GPII 1994 Insegnamenti - Lettera al P. Peter-Hans Kolvenbach - Città del Vaticano

Lettera al P. Peter-Hans Kolvenbach - Città del Vaticano

Titolo: Per l'anniversario di fondazione dell'Apostolato della Preghiera

Al P. PETER-HANS KOLVENBACH Preposito Generale della Compagnia di Gesù


1. Al compiersi del 150° anniversario di fondazione della Pia Unione per l'Apostolato della Preghiera desidero manifestare a Lei, che ne è il Direttore Generale, e, per suo tramite, a tutti gli aderenti il mio grato apprezzamento per il grande bene che essa ha compiuto e tuttora compie nella Chiesa. La fausta ricorrenza mi induce altresi a rivolgere un caldo incoraggiamento perché si voglia perseverare in un impegno che si è rivelato straordinariamente prezioso per la vita spirituale dei fedeli e delle comunità.


2. Gli inizi del provvidenziale Sodalizio risalgono, com'è noto, al 3 dicembre 1844, festa di San Francesco Saverio, quando in uno Studentato della Compagnia di Gesù, a Vals in Francia il Padre Francesco Saverio Gautrelet convinse gli studenti ad impegnarsi a collaborare spiritualmente con i confratelli che lavoravano nei diversi campi di apostolato mediante l'offerta delle loro attività, preghiere e sacrifici.

Nasceva così, con l'approvazione del Vescovo di Le Puy, l'"Apostolato della Preghiera". L'Associazione conobbe poi una rapida diffusione, giungendo ad annoverare, già prima della fine del secolo, oltre 13 milioni di iscritti nelle diverse parti del mondo.


3. L'Apostolato della Preghiera è stato sempre molto caro ai Romani Pontefici. Pio IX ne approvo i primi Statuti, esortando i membri a fare l'offerta quotidiana delle loro preghiere e delle loro fatiche per la Chiesa e per il Papa.

Successivamente anche gli altri Sommi Pontefici riservarono segni di speciale attenzione al Sodalizio, sottolineandone il contributo efficacissimo alle varie attività apostoliche.

Il 27 marzo 1968, il Papa Paolo VI approvo l'adattamento degli Statuti secondo la dottrina e lo spirito del Concilio Vaticano II ed io stesso nella mia Allocuzione del 13 aprile 1985 ai Segretari Nazionali dell'Apostolato della Preghiera, riuniti in Congresso, ricordai la consolante verità secondo cui i cristiani, mediante l'offerta della loro vita e del loro lavoro quotidiano al Cuore di Cristo, collaborano attivamente al mistero della Redenzione. Ogni anno, poi, amo consegnare personalmente a Lei, nella sua qualità di Direttore Generale dell'Apostolato della Preghiera, le intenzioni mensili da me scelte per l'anno successivo.


4. Alle soglie ormai del terzo Millennio, in un mondo ritornato in tanti suoi settori praticamente pagano, appare quanto mai urgente che gli aderenti a codesta Pia Unione si sentano particolarmente impegnati nel sostegno alla nuova evangelizzazione.

Cristo è venuto a predicare la Buona Novella ai poveri. L'Apostolato della Preghiera si è sempre considerato una forma di pietà popolare per tutte le genti e, in tal senso, durante questi 150 anni, ha reso un importante servizio, ravvivando nei fedeli la consapevolezza del valore della loro vita per l'edificazione del Regno di Dio. In un mondo scristianizzato come l'attuale, quale contributo più significativo potrebbe offrire l'Apostolato della Preghiera che la propria dedizione entusiasta alla nuova evangelizzazione? E necessario riaprire gli occhi dei piccoli al messaggio liberante della Rivelazione.


5. In particolare, gli aderenti alla Pia Unione si sentiranno impegnati ad insegnare, soprattutto a coloro che ne hanno perso la consuetudine, a pregare con l'aiuto della parola di Dio. Cristo è la Parola vivente che porta personalmente la verità e la vita alle menti e ai cuori. Dalla meditazione della Sacra Scrittura il fedele è indotto ad accogliere con gioia la volontà di Dio e, con il sostegno della grazia che scaturisce dall'Eucaristia, a tradurla nella vita quotidiana.

