dovrebbero continuare a sperimentare modi in cui i loro talenti e il desiderio di partecipare alla missione della Chiesa possano essere pienamente realizzati. I metodi ordinari di "ministero per i giovani" basati sulla parrocchia, dovrebbero continuare cosicché i giovani non vengano isolati dalla più ampia comunità. Ma, come la vostra esperienza personale vi insegna, è spesso utile integrare questo con associazioni, movimenti, centri e gruppi speciali che soddisfino le loro necessità particolari (Cfr. RMi 37).


5. Come dimostrano il rinnovato interesse per le questioni etiche e il crescente dibattito circa i "valori" nella vita americana, la necessità di una formazione morale attuata attraverso l'opera delle famiglie, delle scuole e di altre istituzioni è sempre più sentita. Data questa situazione, i Pastori, hanno molte opportunità di fornire una guida nel settore dello sviluppo morale, portando la verità di Cristo e la saggezza di Dio (Cfr. 1Co 1,24) che ci rende liberi (Cfr. Jn 8,32). Tuttavia, la guida e l'orientamento saranno efficaci solo quando si creerà un accordo sullo stile di vita. La Chiesa ha questa visione secondo la quale il significato e lo scopo della vita risiedono nell'"unica fede" del Vangelo. Non è forse vero che la domanda posta dal giovane uomo nel Vangelo "che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17) ci viene rivolta oggi con un'urgenza che esige la massima attenzione? Il necessario rinnovamento della vita politica e sociale può aver luogo soltanto se l'intrinseca connessione fra fede e morale risulta chiara. I giovani cattolici sono sensibili alla necessità di coerenza fra fede professata e fede vissuta. Essi hanno bisogno di comprendere chiaramente che cosa significhi concretamente essere cattolici. I Pastori devono dare con nuova fiducia e rinnovato zelo "la risposta" circa la morale che il Signore ha affidato alla sua Chiesa. Fra i temi di questa Buona Novella è essenziale il vincolo fra libertà umana e verità, nel senso che una libertà che rifiuta di essere legata alla verità perde il suo fondarnento (Cfr. CA 41). I giovani percepiscono, a volte senza sapere perché, che il relativismo religioso, morale e culturale non conduce alla felicità e che la libertà senza la verità è illusoria.

Uno dei principali problemi pastorali che dobbiamo affrontare è il diffuso fraintendimento del ruolo della coscienza, laddove la coscienza e l'esperienza individuali vengono ritenute superiori o vengono contrapposte all'insegnamento della Chiesa. I giovani d'America e in realtà di tutto il mondo occidentale, che sono spesso vittime di teorie educative il cui fondamentale principio morale consiste nel "creare" i loro propri valori e nell'"essere soddisfatti di sé", chiedono di essere liberati da questa confusione morale. Tutti coloro che insegnano nel nome della Chiesa dovrebbero onorare senza timore la dignità della coscienza morale come il santuario in cui viene ascoltata la voce di Dio (Cfr. GS 16); ma con lo stesso impegno essi dovrebbero proclamare, contro il soggettivismo, che la coscienza non è un tribunale che crea il bene, ma deve formarsi alla luce di regole di moralità universali e oggettive.

Un chiaro insegnamento su tali questioni è anche parte essenziale del necessario ritorno alla pratica del Sacramento della Penitenza. Le migliaia di confessioni ascoltate dai sacerdoti a Denver rivelano che i giovani conoscono il valore di questo Sacramento nonostante la profonda crisi che lo colpisce (Cfr. RP 28).


6. Un chiaro insegnarnento su tali questioni è liberatorio perché propone l'autentico significato dell'essere discepoli: Cristo esorta i suoi seguaci a essere suoi amici (Cfr. Jn 15,15). Infatti, seguire personalmente Cristo è il fondamento essenziale della morale cristiana. L'obbedienza della fede (Cfr. Rm 16,26) costituisce sia un assenso intellettuale alla dottrina sia un irnpegno di vita che ci porta a un'unione sempre più perfetta con Cristo stesso. La Chiesa deve stare sempre attenta a non ridurre la "parola di verità" (Col 1,5) a un codice astratto di etica e morale, o a un trattato di norme di buon comportamento.

