GPII 1993 Insegnamenti - Il discorso alla cittadinanza durante l'incontro in Piazza San Secondo - Asti

Il discorso alla cittadinanza durante l'incontro in Piazza San Secondo - Asti

Titolo: E' possibile costruire un futuro migliore per tutti basandosi su un solido e costante riferimento alla fede

Signor Sindaco e Signor Presidente della Provincia, Signor Ministro ed Autorità presenti, Venerato Pastore della Diocesi astense, Carissimi fratelli e sorelle!


1. Ringrazio Iddio che mi offre l'opportunità di rendere visita a questa vostra Città, in compagnia del mio primo collaboratore il Cardinale Angelo Sodano, figlio di questa terra. Sono grato a Lei, Signor Sindaco, a Lei, Signor Ministro, ed a Lei, Signor Presidente della Provincia, per il cordiale benvenuto che avete voluto rivolgermi a nome dell'intera popolazione. Ricambio volentieri i sentimenti manifestatimi ed esprimo a tutti il mio saluto affettuoso in questa piazza, che costituisce il cuore della Città e della diocesi di Asti.

Mi incontro oggi con una Comunità viva, che vanta una lunga storia, ricca di eventi memorabili in ambito civile, economico, artistico e culturale; una storia caratterizzata soprattutto dall'indelebile impronta cristiana.

Qui, ad Asti, si sono da sempre intrecciate la dimensione religiosa e quella civile e non venne mai meno, tra Chiesa e autorità locali, il clima di dialogo e di collaborazione, che ha resistito negli ultimi due secoli anche a difficili momenti di tensione ideologica e politica.


2. Come non augurare che tale tradizione si rafforzi e si sviluppi ulteriormente, nella prospettiva del nuovo millennio che tutti desideriamo più umano e più cristiano? All'importante appuntamento del 2000 la gente di Asti - sono certo - recherà il contributo di una fede più matura, capace di permeare la cultura, le istituzioni, in certo senso il suo stesso "temperamento".

Quando si legge la vostra storia, si resta infatti colpiti dal "temperamento" astigiano che si caratterizza soprattutto per una spiccata tendenza alla libera iniziativa. Non a caso la vostra Città si sottrasse prima di altre, al dominio signorile di tipo feudale, favorendo lo sviluppo del libero artigianato e della libera mercatura.

E' questo un aspetto del vostro carattere, che, se non cede alla tentazione di un particolarismo chiuso e diffidente, rappresenta senz'altro un significativo valore da coltivare. A voi oggi è domandata una nuova capacità di iniziativa in tutti i campi, non escluso quello economico, al fine di assicurare un futuro migliore non soltanto agli astigiani, ma anche a quanti sono venuti a vivere tra di voi, diventando parte viva e integrante della vostra medesima comunità cittadina.

Continuate in questa lodevole tradizione dell'accoglienza, propria della vostra terra! So che la Città e le campagne hanno aperto le porte a connazionali di altre regioni ed anche a stranieri, in un clima di responsabile condivisione e attenta fraternità. Non è forse prova di tale vostra attitudine lo sforzo recentemente dispiegato per ospitare in modo degno numerosi fratelli albanesi, venendo incontro generosamente alle loro esigenze? Questa tradizione di tolleranza, ispirata alla cultura dell'accoglienza, grandemente vi onora.

Conservatela! Possa essa costituire anche in futuro un segno distintivo della vostra popolazione.


3. Attraversiamo, oggi, momenti complessi con non poche incertezze sociali ed economiche. Pure ad Asti la crisi fa sentire il suo peso. Penso alla disoccupazione industriale, alle difficoltà crescenti nel settore agricolo ed artigianale, al fenomeno della droga ed al recupero dei tossicodipendenti, ai tanti rischi a cui sono esposti i giovani, specialmente se privi di occupazione ed emarginati.

Sono problemi seri, certo. Non sono pero insolubili. Siatene persuasi: è possibile costruire un futuro migliore per tutti! E' possibile, specie se al senso di responsabilità morale e civile di ciascuno si unisce un solido e costante riferimento alla fede.

