GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: verso la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Angelus: verso la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Africa, apri le porte a Cristo, Redentore dell'uomo!"

celebrerà la Giornata Speciale di preghiera e digiuno per i missionari martiri:) Anche quest'anno si celebra, il 24 marzo, vigilia dell'Annunciazione, la Giornata Speciale di preghiera e digiuno per i missionari martiri, promossa dalle Pontificie Opere Missionarie.

La Chiesa, come sempre nella sua storia, in molte parti del mondo fa quotidiana esperienza delle persecuzioni e del martirio, ed è grande il numero di tali testimoni. Dobbiamo saperlo, siamo tenuti a ricordarlo, siamo invitati ad una spirituale, intensa solidarietà con coloro che condividono col sangue il destino di Cristo Redentore. Essi ci dicono quanto sia vera per tutti la parola di Gesù: "Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la troverà" (Mc 8,35).

Preghiamo per i missionari martiri; ad essi dobbiamo gratitudine per la vita offerta generosamente per la costruzione del Regno di Dio. La loro testimonianza sia per tutti esempio di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Carissimi fratelli e sorelle!


1. I principi semplici ma esigenti della dottrina sociale della Chiesa, alcuni dei quali ho evocato anche ieri nell'incontro con i lavoratori in occasione della festa di san Giuseppe, hanno una loro speciale ed urgente applicazione all'impegno della Chiesa in Africa. Su questo si rifletterà nella prossima Assemblea sinodale dei Vescovi.

La missione che Cristo ha affidato alla Chiesa "non è di ordine politico, economico o sociale", ma propriamente religioso (cfr. GS 42). Ciò non toglie, tuttavia, che essa comporti delle conseguenze sulla realtà temporale. Il Vangelo infatti annuncia una redenzione integrale, che investe l'uomo nella sua globalità. Gesù Cristo è venuto a salvare tutti gli uomini, e tutto l'uomo. La Chiesa cammina sulle orme del suo Maestro, quando si preoccupa del destino eterno dell'umanità, senza dimenticarne la concreta esistenza nel mondo.

In Africa quest'esigenza di applicazione del Vangelo alla vita concreta è fortemente avvertita. Come si potrebbe annunciare Cristo in quell'immenso Continente, dimenticando che esso coincide con una delle aree più povere del mondo? Come si potrebbe non tener conto della storia intrisa di sofferenze di una Terra, dove molte Nazioni sono tuttora alle prese con la fame, la guerra, le tensioni razziali e tribali, l'instabilità politica, la violazione dei diritti umani? Tutto ciò costituisce una sfida all'evangelizzazione.


2. I cattolici, insieme con gli altri cristiani, non possono non farsi carico di questa realtà. Sarete miei testimoni! (Ac 1,8). Queste parole di Gesù costituiscono il tema di fondo del prossimo Sinodo; esse chiamano al coraggio della testimonianza e all'audacia della difesa dei poveri.

Occorre adoperarsi, in collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, perché in Africa crescano il rispetto della giustizia e la costruzione della pace. Occorre promuovere l'irradiazione del Vangelo in tutti i settori della cultura e della società. Evangelizzazione e promozione umana camminano di pari passo.

Africa, apri le porte a Cristo, Redentore dell'uomo! Non temere per i tuoi valori e la tua cultura. Il Vangelo è luce che non distrugge, ma trasfigura. E' fermento che rinnova i cuori e dà valore autentico a tutte le cose, aiutando a coglierle e a viverle secondo il disegno divino.


3. Chiediamo alla Vergine Santa di infondere nuovo slancio all'azione apostolica della Chiesa in Africa. Maria porta sicuramente nel suo cuore di Madre le sofferenze del Continente africano. Le parole ammonitrici del Magnificat costituiscono il canto dei poveri che si affidano a Dio. "Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,53). Sia il Magnificat l'inno di liberazione dell'Africa alle soglie del terzo millennio.

(Giovanni Paolo II ha poi invitato i giovani a partecipare all'incontro in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, con queste parole:) Domenica prossima celebreremo la nona Giornata Mondiale della Gioventù.

Il tema prescelto riecheggia le parole di Cristo agli Apostoli nel Cenacolo: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Possano le chiese e le piazze delle nostre città diventare come dei cenacoli, nei quali sia dato ai giovani di ascoltare con rinnovata disponibilità la consegna che Cristo intende affidare a ciascuno di loro.

La Diocesi di Roma si preparerà a questo importante appuntamento con uno speciale incontro, giovedi prossimo. nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Invito tutti i giovani romani a parteciparvi. Sarà, come negli anni passati, una grande manifestazione di fede e di entusiasmo giovanile.

(Il Papa ha poi invitato i presenti a pregare in suffragio del sacerdote ucciso sabato 19:) Sento il bisogno di esprimere, ancora una volta, il vivo dolore in me suscitato alla notizia dell'uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si apprestava a celebrare la Santa Messa.

Nel deplorare questo nuovo, efferato crimine, vi invito ad unirvi a me nella preghiera di suffragio per l'anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far si che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra e morto (cfr. Jn 12,24), produca frutti di sincera conversione, di operosa concordia di solidarietà e di pace.

(Successivamente Giovanni Paolo II ha rivolto un particolare saluto ad un pellegrinaggio proveniente dalla Germania, organizzato dalla "Fondazione per lo Sviluppo e la Cooperazione" di Stoccarda.) Tra i pellegrini e i visitatori di lingua tedesca rivolgo il mio particolare saluto ai partecipanti al viaggio a Roma organizzato dalla "Fondazione Sviluppo e Collaborazione" di Stoccarda. Ad un cordiale ringraziamento per il vostro impegno di occuparvi, tramite azioni concrete, della grande emergenza in molti paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina, unisco il mio desiderio che la vostra visita presso le tombe degli Apostoli vi rinforzi nella vostra fede.

A voi e ai vostri cari la mia speciale benedizione.

