GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: al Capitolo Generale degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini d'Asti) - Sala dei Papi, Città del Vaticano (Roma)

Udienza: al Capitolo Generale degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini d'Asti) - Sala dei Papi, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovato slancio nella linea della nuova evangelizzazione

Carissimi Padri "Oblati di San Giuseppe"!


1. Ricordo con gioia la sosta nella vostra Casa Madre in Asti, nel corso della visita pastorale alla diocesi Astigiana lo scorso 25 settembre. Ho avuto allora l'opportunità di pregare presso la tomba di Monsignor Giuseppe Marello, che il giorno dopo io stesso ho dichiarato "Beato" nel corso di una solenne celebrazione liturgica, nella storica Piazza del "Palio".

Quell'incontro mi è rimasto ben impresso nel cuore e, con gli stessi sentimenti di affetto e di riconoscenza, sono lieto quest'oggi di porgere il mio cordiale saluto a tutti. Saluto il vostro Superiore Generale e lo ringrazio per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a nome vostro. Saluto i membri del Capitolo e, per loro tramite, tutti gli Oblati di San Giuseppe, che continuano generosamente la meritoria azione apostolica intrapresa dal loro Padre Fondatore, in piena fedeltà, come lui, al Vicario di Cristo e alla Sede Apostolica.


2. Abbiamo bisogno di Santi! Hanno bisogno di Santi la Chiesa e la società, oggi come nel secolo scorso quando visse il vostro Fondatore. Il Beato Marello fu animato costantemente da un'intima preoccupazione: seguire fedelmente Cristo. Suo impegno quotidiano fu quello di propagare la verità evangelica e formare cristiani coerenti e coraggiosi. Missione questa fra i poveri ed i giovani, che la Congregazione da lui istituita intende proseguire ai nostri giorni con pari entusiasmo. Da questo Capitolo Generale, infatti, non vi attendete forse un rinnovato slancio nella linea della nuova evangelizzazione? Cari Oblati di San Giuseppe, abbiate sempre dinanzi agli occhi l'esempio del vostro Beato Fondatore! Egli, che tanto confido nel costante intervento della Provvidenza divina e nel patrocinio del Custode del Redentore vi sta dinanzi con la forza trascinatrice della sua dedizione. Siate interamente consacrati al servizio della Chiesa, decisi come lui ad offrire la vita per essa e per il bene delle anime.


3. La breve ma intensa esistenza del Vescovo Marello mette bene in luce quali ne siano stati gli orientamenti di fondo. Tre impegni la caratterizzano: dedizione nel ministero della Confessione e della direzione spirituale, sollecitudine per la catechesi, cura degli anziani e degli infermi.

Come guida d'anime in Seminario e in Duomo, e Canonico della Cattedrale, era diventato un punto di riferimento per l'intera Città di Asti, proprio mediante l'assidua presenza al confessionale.

Volle poi che gli Oblati si dedicassero principalmente alla catechesi in aiuto dei parroci; tanto che si potrebbe dire che le preoccupazioni principali del suo episcopato siano state proprio l'istruzione nella fede e l'evangelizzazione profonda e capillare, al fine di educare le coscienze cristiane ad essere autentiche, pronte e ferme nell'affrontare e superare le molteplici insidie ideologiche dell'epoca. Indisse a tal fine la "Crociata della Catechesi", e su tale argomento indirizzo nel 1894 al Clero e ai fedeli una Lettera pastorale, tuttora valida e preziosa. La modernità del suo ministero e della sua parola si univa alla perfetta ortodossia della dottrina, espressa con coraggio ed apertura di spirito. così diceva: "La società non sarà salva se non avvicinandosi a quei tesori di sapienza e di vita che si racchiudono nella dottrina del catechismo, che è voce di colui che insegna con potestà ed autorità sovrana e solo ha parole di vita eterna".

Carissimi fratelli! Prendete a cuore, come lui, l'impegno della catechesi, specialmente nei confronti dei giovani. Sia salda la vostra adesione alla vera dottrina, sia costante l'ansia di spezzare il pane della verità cristiana alla gioventù negli oratori, nelle scuole, nelle parrocchie. Ed inoltre, lo stesso amore del vostro fondatore per i sofferenti, per gli anziani ed i malati, la sua affabilità e cordialità, la sua profonda sensibilità siano anche le qualità della vostra quotidiana esistenza e lo sforzo della vostra Famiglia religiosa, sull'esempio e con la celeste protezione di San Giuseppe, al quale egli volle consacrarvi.