Occorre dunque la forza di un impegno responsabile e solidale. Trovino questa forza, in modo particolare, quanti a vari livelli sono investiti di autorità. Essi sono chiamati a rendere alla Comunità un servizio che giustamente la gente vuole ispirato ad una testimonianza di sincera dedizione e di ineccepibile trasparenza.

La risposta alla crisi di valori che segna l'odierna società è anzitutto un urgente e profondo rinnovamento delle persone, che spinga ogni coscienza retta e ben formata a cogliere ed onorare concretamente quei principl che costituiscono la trama essenziale del progetto di Dio sull'uomo e sulla società.


4. Coerenza ed onestà, apertura d'animo e disponibilità al servizio: ecco quanto è necessario per costruire una Città accogliente e rispettosa della dignità di ogni persona. Quanti, poi, assumono pubbliche responsabilità non possono non essere i primi in questo sforzo di rinnovamento morale.

Non si tratta, certo, di partire da zero. Molto di positivo già esiste; molto è stato fatto. Occorre pero continuare a dare credito a tutte le forze positive, che esistono tra voi: forze vive, silenziose ma efficienti, che rappresentano i germogli promettenti della secolare tradizione cristiana della vostra terra. E' importante aprire loro spazi di crescita sia mediante un'adeguata formazione culturale e spirituale, sia assicurandone il graduale inserimento nei posti di responsabilità.

Carissimi Astigiani! Gloriosa è la vostra storia: siatene fieri! L'eredità tramandata dai vostri padri costituisce uno stimolo importante per affrontare coraggiosamente le sfide dell'attuale momento storico. Nel quotidiano impegno immettete il lievito della fede e della speranza evangelica.

Mentre vi ringrazio per la calorosa accoglienza, affido la vostra Città e la vostra provincia all'intercessione del patrono San Secondo. Affido tutti voi alla Vergine Santa, la cui immagine gli antenati dipinsero sulla porta sud della Città e che oggi voi invocate col nome di "Madonna del Portone", trasposizione confidenziale del bel titolo di "Porta Paradisi", con cui nei secoli è stata onorata.

Dio vi benedica e la sua grazia assicuri libertà, pace, concordia e vero progresso per tutti!

Data: 1993-09-25 Data estesa: Sabato 25 Settembre 1993

Il discorso ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai membri degli Istituti secolari raccolti nella Collegiata di San Secondo - Asti

Titolo: La vostra vita dedicata senza riserve al Signore farà comprendere ai giovani il fascino della chiamata di Cristo




1. Nel corso della mia visita alla Diocesi di Asti, che vanta tra i suoi figli il mio primo collaboratore, il Cardinale Angelo Sodano, sono lieto di incontrarmi anche con voi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose, che costituite la parte eletta di questa amata Chiesa locale. Tutti vi saluto con affetto. Saluto Mons. Sibilla.

Saluto in particolare, il caro Mons. Severino Poletto, vostro diligente Pastore, e lo ringrazio per il gentile indirizzo rivoltomi a nome di tutti i presenti. Saluto inoltre Mons. Cheli, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Mons. Furno, Nunzio Apostolico in Italia, e tutti i Presuli di questa terra piemontese al servizio della Santa Sede.

Questa mia sosta fra voi è caratterizzata dal vivo ricordo di Mons.

Giuseppe Marello, sacerdote nelra Diocesi di Asti e poi Vescovo di Acqui, che promosse efficacemente le vocazioni alla Vita religiosa con la fondazione della Congregazione degli Oblati di san Giuseppe.

La sua figura continua ancor oggi a costituire un profondo richiamo alla santità, richiamo particolarmente significativo per voi, che, come lui, siete invitati a fare della vostra esistenza un dono radicale al Signore e ai fratelli.

Siete tutti chiamati alla santità!


2. Il compito della "nuova evangelizzazione", che impegna a tradurre nel linguaggio e nell'esperienza degli uomini di Oggi la Parola eterna di salvezza, non deve mai far dimenticare che è la santità l'universale vocazione dei credenti.

Se questo è vero per ogni battezzato, lo è a più forte ragione per i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose e i membri degli Istituti Secolari, attivamente impegnati nel cammino di rinnovamento della Diocesi.

