GPII 1993 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei membri della Conferenza Episcopale dell'Oceano Indiano - Città del Vaticano (Roma)

Visita "ad limina" dei membri della Conferenza Episcopale dell'Oceano Indiano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il valore della solidarietà ecclesiale tra le parrocchie "comunità di comunità" in un mondo pluriculturale e plurireligioso

Cari fratelli nell'Episcopato, Caro Padre,


1. E' con grande gioia e con tutto il mio affetto nel Signore che vi do il benvenuto come membri della Conferenza Episcopale dell'Oceano Indiano (C.E.D.O.I), in occasione della vostra visita ad Limina. Attraverso di voi, saluto di cuore il clero, i religiosi, le religiose, i catechisti e i fedeli laici delle vostre diocesi.

Dal nostro ultimo incontro nel 1987, ho avuto il piacere di aggiungere alle Isole Seychelles, che avevo visitato nel 1986, le isole Riunione, Maurizio e Rodrigues, dove mi sono recato nel 1989. Il luogo del vostro apostolato non mi è dunque estraneo, con l'eccezione, sfortunatamente, dell'arcipelago delle isole Comore, la cui comunità cattolica è amministrata da un romano, il Reverendo Padre Gabriel Franco Nicolai, che sono lieto di salutare nella sua città natale.


2. Conservo un eccellente ricordo di questi incontri pastorali con le voste comunità diocesane: rendo grazie a Dio per la vitalità e il fervore della fede di cui tanti battezzati sono testimoni tra voi, così come per la stima di cui godono i valori spirituali. Il grande slancio missionario partito dall'Europa per l'Oceano Indiano ha portato frutti, al punto che alcuni illustri protagonisti di questo movimento di evangelizzazione vengono ora onorati e pregati sugli altari, come il Beato Jacques Laval e il Beato Scubilion.3. Il Concilio Vaticano II ci dice che la Chiesa, nata nella Pentecoste, "tutte le lingue nell'amore intende e comprende, superando così la dispersione babelica" (AGD 4). Ciò si verifica in modo particolare nella vostra Conferenza Episcopale, che comprende territori su cui vivono persone di razze e di culture diverse, in una armoniosa collaborazione.

Gli scambi tra le vostre isole, favoriti dall'uso di una lingua veicolare comune, il francese, si sono sviluppati; voi avete sperimentato il bisogno di condividere le vostre iniziative apostoliche nell'ambito pastorale dell'Oceano Indiano, stringendo così tra voi legami molto fruttuosi.

Possa l'esempio della solidarietà ecclesiale fra le vostre comunità diocesane essere per le popolazioni dell'Oceano Indiano un incoraggiamento a lavorare insieme a livello politico, sociale o economico, al fine di contribuire al bene della società e alla pace tra i popoli che vivono in questa parte del mondo, nel rispetto di ogni nazione! Il vostro comune progetto pastorale non è, del resto, quello di edificare delle parrocchie che siano "comunità di comunità" in una Chiesa al servizio del mondo?


4. Fra le vostre più grandi preoccupazioni pastorali figurano la formazione e l'avvenire dei giovani. Devo dire che, nel corso dei miei viaggi, sono rimasto positivamente colpito dalla qualità delle giovani generazioni delle vostre isole, che mi hanno rivolto delle domande molto pertinenti. Certamente si percepisce in esse un'inquietudine di fronte al mondo pluriculturale, plurireligioso e in via di rapida industrializzazione; ma si nota anche un'autentica sete di conoscenza della verità e del bene, segno che lo Spirito di Dio opera nei cuori.

So che voi offrite ai giovani delle vostre Diocesi, fra le altre cose, degli strumenti di crescita umana e cristiana mediante pubblicazioni e strutture appropriate. Incoraggio con fervore voi, come anche i vostri immediati collaboratori, a continuare il vostro compito prioritario di guidare spiritualmente i giovani delle vostre rispettive nazioni.

Oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica, disponete ora di una Lettera Enciclica, la "Veritatis Splendor"; ne ricaverete gli orientamenti per incoraggiare i giovani a essere responsabili e a vivere in conformità alla loro eminente dignità di figli di Dio: "Infatti, come governando il mondo l'uomo lo forma, secondo la sua intelligenza e volontà, così compiendo atti moralmente buoni l'uomo conferma, sviluppa e consolida in se stesso la somiglianza di Dio" (VS 39).


