GPII 1993 Insegnamenti - Udienza alle partecipanti ad un Convegno Nazionale promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)

Udienza alle partecipanti ad un Convegno Nazionale promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il particolare "profetismo" della donna oggi: elaborare una diversa cultura dell'uomo e della sua città

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Carissime sorelle!


1. Con profonda gioia vi porgo il mio benvenuto a questa Udienza in occasione del Convegno nazionale, promosso dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, sul tema "Donne, nuova evangelizzazione, umanizzazione della vita", che si propone di ricordare il V anniversario della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem sulla dignità e vocazione della donna.

Sono particolarmente grato al Presidente della CEI, Card. Camillo Ruini, al Segretario generale, Mons. Dionigi Tettamanzi, al Presidente della Commissione episcopale, Mons. Santo Quadri per tale opportuna iniziativa di riflessione su un Documento che ha voluto essere e rimane anche oggi un pressante appello ad approfondire l'intera verità sulla donna, e soprattutto sul suo indispensabile ruolo nell'edificazione della Chiesa e nello sviluppo della società.

Sono grato inoltre alla Presidente del Centro Italiano Femminile (CIF), Dott.ssa Maria Chiaia, che, interpretando il pensiero dei presenti, ha voluto confermare i comuni sentimenti di sincera ed operosa fedeltà al Successore di Pietro.


2. Tra la visione iniziale della creazione dell'uomo e della donna "a immagine e somiglianza di Dio", come è descritta nella Genesi, e la visione finale dello Sposo e della Sposa, come è presentata dall'Apocalisse, nella Mulieris dignitatem ho collocato il quadro evangelico del rapporto di Gesù con le donne, raccogliendo dall'insegnamento del Maestro la verità del disegno di Dio sulla donna, per trarne le necessarie conseguenze circa gli specifici compiti della donna, il suo ruolo, la sua dignità.

La missione che viene affidata alla donna in questo sapiente disegno è radicata nella profondità del suo essere personale, che, mentre la accomuna all'uomo nella dignità, da lui la distingue per le ricchezze specifiche della femminilità: la donna, infatti, rappresenta "un valore particolare come persona umana e, nello stesso tempo, come quella persona concreta, per il fatto della sua femminilità..., indipendentemente dal contesto culturale in cui ciascuna si trova e dalle sue caratteristiche spirituali, psichiche e corporali, come, ad esempio, l'età, l'istruzione, la salute, il lavoro, l'essere sposata o nubile" (MD 29).

Opportunamente nel vostro incontro avete richiamato il brano della Mulieris dignitatem in cui si afferma che alle donne "Dio affida in modo speciale l'uomo, l'essere umano" (MD 30). La Lettera non intende certamente sottrarre l'uomo alle sue responsabilità, ma richiama le responsabilità che scaturiscono per la donna dai doni peculiari di cui è portatrice, soprattutto dalla sua particolare vocazione al dono di sé nell'amore. "La dignità della donna, infatti, si collega intimamente con l'amore che ella riceve a motivo della sua femminilità ed altresi con l'amore che a sua volta dona... La donna non può trovare se stessa se non donando l'amore agli altri" (Lc 30).


3. Il messaggio evangelico sulla dignità e vocazione della donna si incontra oggi con una nuova sensibilità culturale che, anche al di fuori dell'orizzonte della fede, ha giustamente riscoperto il valore della femminilità, e sta progressivamente facendo giustizia di inaccettabili discriminazioni e reagendo a forme antiche e nuove, palesi ed occulte, di violenza sulle donne, che purtroppo la storia di tutti i tempi, fino ai nostri giorni, ampiamente registra.

Ma di fronte a questo dato positivo, si erge lo scenario preoccupante dello smarrimento spirituale e della crisi culturale che investe l'uomo contemporaneo, e che non può non avere i suoi effetti insidiosi anche in rapporto ad un'autentica ed equilibrata comprensione del ruolo e della missione della donna. Si tratta di uno smarrimento e di una crisi di carattere personale e sociale, che espongono l'uomo al rischio di imboccare le strade dell'indifferenza etica, dello stordimento edonistico, dell'autoaffermazione talora aggressiva e comunque lontana dalla logica dell'autentico amore e della solidarietà.

Di fronte ad una situazione tanto preoccupante, si può ben comprendere l'urgenza e l'attualità di una nuova evangelizzazione, che annunci agli uomini e alle donne del nostro tempo l'amore che Dio ci ha manifestato in Cristo e li assicuri della tenerezza con la quale Egli continuamente segue il nostro cammino.

