GPII 1994 Insegnamenti - Recita del Regina Caeli, dal Policlinico "Gemelli" - Roma

Recita del Regina Caeli, dal Policlinico "Gemelli" - Roma

Titolo: Dal "santuario" del dolore la preghiera apre gli animi alla "primavera autentica"




1. Oggi sarei dovuto essere in Sicilia, e precisamente a Siracusa, per la dedicazione del santuario della Madonna delle Lacrime, e invece mi trovo ancora una volta in quest'altro "santuario", che è l'ospedale, dove si versano ogni giorno lacrime di dolore e di speranza. Mi rivolgo in modo tutto speciale a voi, amati fedeli delle Chiese di Catania e di Siracusa, ed ai vostri carissimi vescovi e sacerdoti. Il mio dispiacere più grande è quello di aver dovuto rinunciare all'incontro tanto desiderato con voi. Ma i disegni della divina Provvidenza sono davvero misteriosi! Vi sono vicino con la preghiera e con l'offerta della mia sofferenza.


2. Offro questa prova anche per l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, che si sta rivelando un magnifico dono di Dio alla Chiesa e all'umanità alla vigilia del Duemila.

Oggi, primo maggio, ho particolarmente presente nella mia preghiera il mondo del lavoro. Ricordo al Signore soprattutto coloro che lavorano in condizioni difficili e quanti si trovano disoccupati, specialmente se giovani o responsabili di una famiglia. Auspico che sia presto superata la difficile congiuntura economica, nella quale sembrano delinearsi promettenti segni di schiarita.

Il mio pensiero va in special modo alle famiglie, sulle quali i disagi economici della mancanza di lavoro si fanno più pesantemente sentire. Possa quest'Anno della Famiglia vedere il sincero impegno di tutti a servizio di questa cellula fondamentale della società.


3. Vorrei infine ringraziare quanti mi hanno ricordato in questi giorni e mi sono vicini col sostegno della preghiera. Tutti affido alla protezione di Maria Santissima, all'inizio del mese a lei dedicato.

(Dopo aver guidato la recita del "Regina Caeli" il Santo Padre si è così rivolto ai fedeli:) Oggi le Chiese ortodosse che usano il Calendario Giuliano celebrano la Pasqua. Mi unisco volentieri e di tutto cuore alla loro preghiera e alla gioia del loro annuncio del Cristo Risorto.

Auguro a tutti una buona domenica, un buon mese di maggio, una primavera autentica.

Data: 1994-05-01 Data estesa: Domenica 1 Maggio 1994





L'omelia del Papa durante la solenne conclusione dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi - Roma

Titolo: Si leva oggi fervida la preghiera, affinché i frutti del Sinodo della Chiesa che è in Africa permagano e si moltiplichino

(Omelia letta dal Cardinale Arinze:)


1. "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore"! (Jn 15,9).

Cristo disse queste parole agli Apostoli nel cenacolo il giorno prima della sua morte in croce. Esse manifestarono poi la loro piena potenza nella risurrezione, che divenne l'inizio della nuova missione: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Oggi dobbiamo tornare a quell'inizio. Dobbiamo presentarci nella fede davanti al Padre che "ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,10). L'amore è da Dio. Non siamo stati noi per primi ad amare Dio, ma è stato lui stesso ad amarci (cfr. ). Ci ha amati di amore eterno nel suo Figlio, e nella pienezza del tempo ha mandato questo Figlio nel mondo, perché grazie a lui avessimo la vita.

L'amore dà la vita. Chi ama è generato da Dio e Dio dimora in lui (cfr.

1Jn 4,7). Dunque, chiunque ama conosce Dio, perché lo porta dentro di sé. Conosce colui che è Amore. Conosce il Figlio, e grazie al Figlio conosce il Padre e rimane nel suo amore.


2. Questo è l'eterno principio del Vangelo e dell'evangelizzazione. Durante il Sinodo, mediante la preghiera, eravamo ogni giorno in contatto con questo "eterno principio". Oggi desideriamo rendere grazie a Dio in modo particolare per questo.

Desideriamo rendere grazie, perché quest'"eterno principio" è divenuto a suo tempo l'inizio storico dell'evangelizzazione dell'Africa, dei vostri paesi e dei vostri popoli.

La prima volta questo avvenne già ai tempi apostolici, quando il diacono Filippo battezzo un funzionario della regina di Etiopia. Il cristianesimo si diffuse ben presto lungo le coste del Mare Mediterraneo nell'intero Nord Africa, che era allora parte dell'Impero Romano. Nel resto del vasto continente il Vangelo giunse più tardi, nel secolo XV in alcune regioni e, definitivamente, nel corso del secolo passato.

Le Chiese africane dunque, se ci si riferisce alla cronologia storica, sono giovani. E giovinezza significa anche freschezza, vitalità, significa grande riserva di forze e prontezza ad affrontare prove e lotte. Giovinezza significa crescita e maturazione. E se di pari passo con questo processo avvengono delle crisi, si tratta solitamente di crisi di crescita, dalle quali normalmente l'uomo esce più maturo.

