GPII 1993 Insegnamenti - Ai bambini della parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma

Ai bambini della parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma

Titolo: Dalla Risurrezione e dalla Pentecoste nasce la comunità ecclesiale

Vorrei salutarvi tutti: "Sia lodato Gesù Cristo". In Gesù Cristo saluto tutti. Vi ringrazio per la vostra presenza, per la vostra accoglienza molto calorosa, e poi per le parole belle, per i fiori - parole e fiori insieme - che mi hanno offerto i vostri rappresentanti. Belle parole, molto accorate, su quello che voi siete e anche su quello che voi chiedete al Papa.

Voi tutti siete cristiani, grazie a Dio. E' una parrocchia della Chiesa di Roma. Cosa vuol dire cristiani? Vuol dire battezzati. Quando sono passato in mezzo a voi, Monsignor Dieci, vostro ex parroco, mi ha detto: "lo li ho battezzati tutti". Era molto contento di essere colui che vi ha battezzato. Vorrei farvi una domanda facile. Che giorno è oggi? Domenica. Noi la celebriamo come festa principale dell'anno, della settimana. Perché celebriamo la domenica? [Dopo la simpatica risposta di un bambino - "Perché è la festa dei lavoratori!".] Questo è bello: la festa dei lavoratori. Celebriamo la domenica perché i lavoratori hanno il riposo, grazie a Dio. Ma noi celebriamo la domenica come festa dei cristiani. Perché? Perché è il giorno del Signore. Quale Signore? Dio Padre o Dio Figlio? Dio Padre e Dio Figlio, perché è il giorno che ci ricorda ogni settimana la Risurrezione di Gesù. La Risurrezione è il più grande evento della storia dell'umanità, perché sappiamo bene che dopo il peccato originale, il peccato dei primi uomini, la morte ha dominato la vita dell'uomo. Tutti muoiono.

Invece Gesù ci ha dato testimonianza della vita risorgendo dopo la morte, l'unico.

Così la domenica ha sempre un significato trascendente, un significato più grande: ci ricorda, ci ripresenta la risurrezione di Cristo.

Ma poi, ancora, quale motivo c'è per celebrare la domenica? [Un bambino ha risposto: "Quando la mattina ci svegliamo, pensiamo sempre al Signore e la domenica per pregare tutti insieme il Signore andiamo in chiesa".] Bello, questo è vero. Voi siete venuti in chiesa. Ma il motivo di questo viene dai tempi primitivi, dal momento in cui è iniziata la Chiesa.

[Una bambina ha detto: "Dio quando ha creato il mondo ha scelto la domenica come giorno festivo, per il riposo".] Tutto quello che voi dite è giusto, ma c'è un motivo specifico in questa giornata. Cinquanta giorni dopo la Risurrezione, quando Gesù ha manifestato la potenza della vita che è in Lui, ha mandato lo Spirito Santo. Era domenica, giorno di Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Risurrezione. E questo lo festeggiamo in particolar modo: festeggiamo il giorno del Signore, festeggiamo il giorno del riposo, come avete detto bene - Dio si è riposato dopo aver creato l'universo - ma festeggiamo come cristiani la Risurrezione di Cristo e la discesa dello Spirito Santo. E così, attraverso questi due eventi principali, noi siamo cristiani, ciascuno di noi come battezzato, ma tutti insieme siamo una famiglia, siamo la Chiesa. La Chiesa viene da Gesù Cristo, che ha inaugurato questa Chiesa con la sua passione, con la sua morte in croce, con la sua Risurrezione soprattutto. E poi la Chiesa viene dallo Spirito Santo, che ha inaugurato la Chiesa con la sua discesa sugli Apostoli dando loro la forza di portare avanti il Vangelo, il compito che Gesù gli ha lasciato. E chi era il primo che faceva battezzare gli uomini e le donne riuniti intorno al Cenacolo in Gerusalemme? Pietro era il primo. Poi Pietro è venuto da Gerusalemme a Roma e così ha portato questa Chiesa qui a Roma con la sua presenza.

Vi ringrazio per la vostra partecipazione per il vostro interesse, per queste risposte che si completavano a vicenda. così siamo stati anche introdotti tutti nella celebrazione festiva domenicale della Santissima Eucaristia. Una benedizione a tutte le famiglie... il ragazzo che ha parlato e che si prepara alla prima comunione è un buon oratore! Egli sa che porta il nome di un Apostolo.

