GPII 1994 Insegnamenti - Ad un gruppo di giovani di Rouen - Città del Vaticano

Ad un gruppo di giovani di Rouen - Città del Vaticano

Titolo: I martiri e i santi riflettono il volto di Cristo

Cari amici, Ringrazio il vostro Arcivescovo, Monsignor Duval, per avervi condotto da me. E' con vivo piacere che vi accolgo. Mi auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma sia una bella occasione per cogliere bene tutte le dimensioni della Chiesa.

Siete venuti presso la tomba di Pietro e Paolo: sono i primi ad aver fondato a Roma la Chiesa. Rimangono delle colonne del Corpo di Cristo, diffuso nel mondo.

Qui camminate sulle orme di molti martiri e di santi dalle vocazioni molto diverse: hanno forgiato il volto della Chiesa riflettendo, ognuno a modo suo, il volto di Cristo.

Anche a Roma potete intravedere ciò che costituisce la vitalità della Chiesa oggi: è un crocevia per i cristiani di tutti continenti. In questo momento, si sta svolgendo l'Assemblea per l'Africa del Sinodo dei vescovi; ma la Chiesa universale è interessata: pregate per i vostri fratelli e le vostre sorelle dell'Africa, pregate per le loro Chiese, per la pace e lo sviluppo umano dei loro paesi troppo spesso martoriati e sfavoriti; ispiratevi al loro entusiasmo per la fede e al loro senso spiccato della comunità.

Siete ad una tappa fondamentale della vostra formazione: vi invito a ricevere la Parola di Dio che è parola di vita: attraverso gli Apostoli e gli Evangelisti, il Signore si rivolge a voi, vi invita a seguirlo, vi trasmette i doni della fede, della speranza e dell'amore.

Cari amici, possiate dire con San Paolo: "So infatti a chi ho creduto" (2Tm 1,12)! A partire da questo, saprete riconoscere la grandezza della vocazione dell'uomo. Vi impegnerete a rispettare sempre la sua vita. Vi preparerete a fondare una famiglia che rifletta la comunione d'amore che è in Dio. Sarete artefici di relazioni sociali giuste e fraterne. Difenderete la dignità del lavoro per il bene di ogni uomo. Parteciperete attivamente alla vita della Chiesa e, se vi verrà rivolto l'appello, vi consacrerete pienamente al suo servizio.

La comunità ecclesiale conta su di voi. Nell'affidare il vostro avvenire cristiano al Signore, morto e risuscitato perché avessimo la vita, vi benedico di tutto cuore.

(Traduzione dal francese)

Data: 1994-04-25 Data estesa: Lunedi 25 Aprile 1994





Udienza: ai fedeli giunti per la beatificazione di Isidore Bakanja, Gianna Beretta Molla e Elisabetta Canori Mora - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vita dei nuovi Beati è per tutti un richiamo alla coerenza e alla responsabilità




1. Nel corso della festosa celebrazione di ieri, abbiamo reso gloria alla Santissima Trinità per i nuovi Beati: il giovane martire dello Zaire Isidoro Bakanja, e due donne italiane: Gianna Beretta Molla ed Elisabetta Canori Mora, spose e madri di famiglia. E' stata una felice coincidenza con lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, e con l'Anno della Famiglia.

Carissimi fratelli e sorelle, molti di voi, per partecipare a così solenne rito liturgico, sono venuti da lontano.

La vostra presenza rende testimonianza della vitalità della Chiesa nel mondo contemporaneo.

(In francese:)


2. Saluto di tutto cuore le persone di lingua francese venute per la beatificazione di Isidore Bakanja, in particolare il gruppo di zairesi, connazionali del nuovo beato.

Cari fratelli e sorelle, mi rallegro che la Chiesa dello Zaire abbia ora, dopo la beata Anwarité, un altro modello laico di fedeltà alla testimonianza evangelica.

Il beato Isidore Bakanja, di cui potete essere orgogliosi e dal quale siete invitati a prendere esempio, ci offre messaggi di grande attualità.

Innanzitutto, ci ricorda l'importanza della preghiera quale sostegno per una vita cristiana autentica. In seguito, ci mostra che siamo tutti chiamati a cooperare alla missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una vita di testimonianza.

E voi in particolare, fedeli dello Zaire, siate pronti ad adempiere con zelo ai vostri compiti terreni, lasciandovi guidare dallo spirito del Vangelo e permeare fortemente dall'insegnamento sociale della Chiesa. Vi invito a ricercare l'unità nella vostra esistenza, come ha fatto il beato Isidore. Infatti, non c'è da un lato la vita "spirituale" con i suoi valori e, dall'altro, la vita "secolare", ossia la vita in famiglia, sul lavoro, la vita dei rapporti sociali o dell'impegno politico: bisogna bandire la separazione fra la fede e il comportamento di ogni giorno. La vostra fede, riflettuta bene e vissuta bene, deve diventare cultura.