Un annuncio dunque di gioia e di speranza, che sottragga al senso di deprimente solitudine a cui tante volte espongono la mancanza di certezze, la complessità della vita moderna, l'angoscia del futuro. Ma un annuncio insieme esigente, che incoraggi ad accogliere con generosità il disegno e l'invito di Dio, e non esiti a consegnare integralmente la "verità sull'uomo", quale emerge alla luce della ragione ed è stata pienamente rivelata da Colui che è "via, verità e vita" degli uomini (Cfr. Jn 14,6).

"L'evangelizzazione - ho detto ai partecipanti all'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa - è sempre il cammino secondo tale Verità.

Nell'attuale tappa della storia l'evangelizzazione deve prendere, come proprio compito, questa verità sull'uomo, superando le diverse forme della riduzione antropologica" (Cfr. Insegnamenti, XIV, 2P 1 2P 375).

Nella Lettera Apostolica mi sono proposto di sviluppare uno dei punti più qualificanti della nuova evangelizzazione: l'affermazione, teorica e pratica, della dignità e della vocazione della donna contro ogni riduzione o stravolgimento antropologico.


4. Le donne del nostro tempo potranno ritrovare fino in fondo se stesse e salvaguardare la loro dignità e la loro vocazione, ponendosi in ascolto di Cristo, "sintesi della verità, della libertà, della comunione" (Dichiarazione conclusiva dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa, n. 4). Da tale "sintesi" vivente ha tratto ispirazione la grande ricerca intellettuale, etica e spirituale di tanti uomini e donne che, nel corso dei secoli, hanno meditato sul Vangelo, giungendo a risultati la cui ricchezza, colta con serenità e senza forzature ideologiche, anche alla luce dell'autorevole discernimento che compete al Magistero della Chiesa, può offrire un rilevante contributo alla riscoperta dei doni femminili in ambito ecclesiale e sociale.

Si tratta di una riflessione che, per essere feconda, non deve mai perdere il contatto con quanto Gesù ha fatto e detto durante la sua vita terrena.

Egli, nel suo atteggiamento verso le donne che incontra lungo la strada del suo servizio messianico, rispecchia l'eterno disegno di Dio, che, creando ciascuna di loro, la sceglie, la ama e le affida una speciale missione. A ciascuna di esse - non meno che a ciascun uomo - si applica la profonda verità che il Concilio ci ha ricordato a proposito della persona umana, che è quella "sola creatura in terra che Dio ha voluto per se stessa" (Cfr. GS 24). Ciascuna eredita, fin dal principio, la dignità di persona proprio come donna. Gesù conferma questa dignità, la rinnova e ne fa un contenuto del suo messaggio di redenzione.


5. Ogni parola, ogni gesto di Cristo nei confronti della donna devono, peraltro, essere colti nell'orizzonte del suo mistero di morte e di risurrezione. L'incontro con la grazia pasquale del Risorto permetterà alle donne di sperimentare ed evangelizzare il valore della comunione, di promuovere anzi la cultura della comunione, di cui l'uomo del nostro tempo ha estrema necessità.

Questa cultura "nasce soltanto quando ciascuno percepisce la dignità inconfondibile e la diversità del prossimo come una ricchezza, riconoscendogli la medesima dignità senza alcuna tendenza all'uniformità, e si dispone allo scambio delle rispettive capacità e dei rispettivi doni" (Dichiarazione, cit. n. 4).

A tal fine è urgente sviluppare - come ho rilevato nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici - "una considerazione più penetrante e accurata dei fondamenti antropologici della condizione maschile e femminile", cercando di "precisare l'identità personale propria della donna nel suo rapporto di diversità e di reciproca complementarità con l'uomo, non solo per quanto riguarda i ruoli da tenere e le funzioni da svolgere, ma anche e più profondamente per quanto riguarda la sua struttura e il suo significato personale" (CL 50). Su tale base sarà poi possibile passare dal riconoscimento teorico della presenza attiva e responsabile della donna nella Chiesa alle attuazioni concrete (Cfr. GS 51 ibid., CL 51-52).


6. La Chiesa, per realizzare l'opera urgente della nuova evangelizzazione, ha bisogno delle donne cristiane, della loro missionarietà, ha bisogno della loro "profezia" per fare incontrare l'uomo contemporaneo con il Signore Risorto, il Vivente.

Carissime sorelle, la Chiesa vi chiama e vi manda ad evangelizzare la vita, vi manda ad annunciare a tutti che la vita è dono da accogliere sempre con amore, da custodire e coltivare con rispetto, è mistero da accostare sempre con senso religioso e grato stupore.