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993

Ai giovani della parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma

Titolo: La vostra gioventù è forza e speranza da donare agli altri

Facciamo un passo indietro. Con i giovani è rischioso fare passi indietro, perché loro vanno sempre avanti. Ma questo passo non va molto lontano, solamente di tre mesi. Il vostro collega che ha parlato tanto bene ha citato Denver. Io vorrei tornare là. Forse anche qualcuno di voi era a Denver. Certamente io ero Ii e anche il Cardinale era là. Non potevo non esserci; è grazie a Dio che ho potuto essere insieme con questi giovani americani soprattutto, ma non solamente: americani di lingua inglese, americani di lingua spagnola, poi tanti europei, molti italiani, francesi, tedeschi, fino ai Paesi asiatici, non dell'Oceano Pacifico, ma del centro: Kazakistan, Novosibirsk, qualche rappresentante c'era.

Penso che questo avvenimento è importante per voi tutti per tutti i giovani del mondo perché é stata la Giornata Mondiale della Gioventù. Quello che voglio dire - che forse può essere incoraggiante per voi e per il vostro collega che ha chiesto incoraggiamento - è il fatto che dopo Denver, durante questi ultimi mesi, settimane, ho incontrato molti Vescovi americani, che sono venuti e che vengono ancora in visita "ad limina": americani degli Stati Uniti, americani canadesi. E tutti parlano di Denver. Io non lo chiedo, non li "provoco"; tutti parlano spontaneamente dei giovani. E sento che questi Vescovi americani si sono "ringiovaniti" grazie ai giovani hanno ripreso il coraggio, la forza, la speranza.

Allora se volete un incoraggiamento è questo: in voi si trova questa forza questa speranza, che non è non solamente per la vostra stessa vita, ma anche per darla degli altri. Tutto si riassume nelle parole che a Denver sono state programmatiche, le parole di Gesù: "Io sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza". La vita è sempre la parola più piena, dice tutto. Vi auguro di riflettere su questa parola su questa realtà della vita, così diversificata nella creazione anche in noi così diversificata: da quella che è la vita dell'organismo del corpo, fino a quella che è la vita dello spirito, la vita spirituale, soprannaturale, la partecipazione alla vita divina. E' un programma vastissimo. Vi auguro di non perdere mai questo programma, questo grande progetto evangelico della vita e questa prospettiva. Una benedizione come ha chiesto il vostro collega.

Camminiamo con i giovani per ringiovanirci!

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993

Al consiglio pastorale della parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma

Titolo: Il Papa non potrebbe avere una missione universale se non fosse Vescovo di Roma

Grazie di cuore per queste parole, per questa presentazione, per questa panoramica molto profonda della vostra vita, dei vostri impegni come comunità parrocchiale dedicata al Preziosissimo Sangue di Gesù. Oggi io non posso non ricordare ancora la prima visita fatta nella Parrocchia di San Francesco Saverio alla Carbatella. Era il 1978 agli inizi di dicembre. Era Vicario di Roma il Cardinale Ugo Poletti. Non posso non ringraziare per quella guida e per quel primo incontro con la comunità parrocchiale, e anche con il Consiglio parrocchiale, che poi si è prolungato in tutte le parrocchie. Il Cardinale Vicario dice che adesso siamo ad oltre duecento parrocchie, anzi 221. Grazie a Dio per questo cammino per le tante visite, per i tanti incontri, per i tanti Consigli Pastorali. Voglio appunto ringraziare tutte le parrocchie di Roma tutti i Parroci e i loro collaboratori, tutti i Consigli Pastorali che mi hanno ospitato in questi anni e hanno presentato, come oggi, la realtà parrocchiale in modo molto profondo. così anche, con una breve visita, posso essere, almeno un poco, Vescovo di Roma... Il Cardinale mi dà sempre consolazione: dice che lo sono abbastanza. Ma io dico sempre che lo sono un poco solamente. Il Papa non potrebbe avere questo compito universale, non potrebbe fare queste visite fuori Roma o fuori Italia se non fosse Vescovo di Roma. Questo è il vostro vanto: lo dovete sempre tener presente tutti i romani e specialmente tutte le parrocchie e i Consigli Pastorali delle parrocchie.

Tanti auguri al vostro parroco predecessore e al vostro parroco attuale. Che il Signore vi benedica!

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993

Le parole pronunciate durante la celebrazione eucaristica per seminaristi dei Paesi Baltici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Pregate instancabilmente per la fioritura di nuove vocazioni"

Signori Cardinali, Venerati fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, Cari diaconi e seminaristi, Cari fratelli e sorelle! La promessa del Signore "Vi daro pastori secondo il mio cuore" (Jr 3,15) suscita nell'anima di tutti noi l'implorazione fiduciosa e ardente a Dio Padre, perché mandi alla sua Chiesa numerosi e santi sacerdoti capaci di manifestare agli uomini d'oggi la sua fedeltà e la sua bontà (Cfr. PDV 82).