4. Quando venne nominato Vescovo di Acqui, Mons. Marello disegno il suo stemma: sopra un mare in tempesta si staglia il monogramma di Maria e la scritta: "Iter para tutum".

Alla fiducia sempre viva verso il padre putativo di Gesù, egli univa una profonda e filiale devozione alla Vergine Madre, confidando nella sua materna protezione. Il celebre teologo domenicano Padre Garrigou-Lagrange scrisse di lui: "Questo Fondatore degli Oblati di San Giuseppe fu un figlio prediletto della Santissima Vergine. Si vede avverarsi nella sua vita quello che dice San Luigi Grignon de Montfort sulla condotta di Maria a riguardo dei predestinati. Ella li ama, li guida, li protegge e difende, ed intercede efficacemente in loro favore...".

Carissimi fratelli, guardate a Maria, Stella della evangelizzazione! Figlio devoto della Madre del Redentore, il Beato Marello continua ad indicare ancor oggi ai suoi figli spirituali il cammino da seguire, il cammino dell'umile e confidente abbandono nelle mani di Dio per essere strumenti di autentico rinnovamento nella Chiesa e nella società, a cominciare dalle famiglie.

In occasione di questo Capitolo Generale, che segna una tappa importante nell'esistenza dell'Istituto, io vi esorto ad affidare voi stessi ed i vostri progetti apostolici alla Madre celeste, come sempre fece il Beato vostro Fondatore. Sia Maria ad accompagnarvi per le strade dei molteplici impegni apostolici e a guidarvi verso la santità.

Accompagno questi voti con la mia preghiera, mentre di cuore vi imparto l'Apostolica Benedizione, estendendola volentieri a tutta la vostra Famiglia religiosa.

Data: 1994-02-03 Data estesa: Giovedi 3 Febbraio 1994





Visita "ad limina": ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Honduras - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una consolidata democrazia favorisce la pace e l'armonia per una famiglia fondata sulla dignità e sui diritti dell'uomo

Amatissimi fratelli nell'Episcopato,


1. Vi saluto con affetto nel Signore e vi do il mio più cordiale benvenuto a questo incontro con il quale culmina la vostra visita "ad limina Apostolorum", che rinnova la gioia e l'impegno di unità ecclesiale tra i Pastori, il clero e i fedeli della Chiesa in Honduras e il Successore di Pietro. Con le parole di San Paolo, vi auguro "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2). Mi riempie di gioia poter condividere, ancora una volta, in spirito di autentica fraternità, la sollecitudine pastorale per la vita, le speranze, le difficoltà delle vostre rispettive diocesi, il che mi consente anche di compiere il mandato ricevuto dal Signore di confermare nella fede i miei fratelli (cfr. Lc 22,32).

Ringrazio vivamente Mons. Raul Corriveau, Vescovo di Choluteca e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cortesi parole che mi ha rivolto come espressione del sentimento di tutti i suoi Fratelli nell'Episcopato, e con le quali ha voluto sottolineare la profonda comunione con la Sede Apostolica che anima il vostro generoso e abnegato ministero.


2. Dopo aver esaminato i rapporti quinquennali e i colloqui che abbiamo avuto, sono lieto di rilevare che una delle vostre principali preoccupazioni pastorali è il consolidamento e il rafforzamento dell'istituzione familiare nel vostro amato Paese. Che fonte di speranza constatare come tutta la Chiesa che peregrina in Honduras desideri ardentemente, insieme a voi, suoi legittimi Pastori, rafforzare le strutture della famiglia! Conosco le specifiche difficoltà che dovete affrontare in questo pressante apostolato, ma so che siete fermamente convinti che "La famiglia, quale fondamentale e insostituibile comunità educante, è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità. Fondata sull'amore e aperta al dono della vita, la famiglia porta in sé il futuro stesso della società; suo compito specialissimo è di contribuire efficacemente ad un avvenire di pace" (Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 1.1.1994, n. 2).