In ogni epoca la risposta a nuovi problemi e a nuove sfide si è sempre trasformata in una rinnovata richiesta di santità. Nei rapidi cambiamenti sociali degli ultimi due secoli i Santi del Piemonte, molti dei quali legati al territorio e alla Diocesi di Asti, hanno fornito risposte coraggiose, promovendo attività apostoliche aperte alle istanze emergenti nella società.

Condizione indispensabile per adempiere tale profetica missione è stata la docilità allo Spirito, il quale sostiene intimamente la Chiesa e la apre a nuovi ambiti di evangelizzazione. Questo vale anche per voi, oggi.

In proposito so che, con l'animazione e sotto la guida del vostro zelante Vescovo, si stanno realizzando sul territorio diocesano delle "Unità pastorali" allo scopo di coordinare le linee pastorali di parrocchie e comunità vicine. La vita ecclesiale risulterà così più coordinata, coinvolgendo anche i fedeli laici in una corresponsabile partecipazione. Altro impegno fondamentale della Diocesi, in preparazione al terzo millennio cristiano, è la Missione diocesana, che si è articolata nei primi due anni come Missione-giovani ed ora è entrata nella fase successiva della Missione-diocesana-sposi.


3. Fratelli e sorelle carissimi! Siate aperti e disponibili a questi cammini suscitati dallo Spirito Santo! può succedere che voi, cari Sacerdoti, sentiate a volte il contrasto tra il venir meno delle energie e l'accrescersi degli impegni pastorali, sperimentando nel contempo una certa difficoltà di comunicazione con le nuove generazioni. A voi, Religiose e Religiosi, potrebbe avvenire che non soltanto soffriate a causa del cumulo degli impegni caritativi o pastorali, ma vi troviate persino nella necessità di ridimensionare attività portate avanti finora con grandi sacrifici e con frutti positivi. Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento. Il Signore non vi abbandona: Egli è fedele e la sua fedeltà è garanzia di successo spirituale. Abbiate fiducia in Lui! Il compito dell'evangelizzazione esige questa continua fedeltà allo Spirito. Richiede poi anche l'apporto di forze nuove, di giovani totalmente dediti all'amore di Cristo per essere apostoli ed evangelizzatori. Oggi queste forze scarseggiano.


4. Tocchiamo qui il problema delle vocazioni, che costituisce al presente una delle urgenze primarie della Chiesa. Al riguardo va ribadito che l'opera vocazionale s'esprime innanzitutto nella preghiera continua e fervorosa, accompagnata dalla gioiosa testimonianza del proprio servizio alla Chiesa e ai fratelli. Da tale lieta fedeltà lo Spirito saprà far scaturire nuove opportunità di annuncio e di evangelizzazione.

Abbiate fiducia nei giovani! Sappiateli santamente amare ed educare ai grandi ideali della vita cristiana. Essi mantengono nel profondo di sé stessi una grande disponibilità al bene e ai valori spirituali. Come abbiamo recentemente sperimentato insieme a Denver, negli Stati Uniti, nel mese di agosto.

Grande importanza riveste nell'opera di promozione vocazionale una lungimirante pastorale giovanile, che non si fermi a esperienze di preghiera e di servizio occasionali ed emotive, ma che spinga i giovani a scoprire e a realizzare itinerari formativi permanenti di preghiera e di carità, di catechesi e di annuncio. E' necessario accompagnarli nella loro maturazione umana e religiosa perché possano formulare il loro "si" generoso e totale al Signore che li chiama al suo servizio. A questo devono tendere i gruppi vocazionali presenti in Diocesi come pure l'impegno del Centro diocesano vocazioni. Vedo che la Chiesa è piena e di questo dobbiamo ringraziare il Signore. Il vostro Vescovo ha poi parlato degli anni, della giovinezza lasciata alle spalle. Anch'io ho lasciato la mia giovinezza indietro, pero cerco di non cedere e devo dire che i giovani mi aiutano a non cedere.


5. Carissimi fratelli e sorelle, è questo un impegno che interessa tutti voi chiedendovi preghiera e testimonianza. La vostra vita dedicata senza riserve al Signore e ai fratelli brillerà dinanzi ai giovani come segno e farà loro comprendere il fascino della chiamata di Cristo.