Sono lieto di celebrare oggi l'Eucaristia insieme a voi, che provenite da diverse diocesi dei Paesi Bassi, e in modo particolare con voi, cari giovani, che vi preparate al sacerdozio nei convitti di Utrecht e Bovendonk. In questo sacramento riceviamo la Parola divina e il Pane eucaristico, i doni divini, mediante i quali lo Spirito Santo ci trasforma nel Corpo di Cristo modellando i nostri cuori su quello di Cristo buon Pastore.

Anche a voi, carissimi fratelli e sorelle, diaconi e laici, venuti in pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli, rivolgo un appello accorato a rispondere alla grazia di Dio e a pregare instancabilmente per le vocazioni. Il nostro mondo ha bisogno di una nuova proclamazione di Cristo Via, Verità e Vita.

Affidiamoci all'amore della beata Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo e Madre di tutti i suoi discepoli. Nelle sue virtù troviamo l'esempio per la nostra risposta personale alla chiamata di Dio. Con la sua intercessione possiamo proseguire il nostro cammino, col cuore pieno di fede, speranza e carità.

Data: 1993-10-19 Data estesa: Martedi 19 Ottobre 1993



Udienza: il discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accogliere quanti sono coinvolti nella mobilità umana significa aiutarli a diventare costruttori di solidarietà

Carissimi fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di porgervi il mio cordiale benvenuto e di salutare in voi i rappresentanti di ogni continente, qui giunti, per partecipare all'annuale Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Ringrazio il Presidente, l'Arcivescovo Giovanni Cheli, per le parole amabili che ha voluto rivolgermi a nome di tutti.

Il tema delle migrazioni è di attualità sempre maggiore. L'uomo contemporaneo è infatti così investito dal fenomeno della mobilità che questa è diventata quasi un'esperienza di vita e di cultura quotidiana. Sulle strade del mondo si muovono ormai grandi masse sospinte da motivazioni diverse.


2. La guerra, la fame, il sottosviluppo, la mancanza di lavoro, e la violazione dei diritti umani, forzano purtroppo, decine di milioni di persone ad abbandonare la loro casa e ad affrontare un esilio doloroso e a volte tragico. La dignità umana è umiliata dalla presenza di campi di rifugiati, da episodi ricorrenti di xenofobia nei confronti di immigrati, dalla mancanza di solidarietà verso i nomadi.

Le esigenze, poi, dell'economia mondiale portano ad un crescente movimento di lavoratori e di professionisti da un paese all'altro. Vi sono persone che per la natura stessa del loro lavoro sono continuamente in movimento. Come non pensare, ad esempio ai milioni di marittimi e di lavoratori agricoli stagionali? La facilità dei trasporti, congiunta al maggior tempo libero di cui oggi è possibile disporre, favoriscono inoltre il viaggiare per scopi ricreativi, culturali o anche religiosi. Per tutte queste categorie di migranti il vostro Pontificio Consiglio si preoccupa di trovare, operando in stretta collaborazione con le Chiese locali, vie e mezzi aggiornati perché a nessuno manchi il nutrimento spirituale e liturgico di cui ha bisogno e per assicurare il beneficio di una continua evangelizzazione, la protezione della sua dignità e la difesa dei suoi diritti.


3. Vi incoraggio, carissimi fratelli e sorelle, a proseguire su tale cammino con lo sguardo sempre attento alle crescenti esigenze dell'uomo contemporaneo.

Opportunamente avete scelto di riflettere, in questa Riunione Plenaria su "La missione del Pontificio Consiglio nella crescente mobilità umana di oggi".

Rimeditando l'ispirazione storica che ha spinto i miei Predecessori a dare vita a questo Dicastero, voi avete voluto compiere una verifica dell'operato attuale, per cogliere quanto di nuovo emerge in questo vasto e urgente ambito pastorale.

Nelle loro varie forme e cause, i movimenti di popolazione suscitano, in effetti, numerosi interrogativi di carattere sociale, economico e politico che richiedono una riflessione etica approfondita. Alla luce della fede e della dottrina sociale della Chiesa, vanno ricercate eque soluzioni tanto al diritto di movimento delle persone quanto al dovere degli Stati di tutelare il bene comune dei cittadini. In particolare occorrerà predisporre, nel rispetto della giusta autonomia di ogni Paese, interventi preventivi atti ad evitare nuovi esodi forzati, causa di sofferenze e drammi indicibili.

Le proposte maturate nel vostro incontro contribuiranno sicuramente a fornire indicazioni valide per risolvere tali problematiche di indubbia attualità.

Il vostro lavoro si arricchisce del significativo apporto ricevuto dalle Chiese locali e dagli operatori pastorali da voi opportunamente consultati.