Nell'Assemblea Nazionale di Pastorale, che avete celebrato lo scorso mese di novembre, e alla quale hanno partecipato laici qualificati così come delegati dei sacerdoti, religiosi e religiose, avete analizzato la realtà della famiglia in Honduras, constatando con preoccupazione, ancora una volta, l'alta percentuale di unioni libere e instabili, che causano gravi carenze di struttura familiare e sono alla base di situazioni irregolari e di frequenti fenomeni di disgregazione; a tutto ciò si aggiunge l'incidenza di funeste campagne contro la natalità, in contrasto con le esigenze di un'autentica e responsabile paternità (cfr. GS 50-51), cosa che voi non avete mai cessato di denunciare con coraggio. Nonostante ciò, il vostro popolo conserva una religiosità profonda, segno di una purificata fede e amore verso Dio, di venerazione filiale verso la Santissima Vergine e di fedeltà alla Chiesa. Affinché le sue radici cristiane conservino tutto il loro vigore, vi incoraggio nel vostro impegno per portare a termine il piano nazionale di pastorale familiare, che avete elaborato per questo Anno della Famiglia, e che nel corso di una cerimonia solenne alla quale hanno partecipato le forze vive della vostra patria, avete offerto alla Vergine di Suyapa, vostra Patrona Celeste.


3. Sono convinto che tutto ciò che fate a favore della famiglia e della promozione dei suoi valori porterà ad un aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose, così necessarie per un futuro più promettente della Chiesa in Honduras. A questo proposito sono lieto di apprendere che il numero dei sacerdoti diocesani è in aumento, che il Seminario Maggiore Nazionale di Nostra Signora di Suyapa gode già del riconoscimento civile dei suoi studi e che avete già istituito sei Seminari Minori, nei quali avete riposto fondate speranze.

Sapete bene che la vocazione sacerdotale o religiosa nasce e si consolida generalmente in seno alla famiglia. D'altra parte l'esperienza ci mostra che quei focolari domestici in cui i coniugi sono impegnati in compiti apostolici sono terreno fertile perché il Signore chiami a seguirlo alcuni dei loro membri nella vita sacerdotale o religiosa. Incoraggiate quindi tutte le famiglie cristiane e specialmente quelle che militano nei movimenti apostolici affinché vivano intensamente e con gioia le virtù del focolare domestico e siano sempre aperte alla possibiltà che il Signore chiami al suo esclusivo servizio qualcuno dei suoi membri.


4. Uno dei fattori che incide in modo rilevante sulla concezione dei valori che l'istituzione familiare incarna è costituito, come ben sapete, dai mezzi di comunicazione sociale. In effetti, mediante essi si possono creare ingannevoli stereotipi sulla famiglia, presentando come desiderabile l'infedeltà coniugale, giustificando il crimine dell'aborto e diffondendo la mentalità favorevole al divorzio e la cultura edonistica della società dei consumi. Non risparmiate sforzi nella promozione e nell'appoggio dei "Mass-media", in particolare della radio che, tenendo conto delle reali condizioni del vostro Paese, è senza dubbio uno strumento molto idoneo all'evangelizzazione della famiglia, alla difesa della vita e che può diffondere i valori incarnati dalla Sacra Famiglia di Nazareth. Allo stesso tempo, la diffusione dei contenuti essenziali della dottrina cattolica, attraverso i mezzi di comunicazione, rapprenenterà un valido aiuto per contrastare l'azione proselitista delle sette e dei nuovi gruppi religiosi che, anche in Honduras, creano confusione fra i fedeli e attentano alla loro identità cattolica seminando divisione e incertezza.

So che avete appena vissuto una nuova tappa nel processo di consolidamento democratico del vostro amato Paese. Mentre chiedo a Dio di rafforzare i vincoli di solidarietà e di promuovere il progresso umano e spirituale di tutti gli amatissimi figli dell'Honduras, faccio voto affinché le sue autorità possano rispettare sempre più adeguatamente gli incalzanti obblighi a favore della famiglia. Permettemi di ricordare, in questa circostanza, le parole del mio recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: "Nucleo originario della società, la famiglia ha diritto a tutto il sostegno dello Stato per svolgere a pieno la propria peculiare missione. Le leggi statali, pertanto, devono essere orientate, a promuoverne il benessere, aiutandola a realizzare i compiti che le spettano. Di fronte alla tendenza oggi sempre più incalzante a legittimare, quali surrogati dell'unione coniugale, forme di unione che per la loro intrinseca natura o per la loro intenzionale transitorietà non possono in alcun modo esprimere il senso e assicurare il bene della famiglia, è dovere dello Stato incoraggiare e proteggere l'autentica istituzione familiare, rispettando nella naturale fisionomia i diritti innati ed inalienabili" (n. 5).