Affido a Colei, che con il suo "Fiat" è divenuta Madre e Modello della Chiesa, il vostro quotidiano ministero apostolico, i desideri e propositi che vi animano, le speranze che nutrite nel cuore. Vi accompagni il mio augurio affettuoso, avvalorato dall'assicurazione di un costante ricordo al Signore.

Imparto di cuore a ciascuno di voi qui presenti ed a tutti i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose della Diocesi, soprattutto quelli ammalati e sofferenti, una particolare Benedizione Apostolica.

Data: 1993-09-25 Data estesa: Sabato 25 Settembre 1993

Il discorso pronunciato durante l'incontro con le famiglie svoltosi nella Cattedrale - Asti

Titolo: Non lasciate che entri nelle vostre case quella cultura permissiva per cui ogni cosa è lecita, persino la soppressione della vita

Carissimi sposi!


1. E' per me motivo di viva gioia incontrarmi con voi in questa Cattedrale, dove frequentemente vi riunite con il vostro Vescovo e i presbiteri a motivo della Missione-Sposi che state conducendo e che si concluderà a Pentecoste del prossimo anno. E sono ancor più lieto di farlo in compagnia del Cardinale Angelo Sodano, illustre figlio della vostra terra.

Saluto il caro Mons. Severino Poletto, vostro dinamico Pastore, e lo ringrazio per l'indirizzo rivoltomi. Saluto pure la coppia di sposi che, a nome vostro, mi ha espresso sentimenti di devoto affetto, illustrandomi l'interessante iniziativa pastorale che state attuando. Voi mirate a consolidare il vostro legame con Cristo, approfondendone il messaggio, con singolare attenzione al "Vangelo del Matrimonio".

La vostra è una esperienza quanto mai opportuna. La Chiesa e il mondo hanno bisogno, oggi più che mai, di coniugi e famiglie che si mettano con generosità alla scuola di Cristo.

Le molte tristezze del nostro tempo e le inaudite forme di violenza che purtroppo lo segnano hanno come ultima spiegazione la chiusura del cuore all'amore di Dio. Quanto è urgente allora il compito dei credenti, soprattutto delle famiglie cristiane, nel restituire all'odierna società il necessario ancoraggio di fede e di amore alla sponda sicura della parola di Dio! L'amore che si vive in famiglia offre il clima propizio perché si radichi e sviluppi quel rapporto personale con Dio da cui scaturisce la sorgente di un autentico rinnovamento individuale e comunitario.

Ciò suppone, ovviamente, che si tratti di amore genuino. Spesso, purtroppo, nella cultura edonistica che oggi si respira, vien chiamato amore ciò che ne costituisce piuttosto la caricatura e persino il tradimento.

Opportunamente, pertanto, il brano biblico poc'anzi proclamato si preoccupa di chiarire per ben due volte il vero senso dell'amore.


2. "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi. Dio ha mandato suo Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per Lui" (1Jn 4,9).

Ecco l'amore alla sua sorgente. L'amore è dono di sé. E' uscire da se stessi per andare verso l'altro. E', in certo senso, dimenticare se stessi per il bene dell'altro.

L'autentico amore umano riflette in sé la logica di quello divino. E' in tale prospettiva che si comprende appieno il dovere della fedeltà coniugale. "Tu per me sei tutto, mi dono totalmente a te, per sempre": è questo l'impegno che scaturisce dal cuore di ogni persona sinceramente innamorata.

La fedeltà! Accanto ad essa, la fecondità, altro tipico aspetto del rapporto tra coniugi. Non esiste forse un legame tra il calo demografico e l'allarmante fenomeno di non poche coppie nelle quali l'amore così facilmente inaridisce e muore? Cari sposi, non abbiate paura! Vivete la grandezza dell'amore animati dal desiderio generoso di vederlo dilatato e quasi incarnato nel volto dei vostri figli. Quando la coppia si rifiuta di collaborare con Dio per trasmettere il dono della vita, ben difficilmente ha in sé le risorse per nutrire l'intesa vicendevole.