Il contributo dell'illuminazione dottrinale che si aspetta dalla Chiesa, sarà tanto maggiormente apprezzato se accompagnato da un adeguamento dei metodi e delle strutture pastorali alle mutate circostanze storiche. Sarà vostro compito studiare, da una parte, l'adattamento, il completamento delle opzioni apostoliche che il diritto ecclesiale e le direttive specifiche in tema di mobilità umana già prevedono e, dall'altra, ricercare utili strumenti di servizio con cui il Consiglio possa rendere efficaci i propri interventi.


4. Tra le conseguenze positive dell'odierna mobilità, va sottolineato l'apporto che essa offre all'unità della famiglia umana, pur nella diversità delle credenze e delle tradizioni religiose. E' pertanto opportuno che il dialogo e l'accoglienza reciproca acquistino una dimensione universale, senza distinzione di razza, di religione e di nazionalità.

Giustamente, perciò, durante la vostra Sessione Plenaria voi avete parlato di un servizio dell'accoglienza con riferimenti pratici alle strutture operative esistenti. Come non ricordare la parola dell'Apostolo Paolo? "Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio" (Rm 15,7)? Una parrocchia accogliente offre anche al visitatore occasionale l'opportunità di sperimentare l'amicizia della comunità di fede, aperta a tutti, che non considera nessuno come escluso o straniero. Tanto maggiormente l'immigrato, che si stabilisce all'interno del territorio parrocchiale, potrà trovarvi così la sua nuova casa spirituale che lo fa sentire subito membro di una famiglia solidale e fraterna.

Se poi l'organizzazione pastorale ordinaria di fatto non riesce a raggiungere i molteplici gruppi coinvolti nella mobilità, il loro diritto all'evangelizzazione e ad una vita cristiana regolare dovrà trovare una risposta il più possibile adeguata attraverso iniziative specifiche ed appropriate strutture, adattate alle persone ed alle circostanze. Ancora una volta, è il caso di ricordare che la salvezza delle anime resta il supremo criterio di ogni organizzazione possibile: salus animarum suprema lex.


5. Sento il dovere di ricordare, in questo contesto, l'apporto che gli organismi internazionali arrecano, per mezzo di accordi giuridici e di programmi assistenziali, a forme sempre più adeguate di accoglienza per le persone coinvolte nella mobilità. A tale meritevole impegno il Pontificio Consiglio è sensibile ed intende collaborare in una comune e costante volontà di servizio verso i migranti e l'intera società.

In questa prospettiva, carissimi fratelli e sorelle, il vostro Pontificio Consiglio è chiamato a proiettarsi con l'immaginazione verso il futuro, per prevedere gli esiti degli sviluppi in corso, in ciò coadiuvato dall'ascolto delle Chiese particolari e dei loro operatori pastorali, specialmente delle Commissioni Episcopali preposte a tale delicato campo pastorale.

Voi ben sapete quanto sia importante e quanto sia segno di autentica civiltà l'attenzione al mondo degli emigranti. Il modo con cui una comunità e uno Stato vedono lo straniero e si comportano nei suoi confronti non è soltanto rivelatore di civiltà, ma di una vera o di una falsa concezione di Dio. Gesù fa rientrare lo straniero nel numero dei suoi "piccoli fratelli" (Mc 9,41): forestiero per gli altri, ma non per lui. Lo sconosciuto che chiede ospitalità o l'immigrato che domanda accoglienza sono per Gesù membri della sua stessa famiglia.

Accogliere l'altro è fargli spazio nella propria città, nelle proprie leggi, nel proprio tempo e nel giro delle proprie amicizie. E' l'altro da accogliere è nello stesso tempo il prossimo da amare e servire con tutto il cuore: "Ero straniero e mi avete accolto" (Mt 25,35), dirà il Signore nel giorno del giudizio. Qui sta il punto focale del Vangelo.


6. Urgente è, pertanto, la missione che il vostro Dicastero è chiamato a svolgere a nome della Chiesa. Voi, carissimi fratelli e sorelle dovete favorire la crescita di comunità di fede, di preghiera e di carità tra quanti le circostanze della vita moderna portano a muoversi per lavoro, ricreazione, stile di vita o semplicemente per sopravvivenza. E potrete adempiere a tale compito, se in ogni circostanza saprete sintonizzarvi con il Vangelo.

Il Signore vi sostenga, carissimi, nello sforzo generoso con cui ogni giorno vi prodigate, perché quanti sono coinvolti nella mobilità umana trovino ospitalità e diventino costruttori di solidarietà.

Vi aiuti Maria, Stella dell'Evangelizzazione, a svolgere con coraggio e fiducia questo servizio tanto importante per l'attività missionaria della Chiesa.