5. Anche il matrimonio e la vita familiare sono fra le vostre costanti preoccupazioni pastorali. Di fronte al grave problema della sovrappopolazione, avete tentato, ad esempio attraverso l'Azione Familiare, di aiutare le coppie a diventare veramente responsabili della loro fecondità nello spirito dell'Enciclica Humanae vitae. Inoltre, continuate a incoraggiare gli uomini e le donne del nostro tempo a non essere schiavi della loro sessualità, ma a riconoscervi un linguaggio magnifico che Dio dona per costruire l'amore e trasmettere la vita. Vi ringrazio, cari Fratelli, per la promozione della pastorale familiare nella vostra regione.

La vostra influenza si diffonde al di là dei confini delle vostre circoscrizioni ecclesiastiche. A questo proposito, alle soglie dell'"Anno internazionale della Famiglia", come non pensare con riconoscenza al Cardinale Jean Margéot, che si è adoperato istancabilmente per annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo sull'amore umano e il matrimonio, il dono della vita, l'educazione dei figli, in breve sulla famiglia? Vi prego di trasmettergli i miei affettuosi saluti.


6. Oltre al tema della famiglia, quello della formazione e del ruolo dei fedeli laici è anch'esso oggetto delle vostre riflessioni. In effetti, è importante che i laici siano in grado di rendere conto della loro fede cristiana e di essere "sale della terra" e "luce del mondo" (Cfr. Mt 5,13-14). E' per questo che la sollecita promozione dell'evangelizzazione prenderà in considerazione le tendenze generali della società che devono essere purificate e rigenerate dal vigore cristiano, in una prospettiva morale in cui la felicità si foda sulle Beatitudini.


7. Dal Concilio Vaticano II, la Chiesa latina ha restaurato il Diaconato "come un grado proprio e permanente della gerarchia" (LG 29). Come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica, il diaconato permanente rappresenta un arricchimento importante per la missione della Chiesa (Cfr. CEC 1571).

E' utile e corretto che coloro che svolgono un ministero veramente "diaconale" nell'animazione liturgica, nella pastorale e nelle opere sociali e caritative ricevano l'ordinazione affinché possano adempiere al proprio ministero in modo più efficace con il sostegno della Grazia sacramentale.


8. D'altro canto, cari fratelli, auspico che i fedeli laici delle vostre Diocesi assimilino a fondo la dottrina sociale della Chiesa affinché siano in grado di animare di spirito evangelico le realtà temporali. In particolare, è importante che essi si preparino a partecipare alla vita politica: questi compiti, che non sono quelli dei Pastori di anime, fanno parte della vocazione dei fedeli laici, che agiscono di propria iniziativa con i loro concittadini.

Anche se le isole dell'Oceano Indiano presentano dei problemi comuni a livello pastorale, tuttavia esse vivono situazioni differenti nei loro rapporti con i sistemi politici: spetta ad ognuna di esse ricercare il proprio stile di collaborazione costruttiva con il potere pubblico. Bisogna impegnarsi per promuovere ovunque lo sviluppo dei principi fondamentali di civilizzazione di cui la religione cattolica, depositaria del Vangelo, intende essere messaggera.


9. L'evangelizzazione, che è al centro del ministero episcopale, si realizza attraverso l'inculturazione della fede. E' una delle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II quella che voi mettete in pratica. Saluto gli sforzi del Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Mons. Gilbert Aubry, che si è impegnato considerevolmente in questo campo, fino a celebrare nelle vostre isole la "matrice della Creolia la cui memoria ha origine da mille memorie e le cui razze derivano da mille razze" (Inno alla Creolia).

Sebbene esistano differenze reali tra le vostre Chiese e quelle dei grandi Paesi africani della costa orientale, e anche del Madagascar, avete tenuto a diventare in tutto membri del "Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar" (S.C.E.A.M). In quanto tali, vi siete interessati all'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà il prossimo anno e che affronterà, tra i vari temi, proprio quello dell'inculturazione.

Rimanendo nella logica dell'Incarnazione, la Chiesa proclama il Verbo fatto carne, seguendo le diverse espressioni culturali e utilizzandole per annunciare il Vangelo, "per studiarlo ed approfondirlo, per meglio esprimerlo nella vita liturgica e nella vita della multiforme comunità dei fedeli" (GS 58).


10. Consentitemi ora qualche riflessione sul turismo internazionale chiamato a diventare una delle industrie più importanti di questo fine secolo. Le vostre isole che avevano nel passato una vocazione essenzialmente agricola, hanno voluto trarre profitto dalla bellezza dei loro paesaggi e delle loro spiagge per diversificare l'economia. Senza dubbio, la creatività artistica, le attività culturali e l'artigianato locale ne sono state incentivate e si sono instaurate feconde relazioni umane. Tuttavia, si manifestano alcuni effetti negativi: la prostituzione, la tossicomania, la passione per il gioco d'azzardo, il degrado dei corretti costumi sociali. Voi cercate di affrontare tutto ciò mediante una pastorale del turismo. La Chiesa intende pronunciarsi riguardo a questa realtà che concerne gli incontri e gli scambi fra persone provenienti da diverse parti del mondo. I cattolici promuoveranno l'equilibrio fra le attività ricreative e il servizio agli altri, non esitando ad affermare il loro senso della giustizia sociale e dell'uomo, immagine di Dio.


