GPII 1993 Insegnamenti - Angelus, in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Angelus, in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La forza vincolante della coscienza deriva dalla legge morale




1. Un punto di incontro tra il pensiero cristiano e le migliori istanze della cultura contemporanea è certamente la percezione della dignità dell'uomo. Tale dignità è fondata sull' interiorità dell'essere umano, creato "ad immagine di Dio" (Gn 1,26). Tra tutti gli esseri del mondo visibile solo l'uomo infatti non si limita ad esistere, ma sa anche di esistere, grazie all'intelligenza con la quale "partecipa alla luce della mente di Dio" (GS 15). E così sant'Agostino ha potuto scrivere: "Rientra in te stesso; è nell'uomo interiore che abita la verità" (De vera religione, 39,72).

Fra le ricchezze di questa interiorità dell'essere umano, elemento essenziale è la coscienza morale. In essa si manifesta "una legge che lo spinge ad amare e fare il bene e a fuggire il male" (GS 16). Tale coscienza si colloca nelle profondità della persona, dove si radica non soltanto la responsabilità morale, ma la stessa esperienza religiosa. Al riguardo il Concilio ci ha ricordato: "La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nel suo intimo" (GS 16).


2. Nella recente Enciclica Veritatis Splendor, ribadendo l'opportunità e l'universalità della legge morale, non ho mancato di sottolineare il valore centrale della coscienza.

In realtà, legge morale e coscienza non sono in alternativa.

La coscienza è norma prossima dell'agire e, come tale, va seguita persino nel caso di errore dovuto a ignoranza invincibile. Ma la sua forza vincolante deriva dalla legge morale stessa, le cui esigenze essa applica alle situazioni concrete della vita.

La coscienza non crea la norma, ma l'accoglie come imperativo che le si impone. Alla base del suo giudizio, perciò, non c'è la presunzione dell'assoluta autonomia, bensi l'umiltà della creatura che si avverte dipendente dal suo Creatore.

Come tutte le cose umane, anche la coscienza può registrare dei fallimenti, andare incontro ad illusioni ed errori. E' una voce delicata, che può essere soverchiata da una vita chiassosa e distratta, o quasi soffocata da una diuturna e grave abitudine al vizio.

La coscienza ha bisogno di essere coltivata ed educata ed il cammino privilegiato della sua formazione, almeno per chi ha la grazia della fede, è il confronto con la Rivelazione biblica della legge morale, autorevolmente interpretata, con l'assistenza dello Spirito Santo, dal magistero della Chiesa.


3. Se vogliamo, carissimi, un modello di coscienza matura, guardiamo a Maria. La Vergine Santa ci viene presentata dal Vangelo come donna in ascolto di Dio, sempre pronta a fare la sua volontà. Nel suo cuore accogliente la Parola di Dio poté mettere profonde radici, prima di "farsi carne" nel suo grembo verginale e venire ad "abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14).

Ci ottenga dunque Maria, con la sua materna intercessione, una coscienza vigile e docile al soffio dello Spirito divino.

Data: 1993-11-07 Data estesa: Domenica 7 Novembre 1993

Il saluto ai pellegrini al termine dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Chiamati a riscoprire il significato del Battesimo

Saluto i giovani cresimati della parrocchia di Santa Maria Assunta, in Velate Milanese, che accompagnati dai loro genitori e padrini sono venuti in pellegrinaggio alla tomba di Pietro, per ricevere una confermazione nella fede.

Unisco un ricordo per gli aderenti all'"Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti di Novara", ai quali auguro di essere sempre all'altezza dei loro compiti di organizzatori del lavoro umano e dei mezzi di produzione, favorendo, nel pieno rispetto dei valori, la prosperità e il progresso della Comunità.

Mi rivolgo poi con affetto alle Comunità neocatecumenali di Mallorca, Valencia e Avellino, auspicando che il cammino spirituale nel quale sono impegnate le conduca a riscoprire e a rivivere il significato profondo del Battesimo, che è partecipazione sacramentale al mistero pasquale del Signore Gesù.

A tutti la mia Benedizione!

Data: 1993-11-07 Data estesa: Domenica 7 Novembre 1993

Visita pastorale: l'omelia durante la celebrazione eucaristica - Parrocchia di San Vigilio (Roma)

Titolo: La Chiesa di Roma è chiamata a collaborare con il Papa offrendo a tutti una singolare testimonianza evangelica

"Arrivo lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze" (Mt 25,10).


1. Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Vigilio, la pagina evangelica dell'odierna domenica narra la parabola delle vergini invitate alle nozze. La festa nuziale, nel linguaggio di Gesù, è un simbolo. Gesù come Sposo è un grande simbolo del Nuovo Testamento, simbolo del Regno dei cieli, della salvezza finale, della vita beata, realtà alla quale siamo tutti chiamati e che, nel disegno divino come pure nel desiderio dell'uomo, rappresenta il termine ultimo dell'esistenza, il compimento della nostra vocazione cristiana. A questa salvezza bisogna tendere con perseveranza e senso di grande responsabilità (Cfr. Ph 2,12).

Il testo dell'evangelista Matteo presenta due categorie di persone, entrambe desiderose di entrare alla festa e tuttavia radicalmente differenti per il loro comportamento. Un primo gruppo è formato di vergini "sagge", le quali, prevedendo che l'attesa avrebbe potuto prolungarsi, portano con sé, insieme con le lampade per rischiarare la notte, anche la scorta di olio per alimentarle. L'altro gruppo invece è costituito da quelle che non vi hanno pensato ed all'arrivo dello sposo si trovano con le fiammelle vacillanti e nell'impossibilità di rifornirsi di olio. Il risultato è ineluttabile: le prime entrano e le altre restano escluse, vittime della loro stessa stoltezza. Gesù conclude: "Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora" (Mt 25,13).


2. Come interpretare la metafora delle lampade e dell'olio? Anzitutto, le lampade rappresentano la vita dei credenti, rinati ed illuminati nel Battesimo, diventati "figli della luce" (Jn 12,36) per la fede in Cristo, "luce vera che illumina ogni uomo" (ivi 1,9). L'olio, poi, possiamo intenderlo come simbolo delle risorse spirituali di cui è dotata la Chiesa: un tesoro di verità e di grazia, di preghiera e di energia divina, di insegnamenti e di esempi continuamente a disposizione dei fedeli. Questi esempi sono i Santi.

Inseriti attivamente nella vostra parrocchia, cellula della Chiesa universale, cellula della Chiesa di Roma, anche voi, carissimi Fratelli e Sorelle, potete attingere con previdente costanza da tale patrimonio inesauribile, per essere pronti ad accogliere il Signore in qualunque ora, quando verrà e chiamerà i suoi amici a stare con lui per sempre.


3. Questa interpretazione spiccatamente ecclesiale della parabola aiuta a sottolineare due caratteristiche fondamentali del cristiano. La prima è che egli dispone di grandi ricchezze soprannaturali - anche quella che si chiama cultura cristiana è un tesoro inesauribile - per vivere in modo conforme al suo autentico bene personale e comunitario, bene della Chiesa e del popolo, un bene secondo le attese divine.

Chi è assiduo alla vita della Comunità imita le vergini prudenti ed assicura a se stesso, lungo l'intera esistenza, la necessaria costanza nel tendere a Dio, attraverso la vita di ogni giorno, attraverso la preghiera, attraverso la conoscenza delle verità divine. Da questa conoscenza deriva l'amore di Dio e del prossimo. Nello stesso tempo questo cammino ci conduce al bene, alla carità, alla santità.

Un secondo aspetto di tale appartenenza ecclesiale è l'impegno multiforme che essa comporta, impegno che, nei nostri tempi segnati da preoccupanti forme di neopaganesimo, si presenta ancor più pressante e necessario, come ci ha reso visibile il Sinodo di Roma che ha una sua speciale importanza.


4. I decenni conclusivi del secolo XX, che stiamo vivendo, risentono felicemente del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha esaminato in profondità il rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. I frutti dell'insegnamento conciliare, contenuto in documenti di altissimo valore teologico e pastorale, sono ben visibili. Penso al rinnovamento della liturgia, alla più intensa partecipazione dei fedeli laici alla missione della Chiesa, all'impegno di carità ed al generoso coinvolgimento missionario, agli sforzi coraggiosi del dialogo ecumenico ed interreligioso.

Nella linea dell'autentica interpretazione del Concilio si situa anche il Sinodo pastorale della nostra diocesi romana, evento di comunione e di missione, conclusosi nello scorso mese di giugno. Il suo primo risultato consiste proprio in un rinnovato stile di vita dell'intera Comunità credente per una partecipazione più attiva all'opera della nuova evangelizzazione della Città, del Paese e del mondo contemporaneo. E' una grande sfida per la Chiesa.

Strumento prezioso per tale lavoro apostolico e missionario è il "Libro del Sinodo", che quest'oggi nel corso della mia Visita pastorale simbolicamente vi consegno. Esso costituisce ormai il testo-guida nel cammino della diocesi di Roma verso il terzo Millennio cristiano. Vi troverete, ne sono certo, abbondante olio per far brillare sempre meglio le vostre lampade di fede e di carità, nel servizio di Dio e del prossimo.


5. Del "Libro sinodale" vi sono ben note le linee fondamentali. La prima parte aiuta ad approfondire il significato ed il valore dell'essere Chiesa, famiglia unita nella comunione e chiamata a compiere la missione dell'evangelizzazione.