La pace e l'armonia nelle famiglie, che tutti desideriamo, devono avere radici ben salde nella dignità dell'uomo e dei suoi diritti. Non può esistere pace autentica se non esiste un impegno serio e deciso nell'applicazione della giustizia sociale. In questo compito, un ruolo fondamentale è svolto dalle persone investite dell'autorità pubblica. Come segnalavo nell'Enciclica Redemptor hominis "Il dovere fondamentale del potere è la sollecitudine per il bene comune della società" (RH 17). E' quindi necessario ravvivare i valori morali quali la solidarietà, la laboriosità, l'onestà nello svolgimento delle funzioni pubbliche, lo spirito di partecipazione; tutto ciò sarà la migliore garanzia per ottenere una maggiore coesione sociale tra gli abitanti dell'Honduras e un impegno più deciso nella ricerca attiva del bene comune.


5. Questo incontro di oggi, amati fratelli, mi offre l'opportunità di manifestare la mia soddisfazione perché in numerose occasioni avete fatto udire la vostra voce a favore dei più poveri e dei più indifesi.

Alla vostra missione di Pastori non è estraneo il vasto campo rappresentato dalla diffusione e dall'applicazione della dottrina sociale della Chiesa poiché ciò è: "parte essenziale del messaggio cristiano, e che tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore" (CA 5).

Per svolgere questo compito è particolarmente necessario il contributo di tutti gli agenti di pastorale, ma in modo speciale dei laici, i quali, come esigenza della loro vocazione cristiana, devono "permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5).

Il loro impegno apostolico deve anche condurre a una partecipazione più attiva alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa. In effetti, il Concilio Vaticano II ci ricorda che la liturgia è "il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Infatti le fatiche apostoliche sono ordinate acché tutti, diventati figli di Dio, mediante la fede e il battesimo, (...) partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore" (SC 10).

A questo proposito desidero rivolgere un saluto particolare e affettuoso ai delegati della Parola, che già hanno celebrato le "Nozze d'argento" della loro fondazione ad opera di Mons. Marcelo Gerin, Vescovo Emerito di Choluteca, che nonostante la sua delicata salute è ritornato in Honduras e continua ad animarli con la sua saggezza e con la sua testimonianza. Date le condizioni geografiche e demografiche del vostro Paese, essi rappresentano una forza apostolica di grande importanza nel campo della Nuova Evangelizzazione. A questo proposito, oltre al Catechismo della Chiesa cattolica, i Delegati della Parola potranno trovare nell'Esortazione Apostolica Familiaris consortio, così come nella Lettera che rivolgero prossimamente alle famiglie, validi strumenti di studio e di riflessione in vista di una più incisiva presenza nella pastorale familiare, non solo nelle zone rurali, ma anche nei nuclei urbani.


6. Infine, dato che anche voi formate una famiglia nel ministero episcopale, desidero ricordare con affetto due membri dell'Episcopato dell'Honduras, i quali, uno per motivo di età e l'altro per ragioni di salute, non hanno potuto partecipare a questa visita "ad limina": Mons. Héctor Enrique Santos Hernandez, S.D.B., Arcivescovo Emerito di Tegucigalpa, e Mons. Jaime Brufau Macia, C.M., Vescovo Emerito di San Pedro Sula. Ad entrambi, fedeli servitori del Vangelo, vi prego di trasmettere il mio saluto fraterno e la viva gratitudine della Sede Apostolica.

Andate avanti, con fermezza e con perseveranza sul cammino di rinnovamento che avete tracciato. Vivete gioiosamente l'unità e la pace, che sono frutto e garanzia della presenza dello Spirito Santo. Il rafforzamento dello spirito di collegialità in seno alla vostra Conferenza Episcopale contribuirà certamente a dare vigore al vostro ministero e vi aiuterà a seguire meglio le realtà pastorali. La testimonianza di unità tra di voi sarà anche motivo e stimolo per consolidare ancorà di più l'unione tra i vostri sacerdoti, tra gli agenti di pastorale e con gli altri membri delle vostre Chiese particolari.


7. Ieri il Signore ci ha concesso la grazia di concelebrare la Santa Messa nella solennità di Nostra Signora di Suyapa, Patrona dell'Honduras. Ciò ci fa pensare al Cenacolo, il giorno della Pentecoste, quando i discepoli di Gesù stavano intorno a Maria. Che la Madre e Patrona della vostra Patria copra con il suo manto protettore tutte le famiglie dell'Honduras. Ad Ella, affido le vostre intenzioni e i vostri aneliti pastorali affinché il suo Figlio divino renda più fecondo il vostro ministero episcopale.