11. Cari fratelli, come insegna il Signore stesso, "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo" (Mt 13,24).

Malgrado le spine, il terreno sassoso, il sole cocente, la Chiesa nutre la semenza del Regno affinché, attraverso la forza dello Spirito Santo, produca frutti in ragione del trenta, sessanta o cento (Cfr. Mt 13,23). Il Vescovo di Roma si sente vicino ad ognuno di voi con la preghiera, con il pensiero e con il cuore. Che il Padrone della messe sia con voi! Che Egli guidi i vostri passi e vi accordi i suoi doni di gioia e di pace! A tutti, in pegno d'affetto e in segno di incoraggiamento, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica!

Data: 1993-11-24 Data estesa: Mercoledi 24 Novembre 1993



Visita "ad limina" dei Presuli della Conferenza Episcopale del Congo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate apostoli di fraternità e di convivenza per contrastare le sfide poste dal tribalismo alla Chiesa e alla società

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Siate i benvenuti in questa dimora in cui vi accolgo con gioia per la tradizionale visita ad Limina che voi compite, a turno, sulle orme dei vostri Fratelli, membri del Collegio Episcopale. In particolare, sono lieto di salutare il nuovo Presidente della vostra Conferenza, Mons. Bernard Nsayi, Vescovo di Nkayi. Lo ringrazio per il cortese discorso che mi ha rivolto a vostro nome e gli faccio i miei migliori auguri per il servizio ecclesiale affidatogli.

L'incontro di oggi è motivato da una comune preoccupazione pastorale: quella di annunciare il Vangelo su tutta la terra, secondo il mandato ricevuto da Cristo. Come ricorda il Concilio Vaticano II: "I singoli vescovi, per quanto lo permette l'esercizio del particolare loro ufficio, sono tenuti a collaborare tra di loro e con il Successore di Pietro, al quale in modo speciale fu affidato l'alto ufficio di propagare il nome cristiano" (LG 23).

Che ne è dunque in Congo di questa diffusione del nome cristiano? Che ne è dunque dell'annuncio del Vangelo del Signore, nostro primo e più caro dovere? Il bilancio quinquennale, che voi siete venuti a presentare qui, risponde a queste domande. Auspico di cuore che il vostro soggiorno a Roma rafforzi il vostro dinamismo affinché, ritornando nel vostro Paese, continuiate con rinnovata forza la missione evangelizzatrice che vi è stata affidata.

Al momento della consacrazione episcopale, avete ricevuto lo Spirito che fa di voi i grandi sacerdoti e i Pastori del Popolo santo: chiedo per voi la Grazia di essere rinnovati nello Spiritum principalem, risoluti a prendere le iniziative necessarie e a esercitare la vostra autorità in una giudiziosa suddivisione delle responsabilità, per il bene di ognuna delle vostre Chiese particolari.


2. Venendo per incontrarvi con il Successore di Pietro e i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della Curia Romana, esprimete in modo tangibile i vincoli che ci uniscono, nonostante la lontananza geografica. Con la vostra preghiera sulle tombe dei Santi Apostoli, confermate di nuovo questi stessi vincoli affinché il vostro ministero esorti sempre più i vostri fratelli e le vostre sorelle all'unità nella fede, secondo la preghiera di Gesù: "Perché tutti siano una sola cosa... Padre... perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). L'unione dei vostri sforzi promuove la concordia tra i membri del Popolo di Dio, a immagine di Pietro e di Paolo, dei quali viene detto nella Prefazione della Messa in occasione della loro solennità che "l'uno e l'altro hanno operato, ciascuno secondo la propria grazia, per riunire l'unica famiglia di Cristo"! Una tale missione è di scottante attualità nel vostro Paese, dove le conseguenze del tribalismo sono molto sentite sia nella vita ecclesiale sia nella vita sociale. Il programma pastorale elaborato a Yaoundé nel 1981 durante la VI Assemblea Plenaria del Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar conserva tutto il suo valore: "Tutti si sforzano di eliminare le tracce del razzismo e della discriminazione. Nessuno incoraggia il tribalismo con i suoi atteggiamenti e i suoi proponimenti. Anziché soffiare sul fuoco, sottolineando i difetti degli altri e gli antagonismi presenti o passati, bisogna predicare la carità e l'affetto reciproci. E' necessario sottolineare che le qualità e i talenti di ogni gruppo umano concorrono al bene di tutti e all'arricchimento reciproco" (Cfr. n. 16).


