GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: all'Amministrazione Provinciale di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: all'Amministrazione Provinciale di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'auspicato rinnovamento della società presuppone scelte capaci di rispondere ai bisogni della famiglia

Signor Presidente, Illustri membri della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma, Signori e Signore!


1. Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto in occasione del tradizionale incontro per lo scambio di auguri all'inizio del nuovo anno. Ringrazio sentitamente il Presidente della Giunta Provinciale, l'On. Achille Ricci, per le gentili espressioni che mi ha poc'anzi rivolto a nome di tutti. Ricambio volentieri i voti augurali per l'anno appena iniziato: che il 1994 sia per voi e per quanti rappresentate un tempo di pace, di solidarietà e di fruttuosa attività sociale e lavorativa.

L'odierna vostra visita cade in una fase particolarmente delicata della vita della società italiana in generale e della Provincia di Roma in particolare.

Accanto alla persistente crisi economica ed occupazionale ed alla preoccupante carenza di alloggi, emergono - come il vostro Presidente ha efficacemente sottolineato - nuove problematiche connesse, tra l'altro, con l'integrazione degli immigrati, il ricupero dei tossicodipendenti, l'assistenza agli anziani ed ai disabili.

Nel quadro della situazione attuale non mancano tuttavia luci e segnali di speranza. Si manifesta con sempre maggiore chiarezza un diffuso senso di solidarietà, espresso in molteplici forme di volontariato. Si avverte un generale desiderio di rinnovamento, che riguarda ogni ambito della Comunità civile e coinvolge anche le responsabilità ed i compiti dei pubblici amministratori. I cittadini sentono, al riguardo, l'esigenza di un dialogo più frequente e immediato con le pubbliche autorità in un clima di trasparente collaborazione. E questo può contribuire notevolmente a ristabilire nell'animo delle persone la fiducia nelle istituzioni facilitando una migliore presa di coscienza dei problemi e delle possibili soluzioni.


2. L'anno appena iniziato è dedicato in modo particolare alla famiglia. La Chiesa, in sintonia con l'iniziativa della Organizzazione delle Nazioni Unite, ha indetto, com'è noto, un Anno di preghiera e di riflessione per la famiglia. Desidera così offrire il proprio specifico contributo perché sia prestata la dovuta attenzione a questa prima e fondamentale "cellula" della società. "Fondata sull'amore e aperta al dono della vita - come ho ricordato nel recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace - la famiglia porta in sé il futuro stesso della società" (n. 2). Il valore insostituibile che l'istituto familiare rappresenta per l'intera umanità va dunque adeguatamente compreso, tutelato e sostenuto in ogni suo aspetto.

A ben vedere, non poche delle tensioni e disfunzioni sociali hanno origine proprio nell'alterazione dei corretti rapporti familiari che, a loro volta, si ripercuotono negativamente sulla famiglia stessa. Tra le cause che incidono in modo sfavorevole sull'istituto familiare vi è certamente la preoccupante carenza di alloggi. Il problema della casa costituisce una reale minaccia per la stabilità e l'armonia della famiglia. Si pensi agli sfratti, alla persistente difficoltà di reperire abitazioni a prezzi accessibili, alla condizione di molti giovani costretti a rimandare la celebrazione delle nozze a causa dell'impossibilità di trovare un'abitazione. Si rifletta su quanti si vedono obbligati a vivere in condizioni di precarietà e senza stabile dimora. Eppure, non poche case, secondo quanto affermano gli stessi Amministratori, rimangono inutilizzate, a volte semplicemente per motivi di speculazione economica.


3. Anche il lavoro costituisce per le famiglie una fonte di apprensione. Basta pensare alla precarietà del posto di lavoro, alle difficoltà per i giovani di trovare sbocchi occupazionali, ai rischi oggi frequenti di riduzione dell'attività lavorativa. Tra l'altro, i figli vengono spesso privati, per esigenze di lavoro, della premurosa presenza dei genitori, di cui hanno naturale bisogno. A questo proposito, va ribadito che, accanto alla giusta preoccupazione di assicurare alla famiglia gli adeguati servizi sociali, è auspicabile da parte dello Stato un maggiore sostegno verso quanti, nel nucleo familiare, rinunciano a possibili vantaggi economici per curare personalmente l'educazione dei figli.