Con sentito affetto vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo ai Prelati assenti, ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai delegati della Parola, e a tutti gli amatissimi fedeli dell'Honduras, in particolare ai poveri, ai malati e a quanti soffrono.

Data: 1994-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1994





Udienza: alla Giunta e al Consiglio Regionale del Lazio - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La famiglia deve essere al centro di ogni progetto sociale e politico

Onorevole Presidente della Giunta Regionale del Lazio, Signore e Signori, Vorrei salutare anche l'Onorevole Presidente del Consiglio Regionale, che non ha potuto essere presente a causa di una malattia.


1. La consuetudine di incontrarci ogni anno non diminuisce la gioia dell'odierna vostra visita.

A ciascuno di voi qui presenti porgo, pertanto, il mio cordiale benvenuto. Saluto, in particolare, il Signor Presidente della Giunta, l'Onorevole Giorgio Pasetto, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha poc'anzi rivolto a nome di tutta l'Amministrazione, richiamando i problemi che maggiormente vi stanno a cuore ed indicando i bisogni più urgenti della Regione. Egli mi ha reso così partecipe delle aspirazioni, delle apprensioni e delle legittime attese dell'intera popolazione laziale.


2. La presente congiuntura - come Ella, Onorevole Presidente, ha opportunamente sottolineato - non manca di far sentire il suo peso nel tessuto sociale e politico del Lazio, e nella programmazione stessa degli interventi destinati a fronteggiarla. Il processo di smantellamento di diverse imprese di dimensione medio-piccola, colpite dalla persistente recessione, suscita non poche apprensioni nelle famiglie che dal lavoro traggono il necessario per vivere.

Il fenomeno della de-industrializzazione porta con sé le conseguenze della disoccupazione o della mobilità. Interi nuclei familiari si vedono costretti a lasciare il loro ambiente e le loro tradizioni, alla ricerca di altre opportunità di impiego.

A questo si unisce la difficoltà per numerosi giovani di trovare una prima attività stabile che permetta loro di costruire serenamente il proprio avvenire. Ne consegue il disagio di dipendere oltre il necessario dal sostegno dei genitori; e ciò non di rado rischia di far sorgere tensioni all'interno della famiglia stessa. Ancor più preoccupante è inoltre il fatto che i giovani si trovano spesso costretti a rinviare nel tempo il progetto di formarsi una famiglia propria. Né va dimenticato che, quando inserirsi nei processi produttivi appare praticamente impossibile, vengono a crearsi condizioni di così grande disagio, da favorire la fuga verso paradisi artificiali come l'alcool e la droga. La violenza poi e la devianza minorile trovano terreno fertile in un tessuto umano già fortemente minato da problematiche personali e sociali.


3. In tale non facile contesto, anche voi, Amministratori regionali, siete chiamati ad offrire il vostro apporto. Un servizio di certo faticoso è il vostro, ma quanto mai necessario. Servizio che deve riservare una singolare attenzione alla famiglia e alle sue principali esigenze.

L'Anno Internazionale della Famiglia, che stiamo vivendo, assunto dalla Chiesa come motivo di speciale riflessione e preghiera, richiama in effetti il doveroso rispetto del valore intrinseco di questa cellula fondamentale della società. A voi, come ad ogni amministratore civile, è affidato il compito di "creare le condizioni per le quali le famiglie possano provvedere ai loro bisogni primari in maniera conforme alla dignità umana". Le famiglie segnate dal bisogno, infatti, "non possono partecipare pienamente alla vita sociale, o sono costrette ad una condizione di totale emarginazione" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1994, n.5). Ne consegue che, tra le priorità del nostro tempo, va annoverata quella di fare della famiglia il motore propulsore dello sviluppo ordinato della società. Al centro di ogni progetto sociale e politico ci deve sempre essere la famiglia rispettata nei suoi diritti, valorizzata appieno nelle sue capacità. Tenendo conto delle attese reali dei nuclei familiari, sarà più facile adoperarsi perché quanto vi è di umanamente e materialmente disponibile sia impiegato in modo efficiente e razionale a beneficio di tutti.


4. Ciò esige, com'è ovvio, impegno e stretta collaborazione fra le varie entità che costituiscono l'insieme della comunità regionale, dotata di forti risorse spirituali e culturali. Si tratta oggi di scrivere una nuova pagina di storia: il Lazio, ricco di tradizioni religiose e civili, apre ora le sue barriere all'apporto di altre culture grazie all'integrazione degli immigrati e alla presenza di numerosi turisti.

La domanda culturale, che sorge ai nostri giorni da una grande città come Roma e dagli altri centri laziali, si esplicita anche nell'esigenza di una maggiore osmosi tra i valori legati a realtà diverse ma complementari. Da un lato la metropoli cosmopolita, dove la massiccia aggregazione sociale permette innumerevoli e diversificati contatti umani, correndo, pero il pericolo di bruciarli nella rapidità del vivere quotidiano; dall'altro i centri dislocati, dove persistono consuetudini antiche di solidarietà, di pacifica convivenza, di sobrietà, di rispetto dell'ambiente e di reciproca attenzione, ma può anche emergere il rischio dell'isolamento.

Il fondersi di modi e valori diversi di vita non mancherà di favorire quella crescita di civiltà che sempre deve accompagnarsi all'armonico sviluppo di ogni società, offrendo alle generazioni future riferimenti sicuri e significativi.

Contribuirà alla costruzione solidale della comunità civile pure l'azione dei gruppi di volontariato che, mossi da profonde istanze etiche e morali, si prendono cura dei più deboli ed indifesi.

Siano valorizzate, pertanto, tutte le risorse umane, etiche e civili di cui dispone la Regione, non ultimo il bene supremo della fede, che sostiene le fatiche e le speranze della maggioranza della gente.


5. Ci stiamo avviando a grandi passi verso il Terzo Millennio cristiano. Traguardo che interessa in primo luogo i credenti ed al tempo stesso, ogni uomo ed ogni donna di buona volontà. Questo storico e spirituale appuntamento concerne particolarmente la Regione Lazio, che ha al suo centro Roma, cuore del Cristianesimo.

Nella recente Lettera ai Vescovi italiani scrivevo che "di fronte all'anno 2000 tutta la Chiesa, e in particolare tutta l'Europa, ha bisogno di una grande preghiera, che passi, come onde convergenti, attraverso le varie Chiese, uomini e continenti". "La preghiera - aggiungevo - significa sempre una specie di "confessione", di riconoscimento della presenza di Dio nella storia e della sua opera a favore degli uomini e dei popoli; al tempo stesso, la preghiera promuove una più stretta unione con Lui ed un reciproco avvicinamento tra gli uomini" (n.8). Mi riferivo ai cristiani, ma l'invito intendeva estendersi a tutti. E' importante, infatti, in un'epoca come la nostra, segnata da molte incertezze e da un diffuso desiderio di rinnovamento, non trascurare il riferimento a Dio ed ai valori spirituali. Senza la dimensione religiosa non è possibile costruire un mondo realmente migliore: una società aperta ed accogliente, libera e solidale.

Mentre assicuro per ciascuno di voi, Signori Amministratori della Regione Lazio, il mio orante ricordo, invoco sulle vostre persone, come pure sull'intera popolazione laziale l'aiuto di Dio, fonte di unità e di concordia. La protezione della Vergine Maria, venerata in tanti luoghi sparsi nella vostra terra vi sostenga. E vi accompagni pure la mia Benedizione, pegno di costante benevolenza.

Data: 1994-02-05 Data estesa: Sabato 5 Febbraio 1994





Angelus con i numerosi fedeli di tutto il mondo raccolti in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La famiglia immagine e rivelazione dell'eterno mistero di Dio

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Mercoledi scorso, 2 febbraio, abbiamo festeggiato la "Presentazione del Signore" al Tempio. Narra l'evangelista Luca che Gesù, quaranta giorni dopo la nascita, fu portato da Maria e Giuseppe al Tempio, per essere offerto a Dio. Qui fu riconosciuto, nello Spirito Santo, dal vecchio Simeone come "luce delle genti", mentre alla Vergine Santa veniva preannunciata una missione di amore e di dolore.

La festa della Presentazione, che ci mostra la Santa Famiglia di Nazareth in cammino verso il Tempio, può esserci di aiuto per approfondire la vocazione della famiglia cristiana.