Il particolare ruolo della donna nella procreazione deve considerarsi all'origine della specifica sensibilità femminile nei confronti della vita e della crescita umana. A tale ruolo sono connesse anche chiare responsabilità etiche. Di fronte alle sfide del nostro tempo, così avaro di tenerezza e così carico di tensioni, è più che mai urgente "la manifestazione di quel genio della donna che assicuri la sensibilità per l'uomo in ogni circostanza" (M.D., n. 30).


7. Siate missionarie del Vangelo della vita, affinché la cultura sociale, economica e politica del nostro tempo acquisisca una sua propria dimensione etica (Cfr. Ch.L., n. 51).

L'elaborazione di una diversa cultura dell'uomo e della convivenza sociale è una grande sfida da affrontare con determinazione e coraggio. E' una sfida che emerge con nuova forza dal riconoscimento dell'impotenza delle ideologie moderne a sostenere lo sforzo di costruire la convivenza sociale nel segno della dignità e della vocazione dell'uomo.

E' questo un "profetismo" particolare della donna, chiamata oggi a elaborare una diversa cultura dell'uomo e della sua città.

Di fronte a questi immensi compiti a cui vi chiama la Provvidenza del Signore, Maria vi si propone come modello permanente di tutta la ricchezza della femminilità, della specifica originalità della donna, così come Dio l'ha voluta.

Lasciatevi ispirare e guidare da Lei.

Con questo auspicio, di gran cuore vi imparto la mia Benedizione, che estendo volentieri a tutte le donne d'Italia.

Data: 1993-12-04 Data estesa: Sabato 4 Dicembre 1993

Angelus con i fedeli in piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Urge riscoprire i "sentieri di Dio" e in particolare la "strada di Dio" nella famiglia"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Mc 1,3).

Questo invito del Battista, nell'odierna liturgia, è legato all'annuncio gioioso del Dio che viene. Il Precursore inaugura il momento culminante della storia della salvezza. Dio "che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti" (He 1,1), ora sta per dire la sua parola definitiva per mezzo del Figlio. Egli viene per abitare in mezzo a noi, per "battezzarci" nel suo Spirito (Cfr. Mc 1,8), per fare di ciascuno di noi la sua casa: "Se uno mi ama - ci dice Gesù - osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

La conversione, che il Battista ci chiede, come la domanda ai Giudei del suo tempo sulle rive del Giordano, è in funzione di questo incontro.


2. L'invito alla conversione ci tocca personalmente nei nostri comportamenti sia privati che pubblici. Anche qui ci sono strade da preparare, sentieri da raddrizzare. E l'urgenza è oggi più grande che mai.

Tuttavia, nella prospettiva dell'imminente Anno della Famiglia, vorrei oggi additarvi in particolare l'istituto familiare come speciale "strada del Signore".

Dieci anni fa, nel novembre del 1983, la Chiesa propose al mondo una "Carta dei diritti della famiglia". Essa resta anche oggi pienamente valida ed attuale.

Purtroppo anche la famiglia risente sempre più della crisi morale che investe l'intera società. Ma che cosa resterebbe, se dovesse franare anche questo argine, nello smarrimento dei tanti valori fondamentali dell'esistenza? C'è il rischio di prenderne coscienza troppo tardi, magari quando si è posti di fronte allo "shock" di comportamenti assurdi, che non risparmiano nemmeno i più giovani.

Urge dunque riscoprire i "sentieri di Dio", e in particolare la "strada di Dio" nella famiglia, per accogliere il suo disegno, che ne fa la cellula della società, la prima e insostituibile comunità di amore.


3. Chiediamo a Maria di sostenere, con la sua intercessione, il nostro proposito di conversione.

Nel suo cuore di Madre, la venuta del Signore non trovo alcun ostacolo.

La sua vita fu anzi il sentiero privilegiato che Dio scelse per venire in mezzo a noi.

La Vergine Santa benedica le nostre famiglie, e ci aiuti a raddrizzare le strade del nostro cuore, nell'attesa sincera e operosa del Dio che viene.

[Il Papa si è quindi rivolto ai pellegrini italiani ed in particolare ai fedeli di una parrocchia romana:] Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana.

Saluto con particolare affetto i numerosi fedeli della Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro in Roma che, accompagnati dal loro Parroco Don Raffaele Ruocco, sono convenuti questa mattina in Piazza San Pietro per ricordare la Visita pastorale che, esattamente un anno fa, ho compiuto alla loro Comunità.

Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio di cuore per la vostra presenza all'odierna preghiera mariana dell'Angelus e rinnovo l'invito, che già vi proposi in quella lieta circostanza, ad "aprire il cuore alla forza rinnovatrice del Vangelo" (L'Osservatore Romano, 7-8 dicembre 1992, p. 10), per andare incontro con gioiosa disponibilità al Signore che viene.