La questione va considerata in prospettiva del futuro: una previdente ed equilibrata formazione delle nuove generazioni permetterà infatti di gettare solide basi per la costruzione di un avvenire più sereno e solidale per tutti.

Mediante una oculata politica, capace di rispondere ai bisogni reali della famiglia, si potranno creare i presupposti dell'auspicato rinnovamento della società.

A tale impegnativa opera di risanamento e di progresso la comunità cristiana non farà mancare il proprio specifico contributo in spirito di leale collaborazione con le altre strutture del territorio. Essa si adopererà, in particolare, perché siano garantite la tutela e la promozione dei valori della famiglia, senza i quali è difficile realizzare progetti validi di solidarietà e di pace.


4. Vostra specifica compentenza, illustri Amministratori Provinciali, è di promuovere e di incoraggiare sempre la collaborazione fra tutte le strutture operanti nella Provincia di Roma.

Esprimo, al riguardo, particolare apprezzamento per la proficua intesa operativa esistente tra i responsabili della pubblica Amministrazione e le diverse Associazioni cattoliche di volontariato. Auspico che essa si consolidi e si approfondisca sempre più, così da garantire un servizio attento ai reali bisogni delle singole persone e delle famiglie. Con tali sentimenti, rinnovo a ciascuno di voi, qui presenti, cordiali voti augurali per un 1994 ricco di serena attività a servizio del bene comune.

Invoco, inoltre, abbondanti grazie dal Cielo su di voi, sui vostri Collaboratori, sulle vostre famiglie e sull'intera popolazione della Provincia.

Iddio tutti vi benedica!

Data: 1994-02-07 Data estesa: Lunedi 7 Febbraio 1994







Udienza: il discorso ai partecipanti al Seminario di Studio sui problemi della famiglia e della bioetica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La società non può vivere nella pace e nella pubblicità senza salvaguardare la dignità della persona, l'unità della famiglia e il rispetto della vita umana

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. In occasione del Seminario di studio sulla pastorale della famiglia e sulla bioetica, incontro di approfondimento e di scambio di esperienze protratto per ben tre settimane, voi avete desiderato incontrare il Successore di Pietro per testimoniarGli i sentimenti della vostra comunione nella fede e nella carità di Cristo. Vi sono vivamente grato per il gesto premuroso e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Una speciale parola di ringraziamento va al caro Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, che mi ha presentato in sintesi lo svolgimento dei vostri lavori.

So che alcuni di voi sono Pastori di vaste diocesi ed immagino le difficoltà che possono aver avuto nel lasciare la sede per dedicarsi interamente ad un'occasione di aggiornamento e di formazione permanente. Ma quale Vescovo può lasciare la diocesi senza dover affrontare problemi e disagi? Tanto più apprezzabile, quindi la disponibilità da voi dimostrata per non perdere quest'occasione di approfondimento dottrinale su temi di grande attualità.

Mi rallegro per l'iniziativa del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che offre a voi tutti un'opportunità preziosa di studio, di riflessione e di comunicazione fraterna. Essa è caratterizzata, come abbiamo sentito, da un'intensa attività e si prolunga per un tempo considerevole, con viva soddisfazione e con un vantaggio grande sia pastorale che personale.

Ringrazio quanti hanno collaborato alla sua realizzazione e, in particolar modo, gli specialisti dell'Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia e l'Istituto di Bioetica dell'Università Cattolica.

Con particolare affetto saluto i Vescovi dell'Europa dell'Est per i quali il corso costituisce la prima occasione di confronto pastorale prolungato con Vescovi di altri Continenti su queste tematiche di urgente attualità e per certi versi nuove per le loro Chiese.


2. I Vescovi sono oggi molto spesso caricati di numerosi e svariati impegni e non riescono sempre a trovare il tempo per affrontare con la necessaria calma e profondità temi complessi e nuovi come quelli sui quali vi siete applicati in questi giorni. E' stata dunque una grazia del Signore l'aver avuto questa opportunità ed ora potrete ritornare nelle vostre Diocesi per rafforzare e perfezionare la pastorale della famiglia e della difesa della vita umana con rinnovato entusiasmo e profondità di conoscenza.