La Chiesa che è in Roma, la nostra Chiesa particolare, riveste alcune caratteristiche peculiari, legate al ministero universale del suo Vescovo, il successore di Pietro. Essa è pertanto chiamata a collaborare con lui nell'accoglienza e nella missione verso i fratelli di ogni Continente, offrendo a tutti una singolare testimonianza evangelica.

Nella seconda parte del "Libro" sono indicate le vie della nuova evangelizzazione, e, nella terza, sono messe a fuoco alcune priorità o ambiti privilegiati: la famiglia, il mondo giovanile, la società civile nelle sue finalità di promozione umana e la cultura come strumento di crescita individuale e sociale.


6. Evangelizzare la Città: si tratta di un impegnativo sforzo apostolico, al quale anche voi, cari parrocchiani di San Vigilio, siete chiamati a partecipare attivamente, anche il Popolo di Dio partecipa all'attività apostolica, sotto la guida dei vostri Pastori, del Cardinale Vicario, Camillo Ruini, responsabile di tutte le parrocchie, di Monsignor Clemente Riva, Vescovo della vostra zona, del vostro Parroco, don Enrico Ghezzi, e di tutti i sacerdoti della Prefettura.

La vostra è una parrocchia di recente istituzione, una comunità "giovane", popolosa, che guarda fiduciosa verso il futuro. I giovani sono fiduciosi, dimostrano fiducia verso la loro famiglia e i loro parenti se l'ambiente non li condiziona. I giovani a Denver hanno mostrato grande fiducia verso la Chiesa e ci hanno fatto una grande sorpresa. Non si prevedeva una così grande fiducia verso la Chiesa, verso la persona del Papa, verso i Vescovi. E' stato un evento stupendo.

Crescete, pertanto, carissimi fratelli e sorelle, in quell'assiduità alla vita parrocchiale che già mostrate con l'odierna vostra presenza. Siate uniti tra voi, con i vostri sacerdoti, e con tutte le componenti della vostra Comunità, sostenendovi sempre a vicenda. Coltivate la preghiera individuale e comune, testimoniate il Vangelo con le parole e con la vita, e, in proporzione ai talenti ricevuti da Dio, prendete parte alle attività promosse dalla Parrocchia per diffondere la parola di Dio, affinché la speranza animi ogni famiglia di questo vostro quartiere.


7. Bisogna poi curare molto la vita delle vostre famiglie, di tutte le famiglie.

In tale spirito di assiduità alla vita parrocchiale, di fraternità e di collaborazione con il vostro Parroco, saluto i genitori, primi responsabili dell'educazione alla fede dei figli, e con essi i giovani e le giovani da cui tanto la Chiesa si attende. Saluto i catechisti, tanto importanti nei Paesi di missione, ma anche importanti a Roma, che è una terra di missione. Saluto i collaboratori della vostra comunità parrocchiale e gli animatori dei vari gruppi ecclesiali impegnati nell'opera della carità e dell'animazione liturgica.


8. Comunità di San Vigilio, anche a te il Signore dice: "Sii fedele... e ti daro la corona della vita" (Cfr. Ap 2,10).

Carissimi, Iddio ricompensi quanto voi fate per la Chiesa, per l'animazione evangelica delle vostre famiglie, per il quartiere e per la Città.

Possiate vivere ed operare in modo tale da essere pronti ad accogliere il Signore che viene.

Possiate ogni giorno ripetere con profonda nostalgia dello spirito: "Ha sete di te, Signore, l'anima mia"! Siate sempre desti e vigilanti! Cercate il Signore! Non perdete mai il vostro cammino.

L'Eucaristia è il momento in cui si dice: "Ecco lo sposo, andategli incontro". Cristo ha istituito questo sacramento che lo rende presente in persona.

Ricevetelo.

"Le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze". Entrare alle nozze vuol dire oggi partecipare al banchetto eucaristico e ricevere il Signore.

E' quanto vi auguro di cuore.

Amen!

Data: 1993-11-07 17/01/19102Data estesa: Domenica 7 Novembre 1993 Pag. 19814

Ai giovani - Parrocchia di San Vigilio (Roma)

Titolo: Preparatevi dall'incontro con Gesù Cristo

Già stamattina prima di incontrare i bambini, in questo stesso salone, Monsignor Riva, il Vescovo del vostro Settore, mi ha detto che siete bravi. Lo stesso devo dire anch'io. Anche voi un po' più grandi, che avete già ricevuto la catechesi e che vi preparate a ricevere la cresima, siete bravi. Siete tanto più bravi perché tra poco, con la cresima, sarete confermati nella fede.

C'è motivo per le preoccupazioni di cui ha parlato il vostro coetaneo.