Tutto questo è stato proprio il tema del nostro lavoro durante il Sinodo. Nella sua fase di riflessione e di elaborazione esso si è svolto qui, a Roma, presso la tomba di san Pietro. Attendiamo ora il momento opportuno per trasferire nel vostro Continente i suoi frutti. Abbiamo deciso infatti che la parte conclusiva del Sinodo si svolgerà in punti scelti dell'Africa, per informare il popolo di Dio delle vostre Chiese circa le conclusioni alle quali l'Assemblea sinodale è giunta e per iniziare ad introdurre nella vita delle Chiese africane le decisioni prese.


3. La liturgia ricorda oggi un evento degli Atti degli Apostoli, che può essere ritenuto il primo passo nella missione della Chiesa "ad gentes". Ecco, proprio Pietro - l'Apostolo presso la cui tomba si svolge questa celebrazione conclusiva della fase romana dell'Assemblea sinodale - proprio Pietro viene mandato dallo Spirito Santo al centurione romano Cornelio. Il centurione è un pagano. La prima comunità cristiana in Gerusalemme era formata soprattutto da persone provenienti dal Giudaismo. Il comando di Cristo di andare agli estremi confini della terra per annunziare il Vangelo a tutte le nazioni non aveva ancora potuto essere attuato: era mancato il tempo. Pietro aveva accettato con una certa esitazione l'ingiunzione dello Spirito di recarsi nella casa di un pagano. Nondimeno, quando vi ando, constato con gioiosa sorpresa che quel pagano attendeva Cristo e il battesimo. Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio" (Ac 10,45-46).

Così dunque nella casa di Cornelio in un certo senso si ripetè il miracolo della Pentecoste. Pietro disse allora: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto (...) Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?" (Ac 10,34-35 Ac 10,47).

Così inizio quella missione della Chiesa "ad gentes", della quale araldo principale diverrà Paolo di Tarso.


4. Forse una meraviglia simile a quella dei primi cristiani davanti all'effusione dello Spirito sui pagani, accompagnava anche i missionari, giunti per la prima volta nel cuore dell'Africa. Ricordiamo bene le date di quell'inizio. Con grande commozione visitai, durante il soggiorno in Angola, i ruderi del primo tempio, ivi costruito quando cinque secoli fa i piedi dei missionari toccarono per la prima volta quelle sponde. Si sa che i primi missionari trovarono una cordiale accoglienza in Africa, e il sovrano di allora, Dom Alfonso I Mvemba-Nzinga, cerco il contatto con la Sede di Pietro. Il figlio di lui, Dom Henrique, divenne il primo Vescovo di quelle popolazioni da poco convertite.

Oggi, in occasione della conclusione della fase romana del Sinodo africano, desideriamo presentare a Dio un caloroso ringraziamento per tutti i missionari che si sono spinti in terra africana per portarvi la croce di Cristo.


5. La grande epopea dell'annuncio missionario nell'Africa dei nostri tempi, avviata con risultati così promettenti, dovette tuttavia sperimentare ben presto prove difficili, quali l'uccisione degli araldi del Vangelo o la loro espulsione, la soppressione degli stessi Ordini o Congregazioni religiose, oltre alle prove costituite dalle malattie e dai disagi di viaggio e di clima. Ma ciò non arresto l'avanzata del Vangelo. Nel secolo scorso assistiamo, anzi, quasi ad una gara generosa da parte di molti e nuovi Istituti sorti con lo scopo specifico di portare la Buona Novella nel Continente africano.

Come non ricordare, tra gli altri, il Cardinale Massaia, Vicario Apostolico tra i Galla, i Padri dello Spirito Santo, la Società delle Missioni Africane, i Padri Bianchi, chiamati in Algeria dal Cardinale Lavigerie? E poi: i Sacerdoti di Cernache do Bonjardim, i Padri di Verona, conosciuti come Comboniani, i Padri della Consolata, assieme agli Oblati di Maria Immacolata e ai Monfortani.

E ancora: i Missionari del Verbo Divino, i Padri di Scheut, i Missionari di Marian Hill, e la Società di San Patrizio.

Con gratitudine va pure fatta memoria del grande impegno profuso in Africa dai Francescani, dai Domenicani, dai Benedettini e dai Gesuiti; ad essi si aggiunsero successivamente i Lazzaristi, i Redentoristi, i Salesiani e i Pallottini. Anche i Fratelli delle Scuole Cristiane non mancarono di portare il loro fattivo contributo all'educazione di intere generazioni di africani.