L'annuncio della morale cristiana, così strettarnente legato alla nuova evangelizzazione, non deve svuotare la Croce di Cristo del suo potere (Cfr. 1Co 1,17).

Confido nel fatto che i Vescovi degli Stati Uniti continueranno a rivolgere una particolare cura pastorale ai giovani, nei quali la Chiesa riconosce la sua stessa giovinezza che le è stata donata divinamente in quanto Sposa di Cristo (Cfr. Ep 5,22-33). Affido tutti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli delle vostre diocesi a Maria, Madre del Redentore, affinché possa rimanere con voi nella preghiera (Cfr. Ac 1,14) e rendervi messaggeri di speranza e portatori di vita nel mondo. Con affetto nel Signore imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti i fedeli del New England.

Data: 1993-09-21 Data estesa: Martedi 21 Settembre 1993




Udienza: ai partecipanti al Convegno internazionale promosso dai Frati Minori Cappuccini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Con la vostra presenza testimoniate la perenne vitalità spirituale della vocazione francescana"

Carissimi fratelli!


1. Sono molto lieto di accogliervi in occasione del Convegno su "La Pastorale vocazionale e il Postulato", che conclude un ciclo di quattro Convegni Internazionali sulle diverse tappe formative alla Vita religiosa secondo il carisma francescano e cappuccino.

Saluto cordialmente il vostro Ministro Generale, Padre Flavio Roberto Carraro, e lo ringrazio per le gentili parole che mi ha poc'anzi rivolto a nome di tutti. Saluto ciascuno di voi, carissimi fratelli, che con la vostra presenza testimoniate la perenne vitalità spirituale della vocazione francescana.

Il lavoro che state compiendo in questi giorni è il segno della costante sollecitudine del vostro Ordine Cappuccino per la missione delicata e fondamentale della cura delle vocazioni e della formazione dei Frati.

Voi costituite un gruppo significativo di fratelli, in maggioranza giovani, impegnati nella pastorale vocazionale e provenite da cinquanta nazioni dei vari Continenti in rappresentanza di tutte le Conferenze dell'Ordine. Vi siete riuniti a Roma per riflettere e tracciare orientamenti sul tema del Prenoviziato.

Desidero esprimervi il mio cordiale compiacimento per la volontà di approfondimento di questa prima fondamentale tappa formativa, allo scopo di porre le basi per un consapevole e sereno ingresso in Noviziato e per la successiva fedeltà vocazionale dei Candidati.


2. Sapete bene quanto sia importante oggi la cura pastorale delle vocazioni ai Ministeri ordinati e alle diverse forme di vita consacrata. Come già in passato ho potuto rilevare, è questo infatti "il problema fondamentale della Chiesa" (Omelia, 10 maggio '81, Insegnamenti, IV/1, 1149).

Per quanto riguarda il Postulato, desidero richiamare in questa occasione l'indicazione contenuta nel Codice di Diritto Canonico: per l'ammissione in un Istituto di vita consacrata si esige "un'adeguata preparazione" (CIC 597, 2). In proposito occorre ricordare come le Istruzioni Renovationis Causam II, 4 e Potissimum Institutioni N. 42 constatino che la maggior parte delle difficoltà attualmente incontrate nella formazione dei Novizi derivano dalla loro insufficiente maturità al momento dell'ammissione al Noviziato.

Il presente Convegno offre l'opportunità di sottolineare alcuni criteri fondamentali, che scaturiscono dal vostro particolare carisma e devono condurre ad opportune indicazioni operative per il vostro lavoro a servizio all'intero Ordine.