L'Europa ne ha tanti di questi motivi. Essi sono emersi nel secolo che sta volgendo alla fine. E' stato un secolo di grandi promesse, che pero si è mostrato molto crudele e pericoloso. Basti pensare al sistema nazista in Germania, al sistema fascista in Italia e al sistema marxista-comunista nell'Europa orientale e in Unione Sovietica.

Basti pensare a tutte le vittime della crudeltà umana che è stata imprevedibile. Bisogna quindi essere cauti. C'è da temere.

Quando sono arrivato a Roma io ho pero detto soprattutto di non temere, di aprire le porte a Cristo. Oggi non posso che ripeterlo: aprite le porte a Cristo. Bisogna farlo sempre, lungo tutta la vita, soprattutto nell'eta giovanile. Bisogna essere sempre pronti ad aprire le porte a Cristo, in ogni circostanza. Quando siamo interrogati, siamo esaminati sulla nostra fede, sulla nostra morale, dobbiamo dare questa risposta adeguata.

Il momento è sempre imprevedibile - ha poi detto Giovanni Paolo II riprendendo i contenuti dell'omelia precedentemente svolta - noi non sappiamo quando arriva lo Sposo. Ma egli arriverà certamente e bisogna incontrarlo quando viene. Tutta la vita deve essere una preparazione a questo incontro. Si ottiene così una vita cristiana più matura, ma anche una vita più matura da cittadini. Le preoccupazioni esposte dal vostro coetaneo sono più da cittadino che da cristiano, ma le due cose vanno insieme.

[Prima di lasciare la parrocchia, il Santo Padre ha rivolto queste parole ai fedeli assiepati all'esterno:] Auguriamo a questa comunità di San Vigilio una buona continuazione della vostra vita e della vostra missione. Che Dio benedica le vostre famiglie.

Data: 1993-11-07 Data estesa: Domenica 7 Novembre 1993

Al consiglio pastorale - Parrocchia di San Vigilio (Roma)

Titolo: Condividere lo "splendore della Verità"

Voglio ringraziare il Consiglio Pastorale della parrocchia di San Vigilio. Forse in questa circostanza bisognerebbe annunciare le parole del Giorno della Risurrezione: "Cristo è risorto". Possiamo dire che anche il sole è risorto, dopo la pioggia.

Il sole della Verità di Cristo si esprime con il termine "Veritatis splendor". E' questo un documento che si pone nella stessa linea dei documenti del Concilio, nella stessa linea del Catechismo della Chiesa Cattolica. Tutto ciò costituisce un insieme. Questo documento è indirizzato soprattutto ai Vescovi, perché loro sono corresponsabili di questa Verità, ma insieme è indirizzato a tutti coloro che partecipano alla missione della Chiesa. E' indirizzato quindi anche alla vostra comunità e ho ricevuto con gioia la notizia che voi vi impegnate per conoscerlo meglio.

Tutto ciò serve ad aumentare la nostra gratitudine reciproca. La mia gratitudine per voi e la vostra gratitudine al Papa in quanto Vescovo di Roma, perché egli svolge il suo impegno evangelico in quanto Successore di Pietro.

Pietro è sempre necessario per la Chiesa, che non può camminare senza di lui.

Questa Verità, che si è presentata con il Concilio Vaticano II, si ripresenta sempre in tutti i dialoghi, ecumenico, con le religioni, con il mondo contemporaneo.

Bisogna essere partecipi di questa grande missione. Voi lo siete nell'ambiente della vostra parrocchia e del vostro quartiere, ma se lo fate qui a Roma, nella vostra parrocchia, lo fate anche per l'Italia e per il mondo intero.

Così facevano gli Apostoli. Pietro è venuto a Roma, la sua missione si è compiuta qui, ma la sua missione si è diffusa, perché la Verità e il bene hanno la caratteristica di diffondersi.

Data: 1993-11-07 Data estesa: Domenica 7 Novembre 1993

Udienza ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La logica del potere è estranea allo spirito ecclesiale

Signor Cardinale, Cari fratelli nell'Episcopato, Cari amici, membri e collaboratori del Pontificio Consiglio per i Laici,


1. E' con piacere che vi accolgo in occasione della XIV Assemblea Plenaria del vostro Dicastero e vi ringrazio per essere venuti ad esprimere qui la vostra fedeltà e la vostra disponibilità al servizio della Chiesa e della sua missione.

In particolare, sono lieto di rinnovare in vostra presenza, le mie felicitazioni a S. Em.za il Cardinale Pironio, Presidente del vostro Consiglio, che celebra in questi giorni il 50 anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Rendiamo grazie insieme per tutto ciò che il Signore gli ha concesso di compiere durante i suoi anni di ministero con una dedizione generosa e una fede radiosa.