Infine, il beato Isidore che amava la preghiera del rosario e portava lo scapolare della Vergine del Monte Carmelo, costituisce un modello di devozione a Maria. Nel momento in cui tutta l'umanità giunge alle soglie del terzo millennio, la Chiesa, in Africa e altrove, ha bisogno di voltarsi verso la Madre del Redentore per implorare la sua assistenza materna nei molteplici problemi che oggi accompagnano la vita delle persone, delle famiglie e delle nazioni. Abbiamo bisogno di lei come guida per portare la luce laddove regna l'ignoranza, per instaurare la giustizia dove regna l'oppressione e per far regnare la concordia là dove imperversano i conflitti.

Cari fratelli e sorelle, possiate ripartire da Roma più forti, per far fronte alle difficoltà della vita con lo stesso coraggio di cui ha dato prova il beato Isidore Bakanja. Possiate essere, come lui, apostoli della riconciliazione, artefici di dialogo e agenti di pace: ecco gli uomini e le donne di cui lo Zaire ha bisogno, ecco gli uomini e le donne di cui l'Africa intera ha bisogno, affinché tutti gli abitanti di questo continente possano svilupparsi pienamente e offrire al mondo le ricchezze di fede, speranza e carità di cui sono portatori con gioventù e entusiasmo e di cui i nostri contemporanei hanno bisogno.

A tutti voi concedo di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

(In tedesco:) 3 I miei cordiali saluti vanno pure ai pellegrini della Germania venuti tramite l'iniziativa di Missio Aquisgrana e dell'Istituto per la missione. Siete venuti per partecipare alla beatificazione del martire Isidoro Bakanja a Roma. La vostra partecipazione alla celebrazione della beatificazione voleva essere un'espressione visibile di solidarietà con gli uomini della Chiesa in Africa.

La speranza della Chiesa dell'Africa diventa visibile nella vita e nella morte di questo giovane, la cui coraggiosa testimonianza del Vangelo sia un esempio per noi tutti. Vi ringrazio sinceramente per il vostro segno di solidarietà e vi do con tutto il cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Dopo aver salutato i pellegrini in lingua francese e in lingua tedesca il Papa ha così proseguito:)


4. Saluto ora i pellegrini venuti per onorare le due nuove Beate: Gianna Beretta Molla e Elisabetta Canori Mora. In particolare saluto il marito e i figli di Gianna Beretta Molla, insieme con gli altri familiari. Saluto anche con affetto il Cardinale Carlo Maria Martini ed i fedeli delle diocesi di Milano e di Bergamo, tra i quali vi sono gruppi ed associazioni che ispirano il loro apostolato alla figura della loro beata conterranea. Ella ebbe la grazia di una famiglia unita, ricca di fede e di amore. Fu madre felice, ma una grande prova la attese nel corso della sua quarta gravidanza. Nella drammatica scelta tra salvare la sua vita e quella della creatura che portava in grembo, non esito a immolarsi. Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l'impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale.


5. L'altra donna, ieri elevata agli onori degli altari, è Elisabetta Canori Mora, morta qui a Roma nel 1825, ove era nata e vissuta amando e servendo il Signore con l'eroismo della santità. Una fede calda e una eccezionale esperienza mistica la sostennero nelle tante difficoltà incontrate sia nella vita matrimoniale che nell'educazione delle due figlie. La sua forza fu in ogni momento la preghiera.

Pago e sofferse per la conversione del marito Cristoforo, che, dopo la sua morte, si fece frate minore conventuale, addormentandosi santamente nel Signore.

Elisabetta visse come Terziaria dell'Ordine Secolare Trinitario la sua vocazione di sposa e di madre, con la consapevolezza di dover manifestare nel proprio stato piena fedeltà a Dio, rispettandone sempre i comandamenti. La sua testimonianza costituisce così un valido modello per gli sposi cristiani. Nel ricordo della nuova Beata il mio pensiero va particolarmente all'Ordine Trinitario ed a quanti ispirano la loro esistenza al luminoso esempio di questa fedele testimone del Vangelo.


6. Rivolgo uno speciale saluto ai ragazzi e ai giovani della Comunità "Gli alunni del cielo" di Torino, che festeggiano il venticinquesimo dell'inizio della loro attività canora. Cari giovani, mi rallegro con voi e con chi vi guida per l'impegno di testimonianza cristiana a cui ispirate la vostra azione: voi cantate il Vangelo e portate un messaggio di fraternità e di speranza, di amicizia e di pace! Il Signore benedica e mantenga sempre fervoroso il vostro entusiasmo giovanile! Vi auguro di cuore di perseverare nella vostra opera evangelizzatrice per le città d'Italia, d'Europa e del mondo! Guardate anche voi agli esempi dei nuovi Beati. La loro vita è un richiamo per tutti alla coerenza ed alla responsabilità. La loro intercessione ottenga a ciascuno di vivere nella fedeltà alla propria vocazione, corrispondendo generosamente alla grazia del Cristo Risorto! Con questi auspici volentieri imparto a ciascuno l'Apostolica Benedizione.

Data: 1994-04-25 Data estesa: Lunedi 25 Aprile 1994





UDIENZA La traduzione italiana del discorspo rivolto da Giovanni Paolo II ai Vescovi del Paese africano

Titolo: Dio sta chiedendo molto alla Chiesa in Kenya La risposta deve venire dalla realtà della vita interiore e dalla preghiera

Eminenza, Cari Fratelli Vescovi,


1. E' una grande gioia per me accogliervi, Vescovi del Kenya in occasione della vostra quinquennale visita ad Limina. Anche se ogni incontro con i miei fratelli nel Collegio Episcopale costituisce un'esperienza di fede e di comunione ecclesiale, questa volta due circostanze concorrono a conferire una particolare intensità spirituale al nostro incontro. Voi siete qui nel periodo pasquale, motivo di maggiore fiducia nel nostro servizio al popolo di Dio poiché siamo consapevoli che i vincoli che ci fanno avere "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32) sono opera dello Spirito Santo infuso nella Chiesa dal Signore Risorto. Allo stesso tempo, come possiamo non constatare che la vostra presenza qui durante l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi è un'ulteriore esortazione ad aprire completamente i vostri cuori all'azione dinamica dello Spirito Santo che sta guidando la Chiesa nel vostro continente verso la verità, la giustizia e l'amore? Ho fiducia nel fatto che questa coincidenza provvidenziale renderà la vostra visita occasione di rinnovata consapevolezza della vera misura dell'autentica testimonianza apostolica, conducendovi esortandovi a concentrarvi nella preghiera e nella riflessione sull'"ora" che la Chiesa in Africa sta vivendo.

La vostra presenza richiama alla memoria, i sacerdoti, i religiosi e i laici affidati alla vostra sollecitudine e, ricordando le mie visite in Kenya nel 1980 e nel 1985, il mio cuore li abbraccia di nuovo. Memore della calda ospitalità e dell'ardente amore con cui sono stato ricevuto, vi chiedo di assicurare tutti i fedeli del fatto che, come avevo promesso, "né la distanza, né il tempo" hanno diminuito la comunione che il Vescovo di Roma vive con essi (cfr. Discorso di congedo, Nairobi, 8 maggio 1980, n. 1).


2. Durante il vostro pellegrinaggio ad trophea Apostolorum, voi, in quanto Vescovi, rinnoverete la vostra adesione alle realtà su cui si basa la Chiesa.

Trovandovi nei luoghi che hanno caratterizzato le ultime fasi dei viaggi missionari dei Santi Pietro e Paolo, e pregando sulla terra resa santa dalla loro eroica confessione del Vangelo, comprenderete più profondamente la natura della vostra vocazione. Divenendo maggiormente consapevoli di tutto ciò che è implicito nell'essere Apostoli mandati da Gerusalemme come testimoni del Signore (cfr. Ac 1,8) apprezzerete meglio ciò che Dio esige dai suoi Successori in termini di santità di vita e di solidità di fede.

Come gli Apostoli, i Vescovi sono chiamati a testimoniare "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2) la parola rivelata per la nostra salvezza. Questa parola salvifica è una fiducia sacra trasmessa da una generazione all'altra, prima dagli Apostoli e in seguito dai loro successori insieme ai doni dello Spirito necessari alla sua totale proclamazione. Il Vescovo è "consacrato nella verità" (cfr. Jn 17,17), cosicché mediante la sua predicazione e il suo insegnamento la luce di quella verità possa risplendere nella sua vita e nel suo ministero. Ai nostri giorni, quando così tante voci mettono in dubbio la verità sull'uomo, sulla sua dignità trascendente, sul suo destino soprannaturale e sui mezzi per realizzarlo, è più importante che mai che il Vescovo testimoni in modo chiaro il disegno del Creatore per la persona umana e per la società in cui questo disegno si possa realizzare pienamente (cfr. VS 114-117).


3. Dopo aver esaminato i resoconti presentati in preparazione alla vostra visita quinquennale, non è più possibile tralasciare il fatto che in questi ultimi anni voi siete stati chiamati con sempre più urgente necessità ad enunciare la verità circa l'ordine morale in un contesto politico e sociale incerto. Nelle vostre lettere pastorali e nelle relative dichiarazioni avete parlato della sfida, che il vostro popolo deve affrontare con un coraggio e una rettitudine che esprimono il vostro amore autentico per il Kenya e la vostra sollecitudine per tutti i suoi abitanti. Avete sottolineato il male implicito nel fomentare divisioni etniche per scopi egoistici. Le vostre proteste contro la violenza, la vostra difesa dei diritti dell'uomo, la vostra condanna di coloro che tentano di trarre vantaggi personali sfruttando il prossimo, i vostri appelli alle autorità civili perché rinnovino il loro onesto impegno a garantire il bene comune e le vostre esortazioni alla riconciliazione nazionale, tutti questi aspetti sono segni della vostra fedeltà alle esigenze del vostro ministero apostolico. Essi vi identificano come eredi autentici di coloro che hanno affermato: "noi non possiamo tacere" (Ac 4,20); "Noi non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità" (2Co 13,8).

Fra i vostri doveri principali, la grande sfida dell'evangelizzazione è il fardello che il Signore ogni giorno pone sulle vostre spalle (cfr. Mt 11,30 1Co 9,16). Nei vostri più sinceri sforzi per diffondere la fede siete fedeli all'eredità che vi è stata trasmessa da coloro che hanno portato il Vangelo alla vostra Nazione oltre un secolo fa. Quest'opera, cominciata con fiducia in Dio, ha già recato molti frutti. Prova di questa fecondità è il fatto che da quando in Kenia, nel 1953, fu stabilita la gerarchia, sono state istituite tre nuove provincie eccelsiastiche per promuovere lo sviluppo delle Chiese locali. La diocesi più recente è stata eretta solo lo scorso anno. Questo ricco raccolto, nell'abbondante quantità promessa dal Signore stesso (cfr. Lc 8,8), dovrebbe ispirare tutti coloro che servono il Vangelo a operare sempre più generosamente. A questo proposito rivolgo una particolare parola di apprezzamento agli uomini e alle donne che sono giunti dall'estero per aiutare i loro fratelli e le loro sorelle kenioti a occupare i posti preparati per essi al banchetto del Figlio del Re Celeste (cfr. Mt 22,1-10). Esprimo allo stesso modo apprezzamento per tutti coloro che, in particolare insegnanti e catechisti, donano se stessi così generosamente per condividere la Buona Novella della nostra salvezza in Cristo. Il vostro sostegno a questi araldi della Parola di salvezza, e in particolare i vostri sforzi affinché essi ricevano un'adeguata formazione per la missione loro affidata, rimangono indispensabili per il loro successo. Nella situazione attuale dovete preoccuparvi in particolare affinché tutti coloro che trasmettono la fede siano in grado di affrontare la sfida lanciata dal crescente proliferare delle sette.


4. I vostri resoconti quinquennali indicano che il Kenya è stato un terreno particolarmente fertile per la crescita della vita religiosa. La testimonianza esemplare data da così tante donne e uomini consacrati alla castità, alla povertà e all'obbedienza mostra quanto sia opportuno insistere sull'attenta selezione dei candidati e sulla loro formazione integrale. I religiosi che sono stati adeguatamente preparati a rispondere ai doni dello Spirito Santo continueranno a guadagnarsi l'ammirazione dei credenti e anche dei non credenti per il loro servizio nelle parrocchie, nelle scuole, negli ospedali, tra i poveri, gli anziani, gli infermi e gli emarginati. Tutti i fedeli del Kenya, in particolare il clero, dovrebbero essere costantemente esortati a sostenere i religiosi nella loro consacrazione e nella loro missione. Sono anche certo che voi sarete loro vicini coinvolgendo l'intera comunità cattolica in Kenya in una riflessione devota e feconda sulla vita religiosa in preparazione all'Assemblea Generale del Sinodo che si svolgerà a ottobre.


5. Un ulteriore pensiero è ispirato dalla celebrazione da parte della Chiesa dell'Anno Internazionale della Famiglia. In quanto Pastori, conoscete bene l'importanza dell'esempio e della testimonianza dati dai coniugi cristiani. In un certo senso, la forza dei matrimoni cristiani e della vita familiare cristiana è la misura di quanto il Vangelo sia penetrato in una determinata cultura. Come afferma la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes: "nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele" le coppie sposate possono "diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua Risurrezione" (GS 52). E come i Padri del Concilio ci ricordano altrove, questa testimonianza del Mistero Pasquale, "preziosissima...sempre e dovunque", lo è particolarmente "nelle regioni in cui vengono sparsi i primi semi del Vangelo, o la Chiesa si trova ai suoi inizi, o versa in grave pericolo" (AA 11). Questa è certamente la voce dello Spirito che parla alle Chiese in Africa. Non percepiamo qui una promessa del Paraclito circa il potere spirituale che deve essere diffuso nel Continente quando i forti vincoli familiari, che sono stati una caratteristica saliente della società africana, vengono trasformati e approfonditi dalla sua azione nel Sacramento del Matrimonio? Come "una città collocata sopra un monte" (Mt 5,14), i focolari cristiani dell'Africa saranno altrettanti fari di luce che mostrano come il Nuovo Adamo ha vinto il peccato e ha ripristinato l'innocenza concessa alla famiglia umana al momento della sua creazione (cfr. Proclamazione Pasquale, exsultet).

Come è stato spesso ricordato nel presente Sinodo, il futuro della Chiesa in Africa dipende in grande misura dalle energie dedicate alla catechesi e alla formazione dei laici a ogni livello. Affinché nelle loro case, così come in tutte le loro relazioni sociali, i laici possano "rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e col fulgore della fede, della speranza e della carità" (LG 31), è indispensabile un'adeguata formazione (cfr. CL 59-60). E' quindi importante gettare salde fondamenta durante l'infanzia e consolidarle durante l'adolescenza e la prima età adulta. Quando raggiungeranno la piena maturità, i fedeli laici disporranno pertanto di tutti i mezzi per svolgere un ruolo appropriato come lievito della società. La grande priorità data alla catechesi dei giovani e alla cura delle famiglie nel vostro piano pastorale è un chiaro riconoscimento di tutto ciò.


6. In tutte queste attività, i vostri sacerdoti sono i vostri "necessari collaboratori e consiglieri", poiché con voi "partecipano... dello stesso e unico sacerdozio e ministero di Cristo" (PO 7). Mi unisco a voi nel ringraziare Dio per il fatto che le vostre Diocesi sono benedette dalla presenza di così tanti sacerdoti devoti e che le prospettive future appaiono brillanti, in gran parte grazie alla vostra sollecita promozione delle vocazioni sacerdotali. Come sempre, c'è il bisogno di un'attenta selezione dei canditati al seminario, per essere certi che abbiano motivi validi, autentica pietà e sufficiente talento e che abbiano una moralità irreprensibile. Tali candidati risponderanno generosamente all'esigente programma di formazione che la Chiesa si aspetta che essi seguano. Sotto la cura e la guida di sacerdoti ben qualificati - uomini che si distinguono non solo per il loro sapere ma soprattutto per la loro somiglianza al Buon Pastore - questi candidati cresceranno per essere "pastori secondo il cuore del Signore" (cfr. Jr 3,15). Poiché la qualità del personale del seminario determina l'efficacia di qualsiasi programma di formazione, il Vescovo, concordemente all'ingiunzione apostolica contro l'ordinazione di coloro che non ne sono considerati degni (cfr. 1Tm 5,22), deve agire in modo deciso per assicurare che i seminaristi siano posti sotto l'autorità di coloro la cui influenza promuova il loro progresso nella virtù sacerdotale. Per tutto ciò che concerne la formazione dei sacerdoti, richiamo la vostra attenzione ancora una volta sui risultati del Sinodo dei Vescovi del 1990, che ho ripreso nell'Esortazione Post Sinodale Pastores Dabo Vobis. Spero che in questo documento udiate la voce di Pietro che aiuta voi, suoi Fratelli (cfr. Lc 22,32), ad assumervi la grave responsabilità della formazione dei sacerdoti che sono capaci di edificare realmente il Corpo di Cristo di fronte alle sfide di oggi.

Il , pubblicato recentemente, è un ulteriore frutto del Sinodo del 1990, e auspico che vi risulti utile nell'assistere quella formazione permanente del clero che il Concilio Vaticano II ha descritto come oggetto di grandissima attenzione per un Vescovo, sul quale, "incombe in primo luogo la grave responsabilità della santificazione dei" suoi "sacerdoti" (PO 7). Vi incoraggio nei vostri sforzi per assistere i vostri figli e i vostri fratelli nel presbiterato a "ravvivare il dono di Dio" che è in essi (2Tm 1,6).


7. Come ho avuto occasione di dire durante l'apertura dell'attuale Sinodo: "questa Chiesa, che è in tutta la terra e che si esprime in modo particolare attraverso la presenza dei Vescovi africani, crede realmente che l'onnipotenza e la misericordia dell'unico Dio si sono realizzate prima di tutto per mezzo dell'Incarnazione del Figlio di Dio - Figlio che è consostanziale col Padre e che opera insieme al Padre nello Spirito Santo e in tale unità trinitaria riceve piena gloria e onore". (Omelia. 10 aprile 1994, n. 5). Il Padre che vi ama in Cristo e che infonde i doni dello Spirito Santo su tutti coloro che credono, è la fonte della vostra fiducia e del vostro coraggio. Dio chiede molto alla Chiesa in Kenya e la vostra risposta dipende in grande misura dalla realtà della vita interiore e dalla preghiera personale e comunitaria che voi e tutti i fedeli promuovete. Mediante la grazia di Dio che opera in voi e nel vostro gregge, potrete - secondo le parole di San Paolo - "fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la Gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen" (Ep 3,20-21). Affidando voi e i vostri sacerdoti, religiosi e fedeli laici, all'amorevole intercessione di Maria, Stella dell'Evangelizzazione, vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-04-25 Data estesa: Lunedi 25 Aprile 1994






Alle Suore Missionarie di S. Pietro Claver - Città del Vaticano

Titolo: Nel centenario del vostro Istituto

(Testo preparato dal Santo Padre, ma non pronunciato:) Care Suore, Cari amici, Porgo un caloroso benvenuto a voi, Suore Missionarie di San Pietro Claver, nella felice circostanza del centenario del vostro Istituto, e tramite voi estendo le mie sincere congratulazioni a tutti i membri della vostra Comunità che non sono potuti venire qui oggi. Inoltre porgo un cordiale saluto a voi, gli amici e i benefattori delle Suore, che siete venuti a Roma per ringraziare Dio insieme a loro per le grazie abbondanti che ha donato alla sua Chiesa nei primi cento anni del loro servizio.

Questa celebrazione non può fare a meno di rammentarci la venerabile figura della Beata Maria Teresa Ledochowska, la vostra amata Fondatrice. Il suo cuore e la sua mente presero la fiamma dello zelo per l'evangelizzazione da missionari eccezionali come il Cardinale Lavigerie; ella si convinse che "nulla di ciò che dà gloria a Dio è più sublime della cooperazione con lui nella salvezza delle anime"; e per il resto della sua vita fu spinta dallo Spirito Santo ad accendere in altre persone il pressante desiderio di guidare tutti i popoli della terra, e specialmente i figli e le figlie dell'Africa, alla conoscenza di Cristo e del suo Vangelo.

Come la Beata Maria Teresa, anche voi siete chiamate a rendere evidente la verità che nessuno dei fedeli può tenersi lontano dall'opera di evangelizzazione. Ogni credente deve essere in qualche modo un cooperatore. Come ho scritto nella Redemptoris Missio: "Per il singolo credente, come per l'intera Chiesa, la causa missionaria deve essere la prima, perché riguarda il destino eterno degli uomini e risponde al disegno misterioso e misericordioso di Dio... Non possiamo restarcene tranquilli, pensando a milioni di nostri fratelli e sorelle, anch'essi redenti dal sangue di Cristo, che vivono ignari dell'amore di Dio" (RMi 86).

La vostra Fondatrice è partita con l'idea di costituire un'associazione di laici i quali, attraverso la preghiera, il lavoro e la cooperazione, sostenessero i missionari direttamente impegnati nell'evangelizzazione del grande continente dell'Africa. Senza diminuire i suoi sforzi tesi a creare una rete di cooperatori, ben presto si rese conto che la volontà di Dio comportava la fondazione di una congregazione religiosa di donne consacrate, per continuare e diffondere lo zelo missionario che animava la sua vita spirituale. Voi siete le eredi di questo progetto missionario e degli ideali che lo hanno generato. La celebrazione in corso dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, concentrandosi sulle necessità della Chiesa locale, testimonia la permanente attualità del carisma della Beata Maria Teresa. Possiate voi essergli fedeli, e possa esso diventare sempre più conosciuto e fecondo! Invoco volentieri l'intercessione della vostra Fondatrice su tutte le Suore Missionarie di San Pietro Claver e sugli amici, cooperatori e benefattori.

Con la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1994-04-29 Data estesa: Venerdi 29 Aprile 1994





Alla Comunità del Pio Collegio Brasiliano - Città del Vaticano

Titolo: Per i 60 anni di fondazione del seminario

(Discorso preparato, ma non pronunciato dal Santo Padre:) Signor Cardinale, Venerabili Fratelli nell'Episcopato, Carissimi Seminaristi,


1. E' motivo di grande gioia per me accogliere il Padre Rettore e tutta la famiglia del Pio Collegio Brasiliano che, assieme alla Presidenza della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, partecipano alle celebrazioni per commemorare i 60 anni di fondazione del Collegio. Sono grato anche per la presenza di Don Lucas Moreira Neves, Cardinale Arcivescovo di Salvador da Bahia e di un folto gruppo di vescovi che, con la loro presenza, hanno voluto dare prestigio a questo avvenimento.


2. Fu il mio predecessore, di felice memoria, Pio XI, a volere la creazione di un seminario brasiliano a Roma, la cui necessità era già stata espressa dalla Chiesa in Brasile. Il vostro episcopato, spronato dal Cardinale Sebastiano Leme da Silveira Cintra, sensibilizzo i cattolici, attraverso varie campagne, affinché appoggiassero la costruzione e la manutenzione del medesimo, inaugurato solennemente il 3 aprile 1934 e, fin dall'inizio, consacrato al Sacro Cuore di Gesù.


3. Fedele all'ispirazione dei suoi fondatori, il Collegio si è dedicato, durante questi sessant'anni, alla formazione dei seminaristi e al perfezionamento dei sacerdoti nelle sacre scienze, tenendo conto del loro lavoro futuro nel campo della formazione del clero e nei vari settori della pastorale ecclesiale. Sotto la saggia guida dei Padri della Compagnia di Gesù, la direzione del Collegio si è dedicata al benemerito lavoro di collaborare alla formazione del clero brasiliano.


4. Nel 1982 ho avuto l'opportunità di conoscere il vostro grande Collegio, sulla via Aurelia, durante una visita di appoggio e di incoraggiamento; sentimento che rinnovo in questa occasione per invitarvi a proseguire sulla linea che ha ispirato i vostri predecessori e a rafforzare la convinzione che la nuova evangelizzazione ha bisogno di nuovi evangelizzatori: i presbiteri che si sforzano di vivere il proprio sacerdozio come cammino specifico verso la santità (cfr. Esort. Ap. PDV 82). Il sacerdote potrà essere santo se sarà fedele, con la grazia di Dio, nella vita e negli insegnamenti, al Papa e al Magistero della Chiesa.


5. Nell'auspicare che il Collegio, lavorando in spirito di armoniosa e fraterna collaborazione con tutti suoi componenti, continui ad essere fedele alla sua missione di formazione permanente del clero per il Brasile, invoco dall'Altissimo abbondanti grazie sulla famiglia del Pio Brasiliano: Direzione, studenti, religiose "Figlie dell'Amore Divino", funzionari, benefattori e ex alunni, e con gioia concedo la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal portoghese)

Data: 1994-04-29 Data estesa: Venerdi 29 Aprile 1994





Visita "ad limina" - Giovanni Paolo II ai Presuli della Conferenza Episcopale del martoriato Paese africano

Titolo: "Basta con i massacri, con le violenze e con i saccheggi! Il Burundi riscopra le vie del perdono e del dialogo per la pace"

(Discorso preparato ma non pronunciato dal Papa) Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Sono lieto di accogliervi qui per la vostra visita ad Limina, la prima dopo il mio memorabile viaggio pastorale nel vostro Paese, nel settembre del 1990, e l'incontro privato che abbiamo avuto presso la Nunziatura di Bujumbura. Ringrazio di tutto cuore Mons. Bernard Bududira, Vescovo di Bururi e Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Burundi, per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome vostro.

Quest'anno la vostra venuta a Roma coincide con lo svolgimento dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, in un momento in cui la Chiesa universale è in qualche maniera invitata a vivere la realtà del vostro Continente. E' una coincidenza benedetta per esprimere i vostri vincoli di comunione con il Successore di Pietro, circondato, in questi giorni, da tanti membri del Collegio Episcopale. Questo tempo di grazia vi permette di condividere le vostre preoccupazioni e le vostre speranze con Pastori di altri paesi e di ricevere da essi incoraggiamento e sostegno fraterni. E' un'occasione favorevole per rendere ancora più eloquente la vostra preghiera presso le tombe dei Santi Apostoli, proprio quando numerosi amici dell'Africa intercedono con voi. Possa la vostra visita ad Limina del 1994 essere tra le più feconde, per il bene della Chiesa nel Burundi e per il bene della vostra nazione!


2. Certo, avremmo voluto che questa riunione si svolgesse in un'atmosfera di completa serenità. Sfortunatamente essa resta permeata di gravità a causa del dramma che vive da qualche mese il popolo del Burundi, al lato di una nazione sorella lacerata da una guerra civile atroce.

Rinnovo oggi, dinnanzi a voi, gli appelli che ho recentemente lanciato a favore del Burundi. Basta con i massacri, con le violenze, con i saccheggi.

Formulo un fervido voto affinché si rinunci ai pensieri di odio e di vendetta e, praticando il perdono sull'esempio di Cristo, ci si impegni sulla via del dialogo, perché la pace divenga una realtà nel Burundi, pace che è il dono di Cristo risorto, come ci ricorda il tempo pasquale.


3. Affrontando con voi, cinque anni fa, la grave questione etnica, vi dissi che la pazienza insieme alla determinazione erano necessarie per riuscire a far vivere come fratelli tutti gli abitanti del Burundi, e conosco gli sforzi che avete compiuto in questo senso.

Nell'attuale periodo di crisi voi operate instancabilmente, a livello diocesano e a livello nazionale, per adattare una linea di azione chiara, al fine di contribuire ad allontanare mali ancora più gravi e di favorire il riavvicinamento tra le diverse istanze politiche, amministrative e militari.

L'ondata di violenza che si è abbattuta sul Paese non ha soltanto seminato la morte e creato un numero considerevole di vedove, di orfani, di rifugiati e di senza tetto, ma ha anche colpito profondamente il tessuto sociale mettendo in luce una grave crisi morale. Auspico vivamente che il programma di azione pastorale che avete elaborato per questo anno susciti una profonda revisione di vita e una ricoversione delle coscienze in particolar modo auspico che favoriate il clima di compassione necessario ad accogliere caritatevolmente tanti rifugiati o sfollati, vittime dell'instabilità regionale.

Lasciate che vi incoraggi ad essere sempre e dovunque portatori di speranza, affinché i membri delle vostre comunità diocesane, compiendo una sincera conversione del cuore, si impegnino risolutamente sulla via della riconciliazione fraterna e cerchino di edificare un Burundi migliore, in collaborazione con i loro compatrioti di altre fedi.

In questo tempo pasquale, in cui celebriamo la vittoria di Cristo sulle forze del male e sulle divisioni fra gli uomini, è opportuno ricordarsi delle forti parole di San Paolo: "Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché, quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestitti di Cristo.

Non c'è più Giudeo né Greco; non c'é più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,26-28).


4. Leggendo i vostri resoconti quinquennali, è evidente che fra le vostre priorità pastorali voi mettete in primo luogo la formazione del clero, tanto nel suo stadio iniziale nei seminari quanto a livello di sollecitudine dopo l'ordinazione.

Tra i diversi mezzi indicati nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis per promuovere la pedagogia nei seminari, la preparazione specifica degli educatori viene per prima, poiché essi occupano in questo ambito una posizione chiave, che detemina lo spirito e l'efficacia della formazione. Permettemi di rinviarvi al documento che la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha pubblicato il 4 novembre 1993 all'attenzione dei Vescovi per facilitare la preparazione professionale degli educatori. Allo stesso modo, vista l'importanza che riveste il compito di educatore dei seminaristi, vi invito ad accettare generosamente di designare per questa missione i sacerdoti delle vostre diocesi che giudicate idonei.

Per quanto concerne la formazione permanente del Clero, tutto ciò che fate per promuovere la vita di preghiera dei sacerdoti, il loro ritorno alle fonti mediante la lettura della Parola di Dio o la loro riflessione grazie alle istanze di confronto e di studio, favorirà il loro equilibrio personale e arricchirà il loro ministero. Il "Direttorio per il Ministero e la Vita dei Presbiteri", pubblicato il 31 marzo scorso dalla Congregazione per il Clero, vi sarà utile per questa formazione permanente, che è "un diritto-dovere del sacerdote" e "un diritto-dovere della Chiesa" (cfr. ).


5. Come in numerosi altri Paesi africani, il Burundi può avvalersi, fra i principali artefici dell'evangelizzazione, di "quella schiera tanto benemerita dell'opera missionaria fra le genti, dei catechisti, sia uomini che donne, che, animati da spirito apostolico, con grandi sacrifici danno un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (AGD 17).