Ma la principale novità dell'impresa evangelizzatrice nel Continente africano è stata sicuramente la parte rilevantissima svolta dalle Congregazioni femminili. Al riguardo va ricordata innanzitutto la Congregazione delle Sorelle di S. Giuseppe di Cluny, presente in Senegal sotto la guida della Beata Anna Maria Javouhey, fin dall'inizio dell'Ottocento. Successivamente si distinsero le Suore Bianche, le Comboniane, le Suore di Marian Hill, le Missionarie benedettine, le Suore del Preziosissimo Sangue e quelle della Consolata, - per non ricordarne che alcune - le quali disseminarono nel Continente eloquenti testimonianze di santità, di generosità e di fecondità evangelica.

E' soprattutto allo straordinario impegno degli Istituti religiosi che la Chiesa in Africa resta debitrice. L'azione organizzata e corale delle Congregazioni non deve tuttavia far dimenticare le singole personalità di missionari che si sono distinti nell'annuncio del Vangelo: così il padre Gonçalo da Silveira, martire della fede già nel secolo XVI; il catechista malawi Kasian Gama de Lituhi; il medico Adriano Altman; il beato Giuseppe Gerard del Lesotho; il vescovo Hirth ed il suo successore Enrico Streicher; San Giustino de Jacobis: Charles De Foucauld; la Serva di Dio Edel Quinn e le Beate Clementina Anuarite, la malgascia Vittoria Rasoamanarivo, la sudanese Giuseppina Bakhita, oltre ad Isidoro Bakanja, che ho avuto la gioia di proclamare Beato proprio nel corso di quest'Assise sinodale.

Tra le grandi figure ora evocate spiccano, accanto a missionari e missionarie venuti da fuori, figli generosi della stessa Terra africana, nei quali non è possibile non ammirare la fecondità delle vostre giovani Chiese. Di tale fecondità sono testimonianza anche i nuovi Istituti religiosi, che vanno nascendo nello stesso Continente africano.


6. Se noi, cari Fratelli, abbiamo potuto incontrarci a Roma, durante il mese appena trascorso, per celebrare il Sinodo africano, lo dobbiamo a quella grande epopea missionaria, di cui il vostro Continente, specialmente nello spazio dei due ultimi secoli, è stato teatro. Oggi, grati alla divina Provvidenza, desideriamo richiamare alla mente tutti coloro che, per mezzo del ministero della parola, dell'amministrazione dei sacramenti, con la fatica di tutta la vita e a volte anche con il sangue del martirio, hanno contribuito alla "implantatio" ed allo sviluppo della Chiesa in Africa. Il seme da loro sparso ha recato frutti abbondanti: voi stessi ne siete un'eloquente testimonianza, voi miei Fratelli nell'Episcopato, figli dei popoli africani, con i vostri Sacerdoti, che portate ormai sulle vostre spalle gran parte della fatica dell'evangelizzazione. Ne sono testimonianza anche le numerose vocazioni religiose entrate a dare man forte alle Congregazioni missionarie o confluite in nuovi Istituti sorti in Terra d'Africa, quasi a prendere nelle proprie mani la fiaccola della totale consacrazione al servizio di Dio e del Vangelo.

Con quale commozione il Papa Paolo VI canonizzo, durante il Concilio, i Martiri ugandesi. Tutti erano africani; e va aggiunto che nel loro gruppo si trovarono non soltanto figli della Chiesa Cattolica, ma anche della Comunione Anglicana. Altre cause stanno maturando. La Chiesa in Africa deve provvedere a redigere il suo proprio Martirologio, aggiungendo alle magnifiche figure dei primi secoli, come Cipriano, Atanasio, Agostino, i martiri e i santi degli ultimi tempi.

Nella Chiesa, infatti, è viva la vocazione alla santità, e la santità dei figli e delle figlie della Chiesa conferma la santità della Chiesa stessa: è stato ciò che ha messo in rilievo con tanta forza il Concilio Vaticano II, nella Costituzione "Lumen gentium". Crediamo in una Chiesa che è "santa". Proprio questa è la Chiesa di Cristo, la Chiesa cattolica e apostolica. In questa Chiesa viviamo il mistero della Comunione dei Santi, ed attendiamo la risurrezione dei corpi e la vita eterna in Dio.


7. "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).

Presso le reliquie di san Pietro si leva oggi fervida la preghiera, affinché i frutti del Sinodo della Chiesa che è in Africa permangano e si moltiplichino. Ancora chiederemo questo a Dio nei diversi luoghi del Continente africano nei quali si svolgeranno le celebrazioni conclusive di questo Sinodo.

Godremo la gioia del Popolo di Dio, che porta tanta freschezza di vita in ogni celebrazione liturgica. Questo Popolo di Dio ha anche manifestato singolare iniziativa e tanta creatività nelle varie tappe della preparazione del Sinodo.

Gioisca ora dei suoi frutti ed intraprenda, insieme ai suoi Pastori, il compito di incarnare nella vita le risoluzioni sinodali.

Africa, l'eterno Padre ti ama, ti ama Cristo! Rimani in questo amore!