2. Il tema della vostra Assemblea plenaria è centrale nella competenza del Consiglio per i Laici: la partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa.

Si tratta della vocazione dei battezzati che partecipano alla vita e alla missione di Cristo stesso; infatti, la Chiesa è chiamata a rendere presente il suo Signore nella storia e nel mondo.

Nella sua riflessione sul popolo di Dio e in particolare sui fedeli laici, il Concilio Vaticano II ha ben definito la condizione di questi ultimi: "dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio, e nella loro misura, resi partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano" (LG 31).

La vocazione dei laici, il loro "essere in Cristo", è innanzitutto un appello pressante alla santità: essi devono unirsi all'offerta sacerdotale di Cristo che si dona interamente e che presenta il mondo al Padre. Solo lo Spirito Santo riversato nei cuori può aprire a questa partecipazione interiore. E quindi, resi forti dalla grazia dei sacramenti, illuminati dalla parola di Dio, costituendo il popolo santo e reale che appartiene al Signore, tutti i fedeli possono e devono rendere visibile oggi, quali testimoni degni di fiducia, la luce venuta nel mondo (Cfr. Jn 1,9).

La vostra Assemblea si propone di stabilire un bilancio dell'applicazione degli insegnamenti e degli orientamenti del Concilio sulla partecipazione dei laici alla vita della Chiesa; penso che la vostra riflessione si baserà soprattutto su questa intuizione centrale del Concilio Vaticano II: il battesimo introduce nell'ordine della grazia, esso libera gli uomini dalla loro condizione di peccatori per renderli "figli nel Figlio". In ciò si trova l'autentica fonte di ogni azione, di ogni responsabilità nella Chiesa.


3. Lungi dall'essere una riflessione puramente teorica, questi richiami fondamentali permettono di definire meglio i diversi aspetti dell'attività dei laici e di evitare certi squilibri. Vi è la tentazione di concepire la partecipazione alla vita della Chiesa solamente secondo le leggi dell'efficacia propria dell'ordine temporale o secondo una logica di potere estranea allo spirito ecclesiale.

E' vero che la Chiesa, mistero di comunione con la vita di Dio, è allo stesso tempo la comunità visibile e concreta dei credenti, che deve essere strutturata come ogni corpo sociale e che deve far fronte a molte necessità.

Conviene dividere i compiti nel modo migliore. Nella loro diversità, i movimenti, le associazioni di fedeli o le comunità devono rispondere a criteri di ecclesialità che il vostro Consiglio è spesso chiamato a precisare e ad apprezzare (Cfr. CL 30). D'altra parte voi siete in una posizione favorevole per conoscere la ricchezza delle Chiese locali, con le loro variegate fisionomie, e per invitare alla condivisione delle risorse spirituali e materiali, rimanendo sempre nell'unità della Catholica.

Attraverso tutti gli sforzi di reciproca informazione, di riflessione, di organizzazione, siete portati a constatare i frutti che recano i numerosi tralci della vigna, dopo circa trenta anni dal Concilio. La storia della Chiesa nel nostro secolo è ricca della creatività e della meravigliosa generosità espresse in particolare dai laici impegnati al suo servizio e nella sua missione.

La fonte di ciò è, lo ribadisco qui, il radicamento sempre più profondo in Cristo e l'adesione all'offerta che egli fa dell'umanità al Padre. Noi rendiamo grazie al Signore per la grandezza dell'opera compiuta dall'intero popolo di Dio nel suo insieme e dai fedeli laici in particolare.


4. In un momento decisivo della storia, nelle mutevoli condizioni del mondo e dinanzi alle novità belle o brutte della nostra epoca, il Signore chiama tutti i fedeli ad annunciare la sua salvezza a coloro che attendono la Buona Novella.

L'estate scorsa abbiamo vissuto a Denver un momento di grazia per il Vangelo, ricevuto dai giovani e affidato ai giovani. La qualità dell'esperienza fatta da numerosi giovani in occasione della loro Giornata Mondiale deve molto all'importante lavoro del Pontificio Consiglio per i Laici. Vi ringrazio e rendo grazie al Signore per i frutti di questa manifestazione.


5. I compiti di animazione che spettano al vostro Consiglio vi portano a dare grande importanza alla formazione dei laici: formazione umana e formazione cristiana. Non si tratta tanto di preoccuparsi di competenze tecniche, senz'altro indispensabili, ma di suscitare tra i fedeli un impegno sempre più grande nel mondo in cui vivono, di richiamarli alla disponibilità e al servizio, allo scambio di doni da una regione del mondo all'altra, e allo stesso tempo all'assimilazione dei fondamenti del messaggio cristiano, poiché essi sono spesso i testimoni in più diretto contatto con quelli, fra i loro contemporanei, che non hanno ancora ricevuto il Vangelo.