3. Nel Congo, come in una buona parte dei Paesi africani, la formazione permanente dei sacerdoti è uno dei vostri compiti prioritari. I vostri immediati collaboratori attendono da voi un affetto sincero, un'accoglienza sollecita, così come consigli e incoraggiamenti individuali al fine di "ravvivare il dono che Dio ha posto" in ognuno di essi, per riprendere le parole dell'Apostolo Paolo a Timoteo (Cfr. 2Tm 1,6). Nei momenti difficili, che tutti i Pastori conoscono, essi sentono il bisogno del vostro benevolo sostegno, come di quello dei loro confratelli e anche dei fedeli.

Secondo l'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, "la formazione permanente tende a far si che il prete sia un credente e lo diventi sempre più" (PDV 73). In virtù della loro ordinazione, i sacerdoti hanno tra di loro dei vincoli di fraternità sacramentale, ma è a livello di presbiterio diocesano che si sviluppa principalmente il senso di appartenenza a una comunità sacerdotale. E' opportuno fornire ai sacerdoti, chiamati a crescere come membri di un presbiterio, gli incontri fraterni volti a rinnovare le loro forze fisiche, psichiche e spirituali; ed è importante vegliare affinché essi abbiano i mezzi economici necessari per vivere decorosamente, in particolare rendendo i fedeli sensibili alle loro diverse necessità.


4. Connesso al problema precedente, anche quello dei seminari ha una grande importanza poiché, "la Chiesa in Africa è consapevole del fatto che, per una testimonianza efficace del Vangelo, è necessario che ci siano dei sacerdoti che siano essi stessi ben preparati, che conducano una vita autenticamente cristiana e che si dedichino alle necessità pastorali dei fedeli (Cfr. Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi, Instrumentum laboris, n. 27).

La maggior parte delle vostre diocesi hanno un piccolo seminario. A causa della mancanza di scuole e vista la necessità di garantire una formazione appropriata ai candidati al sacerdozio fin dall'adolescenza, queste istituzioni sono molto utili. Brazzaville ospita il grande seminario nazionale. Per l'ammissione a queste varie case di formazione, consentitemi di invitarvi a essere determinati, vegliando affinché le esigenze della vita sacerdotale siano presentate subito ai seminaristi e incoraggiando i loro educatori a perseguire attentamente il discernimento della vocazione durante gli anni del seminario.

A proposito degli educatori, sarebbe utile organizzare, a intervalli regolari e su base regionale, delle sessioni, che permettano loro di armonizzare i loro obiettivi e di sviluppare in essi il senso di responsabilità verso la Chiesa universale. Essi cercheranno di garantire ai seminaristi il necessario orientamento spirituale, di dare loro una seria disciplina di vita, di far apprezzare loro il celibato e di superare con energia le tendenze al tribalismo.

Infine, gli educatori avranno cura di infondere nei futuri sacerdoti uno spirito di collaborazione sincera tra i membri del clero diocesano e religioso.

Allo stesso tempo, faranno stimare loro la vita consacrata e il desiderio di promuoverla rispettando il carisma proprio di ogni istituto, poiché la presenza attiva dei religiosi e delle religiose negli ambiti parrocchiali, educativi e ospedalieri è particolarmente preziosa per la diffusione del Vangelo.


5. Ciò mi spinge a parlare dei membri degli Istituti di Vita Consacrata che, secondo i vostri rapporti quinquennali, costituiscono per la Chiesa congolese un importante gruppo di operatori apostolici. Nella vostra capitale, ad esempio, le Congregazioni missionarie internazionali hanno realizzato alcune delle loro migliori inziative.

E' con soddisfazione, che ho notato, fra le altre cose, la trasparente testimonianza delle religiose, nel loro insieme. Esse offrono un'immagine devota, apostolica, caritatevole, povera, fraterna e misericordiosa della Chiesa.

Orientate più in particolare verso il catechismo, il mondo sanitario e la promozione della donna, esse meritano la gratitudine di tutti, e io le esorto a restare, nell'attuale situazione del Paese, messaggere di speranza. E' inoltre degno di nota il fatto che nell'ambito della loro attività missionaria si affermi una forte esigenza di vita spirituale, unita a una severa disciplina di preghiera personale e comunitaria.

Cari fratelli, nella vostra sollecitudine pastorale verso i consacrati, è necessario che favoriate lo sviluppo di rapporti di fiducia fra questi ultimi e i membri del clero diocesano. Chiamati ad essere autentici maestri spirituali, i Vescovi sanno che l'asse centrale del loro ministero non è l'amministrazione, per quanto necessaria essa sia, ma piuttosto la santificazione di tutti. così la vita religiosa è da promuovere come tale, vale a dire come scuola di santità.


6. Il Concilio Vaticano II ha reso omaggio alla "schiera... dei catechisti, sia uomini che donne, che, animati da spirito apostolico, con grandi sacrifici danno un contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (AGD 17).

Questo omaggio si rivolge in particolare ai catechisti congolesi. Dopo essere stati all'inizio il braccio destro dei missionari, essi sono divenuti insegnanti qualificati di religione, colaboratori nell'Apostolato e animatori della preghiera comunitaria in quei luoghi dove non esiste un sacerdote residente.

E' opportuno vegliare affinché essi ricevano una solida formazione dottrinale e pedagogica e affinché si garantisca loro un costante rinnovamento spirituale, e ancor più procurare loro una condizione decorosa di vita. Una tale formazione può essere dispensata non solo durante gli incontri previsti, ma anche nei centri specializzati creati a questo fine.

L'adeguata preparazione dei catechisti e degli altri operatori pastorali, al fine di renderli capaci di adempiere in modo pertinente la loro missione, è quanto mai necessaria poiché bisogna affrontare la sfida pastorale delle sette. Tutti hanno bisogno di essere formati per rispondere con saggezza al bisogno di esperienza spirituale comunitaria che si manifesta in molti, alla sete di penetrare il senso della Parola di Dio e al desiderio di conoscere la risposta alle domande vitali poste dalla sofferenza, la malattia e la morte.


7. La vocazione e la funzione dei fedeli laici nella Chiesa sono state presentate chiaramente nell'Esortazione Apostolica postsinodale Christifideles laici. Nel vostro Paese, i laici rappresentano un grande capitale di disponibilità e di energie da attivare, seguendo una pastorale di insieme ben definita, in vista di un totale sviluppo di tutti i battezzati.

Come vi ho già detto cinque anni fa, la famiglia merita un posto privilegiato nella vostra pastorale. La Chiesa ha una responsabilità reale nella promozione della vita coniugale e delle strutture familiari, essenziali per l'avvenire della comunità cristiana e della nazione. Tutto ciò che fate in favore delle realtà familiari è garanzia di prosperità per il vostro Paese, così come lo sono le vocazioni sacerdotali e religiose che trovano terreno fertile nelle famiglie cristiane. Consentitemi di insistere anche su un aspetto importante e attuale per il vostro Paese: la dottrina sociale della Chiesa. Offrite ai laici i mezzi per conoscerla bene affinché essi compiano i loro doveri di cittadini con serietà professionale e in tutta onestà. La costruzione politica e l'organizzazione della vita sociale dipendono dalla loro competenza. Possano i cattolici del Congo, come quelli di tutti i Paesi africani assimilare la dottrina sociale della Chiesa affinché siano veramente luce, sale e lievito e prendano le auspicabili iniziative per animare di spirito cristiano tutte le realtà temporali!


8. può succedere che dei Pastori accettino temporaneamente, con spirito evangelico, una missione di ordine politico, come ha fatto Mons. Kombo con così tanta sincerità e generosità, per il bene della nazione. Si tratta di situazioni eccezionali poiché, per chi ha cura delle anime e intende riunire il popolo di Dio, è opportuno essere indipendente dall'azione politica diretta nel Paese.

Inoltre, avrete cura di essere presenti presso il vostro popolo con messaggi appropriati, soprattutto quando in tempo di crisi esso prova il bisogno di essere illuminato, sostenuto e confortato. Che l'opinione pubblica conservi di voi un'immagine modellata su quella di Cristo: un'immagine di uomini di Dio, che amano profondamente la loro patria e che condividono tutte le condizioni di vita liete e dolorose, dei loro concittadini, come ha fatto il Signore sulla terra! Infine, contribuite incessantemente alla ricostruzione del tessuto sociale agendo come apostoli della fraternità e della convivialità e seguite l'insegnamento dei grandi principi della morale cristiana per ciò che concerne specialmente la persona umana, la vita in società e l'impegno politico. A questo fine, dopo il Catechismo della Chiesa Cattolica, l'Enciclica Veritatis splendor, recentemente pubblicata, vi servirà da guida.