Quanto più s'impara ad ispirare la propria preghiera alla parola di Dio, tanto più intimamente si è compenetrati dai sentimenti del Cuore di Cristo. La partecipazione alla vita liturgica si rivela, in questo senso, di straordinaria efficacia. Sarà compito dell'Apostolato della Preghiera promuoverla, nella consapevolezza dell'importanza essenziale che ciò riveste per il successo della nuova evangelizzazione.

Ed ancora, la nuova evangelizzazione sarà efficace nella misura in cui contribuirà a rinsaldare la comunione ecclesiale nella grazia che fluisce dal Cuore di Cristo. L'Apostolato della Preghiera durante un secolo e mezzo di vita ha creato una profonda comunione di preghiera tra centinaia di milioni di credenti.

Non si può sperare di meno per il futuro. La Pia Unione dovrà continuare a spingere il maggior numero possibile di persone a pregare insieme il Padre nel nome del Figlio e con la grazia dello Spirito Santo secondo le intenzioni della Chiesa.

Questa vasta comunione di preghiera contribuirà efficacemente all'edificazione sia della Chiesa universale che delle Chiese locali. Mentre esorto, pertanto, a perseverare nella preghiera per le necessità urgenti della Chiesa tutta, desidero invitare i fedeli a pregare con i loro Pastori anche per le intenzioni delle Chiese locali e per le stesse singole comunità.


6. Nel ringraziare, infine, quanti s'adoperano per alimentare la spiritualità dell'Apostolato della Preghiera, a cominciare da Lei, Rev.do Padre, ma pensando poi ai segretari nazionali e ai direttori diocesani, ai parroci e ai loro collaboratori, agli insegnanti e ai catechisti, a tutti imparto la mia affettuosa Benedizione, propiziatrice delle grazie sgorganti dal Cuore di Cristo, pieno di amore e di misericordia.

Dal Vaticano, 3 dicembre 1994.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994





Angelus: la preghiera mariana guidata da Giovanni Paolo II con i fedeli raccolti in Piazza San Pietro - Città del Vaticano

Titolo: Nel deserto di ingiustizia, di dolore e di disperazione che avanza nella società il credente deve farsi voce che proclama la salvezza del Signore




1. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!" (Lc 3,4). Con queste parole, oggi, seconda domenica di Avvento, il Vangelo ci esorta a disporre il cuore ad accogliere il Signore che viene. E l'odierna liturgia ci propone come modello di quest'interiore preparazione la figura austera di Giovanni il Battista che predica nel deserto invitando alla conversione.

La sua testimonianza suggerisce che, per andare incontro al Signore, occorre creare, dentro di noi ed intorno a noi, spazi di "deserto": occasioni di rinuncia al superfluo, ricerca dell'essenziale, un clima di silenzio e di preghiera.

San Giovanni Battista invita soprattutto a ritornare a Dio, fuggendo con decisione il peccato che rende malato il cuore dell'uomo e gli fa perdere la gioia dell'incontro con il Signore.

Il tempo di Avvento è particolarmente indicato per fare esperienza dell'amore divino che salva. E' soprattutto nel Sacramento della Riconciliazione che il cristiano può fare tale esperienza, riscoprendo alla luce della parola di Dio la verità del proprio essere e gustando la gioia della ritrovata pace con se stesso e con Dio.


2. Giovanni annuncia la venuta del Salvatore nel deserto. Questo luogo fa pensare anche a tante gravi situazioni contemporanee: l'indifferenza morale e religiosa, il disprezzo per la vita umana che nasce o che si avvia all'ultimo suo naturale traguardo, l'odio razziale, la violenza, la guerra e l'intolleranza, sono altrettante cause di quel deserto di ingiustizia, di dolore e di disperazione che avanza nella nostra società.