Sono lieto di sapere che la vostra Assemblea plenaria sarà seguita da un Simposio sul Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento privilegiato per la formazione e per l'evangelizzazione. Voi metterete in rilievo l'utilità di questo strumento per garantire l'unità nella fede e nella vita nella sequela di Cristo.


6. Al termine di questo incontro, mi auguro che la vostra Assemblea e il Simposio che seguirà siano dei momenti forti nell'azione del vostro Consiglio: rinnovate il vostro slancio missionario e quello delle persone che operano in tutti i movimenti. Dinanzi agli angoscianti interrogativi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle sul senso della vita e dell'esistenza umana, fate riscoprire la "novità" di Cristo, Redentore dell'uomo, fondamento della nostra speranza.

Per voi qui riuniti, per l'insieme di coloro di cui animate la partecipazione alla vita della Chiesa, invoco l'intercessione di Nostra Signora, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. E vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1993

Visita "ad limina" dei Vescovi canadesi delle Provincie Atlantiche - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Non si creino malintesi sulla natura dell'Eucaristia e sul suo legame essenziale con il sacerdozio ordinato"

Cari fratelli Vescovi,


1. Porgo il benvenuto con grande gioia a voi, Vescovi del Nuovo Brunswick, di Terranova, della Nuova Scozia e dell'Isola Principe Edoardo: "grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,4). Il nostro incontro testimonia la profonda comunione, spirituale e visibile, esistente tra le vostre Chiese particolari e la Chiesa universale, una comunione che scaturisce dal nostro essere "innestati" in Cristo (Cfr. ss). Dobbiamo costantemente rivolgerci a Lui, il Pastore supremo (Cfr. 1P 5,4), per realizzare quelle che sono le "imperscrutabili ricchezze" (Ep 3,8) con le quali ci ha investito per l'edificazione della sposa immacolata (Cfr. Ap 19,7). E' lei che egli unisce a sé con un'alleanza inscindibile, e che egli "nutre e cura" incessantemente (Ep 5,29 Cfr. LG 6). La nostra incrollabile fiducia e sicurezza riposa in lui e nella potenza salvifica del suo Vangelo (Cfr. Rm 1,16).

Seguendo le visite ad Limina dei vostri fratelli vescovi provenienti dal Quebec, dall'Ovest e dal Nord, la vostra presenza ricorda l'ampiezza del vostro paese che si estende a mari usque ad mare (Cfr. Ps 72,8) e che presenta tante sfide per la "nuova evangelizzazione". Con gli altri vescovi ho riflettuto su alcuni aspetti della loro cura pastorale della Chiesa e li ho incoraggiati ad essere vigili custodi della verità, pastori che proclamano la piena verità di Cristo e della Chiesa. Oggi i nostri pensieri sono rivolti ad alcuni altri aspetti del vostro ministero.


2. In quanto pastori siete chiamati a nutrire le vostre greggi, rinfrancare le loro anime (Cfr. Ps 23,3) con la vita in abbondanza conquistata dal Buon Pastore quando si diede liberamente alla morte sulla croce (Cfr. Jn 10,10-11). Al centro del vostro ministero sacramentale c'è il Sacrificio Eucaristico, offerto per nutrire i fedeli con il Pane che dà la vita al mondo (Cfr. Jn 6,51). In alcuni casi la scarsità o l'ineguale distribuzione dei sacerdoti rende difficile andare incontro al bisogno dell'Eucaristia, da parte dei fedeli la vera fonte, il centro e il culmine della vita della Chiesa (Cfr. LG 11). Questa situazione, insieme alla grave diminuzione del numero dei Cattolici che partecipano alla Messa domenicale, richiede un'energica azione pastorale che sia fedele all'insegnamento della Chiesa. Nell'affrontare questa sfida dovreste farvi guidare, nella vostra risposta pastorale, da alcuni principi fondamentali. La parrocchia è una comunità di battezzati che esprimono e affermano la loro identità attraverso la celebrazione del Sacrificio Eucaristico (Cfr. CL 26). Ciò richiede la presenza di un sacerdote ordinato il cui primo privilegio e responsabilità insostituibile è offrire l'Eucarestia in persona Christi (Cfr. LG 10 PDV 48). Bisogna prestare grande attenzione per assicurare che non si creino malintesi sulla natura dell'Eucaristia e sul suo legame essenziale con il sacerdozio ordinato.