(Il Santo Padre si è quindi congedato con queste parole:) Ci prepariamo alla Settimana Santa. Ci prepariamo alla Santissima Pasqua. Auguro a tutti una santissima preparazione.

Data: 1994-03-20 Data estesa: Domenica 20 Marzo 1994





Durante l'Angelus, in occasione della Giornata Speciale di giovedi 24 - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Preghiamo per i missionari martiri"

Anche quest'anno si celebra, il 24 marzo, vigilia dell'Annunciazione, la Giornata Speciale di preghiera e digiuno per i missionari martiri, promossa dalle Pontificie Opere Missionarie.

La Chiesa, come sempre nella sua storia, in molte parti del mondo fa quotidiana esperienza delle persecuzioni e del martirio, ed è grande il numero di tali testimoni. Dobbiamo saperlo, siamo tenuti a ricordarlo, siamo invitati ad una spirituale, intensa solidarietà con coloro che condividono col sangue il destino di Cristo Redentore. Essi ci dicono quanto sia vera per tutti la parola di Gesù: "Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la troverà" (Mc 8,35).

Preghiamo per i missionari martiri; ad essi dobbiamo gratitudine per la vita offerta generosamente per la costruzione del Regno di Dio. La loro testimonianza sia per tutti esempio di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Data: 1994-03-20 Data estesa: Domenica 20 Marzo 1994





In preparazione alla IX Giornata Mondiale della Gioventù - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Invito tutti i giovani romani all'incontro nell'Aula Paolo VI"

Domenica prossima celebreremo la nona Giornata Mondiale della Gioventù.

Il tema prescelto riecheggia le parole di Cristo agli Apostoli nel Cenacolo: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Possano le chiese e le piazze delle nostre città diventare come dei cenacoli, nei quali sia dato ai giovani di ascoltare con rinnovata disponibilità la consegna che Cristo intende affidare a ciascuno di loro.

La Diocesi di Roma si preparerà a questo importante appuntamento con uno speciale incontro, giovedi prossimo, nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Invito tutti i giovani romani a parteciparvi. Sarà, come negli anni passati, una grande manifestazione di fede e di entusiasmo giovanile.

(Prima di congedarsi dai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha aggiunto:) Ci prepariamo alla Settimana Santa. Ci prepariamo alla Santissima Pasqua. Auguro a tutti una santissima preparazione.

Data: 1994-03-20 Data estesa: Domenica 20 Marzo 1994






Udienza: ai partecipanti all'XI Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La situaziione economica condiziona gravemente molte famiglie nel compimento della propria missione

Venerabili fratelli nell'Episcopato, Cari fratelli e sorelle,


1. E' per me motivo di gioia aver questo incontro con voi, Comitato di Presidenza, e Consultori e Membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che celebrate l'XI Assemblea Plenaria del vostro Dicastero proprio nell'Anno della Famiglia, con il quale la Chiesa invita tutti i fedeli a una riflessione spirituale e morale su questa realtà umana, fondamentale nella vita degli uomini e della società.

Ringrazio vivamente il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, Presidente del Dicastero, per le cordiali parole che ha voluto rivolgermi a nome anche degli altri Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Consultori e Membri di questo Pontificio Consiglio. In modo particolare, porgo il mio affettuoso benvenuto a voi, padri e madri di famiglia, che partecipate a questa Assemblea, insieme al mio vivo ringraziamento per gli sforzi che realizzate con generosità nelle vostre rispettive Nazioni a favore dell'istituzione familiare.


2. Il tema centrale che avete scelto per questa Assemblea Plenaria è: "La donna, sposa e madre, nella famiglia e nella società alle soglie del terzo millennio".

Con ciò desiderate dare particolare risalto alla figura della donna, in questo anno dedicato in particolare alla Famiglia e in vista della preparazione della IV Conferenza mondiale sulla donna, che avrà luogo l'anno prossimo.

Senza dimenticare l'importante ruolo della donna in seno alla società e nell'ambito professionale, nei vostri lavori vi siete proposti come oggetto di riflessione due aspetti fondamentali e complementari della sua vocazione: quello di sposa e quello di madre. Sono lieto di constatare che, a tale proposito, avete preso come punto di riferimento la Lettera Apostolica "Mulieris Dignitatem", con la quale desideravo rendere omaggio alla donna, incoraggiando allo stesso tempo tutto ciò che contribuisce a rafforzare la sua dignità e la sua missione nella vita della Chiesa e nella società.


3. Guardare attentamente al ruolo fondamentale della donna come sposa e madre significa collocarla nel cuore della famiglia; una funzione insostituibile, che deve essere apprezzata e riconosciuta come tale, e che va unita alla specificità stessa dell'essere donna (cfr. MD 18). Essere sposa e madre sono due realtà complementari in questa originale comunione di vita e di amore che è il matrimonio, fondamento della famiglia. Sul profondo significato di queste realtà ho voluto riflettere, insieme alle famiglie del mondo, nella mia recente Lettera indirizzata a esse.

Non manca chi mette in discussione la missione della donna nella cellula basilare della società, che è la famiglia. La Chiesa difende quindi con particolare vigore la donna e la sua grandissima dignità. Si possono ricordare nuovamente le eloquenti parole di Papa Paolo VI: "Nel Cristianesimo infatti, più che in ogni altra religione, la donna ha fin dalle origini uno speciale statuto di dignità, di cui il Nuovo Testamento ci attesta non pochi e non piccoli aspetti" (Discorso alle partecipanti al Congresso Nazionale del Centro Italiano Femminile, 6.12.1976). Io stesso ho voluto sottolineare che "Creando l'uomo "maschio e femmina", Dio dona la dignità personale in eguale modo all'uomo e alla donna" (FC 22). Quindi "L'uomo è una persona, in eguale misura l'uomo e la donna: ambedue, infatti sono stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale." (MD 6).