Questa vostra partecipazione certamente susciterà altre analoghe iniziative, ordinate alla realizzazione di incontri di studio e di formazione per Vescovi e per i diversi operatori della pastorale, allo scopo di attuare una valida azione di sostegno alla famiglia, incrementando una cultura della vita che vinca quella cultura della morte i cui segni si stanno manifestando in diversi ambiti dell'attuale società.

Non mi stanchero di raccomandare la creazione di Istituti per la preparazione dei responsabili della pastorale in questi settori fondamentali della vita ecclesiale come risposta all'imponenza delle sfide: oggi, più che mai, si rende indispensabile una seria e valida formazione finalizzata a questi obiettivi.

La vostra partecipazione al Corso rende testimonianza della vostra sollecitudine pastorale e constituisce un esempio stimolante per molti.


3. La fedele unità di criteri teologici e pastorali, nell'ottica dell'insostituibile insegnamento del Magistero della Chiesa e con il supporto delle scienze umane e biologiche, costituisce una base valida per il servizio pastorale nel campo specifico di cui vi siete occupati in questi giorni.

La Chiesa è chiamata ad annunciare il "Vangelo della famiglia", comunità di amore e di vita fondata sul matrimonio, e a proporre e difendere la dignità dell'amore autentico e responsabile. Le società sono impegnate a comprendere sempre meglio la necessità di riconoscere l'importanza dell'istituto familiare e la profondità dell'insegnamento della Chiesa a difesa della verità sull'uomo, il quale chiede di essere rispettato, amato ed aiutato.

La Chiesa infatti è consapevole che nel promuovere il matrimonio e la famiglia, e nel difendere la sacralità della vita, contribuisce al bene della società nella maniera più autentica, genuina e disinteressata.

La società, infatti, non può vivere nella pace e nella prosperità, non può raggiungere un autentico progresso senza salvaguardare la dignità della persona, l'unità della famiglia e il rispetto della vita umana. Di questa verità, che è insieme elementare, civile e politica, si stanno rendendo sempre più conto le autorità pubbliche più attente e lungimiranti.


4. In questo spirito ho voluto portare la mia parola diretta e quasi confidenziale alle famiglie stesse, con una Lettera che sarà presto fatta conoscere.

La verità evangelica che ho inteso ricordare in questa Lettera è destinata a rafforzare le coscienze dei credenti, ma i valori che in essa vengono richiamati sono essenziali e vitali per tutte le famiglie e per la stessa società.

L'Anno della Famiglia ha quindi offerto l'occasione propizia per attuare questa iniziativa, che potrebbe essere utilmente ripetuta anche per i Vescovi di altre Conferenze e Continenti, così da portare frutti duraturi nelle Chiese locali.

Con questa speranza, formulo a tutti voi fervidi auguri ed invoco la continua assistenza del Signore nel ricordo della Santa Famiglia, sui cui esempi avete meditato visitando il Santuario di Loreto.

A tutti la mia Benedizione.

Data: 1994-02-10 Data estesa: Giovedi 10 Febbraio 1994





Credenziali: il discorso al nuovo Ambasciatore nipponico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Giappone sia messaggero di universalità tra i i popoli dell'Asia

Signor Ambasciatore, Sia il benvenuto in Vaticano, dove ho il piacere di ricevere Sua Eccellenza in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Giappone presso la Santa Sede.

Ringraziandola vivamente per le cordiali parole che mi ha rivolto e che testimoniano i suoi nobili sentimenti, rivolgo in primo luogo il mio pensiero alle Loro Maestà l'Imperatore e l'Imperatrice del Giappone, che ho avuto la gioia di ricevere lo scorso settembre a Castel Gandolfo. Nel piacevole ricordo di questo incontro, le chiederei Signor Ambasciatore di porgere loro i miei rispettosi saluti e di rinnovare loro i miei sentimenti di stima così come i miei migliori auguri per le loro persone e la loro salute. Saluto anche i membri del Governo e invoco l'aiuto di Dio su tutti gli alti responsabili che sono al servizio della nazione giapponese. Infine, sono lieto di poter rivolgere, attraverso di voi, un caloroso saluto a tutti i vostri compatrioti; offro loro i miei auguri di felicità e di prosperità.