9. In un ambito religioso pluralista come il vostro, il dialogo con coloro che non aderiscono alla fede della Chiesa è particolarmente importante e anche necessario in vista dell'evangelizzazione. Con il dialogo, in effetti, si cerca di superare gli ostacoli che le divergenze di dottrine, di discipline o di strutture hanno creato contro l'unità. La Chiesa cattolica, in Africa come altrove, deve sostenere e promuovere il dialogo.

Alla luce del "Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo", pubblicato quest'anno dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, sarà opportuno chiarire e approfondire la vostra partecipazione alle attività del Concilio ecumenico delle Chiese cristiane nel Congo, con il fine di contribuire nel miglior modo possibile all'unità tra i discepoli di Cristo, tutelando la fedeltà all'insegnamento della Chiesa cattolica, poiché, nella ricerca della Verità, la norma è il Cristo vivente nella Chiesa.


10. In conclusione, nella prospettiva dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, desidero rivolgere, a voi e alle vostre comunità diocesane, il mio incoraggiamento a pregare per il buon esito di queste importanti assise. Un reale sforzo di riflessione ha avuto luogo nel vostro continente per ciò che concerne l'evangelizzazione e si sente il desiderio di annunciare la Buona Novella con maggior dinamismo, al fine di rispondere alle sfide del terzo millennio.

Pertanto l'evangelizzazione raggiungerà il suo pieno compimento solo attraverso l'azione dello Spirito Santo: bisogna quindi chiedergli luce e forza.

Come esprimeva l'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, (EN 75) "colma del conforto dello Spirito Santo, la Chiesa cresce. Lo Spirito è l'anima di questa Chiesa. E' lui che spiega ai fedeli il significato profondo dell'insegnamento di Gesù e del suo mistero. E' lui che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l'animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la buona novella e il regno annunziato".

Affido a Nostra Signora, Regina degli Apostoli, gli auguri che formulo per tutti voi. Possa ella assistervi, Pastori e fedeli, nella vostra opera missionaria, ella che, la mattina della Pentecoste, era presente alla preghiera all'inizio dell'evangelizzazione, sotto l'azione dello Spirito Santo! Di tutto cuore, vi imparto la mia Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri collaboratori, ai religiosi e alle religiose, ai catechisiti e ai fedeli di tutte le vostre diocesi.

Data: 1993-11-25 Data estesa: Giovedi 25 Novembre 1993

Udienza ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dall'Unione Superiori Generali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'impegno dei religiosi nella nuova evangelizzazione, grande sfida del nostro secolo a cui è chiamata tutta la Comunità dei battezzati




1. Con gioia, vi accolgo, carissimi Fratelli e Sorelle, in occasione del Congresso Internazionale promosso dall'Unione dei Superiori Generali. Saluto cordialmente ciascuno di voi. In particolare, rivolgo un affettuoso saluto al Cardinale Eduardo Martinez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e lo ringrazio per le nobili espressioni pronunciate. Ringrazio pure il P. Flavio Roberto Carraro, Presidente dell'Unione dei Superiori Generali, per i sentimenti di devozione manifestati a nome di tutti i partecipanti. Saluto poi i Vescovi presenti, i numerosi Superiori Generali di Istituti religiosi, Delegati della Confederazione Latinoamericana dei Religiosi (CLAR) e dell'Unione delle Conferenze Europee dei Superiori Maggiori (UCESM), i Presidenti di Conferenze a livello nazionale ed i Rappresentanti dei Dicasteri della Curia Romana.

Questo vostro Convegno si caratterizza per la sua dimensione mondiale e per la visione ampia che gli viene dall'esser stato preparato dai massimi responsabili dei vari Istituti religiosi. Vi si è potuto sicuramente vivere un intenso clima di preparazione al Sinodo ordinario dei Vescovi che si svolgerà il prossimo anno. Auspico che dai lavori si possa raccogliere un'utile documentazione in vista della assise sinodale.


2. La vita religiosa sperimenta oggi un momento particolarmente significativo della sua storia, a motivo del rinnovamento esigente e vasto che le mutate condizioni socioculturali, alle soglie ormai del terzo millennio dell'era cristiana, le impongono.

La prossima Assemblea del Sinodo ordinario porterà sicuramente i membri della Chiesa - Pastori, Clero, Consacrati e fedeli - a prender coscienza di quest'ora singolare, così da non perdere l'opportunità di un reale ritorno alla sorgente evangelica: è infatti Gesù Cristo il supremo punto di riferimento di ogni Religioso e dell'intero popolo di Dio. A Lui si deve guardare come al Consacrato per eccellenza che, inviato nel mondo, chiama i discepoli a seguirlo nella radicalità del dono di sé al Padre celeste ed ai fedeli.