Vi accompagni pure il mio incoraggiamento, avvalorato da una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1993-10-21 Data estesa: Giovedi 21 Ottobre 1993

Il discorso ai Presuli della Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'integrità della dottrina teoligica e della catechesi è l'unico mezzo per rispondere alle minacce recate all'autentica identità cattolica

Eminenza, Cari fratelli Vescovi,


1. Con affetto fraterno vi saluto Vescovi della Nuova Zelanda, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Le vostre preghiere presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, e il vostro incontro fraterno con il Successore di Pietro sono l'espressione della comunione che ci unisce nell'unico Corpo di Cristo, nel quale siamo "ministri della verità evangelica che deve essere ricevuta e mostrata attraverso tutta la vita e l'attività della Chiesa" (Cfr. Lettera Pastorale dei Vescovi della Nuova Zelanda, Nel servizio di unità, n. 7).

Nei vostri resoconti sulle condizioni delle vostre diocesi, molti di voi hanno sottolineato l'importanza di un annuncio più efficace della Parola di Dio nella società di oggi. Questo dunque è il tema della nostra riflessione: la nostra missione come predicatori e insegnanti della fede. Tocca a voi, in quanto primari evangelizzatori del popolo di Dio in Nuova Zelanda, promuovere, incoraggiare e svolgere il sempre urgente compito dell'evangelizzazione, che rimane la priorità centrale della missione della Chiesa in ogni epoca e il suo primo servizio all'umanità (Cfr. RMi 44).


2. Nella Chiesa, tutta l'azione pastorale deriva dal mistero della comunione, quella vita divina che il Figlio condivide con il Padre nello Spirito Santo, e che Egli comunica attraverso il ministero della sua Chiesa. Attraverso il Battesimo, i fedeli entrano in questa comunione e sono chiamati a manifestarla nella loro vita e a trasmetterla agli altri partecipando attivamente alla missione salvifica della Chiesa (Cfr. CL 8). Questo aspetto trascendente dell'essere discepoli deve essere sempre evidente nella vita e nell'attività dei fedeli. Da parte loro i Vescovi "mettano perciò sempre in opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo dell'Eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, così che formino un corpo più intimamente compatto, nell'unità della carità di Cristo" (CD 15).

Voi e i sacerdoti che sono vostri collaboratori nel servizio del Vangelo siete chiamati ad essere gli attivi edificatori della comunione ecclesiale rafforzando l'unità della Chiesa nell'armonia delle diverse vocazioni, dei diversi carismi e ministeri (Cfr. PDV 16). Incoraggio i vostri sforzi per offrire una formazione permanente teologica e spirituale cosicché, partecipando all'"unzione"; e alla "missione" di Cristo, i vostri sacerdoti possano "prolungare nella Chiesa la sua preghiera, la sua parola, il suo sacrificio, la sua azione salvifica" (PDV 16). In mezzo alla confusione di idee e opinioni circa la vita e il rinnovarnento ecclesiali è essenziale che i sacerdoti abbiano la capacità di discernere, in accordo con la fede apostolica, che cosa è veramente prezioso per la crescita del popolo di Dio.

Allo stesso modo, il bene della Chiesa esige che l'intera comunità - famiglie, scuole e gruppi giovanili cattolici - incoraggi e promuova le vocazioni al sacerdozio. Ma è soprattutto compito dei Vescovi prestare la massima attenzione alla forrnazione dei futuri sacerdoti nei seminari e nelle case di formazione. Un Vescovo deve essere in grado di affiancare i suoi seminaristi con interesse personale e affetto paterno, garantendo che venga offerta loro la formazione spirituale, intellettuale e umana necessaria per renderli uomini di comunione, in possesso di una fede matura e di un vero zelo apostolico.

Il numero relativamenete grande di religiosi e religiose in Nuova Zelanda è una fonte di particolare grazia e forza per la comunità cristiana.

Attraverso il loro modo particolare di testimoniare il Regno di Dio, già presente in mezzo alle realtà umane, i religiosi esemplificano la natura trascendente e escatologica della vita cristiana. Mentre la Chiesa si prepara alla prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla Vita Religiosa, ho fiducia che voi sarete vicini alle vostre comunità diocesane che cercano di discernere di fronte a Dio il giusto cammino di rinnovamento e riforma che conduce a una maggiore armonia con la vera natura della loro chiamata e con il carisma originale dei loro Fondatori. I religiosi che vivono e operano nelle vostre Diocesi apprezzeranno questo impegno e questa guida pastorali da parte di coloro ai quali è stata affidata la cura delle Chiese particolari (Cfr. CD 11). Vi prego di portare i miei saluti e il mio sostegno a tutti i membri degli Istituti Religiosi e delle Società di Vita Apostolica in Nuova Zelanda, e ai numerosi missionari, in particolare nella regione del Pacifico.