3. Continua il testo biblico: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi" (1Jn 4,10).

L'amore di Dio è gratuità totale. Tale deve essere pertanto l'amore di coppia e il rapporto tra i membri di una famiglia. In forza dell'amore i genitori sapranno spendere le migliori energie nell'opera educativa, assicurando ai figli una guida coerente e circondandoli di affetto sollecito e rispettoso. A loro volta, i figli troveranno nell'amore la motivazione più profonda di un atteggiamento responsabile, docile e riconoscente nei confronti dei genitori.

L'amore attinto al cuore di Dio spingerà l'intera famiglia a trovare il tempo di accudire gli anziani, di dedicarsi agli ammalati, di impegnarsi per le situazioni di difficoltà che la circondano, compresi i problerni del territorio e quelli più generali della Nazione. La famiglia non vive fino in fondo la sua vocazione, se non si apre alle esigenze della comunità. Quando i suoi membri si chiudono in una sorta di egoismo di gruppo, si privano da soli della possibilità di crescere nell'amore e di sperimentare così la vera gioia.


4. Carissimi coniugi la numerosa presenza vostra e dei vostri figli colma il mio cuore di commozione. Permettetemi che tutti con affetto vi abbracci. A voi, nel nome del Signore, vorrei lasciare, a conclusione di questo nostro incontro, due "consegne".

Una la traggo dalla raccomandazione contenuta nella Prima Lettera di Pietro: "Stringetevi a Cristo, pietra viva" (1P 2,4). Si, carissimi fratelli e sorelle, fate in modo che Cristo Signore sia il vostro maestro, e che lo sia anche per i vostri figli.

E' da Lui che dovete attingere in ogni situazione i giusti criteri di orientamento e di discernimento.

Resistete con forza alla mentalità divorzista, che sconvolge il disegno di Dio sul matrimonio come inscindibile alleanza di amore.

Non lasciate che entri nelle vostre case quella cultura permissiva per cui ogni cosa è lecita, persino la soppressione della vita prima del suo sbocciare o del suo naturale declinare e spegnersi.


5. L'altra consegna riguarda la vostra responsabilità nell'annuncio del Vangelo.

Siate comunità evangelizzanti, capaci di trasmettere e di irradiare il Vangelo! Non è forse questo l'obiettivo al quale tende la Missione-Sposi che state realizzando? Abbiate il coraggio del Vangelo! Vi benedico, carissimi, e vi incoraggio a proseguire nella vostra provvidenziale iniziativa, auspicando che l'ansia missionaria, da cui siete animati, continui ad informare l'intera pastorale della Diocesi.

Carissimi fratelli e sorelle! Affido all'amore del Padre ciascuno di voi, i vostri figli, le vostre famiglie, i vostri progetti, ed invoco sulle vostre case la protezione dei Santi Patroni e la materna intercessione della Vergine Maria.

A tutti la mia Benedizione! Devo dire che è molto suggestiva l'espressione "Missione sposi" perché normalmente, pensando alla missione e ai missionari, ci si riferisce a quelli che vanno in terre lontane. Qualche volta lo fanno anche gli sposi.

Invece oggi, dopo il Concilio Vaticano Il, siamo molto consapevoli della missione che coinvolge tutti i cristiani. Tutti siamo missionari e la missione della famiglia è insostituibile. Se si dice che questa piccola società è la cellula fondamentale della più ampia società, per la Chiesa, per l'evangelizzazione, per la nuova evangelizzazione, essa è insostituibile.

Sappiamo anche dall'esperienza e dalla tradizione, quanto tutti noi, Vescovi, Cardinali, e il Papa stesso, dobbiamo alla nostra famiglia ai nostri genitori, educatori nella fede, nella nobiltà umana e cristiana, nelle virtù.

Siamo loro debitori. Siamo debitori a Dio, prima di tutto, ma poi debitori di tanti nostri fratelli e sorelle, soprattutto ai nostri genitori che ci hanno dato la vita, e ci hanno educato. La vita umana deve essere educata nella dimensione fisica, biologica, ma anche spirituale.

Questa è l'evangelizzazione insostituibile che si fa nella famiglia e a cui voi siete chiamati. Per questo, pur non andando nelle terre lontane, voi siete gli Apostoli, gli evangelizzatori, i missionari della vostra famiglia.

Per farlo ci vuole lo spirito della missione, lo stesso spirito degli Apostoli, ma anche dei nostri genitori e dei nostri avi, che hanno saputo fare della famiglia una Chiesa domestica.

E' una bellissima espressione che ci viene dai Padri della Chiesa.

Esistono la Chiesa universale, quella diocesana e quella parrocchiale ma la Chiesa domestica è insostituibile.

Auguro a tutti voi, padri e madri e a tutti i figli, di formare questa Chiesa domestica, di essere una missione comunitaria. Lo si fa attraverso questa comunione delle persone che è propria della famiglia, fra gli sposi e, poi, tra le generazioni.

Vi ringrazio per questo incontro e vi affido alla protezione della Sacra Famiglia, una famiglia in cui il Figlio di Dio è nato ed è stato educato come uomo, come figlio dell'uomo. E' una realtà stupenda. Siate devoti alla Sacra Famiglia, Gesù, Maria, Giuseppe. Affido loro tutti i presenti e tutte le famiglie della vostra città e della vostra diocesi.

Data: 1993-09-25 Data estesa: Sabato 25 Settembre 1993

Le parole pronunciate durante l'incontro con gli Oblati di San Giuseppe - Asti

Titolo: La beatificazione del vostro fondatore costituisca per voi un'occasione di rinnovato entusiasmo evangelico

Carissimi Oblati di san Giuseppe!


1. E' un dono del Signore il nostro incontro di questa sera. Pur se breve, esso mi permette di intrattenermi con voi in questa Casa Madre, che ha visto nascere e svilupparsi la vostra Congregazione. Ringrazio il Superiore Generale, Padre Vito Calabrese, per il cortese benvenuto che mi ha indirizzato e ricambio di cuore i sentimenti che a nome vostro mi ha espresso.

Qui si conservano le spoglie mortali del venerabile Mons. Giuseppe Marello, figlio esimio della Chiesa astigiana, che a Dio piacendo domani mattina avro la gioia di proclamare Beato. Accanto alla sua urna mi piace ricordare la sua figura di grande devoto di san Giuseppe, tutto dedito al servizio della Chiesa. Il suo messaggio carismatico vive in voi e nelle vostre benefiche istituzioni.

Grazie, carissimi, per il fattivo contributo che seguendo le orme del Fondatore non vi stancate di prestare alla diffusione del Vangelo, imitando san Giuseppe, patrono della vostra Opera.


2. Diceva il Vescovo Marello: "Bisogna prendere le proprie ispirazioni da san Giuseppe, che fu il primo sulla terra a curare gli interessi di Gesù, Esso che ce lo custodi infante, lo protesse fanciullo e gli fu in luogo di padre nei primi trent'anni della sua vita qui in terra" (Cfr. Briciole d'oro. Massime e sentenze del servo di Dio Mons. Giuseppe Marello, Milano 1930, p. 28).

Il vostro Padre spirituale vide in san Giuseppe il pellegrino della fede, fiduciosamente abbandonato, pur nell'oscurità di tanti eventi che circondano la nascita di Gesù, all'arcano piano divino (Cfr. Redemptoris Custos, n. 24). La sua esistenza è segnata da profondo senso di responsabilità, da alacre laboriosità, e costante umiltà. Non sono forse tali virtù che devono contraddistinguere anche voi come Oblati di san Giuseppe? Non stanno esse alla base del vostro apostolato tra i giovani? Mi piace qui ricordare la tranquillità e la costanza, che, unitamente ad una grande modestia, Mons. Marello ha saputo alimentare in se stesso mediante una preghiera profonda ed incessante. Si sentiva e viveva da "oblato", cioè dedito completamente a Dio, e da Dio donato alla sua gente, per dimostrare con la testimonianza e la parola (oltre che mediante una eccellente penna di giornalista) la tenerezza del Padre celeste verso ogni persona, in modo particolare verso i giovani. E' su questo che egli ha costruito il suo cammino verso la santità: santità non considerata come privilegio riservato a pochi, bensi grazia offerta a tutti.


3. Carissimi Oblati di san Giuseppe! Siete anche voi chiamati a dedicarvi totalmente "alla cura degli interessi di Gesù". Abbiate pertanto sempre presente l'esempio umile, paziente e laborioso del vostro Fondatore, che amava ripetere ai suoi collaboratori: "Siate certosini in casa e apostoli fuori casa".

Il vostro impegno apostolico e missionario in tante parti del mondo, dall'America Latina all'Estremo Oriente, dall'Europa all'Africa, sta a testimoniare una vitalità spirituale di cui rendo grazie al Signore insieme con voi.

L'evento della Beatificazione del vostro Fondatore che domani vivremo insieme qui ad Asti, costituisca per ciascuno un'occasione di rinnovato entusiasmo evangelico. Mons. Marello vi accompagni e vi protegga sempre: a lui affido le speranze ed i progetti della vostra Congregazione, ed in particolare il Capitolo Generale che celebrerete, a Dio piacendo, nel prossimo mese di gennaio. "In tutti i vostri bisogni - egli ripeteva - gettatevi con fiducia tra le braccia di Maria vostra tenerissima Madre e per quanto grandi siano i pericoli e le tentazioni, voi ne uscirete sempre vittoriosi" (Cfr. Briciole d'oro..., p. 41). San Giuseppe, che, dopo la Vergine benedetta, per primo ha stretto tra le braccia il Redentore Gesù, sia l'esempio a cui ispirate il vostro ministero, che è di intima relazione con il Verbo di Dio.

Vi sostenga, carissimi, il mio affettuoso incoraggiamento, avvalorato da una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1993-09-25 Data estesa: Sabato 25 Settembre 1993

Le parole rivolte agli anziani ospiti della Casa di riposo "Città di Asti" - Asti

Titolo: Con le vostre sofferenze siete presenti spiritualmente nel mistero del Sacrificio Eucaristico e della Croce




1. Mi è particolarmente gradito cominciare questa giornata incontrandomi con voi, carissimi fratelli e sorelle ospiti della casa di riposo "Città di Asti", e con quanti si sono qui raccolti per la circostanza. Ringrazio il Presidente del Consiglio di Amministrazione per il cordiale benvenuto che mi ha rivolto a nome anche dei collaboratori, del Cappellano e delle Religiose, degli operatori sanitari e dei volontari, dei degenti e delle loro famiglie. Ricambio di cuore i sentimenti di devozione che mi avete manifestato e saluto con affetto ciascuno di voi.

L'odierna visita ci offre l'opportunità di riflettere insieme sul valore dell'esperienza che voi qui state vivendo. In una prospettiva evangelica, pure la vecchiaia, si rivela età ricca di valori per gli ampi orizzonti sui quali apre lo sguardo dello spirito: sono gli orizzonti della saggezza nella valutazione degli eventi, della tolleranza nel rapporto con gli altri, della più viva attenzione alla dimensione eterna di ogni umana vicenda. Carissimi, quanto vorrei che ciascuno di voi, ospiti di questa Casa, cercasse di sviluppare in se stesso queste potenzialità spirituali, trovando serenità e pace nel generoso abbandono in Cristo Maestro ed Amico. Non è Lui, forse, che ha detto: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28)?


2. Carissimi, è una cosa molto significativa che ci prepariamo alla solenne Celebrazione eucaristica di oggi, con la Beatificazione del Servo di Dio Giuseppe Marello, che ci prepariamo - dico - a questa Celebrazione eucaristica, a questo Sacrificio di Cristo facendo un incontro qui, nella Casa di Riposo, fra tanti ammalati, tanti anziani, tanti che portano in sé la sofferenza della vita, degli anni. Sofferenze fisiche e anche sofferenze spirituali.

Ci prepariamo alla Celebrazione della Messa incontrando voi perché vogliamo portare all'altare tutto quello che voi siete, tutto quello che voi sopportate, tutto quello che voi soffrite. E vogliamo introdurre questa sofferenza umana nel Sacrificio di Cristo. Ha detto San Paolo che tutte le sofferenze delle persone, delle comunità, devono completare i patimenti di Cristo, la sua Croce, il suo Sacrificio.