[Riferendosi al pellegrinaggio della parrocchia di S. Maria del Buon Consiglio, il Santo Padre ha infine detto:] Sono anche venuti probabilmente per vedere se il Papa sta meglio. Allora devo dirvi che sta molto meglio e si comporta bene, seguendo le orme dell'Avvento, seguendo le prediche di San Giovanni Battista, seguendo le istruzioni dei professori e dei medici... così stiamo camminando insieme verso il Sacro Natale; e si prepara il Presepe...

Saluto tutti, ringrazio tutti per la vostra presenza e per la vostra partecipazione all'Angelus Domini.

Data: 1993-12-05 Data estesa: Domenica 5 Dicembre 1993



Messaggio per la II Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà l'11 febbraio del 1994 - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In Cristo la sofferenza diventa espressione di amore, strumento di redenzione, dolore salvifico




1. A voi, carissimi fratelli e sorelle, che portate nel corpo e nello spirito i segni della sofferenza umana, rivolgo con affetto il mio pensiero nella significativa ricorrenza della Giornata Mondiale del Malato.

Saluto in particolare voi, malati che avete la grazia della fede in Cristo, Figlio di Dio vivo, fatto uomo nel grembo della Vergine Maria. In Lui, solidale con tutti i sofferenti, crocifisso e risorto per la salvezza degli uomini, voi trovate la forza di vivere la vostra sofferenza come "dolore salvifico".

Vorrei poter incontrare ciascuno di voi, in ogni luogo della terra, per benedirvi nel nome del Signore Gesù, che passo "facendo del bene e sanando" gli infermi (Ac 10,38). Vorrei poter stare accanto a voi per consolare le pene, sostenere il coraggio, alimentare la speranza, così che ciascuno sappia fare di sé un dono d'amore a Cristo per il bene della Chiesa e del mondo.

Come Maria ai piedi della Croce (Cfr. Jn 19,25), desidero sostare presso il calvario di tanti fratelli e sorelle, che in questo momento sono straziati da guerre fratricide, languono negli ospedali o sono in lutto per i loro cari, vittime della violenza. La Giornata mondiale ha quest'anno il suo più solenne momento celebrativo nel santuario mariano di Czestochowa, per implorare dalla materna intercessione della Beatissima Vergine il dono divino della pace, insieme col conforto spirituale e corporale delle persone ammalate o sofferenti, che offrono in silenzio alla Regina della pace i loro sacrifici.


2. In occasione della Giornata Mondiale del Malato desidero richiamare l'attenzione di voi infermi, degli operatori sanitari, dei cristiani e di tutte le persone di buona volontà sul tema del "dolore salvifico", cioè sul significato cristiano della sofferenza, argomento sul quale mi sono soffermato nella Lettera apostolica "Salvifici doloris", pubblicata l'11 febbraio di dieci anni fa.

Come si può parlare di dolore salvifico? La sofferenza non è forse intralcio alla felicità e motivo di allontanamento da Dio? Senza dubbio esistono tribolazioni che, dal punto di vista umano, sembrano prive di qualunque significato.

In realtà, se il Signore Gesù, Verbo incarnato, ha proclamato "Beati gli afflitti" (Mt 5,4), è perché esiste un punto di vista più alto, quello di Dio, che tutti chiama alla vita e, se pur attraverso il dolore e la morte, al suo Regno eterno di amore e di pace.

Felice la persona che riesce a far risplendere la luce di Dio nella povertà di una vita sofferta o diminuita!


3. Per attingere questa luce sul dolore, dobbiamo anzitutto ascoltare la Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura, che può definirsi anche "un grande libro sulla sofferenza" (Salvifici Doloris, 6). In essa, infatti, troviamo "un vasto elenco di situazioni variamente dolorose per l'uomo" (ivi, 7), la multiforme esperienza del male, che suscita inevitabilmente l'interrogativo: "Perché?" (ivi, 9).

Tale domanda ha trovato nel Libro di Giobbe la sua espressione più drammatica ed insieme una prima parziale risposta. La vicenda di quell'uomo giusto, provato in tutti i modi nonostante la sua innocenza, mostra che "non è vero che ogni sofferenza sia conseguenza della colpa e abbia carattere di punizione" (ivi, 11).

La risposta piena e definitiva a Giobbe è Cristo. "Soltanto nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (GS 22).

In Cristo anche il dolore è assunto nel mistero della carità infinita, che si irradia da Dio Trinità e diventa espressione di amore e strumento di redenzione, diventa cioè dolore salvifico.

E' infatti il Padre che sceglie il dono totale del Figlio come via per restaurare l'alleanza con gli uomini resa inefficace dal peccato: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

E' il Figlio che "s'incammina verso la propria sofferenza, consapevole della sua forza salvifica, va obbediente al Padre, ma prima di tutto è unito al Padre in questo amore, con il quale egli ha amato il mondo e l'uomo nel mondo" (Salvifici Doloris, 16).