La famiglia è per i credenti un'esperienza di cammino, un'avventura ricca di sorprese, ma aperta soprattutto alla grande "sorpresa" di Dio, che viene sempre in modo nuovo nella nostra vita. Di tappa in tappa occorre interrogarsi sulla direzione del cammino, ponendosi la domanda che certamente era presente nel cuore di Maria e di Giuseppe: che cosa vuole il Signore da noi? qual è la strada che Egli ha tracciato per il nostro bambino?


2. Domande come queste possono trovare risposta solo nel Tempio di Dio, nella preghiera cioè e nell'ascolto della Parola del Signore. Talvolta, quando le vicende della vita si fanno complesse, il discernimento della volontà divina risulta difficile. Ma ad una famiglia che prega non verrà mai meno la consapevolezza della propria vocazione fondamentale: quella di essere un grande cammino di comunione. così l'ha disegnata Dio fin dal principio, quando ha creato l'uomo e la donna a sua immagine. Dice la Scrittura: "A immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo" (Gn 1,27). E' importante allora cogliere, nel Libro della Genesi, questa grande verità: l'immagine di sé, che Dio ha posto nell'uomo, passa anche attraverso la complementarità dei sessi. L'uomo e la donna, che si uniscono in matrimonio, riflettono l'immagine di Dio e sono in qualche modo "rivelazione" del suo amore. Non solo dell'amore che Dio nutre verso l'essere umano, ma anche di quella misteriosa comunione che caratterizza la vita intima delle tre Persone divine.

Immagine di Dio si può considerare, inoltre, la stessa generazione, che fa di ogni famiglia un santuario della vita. L'Apostolo Paolo ci dice che da Dio trae nome ogni paternità e maternità (cfr. Ep 3,14-15). E' lui la sorgente ultima della vita. Si può dunque affermare che la genealogia di ogni persona affonda le radici nell'eterno. Nella generazione di un figlio i genitori agiscono come collaboratori di Dio. Missione veramente sublime! Non meraviglia pertanto che Gesù abbia voluto elevare il matrimonio alla dignità di sacramento, mentre San Paolo ne parla come di un "grande mistero", ponendolo in rapporto all'unione di Cristo con la sua Chiesa (cfr. Ep 5,32).


3. Si celebra oggi in Italia la Giornata per la vita. E' un importante appuntamento, che acquista particolare valore e significato nel contesto dell'Anno della Famiglia. Per questa ragione i Vescovi hanno scelto come tema: "La famiglia, tempio della vita".

La famiglia è, in effetti, il santuario della vita umana dall'alba al suo naturale tramonto. Il padre e la madre sono le colonne di questo "tempio", che ha per basamento il patto coniugale, fondato sulla fedeltà di Dio, grazie alla quale l'uomo e la donna nel matrimonio si promettono l'un l'altro amore fedele e indissolubile.

La famiglia è chiamata ad essere tempio, casa cioè di preghiera: una preghiera semplice, intrisa di fatica e di tenerezza. Una preghiera che si fa vita, perché tutta la vita diventi preghiera! Uniamoci oggi in una grande orazione, perché la vita, ogni vita umana abbia una famiglia, all'interno della quale possa sperimentare la gioia e la forza dell'amore autentico.


4. Carissimi fratelli e sorelle, ispiriamoci all'icona della "Presentazione", per imparare da Gesù, Maria e Giuseppe il segreto di questo divino ancoraggio della famiglia. La famiglia quando cammina verso Dio e a Lui si "offre" abbandonandosi al suo amore, si scopre "immagine" e rivelazione del suo eterno mistero.

Invochiamo insieme la Santa Famiglia, imploriamo, in particolare, l'aiuto della Vergine Santa, perché tutte le famiglie del mondo siano profondamente consapevoli della loro grande vocazione.

(Al termine dell'incontro di preghiera, il Papa ha salutato alcuni gruppi di fedeli presenti. Ecco le sue parole:) Saluto ora cordialmente le Comunità neocatecumenali delle parrocchie di San Pancrazio in Palazzolo (Brescia), Sant'Apollinare in Baggio (Milano), Santi Angeli Custodi e Beata Vergine Maria in Verona, ed auspico che la professione del Credo presso la tomba dell'apostolo Pietro ne rafforzi la generosa testimonianza di fede e l'impegno di comunione ecclesiale. Un cordiale saluto agli alunni del Seminario di Padova giunti a Roma insieme con i loro assistenti e familiari.