Quando una comunità è privata del sacerdote che agisce pubblicamente nel nome di Cristo (Cfr. PO 2), tale situazione deplorevole richiede una risposta immediata. Le celebrazioni domenicali dovrebbero continuare, e i laici che guidano i loro fratelli e le loro sorelle nella preghiera stanno esercitando in modo lodevole il sacerdozio comune di tutti i fedeli, basato sulla grazia del Battesimo. Sarebbe un grave errore, comunque, accettare questo come un modo normale di coinvolgere religiosi e laici nella Liturgia. Tali provvedimenti dovrebbero essere ritenuti solo provvisori, mentre la comunità è "in attesa di un sacerdote" (Cfr. Congregazione per il culto divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali, 2 giungo 1988, n. 27). La vostra assidua supervisione è necessaria affinché tutti possano vedere che "tali celebrazioni hanno carattere di supplenza, né possono considerarsi come la migliore soluzione delle difficoltà nuove" (PO 21). La vostra Lettera Pastorale Il ministero dei sacerdoti (18 gennaio 1990) ha riaffermato la tradizione della Chiesa quando ha dichiarato inequivocabilmente che "una Chiesa senza sacerdoti è impensabile". Al contrario l'incompletezza sacramentale di queste celebrazioni dovrebbe condurre l'intera comunità a pregare con maggior fervore affinché il Signore mandi operai nella sua messe (Cfr. Mt 9,38). E io mi unisco a voi nell'intercedere presso di Lui affinché la Chiesa in Canada viva una nuova primavera di vocazioni sacerdotali e religiose.


3. Le prossime visite apostoliche nei vostri seminari forniranno alla Conferenza Episcopale del Canada una grande opportunità per riflettere sui modi per migliorare la formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei sacerdoti. Alla luce degli importanti documenti della Santa Sede e della Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, la ratio fundamentalis aggiornata che intendete delineare (Cfr. Dal dolore alla speranza, VII, raccomandazione n. 50) raccoglierà la sfida rappresentata dal compito di approfondire, sia tra i fedeli che tra gli stessi candidati, una comprensione del vincolo ontologico che unisce il sacerdote a Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore. In tal modo l'intera comunità avrà una corretta consapevolezza e stima per la missione trascendente del sacerdote di essere "tramite e strumento vivo del conferimento della grazia di Dio" sul suo popolo (PDV 73).


4. In quest'epoca in cui alcuni dubitano della opportunità di mantenere la disciplina del celibato sacerdotale, i Vescovi devono coraggiosamente insegnare la convenienza di unire questo "segno di contraddizione" al sacerdozio ministeriale.

Sulla base della sua esperienza e della sua riflessione, la Chiesa ha compreso, con sempre maggiore chiarezza attraverso le varie epoche, che il celibato sacerdotale non è soltanto un requisito legale imposto come condizione per l'ordinazione. Esso è profondamente connesso alla configurazione dell'uomo a Cristo, il Buon Pastore e Sposo della Chiesa. Come afferma la Pastores dabo vobis "certamente una grazia che non dispensa, ma esige con singolare forza la risposta cosciente e libera da parte di chi la riceve. Questo carisma dello Spirito racchiude anche la grazia perché colui che lo riceve rimanga fedele per tutta la vita e compia con generosità e con gioia gli impegni che vi sono connessi" (PDV 50).

Alcune considerazioni culturali e la scarsità di sacerdoti in certe regioni a volte suscitano richieste per un cambiamento in questa disciplina. Dare peso decisivo a soluzioni basate su criteri derivanti più da certe correnti dell'antropologia, della sociologia, o della psicologia che dalla tradizione viva della Chiesa non è certamente la via da seguire. Non possiamo trascurare il fatto che la Chiesa giunge a conoscere la volontà divina attraverso la guida interiore dello spirito (Cfr. Jn 16,13), e che le difficoltà insite oggi nel mantenere il celibato non costituiscono una ragione sufficiente per sconvolgere la convinzione della Chiesa circa il suo valore e la sua validità, una convinzione costantemente riaffermata dal Magistero della Chiesa, non ultimo il Concilio Vaticano II (Cfr. PO 16). Come la Chiesa in altri Paesi, la Chiesa in Canada è chiamata ad affrontare queste situazioni con fede e coraggio, avendo fiducia "nello Spirito che il dono del celibato... viene concesso in grande misura dal Padre, a condizione che tutti coloro che partecipano del sacerdozio di Cristo con il sacramento dell'Ordine, anzi la Chiesa intera" lo richieda "con umiltà e insistenza" ().

Lo scandalo destato da quei membri del clero e da quei religiosi che hanno fallito a tale riguardo è stato fonte di grande sofferenza per la Chiesa in Canada. Desidero che voi sappiate che io ho condiviso personalmente questa angoscia con voi e che esso è stato il motivo di molte preghiere rivolte al "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3) per coloro che sono stati vittime di una cattiva condotta sessuale, e per coloro che se ne sono resi colpevoli. Seguiamo il giusto consiglio di San Paolo: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21). Ricordando con profonda gratitudine la fedeltà e l'impegno di così tanti sacerdoti in Canada che, con cuore puro e generoso, si sono donati totalmente a Cristo e alla Chiesa, vi chiedo di trasmettere il mio incoraggiamento ad ogni sacerdote di cui voi siete padri in Dio (Cfr. CD 16).