3. L'impegno per l'evangelizzazione non può tralasciare la necessità di promuovere la formazione permanente dei laici. Questa formazione spirituale e dottrinale dovrebbe prefiggersi lo scopo di aiutarli a svolgere il loro compito profetico in una società che non sempre riconosce la verità e la forza umanizzante del Vangelo, o i valori che ne derivano. Come indicato nell'Esortazione Apostolica "Christifideles Laici", se i laici devono svolgere efficacemente il loro importante ruolo nella nuova evangelizzazione devono essere aiutati a superare ogni scissione fra il Vangelo e la vita, imparando a vedere e giudicare tutte le cose nella luce di Cristo (Cfr. CL 34). La conversione a Cristo implica una conversione della mente e del cuore, e nel realizzare questo, i laici si aspettano giustamente dai loro Pastori una saggia guida spirituale e un insegnamento autentico.

Infatti, la vostra responsabilità apostolica di custodire il deposito della fede (Cfr. 2Tm 1,14) si concretizza nel vostro impegno per l'integrità della dottrina catechetica e teologica impartita nelle vostre diocesi. Ciò esige certamente un discernimento critico riguardo tutto ciò che minaccia la pienezza della fede cattolica. Non possiamo ignorare le tendenze inopportune ravvisate in alcune correnti di spiritualità, di teologia e di pratica pastorale tendenze che mettono in questione l'identità della Chiesa come unico mezzo possibile di salvezza per tutta l'umanità o che oscurano la verità secondo cui i sacramenti restano il locus definitivo e fondamentale del nostro incontro con Cristo.

Di fronte alle numerose sfide che il nostro ministero pastorale deve affrontare, non possiamo perdere la fiducia nel potere del Vangelo di trasformare la mente e il cuore degli uomini! Restando fedeli al nostro compito di annunciare instancabilmente la Parola, in ogni occasione opportuna e non opportuna, (Cfr. 2Tm 4,2), non stiamo facendo di più di quello che dobbiamo fare (Cfr. Lc 17,10)! Fra i numerosi doni che Dio offre alla Chiesa in questi tempi, il Catechismo della Chiesa cattolica contribuirà in ampia misura a fornire una catechesi solida e valida per i bambini, per i giovani e per gli adulti. Allo stesso tempo, i vostri sforzi pastorali non possono ignorare quei cattolici battezzati che non praticano la loro fede. Questo preoccupante fenomeno richiede un'azione pastorale più intensa e una risposta coordinata da parte delle parrocchie e delle diocesi.


4. Oggi, l'esercizio del nostro ministero apostolico spesso ci obbliga ad affrontare questioni difficili e complesse nel campo della morale. Il Vangelo contiene non solo le verità alle quali credere ma anche quelle da applicare nella vita (Cfr. LG 55). Come ci rivela l'Enciclica "Veritatis Splendor": "l'unità della Chiesa è ferita non solo dai cristiani che rifiutano o stravolgono le verità della fede, ma anche da quelli che misconoscono gli obblighi morali a cui li chiama il Vangelo" (VS 26). La verità sull'azione morale, insegnata dalla Chiesa, consiste nel necessario e sublime servizio alla famiglia umana, poiché illumina la vita dei singoli individui e della società, indicando il cammino dell'autentica libertà interiore, ossia, il riscatto dal peccato e la capacità di scegliere ciò che effettivamente conduce al compimento del destino assegnatoci da Dio. Anche in questa luce, una rinnovata e più positiva catechesi sul Sacramento della Riconciliazione sarà la fonte di una più profonda esperienza di Dio e per un amore più generoso e oblativo.

Conscio della vostra lodevole tradizione d'intervento come voce autorevole in favore dei poveri e in difesa dei diritti umani, incoraggio i vostri sforzi per diffondere l'insegnamento della Chiesa sulle questioni morali sollevate dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, e dalla visione utilitaristica che spesso domina il dibattito pubblico e la legislazione. Considerata la loro fondamentale importanza per la vita e la realizzazione umana, la morale sessuale e la vita familiare devono essere illuminate dalla luce dell'insegnamento di Cristo.

La Chiesa non può rimanere in silenzio di fronte alla grande diffusione del divorzio e alla disgregazione della famiglia. Oggi più che mai, coloro che si preparano per il matrimonio hanno bisogno di una solida istruzione religiosa sulle implicazioni di questo Sacramento, mentre le giovani coppie sposate hanno bisogno di aiuto e sostegno per vivere la loro unione nel rispetto del disegno di Dio per il matrimonio e la famiglia. Di fronte ai tentativi di conferire ad altre forme di convivenza un'uguaglianza legale con la famiglia, la natura, il ruolo e i diritti della famiglia devono essere strenuamente difesi. Nel sostenere questa basilare istituzione, è indispensabile la partecipazione attiva dei laici stessi, in particolare attraverso le associazioni familiari e professionali.