Nella sua cortese allocuzione ha voluto ben ricordare l'impegno della Sede Apostolica a favore della pace nel mondo e il contributo che si sforza di apportare allo sviluppo integrale dei popoli della terra. Sono stato colpito da questi segni di apprezzamento, per i quali le sono grato: essi sono per me, e anche per i miei collaboratori, un incoraggiamento a continuare il nostro servizio per l'uomo in questo mondo ricevuto da Dio di cui noi siamo gli amministratori e di cui cerchiamo di valorizzare i beni, secondo i disegni del Creatore, per condividerli con tutti i membri della grande famiglia umana.

Sono lieto di sentirle dire che il suo Paese, da cui in effetti l'insieme delle nazioni si attende molto, è pronto a partecipare attivamente al conseguimento degli obbiettivi perseguiti dalla comunità internazionale. Mi auguro che il Giappone di oggi continui a farsi difensore dei più elevati ideali, che sia un messaggero di universalità e che promuova l'intesa serena tra i popoli, in primo luogo negli altri Paesi dell'Asia.

Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: "Ogni parte della famiglia umana reca in sé e nelle sue migliori tradizioni qualcosa di quel tesoro spirituale che Dio ha affidato all'umanità, anche se molti non sanno neppure da quale fonte esso provenga" (GS 86). Certo, se è opportuno cercare di offrire all'uomo i vantaggi materiali che sono il frutto dell'ammirevole dinamismo e della profonda cortesia del vostro popolo, è allo stesso tempo importante promuovere la realizzazione spirituale della persona umana. La sua presenza in questi luoghi Signor Ambasciatore è segno che il vostro Paese apprezza i valori religiosi e le motivazioni che essi suscitano nel cuore dell'essere umano per migliorare la sua esistenza e la vita comunitaria.

Ha fatto allusione, Eccellenza, al viaggio pastorale che la Provvidenza mi ha concesso di compiere nel suo Paese nel 1981 e che è rimasto vivissimo nel mio ricordo. In effetti questa visita mi ha innanzitutto concesso la gioia di fare la conoscenza dei vostri compatrioti e di essere testimone delle loro venerabili tradizioni culturali, in particolare della loro delicata attenzione alla vita misteriosa della natura, ai suoi cambiamenti, alla sua bellezza; ho potuto anche apprezzare l'autentica stima che essi hanno per la vita spirituale. Rivolgendomi ai diplomatici a Tokyo, avevo fatto osservare che la base di ogni attività feconda per favorire rapporti pacifici tra le nazioni è senza dubbio la capacità di valutare con pertinenza e comprensione le qualità specifiche degli uni e degli altri. E aggiungevo che il suo Paese per la sua Storia e per la sua cultura costituiva un'autentica scuola di comprensione a beneficio delle relazioni umane.

Sono lieto di ripetere queste parole nel rivolgermi a lei oggi.

Quel viaggio mi aveva anche consentito di constatare che il cristianesimo, nonostante il ristretto numero di fedeli in Giappone, era un saldo punto di riferimento, un cammino riconosciuto verso la divinità, il cammino tracciato da Cristo stesso "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero". Mi consentirà, Signor Ambasciatore, di cogliere l'occasione di questa cerimonia ufficiale per salutare cordialmente i membri della Chiesa cattolica in Giappone.

Nell'esprimere loro nuovamente la mia sollecitudine, li invito a crescere nella fede, consapevoli che il primo apostolato dimora in una vita di testimonianza.

Allo stesso modo, faccio voto affinché, sotto la guida dei loro Vescovi, essi continuino a collaborare al servizio della nazione e affinché, specialmente in quest'Anno Internazionale della Famiglia, si sforzino di promuovere i valori familiari, per il bene della società nella quale vivono.

Nel momento in cui inizia la sua missione, le rivolgo i miei migliori auguri per il felice adempimento del suo compito. Sono certo che contribuirà ad accrescere i vincoli di amicizia già esistenti tra il Giappone e la Santa Sede.

Sia certo di trovare qui l'accoglienza attenta e comprensiva di cui potrà aver bisogno. Su Vostra Eccellenza, sulle loro Maestà l'Imperatore e l'Imperatrice, sul governo e sul popolo giapponese invoco di tutto cuore l'abbondanza delle benedizioni divine.

Data: 1994-02-10 Data estesa: Giovedi 10 Febbraio 1994





Beata Vergine di Lourdes: la Messa per i pellegrini e per i malati dell'Opera Romana Pellegrinaggi e dell'UNITALSI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un grido possente dal mondo della sofferenza: la vittoria dell'amore sull'odio, della pace sulla guerra

"Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,49).


1. Carissimi fratelli e sorelle! La festa odierna della Beata Vergine di Lourdes ci invita ad unirci spiritualmente ai numerosi pellegrini che con fiducia si recano alla grotta dove apparve Colei nella quale l'Onnipotente ha compiuto grandi cose per l'umanità. In pellegrinaggio spirituale, ci rechiamo alla sorgente che scaturisce dalla roccia, e là ci incontriamo con la fede di Bernadette. Anche in lei il Signore ha fatto cose grandi: ha confermato con l'eloquenza dei miracoli la verità dell'Immacolata Concezione della Vergine Santissima.

Andiamo a Lourdes con il nostro fardello di sofferenze, ma sorretti dalla speranza di trovare luce e conforto. Ci accomuna il desiderio di incontrare Colei che ha accolto nel suo grembo verginale il Verbo di Dio fattosi carne per la nostra salvezza.

Cosa ci dice la Bianca Signora delle rocce? "Io sono l'Immacolata Concezione". Sono il Tempio puro che Dio si è preparato per porre la sua dimora tra gli uomini, e fare famiglia con loro, per guarire ogni loro infermità.

La fonte, che fluisce dalla grotta di Lourdes, è scaturita come segno della presenza di Maria tra i sofferenti: e noi L'invochiamo con il titolo di "Salute degli infermi".

Della potenza di tale sorgente moltissime persone hanno fatto l'esperienza: a volte nel corpo, sempre nello spirito.


2. Unendoci a Maria, pellegrina nella fede, ci rafforziamo nella convinzione che ogni istante della vita è un momento prezioso di grazia, che ci educa ad accogliere Cristo, quale nostra sicura speranza.

Nella Lettera Apostolica Salvifici Doloris, di cui proprio oggi ricorre il decimo anniversario, ho avuto modo di osservare che Maria Santissima, "testimone della passione del Figlio con la sua presenza, e di essa partecipe con la sua compassione, offri un singolare apporto al Vangelo della sofferenza... In effetti, ella ha titoli specialissimi per poter asserire di "completare nella sua carne - come già nel suo cuore - quello che manca ai patimenti di Cristo"" (n.


25).

Siamo quest'oggi raccolti nella Basilica di San Pietro per celebrare la II Giornata Mondiale del Malato. Cari ammalati, voi siete i rappresentanti di un grande pellegrinaggio: quello della sofferenza umana, che da ogni parte del mondo si incammina verso Lourdes, per ritrovare forza nella luce del "patire con Cristo".

In questo momento, siamo uniti nella preghiera e con l'offerta delle nostre sofferenze, a tutti coloro che sperimentano nelle loro membra il peso dell'infermità e i disagi che ne derivano; ci sentiamo vicini in modo particolare ai pellegrini giunti a Czestochowa presso la Vergine di Jasna Gora, in Polonia.

Là, ai piedi della Madre di Dio si riunisce oggi il "Grande Pellegrinaggio", presieduto dal Card. Fiorenzo Angelini, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari e mio Delegato per la circostanza.


3. Maria, che avanza dinanzi al Popolo di Dio nel pellegrinaggio della fede, ci precede tutti: nella preghiera, nel ringraziamento, nella supplica. Il più grande miracolo di Lourdes è che, proprio là, si è avuto l'inizio di una tale preghiera del nostro tempo. Preghiera che ci mantiene aperti alle "sorprese" di Dio, compresa la "sorpresa" della sofferenza; preghiera che ci aiuta a vivere in spirito di condivisione fraterna.

La grande famiglia dei credenti in quest'Anno della Famiglia, vuole abbracciare con singolare affetto ogni famiglia umana toccata dalla sofferenza. Ad essa, piccola "chiesa domestica" è affidata, anzitutto, l'accoglienza di ogni vita umana, sana o malata, dal suo inizio al suo tramonto. La famiglia cristiana, inoltre, è aperta al mondo: sull'esempio della Vergine, essa diviene tempio di Dio e santuario di alleanza, in cui trova posto l'oblazione fiduciosa delle quotidiane sofferenze, in unione al sacrificio eucaristico, per la salvezza dell'intera umanità. Alla famiglia che prega non verrà mai meno la consapevolezza della propria vocazione fondamentale: quella di essere un cammino di comunione, solidale con i sofferenti, vicini e lontani.


4. Carissimi fratelli e sorelle! Nel silenzio della preghiera ci è dato di avvertire il grido inesprimibile di Cristo, echeggiante nel mondo del dolore umano: il grido di coloro "che completano nella loro carne quello che manca ai patimenti di Cristo" (cfr. Col 1,24). Quanti sono afflitti da ogni specie di infermità, in particolare i bambini, gli anziani, gli inermi e le vittime di ogni tipo di cattiveria umana, innalzano insieme con Cristo un "potente grido" per il mondo e per i grandi mali che lo pervadono. E' grido per la vittoria dell'amore sull'odio, della pace sulla guerra; è voce possente che si innalza per la giustizia e la pace, mentre ci avviciniamo all'anno 2000.


5. "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,49). La Vergine di Lourdes ci indica il cammino e la mèta. Pellegrini tra le difficoltà della vita, anche noi ci sforziamo di correre incontro a Cristo Signore (cfr. Ph 3,12 Ph 3,14).

Il grande Pellegrinaggio degli afflitti, attraverso i sentieri della fede, può incontrarsi con l'annuale pellegrinaggio dei giovani.

I giovani amano gli anziani, gli ammalati, gli abbandonati. Nella loro fresca generosità, essi sono a loro particolarmente vicini mediante molteplici forme di volontariato. Giovani e ammalati si incontrano così mentre si incamminano verso la medesima Sorgente: Cristo, dal cui costato sgorgano fiumi d'acqua viva (cfr. Jn 7,38). Lo provano le tante testimonianze di generosità giovanile che si riscontrano a Lourdes e negli altri Santuari! Come il Buon Samaritano, essi sanno fermarsi accanto a chi è nel dolore mossi a compassione dal richiamo dell'amore (cfr. Salvifici Doloris, n. 28-29). Bisogna che il mondo della sofferenza si incontri con quello dei giovani! Il futuro appartiene a loro, ma essi appartengono a voi, malati ed anziani, allo stesso modo in cui i figli sono il domani della famiglia, ma contemporaneamente essi appartengono al presente di chi li ha generati.


6. Carissimi! La Giornata Mondiale del Malato ripropone valori che le famiglie, alimentate da viva fede in Cristo, sanno trasmettere nella giusta luce. L'Anno della Famiglia che la Chiesa sta celebrando, richiama con forza questi punti fondamentali, affidati anche alla vostra preghiera e alla vostra riflessione.

"Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce (cfr. Jn 19,25) ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo d'oggi" (Salvifici Doloris n. 31). Sappiamo che ogni dolore unito alla croce del Redentore è sorgente di forza per la Chiesa e l'umanità.

L'Immacolata Concezione, "Salute degli infermi", ci guidi, ci protegga e ci consoli. Amen.

Data: 1994-02-11 Data estesa: Venerdi 11 Febbraio 1994





Udienza: il discorso all'Opera Romana Pellegrinaggi e alla "Peregrinatio ad Petri Sedem" - Sala Clementina, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il pellegrinaggio familiare è un'occasione privilegiata di grazia, di ascolto reciproco e di riconciliazione

Venerati fratelli! Carissimi sacerdoti! Gentili Signori e Signore!


1. Sono lieto di accogliervi in occasione del Convegno nazionale teologico-pastorale sul tema "Famiglia e Pellegrinaggio", con cui l'Opera Romana Pellegrinaggi ha concluso le celebrazioni dei suoi 60 anni di attività e, contemporaneamente, la Peregrinatio ad Petri Sedem ha aperto quelle per il 60 anniversario di fondazione. L'iniziativa è stata realizzata con la collaborazione della Conferenza Episcopale Italiana e della Pontificia Università Lateranense.

Saluto con affetto ciascuno dei presenti, con un particolare pensiero per il Presidente delle due benemerite Istituzioni, il Cardinale Camillo Ruini, che ringrazio per le cortesi parole rivoltemi a nome di tutti, e per Mons. Liberio Andreatta, che di entrambe è l'infaticabile animatore.

L'Opera Romana Pellegrinaggi "ha lo scopo di promuovere e organizzare pellegrinaggi ed altre iniziative di cristiana pietà verso i Santuari di Lourdes, di Fatima, di Terra Santa e verso luoghi di particolare interesse religioso, culturale e ecumenico" (Statuto n. 2). Attraverso tale specifico servizio pastorale, essa intende assistere il credente che si fa viandante e pellegrino, favorendo il suo arricchimento spirituale. Essa offre così un importante contributo alla nuova evangelizzazione e, al tempo stesso, promuove il dialogo, la solidarietà e la pace tra i popoli.


2. La Peregrinatio ad Petri Sedem, fondata dal mio Predecessore Pio XI a conclusione del Giubileo straordinario della Redenzione nel 1934, nelle proprie svariate attività prosegue la preziosa opera di servizio ai pellegrini svolta in occasione degli Anni Santi. Per mandato della Santa Sede, provvede all'accoglienza di quanti, spinti dalla fede, convengono a Roma dalle varie parti del mondo. Essi desiderano accostarsi personalmente alle vive testimonianze della fede e della tradizione cristiana, mediante la visita alle memorie degli Apostoli e dei Martiri e l'incontro con il Successore di Pietro. La Peregrinatio si propone di assecondare questi loro lodevoli intenti.

Le due Istituzioni ecclesiali manifestano concretamente le caratteristiche proprie della Chiesa di Roma, che ho ricordato nella Veglia di Pentecoste dello scorso anno, a conclusione del Sinodo diocesano. Ho parlato allora della "singolare vocazione" di questa Chiesa, chiamata a svolgere un "servizio di fede e di amore... verso questa Città e verso le Chiese sorelle sparse nel mondo intero" (L'Oss. Rm 31 maggio-1 giugno 1993, p. 7). Qui sta il centro dell'unità cattolica. Verso la Chiesa, fecondata dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo, gravitano i cuori dei fedeli di ogni parte della terra. Al tempo stesso, da questa Chiesa, "universo caritatis coetui praesidens" (S. Ignatio, Ep.

ad Rom., inscr.), si diffonde nell'orbe cattolico la sollecitudine pastorale del Successore di Pietro. Di questo movimento di convergenza verso il centro e di espansione verso ogni parte del Corpo ecclesiale, il pellegrinaggio costituisce una delle più chiare espressioni. Come non riconoscere, allora, l'importanza di Istituzioni quali le vostre, che proprio questo si propongono: servire tale duplice movimento che la fede suscita ed alimenta?


3. Carissimi fratelli e sorelle, il Convegno con cui avete voluto ricordarne gli anniversari di fondazione intende mettere in luce le caratteristiche della spiritualità del pellegrinaggio con particolare riferimento alla realtà della famiglia. Si tratta di un contributo significativo alla riflessione ed alla preghiera di tutta la Chiesa per l'anno in corso, dedicato appunto alla famiglia.

Il pellegrinaggio familiare, che, come ricordano i Vangeli, la stessa Santa Famiglia di Nazaret abitualmente praticava (cfr. Lc 2,41), costituisce un'occasione privilegiata di grazia, di ascolto reciproco, di rinnovata attenzione e, se necessario, di riconciliazione.

Durante la celebrazione della fase conclusiva del Sinodo romano, richiamando la necessità di una adeguata preparazione al grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio cristiano, ho sottolineato come occorra "promuovere la testimonianza di una comunità che sappia vivere quel dono e quel compito di esemplarità cristiana che le sono affidati da quando la predicazione e il martirio di Pietro e di Paolo segnarono i suoi inizi" (L'Oss. Rm 1-2 giugno 1992, p. 7).

Per questi motivi mi è caro formulare l'auspicio che l'Opera Romana Pellegrinaggi e la Peregrinatio ad Petri Sedem continuino nella loro consolidata e apprezzata attività a servizio dei pellegrini, preparando adeguate iniziative per la celebrazione dell'Anno Santo del Duemila.

Carissimi fratelli e sorelle, grazie di cuore per l'impegno profuso a servizio delle due Istituzioni ecclesiali. Vi auguro un sereno e proficuo lavoro in vista dei futuri importanti appuntamenti che ci attendono.

Vi assista la materna protezione di Maria "Salus Populi Romani", e vi accompagni l'Apostolica Benedizione, che volentieri imparto a voi e a tutti i vostri collaboratori.

