GPII 1994 Insegnamenti - Visita "ad limina": il discorso ai Vescovi della Costa Rica - Città del Vaticano (Roma)

Visita "ad limina": il discorso ai Vescovi della Costa Rica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Unità e fedeltà all'insegnamento del Magistero perché si manifesti con chiarezza l'opera evangelizzatrice

Amati fratelli nell'Episcopato,


1. Con profondo affetto desidero darvi, ancora una volta, il mio cordiale benvenuto a questo incontro, nell'ambito della visita "ad Limina", e vi saluto sentitamente con le parole dell'Apostolo: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

La vostra visita a Roma, centro della cattolicità, rispetta l'antica tradizione di venerare i sepolcri di san Pietro e san Paolo, e con essa desiderate mostrare la profonda comunione tra le vostre Chiese particolari e la Sede Apostolica. L'unità dei Vescovi con il Successore di Pietro, fondata sulle promesse di Cristo, è garanzia del fatto che le comunità ecclesiali sono edificate su solida roccia (cfr. Mt 7,24-27).

Ringrazio vivamente Mons. Roman Arrieta Villalobos, Arcivescovo di San José e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole con le quali ha voluto esprimere, a nome vostro e della Chiesa in Costa Rica, i sentimenti di fede e di carità ecclesiale che vi uniscono al Successore di Pietro. Desidero inoltre ringraziare tutti per le dettagliate informazioni che mi avete fornito, sia nei Rapporti quinquennali sia durante i colloqui personali, e che mi hanno consentito di conoscere meglio la vitalità delle vostre comunità ecclesiali così come i settori del Popolo di Dio che richiedono una speciale dedizione pastorale.


2. Mi unisco a voi nella vostra azione di grazia per gli abbondanti frutti con i quali il Signore ha benedetto le vostre diocesi dall'ultima visita "ad Limina" nel 1989. In effetti, l'aumento di vocazioni e di ordinazioni sacerdotali, la maggiore partecipazione dei laici agli impegni ecclesiali, la feconda opera di numerosi catechisti nella formazione cristiana dei bambini e dei giovani, il risorgere di movimenti apostolici, sono altrettanti motivi di soddisfazione per gli obiettivi raggiunti nel vasto ambito della nuova evangelizzazione in Costa Rica.

Tuttavia le mete raggiunte devono spingere a un impegno sempre più deciso e generoso nel ministero apostolico. Voi, meglio di chiunque altro, conoscete bene il lungo cammino che ancora resta da percorrere e gli ardui problemi che le vostre comunità ecclesiali devono affrontare ogni giorno.


3. L'opera di evangelizzazione esige da parte di tutti uno sforzo rinnovato e costante, in particolare dinnanzi alle sfide del mondo attuale, quali le tendenze secolarizzanti, l'indifferentismo religioso e la crisi dei valori, che osserviamo nella realtà sociale e che influisce sulla coscienza individuale e collettiva, anche nei Paesi di lunga tradizione cristiana.

A voi - come avete ripetuto, unitamente agli altri Episcopati latino-americani - spetta il compito di dare impulso alla Nuova Evangelizzazione: "Questo è il nostro compito: far si che la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo penetri più profondamente in tutti gli strati della società nella ricerca della sua progressiva trasformazione" (Messaggio della Conferenza di Santo Domingo ai Popoli dell'America Latina e dei Caraibi, n. 3).

La vostra azione pastorale, essendo volta a "promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune a tutta la Chiesa" (LG 23), è particolarmente importante per consolidare l'unità e la comunione in seno alla vostra Conferenza Episcopale, per unire gli sforzi e per far si che l'opera evangelizzatrice manifesti con maggiore chiarezza che esiste "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio, Padre di tutti" (Ep 4,5). Per questo, affinché non si creino smarrimento e confusione tra i fedeli, è necessario conservare l'unità della fede e la fedeltà al Magistero.


4. Nell'esercizio del vostro ministero, "per perpetuare l'opera di Cristo, pastore eterno" (CD 2), contate in primo luogo sui sacerdoti, che il Concilio Vaticano II chiama "saggi collaboratori dell'ordine episcopale" (LG 28). State quindi molto vicini a essi, "disposti ad ascoltarli e a trattarli con fiducia" (CD 16), mediante un più profondo rapporto personale e con autentica amicizia sacerdotale, come Gesù, il Buon Pastore, che conosce le sue pecore e dà la sua vita per esse. Preoccupatevi delle "condizioni spirituali, intellettuali e materiali" dei sacerdoti "affinché questi, con una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente ()". Siate certi che il benessere umano e spirituale dei sacerdoti si rifletterà positivamente sulla vita delle comunità cristiane. Fate in modo di promuovere diverse forme di rapporto e di convivenza fraterna tra di essi.

In tal modo potranno affrontare con maggiore fiducia le difficoltà quotidiane e vivere con maggior fedeltà e gioia la loro vocazione sacerdotale, identificandosi con Cristo, ubbidiente, povero e casto.

Nelle diverse attività del loro ministero, i sacerdoti devono tenere sempre presente che i fedeli hanno diritto a che si insegni loro il contenuto integrale della Rivelazione e della dottrina della Chiesa, evitando attentamente riletture soggettive del messaggio cristiano, ambiguità ingannevoli o silenzi sospettosi che possono causare smarrimento e minacciare la purezza della fede.

Questi criteri devono essere osservati anche da quei presbiteri che parlano a nome della Chiesa attraverso i mezzi di comunicazione sociale.

La stessa cura devono porre i sacerdoti nelle celebrazioni liturgiche e nella loro azione ministeriale. Il presbitero è l'uomo della carità, è il buon pastore, a immagine di Cristo che ama le sue pecore e dà la vita per esse (cfr. Jn 10,11-15). E, come Cristo, deve essere "mite e umile di cuore" (Mt 11,29), mettendo da parte ogni spirito di dominio e di ambizione personale, per seguire l'esempio del "Figlio dell'uomo" che non "è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).


5. Cuore della diocesi deve essere il Seminario, centro di formazione dei futuri sacerdoti. State quindi molto vicini agli studenti del vostro Seminario Centrale, trattando e formando ognuno di essi con amore paterno, seguendo l'esempio di Gesù che istruiva e formava i suoi discepoli. Assegnate al vostro Seminario i sacerdoti meglio preparati in scienza, esperienza e, soprattutto, con provata virtù, in modo tale che, con i loro insegnamenti e con la testimonianza della loro vita sacerdotale irreprensibile, siano validi collaboratori del dono della vocazione sacerdotale che il Signore ha infuso nel cuore di molti giovani costaricani.

Nella mia Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis ho proposto direttive per una solida formazione dei futuri sacerdoti a livello spirituale, intellettuale e umano, sottolineando in particolare l'importanza di un'adeguata formazione affettiva dei seminaristi, affinché accolgano il celibato sacerdotale non tanto come un obbligo, ma soprattutto come un dono di Dio e come un invito a seguire più da vicino Cristo, Sacerdote eterno. E' "certamente una grazia che non dispensa, ma esige con singolare forza la risposta cosciente e libera da parte di chi la riceve. Questo carisma dello Spirito racchiude anche la grazia perché colui che lo riceve rimanga fedele per tutta la vita e compia con generosità e con gioia gli impegni che vi sono connessi" (PDV 50).


6. Ho visto con piacere che la presenza apostolica dei religiosi e delle religiose nella vita della Chiesa in Costa Rica è accresciuta, sia in numero sia in qualità, grazie all'aumento delle vocazioni. Questa fioritura vocazionale deve essere accompagnata da una profonda e intensa formazione spirituale e accademica nei noviziati e nei centri di studio, sempre aperta alle esigenze della Chiesa e della società attuale.

E' anche motivo di soddisfazione constatare il clima d'intesa e di più intensa collaborazione tra i Vescovi e le Conferenze dei Superiori e delle Superiore Maggiori di Costa Rica. Esorto pertanto gli Istituti religiosi a rimanere fedeli ai carismi dei loro Fondatori e ad aumentare al massimo la loro disponibilità e spirito di comunione con i Vescovi, seguendo le loro direttive dottrinali e pastorali, consapevoli del fatto che tutto ciò darà rinnovata forza alla loro testimonianza di persone consacrate e darà maggiore efficacia alle loro opere apostoliche. Penso con particolare sollecitudine ai religiosi e alle religiose che si dedicano generosamente a tante opere della Chiesa nel campo dell'insegnamento, dell'assistenza sociale e dell'aiuto ai poveri, ai malati e agli emarginati. Mi sento particolarmente vicino a coloro che, con spirito di autentica abnegazione, dedicano il loro tempo e le loro energie alla cura umana e spirituale delle diverse comunità indigene del Paese.


7. Un fattore incoraggiante nella Chiesa in Costa Rica è l'esistenza di numerosi laici impegnati e di diversi gruppi e movimenti apostolici. Indubbiamente è lo Spirito Santo a suscitare i carismi, ma spetta ai Pastori discernerli affinché collaborino concretamente nella costruzione della comunione ecclesiale. Tra questi movimenti si distinguono quelli che lavorano nella pastorale familiare. La loro testimonianza e il loro impegno apostolico, con incontri di preghiera e di formazione, hanno spinto tante persone a dedicarsi all'evangelizzazione e al rinnovamento della vita cristiana. Oltre ad assistere le coppie sposate e a promuovere la formazione dei coniugi cristiani e la santità della famiglia, si sono dedicati al compito di aiutare e di orientare, secondo i criteri della giusta dottrina, coloro che vivono in situazioni matrimoniali irregolari (cfr. FC 77-84 Puebla, 595).

A questo proposito, condivido la viva preoccupazione che avete espresso nei vostri resoconti sui pericoli che minacciano la stabilità e l'unità della famiglia in Costa Rica, quali la mentalità edonista ed egoista, il divorzio, il deterioramento dei principi etici e morali, così come le stesse condizioni di vita e i problemi di alloggio. E' quindi necessario unire gli sforzi affinché la famiglia possa uscire indenne dai pericoli che la insidiano e si rafforzi la sua identità come cellula principale e vitale della società, centro di diffusione della fede e scuola di vita cristiana.


8. Nell'ambito sociale, sono lodevoli le iniziative realizzate per commemorare il primo centenario della Lettera Pastorale di Mons. Bernardo Augusto Thiel "Sobre el Justo Salario" e il quinquagesimo anniversario della promulgazione delle "Garantias Sociales y del Codigo de Trabajo" al quale ha collaborato attivamente l'allora Arcivescovo di San José. In quell'occasione avete sottolineato la validità della dottrina sociale della Chiesa, applicandola alla situazione attuale in Costa Rica. Per conseguire gli obiettivi desiderati, è particolarmente necessaria la partecipazione dei laici, i quali, come esigenza della loro vocazione cristiana, devono "permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5). A questo proposito, la formazione cristiana dei fedeli, e in particolare dei giovani, deve comprendere anche ciò che si riferisce alla dottrina sociale della Chiesa, nella quale troveranno un prezioso aiuto per promuovere lo spirito di laboriosità, per scoprire l'importanza del lavoro ben realizzato, per promuovere iniziative di produzione specificamente adattate alle vostre esigenze e ispirate agli ideali di giustizia e solidarietà. Sono anche lodevoli, a questo riguardo, le attività della "Caritas" e della "Scuola Sociale Giovanni XXIII", così come le iniziative di numerose parrocchie a favore dei gruppi più disagiati. Molto si è anche fatto per diffondere gli insegnamenti della Chiesa in materia sociale e affinché le istituzioni pubbliche e del lavoro si ispirino ai suoi principi. E' necessario continuare su questo cammino e promuovere un'autentica pastorale della classe operaia affinché il lavoro sia debitamente apprezzato nella sua ricchezza umana e nel suo valore sociale e spirituale, e affinché i lavoratori ricevano la necessaria attenzione ecclesiale.

Nel vostro Paese, dove si dà una particolare importanza ai problemi educativi, l'insegnamento superiore ha conosciuto negli ultimi anni una grande auge, come indica anche la recente creazione di varie università private. Questo è un campo - alla pari del vasto mondo della cultura - che richiede un'adeguata attenzione pastorale, a cui sono sicuro che assegnerete, nei limiti delle vostre possibilità, persone idonee per tale responsabilità. Come ho indicato nel discorso inaugurale della IV Conferenza dell'Episcopato Latino-americano, "anche se il Vangelo non si identifica con nessuna cultura in particolare, deve pero ispirarle, per trasformarle in tal modo dal di dentro, arricchendole con i valori cristiani che derivano dalla fede. In verità, l'evangelizzazione delle culture rappresenta la forma più profonda e globale di evangelizzare una società, poiché attraverso di essa il messaggio di Cristo penetra nelle coscienze delle persone e si proietta nell'"ethos" di un popolo, nelle sue attività vitali, nelle sue istituzioni e in tutte le strutture" (n. 20).


9. Nei rapporti quinquennali avete espresso la vostra comune preoccupazione pastorale dinnanzi al propagarsi delle sette e dei nuovi gruppi religiosi che attirano numerosi fedeli e seminano confusione e incertezza tra i cattolici. A questo proposito, lo scorso mese di novembre si è svolto a Managua (Nicaragua) un incontro dei Vescovi dell'America Centrale e del Panama per esaminare questo preoccupante problema e per individuare delle linee di azione pastorale per affrontarlo. Sono certo che le conclusioni di tale incontro saranno convenientemente divulgate tra i sacerdoti, i religiosi e gli altri agenti di pastorale, per ispirare in tal modo un'azione efficace e congiunta, volta a formare cristiani convinti, a promuovere celebrazioni liturgiche vive e con molti partecipanti, a creare comunità ferventi che offrano a coloro che lo necessitano un'accoglienza che li faccia sentire realmente tra fratelli. Oltre a valutare correttamente l'influenza negativa di tali gruppi religiosi fondamentalisti, bisognerà mettere un impegno particolare nella formazione dei fedeli e vedere come si possono contrastare le cause che spingono molti ad abbandonare le loro comunità per aderire alle sette.


10. Prima di concludere, desidero esprimervi nuovamente, amati Fratelli, il mio ringraziamento. Chiedo al Signore che questo incontro consolidi e confermi la vostra reciproca unione come Pastori della Chiesa in Costa Rica, per il bene delle vostre comunità ecclesiali. Allo stesso tempo, vi prego di trasmettere ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, agli agenti di pastorale e a tutti i vostri diocesani, il mio affettuoso saluto e la mia benedizione.

Ricordate loro che il Papa li tiene presenti nelle sue preghiere e che li esorta a dare sempre un'autentica testimonianza di vita cristiana nella società attuale.

All'intercessione materna di Nostra Signora degli Angeli affido le vostre persone, i vostri progetti e la vostra opera pastorale, affinché guidiate fermamente questa porzione della Chiesa di Dio che peregrina in Costa Rica. Con questi ferventi auguri vi accompagni anche la mia vicinanza spirituale e la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-02-19 Data estesa: Sabato 19 Febbraio 1994





Angelus: la riflessione in merito a gravi iniziative antifamiliari - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la risoluzione del Parlamento Europeo si è chiesto di legittimare un disordine morale

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Siamo entrati nella Quaresima dell'anno 1994, Anno della Famiglia, voluto dall'ONU e dalla Chiesa. Tra i compiti che, durante questo Anno, occorre mettere in evidenza in campo sia ecclesiale che civile vi è il consolidamento del legame familiare e della vera identità della famiglia. Per questa ragione la Lettera alle Famiglie, che verrà pubblicata martedi prossimo, 22 febbraio, è prima di tutto un invito alla preghiera per le famiglie e con le famiglie. Gli insidiosi attacchi contro la famiglia nella moderna civiltà edonistica, che, malgrado tutte le dichiarazioni sui diritti dell'uomo, è nella sostanza contraria al suo vero bene, non possono essere respinti se non con la preghiera, il digiuno e l'amore vicendevole. Non mancano, certo, le famiglie che pregano per se stesse e per gli altri. In questo nostro mondo, esposto a così numerose minacce di ordine morale, si sta provvidenzialmente sviluppando l'apostolato delle famiglie.

Purtroppo si devono registrare, proprio in questo Anno della Famiglia, iniziative propagandate da notevole parte dei mass media, che nella sostanza si rivelano "antifamiliari". Sono iniziative che danno la priorità a ciò che decide della decomposizione delle famiglie e della sconfitta dell'essere umano - uomo o donna o figli. Vi si chiama, infatti, bene ciò che in realtà è male: le separazioni decise con leggerezza, le infedeltà coniugali non solo tollerate ma persino esaltate, i divorzi, il libero amore sono talora proposti come modelli da imitare. A chi serve questa propaganda? Da quali fonti essa nasce? "Ogni albero buono - osserva Gesù - produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi" (Mt 7,17). Si tratta, dunque, di un albero cattivo che l'umanità porta dentro di sé, coltivandolo con l'aiuto di ingenti spese finanziarie ed il sostegno di potenti mass media.


2. Il pensiero va qui alla recente e ben nota risoluzione approvata dal Parlamento Europeo. In essa non si sono semplicemente prese le difese delle persone con tendenze omosessuali, rifiutando ingiuste discriminazioni nei loro confronti. Su questo anche la Chiesa è d'accordo, anzi lo approva, lo fa suo, giacché ogni persona umana è degna di rispetto. Ciò che non è moralmente ammissibile è l'approvazione giuridica della pratica omosessuale. Essere comprensivi verso chi pecca, verso chi non è in grado di liberarsi da questa tendenza, non equivale, infatti, a sminuire le esigenze della norma morale (cfr. VS 95).

Cristo ha perdonato la donna adultera salvandola dalla lapidazione (cfr. Jn 8,1-11), ma le ha detto al tempo stesso: "Va' e d'ora in poi non peccare più" (Jn 8,11).

Questo dico con grande tristezza, perché tutti abbiamo grande rispetto della Comunità Europea, del Parlamento Europeo; conosciamo i tanti meriti di questa istituzione. Ma si deve dire che con la risoluzione del Parlamento Europeo si è chiesto di legittimare un disordine morale. Il Parlamento ha conferito indebitamente un valore istituzionale a comportamenti devianti, non conformi al piano di Dio: ci sono le debolezze - noi lo sappiamo - ma il Parlamento facendo questo ha assecondato le debolezze dell'uomo.

Non si è riconosciuto che vero diritto dell'uomo è la vittoria su se stesso per vivere in conformità con la retta coscienza. Senza la fondamentale consapevolezza delle norme morali la vita umana e la dignità dell'uomo sono esposte alla decadenza ed alla distruzione. Dimenticando la parola di Cristo: "la verità vi farà liberi" (Jn 8,32), si è cercato di indicare agli abitanti del nostro Continente il male morale, la deviazione, una certa schiavitù, come via di liberazione, falsificando l'essenza stessa della famiglia. Non può costituire una vera famiglia il legame di due uomini o di due donne, ed ancor meno si può ad una tale unione attribuire il diritto all'adozione di figli privi di famiglia. A questi figli si reca un grave danno, poiché in questa "famiglia supplente" essi non trovano il padre e la madre, ma "due padri" oppure "due madri".


3. Confidiamo che i Parlamenti dei Paesi d'Europa sapranno, su questo punto, prendere le distanze e, in occasione dell'Anno della Famiglia, vorranno proteggere le famiglie di antichissime società e nazioni da questo fondamentale pericolo. Non ci sono dubbi, pero, che siamo in presenza di una terribile tentazione. La prima Domenica di Quaresima ci ricorda il Cristo che si è trovato faccia a faccia con l'eterno Tentatore dell'uomo e l'ha vinto: una vittoria che preannunciava il trionfo pasquale mediante la croce e la risurrezione. Cristo dice a noi - a noi cristiani, a noi abitanti dell'Europa - che questo genere di male non si vince se non con la preghiera e il digiuno. Si, non possiamo vincere questo male, questa minaccia in altro modo. Le uniche istanze a cui possiamo appellarci sono la retta, la sana coscienza e il senso di responsabilità delle nazioni, le quali non devono permettere che si distrugga la famiglia, perché da essa dipende il futuro di ciascuno di noi.

All'inizio della Quaresima, la Chiesa riascolta la chiamata di Cristo e l'accoglie così come l'hanno accolta, un tempo, gli Apostoli. Smettiamo di essere uomini di poca fede e cerchiamo di diventare uomini di preghiera e di penitenza! "... Se non vi convertite, perirete tutti" (Lc 13,3), dice Cristo. Non sono parole pronunciate invano; hanno avuto già molte volte conferma nella storia. Non sappiamo né il giorno né l'ora (cfr. Mt 25,13)! La Quaresima ci serva al rinnovamento della nostra alleanza con Dio in Cristo. In Lui solo è la salvezza dell'uomo.

(Il Santo Padre ha poi salutato le Comunità neocatecumenali di alcune parrocchie spagnole e italiane, ed un gruppo di pellegrini di lingua francese e alcuni giovani di una parrocchia del Massachusetts. Questo il saluto rivolto alle Comunià neocatecumenali:) Saluto le Comunità Neocatecumenali delle parrocchie del Preziosissimo Sangue e di Nostra Signora del Soccorso in Valencia (Spagna) e di San Nicola in Mentana (Roma). Carissimi, la fede che oggi avete professato vi guidi sempre nel cammino della vita.

Data: 1994-02-20 Data estesa: Domenica 20 Febbraio 1994





Visita pastorale: l'omelia alla Santa Messa durante la visita pastorale alla parrocchia di S. Maria in Via - Roma

Titolo: Coraggio! Nel deserto possiamo ritrovare Dio. Nel cammino Maria ci offre l'acqua della salvezza




1. Voglio salutare questa Comunità parrocchiale dedicata a Santa Maria in Via. Lo faccio con grande amore e gratitudine per l'opportunità odierna che mi è stata data di essere fra voi. Questa parrocchia della Città antica con la sua ubicazione può anche ricordare i templi romani, pre-cristiani, poi cristiani, cristiani dopo Costantino e poi i templi cristiani medioevali con cui è anche legata la tradizione dei Servi di Maria. Voi siete legati a questa tradizione fiorentina diventata anche romana.

La tradizione viene espressa anche con il Pozzo, Maria Madonna del Pozzo. E' tutto molto significativo. E viene espressa anche con le diverse Confraternite, con le associazioni di vecchia data, che sempre fioriscono e sono sempre vive. Il simbolo del Pozzo è non solamente suggestivo, ma fruttificante nelle anime dei parrocchiani e dei tanti visitatori che vengono qui nel centro di Roma per frequentare la chiesa della Madonna del Pozzo.


2. In tutto questo contesto storico, ricco, ricchissimo, s'inscrive l'odierna liturgia della prima Domenica di Quaresima. Vediamo al centro Cristo nel deserto.

Dopo il suo Battesimo nel Giordano, ha scelto di recarsi quaranta giorni nel deserto per essere solo con il Padre, per digiunare quaranta giorni e quaranta notti. Digiunava, pregava, preparandosi alla sua missione messianica. E alla fine, quasi anticipando la conclusione di questa missione, ha voluto essere tentato.

Oggi l'evangelista Marco ci ripropone questa tentazione di Cristo, ci ricorda questa tentazione triplice. L'evangelista è breve, Marco è sempre breve, più diffuso è Matteo; lui ci parla dei dettagli di questa tentazione e sappiamo che essa fu quasi in risposta alla triplice concupiscenza che in noi è frutto del peccato originale.

Così, Cristo si è come fatto uno dei peccatori sulle rive del Giordano.

In questa sua manifestazione nel deserto durante la tentazione ci mostra da dove vengono i peccati. Essi vengono dalle tentazioni, dalla triplice concupiscenza.

Concupiscenza della carne, degli occhi, concupiscenza che si chiama superbia della vita, orgoglio ingiusto, falsificato.

Cristo incontra il tentatore e lo vince anticipando ciò che poi coronerà la sua missione messianica.


3. E' bene che noi ricordiamo e contempliamo questo mistero all'inizio della Quaresima perchè appunto la Quaresima ci porta verso quella conclusione, ci porta verso la Settimana Santa, il Triduo Sacro, la Pasqua, dove, in una sintesi stupenda, è tutto quello che appartiene al mistero di Cristo: la sua Passione, la sua morte redentrice e poi la sua Risurrezione, manifestazione della Vita.

Già oggi la liturgia ci parla dell'alleanza interessante non con Mosè, ma con Noè. Attraverso Noè, dopo il diluvio, Dio ha concluso l'alleanza con tutti i viventi, non solamente con l'umanità salvata grazie all'Arca di Noè, bensi con tutti i viventi, anche con la natura. Un'alleanza, possiamo dire, "ecologica" è quella che oggi consideriamo nella liturgia.

Si tratta di un quadro stupendo che dobbiamo contemplare, meditare, per trovare il coraggio di entrare nello stesso cammino mostratoci da Cristo attraverso i suoi quaranta giorni di digiuno quaresimale.


4. Ecco, così brevemente, vorrei riassumere il significato ricco e profondo di questa domenica e dell'odierna liturgia della Parola. Vorrei incoraggiare tutti noi, me stesso anche, il mio Cardinale Vicario, Monsignor Vescovo ausiliare del vostro Settore, i fratelli Serviti, i parrocchiani, i componenti delle Confraternite e delle altre Associazioni, tutte le generazioni a prendere, riprendere, la strada che Cristo ci ha mostrato. Perchè questa strada conduce alla vita.

E' molto significativo che in questa strada che è il deserto - il deserto è stata la strada percorsa dal popolo eletto del Vecchio Testamento per quarant'anni - c'è un Pozzo dove viene offerta l'acqua e quest'acqua l'offre la Madre di Cristo. così possiamo dire, dopo aver riflettuto su tutti questi elementi, veramente: coraggio, possiamo camminare nel deserto, possiamo ritrovare Dio nel deserto, possiamo anche pentirci nel deserto perchè durante questa via c'è la Madonna della Via, la Madonna del Pozzo che ci offre l'acqua.

Carissimi, ancora una volta vi invito a partecipare con grande fede e devozione a questa Eucaristia in cui di nuovo entriamo nel Mistero di Cristo.

Entriamo nel centro stesso di questo Mistero perchè il centro stesso è sempre il Mistero pasquale, il centro stesso è sempre l'Eucaristia.

Vi invito pertanto a partecipare con fede e con devozione, fruttuosamente, a questa odierna Eucaristia domenicale.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-02-20 Data estesa: Domenica 20 Febbraio 1994





Esercizi spirituali: a conclusione del corso - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'impegno dell'evangelizzazione ci chiama a confrontarci con il mondo non per giudicarlo ma per salvarlo

"Ecce nunc tempus acceptabile". Ringraziamo il Signore per questo tempo accettabile, per questa Quaresima, per questa prima settimana della Quaresima.

Ringraziamo il Signore per il privilegio degli Esercizi Spirituali in Vaticano, che ci hanno raccolti qui insieme. Siamo sempre uniti in questa Santa Sede, lavorando nei diversi uffici.

Durante questa settimana abbiamo potuto ritrovarci insieme attorno a Gesù Eucaristico, pregando, meditando, ascoltando, ascoltando il nostro Predicatore che ci ha guidato.

Ringraziamo il Cardinale Saldarini, Arcivescovo di Torino, per quello che ci ha dato durante la settimana trascorsa, in base alla sua grande esperienza.

E' stata una esegesi di brani scelti da una sola Lettera, la Seconda ai Corinzi, attraverso cui egli ha saputo guidarci dentro il mistero di Cristo e guidarci, nello stesso tempo, verso gli impegni che sono propri a noi, ministri di Cristo, dispensatori dei misteri di Dio. Ci ha saputo guidare verso questi impegni, ci ha saputo confermare come persone impegnate in modo speciale per la Sua causa.

Poi, ha saputo anche svelarci questo grande impegno che è l'evangelizzazione. C'è da meravigliarsi di come, da poche parole della Sacra Scrittura, abbia potuto presentare, scavare con riflessioni acute e originali tutto un programma dell'evangelizzazione necessaria alla fine del secondo millennio.

L'evangelizzazione è sempre "opus divinum" ed "opus humanum", "opus Ecclesiae". In questa evangelizzazione dobbiamo confrontarci con il mondo, non per giudicare il mondo ma per salvare il mondo, come Cristo.

Ringraziamo profondamente Vostra Eminenza per questo dono che ci ha fatto.

Insieme ringraziamo il Signore in questa Cappella della "Redemptoris Mater" cantando il "Magnificat". E preghiamo il Signore per il nostro Predicatore nella sua missione apostolica; per tutti noi, chiediamo una buona continuazione di questo periodo quaresimale.

Data: 1994-02-26 Data estesa: Sabato 26 Febbraio 1994





Udienza: ai Chierici dei Frati Minori Conventuali - Sala Clementina, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: San Massimiliano Kolbe, profeta dei tempi nuovi, i tempi della civiltà dell'amore

Carissimi giovani confratelli di San Massimiliano Kolbe!


1. E' con affetto che vi accolgo oggi e vi porgo il mio cordiale benvenuto. Il mio saluto va in particolare al Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali, P.

Lanfranco Serrini, che ringrazio per le gentili espressioni ora rivoltemi, anche a nome dei responsabili della Milizia dell'Immacolata, dei vostri educatori, e di ciascuno di voi. Voi siete qui convenuti per ricordare il primo centenario della nascita di San Massimiliano Kolbe, martire della carità e patrono di questo nostro difficile secolo. L'anniversario è motivo di preghiera, di riflessione e di rinnovato impegno, specialmente in questa grande vigilia dell'anno 2000.

La figura di P. Massimiliano Maria Kolbe, nato l'8 gennaio 1894 a Zdunska Wola in Polonia, brilla per l'amore forte con cui ha consacrato la sua esistenza all'Immacolata e per l'eroico dono della sua vita ai fratelli, sacrificio che lo condusse alla terribile morte nel bunker di Auschwitz. Egli rimane tra noi come profeta e segno dei tempi nuovi, i tempi della civiltà dell'amore.


2. Già chierico al Collegio Seraphicum qui a Roma, si premuro di condividere con i suoi compagni di studio la radicalità della consacrazione all'Immacolata, esortandoli ad essere i cavalieri di Colei che ci è stata data quale aurora del Sole che salva, Cristo Signore. A essi voleva affidare il compito di "irradiare - come scrisse - l'Immacolata nel nostro ambiente, attirare a Lei le altre anime, affinché dinanzi a Lei si aprano anche i cuori dei nostri vicini, ed Ella regni nel cuore di tutti, e dovunque, senza distinzione di razza, nazionalità e lingua, come pure nel cuore di tutti gli uomini che vivranno in ogni tempo, sino alla fine del mondo" (SK 1210, III, 475). Molti lo seguirono nel mondo intero, con l'audacia della speranza, nella fedeltà alla vocazione, nell'austerità di vita, coscienti che - come lui amava ripetere - "solo l'amore crea". Ma l'ottimismo con cui P.

Kolbe affrontava la quotidianità non gli fece mai dimenticare che è nella vita che si svolge la costante lotta della grazia e del peccato, della fedeltà e dell'infedeltà (cfr. Rm 7,14-25). E proprio quando sembro che il male avesse il sopravvento su di lui, nell'orrore del campo di sterminio, apparve pienamente la vittoria di Cristo.

"Solo l'amore crea". Il peccato distrugge.


3. Padre Massimiliano Kolbe riaffermo, con la sua coraggiosa testimonianza, la forza della creazione nuova, di cui Maria Immacolata è anticipatrice ed esempio in virtù del suo essere la predestinata Madre del Redentore.

Il nostro secolo ha conosciuto molti martiri, che hanno saputo dare la vita per riaffermare la loro fede nel Dio della vita. Uno dei compiti odierni della Chiesa è certo quello di raccogliere la memoria di questi uomini e donne, nostri fratelli, che ci hanno insegnato a spalancare la vita a Cristo per annunciarlo a tutti (cfr. Col 1,23), in ogni angolo della terra, come ha fatto il vostro Confratello, Padre Kolbe. Dal loro sangue è nata nella Chiesa una nuova giovinezza: di questa primavera di speranza ha bisogno oggi l'umanità. Quando vuole creare una civiltà che esclude Dio dal proprio orizzonte, l'uomo produce orrendi crimini e terribili disastri. Tutte le volte che gli uomini hanno voluto costruire la loro città senza i valori che provengono dall'"essere da Dio" (cfr.

1Jn 4,6), hanno finito per edificare muri e barriere fra di loro.

4. Carissimi giovani! A voi è affidato il messaggio sempre attuale che San Massimiliano ha confermato col sacrificio supremo. "Ogni generazione - egli osservava - deve aggiungere la propria fatica e i propri frutti a quelli delle generazioni precedenti... Noi cosa vi aggiungeremo?... Ora si apre la seconda pagina della nostra storia: vale a dire, ...introdurre l'Immacolata nei cuori degli uomini, affinché Ella innalzi in essi il trono del Figlio suo, li trascini alla conoscenza di Lui e li infiammi di amore verso il sacratissimo Cuore di Gesù" (SK 486, I, 894-895).

E' un programma denso che coinvolge l'intera vita. Esso viene affidato alle vostre energie e al vostro impegno. Sappiate amare l'Immacolata, poiché Ella vi conduce al Figlio. Per Lei, e con il suo aiuto, potrete superare le inevitabili difficoltà che troverete sul vostro cammino. Con Lei, vi sarà dato di depositare nel cuore di ogni persona che incontrerete, il seme di Cristo, centro e fine di ogni esistenza. Invocatela pertanto con fiducia e tenerezza, affinché possiate anche voi, come San Massimiliano, essere testimoni veraci dell'amore di Dio per ogni uomo.

E nel porgervi cordialmente l'augurio a voi caro di "Pace e Bene", volentieri tutti vi benedico.

Data: 1994-02-26 Data estesa: Sabato 26 Febbraio 1994






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