Nella sinagoga di Nazareth, come ci racconta l'evangelista Luca (Cfr. Lc 4,16-19), Gesù applica a sé la profezia messianica di Isaia: "Lo Spirito del Signore è su di me..." (Is 61,1). In essa egli viene indicato come "il Consacrato" per eccellenza, l'Unto di Dio, il "Cristo". Ciò comporta una singolare presenza in Lui dello Spirito Santo, che unisce in forma indissolubile la sua missione alla sua consacrazione. Come ho ricordato nella Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, "lo Spirito non sta semplicemente "sopra" il Messia, ma lo "riempie", lo penetra, lo raggiunge nel suo essere ed operare. Lo Spirito, infatti, è il principio della "consacrazione" e della "missione" del Messia" (PDV 19).

In questa luce, il Religioso appartiene radicalmente a Dio ed attinge, nello Spirito, alle fonti stesse della santità e della donazione apostolica totale.


3. Ogni consacrazione nella Chiesa è intrinsecamente legata ad una sintesi radicale e vitale di consacrazione e missione. Essa viene espressa con la pratica dei consigli evangelici per testimoniare nel Popolo di Dio il Vangelo delle Beatitudini (Cfr. LG 31). Ciò suppone uno stile di vita che, accompagnandosi a rinuncia e a sacrifici, comporta un impegno non facile e richiede una ascesi costante ed adeguata.

La vera ragione di questa scelta non consiste pero propriamente nel programmare una vita di mortificazione, bensi nell'opzione totale per Gesù Cristo.

Ciò che permette una autentica valorizzazione della Croce è la scoperta personale e affascinante dell'ineffabile mistero di Gesù Cristo, crocifisso e risorto. La fede apostolica ci indica "il Consacrato" per antonomasia nel Verbo incarnato, vero Redentore dell'uomo. Gesù, il Cristo, è la misura di tutto; Egli indica all'uomo l'autentico scopo della vita e gli fornisce l'aiuto per raggiungerlo. In lui, nuovo Adamo, l'intera realtà umana viene ad illuminarsi di un senso escatologico, spalancando i propri orizzonti al di là del tempo.

Così, con San Paolo, possiamo ripetere: "Per me la vita è Cristo" (Ph 1,21); "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20); "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova" (2Co 5,17). Siamo, cioè, convinti con l'Apostolo che Dio si è proposto, nell'economia della pienezza dei tempi, di "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra" (Ep 1,10).

Questa visione della fede, che tutto abbraccia, offre la vera ragione della radicalità della vita consacrata e la riveste di fascino e di letizia. Se Gesù Cristo è davvero il centro della vita e della storia, vale la pena di seguirlo fedelmente, partecipando all'affascinante mistero della sua redenzione anche quando ciò comporta difficoltà e rinunce.


4. Da queste riflessioni sul mistero di Cristo, carissimi Fratelli e Sorelle, derivano numerose prospettive di rinnovamento. Vorrei qui brevemente sottolinearne alcune che potrebbero utilmente servire come orientamenti di preparazione al prossimo Sinodo.

Gesù Cristo è il massimo punto di riferimento per ogni fedele, ma lo è in particolare per chi è chiamato a testimoniare "in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini" (LG 31).

"I Religiosi - esorta il Concilio - pongano ogni cura affinché per loro mezzo la Chiesa ogni giorno meglio presenti Cristo ai fedeli e agli infedeli, o mentre Egli contempla sul monte, o annuncia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, sempre obbediente alla volontà del Padre che lo ha mandato" (LG 46).

Il rinnovamento deve pertanto portare in pienezza a questo, e con urgenza. La Chiesa non ha infatti bisogno di Religiosi abbagliati dal secolarismo e dai richiami del mondo contemporaneo, ma di testimoni coraggiosi e di infaticabili apostoli del Regno.


5. Il primo valore di fondo da curare è, perciò, quello della "spiritualità", seguendo il carisma tipico di ogni Istituto. Nella consacrazione religiosa l'intimità, la ricchezza e la stabilità di uno speciale legame con lo Spirito Santo sono alla base di ogni cosa.

La presenza di Dio si fa trasparente quando il Religioso diviene segno e portatore del suo amore soprannaturale. L'essere "ministro" della divina carità costituisce la fonte del servizio: l'inseparabilità tra missione e consacrazione non toglie che il primato vada alla consacrazione, quale provvida iniziativa di Dio che invia: "... Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16).