Data: 1994-02-06 Data estesa: Domenica 6 Febbraio 1994





Visita pastorale: l'omelia durante la Messa nella parrocchia di Santa Maria "Janua Coeli" a Montespaccato - Roma

Titolo: Nella famiglia e nella parrocchia si cerca ogni giorno Cristo speranza di chi non ha speranza, voce di chi non ha voce




1. "Tutti ti cercano", dice Simon Pietro a Gesù.

Queste parole di Pietro vorrei ripetere oggi visitando la vostra parrocchia.

"Tutti ti cercano", Gesù Cristo, perché Tu hai parole di Vita eterna. Tutte le parole umane di questo mondo, anche le più sofisticate, non ci portano alla Vita eterna. Non ci aprono le porte di questa Vita. Ci lasciano all'interno della nostra esistenza terrena che è destinata alla morte.

Ti cercano tutti, anche se non lo sanno. Ti cercano i cristiani e i non cristiani o i lontani dalla Chiesa. Se cercano la Verità, se cercano la Via e se cercano la Vita, cercano Te, perché Tu hai le parole di Verità, di Vita eterna. Tu sei la Via.

Così ti cercano i giovani, gli adulti, ti cercano le famiglie, ti cercano i bambini, anche quelli appena concepiti.

Ti cercano, gridano a Te, perché Tu sei per loro la prospettiva della Vita eterna.

Ti cercano gli anziani, ti cercano gli ammalati, i sofferenti.

Soprattutto per loro sei tutto. Sei tutto per tutti, ma specialmente per i sofferenti, perché Tu ha saputo soffrire, Tu hai saputo ricevere la Croce, morire sulla Croce e risorgere. Ti cercano tutti, perché Tu sei la via della Croce, coronata con la Risurrezione.


2. Questa ricerca si fa presente oggi nella vostra parrocchia. Ogni giorno qui si cerca il Cristo, si cerca la Vita eterna, la si cerca sotto l'esperta guida dei vostri Pastori, ma la si cerca anche con le tante iniziative apostoliche dei laici. Ho sentito parlare di queste iniziative dei gruppi apostolici che operano nella parrocchia.

Si cerca Cristo insieme con il Pastore di Roma, che è Vescovo e Successore di Pietro, e con i suoi Collaboratori, il Cardinale Vicario e il Vescovo del vostro settore. Lo si cerca a Roma, ma anche dappertutto nel mondo.

Lo cerchiamo specialmente in questa settimana.

Cristo, nelle famiglie e per le famiglie. Preghiamolo che sia vicino alle famiglie. L'Anno della Famiglia è già cominciato in tutto il mondo, ma soprattutto in tutta la Chiesa. E' una grande ricerca della vita e dell'amore. E' una grande ricerca di Cristo perché sia vicino a tutte le famiglie e perché sia per loro una guida sicura; perché sia per loro la speranza, specialmente per quanti non hanno speranza. Perché sia voce di quanti non hanno voce.


3. Ci riuniamo oggi, in questa domenica, intorno all'altare dove c'è sempre una grande ricerca di Cristo nella sua Parola.

Abbiamo ascoltato prima la Parola di Dio tratta dal libro di Giobbe. Vi sono tanti Giobbe nel mondo, ed anche nella vostra parrocchia.

Abbiamo poi ascoltato Paolo, l'Apostolo delle Genti, che parla dell'impegno evangelizzatore.

Dice: "Guai a me se non predicassi il Vangelo".

Alla fine parla Cristo e risponde all'invito di Pietro. Dice: "Sono tanti che mi aspettano, sono tanti che mi chiedono di venire". "Io sono". Lo diceva Dio a Mosè. Lo dice oggi Cristo.

Dove sei? "Io sono qui. Ovunque siete voi, sono anch'io. Io sono Eucaristia. Io sono in mezzo a voi".

Tra poco offriro il pane e il vino pregando per la transustanziazione di questi doni della nostra vita quotidiana, in Corpo e in Sangue di Cristo, perché sia di nuovo verità e realtà della Chiesa. Cristo è "Io sono".


4. Carissimi, vi saluto di cuore. Sono tanto lieto di poter incontrare un'altra comunità di Roma.

Da Vescovo di Roma, vi saluto, vi benedico e vi abbraccio con cuore sincero.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-02-06 Data estesa: Domenica 6 Febbraio 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: al Capitolo Generale degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini d'Asti) - Sala dei Papi, Città del Vaticano (Roma)