4. Si riscontrano inoltre, in diverse parti, atteggiamenti e interessi che comportano una minore stima della maternità, quando non le sono apertamente ostili, poiché la considerano contraria alle esigenze della produzione e del rendimento competitivo in seno alla società industriale. D'altro canto, sono innegabile le difficoltà che il lavoro della donna fuori casa comporta per la vita familiare, in particolar modo per ciò che si riferisce alla cura e all'educazione dei figli, specialmente di quelli in tenera età. Come ho indicato in occasione della recente solennità di San Giuseppe: "Dobbiamo allora dedicare particolare attenzione all'importantissimo lavoro svolto dalle donne, dalle madri in seno alla famiglia... Il legittimo desiderio di contribuire con le proprie capacità al bene comune e lo stesso contesto socio-economico portano spesso la donna ad intraprendere un'attività professionale. Bisogna pero evitare che la famiglia e l'umanità rischino di subire una perdita che le impoverirebbe, perché la donna non può essere sostituita nella generazione e nell'educazione dei figli. Le Autorità dovranno quindi provvedere con leggi opportune alla promozione professionale della donna e, al tempo stesso, alla tutela della sua vocazione di madre e di educatrice" (Discorso, 19.3.1994, n. 3).

D'altra parte, il lavoro della donna in casa deve essere giustamente apprezzato, anche per il suo innegabile valore sociale: tale attività "deve essere riconosciuta e valorizzata fino in fondo" (LF 17). E' questo un ambito nel quale i responsabili delle istanze politiche, i legislatori e gli imprenditori devono presentare iniziative atte a soddisfare adeguatamente queste esigenze, come esorta la Chiesa nella sua dottrina sociale. Nell'Enciclica Laborem exercens, parlando delle prestazioni sociali, ho voluto fare riferimento al salario familiare, presentandolo come "un salario unico dato al capo-famiglia per il suo lavoro, e sufficiente per il bisogno della famiglia, senza la necessità di fare assumere un lavoro retribuito fuori casa alla coniuge... La vera promozione della donna esige che il lavoro sia strutturato in modo tale che essa non debba pagare la sua promozione con l'abbandono della propria specificità e a danno della famiglia, nella quale ha come madre un ruolo insostituibile" (LE 19).


5. D'altra parte, la donna ha diritto all'onore e alla gioia della maternità, come un regalo di Dio, e allo stesso tempo i figli hanno anch'essi diritto alle cure e alla sollecitudine di coloro che sono i loro genitori, in particolar modo delle madri. Per questo le politiche familiari devono tener conto della situazione economica di molte famiglie, che si vedono condizionate e seriamente ostacolate nel compiere la loro missione. Come indicavo nell'Esortazione Apostolica Familiaris consortio: "Convinte che il bene della famiglia costituisce un valore indispensabile e irrinunciabile della comunità civile, le autorità pubbliche devono fare il possibile per assicurare alle famiglie tutti quegli aiuti - economici, sociali, educativi, politici, culturali - di cui hanno bisogno per far fronte in modo umano a tutte le loro responsabilità" (FC 45).

Il tema scelto per la vostra Assemblea Plenaria ha certamente importanti incidenze pastorali: per questo formulo ferventi voti affinché i vostri lavori contribuiscano alla promozione e alla tutela della donna, sposa e madre, e al rinnovamento e allo sviluppo dei valori della famiglia, che è "il centro e il cuore della civiltà dell'amore" (LF 13), come avete proclamato nel Congresso delle Famiglie precedente al nostro incontro.


6. Sono lieto di sapere che questo Dicastero sta procedendo alla compilazione degli apporti delle Conferenze Episcopali del mondo al fine di elaborare un Direttorio o guida per la preparazione al matrimonio. Nel quadro delle vostre intense attività nel corso del presente anno, desidero prima di concludere, manifestarvi la mia gioia e il mio augurio per l'Incontro Mondiale con le Famiglie che, se Dio vuole, si svolgerà domenica 9 ottobre durante il Sinodo Generale dei Vescovi sulla vita consacrata.

In prossimità della Pasqua, affido all'Onnipotente le vostre persone e i vostri compiti volti al bene dell'istituzione familiare. Che la Vergine di Nazareth, che porto nel suo grembo il Signore della vita, vi conceda la pienezza dello Spirito Santo, affinché i vostri servizi per la Chiesa e per la società attuale rechino abbondanti frutti. Con questi ferventi auguri, vi accompagna la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-03-24 Data estesa: Giovedi 24 Marzo 1994





L'incontro con la gioventù di Roma in preparazione alla Domenica delle Palme - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I giovani hanno un messaggio per l'Italia di oggi, "Prego perché sappiate essere dono per gli altri"

Noi siamo ancora con i nostri ricordi a Denver. Si sente questo clima americano, l'ultima tappa della Giornata Mondiale della Gioventù. Ma si sentono anche le tappe precedenti: quella di Jasna Gora, quella di Santiago de Compostela, quella di Buenos Aires, fino a Roma, dieci anni fa. Dieci anni di cammino. Si sentono queste tappe, ma soprattutto si sente l'importanza dell'anno attuale, il 1994: la grande preghiera per l'Italia e con l'Italia.

Allora mi domando con i giovani, qui: per che cosa dobbiamo pregare? Penso forse che bisogna pregare per i soldi. Si, per i soldi, per avere i mezzi per raggiungere la prossima tappa, Manila, nelle Filippine. Il viaggio costa.

E certamente i giovani hanno bisogno di soldi per tanti motivi: per vivere, per svilupparsi, per educarsi, per prepararsi alla vita matura, per vivere onestamente. Perché noi non vogliamo denaro non onesto. Questo assolutamente no.