5. In Nuova Zelanda l'opera di evangelizzazione deve prendere in considerazione le esigenze della vostra società multiculturale, in cui la Chiesa si arricchisce nella sua cattolicità grazie alla presenza di vari gruppi sociali e culturali. La cura spirituale per i cattolici Maori, e l'efficace sollecitudine pastorale per il crescente numero di abitanti di Samoa, Cook, Tokelau e Tonga, che emigrano nelle aree urbane, implicano una sensibile e partecipe risposta pastorale. I tentativi pratici di promuovere l'inculturazione della fede richiedono una riflessione paziente e rigorosa, basata su un'autentica teologia ispirata dai principi cattolici sull'inculturazione, principi che sono indissolubilmente radicati nel Mistero dell'Incarnazione e dell'autentica antropologia cristiana (Cfr. PDV 55). Un discernimento realmente critico e autenticamente evangelico delle realtà culturali può realizzarsi solo alla luce della morte e della resurrezione salvifica di Gesù Cristo.

Una solida teologia d'inculturazione non può trascurare l'inequivocabile convinzione della Chiesa che la cultura, in quanto umana, sia inevitabilmente segnata dal peccato e abbia bisogno di essere sanata, nobilitata e perfezionata dal Vangelo (Cfr. LG 17). Il contatto delle culture con la Parola salvifica di Dio apporterà naturalmente una profonda trasformazione, dato che queste culture trovano il loro più profondo significato e il compimento delle loro aspirazioni nella conoscenza e nell'amore della persona del Verbo Incarnato. Il Vangelo penetra nella vita stessa delle culture, e s'incarna in esse, proprio "superandone gli elementi culturali incompatibili con la fede e con la vita cristiana ed elevandone i valori al mistero della salvezza che proviene da Cristo" (PDV 55). La sfida che tutti i gruppi e popoli devono affrontare consiste nel permettere che il Vangelo di Cristo continui a penetrare e permeare il loro stile di vita, forgiando il loro senso d'identità come un'unica parte della dimora di Dio.


6. Cari fratelli Vescovi, i compiti che attendono la Chiesa alle soglie del terzo millennio sono numerosi e ardui. Tuttavia non affievoliscono il nostro zelo e il nostro impegno, poiché la nostra fiducia è radicata nella grazia sostenitrice di Cristo. La divina provvidenza si è rivelata nella crescita della Chiesa nel vostro Paese, riflessa in così tante vite di splendente santità e di devoto servizio per il bene comune, in particolare nell'istancabile servizio verso i bisognosi, i malati e gli emarginati. Oggi, tra le nuove sfide, siete chiamati a costruire su queste fondamenta, cooperando con "colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20). Affido voi e il clero, religiosi e laici delle vostre diocesi alla cura materna di Maria, Madre della Chiesa, e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-10-21 Data estesa: Giovedi 21 Ottobre 1993

Omelia durante la Santa Messa presieduta nella Basilica Vaticana per l'inizio dell'anno accademico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le Università ecclesiastiche di Roma e di tutto il mondo hanno il compito di parlare della sapienza divina




1. "Parliamo di una sapienza divina" (1Co 2,7).

Diamo oggi inizio all'opera della sapienza. Le Università ecclesiastiche di Roma e di tutto il mondo hanno come loro compito quello di parlare della sapienza divina. Ma per trasmettere la sapienza divina bisogna prima accoglierla: nel proprio intelletto, nel cuore e nella volontà. Bisogna accogliere la Parola del Dio Vivo.

"Dio, che aveva già parlato... molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato... per mezzo del Figlio" (He 1,1-2).

Egli è il Verbo del Padre - la Parola consustanziale al Padre. così il Figlio "che è nel seno del Padre" (Jn 1,18) parla di Dio. Procedendo dalla Parola, raggiunge il suo culmine l'opera dello Spirito che "scruta... Ie profondità di Dio" (1Co 2,10): lo Spirito Santo, Spirito di Verità, il Paraclito.


2. "Parliamo di una sapienza..." (1Co 2,7).

Non parliamo soltanto della sapienza divina. Noi proclamiamo la sapienza! Ma ogni sapienza umana non può che balbettare quando si tratta di proclamare il mistero della sapienza divina, mistero nascosto in Dio "prima dei secoli" (1Co 2,7) nel quale Egli stesso ci ha introdotti per mezzo dell'incarnazione del Verbo. Qui, davanti al mistero del Verbo, si fermano la scienza e la sapienza dell'uomo. Qui, in questo punto cruciale, si fermano tutte le umane credenze: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi" (1Co 2,9).