Data: 1994-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1994





Le parole del Santo Padre trasmesse al termine della concelebrazione eucaristica - Policlinico Gemelli, Roma

Titolo: Le lacrime della Madonna a Siracusa segno di speranza per l'Africa, per l'Italia, per l'Europa, per il Terzo Millennio

"Rimanete nel mio amore... Amatevi gli uni gli altri" (Jn 15,9 Jn 15,16).

Venerati Fratelli nell'Episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle, l'invito di Cristo a camminare uniti nel suo nome è risuonato, si può dire, incessantemente durante i lavori del Sinodo. Ora i frutti di questi giorni provvidenziali di riflessione e di dialogo sono stati offerti al Signore nel corso della celebrazione eucaristica che sta per concludersi.

Questa fase dell'Assemblea Sinodale per l'Africa, a lungo attesa e preparata, non ha mai cessato di apparire come un dono. Tanto più ora, che è terminata, essa si presenta così: un dono di Dio alla sua Chiesa. Considero una speciale grazia l'aver potuto parteciparvi di persona, dapprima direttamente e poi da questa camera di ospedale, da dove ho continuato a seguirne i lavori giorno per giorno. Ho preso così visione delle importanti proposte emerse riguardo alla missione evangelizzatrice della Chiesa in Africa, alle soglie del Terzo Millennio cristiano.

Desidero, in questo momento, unirmi spiritualmente a voi che siete raccolti in preghiera nella Basilica Vaticana. Saluto i tre Presidenti Delegati dell'Assemblea Sinodale, i Signori Cardinali Arinze, Tumi e Tzadua; il Relatore Generale, il Signor Cardinale Thiandoum; il Segretario Generale, Monsignor Schotte. Saluto tutti quanti hanno preso parte ai lavori in rappresentanza delle care Chiese africane, come pure i delegati fraterni delle altre Chiese e Confessioni cristiane. A tutti rivolgo il mio pensiero riconoscente per l'impegno con cui hanno vissuto queste giornate veramente provvidenziali.

Vi parlo da questa camera d'ospedale, e devo dire che era tanto necessaria questa sosta di dolore. Era tanto necessaria in previsione della visita in Sicilia, a Catania e a Siracusa, dove Maria piangeva. Non piangeva per la prima volta già un secolo fa? Questo pianto di Maria ci ricorda il Santuario di La Salette nelle montagne francesi. E di nuovo doveva piangere nel nostro secolo, dopo la seconda guerra mondiale.

Piangeva. Appartiene al genio della donna anche il piangere. Sappiamo bene quanto ha fatto quel pianto nella vita di Sant'Agostino e di tanti altri. Il piangere della donna e il piangere della Madonna sono un segno di speranza.

Era tanto necessario questo segno alla fine del Sinodo africano. E' tanto necessario quel pianto, quel piangere della Madonna durante il periodo che abbiamo scelto come grande preghiera per l'Italia. E' importante questo piangere della Madonna per l'Europa, per la nostra preparazione alle soglie del Terzo Millennio cristiano. Questo piangere che porta frutti provvidenziali.

Da questa camera d'ospedale mi è più facile, in certo modo, affidare tutto al Signore, mettere nelle sue mani ogni problematica, ogni iniziativa pastorale, le gioie, le angosce e le speranze del grande Continente africano. E mi è più facile fare tutto questo con le lacrime della Vergine. Sono tanto dovute, tanto provvidenziali, ci portano tanta speranza. Attraverso queste lacrime Maria Santissima ci ottenga che il buon seme sparso con abbondanza nella fase preparatoria del Sinodo e coltivato con cura nel corso di questo mese di incontri quotidiani, possa portare frutti, frutti abbondanti, frutti di fede, di speranza e di amore per il Continente africano, per l'intera umanità.

Vorrei ricordare: andate e portate all'Africa la pace e la gioia di Cristo Risorto. Recate a quanti incontrerete rientrando in patria l'Apostolica Benedizione del Papa, ma soprattutto la benedizione di Dio, che è nostro Creatore, e Padre, di Cristo risorto, che si manifesta padrone della storia, Signore dei secoli futuri. Recate a quanti incontrerete questa benedizione, questa promessa, questa speranza, attraverso il misterioso fenomeno delle lacrime, del pianto della Vergine, attraverso quel pianto, quelle lacrime, che sono suprema espressione della gioia pasquale.

Amen.

Data: 1994-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1994





Regina Coeli: Giovanni Paolo II ricorda la Giornata "della Mamma" - Roma

Titolo: "Io ricordo la mia che non vive più, ma che vive, vive in me"

Fratelli e sorelle,


1. Si è appena conclusa l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi.

Il Continente africano durante questo mese è stato al centro dell'attenzione ecclesiale con le sue ricche potenzialità, ma anche con i suoi non pochi problemi.

Le tragiche notizie provenienti dal Rwanda hanno rattristato gli inizi dei lavori e, purtroppo, non si intravede ancora una vera schiarita di pace. Vorrei quest'oggi rinnovare ancora una volta il mio appello: si depongano gli odi e le armi che già tanto sangue hanno fatto scorrere in quella regione martoriata. Si depongano subito, in nome di Dio! Il Rwanda e l'Africa hanno bisogno della pace.