Vi esorto carissimi fratelli, a salvaguardare il valore centrale della vita evangelica fraterna e a dedicare attenzione alla qualità più che al numero dei Candidati. Siate voi stessi una proposta vocazionale vivente! Mantenetevi in uno stato di permanente formazione e rinnovamento, affinché l'intera vostra esistenza e le vostre Istituzioni testimonino la grandezza della vostra missione nella Chiesa.

Non abbiate timore di impiegare le forze migliori nella formazione e soprattutto nella doverosa preparazione dei Formatori e per questo promuovete la fraterna collaborazione fra i Responsabili delle diverse Provincie. E' necessario rinnovare i programmi, i piani formativi e le scelte operative, per renderli sempre più fedeli alla vostra spiritualità. Solo in questo modo infatti, il vostro servizio alla Chiesa e agli uomini di oggi contribuirà all'opera della nuova evangelizzazione. Il Signore non mancherà di donare alla vostra Fraternità nuove vocazioni.


3. Carissimi fratelli, porto ancora nel cuore la recente esperienza a La Verna, veramente suggestiva e toccante. Questo vivo ricordo fa nascere spontanea l'esortazione ad amare e vivere fino in fondo le intuizioni e le esigenze del vostro carisma francescano. Le nuove generazioni vi seguiranno e i vostri sforzi formativi saranno efficaci nella misura in cui il vostro esempio risplenderà come quello di Francesco. "Passano i secoli e il Santo di Assisi ci parla come se vivesse oggi... San Francesco offre con tutta evidenza l'immagine di un uomo autentico, di un uomo riuscito, e continua ad avere un incredibile fascino", della cui "debole voce, ma forte della potenza del Vangelo, ha nostalgia il mondo" (Angelus 17 sett. '93; Oss. Rm 18 sett. '93, p. 5).

Affidando a Maria, la Vergine fedele Madre, Maestra e Modello di ogni Vita Consacrata, il cammino della vostra fedeltà alla vocazione francescana, imparto a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri ai giovani in cammino vocazionale ed alle vostre Fraternità sparse nei cinque continenti.

Data: 1993-09-23 Data estesa: Giovedi 23 Settembre 1993

Il discorso ai Vescovi del Malawi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il matrimonio monogamico non è un'imposizione culturale esterna ma la via per vivere la famiglia e la procreazione alla luce del Vangelo

Cari fratelli Vescovi,


1. Con affetto nel Signore porgo il benvenuto a voi, membri della Conferenza Episcopale del Malawi a Roma per la vostra visita ad limina Apostolorum. Quattro anni fa mi sono recato in pellegrinaggio nella vostra patria per visitare, come ho detto, "il Santuario del Popolo di Dio" che Egli ha scelto come sua dimora in quella parte dell'Africa (Cfr. discorso, Udienza Generale, 10 maggio 1989). Ora, presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo testimoniate la comunione che unisce le Chiese di Blantyre, Chikwawa, Dedza Linlogwe, Mangochi, Mzuzu e Zomba al Vescovo di Roma e attraverso di lui alla Chiesa Universale. In questa occasione dovremmo rallegrarci della nostra intima comunione nel corpo di Cristo.

Attraverso di voi saluto i cari sacerdoti, i religiosi e i laici del Malawi, e vi chiedo di assicurare loro che essi non sono mai lontani dai miei pensieri e dalle mie preghiere. Continuo a ringraziare Dio per avermi concesso, durante la visita nel vostro Paese il conforto di vedere la fede dei cattolici del Malawi e di unirmi ad essi nel proclamare il Vangelo di Cristo e nell'offrire il Sacrificio Eucaristico.


2. Essere così vicini ai luoghi in cui i Principi degli Apostoli offrirono liberamente la propria vita per testimoniare Cristo ci dà un senso vivo di come la grazia della loro vocazione a servire il Vangelo rimodello le loro vite e i loro destini. Per noi, che attraverso l'Ordinazione Episcopale siamo divenuti successori degli Apostoli la trasformazione operata in noi dall'imposizione delle mani e dall'invocazione dello Spirito Santo stabilisce la nostra completa consacrazione al compito di diffondere il Vangelo (Cfr. LG 25).

Dobbiamo ripetere con Paolo "guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16), e noi dovremmo dire con Pietro "abbiamo conferma migliore della parola dei profeti" (2P 1,19).

La giovinezza delle Chiese che voi governate vi rende profondamente consapevoli del fatto che l'evangelizzazione è la responsabilità fondamentale di un Vescovo. Il Vangelo si radico efficacemente per la prima volta nel Malawi poco più di cento anni fa. Avendo partecipato alle celebrazioni del vostro Centenario so che il sacrificio di quelle prime generazioni di missionari costituisce uno stimolo costante affinché voi imitiate e proseguiate il loro servizio generoso nel gettare il seme della Parola di Dio. Anche oggi molti dei vostri collaboratori vengono a voi dall'estero per dedicarsi alla missio ad gentes. La Chiesa è loro grata. Essa prega affinché essi vengano rafforzati per perseverare nella loro opera presso di voi e chiede al suo Signore di mandare sempre più fedeli operai nella sua vigna, già pronta per il raccolto.


3. Il compito di incarnare il Vangelo nella cultura del Malawi, che inizio soltanto alcune generazioni fa continuerà fino alla fine dei tempi. Con voi ringrazio Dio per i frutti positivi che sono già maturati e prego affinché Dio vi conceda, Pastori della Chiesa nel Malawi, il dono del discernimento e dell'equo giudizio cosicchè possiate svolgere ancor più efficacemente il vostro indispensabile ruolo di responsabili in questo processo. Allo stesso modo condivido con voi e con tutti i Vescovi dell'Africa la speranza che attraverso la prossima Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi la genuina inculturazione del Vangelo riceverà un nuovo impulso nel Continente.

La famiglia è al centro della vita della società e dei suoi membri e per questo costituisce uno degli obiettivi più importanti del ministero e della sollecitudine della Chiesa. Ciò è particolarmente vero nel contesto africano in cui la famiglia e i vincoli che uniscono i suoi membri hanno un grande significato. Lo scopo del vostro ministero in questo campo non può essere altro che quello di promuovere quella forma di vita familiare che è allo stesso tempo profondamente radicata nel Malawi e completamente incentrata su Cristo.


4. Nel processo di trasformazione della vita familiare attraverso la grazia e la luce del Vangelo un aspetto che desta particolare attenzione poiché ha sempre bisogno di essere purificato ed elevato, è quello della procreazione che ha così tanto valore per i popoli dell'Africa. Nel contesto della nuova creazione ottenuta per mezzo della grazia, l'essere genitori assume il significato di una condivisione nell'opera di Dio, autore di tutta la vita. Da Lui ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome (Cfr. Ep 3,15).

Ne consegue che il contesto appropriato per generare una nuova vita umana è l'unione permanente ed esclusiva che i coniugi stabiliscono grazie al dono di sé completo, definitivo e reciproco. L'insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico non è l'imposizione di una realtà estranea che scovolge le tradizioni locali. Piuttosto, fedele al suo Signore la Chiesa proclama come afferma l'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, che: "Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore ha iscritto nel cuore dell'uomo e della donna... Come il Signore Gesù è il "testimone fedele", è il "si" delle promesse di Dio e quindi la realizzazione suprema dell'incondizionata fedeltà con cui Dio ama il suo popolo, così i coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all'indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla chiesa sua sposa, da lui amata sino alla fine" (FC 20). La comprensione del matrimonio e della paternità dateci da Cristo è la chiave per scoprire il significato più pieno di queste realtà in ogni tempo e luogo. Come conclude l'Esortazione: "Testimoniare l'inestimabile valore dell'indissolubilità e della fedeltà matrimoniale è uno dei doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane... in modo umile e coraggioso, il compito loro affidato di essere nel mondo un "segno" - un piccolo e prezioso segno, talvolta sottoposto anche a tentazione, ma sempre rinnovato - dell'instancabile fedeltà con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti gli uomini e ogni uomo" (ibid FC 20).


5. Vivere questa realtà rinnovata è la vocazione cui la stragrande maggioranza dei cattolici nel Malawi è chiamata da Dio. Per meglio rispondere a questo invito, i fedeli devono ricevere la necessaria formazione riguardo non solo al matrimonio e alla vita familiare in particolare, ma anche all'intero mistero cristiano che costituisce il loro fondamento. Gli sforzi che si stanno compiendo nelle vostre Diocesi per impartire questa formazione in particolare ai giovani che sin dalla più giovane età dovrebbero essere educati a percorrere le vie dello Spirito, sono le fonti sicure della futura forza della vita familiare cattolica.

Condivido con voi, cari fratelli, la preoccupazione per il fatto che un programma solamente generico di educazione religiosa nelle scuole è insufficiente.

Confido nel fatto che qualora questi programmi vengano elaborati in disarmonia con il Catechismo della Chiesa Cattolica, recentemente pubblicato come "norma sicura per l'insegnamento della fede" (Fidei Depositum, n. 4), qualsiasi inadeguatezza potrà essere facilmente individuata e corretta. Esprimo l'apprezzamento della Chiesa ai devoti catechisti che lavorano instancabilmente per aiutare i catecumeni e i battezzati a maturare nella vita della fede. Prego che Dio li aiuti e li sostenga nellla loro opera vitale.


6. La testimonianza offerta nel Malawi dai religiosi è indispensabile per l'evangelizzazione. Attraverso la loro vita di castità, povertà e obbedienza in questo mondo, i religiosi sono segni della vita del mondo che verrà. Privandosi della casa e del matrimonio, rinunciando al privilegio di generare fisicamente una nuova vita mostrano chiaramente che il dono di sé offerto sotto l'impulso della grazia è al contrario delle apparenze la vera fonte di vita (Cfr. MD 21). Con una forte chiarezza le loro vite di abnegazione ci ricordano che fu proprio dall'albero apparentemente più sterile, la Croce, che Dio fece nascere i frutti più abbondanti. Poichè la vita religiosa testimonia la presenza del Regno di Dio e il potere del Vangelo di trasformare le realtà dell'esistenza quotidiana in canali di vita sovrannaturale, i vostri sforzi per promuovere un aumento delle vocazioni alla vita consacrata e il vostro sostegno ad iniziative volte a rafforzare la formazione sono di fondamentale importanza.


7. La dedizione e lo zelo sacerdotali sono talmente necessarie alla crescita della Chiesa che i Vescovi devono occuparsi in primo luogo dei membri del loro presbiterio. I sacerdoti devono essere incoraggiati a sostenersi e a sollecitarsi reciprocamente per acquisire un'identificazione sempre maggiore con Cristo il Buon Pastore. Particolarmente importante a questo proposito è l'influenza positiva che sacerdoti anziani di provata virtù possono avere, in situazioni difficili, su coloro che hanno appena iniziato il loro ministero. Quando sorgono difficoltà, un Vescovo deve cercare la propria guida con fermezza nella preghiera, ed essere come il Signore stesso il quale fu "mite e umile di cuore" (Cfr. Mt 11,29), sempre pronto a salvare il fratello che si era perso ed è stato ritrovato (Cfr. Lc 15,32).

La vita celibataria dei sacerdoti esprime correttamente la nuova identità ricevuta al momento dell'Ordinazione. La configurazione sacramentale a Cristo esorta a dedicarsi totalmente alla cura pastorale del popolo di Dio. Lo stile di vita sacerdotale dovrebbe mostrare che lo zelo rivolto alla salvezza degli altri è divenuto il proposito fondamentale delle loro attività. Attraverso la paternità spirituale del sacerdote lo Spirito Santo fa nascere nuovi figli di Dio, e questi fratelli e sorelle di Cristo vengono portati alla piena maturità in Cristo (Cfr. Ep 4,13).

La vostra convinzione circa l'importanza di avere sacerdoti realmente pieni di zelo per la casa del Signore (Cfr. Jn 2,17) è il motivo della vostra particolare sollecitudine per i seminari nella vostra nazione. E' indispensabile che le guide di formazione sacerdotale siano sacerdoti esemplari. Questa è la migliore garanzia che coloro che devono essere ordinati riceveranno la formazione spirituale, intellettuale, umana e pastorale di cui necessitano per essere degni ministri del Vangelo. Tutti coloro, del vostro clero, a cui è stato affidato questo compito significativo meritano particolarmente il vostro sostegno. Anche quando esiste l'urgente necessità di un maggior numero di sacerdoti, bisogna resistere alla tentazione di accettare livelli più bassi di preparazione o di sottovalutare le carenze dei candidati. La saggia opinione della Chiesa, valida oggi non meno che in passato, è che esigere meno non è una soluzione reale al problema della scarsità di sacerdoti. Dio è con la Chiesa, e esemplari ministri dell'altare sono i suoi strumenti più efficaci per edificare la Chiesa e per provvedere alle esigenze dei fedeli.


8. Quanto più profondamente il Vangelo prenderà piede nel Malawi maggiore sarà la trasformazione della società poichè l'evangelizzazione offre la base per un autentico sviluppo umano (Cfr. RMi 58). Recentemente, la vostra Conferenza Episcopale ha dedicato grande attenzione all'applicazione della saggezza e della luce del messaggio di Cristo alle sfide attuali. A questo proposito le vostre Lettere Pastorali Vivere la nostra fede (Lent 1992) e Scegliere il nostro futuro (2 febbraio 1993) hanno avuto un significato particolare. Nel mutevole contesto politico tale aiuto è particolarmente importante per guidare i membri del vostro gregge nell'esercizio dei propri diritti e nell'adempimento dei propri doveri nella vita della nazione. Sono lieto del fatto che gli sforzi del Rappresentante Pontificio e di altri officiali della Santa Sede hanno contribuito all'adempimento delle vostre responsabilità in quanto guide delle vostre Chiese particolari.

La Chiesa cerca la sua giusta libertà per insegnare il messaggio affidatole dal Principe della Pace (Cfr. NAE 13). Adempiendo fedelmente alla sua missione divina essa aiuta i popoli del mondo a realizzare le proprie giuste aspirazioni. Assolvendo con coscienza all'obbligo di insegnare la dottrina sociale della Chiesa, voi servite la nazione con lealtà e offrite un contributo necessario al bene comune. Cari fratelli, condivido la vostra speranza che sotto la guida della Provvidenza Divina il Marawi avanzerà con determinazione sul sentiero della giustizia e della solidarietà verso uno sviluppo autentico che promuova il bene della persona umana.


9. Nel Malawi coloro che per primi diffusero il Vangelo e che lo predicano oggi si sono generosamente dedicati a opere di carità e di servizio, che costituiscono una parte essenziale della diffusione della Buona Novella. Essi agivano così durante il ministero terreno di Gesù e agiscono allo stesso modo oggi poichè l'amore resta la forza trainante della missione (Cfr. RMi 60). Nelle scuole, negli ospedali e nei dispensari, e di fatto in tutti gli sforzi volti alla promozione del pieno sviluppo umano, si percepisce il messaggio dell'amore di Dio in Cristo e si promuove e si sostiene la dignità e il destino trascendente di ogni persona umana. Spero ardentemente che tutte le opere buone possano proseguire in un clima di pace e di armonia sociale basata sul rispetto reciproco e sulla comprensione da parte di tutti i settori della società.

Con piena fiducia nell'amore inesauribile di Maria Madre della Chiesa affido voi e le vostre Diocesi alla sua protezione. A voi e a tutti i fedeli imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-09-24 Data estesa: Venerdi 24 Settembre 1993


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