Vogliamo avere i soldi in modo onesto e spendere questi soldi anche in modo onesto. Come del resto abbiamo mostrato a Denver, perché si prevedevano e pensavano molte cose su di noi: si prevedeva e si pensava che i giovani sarebbero stati forse ladri o violenti. Ma ai nostri amici americani abbiamo riservato una sorpresa. Si erano preparati con tante forze, con grandi mezzi economici. Ma i giovani non hanno fatto nulla di quanto da loro si temeva: non hanno rubato, non hanno fatto violenze; niente di tutto questo; hanno vinto con l'onestà.

Così si vede che dall'economia dobbiamo passare all'etica, ma all'etica non si arriva, non si passa, senza una antropologia, una visione dell'uomo. E qui vorrei fare un po' il filosofo. Tutti voi siete già filosofi, anche i ragazzi della seconda media sanno già chi era Aristotele. Spero. Aristotele era quel genio del pensiero umano a cui dobbiamo tanta eredità intellettuale, filosofica. Per lui chi era l'uomo? Era un essere ragionevole che ha la propria finalità. E questa finalità dell'uomo è la sua perfezione, deve arrivare a questo scopo, di essere perfetto come uomo. Niente da obiettare a questa visione di Aristotele, perché anche Gesù ha detto nel Discorso della Montagna che il Padre Celeste è perfetto e "voi dovete essere perfetti come Lui". Ma se, da una parte, siamo d'accordo con Aristotele, dall'altra si deve correggere la sua visione.

L'uomo si realizza attraverso il dono sincero di sé La correzione di questa sua visione è arrivata con Gesù. Perché Gesù ci ha rivelato il Padre che manda il suo Figlio. Se lo manda, se il Padre ha mandato il suo Figlio, ha mandato Gesù, vuol dire che non è solamente un essere assoluto, perfetto in se stesso, come modello dell'uomo e di tutte le creature, ma è un mistero, è una relazione, è un darsi, un dono e appunto così, con Gesù, si rivela questa nuova visione antropologica: l'uomo è veramente l'essere più perfetto tra tutti gli esseri creati da Dio, ma questo essere così perfetto non realizza se stesso se non attraverso il dono sincero di sé.

Questa è la saggezza evangelica. Questa saggezza del Vangelo viene espressa, con le stesse parole che ho citato, nel Concilio Vaticano II, specialmente nella Costituzione "Gaudium et spes", la Chiesa nel mondo. E' una citazione classica, nella quale abbiamo veramente una sintesi della antropologia cristiana. L'antropologia cristiana non è solamente perfezionistica nel senso aristotelico, ma è relazionistica, il che significa che l'uomo diventa se stesso attraverso il dono, attraverso la donazione di sé agli altri.

E questa naturalmente è la risposta più profonda, divina, alla domanda umana: chi è l'uomo, che cos'è l'uomo? La risposta divina può essere falsificata dagli atteggiamenti umani, perché quando si dice: ecco, l'uomo deve vivere per diventare un dono, si può interpretare questa formula in senso utilitaristico, pensando che l'uomo diventi più uomo quando guadagna di più, non quando fa dono di sé, ma quando cerca gli altri beni come doni per sé. E questa visione utilitaristica è basata su una filosofia immanentista, incominciata con Cartesio e molto sviluppata nell'epoca moderna. Io voglio finire con queste filosofie, perché sono convinto che parlo a dei colleghi, a dei filosofi, e tutti sanno già quello che dico.

Preghiamo affinché gli italiani sappiano diventare un dono per gli altri così passiamo al secondo punto di questa considerazione: chi è l'uomo? che cosa è l'uomo? La riflessione antropologica si fa preghiera per l'Italia: che gli italiani sappiano diventare un dono per gli altri; non essere egocentrici, non essere egoisti, ma essere un dono per gli altri. Con una tale popolazione, con un tale popolo, l'Italia ha una speranza, un avvenire e questo avvenire certamente è nelle vostre mani e io oggi con voi, giovani italiani, giovani romani, prego per questo, perché sappiate voi e sappiate anche insegnare agli altri, ad essere un dono per gli altri, non egocentrici, non egoisti, ma un dono. Saper donare se stessi, questa è la seconda tappa della mia considerazione.

Servire vuol dire regnare La prima economica, la seconda etica, la terza deve essere teologica. E qui entriamo direttamente nelle parole di Gesù: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Naturalmente l'essere mandato può suscitare anche una protesta. Essere mandato vuol dire dipendere, vuol dire essere quasi un oggetto che si utilizza: tu sei il mio servo, io ti mando, tu devi ubbidire. Tutto questo è vero. Cristo è venuto e si è presentato a noi come servo: io sono tra voi come colui che serve, perché non si può andare avanti senza servire. Servire vuol dire regnare.

Ma queste parole "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21) hanno ancora un altro contenuto: essere mandato vuol dire avere un messaggio, come Cristo. Ricevere un messaggio da trasmettere, e con questo messaggio arrivare agli altri per illuminarli, per portarli ai veri beni, ai veri valori, per costruire una nuova vita con loro, tutto questo vuol dire essere mandati.

E in questo senso Cristo dice agli Apostoli e a noi: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Vi faccio messaggeri della mia salvezza, messaggeri della Grazia, messaggeri dell'amore. E questo è un grande bene.

Senza la consapevolezza della missione non si vive una vita umana piena Oggi noi preghiamo per l'Italia, specialmente con i giovani italiani e con i giovani romani. Preghiamo che gli italiani, e specialmente la nuova generazione, i giovani, siano persone che hanno consapevolezza della missione, che sanno di essere mandati, di avere un messaggio, una missione. Senza questa consapevolezza, non si vive una vita umana piena. Si deve poter offrire qualcosa agli altri, si deve portare a questi altri un messaggio di vero, di bene, di bello per renderli felici.

Allora questa è la terza preghiera per gli italiani, specialmente per i giovani e con i giovani, che abbiano gli italiani - e specialmente la nuova generazione - questa consapevolezza della missione, che non vivano senza di essa.

Le missioni sono diverse. Possono esservi missionari che vanno nei Paesi lontani, ma possono esservi missioni e missionari nella propria parrocchia, nella propria famiglia. Missione è essere religiosa contemplativa carmelitana, missione è essere una suora attiva, apostolica, missione è essere sposo e sposa, operaio e intellettuale. Tutto è missione, nelle categorie proprie di Cristo tutto è missione. Noi siamo tutti missionari perché il mondo ci è dato in compito.

Dobbiamo costruire questo mondo, dobbiamo fare il bene di questo mondo, dobbiamo fare di esso il Regno di Dio.

Sono queste tre preghiere per l'Italia, specialmente per i giovani d'Italia, che io oggi presento e presento anche a tutti gli italiani: costituiscono un ciclo, cominciato con i Vescovi, passato attraverso il mondo del lavoro e giunto adesso ai giovani. I giovani di Roma, ma Roma deve essere protagonista di questa preghiera per l'Italia.

Se i vostri amici vedono in voi Cristo, crederanno Forse si deve aggiungere ancora una parola su Tommaso. Il Vangelo di Giovanni oggi letto ci parla di Tommaso, una figura enigmatica perché quando tutti hanno visto Gesù Risorto lui non l'ha visto e dice: io se non vedro non credero, se non tocchero non credero.

Noi conosciamo molto bene questa categoria, questo tipo di persone, anche di giovani. Questi empirici, affascinati dalle scienze nel senso stretto della parola, scienze naturali e sperimentali. Noi li conosciamo, sono tanti, e sono molto preziosi, perché questo voler toccare, voler vedere, tutto questo dice la serietà con cui si tratta la realtà, la conoscenza della realtà. E questi sono pronti, se una volta Gesù viene e si presenta loro, se mostra le sue ferite, le sue mani, il suo costato, allora sono pronti a dire: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28).

Penso che sono tanti i vostri amici, vostri coetanei, che hanno questa mentalità empirica, scientifica; ma se una volta potessero toccare Gesù da vicino - vedere il volto, toccare il volto di Cristo - se una volta potranno toccare Gesù, se lo vedranno in voi, diranno: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28).

Aggiungo un ulteriore elemento, l'ultimo elemento di questa preghiera per l'Italia, specialmente per la classe intellettuale, perché è molto scettica, hanno le loro riserve verso la religione, hanno le loro tradizioni illuministe, allora ci vuole per loro questa esperienza di Tommaso. Preghiamo che diventi loro esperienza questa esperienza di Tommaso il quale alla fine dice: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28).

Grazie.

Data: 1994-03-24 Data estesa: Giovedi 24 Marzo 1994





Udienza: alla Pontificia Accademia dell'Immacolata - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Di fronte ai segni di dissoluzione dell'ordine morale il dogma dell'Immacolata ripropone l'ideale di umanità previsto nel piano di Dio

Signor Cardinale, Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliervi nel giorno in cui la Chiesa, celebrando la solennità liturgica dell'Annunciazione, si sofferma a meditare le parole dell'angelo, che rivelano l'intima realtà di Maria, la "piena di grazia" (Lc 1,28). Saluto cordialmente ciascuno dei presenti e ringrazio in particolare il Cardinale Andrzej Maria Deskur, Presidente della vostra benemerita Pontificia Accademia, per le gentili parole che, a nome di tutti, mi ha poc'anzi rivolto.

Desidero esprimervi il mio compiacimento per l'opportuna iniziativa del Corso di formazione, a cui avete attivamente partecipato. Auspico che possa portare copiosi frutti spirituali a bene non solo vostro, ma dell'intera comunità dei credenti.


2. Carissimi fratelli e sorelle, mi rallegro per il vostro impegno di animazione mariana, nel quale vi sostengono gli statuti rinnovati e approvati cinque anni fa, alla luce degli orientamenti presenti nei documenti del Concilio Vaticano II. A questo proposito mi piace ricordare che, per esplicito desiderio dei Padri conciliari, la dottrina mariana fu inserita all'interno della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, sottolineando in questo modo il profondo legame che unisce Maria alla Chiesa e la Chiesa a Maria.

Nella "Lumen Gentium" il dogma dell'Immacolata Concezione è stato riproposto con significative espressioni: "Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è, per ordine di Dio, salutata dall'angelo dell'annunciazione come "piena di grazia" (cfr. Lc 1,28)" (LG 56).

Il mondo attuale, in cui sempre più frequenti si manifestano i segni di dissoluzione dell'ordine morale, mette in luce un crescente bisogno di autentica umanità che porti alla vera santità. Sono questi i valori fondamentali che risplendono in modo eminente nella Immacolata Concezione di Maria. Infatti la purezza di Colei che fin dal primo istante del concepimento fu preservata, in previsione dei meriti di Cristo, da ogni ombra di peccato fa risaltare quello splendore e quella pienezza di umanità a cui Dio aveva destinato l'uomo nel progetto originario della creazione.


3. Il dogma dell'Immacolata, testimoniato nella storia della Chiesa da una lunga tradizione e definito con un atto solenne di Magistero dal mio predecessore, Papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, ripropone all'uomo del nostro tempo l'ideale di umanità previsto nel piano di Dio. Per questo è necessario che tale dogma venga sempre ulteriormente approfondito nei suoi aspetti biblici, spirituali e culturali, per essere poi annunciato all'uomo contemporaneo mediante iniziative pastorali appropriate.

Mi è caro, in questa prospettiva, esprimere vivo apprezzamento per lo sforzo apostolico della vostra Accademia e per l'impegno con cui essa va rinnovandosi. Ciò gioverà certamente a rendere più incisivo il contributo da voi offerto sia nell'ambito della ricerca culturale, che in quello delle attività pastorali, rivolte specialmente ai giovani, come pure nell'animazione dei Santuari d'Europa e nell'impegno caritativo.

Mi torna in mente in questo momento la preghiera all'Immacolata, che lo scorso 8 dicembre ho pronunciato nel corso del tradizionale omaggio alla Vergine, in Piazza di Spagna, incontro da voi animato con canti e preghiere. "Tu sei la Stella mattutina - dicevo allora e ripeto di nuovo oggi -, la Stella dell'evangelizzazione "antica" e "nuova", giunta all'inizio qui a Roma e poi incamminatasi verso il Nord, verso l'Oriente e l'Occidente" (L'Oss. Rm 9-10 dicembre 1993, p. 4). E' nelle mani di Maria che la Chiesa pone il suo sforzo di annuncio della fede, soprattutto nella prospettiva del terzo millennio. E' in Maria che ogni credente confida nelle quotidiane vicende della vita.

Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra cordiale visita. Grazie soprattutto per il sostanzioso contributo che avete saputo offrire in passato - e che continuerete generosamente ad offrire - per l'approfondimento e la diffusione dell'autentico culto mariano. Continuate con Maria su tale itinerario spirituale ed apostolico.

Mentre invoco su tutti voi la materna protezione della Madre celeste, di cuore vi imparto la mia Benedizione che estendo volentieri a ciascun Membro della Pontificia Accademia dell'Immacolata ed alle numerose attività che essa promuove e 17/01/19102 Pag. 20172 svolge.

Data: 1994-03-25 Data estesa: Venerdi 25 Marzo 1994





Visita "ad limina" - La traduzione del discorso del Santo Padre ai Presuli della Conferenza Episcopale Dominicana

Titolo: Dare un rinnovato impulso all'azione evangelizzatrice per servire la causa dell'uomo nella libertà e nella giustizia

Amatissimi Fratelli nell'Episcopato,


1. Il mio saluto a tutti voi, in questo incontro collettivo con il quale culmina la vostra visita "ad Limina Apostolorum", vuole esprimere il profondo "affetto nella carità" che unisce il Successore di Pietro con i Pastori della Chiesa nella Repubblica Dominicana.

Invoco su di voi, con le parole dell'apostolo san Paolo, "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2).

Nel ringraziare vivamente il Cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, Arcivescovo di Santo Domingo e Presidente della Conferenza dell'Episcopato Dominicano per le cordiali parole che, a nome di tutti mi ha rivolto, il mio pensiero, pieno d'affetto, si volge alle Chiese particolari che il Signore ha affidato alla vostra cura e dei cui problemi, difficoltà, illusioni e speranze siete portatori.


2. In questa circostanza, mi ritorna in mente la visita pastorale che ho fatto alla vostra Patria nell'ottobre 1992, in occasione della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano. Con una così importante Assemblea, della quale siete stati i generosi anfitrioni, si è voluto commemorare anche il V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. Per questo Santo Domingo è stato, più che mai, Porta delle Americhe, dove la grande famiglia ecclesiale latino-americana si è prostrata in azione di grazia a Dio per il dono della fede in Gesù Cristo, faro e guida del continente della speranza.

Sono stati giorni di ricche esperienze spirituali e umane, condivise in intense celebrazioni liturgiche, durante le quali i fedeli dominicani hanno saputo mostrare la loro radicata religiosità, pietà mariana e filiale vicinanza al Successore di Pietro. A tutti loro, che hanno contribuito in così grande misura alla solenne commemorazione di quello storico 12 ottobre 1492, in cui la Croce di Cristo fu piantata nella benedetta terra americana, desidero che giunga ancora una volta, attraverso voi, la mia viva gratitudine e il mio profondo affetto.


3. Nel corso dei nostri incontri personali e grazie ai rapporti quinquennali che avete inviato, ho potuto valutare la situazione attuale delle vostre diocesi, con le sue luci e le sue ombre. Ora, in questo incontro collettivo, desidero esporre alcune considerazioni che possono servire da orientamento per i vostri progetti pastorali.

Il nostro tempo - lo sapete bene - è caratterizzato da un processo di rapidi cambiamenti, che fa sentire i suoi effetti a tutti i livelli e che richiede da parte nostra uno sforzo generoso per far giungere all'uomo di oggi il messaggio evangelico di salvezza.

A questo proposito, sono lieto di sapere che è già in fase avanzata di elaborazione il II Piano Nazionale di Pastorale con il quale, alla luce delle Conclusioni della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, volete dare un rinnovato impulso all'azione evangelizzatrice, mediante direttive pastorali adeguate che portino a una presenza viva della Chiesa negli individui, nelle famiglie e nella società. Uno dei frutti del precedente Piano Pastorale è stato il I Concilio Plenario, che dopo un arduo lavoro in seno alle comunità, alle parrocchie e alle diocesi, sta raccogliendo le aspirazioni apostoliche dei pastori e dei fedeli relative al rinnovamento profondo della vita ecclesiale. D'altra parte, e per offrire una migliore attenzione pastorale ai fedeli, è stata eretta recentemente la provincia ecclesiastica di Santiago de los Caballeros. Di tutto cuore chiedo a Dio di benedire con abbondanti frutti queste iniziative, con le quali si cerca di utilizzare le energie migliori della vostra Chiesa locale per dare nuovo impulso ai compiti della nuova evangelizzazione.


4. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,8), motto della Conferenza di Santo Domingo, deve essere il centro focale di tutta l'azione evangelizzatrice. Come ho indicato in quella memorabile circostanza, "La nuova evangelizzazione non consiste in un "nuovo Vangelo", che deriverebbe sempre da noi stessi, dalla nostra cultura, dalla nostra analisi delle necessità dell'uomo.

Perché questo non sarebbe "Vangelo", ma pura invenzione umana e non vi sarebbe in esso salvezza. ... No, la nuova evangelizzazione non nasce dal desiderio di "piacere agli uomini" o di "guadagnare il loro favore" (cfr. Ga 1,10), ma dalla responsabilità verso il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, nel quale abbiamo accesso alla verità su Dio e sull'uomo, e alla possibilità della vita autentica" (Discorso inaugurale, Santo Domingo, 12.10.1992, n. 6). Il compito fondamentale dell'evangelizzazione è quindi quello di presentare Gesù Cristo come Redentore dell'uomo e di tutti gli uomini: della sua vita personale e sociale, dell'ambiente familiare e professionale, del mondo del lavoro e della cultura, in poche parole, dei diversi ambiti nei quali si svolge l'attività della persona.

"Si tratta di salvare la persona umana - afferma il Concilio Vaticano II -, si tratta di edificare l'umana società. E' l'uomo dunque, ma l'uomo singolo e integrale, nell'unità di corpo e anima, di cuore e coscienza, di intelletto e volontà" (GS 3). Per la vostra missione, come "veri e autentici maestri della fede" (CD 2) siete chiamati a servire l'uomo "in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione" (RH 13). I fedeli, e anche la società, attendono da voi la parola orientatrice che li illumini nel loro cammino come figli di Dio e li aiuti a scoprire il valore trascendente della propria esistenza. L'attendono le famiglie, i cui valori come comunità di vita e di amore si sentono minacciati dinnanzi all'incalzare della crescente secolarizzazione e dell'indebolimento dei principi morali. L'attendono i giovani, che trovano difficoltà a vivere la loro fede cristiana con autenticità e coerenza in un mondo che promuove la cultura edonista e la società di consumo.

L'attendono i lavoratori delle città e delle zone rurali, che sono vittime dell'abbandono e della mancanza di solidarietà da parte di coloro che, potendo aiutarli, non lo fanno. L'attendono infine i poveri e gli indifesi, come destinatari privilegiati dell'amore di Gesù attraverso il vostro ministero pastorale.


5. Per portare a termine un così ingente compito sono necessari uomini e donne che consacrino la loro vita completamente alla causa del Vangelo. Di conseguenza è necessario unire gli sforzi per far crescere in numero e in santità "gli operai della messe", il che consente di guardare con maggiore speranza al futuro delle vostre Chiese particolari e, allo stesso tempo, dà impulso alla proiezione missionaria verso altre parti del mondo, donando "dalla vostra povertà".

Il Signore sta benedicendo le vostre comunità con un consolante aumento di vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata, il che riflette la maturità della vita cristiana, poiché è l'amore verso Dio e verso i fratelli che, in ultima istanza, spinge ad accettare la chiamata divina. E' questo un dono per il quale dovete ringraziare Dio e che dovete contraccambiare lavorando con maggior vigore alla diligente scelta dei candidati e alla loro adeguata preparazione e seguendoli attentamente affinché perseverino. Come indicano le diverse istruzioni della Santa Sede, bisogna prestare un'attenzione prioritaria ai seminari e alle case di formazione religiosa, affinché siano centri dove si trasmettano solidi principi di ordine spirituale, intellettuale, pastorale e umano; dove regni un clima di pietà comunitaria e personale, di studio e di disciplina, di convivenza fraterna e di iniziazione pastorale, come garanzia di fecondi frutti nel futuro servizio alle comunità, le quali sperano che i loro sacerdoti siano, prima di tutto, maestri della fede e testimoni dell'amore verso il prossimo.


6. Ai vostri principali collaboratori, i presbiteri, dovete dedicarvi in modo molto diretto, stando molto vicino a essi, con sincera amicizia e aiutandoli nelle loro necessità; in tal modo costruirete una salda comunione, che sarà esempio per i fedeli e solido fondamento di carità. Un segno della vostra sollecitudine per i sacerdoti sarà anche quello di promuovere strutture che contribuiscano a una più adeguata formazione permanente del clero, come ho indicato nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (cfr. PDV 70-81). Con ciò si promuoverà un mezzo più atto a focalizzare costantemente il senso della missione sacerdotale e a garantire il suo compimento fedele e generoso. In effetti, la formazione permanente "da una continua ed equilibrata revisione di sé e del proprio agire, dalla ricerca costante di motivazioni e di strumenti per la propria missione: così il sacerdote manterrà lo spirito vigile e pronto alle perenni e pur sempre nuove istanze di salvezza che ciascuno pone al prete, "l'uomo di Dio"" (RH 77).


7. Desidero dedicare una parola di particolare apprezzamento ai religiosi e alle religiose che vivono e lavorano apostolicamente nel vostro Paese. La vita religiosa costituisce indubbiamente una realtà ecclesiale che ogni Vescovo, nella sua sollecitudine pastorale, deve promuovere, valorizzare e difendere. Il carisma della vita religiosa e la specificità dell'istituto sono un dono dello Spirito alla Chiesa per la sua vita e il suo ministero (cfr. LG 43).

Per tutto ciò, riveste una particolare importanza la stretta e fraterna collaborazione e comunione tra i Vescovi e gli Istituti di vita consacrata. Come viene indicato nel documento Mutuae relationes: "I vescovi, in unione col romano Pontefice, ricevono da Cristo-capo il compito di discernere i doni e le competenze, di coordinare le molteplici energie e di guidare tutto il popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza. Ad essi quindi è pure affidato l'ufficio di prendersi cura dei carismi religiosi... In tal modo, promuovendo la vita religiosa e proteggendola in conformità delle sue proprie definite caratteristiche, i vescovi adempiono un genuino dovere pastorale" (n. 9 c).

Sono lieto di ripetere in questa occasione le parole che ho rivolto ai religiosi e alle religiose riunitisi nella cattedrale di Santo Domingo, in occasione del V Centenario dell'arrivo del Vangelo in America: "In voi si manifesta la varietà di carismi dello Spirito nella vita della Chiesa, che rappresentano una grande ricchezza nelle incombenze della nuova evangelizzazione.

Restate fedeli allo spirito dei vostri Fondatori! Mantenete una stretta comunione con i Vescovi, successori degli apostoli e responsabili di tutta l'azione pastorale nella diocesi!" (Omelia, 10.10.1992, n. 6).


8. Sono lieto di sapere che, tra le vostre priorità pastorali, vi è quella di "difendere, incoraggiare, appoggiare e aiutare" la famiglia dominicana, come avete indicato nel recente documento collettivo "Consolidemos la familia". Vi invito a continuare a svolgere questo compito pastorale a favore del valore permanente della famiglia, fondata sul matrimonio, poiché è un'istituzione del Creatore e una pietra d'angolo per l'edificazione della Chiesa e della società. Essa è "una via comune, pur rimanendo particolare, unica ed irripetibile, come irripetibile è ogni uomo; una via dalla quale l'essere umano non può distaccarsi" (LF 2). Mi associo pertanto al vostro appello affinché tutta la comunità dominicana, e in particolar modo coloro che hanno la responsabilità nell'ambito politico, legislativo e sociale, mostri la sua solidarietà verso quelle famiglie particolarmente colpite dalla povertà perché, con lo sforzo comune, possano uscire dal loro stato di prostrazione e occupare nella società il posto che corrisponde loro in quanto cittadini e figli di Dio.

Un fattore che si sta rivelando disgregante in seno alle famiglie è l'azione proselitista delle sette che, oltre a minare l'identità culturale del popolo dominicano, è anche, in non pochi casi, causa di rottura dell'unità familiare. So che questo è un tema che vi preoccupa e che, d'altra parte, ha rivelato un'evangelizzazione non sufficientemente profonda in alcuni settori del popolo di Dio, in particolare tra la gente semplice. La Chiesa deve domandarsi qual è la sfida che le sette fondamentaliste propongono all'azione pastorale e alla formazione cristiana dei fedeli. E' importante perciò istruire, attraverso una crescente attività di catechesi, tutto il popolo dei fedeli, affinché conosca la vera dottrina di Gesù Cristo e gli insegnamenti della Chiesa, che è Madre e Maestra della nostra fede. Dinnanzi a queste sfide, desidero esortare voi e tutti gli agenti di pastorale a perseverare nel fervore e nell'azione evangelizzatrice con costante e rinnovata sollecitudine; a intensificare la catechesi e la pastorale dei sacramenti, in particolare la frequenza del sacramento della penitenza e la partecipazione all'Eucaristia.


9. Assistiti dai sacerdoti e dai religiosi, i laici cristiani devono partecipare all'azione evangelizzatrice mediante la testimonianza e l'annuncio della fede, la catechesi, l'animazione liturgica, l'educazione religiosa dei bambini e dei giovani, le attività assistenziali e caritative. E' necessario che essi siano sempre più consapevoli delle loro responsabilità come membri della Chiesa. Devono essere anche lievito nella pasta e, mossi dalla loro fede, protagonisti nella costruzione di una società più giusta, fraterna e accogliente. Essi, che vivono pienamente inseriti nel mondo, devono far valere i principi evangelici e la dottrina sociale della Chiesa nell'ordinamento della collettività, nello sviluppo culturale ed economico, nel mondo del lavoro, della comunicazione sociale, dell'educazione e della politica.

La vostra missione, cari Fratelli nell'Episcopato, presuppone un adeguato discernimento delle circostanze proprie del vostro Paese per scoprire nei segni dei tempi - letti alla luce della Parola di Dio, della tradizione e, in particolar modo, della dottrina sociale della Chiesa - le scelte e i criteri che devono guidare la vostra azione pastorale nella formazione delle coscienze, preparando il cammino del Signore nella libertà e nella giustizia.

In effetti, osserviamo che non pochi problemi di carattere sociale e persino politico hanno le loro cause profonde in motivazioni di ordine morale. Per questo la Chiesa, mossa dal suo desiderio di servire, cerca di illuminarli mediante il Vangelo, contribuendo, allo stesso tempo, alla loro soluzione positiva attraverso la sua attività pastorale, educativa e assistenziale.

Con il dovuto rispetto della legittima autonomia delle istituzioni e delle autorità, la vostra azione apostolica non deve risparmiare sforzi nel promuovere tutte quelle iniziative che sono utili alla causa dell'uomo, alla sua elevazione e al suo sviluppo integrale, alla difesa della vita e dei diritti della persona, nell'ambito della giustizia e del rispetto reciproco. A questo proposito, desidero incoraggiarvi nel vostro impegno a favore dell'amato popolo haitiano affinché, con l'aiuto di Dio e con la solidarietà dei fratelli, possa superare le gravi difficoltà che sta attraversando, le quali sono motivo di preoccupazione nella mia sollecitudine pastorale per tanti figli della Chiesa che sono vittime dell'emarginazione e della povertà in quell'amata Nazione.


10. Cari Fratelli, prima di concludere questo incontro, desidero ringraziarvi vivamente per le vostre opere per il Vangelo e desidero incoraggiarvi nell'arduo compito che vi è stato affidato. Cristo è con voi e vi sostiene con la forza del suo Spirito affinché possiate portare a termine la missione di rendere viva la Buona Novella, che cinque secoli fa fu annunciata nella vostra benedetta terra dominicana. Mentre incominciamo già a prepararci spiritualmente per il Grande Giubileo dell'anno 2000, mi ritornano in mente le parole scolpite nella pietra sulla facciata del maestoso e monumentale "Faro a Colombo" nella capitale dominicana: "America del terzo milennio cristiano sii sempre fedele a Gesù Cristo! Sii degna di quei generosi missionari che in te hanno piantato il seme della fede.

Apriti sempre più, con umiltà e amore, alla Buona Novella che rende liberi e salva. Resisti fermamente agli assalti del male e alla tentazione della violenza.

Avanza, tra gioia e lacrime, verso l'anelata civiltà dell'amore".

Mentre invoco su ognuno di voi, sulle vostre Chiese particolari, con i loro sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli la protezione di Nostra Signora di Altagracia, Patrona della Nazione dominicana, vi imparto con grande affetto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-03-25 Data estesa: Venerdi 25 Marzo 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: verso la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)