Cristo "è la nostra pace" (Ep 2,14).

Una grande sfida interpella pertanto i credenti all'avvicinarsi del terzo millennio della fede: essi sono chiamati a un nuovo slancio di evangelizzazione e ad un più generoso sforzo per la promozione umana nella concordia e nella pace. Il Redentore bussa alle porte dell'Africa! Africa accoglilo; lascialo camminare in tutti i sentieri, della tua cultura, nella vita dei tuoi antichi popoli. Egli, che ben conosce il cuore dell'uomo, sa quali sono le strade dello sviluppo integrale, dell'autentica libertà e del sicuro rispetto della dignità umana.


2. Quest'auspicio di pace affido a Maria, come pure a Lei affido i frutti dei lavori sinodali, spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine nel suo Santuario di Pompei, dove proprio in quest'ora una grande folla si stringe intorno alla sua venerata Immagine, e le rivolge l'ardente Supplica sgorgata dal cuore del Beato Bartolo Longo. Benedico con affetto i fedeli là raccolti e quanti sono collegati mediante la radio e la televisione co Santuario della Vergine del Santo Rosario per rendere omaggio alla Madonna.

Tu, Maria, accogli gli accenti devoti che ti dicono l'amore dei tuoi figli ed insieme ti presentano le ansie, le preoccupazioni, le lacrime di tutta l'umanità.

Questa tradizionale supplica ben s'inserisce nella "grande preghiera per l'Italia", che a Te sale come preghiera delle famiglie e per le famiglie, in quest'anno ad esse dedicato.

Il tuo invito alla contemplazione, attraverso la forma semplice e profonda del Santo Rosario, giunga ad ogni famiglia d'Italia e del mondo intero.


3. Carissimi fratelli e sorelle, rinnovo il mio grazie a quanti mi stanno spiritualmente accompagnando nella mia ripresa fisica. Essa procede gradualmente con l'aiuto di Dio e con l'esperta e premurosa opera dei medici curanti, delle Suore e del personale infermieristico. A ciascuno va l'espressione del mio sincero apprezzamento e della mia più viva gratitudine.

Su tutti invoco, per intercessione della Vergine Santissima, l'abbondanza delle grazie divine.

(Al termine del "Regina Coeli" il Santo Padre si è così rivolto ai fedeli:) Rivolgo il mio affettuoso saluto ai partecipanti alla tradizionale "Maratona di primavera", promossa dalla Associazione Genitori Scuole Cattoliche.

Carissimi, possa questa manifestazione far crescere la vostra amicizia ed offrire un ulteriore contributo alla causa della scuola cattolica, che tanto sta a cuore alla Chiesa.

Tutti vi benedico cordialmente.

(In polacco:) Saluto tutti i polacchi presenti a Roma in piazza San Pietro. Oggi siamo tutti uniti con Cracovia dove secondo una tradizione secolare si celebra San Stanislao con una grande processione che porta le reliquie del Santo da Wawel a Skalka. Questa processione non ha solo un grande significato storico, ma esprime anche la forza morale della nostra storia, antica e moderna. Anche quella attuale.

Non si può considerarla solo una tradizione degli anni passati. Conoscendo questa forza i re polacchi dopo la loro incoronazione si sono sempre recati a Skalka, nel luogo sacro del martirio di San Stanislao, per poi portare la Nazione ad essere una grande Nazione. Anche oggi cerchiamo di non dimenticarlo affinché - come dice lo scrittore contemporaneo, del Novecento, Stefan Z\eromski - i nostri cuori, i cuori polacchi non si lascino indebolire, non si assopiscano sotto il guscio della viltà.

San Stanislao è stato sempre - come ricordava il grande Primate del Millennio - il patrono dell'ordine morale nella nostra Patria. E questo ordine morale costituisce il fondamento di ogni ordine.

Saluto cordialmente coloro che oggi sono a Skalka: il Primate, il Metropolita di Cracovia, i Cardinali, i nostri Vescovi e gli ospiti, e tutti i fedeli che partecipano a quella processione, che io stesso ho guidato tante volte e che è rimasta per sempre nel mio cuore.

(Infine Giovanni Paolo II ha affidato tutte le madri alla protezione della Madonna, nel giorno della festa della mamma:) Oggi abbiamo la "Giornata delle mamme", o piuttosto "della mamma", di ogni mamma nella sua individualità irripetibile, nel suo genio speciale: genio della donna, genio della mamma. E ciascuno di noi oggi ricorda la mamma che è sua.