Ed ecco il Verbo Incarnato ci chiama a partecipare al mistero della Sapienza divina.

L'apice di questa chiamata è la Croce: "Io ritenni - scrive l'Apostolo - di non sapere altro... se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1Co 2,2).

Il Verbo Incarnato ci invita a partecipare alla Sapienza divina. Il messaggio apostolico, nella sua intima natura, è "manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la fede non si fondi sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio" (Cfr. 1Co 2,5). Questa è la potenza pasquale della croce e della risurrezione di Cristo.


3. La "teologia" si trova dunque al centro del servizio che sono chiamate a svolgere le Università e le Istituzioni ecclesiastiche di Roma e del mondo. La "teologia" si situa nel cuore stesso del ministero della Chiesa, come particolare partecipazione, mediante la fede, alla sapienza divina, una partecipazione alla quale l'uomo è chiamato per la Potenza del Dio Vivo.

"...per mezzo dei profeti, ultimamente... per mezzo del Figlio" (He 1,1-2).

Questo è il centro. Ma questo centro non è chiuso, non è isolato in uno spazio ristretto. Esso è aperto ad orizzonti vasti. Si innalza sopra la scienza umana e, nello stesso tempo, la penetra con somma profondità. Nella fede sappiamo che l'intima sussistenza di tutto ciò che esiste è il mistero di Dio creatore. E' la più recondita interiorità del cuore umano sta nel mistero divino del Figlio che viene nella potenza dello Spirito di Verità.

Se l'uomo è stato chiamato alla partecipazione di questo Mistero, allora, in virtù di tale principio, l'intero mondo creato ci è stato donato e dato come compito. Ed anche l'uomo medesimo è dato a se stesso: dato come compito da attuare progressivamente, in questo mondo, nell'evolversi della storia.


4. L'attività delle Pontificie Università in Roma e in tutta la Chiesa contiene in sé un peculiare influsso reciproco del pensiero e della parola.

Il lavoro delle Università consiste in un particolare influsso reciproco del parlare e dell'ascoltare: del parlare creativo che approfondisce la verità. Ed analogamente avviene per quanto concerne l'ascoltare. Il parlare è per l'ascoltare. E l'ascoltare è anche crescita del parlare interiore. In tal modo porta frutti nella persona umana, in tutti noi, il Verbo che si è fatto carne.

Carissimi fratelli e sorelle, che formate questa grande famiglia, voi siete chiamati a parlare, a proclamare ogni verità conosciuta dall'uomo. E siete chiamati ad insegnare attingendo dalle risorse della Sapienza Eterna. Vi aiuti il Signore a compiere con amore questo vostro servizio. Con tale augurio tutti vi saluto.

Il mio deferente pensiero va, anzitutto, ai Signori Cardinali Prefetti delle Congregazioni interessate ed ai Gran Cancellieri delle Istituzioni culturali ecclesiastiche.

Saluto poi i docenti, che, sull'esempio del divin Maestro, sono chiamati ad essere maestri di verità; e porgo un cordiale benvenuto a voi studenti e studentesse, che da molti Paesi e da tanti Ordini e Congregazioni religiose siete venuti in questa città di Roma per ampliare e completare il vostro itinerario di studio nelle Università e negli Atenei Pontifici.

A tutti auguro che l'entusiasmo con cui vi apprestate ad affrontare questo Anno Accademico sia accompagnato dallo sforzo perseverante di crescere, con l'aiuto di Dio, nella formazione umana, culturale e spirituale.

La vostra ricerca, l'azione delle Università si farà così, allo stesso tempo, un "costruire". Costruirete saldamente la vostra esistenza sulla verità che è Cristo.


5. Cristo Signore parla di ciò nell'odierno testo evangelico. Voglia il Signore che questo "costruire" sia fondato sulla roccia e non sulla sabbia (Cfr. Mt 7,24-26).

Carissimi fratelli e sorelle! E' necessario che tutti noi ci lasciamo pervadere dal santo "stupore" che accompagnava le parole di Cristo: stupore che accompagnava il suo insegnamento.

Egli solo è il Vangelo divino, capace di ridestare quel salvifico stupore nella mente e nei cuori di ognuno.

Sia dato pure a noi questa sera di ascoltare ed accogliere "con stupore" la sua parola di salvezza (Cfr. Mt 7,28)! Con essa ci sia dato di vivere ogni giorno.

Ci sia dato di seguire Cristo! Amen.Data: 1993-10-22 Data estesa: Venerdi 22 Ottobre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Ai bambini della parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma