GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: alla Confederazione ex alunne della Scuola Cattolica - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Udienza: alla Confederazione ex alunne della Scuola Cattolica - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'insostituibile carattere educativo della famiglia

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi oggi e do a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Saluto, in modo particolare la Professoressa Liliana Beriozza Ripamonti e il Reverendo Padre Umberto Ceroni, rispettivamente Presidente e Assistente Nazionali della vostra Confederazione, che raccoglie le Associazioni ex Alunni ed ex Alunne della Scuola Cattolica.

In occasione del quarantesimo anniversario della fondazione della vostra Associazione, voi avete voluto raccogliervi a Convegno per riflettere sul vostro compito di testimoni dei valori cristiani di fronte alle necessità più incalzanti della società. E' questo un compito reso manifesto anche dallo spirito che anima il vostro Sodalizio: spirito non solo organizzativo, ma anche e soprattutto comunitario, aperto alla mutua collaborazione, disposto al confronto delle molteplici esperienze ed iniziative.


2. Sono certo numerose le urgenze del mondo attuale, che sollecitano da parte dei credenti una diuturna attenzione ed un intenso sforzo apostolico. Oggi, tuttavia, una ne emerge con maggior chiarezza e priorità: si tratta della difesa e del sostegno da offrire alla comunità familiare ed al suo insostituibile carattere educativo.

Per tale motivo, in quest'"Anno della Famiglia", e a pochi giorni dalla pubblicazione della mia "Lettera alle Famiglie", desidero sottolineare ancora una volta il rilevante ruolo religioso, sociale e formativo che la famiglia riveste.

Proprio per questo ho scritto che essa "è la prima e la più importante" delle vie della Chiesa, la quale "considera il servizio alla famiglia come uno dei suoi compiti essenziali" (cfr. LF 2).

Opportunamente, pertanto, lo Statuto che regola la vostra Confederazione sottolinea tra i suoi fini istituzionali "l'affermazione dei principi religiosi e morali della famiglia... per un impegno sociale di evangelizzazione e promozione umana" (Statuto, 3, c).

Inoltre, come ex alunni ed ex-alunne, ed ora a vostra volta come educatori e genitori, avete sperimentato e ben comprendete il ruolo determinante dell'educazione familiare e scolastica nella crescita della persona e vi proponete di promuoverla.

Educare non è semplicemente istruire; è partecipare e far partecipare alla verità e all'amore, "generare" in senso spirituale (cfr. LF 16), far crescere nell'ordine dell'essere.

Come discepoli di Cristo Maestro, non possiamo restare indifferenti a tale missione essenziale, sia che la svolgiamo direttamente, sia che ne diventiamo promotori affiancando premurosamente in tale missione i genitori, che sono "i primi e principali educatori dei propri figli ed hanno anche in questo campo una fondamentale competenza: sono educatori perché genitori" ().


3. Si tratta di un compito che non è loro esclusivo, giacché - come ho ricordato nella "Lettera alle Famiglie" () - i genitori "condividono la loro missione educativa con altre persone ed istituzioni, quali ad esempio la Chiesa e lo Stato". Ma ho aggiunto che ciò "deve sempre avvenire nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà", in forza del quale l'aiuto offerto ai genitori "trova nel loro diritto prevalente e nelle loro effettive possibilità il suo intrinseco e invalicabile limite". Conseguenza della retta applicazione del principio di sussidiarietà, pertanto, è che "ogni altro partecipante al processo educativo non può che operare a nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, persino su loro incarico".

In tale prospettiva, si pongono, dunque, le attività della vostra Associazione atte a coadiuvare il ruolo formativo dei genitori e degli stessi insegnanti. La scuola cattolica, infatti, è chiamata ad essere una comunità viva all'interno della quale si trasmettono quei valori di fedeltà a Cristo, Verità dell'uomo, capaci di dare speranza e senso all'umana esistenza.

Carissimi, ringraziandovi per il bene che generosamente compite, auspico che ciascuno di voi prosegua con sempre maggior entusiasmo, disponibilità e generosità il cammino intrapreso al servizio delle famiglie, della Scuola e della Società. A tal fine invoco l'aiuto di Dio e l'intercessione di Maria, Sede della Sapienza, mentre volentieri imparto di cuore a ciascuno di voi, ed alle vostre famiglie la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Data: 1994-02-26 17/01/19102Data estesa: Sabato 26 Febbraio 1994 Pag. 20089





Udienza: ai fedeli della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I miei pellegrinaggi nella vostra terra si sono svolti nel segno del Crocifisso alla riscoperta delle sorgenti della santità

Carissimi fratelli e sorelle di Arezzo, Cortona e Sansepolcro!


1. Con gioia accolgo il vostro numeroso pellegrinaggio, col quale intendete ricambiare le visite che ebbi la gioia di compiere tra voi, nel maggio scorso a Cortona ed Arezzo, e in settembre a La Verna e a Camaldoli. Siate tutti benvenuti! Saluto con affetto il vostro Vescovo Mons. Giovanni D'Ascenzi, e lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha indirizzato a nome vostro. Con lui, saluto i Presuli Mons. Cioli e Mons. Scapecchi, legati alla Diocesi per il diuturno e zelante servizio pastorale in essa svolto. Rivolgo poi un deferente pensiero ai Sindaci ed alle Rappresentanze di vari Comuni della vostra Provincia.

Con particolare gratitudine ed affetto mi dirigo ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, come pure ai rappresentanti dei molteplici Movimenti ed Associazioni diocesani. A ciascuno dico: la pace sia con voi! I miei pellegrinaggi nella vostra terra si sono svolti nel segno del Crocifisso e del ricordo di non pochi vostri conterranei, che dalla Croce di Cristo hanno attinto il coraggio della santità.

La Chiesa nasce e rinasce dal Crocifisso, "dal costato di Cristo dormiente sulla croce", come afferma il Vaticano II riecheggiando Sant'Agostino (SC 5): quel Crocifisso di cui a Sansepolcro si conserva una delle più antiche e singolari raffigurazioni, detta "Volto Santo".

L'incontro poi con la figura di Santa Margherita a Cortona ha lasciato nel mio animo un segno che mi ha accompagnato lungo il resto della Visita e che ancor oggi, a distanza di mesi, costituisce un costante richiamo alla santità e alla preghiera: Santa Margherita, come San Francesco d'Assisi, San Romualdo, e la giovane carmelitana Santa Teresa Margherita Redi sono testimoni viventi della forza della preghiera. La Chiesa, pellegrina nel mondo, evoca questa sua dimensione più intima, suscitando in se stessa energie nuove che la rimettono in movimento, la "ringiovaniscono". Occorre veramente scoprire le sorgenti della santità. Scoperta che consentirà anche alla vostra Comunità ecclesiale di aprirsi con sempre maggiore audacia missionaria al dialogo con la società civile, con quanti specialmente si dichiarano "lontani" dalla pratica della fede.


2. Carissimi fratelli e sorelle! Incontrandovi questa mattina, mi tornano alla mente i vari momenti del mio passaggio fra voi. Ricordo, tra l'altro, l'incontro con i giovani nella chiesa di San Francesco, al cospetto del grande crocifisso e degli affreschi di Piero della Francesca dedicati alla Croce. Parlare di fede, di gioia, di vocazione, di libertà piena ed autentica non si può se non vicino alla Croce. I giovani non vanno ingannati, né illusi. Essi cercano cammini esigenti ma autentici, testimoni credibili e radicali. Come Francesco e Chiara d'Assisi, come l'aretina Teresa Margherita Redi, giovanissima carmelitana del secolo XVIII, morta poco più che ventenne, consumata dal fuoco interiore che aveva acceso in lei la contemplazione di Dio Amore.

So che il nostro incontro ha avuto un seguito ricco di proposte e di iniziative. Me ne rallegro e ringrazio il Signore. Soprattutto, mi compiaccio dell'intenzione di promuovere alcuni pellegrinaggi di giovani nei santuari più significativi della Diocesi, che io stesso ho avuto la gioia di visitare. Sono convinto dell'opportunità di tali manifestazioni, che rispondono alle attese delle nuove generazioni e che, se ben inserite in una organica pastorale giovanile e accompagnate dal costante dialogo con i giovani, portano frutti insperati di rinnovamento e di impegno vocazionale e missionario.


3. Che cos'è, infatti, la vocazione, se non una vita concepita come missione al seguito di Gesù, divino Maestro? Ogni Chiesa è chiamata ad essere Comunità in cammino, Comunità vocazionale.

Mi ha fatto veramente piacere apprendere che nell'ottobre scorso il vostro Seminario diocesano, chiuso da dieci anni, è stato riaperto ed ha ripreso il suo fondamentale servizio in diocesi anche come centro di una organica ed attiva promozione vocazionale specialmente nelle parrocchie.

Il seminario in questo modo è sentito come proprio dall'intera Comunità diocesana, perché le parrocchie e prima ancora le famiglie lo considerano come il "loro" seminario, come realtà provvidenziale per il discernimento educativo degli adolescenti e dei giovani, tra i quali il Buon Pastore incessantemente chiama alcuni a seguirlo nella forma singolare del ministero ordinato e nella vita consacrata.


4. Sono tuttavia le famiglie i primi seminari in senso ampio: seminari della vita umana e cristiana. Siamo nell'Anno della Famiglia, e desidero invitarvi - come ho scritto nella speciale Lettera alle Famiglie, appena pubblicata - ad una grande preghiera e ad una attenta riflessione sul ruolo delle famiglie oggi.

Santa Margherita da Cortona offre al riguardo la testimonianza di una esistenza singolare. Essa parla delle difficoltà e dei drammi che l'amore umano, il matrimonio e la famiglia possono attraversare, parla dell'importanza della preghiera e della conversione per affrontarli e superarli.

Quante sono pure ai nostri tempi le problematiche legate alla vita della famiglia! Quanto necessario è perciò porre attenzione ad una saggia e coraggiosa pastorale familiare! Promuovere un Centro pastorale diocesano per la Famiglia è stata pertanto una vostra scelta molto opportuna: auspico che esso possa recare sostegno alle coppie ed alle famiglie, aiutandole nel compimento fedele della loro missione nella Chiesa e nella società.

Possa, infine, la vostra Diocesi crescere sempre più nell'intesa fraterna e nella comunione ecclesiale. La nuova evangelizzazione, che impegna la Chiesa tutt'intera, richiede un "di più" di unità, secondo la volontà del Signore Gesù.

Vi esorto, carissimi, a camminare insieme, Vescovo, Presbiterio, Religiosi e Religiose, Laici. Le parrocchie, pur trovandosi in situazioni locali talora molto differenti, si sentano sempre impegnate a diffondere il medesimo Spirito e ad incarnarlo secondo le comuni linee pastorali. A tale compito si dedichino pure le Congregazioni religiose e le aggregazioni laicali valorizzando la diversità dei carismi e delle esperienze senza spirito di competizione e coltivando una stretta e costruttiva collaborazione.

Affido questi voti e questi progetti di bene ai Santi vostri Patroni, a San Donato Vescovo e martire, a Santa Margherita da Cortona e a San Giovanni Evangelista.

Li affido soprattutto alla "Madonna del Conforto", da ormai quasi due secoli meta di costanti pellegrinaggi da parte della Comunità aretina.

A Lei facciamo ricorso con rinnovata fiducia, attendendo la rasserenante parola: "Confortetur cor tuum!", "Si conforti il tuo cuore".

E su ciascuno di voi qui presenti, carissimi, e sull'intera vostra diocesi, specialmente sui giovani, le famiglie e gli ammalati scenda la Benedizione Apostolica che di cuore vi imparto.

Data: 1994-02-26 Data estesa: Sabato 26 Febbraio 1994





Angelus: l'imminente Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Risuoni nel Continente africano la voce di Cristo e dappertutto trovi più spazio il suo amore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Mentre siamo in cammino verso la Pasqua, ci prepariamo anche a celebrare l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, che avrà inizio il prossimo 10 aprile, domenica in Albis.

Si tratta di un'iniziativa auspicata da tanti Vescovi, Presbiteri e laici africani, e che volentieri ho fatta mia, allo scopo di favorire una "organica solidarietà pastorale nell'intero territorio africano ed isole attigue" (Angelus del 6 gennaio 1989: Insegnamenti, 12/I, 1989, p. 40).

Il Sinodo si svolgerà a Roma, per meglio esprimere la comunione delle Chiese che sono in Africa con la Chiesa universale, ma anche per sottolineare l'interesse e l'impegno di tutta la Chiesa per questo Continente. E' un evento che si preannuncia di portata storica, un evento di speranza. La sua celebrazione è stata ampiamente preparata dalle comunità africane e tra di esse in qualche modo si concluderà, perché ho intenzione di recarmi in Africa a promulgarne i frutti.

Ma se si è scelto Roma per la parte operativa del Sinodo, lo si è fatto anche per motivi tecnici. E' tutto preparato.

La Chiesa, ponendo l'Africa al centro della sua attenzione, intende assolvere un debito di gratitudine. Nella storia del cristianesimo, le Chiese africane hanno scritto, sia nell'antichità che in tempi a noi più vicini, pagine luminose di martirio e santità. In diversi viaggi apostolici, ho potuto constatare il fervore della loro preghiera e la vivacità della loro vita pastorale.


2. Purtroppo l'Africa è ancora una delle aree del mondo più segnate da rilevanti problemi economici e sociali. L'assemblea Speciale del Sinodo sarà l'occasione propizia perché si prenda nuova coscienza del dovere di solidarietà - e in certo senso di "restituzione" - che incombe sulle nazioni più ricche, alcune delle quali, specialmente in epoca coloniale, hanno tratto non pochi benefici da questo Continente, rendendosi talora responsabili di gravi ingiustizie. Si può parlare dei meriti, ma non si possono dimenticare le ingiustizie passate e presenti.

L'Africa ha urgente bisogno di solidarietà. Ma essa ha anche molto da offrire, in un fecondo scambio di doni, attingendo alle sue grandi ricchezze umane e spirituali, a cui la Chiesa guarda con rispetto ed ammirazione, giacché l'annuncio di Cristo non mortifica le varie culture, al contrario ne assume gli autentici valori, portandoli alla loro pienezza.


3. Affido la riuscita del Sinodo all'intercessione della Vergine Santa, Stella dell'evangelizzazione. Invito non soltanto i fedeli africani, ma tutti i cristiani del mondo, alla preghiera per questa intenzione. L'itinerario quaresimale ci aiuti a raccogliere la sfida della nuova evangelizzazione, perché in Africa e in tutti i continenti risuoni la voce di Cristo e dappertutto trovi più spazio il suo amore.


4. Sempre parlando dell'Africa, si deve dire che questa ultima settimana è stata funestata, purtroppo, da episodi di violenza che hanno ulteriormente aggravato la situazione drammatica di tanti nostri fratelli nel Rwanda, nel Sudan meridionale e in Terra Santa. Ancora una volta rivolgo un accorato appello alla coscienza di tutti i responsabili, perché lavorino per la pace, ricordando che non si costruisce il futuro escludendo interi settori della società dal dialogo civile o addirittura favorendo lotte intestine.

- Nel Rwanda si impone la riconcilazione: nessuna causa può giustificare gli scontri di questi ultimi giorni. Occorre rispettare e realizzare quanto è previsto dagli Accordi di Arusha, che sono una via verso la pace. Governanti e cittadini devono resistere, con coraggio, alla tentazione della violenza.

- Nel Sudan meridionale le azioni militari - mi ricordo la visita di un anno fa in Sudan, non nel meridione ma a Khartoum - e gli ostacoli frapposti ai convogli umanitari prolungano la tragica prova di quelle innocenti popolazioni, da troppo tempo ridotte a condizioni di penosa sopravvivenza. Mi rivolgo alle parti in conflitto, affinché facciano un serio sforzo per giungere ad una soluzione negoziata, rispettosa della dignità di ogni persona e di ogni gruppo, specialmente delle povere popolazioni del Sudan meridionale.

- Ad Hebron l'efferato massacro perpetrato venerdi scorso nella Moschea ha profondamente turbato tutti i credenti: è stato un crimine ancor più grave perché sono stati colpiti degli uomini in preghiera! In questo cupo scenario di violenza si fa sentire la voce di Dio che dice: "pace! pace ai lontani ed ai vicini!" (Is 57,19). per questa pace, oggi più che mai, dobbiamo pregare e lo facciamo invocando la Regina della Pace.

(Dopo il saluto all'Associazione per la Difesa della Domenica, il Papa si è infine rivolto ad alcuni gruppi di Comunità Neocatecumenali provenienti da diverse città italiane. A loro ha detto:) Rivolgo poi un cordiale saluto ai pellegrini delle Comunità neocatecumenali provenienti da Cagliari, Perugia, Roma, Spoleto e Trieste: vi auguro di riscoprire in questa Quaresima il senso pieno del Battesimo e vi ringrazio per la vostra presenza e per il vostro accompagnamento continuo.

Ancora una volta ringrazio tutti, augurando a tutti una buona domenica e una buona settimana quaresimale.

Data: 1994-02-27 Data estesa: Domenica 27 Febbraio 1994





Visita pastorale: l'omelia durante la Messa per i fedeli della parrocchia romana di Sant'Alessandro - Roma

Titolo: Siamo chiamati a trasfigurare il mondo sull'esempio dell'eroismo di vita cristiana testimoniato dai martiri

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio. Cerchiamo di fare una sintesi di quanto abbiamo udito. Ci vengono in mente le parole di San Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio" (Jn 3,16). E' quanto vuol dirci la Liturgia di oggi. Soprattutto con la prima Lettura che parla di Abramo. Abramo era pronto a dare il suo unico figlio. Era una grande profezia.

Non conosciamo le sue parole, non ha scritto libri, ma questo gesto di essere pronto a dare il suo unico figlio, Isacco, in olocausto a Dio è già una grandissima profezia che anticipa tutto il mistero pasquale. Che cosa ci vuole dire il Vangelo di oggi? Dio si prepara a dare il suo Figlio unigenito, primogenito, Gesù fatto uomo, a darlo come sacrificio per tutti i peccati del mondo.

Dio non ha permesso ad Abramo di offrire il suo figlio Isacco, ma non ha rinunciato a dare il suo Figlio unigenito, Gesù. Egli si prepara a quest'olocausto della Settimana Santa, del Triduo Sacro, e prepara anche i suoi Apostoli. Per questo li prende insieme con sé sul Monte Tabor, e qui il Padre manifesta loro come Gesù sia il suo prediletto. "Ecco il mio Figlio, il mio Figlio prediletto" (cfr. Mc 9,7). Lo manifesta ai due Testamenti: lo fa davanti ai profeti, lo fa davanti a Mosé, a Elia, e lo fa evidentemente davanti a questi tre Apostoli scelti per essere testimoni: Pietro, Giacomo e Giovanni.

Gesù è apparso ai suoi Apostoli trasfigurato, elevato al cielo nella sua gloriosa figura. Si dice: "trasfigurazione", figura celeste dopo la figura terrena. La figura celeste di Gesù è apparsa appunto sul Monte Tabor. Gli Apostoli si meravigliano e dicono: "Si sta bene qui, vogliamo stare qui, lasciaci qui". E Gesù dice loro delle parole un po' enigmatiche. Dice loro di non parlare di quello che hanno visto a nessuno prima della Risurrezione.

Gli Apostoli si chiedono cosa voglia dire Risurrezione, cosa voglia dire essere risorti. Vuol dire essere prima morto? Gesù, in queste parole enigmatiche, già preannunciava la Settimana Santa, il Venerdi Santo, la Pasqua.

Così la Chiesa oggi, con queste letture stupende, ci prepara alla solennità pasquale. Lo fa ogni anno. Da giovane, io mi chiedevo perché nella seconda domenica di Quaresima ci fossero queste letture, soprattutto il brano evangelico della Trasfigurazione. Oggi capisco bene che questo è dovuto al mistero pasquale e alla preparazione pasquale nella Quaresima.

Cosa dice poi San Paolo nella seconda Lettura? San Paolo parla a noi quasi ogni domenica. Ci dice: chi ci separerà dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, chi ci separerà? Sono parole dette quasi per questo ambiente, per Sant'Alessandro, vostro patrono, giovane poco conosciuto, ma certamente una grande figura perché il suo nome è stato inserito nel Canone, nella preghiera eucaristica romana, nel canone romano che reciteremo oggi.

Non si sa bene chi fosse questo Alessandro. Viveva qui, era giovane, era legato a Cristo con la sua fede e il suo amore, e ha dato la vita per Cristo.

Questo è rimasto nella tradizione romana e questo noi celebriamo oggi. Questo dà a San Paolo la possibilità di chiedersi: chi ci separerà? quale forza avrebbe potuto separare Alessandro dell'Agro romano dall'amore di Cristo? Quest'amore è più forte.

Ecco, carissimi, durante la Quaresima dobbiamo sempre, ogni anno ricordare, rinnovare la consapevolezza che l'amore di Cristo è più forte di tutto.

Si chiede Paolo: chi ci separerà? Il peccato? Il peccato è niente davanti a Lui.

Si, è una colpa, pesa sulla coscienza dell'uomo, ma davanti alla Risurrezione, soprattutto alla Passione, alla Croce di Cristo, all'amore di Cristo, non vale molto. Possiamo eliminarlo, possiamo vincerlo, possiamo domandarne perdono.

E questo è il messaggio continuo della Quaresima. Si ripete ogni anno, a tutti e a ciascuno. Si ripete con la forza dei nostri Santi, Apostoli e Martiri, testimoni della Trasfigurazione.

Siamo chiamati a trasfigurarci durante la Quaresima, a farci simili a Gesù glorioso. Siamo anche noi chiamati alla gloria, a partecipare alla sua gloria. Questo ci dice la bellissima liturgia di questa Domenica.

Mi rallegro tanto di essere con questo messaggio qui, in questo ambiente stupendo, in questa basilica paleocristiana legata alla memoria di Sant'Alessandro, e a queste catacombe, che sono tutte testimoni dell'eroismo della vita cristiana di tanti sconosciuti come Alessandro. Eroismo della vita cristiana che fu possibile per loro e sarà possibile anche per noi perché la grazia di Dio è sempre più forte.

Saluto tutti voi, assieme al Cardinale Vicario, al vostro Vescovo di Settore, al vostro parroco con il quale ho già parlato della vostra comunità.

Saluto tutta la comunità: famiglie, giovani, ragazzi; saluto anche le Associazioni e le Congregazioni religiose femminili; saluto l'Opus Dei, che ha anche qui una sua residenza.

Si vedono tante forze vive che lavorano per la Risurrezione, per la Trasfigurazione del mondo, per un mondo migliore. E' tanto necessario questo lavoro. Si deve cambiare il mondo: non possiamo rimanere nella nostra vecchia forma, non trasfigurarci. Il mondo ha bisogno di trasfigurazione profonda, quella che viene da Gesù.

Ecco, carissimi, queste sono le poche parole che volevo dirvi in questo incontro che ci prepara all'Offertorio e alla Santissima Comunione eucaristica con Cristo! Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-02-27 Data estesa: Domenica 27 Febbraio 1994





Credenziali: al nuovo Ambasciatore austriaco durante la presentazione delle Lettere - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Austria può contribuire ad assicurare all'Europa una solida base per la pace e per un giusto ordine

Signor Ambasciatore,


1. La ringrazio sinceramente per le cortesi parole con le quali ha accompagnato la presentazione delle Sue Lettere Credenziali che la accreditano come nuovo Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Austriaca presso la Santa Sede. Le do un cordiale benvenuto e Le faccio i migliori auguri per questo importante e onorevole compito.

Lei si assume la grande responsabilità di portare in modo adeguato il contributo dell'Austria con la sua grande storia e la sua ricca eredità culturale al futuro dell'Europa. La Repubblica Austriaca può contribuire a demolire i muri che sono stati eretti a causa di divisioni, incomprensioni e conflitti. E essa può alimentare la speranza di poter superare le molteplici difficoltà e risolvere i conflitti sorti dopo gli avvenimenti del 1989.


2. Il nostro incontro di oggi si svolge, come Lei stesso ha sottolineato, nel momento in cui la guerra infuria in una parte dell'Europa arrecando incommensurabile dolore alla popolazione civile. Come ho ribadito nel mio discorso del 23 gennaio di quest'anno, sembrano "essere sorti nuovi muri a dividere l'Europa in modo diverso e per altri motivi. Queste moderne barriere, che separano prima di tutto le nazioni, sono, a ben vedere, i nazionalismi".

Le più brutali crudeltà, le peggiori violenze perpetrate ai danni dei diritti fondamentali dell'uomo distruggono la civiltà dell'amore, della comprensione e della tolleranza. Gli atti di violenza, che vengono perpetrati ai danni di anziani, di donne e di bambini, devono scuotere la nostra coscienza e non devono far tacere il nostro appello alla pace sulla terra. Nessun uomo di buona volontà può rassegnarsi.

In questo contesto, desidero ringraziare di cuore il governo, la Chiesa e tutte le persone di buona volontà nella Repubblica Austriaca per i molteplici aiuti che hanno offerto ai profughi, ai perseguitati, agli immigranti e ai bisognosi. Allo stesso modo, sono convinto che anche in futuro l'Austria non negherà la sua grande benevolenza e il suo concreto amore per il prossimo a coloro che ne avranno bisogno.


3. La situazione attuale ci induce a pensare quali siano i modi per superare le divergenze, purtroppo ancora esistenti nel diritto internazionale circa la valutazione dei diritti dell'uomo. Dopo il crollo delle barriere ideologiche nei Paesi ex comunisti, si è sviluppata una certa concordanza circa il valore della pace e il significato dei diritti dell'uomo; tuttavia, esiste oggi il grande pericolo che l'euforia iniziale si trasformi in una nuova delusione e in frustrazione. E' vero che il concetto della tutela dei diritti dell'uomo da parte del diritto internazionale è sancito da norme, ma c'è bisogno di maggiori sforzi affinché queste norme vengano tradotte in pratica. Se la comunità internazionale non è nella condizione di intervenire mediante meccanismi efficaci contro eclatanti violazioni dei diritti dell'uomo e di assicurare la pace, sorge un dilemma, che suscita gravi problemi morali. Tutti i gruppi etnici e religiosi devono certo inserirsi nello Stato, ma allo stesso tempo devono vigilare affinché vengano offerte loro le giuste opportunità di partecipare alla vita dello Stato.


4. La collaborazione fra il Suo Paese e la Santa Sede riguarda soprattutto la creazione di una base salda per assicurare la pace e un giusto ordine in Europa.

Ciò conferisce al ruolo dell'Austria, che deriva dalla sua posizione geografica e storica, un particolare significato. Non dobbiamo tornare indietro a concezioni antiche e superate, che non si sono dimostrate affidabili. Una politica degli Stati nazionali del tempo della prima guerra mondiale sarebbe dannosa per l'Europa. In vista dei mutati rapporti, il ruolo pacificatore dell'Europa e dell'Austria è di decisiva importanza.

Il ruolo classico dell'Austria è sempre stato quello di mediatore fra vicini dell'Ovest e dell'Est. Se gli Stati vicini alla Repubblica Austriaca oggi hanno tentato di continuare da dove avevano interrotto prima dell'inzio dell'era comunista, bisogna considerare che la distruzione operata riguarda non solo le strutture economiche e statali, ma soprattutto la spiritualità. perciò è importante evidenziare di nuovo e trasmettere i fondamentali principi spirituali e il sistema di valori, che hanno plasmato l'Europa per secoli secondo le convinzioni cristiane. Come ho sottolineato nell'Enciclica "Veritatis splendor" si fa "sempre più diffuso e acuto (...) il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza" (VS 98).

L'aumento delle possibilità di libertà per l'uomo è una delle grandi conquiste della storia europea. Nelle società libere dell'Europa il sistema di valori e la morale hanno subito il fascino del mercato e del capitale, e ciò non è avvenuto nell'interesse dei valori suddetti. Poiché "in ogni campo della vita personale, familiare, sociale e politica, la morale - che si fonda sulla verità e che nella verità si apre all'autentica libertà - rende un servizio originale, insostituibile e di enorme valore non solo per la singola persona e per la sua crescita nel bene, ma anche per la società e per il suo vero sviluppo" (VS 101).


5. Nel suo discorso di presentazione circa "L'anno della Famiglia", Lei, Signor Ambasciatore, ha fatto riferimento al valore fondamentale della famiglia per la società. La tutela e la promozione della famiglia devono essere nostro compito così come della Chiesa, degli organi costituzionali dello Stato e di tutte le forze sociali. I figli devono ricevere dai propri genitori un esempio di fede, amore, fiducia e dedizione.

Come ho detto nel mio discorso ai Vescovi austriaci in occasione della loro visita "ad Limina" nell'aprile 1992, si diffondono sempre più "il disprezzo della fedeltà, la degradazione della donna, il vilipendio dei comandamenti di Dio, l'egoismo illimitato, la svilente pornografia e il gioco sconsiderato del consumismo volto alla distruzione del mondo". Allo stesso tempo tutte le forze responsabili nello Stato e nella società dovrebbero sempre essere consapevoli del fatto che "la famiglia, quale fondamentale e insostituibile comunità educante, è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità. Fondata sull'amore e aperta al dono della vita, la famiglia porta in sé il futuro stesso della società; (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 1994, n. 2). Facciamo insieme tutto il possibile per tutelare la famiglia e per conferirle nuovo lustro.


6. La mutua collaborazione tra Stato e Chiesa, che è regolata in modo corretto ed efficace dal Concordato, potrebbe contribuire al sensibile rinnovamento dell'uomo e della società. E' l'uomo al cui benessere lo Stato e la Chiesa devono dedicarsi, promuovendo attraverso la cooperazione i più alti ideali e valori.

Con i miei più sentiti ringraziamenti contraccambio gli auguri che tramite Lei il presidente mi ha fatto. Su di Lei, sulla sua famiglia così come sui suoi collaboratori e sulle sue collaboratrici invoco la protezione e l'assistenza di Dio e imparto a tutti di cuore la mia benedizione Apostolica.

Data: 1994-02-28 Data estesa: Lunedi 28 Febbraio 1994





Lettera Apostolica "Motu Proprio" con la quale Giovanni Paolo II istituisce la Pontificia Accademia per la Vita




1. Il mistero della vita, di quella umana in particolare, attira in modo crescente l'attenzione degli studiosi, stimolati dalle straordinarie possibilità d'indagine che il progresso della scienza e della tecnica offre oggi alle loro ricerche. La nuova situazione, mentre apre affascinanti prospettive di intervento sulle sorgenti stesse della vita, pone pure molteplici ed inediti interrogativi di ordine morale, che l'uomo non può trascurare senza correre il rischio di compiere passi forse irreparabili.

Consapevole di ciò, la Chiesa, che per mandato di Cristo è tenuta ad illuminare le coscienze degli uomini circa le esigenze morali che scaturiscono dalla loro natura, "dopo aver preso conoscenza dei dati della ricerca e della tecnica, intende proporre, in virtù della propria missione evangelica e del suo dovere apostolico, la dottrina morale rispondente alla dignità della persona ed alla sua vocazione integrale" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, 1). Compito particolarmente urgente nel nostro tempo, se si considera che "nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole o malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale della sua missione, tanto più necessaria, quanto più dominante si è fatta una cultura di morte" (Esortazione Apostolica CL 38).


2. La presenza della Chiesa nel campo della sanità è plurisecolare e non di rado ha anticipato gli interventi dello Stato. Mediante la sua azione assistenziale e pastorale, essa continua ancor oggi a proclamare il "Vangelo della vita" nelle variabili situazioni storiche e culturali, avvalendosi di una pedagogia fedele alla verità evangelica ed attenta ai "segni dei tempi". Nell'ambito sanitario essa avverte, in particolare, il bisogno di approfondire ogni possibile conoscenza al servizio della vita umana, perché, là dove la tecnica non è in grado di fornire risposte esaustive, possa manifestarsi la "legge della carità". Una legge che ispira l'intera sua attività missionaria e che la spinge ad esprimere in modo sempre vivo ed attuale il messaggio di Cristo, venuto per dare la vita e per donarla in abbondanza (cfr. Jn 10,10).


3. Istituendo, l'11 febbraio 1985, la Pontificia Commissione, ora Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, ne indicai, tra le finalità, quella di "diffondere, spiegare e difendere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità e favorirne la penetrazione nella pratica sanitaria" (Motu proprio Dolentium hominum, 6).

Finalità ribadita, per il suddetto Dicastero, dalla Cost. ap. Pastor bonus (art. 153, §3-4). Ciò richiede che tutti gli operatori sanitari siano adeguatamente formati in materia morale e sui problemi della bioetica (cfr. Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, 1991, Declaratio, 10), affinché sia manifesto che scienza e tecnica, poste al servizio della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, contribuiscono al bene integrale dell'uomo ed all'attuazione del progetto divino di salvezza (cfr. Const. past. GS 35).


4. In ordine al conseguimento di queste finalità, e raccogliendo le indicazioni espresse dai maggiori responsabili della pastorale sanitaria, e con la consapevolezza che, nel servizio alla vita, la Chiesa non può non incontrarsi con la scienza (Concilio Ecumenico Vaticano II, Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza, 8 dicembre 1965), con il presente Motu proprio istituisco la Pontificia Accademia per la Vita, che, secondo gli Statuti, è autonoma. Essa pero è collegata ed opera in stretto rapporto con il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari. Essa avrà lo specifico compito di studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del Magistero della Chiesa.


5. La Pontificia Accademia per la Vita, con sede in Vaticano, sarà presieduta dal Presidente da me nominato, coadiuvato da un Consiglio e da un Consigliere ecclesiastico.

Spetterà al Presidente della Pontificia Accademia convocarne l'Assemblea, stimolarne l'attività, approvarne la programmazione annua, vigilarne l'amministrazione, a norma di Statuti propri da sottoporre all'approvazione della Sede Apostolica.

I membri dell'Accademia, da me nominati, saranno rappresentativi delle varie branche delle scienze biomediche e di quelle più strettamente legate ai problemi riguardanti la promozione e la difesa della vita.

Sono inoltre previsti Membri per corrispondenza.


6. Nell'invocare la divina assistenza sull'attività della nuova Accademia, i cui lavori non manchero di seguire con vivo interesse, mi è grato impartire a tutti i suoi membri e collaboratori ed a quanti si adopereranno per la migliore riuscita di tale iniziativa, una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 11 Febbraio 1994.


GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: alla Confederazione ex alunne della Scuola Cattolica - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)