Sono tante quelle che vivono, ma vi sono anche quelle che non vivono più. io ricordo la mia che non vive più, ma che vive, vive in me. E per tutte le mamme è la nostra preghiera, il nostro affetto cordiale, il nostro augurio: che trovino consolazione nel frutto della loro maternità, e siano benedette dal Signore, che si sentano benedette e amate da tutti. All'unica Mamma, Madre delle madri, affido tutte le mamme italiane e del mondo intero.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1994





Giovanni Paolo II guida la preghiera del "Regina Caeli" e rinnova ancora la sua vicinanza al Rwanda - Policlinico Gemelli, Roma

Titolo: Rwanda: un popolo in agonia

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Si celebra oggi in tante parti del mondo la festa dell'Ascensione di Gesù al cielo. Cristo torna alla gloria che gli appartiene da sempre, quale Figlio di Dio consostanziale al Padre. Ma vi torna con la natura umana assunta da Maria, portando con sé i segni gloriosi della passione. Sale infatti al Padre come redentore dell'uomo, per farci dono dello Spirito che dà la vita.

L'Ascensione è pertanto un grande messaggio di speranza. L'uomo del nostro tempo, che, nonostante le conquiste tecniche e scientifiche di cui va giustamente fiero, rischia di smarrire il senso ultimo dell'esistenza, trova in questo mistero l'indicazione del suo destino. L'umanità glorificata di Cristo è anche la nostra umanità: nella sua persona Gesù ha legato per sempre Dio alla storia dell'uomo e l'uomo al cuore del Padre celeste.


2. "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). così assicura il Signore e questa sua promessa dà vigore all'impegno apostolico dei cristiani. Dopo duemila anni di storia la Chiesa si sente anche oggi giovane; desidera portare al mondo, con l'entusiasmo della prima ora, l'annuncio dell'amore di Dio. Quale spettacolo di giovinezza la Chiesa ha offerto nella recente Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi! Il Risorto è all'opera anche oltre i confini visibili della Chiesa, dovunque ci sono uomini docili alle sue ispirazioni. Viene spontaneo, ad esempio, lodare il Signore per il grande evento di pace e di solidarietà realizzatosi proprio in questi giorni nel Sud Africa. Dopo secoli di contrasti e di odio, mentre il mondo in diverse parti continua purtroppo ad essere umiliato da guerre assurde e fratricide, si è levata un'alba di speranza. Voglia Dio consolidarla ed estenderla ai popoli di ogni Continente.


3. Sento il dovere di evocare, oggi ancora, le violenze di cui sono vittime le popolazioni del Rwanda. Si tratta di un vero e proprio genocidio, di cui purtroppo sono responsabili anche dei cattolici. Giorno per giorno sono vicino a questo popolo in agonia e vorrei nuovamente richiamare la coscienza di tutti quelli che pianificano questi massacri e li eseguono. Essi stanno portando il paese verso l'abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue! Dio attende da tutti i Rwandesi, con l'aiuto dei paesi amici, un risveglio morale: il coraggio del perdono e della fratellanza.


4. Per tutto questo pregano le Claustrali che da venerdi scorso, 13 maggio, risiedono nel Monastero "Mater Ecclesiae", situato all'ombra della Cupola di San Pietro. Saluto con affetto queste nostre Sorelle, mentre affido alla loro orante e silenziosa missione le intenzioni del mio ministero a servizio dell'intero Popolo di Dio.

La Vergine Santa conceda anche a noi di avere lo sguardo costantemente rivolto al Cielo, e di testimoniare con la gioia della vita il mistero dell'Ascensione. Ci renda così docili strumenti dello Spirito di Dio, perché il nostro annuncio della Parola che salva arrivi a toccare profondamente i cuori, diventando per tutti sorgente di pace.

(In francese:) Il mio coure si rivolge oggi al Belgio dove sarei dovuto essere per la beatificazione di Padre Damiano de Veuster. So che i belgi avevano preparato la mia visita pastorale con ardore e che la mia assenza ha provocato una grande delusione. Anche per me, anche per me. Ma voglio dire loro, dall'ospedale, che sono sempre loro vicino con il pensiero e la preghiera. Mi auguro che la vita e l'opera di Damiano, l'apostolo dei lebbrosi, sia un esempio e un richiamo per tutti i Belgi, affinché restino vigilanti nella preghiera e nel servizio ai loro fratelli, in particolare, ai più poveri e ai più deboli. Attendendo che possa aver luogo il nostro incontro, mando un saluto molto cordiale a tutti i miei fratelli del Belgio e, con fervore grande, invio la Benedizione Apostolica, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

(Infine Giovanni Paolo II si è così congedato dai fedeli riuniti:) E alla fine saluto tutti i partecipanti a questo Regina Caeli durante il periodo in cui la Chiesa, radunata intorno a Maria come gli Apostoli, si prepara a ricevere lo Spirito Santo nella domenica della Pentecoste.

Allora, arrivederci a domenica prossima.

Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1994-05-15 Data estesa: Domenica 15 Maggio 1994



Lettera del Papa al Cardinale Biffi per l'VIII centenario della fondazione del Santuario della Beata Vergine di San Luca - Policlinico Gemelli, Roma

Titolo: La "peregrinatio" della sacra icona infonda negli animi maggiore slancio nella testimonianza evangelica

Al Venerato Fratello Cardinale Giacomo Biffi Arcivescovo di Bologna L'Arcidiocesi di Bologna si appresta a celebrare, dal prossimo mese di giugno fino a tutto il 1999, l'ottavo centenario della fondazione del Santuario dedicato alla Beata Vergine di San Luca.

Ho preso conoscenza con soddisfazione di tale iniziativa, che richiama al mio animo la visita pastorale da me compiuta costi il 18 aprile del 1982, quando ebbi la gioia di venerare l'antica immagine della Madonna di San Luca, Patrona principale della Città. Dal suggestivo Colle della Guardia Ella non ha cessato nel corso di questi secoli di esercitare una speciale protezione su Bologna, quale "Praesidium et decus civitatis", intrecciando in maniera mirabile i suoi materni interventi con la storia della Città.

Quasi a visualizzare il comune e radicato convincimento dei Bolognesi circa il profondo rapporto della loro Città con la Vergine Santissima, si inerpica sul Colle lo storico porticato, mirabile edificio architettonico, che collega Bologna con il Santuario mariano. In questi otto secoli la fede dell'intera popolazione, specialmente dei piccoli e degli umili, è stata alimentata dal ricorso fiducioso alla Vergine Maria, ai cui piedi i Bolognesi si recano in devoto pellegrinaggio, o le cui visite periodiche essi accolgono con sempre rinnovato entusiasmo. Fin dal 1433, ogni anno, prima della solennità dell'Ascensione, tutto il popolo di Dio fa festa attorno alla icona della Vergine, accompagnandola solennemente nella Cattedrale di San Petronio e poi devotamente scortandola nel rientro al suo Santuario.

In occasione delle celebrazioni giubilari, la venerata immagine sarà portata in pellegrinaggio nelle parrocchie della Città e dell'intera Arcidiocesi, affinché tutti possano avere l'opportunità di esprimere i propri sentimenti di amore e di devozione alla Madre di Gesù Cristo. Ella percorrerà le strade di codesta eletta porzione della Chiesa, recando i doni divini della sempre necessaria conversione e della rinascita spirituale e mostrando la via della salvezza, come indica appunto il nome e il gesto della "Odigitria".

In questi anni, in cui la Chiesa si prepara al grande Giubileo del Duemila accrescendo il proprio impegno nella "nuova evangelizzazione", la "peregrinatio" della sacra icona in tutte le comunità cristiane farà certamente sentire la presenza materna di Maria e la necessità di invocarla, perché, quale Stella luminosa della Chiesa, risplenda sul cammino di quanti sono impegnati nell'annuncio del Vangelo e infonda nei loro animi sempre maggiore slancio nella testimonianza evangelica.

Esprimo l'augurio che in questo centenario risuoni ancora una volta tra il popolo cristiano l'invito rivolto da Maria ai servi in Cana di Galilea: "Fate tutto quello che Egli vi dirà" (Jn 2,5); ed Ella stessa diventi per ognuno, secondo le parole di San Bernardo, "la via regia per la quale Dio è venuto a noi e per la quale noi possiamo ora andare verso di Lui" (Discorso 1, avv. 5).

Imploro il Signore, datore di ogni bene, perché ogni sforzo, inteso a promuovere l'urgente opera della "nuova evangelizzazione", sia coronato da frutti spirituali di un profondo rinnovamento interiore nella luce dello Spirito Santo.

Assicuro, inoltre, una speciale preghiera affinché le missioni che saranno predicate al popolo in ogni Parrocchia e il Congresso Eucaristico del 1997 trovino nella Visita della Madonna una tappa importante per la crescita della fede e dell'impegno missionario. Maria parli al cuore di ogni fedele; parli in particolare ai giovani, facendo loro sentire la bellezza della vocazione cristiana, la gioia dell'adesione generosa a Cristo, il fervore dell'amore alla Chiesa, sposa di Cristo.

Benedica Maria tutte le famiglie, soprattutto quelle provate dal dolore a causa della malattia, dei lutti e della emarginazione sociale; risvegli nei cuori la volontà di ascoltare la voce recondita di Dio; porti giorni di pace, di solidarietà e di giustizia; invochi per tutti pienezza di vita e di gioia nel Cristo risorto.

Dio onnipotente, per intercessione della Beata Vergine Maria, conceda la sua continua assistenza a Lei, Signor Cardinale, ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose che promuovono l'animazione cristiana e all'intero popolo di Dio che si unirà alle manifestazioni giubilari.