E' lo Spirito Santo che, per bocca dei Profeti, annuncia le sofferenze che il Messia volontariamente abbraccia per gli uomini e in qualche modo al posto degli uomini: "Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori... Il Signore fece ricadere su di Lui l'iniquità di noi tutti" (Is 53,4-6).


4. Ammiriamo, fratelli e sorelle, il disegno della divina Sapienza! Cristo "si è avvicinato... al mondo della sofferenza per il fatto di aver assunto egli stesso questa sofferenza su di sé" (Salvifici Doloris, 16): si è fatto in tutto simile a noi, eccetto che nel peccato (Cfr. He 4,15 1P 2,22), ha fatto propria la nostra condizione umana con tutti i suoi limiti, compresa la morte (Cfr. Ph 2,7-8), ha offerto la sua vita per noi (Cfr. Jn 10,17 1Jn 3,16) perché noi vivessimo della vita nuova nello Spirito (Cfr. Rm 6,4 Rm 8,9-11).

Accade talvolta che sotto il peso di un dolore acuto e insopportabile qualcuno muova un rimprovero a Dio accusandolo di ingiustizia; ma il lamento muore sulle labbra di chi contempla il Crocifisso che soffre "volontariamente" e "innocentemente" (Salvifici Doloris, 18). Non si può rimproverare un Dio solidale con le sofferenze umane!


5. Perfetta rivelazione del valore salvifico del dolore è la passione del Signore: "Nella croce di Cristo non solo si è compiuta la redenzione mediante la sofferenza, ma anche la stessa sofferenza è stata redenta" (ivi, 19) "Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo" e l'uomo ritrova in lui le proprie sofferenze "arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato" (ivi, 20).

La ragione, che già coglie la distinzione esistente tra il dolore e il male, illuminata dalla fede comprende che ogni sofferenza può diventare, per grazia, prolungamento del mistero della Redenzione, la quale, pur essendo completa in Cristo, "rimane costantemente aperta ad ogni amore che si esprime nell'umana sofferenza" (ivi, 24).

Tutte le tribolazioni della vita possono divenire segni e premesse della gloria futura. "Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo - esorta la prima Lettera di Pietro - rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare" (1P 4,13).


6. Voi sapete per esperienza, cari malati, che nella vostra situazione più che di parole c'è bisogno di esempi. Si, tutti abbiamo bisogno di modelli che ci spronino a camminare sulla via della santificazione del dolore.

Nella Memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, guardiamo a Maria come ad icona vivente del Vangelo della sofferenza.

Ripercorrete con la mente gli episodi della sua vita. Troverete Maria nella povertà della casa di Nazareth, nell'umiliazione della stalla di Betlemme, nelle ristrettezze della fuga in terra d'Egitto, nella fatica del lavoro umile e benedetto con Gesù e con Giuseppe.

Soprattutto dopo la profezia di Simeone, che preannunciava la partecipazione della Madre alla sofferenza del Figlio (Lc 2,34), Maria sperimento a livello profondo un misterioso presagio di dolore. Insieme col Figlio, anch'essa comincio ad avviarsi verso la Croce. "Fu sul Calvario che la sofferenza della Beata Vergine Maria, accanto a quella di Gesù, raggiunse un vertice già difficilmente immaginabile nella sua altezza dal punto di vista umano, ma certo misterioso e soprannaturalmente fecondo ai fini dell'universale salvezza" (Salvifici Doloris, 25).

La Madre di Gesù fu preservata dal peccato, ma non dalla sofferenza.

perciò il popolo cristiano si identifica con la figura della Vergine Addolorata, scorgendo nel dolore i propri dolori. Contemplandola, ogni fedele viene introdotto più intimamente nel mistero di Cristo e del suo dolore salvifico.

Cerchiamo di entrare in comunione col Cuore immacolato della Madre di Gesù, in cui si è ripercosso in modo unico e incomparabile il dolore del Figlio per la salvezza del mondo. Accogliamo Maria, costituita da Cristo morente Madre spirituale dei suoi discepoli, e affidiamoci a Lei, per essere fedeli a Dio nell'itinerario dal Battesimo alla gloria.


7. Mi rivolgo ora a voi, operatori sanitari, medici, infermieri e infermiere, cappellani e sorelle religiose, personale tecnico e amministrativo, assistenti sociali e volontari.

Come il Buon Samaritano siete accanto e al servizio dei malati e dei sofferenti, rispettando in loro, anzitutto e sempre, la dignità di persone e, con gli occhi della fede, riconoscendo la presenza di Gesù sofferente. Guardatevi dall'indifferenza che può derivare dall'abitudine; rinnovate quotidianamente l'impegno di essere fratelli e sorelle per tutti, senza discriminazione alcuna; al contributo insostituibile della vostra professionalità, unita alla idoneità delle strutture, aggiungete il "cuore", che solo è in grado di umanizzarle (Salvifici Doloris, 29).


8. Faccio, infine, appello a voi, responsabili delle Nazioni, perché consideriate la sanità quale problema prioritario a livello mondiale.

E' tra le finalità della Giornata Mondiale del Malato condurre un'opera di vasta sensibilizzazione sui gravi e inderogabili problemi attinenti alla sanità e alla salute. Circa due terzi dell'umanità mancano ancora dell'essenziale assistenza sanitaria, mentre le risorse impiegate in questo settore sono troppo spesso insufficienti. Il programma dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - "Salute per tutti entro l'anno Duemila" - che potrebbe sembrare un miraggio, stimoli invece una gara di fattiva solidarietà. Gli straordinari progressi della scienza e della tecnica e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa contribuiscono a rendere sempre più consistente questa speranza.


9. Carissimi malati, sostenuti dalla fede affrontate il male in tutte le sue forme senza scoraggiarvi e senza cedere al pessimismo. Cogliete la possibilità aperta da Cristo di trasformare la vostra situazione in espressione di grazia e di amore.

Allora anche il vostro dolore diventerà salvifico e contribuirà a completare i patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa (Cfr. Col 1,24).

A voi tutti, agli operatori sanitari, a quanti si dedicano al servizio di chi soffre auguro grazia e pace, salvezza e salute, forza di vita, assiduo impegno e speranza indefettibile. Insieme con la materna assistenza della Vergine Santa, Salus infirmorum, vi accompagni e vi conforti sempre la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 8 Dicembre 1993.

Data: 1993-12-08 Data estesa: Mercoledi 8 Dicembre 1993

Al termine dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Un anno fa affidai alla materna benedizione di Maria il Catechismo della Chiesa Cattolica"

Carissimi fratelli e sorelle! Esattamente un anno fa è stato presentato ufficialmente alla comunità cristiana il "Catechismo della Chiesa Cattolica". Volli farlo nella festa dell'Immacolata, non solo per affidarlo alla Sua benedizione materna, ma quasi perché fossero le Sue mani premurose a consegnarlo ad ogni figlio della Chiesa.

Oggi voglio ancora una volta ringraziarLa, attribuendo alla Sua intercessione l'accoglienza favorevole che esso ha avuto tra i cattolici e il largo interesse che ha destato nell'opinione pubblica. Mi auguro vivamente che, dopo il primo approccio, la comunità cristiana si dedichi ora con perseveranza all'approfondimento delle verità che sono in esso proposte, quale espressione autentica della fede della Chiesa, da vivere e da annunciare agli uomini del nostro tempo.

Saluto con affetto i Soci dell'Azione Cattolica romana, che, nella Festa odierna, secondo una bella consuetudine, rinnovano il loro impegno nell'Associazione. Vi esorto, carissimi, ad attuare, con lo stile di fedeltà e di collaborazione che vi caratterizza, i propositi di testimonianza cristiana rinnovati in questa circostanza e, in particolare, ad offrire il vostro servizio per l'attuazione del Sinodo diocesano, contribuendo così alla nuova evangelizzazione della Città di Roma.

Rivolgo, infine, un saluto cordiale al Presidente, Cardinale Andrea Maria Deskur, e ai membri della Pontificia Accademia dell'Immacolata provenienti dalle diocesi di Como, Cuneo, Milano e Venezia e a quelli della Comunità giovanile "Casa di Maria" di Roma. Vi esorto a proseguire con generosità nel cammino spirituale, testimoniando con la vita che l'Immacolata è modello di gioia piena per ogni persona alla ricerca dell'autentica felicità. Felicità che va trovata, come ha fatto Maria, nel dono sincero di sé a Dio ed ai fratelli.

Tutti di cuore benedico.

Data: 1993-12-08 Data estesa: Mercoledi 8 Dicembre 1993

Lettera al Cardinale Poletti, Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, per la solennità dell'Immacolata Concezione

Titolo: Si compongano i gravi conflitti che seminano morte e rovina tra tanti nostri fratelli soprattutto nella vicina Bosnia ed Erzegovina

Al Venerato Fratello Cardinale Ugo Poletti Arciprete della Patriarcale Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore In occasione della solennità dell'Immacolata Concezione, desidero assicurare la mia presenza spirituale alle celebrazioni liturgiche che Ella presiederà in onore della Madre di Dio, tanto venerata in codesta Basilica.

Le affido l'incarico di deporre, in mia vece, davanti alla immagine della Salus Populi Romani l'unito omaggio floreale, quale atto di devoto ossequio alla Immacolata Vergine Maria, a Cui ripeto il mio "Totus Tuus".

Invito tutti i fedeli che si raccoglieranno in codesta Basilica Patriarcale ad implorare l'amoroso intervento di Maria presso il suo Figlio Salvatore, perché si compongano in modo onorevole e giusto i gravi conflitti che non cessano di seminare, anche in questi giorni, morte e rovina tra tanti nostri fratelli, soprattutto nella vicina Bosnia-Erzegovina, e si giunga finalmente alla pace sospirata.

Ella, la Tota pulchra, che "condivide la nostra condizione umana, ma in una totale trasparenza alla grazia di Dio" e "non avendo conosciuto il peccato, è in grado di compatire ogni debolezza" (VS 120), infonda nei cuori il gusto dell'innocenza, delle cose pure ed intatte; sia nella Chiesa e nel mondo intero Regina della pace, aiuto dei cristiani ed ispiratrice del vero bene.

Con questi pensieri ed affetti invoco la protezione dell'Immacolata sulla Sua cara persona e su tutti coloro che prenderanno parte alle prossime celebrazioni mariane, mentre di cuore a tutti imparto una speciale Benedizione.

Dal Vaticano, 8 dicembre 1993.

Data: 1993-12-08 Data estesa: Mercoledi 8 Dicembre 1993




La preghiera con i fedeli ai piedi della Colonna dell'Immacolata in Piazza di Spagna - Roma

Titolo: "Sii pellegrina con noi, resta con noi e aspettaci oltre la soglia del nuovo millennio"




1. Madre Immacolata, Salus populi romani! Tu sei l'aurora della nuova vita in tutta la creazione e per questo il popolo cristiano da sempre Ti invoca come la Stella mattutina.

Contemplando il cielo di Roma, specialmente nel mese di dicembre, nel momento in cui la notte lascia il posto al giorno, scorgiamo per prima l'alba che parla di Te.

L'alba è diventata tuo simbolo nella memoria e nell'immaginazione dei credenti, qui a Roma e in tanti altri luoghi della terra.

Tu sei la Stella mattutina, la Stella dell'evangelizzazione "antica" e "nuova", giunta all'inizio qui a Roma e poi incamminatasi verso il Nord, verso l'Oriente e l'Occidente.


2. Visitando quest'anno i Paesi Baltici, abbiamo pensato a quei luoghi nei quali l'annuncio evangelico è giunto all'inizio di questo millennio, incontrandosi con la corrente evangelizzatrice proveniente da Costantinopoli.

Visitando poi gli Stati Uniti, lo Yukatàn, in Messico, e l'Arcipelago Caraibico, abbiamo ringraziato Iddio per la luce del Vangelo, approdata oltre l'Atlantico.

Al Nord e al Sud di quel grande continente, ci ha guidato la Stella dell'evangelizzazione, ci hai guidato Tu, Vergine Immacolata, presenza e regno di speranza in mezzo al Popolo cristiano d'America.

Oggi, raccolti in Piazza di Spagna, ricordiamo tutto ciò con gratitudine verso il Tuo Figlio, e verso Te, Salus popoli romani.


3. Immacolata Madre della nuova creazione! Tu, per prima sei stata redenta dal Tuo Figlio, per camminare con noi nel pellegrinaggio della fede fino alla Croce, sul Golgota.

Tu, la prima e perfetta testimone dell'intero Mistero divino della Redenzione e del rinnovamento dell'uomo e del mondo, rivolgi quest'oggi il tuo sguardo verso di noi.

Rivolgi il tuo sguardo a questa Città, che porta in sé la grande eredità degli Apostoli.

Guarda a Roma, posta oggi dinnanzi a non pochi e non lievi problemi sociali ed amministrativi.

Roma desidera consolidare l'ordine della giustizia e della pace in questo popolo che è Tuo, Salus populi romani.

Sede della Sapienza guarda a noi, venuti per esporTi le nostre attese e chiedere la Tua intercessione.

Guarda all'Italia, che condivide lo stesso travaglio sociale della Città Eterna e cerca sentieri di giusto e solidale rinnovamento.


4. Guarda all'Europa dall'Atlantico agli Urali, a questo continente che da alcuni anni è nuovo, ma porta con sé l'eredità di vecchie divisioni.

Guarda ai Balcani, dove continua ancora una guerra fratricida.

Guarda alle vaste steppe russe dell'Oriente europeo.

Vieni, Madre di Kazan, Madre di Czernichov, Madre di Vladimir, come pellegrina tra le nazioni che costituiscono il popolo che Ti ama.