Di fronte a questo scenario il credente deve, come il Battista, farsi voce che proclama la salvezza del Signore, aderendo pienamente al suo Vangelo e testimoniandolo visibilmente nel mondo.


3. Ci avviamo verso la chiusura dell'Anno della Famiglia, che ha sottolineato con vigore il ruolo insostituibile di questa prima cellula della società nell'educazione umana e cristiana della persona.

In questo nostro tempo, tempo di nuova evangelizzazione, è urgente che i genitori cristiani pongano particolare cura nell'educare i loro figli ad essere testimoni coraggiosi del Salvatore nel mondo d'oggi. Diventando essi stessi i primi catechisti dei figli, possono più facilmente suscitare in essi un amore singolare per la parola di Dio, e, conformando quotidianamente la loro vita al Vangelo, li incoraggiano nelle scelte coerenti e generose che sono proprie di ogni vero discepolo del Signore.

Preghiamo perché ogni famiglia cristiana sia una piccola Chiesa missionaria ed una scuola di evangelizzatori. Affidiamo questa missione di tutti i nuclei familiari credenti, come pure le loro gioie e le loro sofferenze, alla Vergine Immacolata, di cui celebreremo la solennità giovedi prossimo. Sia Maria il nostro esempio e la nostra guida, specialmente esempio e guida delle famiglie.

(Al termine della preghiera, rivolgendosi ai fedeli di lingua spagnola presenti in Piazza San Pietro, il Papa ha detto:) Desidero ora salutare molto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, specialmente i membri della Comunità Neocatecumenale delle parrocchie madrilene di S.Pedro al Real, S.Caterina da Siena e di S.Saturnino, venute a Roma per fare la loro professione di fede sulla tomba dell'apostolo S.Pietro.

Raccomando alla Santissima Vergine, al cui Santuario di Loreto vi rivolgete, vi esorto a testimoniare con fermezza la vostra fede in Cristo e il vostro amore alla Chiesa.

Imparto a tutti, di cuore, la mia Benedizione Apostolica.

(Dopo il saluto ai pellegrini di lingua spagnola il Santo Padre si è rivolto ai fedeli presenti con queste parole:) Se oggi piove, è tutto in regola, perché ogni giorno cantiamo, preghiamo: "Rorate caeli desuper". Allora è in regola. E poi è in regola anche il fatto che ci prepariamo al Natale costruendo il Presepe.

Buona domenica e buona settimana, seconda di Avvento, a tutti i romani e a tutti i nostri ospiti.


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Data: 1994-12-04 Data estesa: Domenica 4 Dicembre 1994





Visita "ad limina": la traduzione italiana del discorso del Papa a Presuli della Conferenza Episcopale del Messico - Città del Vaticano

Titolo: La missione evangelizzatrice non si conclude mai, richiede sempre uno sforzo rinnovato e costante

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Con profondo affetto desidero darvi il mio cordiale benvenuto con le parole dell'Apostolo: "grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7). La visita ad Limina, con la quale si segue l'antica tradizione di recarsi in pellegrinaggio sulle tombe di Pietro e Paolo, vuole mostrare la profonda comunione tra le vostre Chiese particolari e questa Sede Apostolica, e include anche l'incontro con il Papa e con i diversi Dicasteri della Curia Romana.

L'unità dei Vescovi con il Successore di Pietro, basata sulla volontà di Cristo, fa si che le Comunità ecclesiali vengano fondate sulla roccia salda (cfr. Mt 7,24-27).

Ringrazio vivamente il Cardinale Ernesto Corripio Ahumada, Amministratore Apostolico di Messico, per le cordiali parole con le quali ha voluto esprimere, a nome di tutti, i vincoli di fede e di carità ecclesiale che vi uniscono al Successore di Pietro. Desidero ringraziarvi anche per le informazioni che mi avete dato, sia nelle relazioni quinquennali sia durante gli incontri personali, il che mi ha permesso di conoscere meglio la vitalità delle vostre diocesi, evidenziando i settori che richiedono una rinnovata e costante dedizione pastorale.