5. Fra le vostre preoccupazioni pastorali, siete anche chiamati ad affrontare la vitale questione del ruolo delle donne, con i loro diritti e i loro doveri, nelle vostre chiese particolari e nella società canadese. Tutto il Popolo di Dio deve riconoscere gli insostituibili doni del "genio femminile" che le donne portano alla vita e alla missione della Chiesa e gioirne (Cfr. CL 51). Questi ricchi doni di femminilità derivano dalla prima alleanza della creazione, che conferisce alla donna "un'espressione dell'"immagine e somiglianza di Dio" che le è propria" (MD 10). Nella Nuova Alleanza, che sigilla l'unione redentiva di Cristo e della Chiesa (Cfr. Ep 5,32), le donne godono di una particolare priorità nell'"ordine dell'amore" (Cfr. MD 29).

Poiché "Dio le affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano" (MD 30), l'impegno della donna verso la casa, il matrimonio e la famiglia non dovrebbe essere visto come restrittivo o avvilente. Questo impegno riflette piuttosto, in modo profondo e specifico sebbene non esclusivo, l'amore che Dio stesso prova per la sua creazione dal momento che si cura personalmente di ognuno dei suoi figli e delle sue figlie (Cfr. 1Jn 4,16). In questa prospettiva promuovere un autentico progresso delle donne, che potrà essere raggiunto soltanto se si radicherà nella verità del creato e della rivelazione divina, costituisce una grave responsabilità pastorale, così come una questione di carità e giustizia.


6. Durante i mesi che ci separano dal Sinodo del 1994 sulla vita consacrata e sul suo ruolo nella Chiesa e nel mondo, vorrei esortare i religiosi e le religiose del Canada a prepararsi a questo evento con una preghiera sempre più fervida. La vita religiosa è un dono dello Spirito "alla" Chiesa e "per" la Chiesa. Il gran numero di scuole e di ospedali cattolici che esistono da voi non avrebbe mai potuto essere costituito, e non potrebbe continuare le sue missioni, senza lo spirito di iniziativa, la determinazione e il dono di sé di migliaia di religiosi e di religiose. Penso in particolare alle opere eroiche di Santa Marguerite Bourgeoys e Santa Marguerite d'Youville, le prime sante nate in Canada, e della beata Marie-Léonie Paradis della quale ho presieduto la beatificazione durante la mia visita pastorale nel vostro Paese.

Ciononostante siete tutti preoccupati nel vedere che, in certi gruppi, l'ideale della vita religiosa non esercita più lo stesso fascino da qualche anno; speriamo che i religiosi e le religiose canadesi traggano profitto dall'occasione fornita dal Sinodo "per riflettere di nuovo sulla questione del loro rinnovamento, alla luce delle sfide e delle possibilità del nostro tempo" (Lineamenta, n. 33).

E' particolarmente urgente per essi meditare sulla loro identità e sul carisma della loro fondazione. In uno spirito di umiltà profonda e affidandosi a Colui "che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20), i religiosi e le religiose dovrebbero interrogarsi sul rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II: è stato messo effettivamente in atto (Cfr. PC 2) e ha forse dato i frutti di santità e di zelo apostolico che ci si aspettava? Voi siete Pastori di tutta la comunità delle vostre diocesi e il vostro ministero riguarda i religiosi presenti nelle vostre Chiese particolari. Essi hanno bisogno del vostro sostegno e dei vostri orientamenti non solo per le loro attività pastorali ma anche per promuovere l'osservazione dei consigli evangelici per mezzo dei quali essi sono consacrati "a Dio in Gesù Cristo come proprietà esclusiva" (Redemptionis Donum, n. 7).


7. Cari fratelli nell'Episcopato, giungiamo al tramonto del secondo millennio che già volge al suo termine (Cfr. Lc 24,29). Esorto voi, Pastori della Chiesa in Canada, a dare inizio ai preparativi del grande Giubileo dell'Incarnazione redentrice di nostro Signore. Soprattutto, nei diversi momenti della vita pastorale, rafforzate e incoraggiate un nuovo "slancio di santità" (Cfr. RMi 90) nei sacerdoti, nei religiosi, nelle religiose e nei laici. Come dei Pastori secondo il cuore del Signore (Cfr. Jr 3,15), conducete i fedeli cattolici alle fonti della vita: "questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

Invocando l'intercessione dei santi del Canada, e affidandovi, con tutti coloro di cui avete l'incarico pastorale, alla protezione benevola di Nostra Signora, vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1993





GPII 1993 Insegnamenti - Angelus, in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)