Guarda a noi! Fatti pellegrina con noi dall'Oriente all'Occidente.

Dai paesi slavi, dalla Porta dell'Aurora a Wilnius, da Aglona a Siluva a Czestochowa, attraverso l'eredità germanica, verso la Francia, la Spagna e il Portogallo.

Madre di Lourdes e di La Salette, Madre di Covadonga e del Pilar, di Kevelar e di Altotting, di Mariazell e di Einsiedeln.Resta con noi, mentre tramonta il secondo millennio dalla nascita del Verbo dell'Altissimo, nella notte di Betlemme.

Resta con noi, impegnati a ridurre la distanza che ha diviso, col passare dei secoli, il frutto dell'evangelizzazione partita da Roma e l'eredità cristiana di Grecia e Bisanzio.

Guarda a noi preoccupati per la giustizia e la pace lungo le coste del Mar Mediterraneo, in particolare nel Medio Oriente, dalla terra di Israele ai paesi arabi fino al Libano tanto provato.


5. Guarda a noi, cristiani, ed aiutaci a ritrovare l'unità in tutto il Globo, specialmente nel vecchio continente, crogiuolo di antiche civiltà, da dove iniziarono il loro impegno apostolico Pietro e Paolo, venuti da Gerusalemme attraverso Antichi.

Guarda con noi verso l'Africa di Sant'Agostino, un tempo oasi fiorente del Vangelo.

Aiutaci nel dialogo con i credenti nell'unico Dio, che oggi abitano quelle terre.

Guarda con noi verso l'Africa Nera, che per molti sentieri si incammina verso Cristo ed ora si prepara alla celebrazione della Speciale Assise Sinodale Africana.


6. Guarda con noi verso l'Oriente, verso le Filippine, dove si svolgerà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, verso l'Oceania, l'Australia e la Nuova Zelanda.

Guarda con noi verso l'immenso continente asiatico, dove Cristo è ancora poco conosciuto, dove cerchiamo l'incontro con i fratelli e le sorelle seguaci dell'antica eredità del Buddismo, dell'Induismo, del Taoismo, dello Shintoismo e del Confucianismo.

Pensi, forse, o Madre, che quei popoli non ti conoscano, che nulla sappiano di Te? Possano anch'essi vedere in Te la Stella mattutina.

Sii anche per loro luce annunciatrice dello splendore di Cristo, che ancora non hanno incontrato, ma che rimane all'orizzonte delle loro ricerche ed aspirazioni.


7. Permettici, o Maria, di prendere parte al Tuo pellegrinaggio, attraverso i paesi dell'America centrale e meridionale, dove sei tanto conosciuta ed amata.

Da Guadalupe in Messico, all'Aparecida, in Brasile; da Lujan, in Argentina, alla Caridad del Cobre, in Cuba; da Coromoto, in Venezuela, a Copacabana, in Bolivia e in tanti luoghi ancora.

Permettici di seguire il Tuo pellegrinaggio verso l'America del Nord: verso il Canada, paese a Te particolarmente devoto; verso gli Stati Uniti, che hanno Te come Patrona, Vergine Immacolata! Grazie alla Tua presenza, la Chiesa rimane giovane e sempre nuovamente ringiovanisce.

Come non ricordare la splendida esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver? Maria, sii pellegrina con noi lungo i sentieri del mondo, e ancor più attraverso le generazioni.

Grazie ai giovani la Chiesa è giovane e sempre di nuovo lo diventa.

Questo è per noi particolarmente evidente dopo le esperienze di Roma, di Buenos Aires, di Santiago de Compostela, di Jasna Gora e di Denver.

Ed infine, dai sentieri del nostro pellegrinaggio attraverso i continenti, paesi e generazioni, ritorniamo qui, in Piazza di Spagna, dove resti visibile in mezzo al Popolo credente della Città Eterna! Accanto a Dio, "Pater constitutionis omnium", "Padre della costituzione nell'essere di tutte le cose", secondo la bella espressione di Sant'Anselmo, Tu sei la "Mater restitutionis omnium", la "Madre del rinnovamento di tutte le cose".

In Te si fissa lo sguardo della fede e della speranza.

Tu sei, dopo Cristo, il nostro più grande amore.

Tu ci permetti di transitare fra tutte le esperienze verso "il nuovo inizio".

E ci aspetti oltre la soglia del nuovo millennio, affinché sia "ieri, oggi e sempre!" (He 13,8).

Data: 1993-12-08 Data estesa: Mercoledi 8 Dicembre 1993




GPII 1993 Insegnamenti - Udienza alle partecipanti ad un Convegno Nazionale promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)