E allora come non portare le vostre sofferenze al Sacrificio eucaristico dove si attualizza nel modo sacramentale il Sacrifico unico di Cristo, il Sacrificio della Croce? Spero che siate così presenti durante la nostra Celebrazione eucaristica, durante la Celebrazione eucaristica di questa comunità diocesana di Asti, dove saranno presenti tanti vostri vicini, le vostre famiglie.

Così voi sarete rappresentati, anzi sarete più presenti di tutti, dentro quel mistero sacrificale, mistero eucaristico, mistero della Croce. Sarete presenti e sarete concelebranti spiritualmente in questo Sacrificio.

Così si vede l'importanza delle sofferenze umane. Cristo ha dato a queste sofferenze umane, a tutti i sofferenti, a tutti i dolori, un significato profondissimo. Voi non sarete presenti durante l'Eucaristia, ma fatevi presenti e ricevete la Comunione perché Gesù vuole essere in comunione con voi in modo speciale.


3. Ecco come è possibile, cari anziani, svolgere appieno il compito che il Signore vi affida, proprio in ragione della vostra attuale condizione. Egli vi domanda di indicare, a quanti sono nel pieno delle forze, i valori autentici sui quali l'esistenza va basata: la fede nella Provvidenza, la fedeltà al proprio dovere, il santo timor di Dio. La vecchiaia può diventare il tempo della saggezza, fondata sull'accoglienza umile e fiduciosa della volontà del Padre celeste.

Carissimi fratelli e sorelle! La riflessione sul vostro passato e sul presente, segnato da momenti gioiosi e tristi, vi permette di guardare alle realtà con distacco, liberandovi da ciò che in fondo risulta effimero, e prestando attenzione all'essenziale delle cose. Voi testimoniate che l'uomo è fragile, bisognoso della solidarietà e dell'aiuto degli altri. Testimoniate inoltre quanto ogni persona, nel disegno salvifico, possa essere utile agli altri, perché a tutti Iddio affida una missione per il bene dei fratelli.


4. Vivete questa vostra condizione come il tempo della speranza e della preghiera! Mosè, nella sua vecchiaia, alzava le braccia a Dio, pregando per il popolo d'Israele che stava affrontando i propri nemici, e la sua intercessione muoveva a pietà il cuore di Jahwé, ottenendo la vittoria sperata (Cfr. Ex 17,11-12).

Maria e Giuseppe, nel presentare Gesù al Tempio, non incontrarono due anziani? Simeone, che aspettava il conforto di Israele, prese tra le braccia il Redentore indicandolo alle genti quale luce che illumina il cammino di ogni uomo.

(Cfr. Lc 2,25-32). Anna, vedova, al servizio di Dio giorno e notte con preghiere e sacrifici, profetizzo il compiersi della promessa messianica lodando Iddio e parlando "del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Cfr. Lc 2,36-38).

Ad imitazione dei santi vegliardi di cui ci parla la Bibbia, non stancatevi di cadenzare la vostra giornata su speciali momenti di orazione.

Pregate per la giustizia e la solidarietà tra gli individui e le nazioni, per la pace nelle famiglie e nel mondo. Affidate al Signore le esigenze e le sfide della nuova evangelizzazione. Vi sentirete così protagonisti nella Chiesa, apostoli del Vangelo e costruttori del Regno di Dio. Quel che spesso agli occhi degli uomini riveste scarso interesse, acquista grande valore dinanzi al Padre celeste.


5. Vorrei ancora aggiungere una parola per tutti quelli che portano le sofferenze degli anziani insieme con loro. Tutto il personale, tutti i medici, gli infermieri, tutti i volontari. La sofferenza umana è anche destinata a suscitare in noi quella carità, quel gesto che fu del "buon samaritano": questo "buon samaritano" deve essere presente nella vita dell'umanità, dei popoli, delle città, degli ambienti.

Buoni samaritani, vi auguro di sperimentare una speciale presenza di Cristo, perché Lui è il primo e più perfetto Buon Samaritano. Vorrei offrire, alla fine, una Benedizione a tutti i presenti.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Il discorso alla cittadinanza durante l'incontro in Piazza San Secondo - Asti