Quale pegno di tali auspici, a tutti imparto di gran cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Policlinico Gemelli, 15 maggio 1994

Data: 1994-05-15 Data estesa: Domenica 15 Maggio 1994





Lettera al Cardinale Gonzalez Martin - Città del Vaticano

Titolo: Per il V centenario del trattato di Tordesillas

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Gonzalez Martin Arcivescovo di Toledo Quando il papa Alessandro VI sottoscrisse, il 4 maggio del 1493, la bolla dal titolo "Inter cetera", dette un particolare impulso alla attività missionaria tra le popolazioni del nuovo mondo e propose la suddivisione dei confini delle terre scoperte da Cristoforo Colombo. così il Nostro Predecessore intese porre pace tra i Regni di Castiglia e di Lusitania, ed il 7 giugno dell'anno seguente essi stipularono un accordo nella città spagnola di Tordesillas, dalla quale anch'esso comunemente prende il nome.

Tra breve dunque si celebrerà il cinquecentesimo anniversario di quell'avvenimento così importante per il mondo intero e per la Chiesa. Noi, Cui è stata affidata la cura di tutto il gregge del Signore, vogliamo in qualche modo partecipare a questo anniversario, in un momento in cui intraprendiamo e portiamo a compimento una nuova evangelizzazione degli uomini di tutto il mondo.

Lei, Venerato Fratello Nostro, che guida per le vie del Vangelo la comunità ecclesiale di Toledo ci ha chiesto, insieme con il Venerato Fratello José Delicado Baeza, Arcivescovo di Valladolid, che venga nominato un sacro Presule a rappresentare la Nostra Persona, per presenziare a Nome Nostro ai riti ed alle celebrazioni collegate a questo evento tanto importante. Affinché dunque non abbia a mancare da parte Nostra alcun segno di questo Nostro favore e gioia comune, vogliamo che Lei stesso, Venerato Fratello Nostro, in virtù di questa lettera sia ufficialmente investito del grave incarico di Nostro Inviato Speciale per onorare la ricorrenza anniversaria del trattato firmato cinquecento anni fa a Tordesillas.

Pertanto, il 7 giugno prossimo, Lei rivolgerà ai presenti ed ai partecipanti tutti a questa ricorrenza un messaggio da parte Nostra, esortando, secondo le Nostre intenzioni, a perseguire con rinnovato vigore l'opera necessaria della evangelizzazione; rinfrancherà il popolo cattolico portando ad esso il Nostro paterno ringraziamento, ed impartirà la Benedizione Apostolica ai Presuli, a tutto il clero e a quanti celebrano questo giorno tanto fausto. Affidandole questo incarico con animo fiducioso, testimoniandole la Nostra benevolenza per i compiti da lei già svolti in modo efficace, La salutiamo di cuore.

Dal Vaticano, 15 maggio 1994, XVI anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino)

Data: 1994-05-15 Data estesa: Domenica 15 Maggio 1994





Lettera al Cardinal Giuseppe Caprio - Città del Vaticano

Titolo: Per la Consulta primaverile dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Signor Cardinale, L'incontro della Consulta primaverile dell'Ordine Equestre, di Cui Lei è il Gran Maestro, mi offre la felice occasione per rivolgere a Lei, a Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ai Membri del Gran Magistero e ai Luogotenenti convenuti a Roma, il mio più cordiale saluto.

E ben nota la missione secolare dei Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme: essi, presenti in tante Nazioni, operano attivamente a favore delle comunità cristiane palestinesi, promuovendo quei valori sempre attuali che ispirano codesta benemerita istituzione. La loro premurosa cura verso la Chiesa, presente nei Luoghi che hanno visto il passaggio del Redentore, costituisce un vanto non solo per l'Ordine del Santo Sepolcro, ma anche per l'intera comunità cristiana. La loro pluriforme attività ha favorito e tuttora contribuisce non poco alla difesa e alla promozione della pace e della civile convivenza tra popoli diversi, chiamati a vivere fianco a fianco proprio là dove il Verbo incarnato è vissuto, è morto ed è risorto per la salvezza dell'intera umanità.

Tale impegno trova la sua più genuina ispirazione nel tesoro di spiritualità che anima ognuno, avendo quale vero esempio e unico Maestro il Signore Gesù, "il quale passo beneficando e sanando tutti " (Ac 10,38). Incoraggio ognuno a proseguire in questa via del bene, con la generosità e lo slancio che contraddistinguono l'attività dei Cavalieri del Santo Sepolcro, specialmente in questi anni che ci preparano al grande Giubileo del Duemila.

Maria, la Vergine di Nazareth, sostenga ogni genuino sforzo a favore di quanti abitano nella terra che la vide Madre del Redentore.

Fiducioso che a questi voti risponderà, con l'aiuto di Dio, l'operosa milizia di ognuno, a tutti di cuore imparto una speciale Benedizione Apostolica.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-05-17 Data estesa: Martedi 17 Maggio 1994





Messaggio di Giovanni Paolo II ai Polacchi riuniti per le celebrazioni del 50° della battaglia - Città del Vaticano

Titolo: Di fronte alla storia la Polonia salva il futuro dell'Europa cristiana

(Messaggio preparato dal Santo Padre e letto da Mons. Szczepan Wesoly:)


GPII 1994 Insegnamenti - Recita del Regina Caeli, dal Policlinico "Gemelli" - Roma