Data: 1994-02-11 Data estesa: Venerdi 11 Febbraio 1994





Udienza: il discorso alla XVII Assemblea della FIES - Sala Clementina, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Negli esercizi spirituali, tempi forti dello Spirito, si prepara l'evangelizzazione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Vi accolgo con vero piacere, in occasione del trentesimo anniversario della fondazione della Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES), della quale siete responsabili, animatori e collaboratori. Saluto il Presidente, Mons.

Salvatore De Giorgi, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Saluto tutti voi Consiglieri, Delegati, Direttori e Direttrici di Case di Spiritualità e, in modo particolare, voi giovani, che per la prima volta prendete parte all'Assemblea, in qualità di animatori di Esercizi tra i vostri coetanei.

Trent'anni or sono, mentre la grande meditazione del Vaticano II rinvigoriva l'intero Corpo ecclesiale, il compianto Mons. Giuseppe Almici, Vescovo di Alessandria, diede inizio alla FIES. Essa si propone - secondo la formulazione del nuovo Statuto - di promuovere gli Esercizi spirituali "come forte esperienza di Dio, suscitata dall'ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l'azione dello Spirito Santo, che, in un clima di silenzio e di preghiera e con la mediazione di una Guida spirituale, dona la capacità di discernere, in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita e alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo" (Art. 1).

Questa ponderata descrizione è utilissima per illuminare ed approfondire il tema della vostra Assemblea, e cioè il rapporto tra i "tempi forti" dello Spirito e la nuova evangelizzazione.


2. Fissando lo sguardo su Gesù, "autore e perfezionatore della fede" (cfr. He 12,2), riconosciamo che Egli è tutto per il Padre e tutto per il Regno: l'esistenza terrena del Figlio di Dio è interamente dedicata ad accogliere e ad annunciare la volontà del Padre. Per questo "Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare" (Lc 5,16), per poter poi saziare col Pane del cielo le folle che lo seguivano e lo premevano da ogni parte.

Il divino Maestro coinvolge ben presto nella sua missione i discepoli, volendo che essi vi prendano parte con la forza di quel medesimo Spirito Santo, che Egli possiede in pienezza. Per questo li invita "in disparte, in un luogo solitario" (Mc 6,31), perché possano riposare ed entrare in intimità con Lui, attingendo direttamente alla Sorgente della Grazia.


3. Ecco, carissimi, per comprendere pienamente il significato ed il valore degli Esercizi spirituali dobbiamo aver ben presente il duplice legame che unisce i discepoli da una parte con Gesù e, mediante Lui, col Padre, e dall'altra con le folle. Queste, oggi come allora, hanno bisogno di amore e speranza, di verità e libertà. Gesù è il Seminatore, ed insegna ai discepoli a seminare con Lui e come Lui. Egli semina la Parola, certo che questa porterà frutto, e, in disparte, coltiva il seme nei cuori dei suoi discepoli, perché loro stessi possano dar da mangiare alle moltitudini (cfr. Mt 14,16).

Gli Esercizi spirituali sono destinati ai "vicini", non ai "lontani", ma in essi si prepara l'evangelizzazione: senza tempi forti dello spirito, durante i quali, nel silenzio, il buon seme della Parola possa essere assimilato e, per così dire, fatto "propria carne", come potrà il discepolo diventare apostolo di Cristo? Se l'ascolto del Maestro non gli riempie il cuore di grazia e di verità, ogni sua iniziativa, pur lodevole, rimarrà un vano agitarsi, come insegna l'episodio evangelico di Marta e Maria (cfr. Lc 10,38-42).


3. Carissimi giovani qui presenti, voi potete testimoniare che le nuove generazioni cercano soprattutto questo: un messaggio che esprima l'essenziale della vita e che sia testimoniato con coerenza. Tale fu il messaggio di Cristo per i suoi discepoli; tale dev'essere la nuova evangelizzazione. Lasciatevi coinvolgere dal Signore nella sua missione. Non ponete condizioni o riserve.

Soprattutto, siate voi i primi ad essere conquistati dal mistero di Cristo, disposti a lasciare tutto per conoscere Lui e farlo conoscere.

Estendo questo augurio a tutti voi che componete la FIES, e lo affido all'intercessione della Vergine di Nazaret, modello della Chiesa in ascolto e in missione. Vi accompagni nel vostro servizio ecclesiale anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi ed all'intera Associazione.

Data: 1994-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: all'Amministrazione Provinciale di Roma - Città del Vaticano (Roma)