Quale bisogno c'è, oggi, di un'autentica spiritualità! Molti, anche tra i credenti, si sentono smarriti e quasi sommersi dall'effimero, dall'indifferenza, dal relativismo, dall'individualismo, dalla carenza di trascendenza e dalla perdita del senso del peccato, che sembrano segnare le culture della nostra epoca.

Dagli Istituti religiosi ci si aspetta un nuovo ardore apostolico; ci si attende, cioè, che offrano il loro contributo non solo come singole persone, ma come comunità nella impegnativa opera della nuova evangelizzazione.

Perché ciò avvenga, il rinnovamento spirituale resta il primo e più vitale compito a cui i Religiosi devono dedicarsi. Da esso l'intera Chiesa trarrà, ne sono certo, genuino vigore ed anche la crisi vocazionale che in alcune regioni del mondo è divenuta preoccupante potrà trovare valide soluzioni.

Il Concilio aveva già opportunamente ricordato che le migliori forme di ripresa degli Istituti religiosi "non potranno avere successo, se non saranno animate da un rinnovamento spirituale, al quale spetta sempre il primo posto anche nelle opere esterne di apostolato" (PC 2).


6. Un altro importante aspetto da sottolineare è l'impegno dei Religiosi nella nuova evangelizzazione, grande sfida del nostro secolo a cui è chiamata tutta la Comunità dei battezzati.

Il progresso economico, i mutevoli contesti sociali e politici, le attese dei giovani, i radicali mutamenti in atto nella mentalità della gente, esigono dagli evangelizzatori, e particolarmente dalle persone consacrate, che sappiano rendere "contemporaneo" l'annuncio della verità di Cristo, facendo sentire ad ogni persona che Gesù è il Redentore dell'uomo con i suoi concreti problemi e le sue specifiche difficoltà. In questo sforzo, che coinvolge l'intera Chiesa, occorrerà approfondire e precisare i rapporti spirituali e apostolici esistenti tra religiosi e laici, promuovendo nuovi metodi e nuove espressioni di cooperazione per facilitare nel nostro tempo l'annuncio di Cristo.


7. Occorre, infine, ricordare che i carismi religiosi sono peculiari doni dello Spirito per il popolo di Dio.

Il Sinodo straordinario del 1985 - a venti anni dal Vaticano II - ha ricordato che "l'ecclesiologia di comunione è l'idea centrale e fondamentale nei documenti del Concilio" e che essa "non può essere ridotta a pure questioni organizzative o a problemi che riguardino semplicemente i poteri" (Relazione finale, II, c.1).

Favorire una più intensa comunione ecclesiale tra Religiosi, Clero e laici, intensificando uno specifico e pluriforme scambio di valori spirituali e apostolici, aiuterà non poco tale ecclesiologia di comunione. Vincolerà più realisticamente i carismi religiosi alle singole Chiese, dove si esprime la vocazione e la missione dei laici e del Clero diocesano, apportando in esse i dinamismi e i valori con cui i Religiosi respirano l'universalità della Chiesa.


8. Auspico pertanto, carissimi fratelli e sorelle, che il Convegno internazionale circa la "vita consacrata oggi", aiuti voi e gli Istituti che qui rappresentate a sentire la vostra presenza come un dono prezioso di Dio alla sua Chiesa e al mondo intero.

I Fondatori hanno saputo incarnare nel loro tempo con coraggio e santità il messaggio evangelico. Occorre che, fedeli al soffio dello Spirito, i loro Figli spirituali proseguano nel tempo questa testimonianza, imitandone la creatività con una matura fedeltà al carisma delle origini, in costante ascolto delle esigenze del momento presente.

Maria, Regina dei Vergini, modello concreto della vita consacrata, vi guidi e vi accompagni in questo difficile e vasto compito di rinnovamento e interceda per il buon esito del prossimo Sinodo. A Lei, Vergine Immacolata, modello supremo nell'obbedienza della fede, domando di ravvivare nella Chiesa la testimonianza dei consigli evangelici, perché appaia a tutti la bellezza del volto cristiano nello spirito delle beatitudini. Assista pertanto, Maria Santissima, anche i Pastori perché abbiano della vita consacrata una visione e un apprezzamento che ne irrobustisca la presenza e la missione nel popolo di Dio.

Con questi auspici, carissimi fratelli e sorelle, rinnovo a tutti voi l'assicurazione del mio costante ricordo al Signore, impartendovi una speciale Benedizione Apostolica a sostegno del quotidiano sforzo nel seguire Cristo, casto, povero ed ubbidiente.

Data: 1993-11-26 Data estesa: Venerdi 26 Novembre 1993




GPII 1993 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei membri della Conferenza Episcopale dell'Oceano Indiano - Città del Vaticano (Roma)