Ho constatato con soddisfazione che vi state impegnando a dare una seria formazione di base ai candidati e che cercate di apportare il rinnovamento necessario per coloro che sono già all'opera nel vostro Paese.

La preparazione adeguata dei catechisti e degli altri agenti di pastorale, per consentir loro di svolgere al meglio la propria missione, è tanto più necessaria in quanto essi si trovano in prima linea di fronte alla sfida delle Sette. Come pastori consapevoli dell'ampiezza di questo preoccupante fenomeno, saprete formare gli uni e gli altri affinché soddisfino con saggezza i bisogni spirituali che si manifestano presso i credenti e rispondano alle domande vitali sulla sofferenza, sulla malattia e sulla morte.


6. Tra le altre priorità della pastorale diocesana vi è la formazione dei fedeli laici, come richiede l'Esortazione Christifideles laici. Essa deve avere come obiettivo principale la scoperta sempre più chiara della loro vocazione personale e la disponibilità sempre più grande a vivere nel compimento della propria missione.

E' necessario aiutare i laici, e in particolar modo le èlite, a ricercare l'unità della propria esistenza. "Nella loro esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la vita cosiddetta "secolare", ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura" (CL 59). Una fede che non diviene cultura è una fede che non è né pienamente pensata né fedelmente vissuta.

Come ho sottolineato nella mia omelia durante la Messa di apertura del Sinodo, è importante applicare i principi della dottrina sociale cattolica ai bisogni dell'Africa. Auspico pertanto che, con i metodi pedagogici adatti, offriate ai fedeli i mezzi per conoscere bene l'insegnamento sociale della Chiesa affinché sappiano adempiere, in quanto battezzati, a tutti i loro doveri di cittadini. La costruzione politica e l'organizzazione della vita sociale sono di loro competenza.


7. La solidità della comunità familiare è stata per lungo tempo una delle ricchezze della società tradizionale del Burundi. In questo Anno Internazionale della Famiglia, non posso non incoraggiarvi a evangelizzare questa cellula primaria e ad essere animatori della pastorale familiare in tutte le sue dimensioni: la vita cristiani dei coniugi, le loro responsabilità nell'accogliere la vita e nell'educare i figli.

Come ho scritto nella mia "Lettera alle Famiglie", bisogna invitare gli uomini e le donne del nostro tempo a comprendere "quali grandi beni siano il matrimonio, la famiglia e la vita; quale grande pericolo costituiscano il non rispetto di altre realtà e la minore considerazione per i supremi valori che fondano la famiglia e la dignità dell'essere umano" (LF 23). I figli e le figlie d'Africa amano la vita. Possano rimanere fedeli a questi valori tradizionali e trasmetterli ai nostri contemporanei!


8. Rivolgendomi a voi, a Bujunbura, durante la mia visita pastorale, ho parlato a lungo della pandemia dell'AIDS, che colpisce un numero impressionante di vostri compatrioti. La pastorale della Chiesa in questo ambito, come vi ho detto, deve affrontare un insieme di sfide. E' necessario informare ed educare senza accettare che il problema sia trattato prescindendo dall'etica; bisogna guidare gli uomini e le donnne verso la maturità affettiva e la sessualità ordinata.

Infine, in attesa che venga il giorno in cui il flagello dell'AIDS sarà debellato, cerchiamo di aiutare coloro che soffrono, di sostenere le famiglie disgregate, di farci carico degli orfani e di restare vicini alle persone che si sarebbe tentati di sfuggire. Cerchiamo di farci tutto a tutti, seguendo l'esempio dell'ammirevole apostolo dei lebbrosi, Padre Damiano de Veuster che avro l'onore di iscrivere nel novero dei beati molto presto. I progressi della medicina hanno permesso di vincere la lebbra,questa antica piaga: preghiamo affinché gli scienziati di oggi trovino i rimedi necessari per stroncare questo nuovo male dei tempi moderni.


9. La prospettiva delle assisi sinodali del prossimo ottobre mi offrono l'occasione per incoraggiarvi nella vostra sollecitudine di promuovere la vita religiosa.

Le persone consacrate, lungi dall'essere considerate semplici ausiliari dell'apostolato nella diocesi, si aspettano che i Pastori cerchino di promuovere la loro vita religiosa come scuola di santità, poiché vescovi sono essi stessi innanzitutto maestri spirituali.

La consacrazione religiosa fa anche delle persone che la ricevono degli artefici di unità, dei testimoni dei valori di libertà, di giustizia, di misericorda e di pace. Possano i religiosi e le religiose del vostro Paese apportare sempre il loro benefico contributo, segueno i loro carismi specifici, alla ricostruzione di una società pacifica, giusta e fraterna! 10. I cattolici del Burundi celebreranno nel 1998 il centenario dell'evangelizzazione del Paese. Auspico che si preparino a questo avvenimento nel fervore della preghiera e che approfondiscano la loro fede affinché questa sia la fonte di un dinamismo capace di trasformare la società. Affidando le vostre iniziative a Nostra Signora, imparto a tutti, Pastori e fedeli la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-04-30 Data estesa: Sabato 30 Aprile 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Ad un gruppo di giovani di Rouen - Città del Vaticano