2. Mi unisco al vostro rendimento di grazie al Signore per gli abbondanti frutti con i quali ha benedetto queste amate diocesi messicane dall'ultima visita ad Limina. In effetti, l'aumento di vocazioni e di ordinazioni sacerdotali, la più grande partecipazione dei laici alle attività apostoliche, la feconda opera di numerosi catechisti per la formazione cristiana dei bambini e dei giovani ed il risorgere dei movimenti apostolici, sono altrettanti motivi di soddisfazione per gli obiettivi raggiunti nell'esteso campo della nuova evangelizzazione in Messico.

La Chiesa si sente interpellata continuamente dal suo divino Maestro e cerca di svolgere fedelmente il suo mandato di annunciare il Vangelo a ogni creatura (cfr. Mc 16,15). Questa missione, volta a risvegliare la fede e la coscienza del popolo cristiano, deve impegnare e responsabilizzare tutte le forze vive di ogni comunità ecclesiale e comprendere tutti i campi della società, in particolare, la famiglia, la gioventù, e la cultura, attraverso un messaggio chiaro e preciso.

L'annuncio esplicito e profetico del Signore risorto deve essere fatto con la stessa franchezza e lo stesso coraggio degli Apostoli (cfr. Ac 5,28-29 RMi 45), in modo che la parola di vita si trasformi in un'adesione personale a Gesù, Redentore dell'uomo. In effetti, "non c'è una vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati" (EN 22). Solo così si potrà portare a termine l'evangelizzazione "in profondità e fino alle radici" (EN 20).


3. La vostra missione ha come obiettivo far si che la verità su Cristo e la verità sull'uomo penetrino profondamente in tutti gli strati della società messicana e la trasformino, poiché "urge ricuperare e riproporre il vero volto della fede cristiana, che non è semplicemente un insieme di proposizioni da accogliere e ratificare con la mente. E' invece una conoscenza vissuta di Cristo, una memoria vivente dei suoi comandamenti, una verità da vivere" (VS 88).

Questa vostra opera, non priva di difficoltà, si svolge in mezzo a un popolo dal cuore nobile e dallo spirito aperto e accogliente, che sa apprezzare l'azione apostolica quando gli viene proclamata la Buona Novella delle beatitudini. E' indubbio che nella società messicana si avvertano anche i sintomi di un processo di secolarizzazione, che si manifesta in tendenze come l'ateismo pratico, il qualunquismo, il consumismo e la crisi di valori. Ciò allontana molte persone da Dio, nascondendo loro l'autentico significato e la spiegazione ultima della loro vita. Tuttavia, in fondo, questo popolo, come sapete bene e come io stesso ho potuto constatare nei miei viaggi pastorali, possiede un'anima profondamente cristiana. E' questa una realtà promettente che fa nascere speranza, nel vedere sorgere nuovi apostoli disposti a rispondere "con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (RMi 92). In questo senso, la missione evangelizzatrice non si esaurisce mai, anzi richiede uno sforzo rinnovato e costante.


4. La IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, celebrata a Santo Domingo, ha evidenziato in modo particolare le gravi sfide pastorali del nostro tempo e "ha voluto delineare i punti fondamentali di un nuovo impulso evangelizzatore che ponga Cristo sul cuore e sulle labbra nell'azione e nella vita di tutti i latinoamericani" (Messaggio ai popoli dell'America Latina e dei Caraibi, n. 3). Questo deve essere il vostro obiettivo. In quanto "veri e autentici maestri della fede" (CD 2) dovete guidare i fedeli diocesani nella loro vita morale e allo stesso tempo incoraggiarli a dare testimonianza della loro identità cristiana tra le altre persone. A questo proposito, parlando della presenza della Chiesa nel mondo, il Concilio Vaticano II dice che dalla sua "missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina (GS 42). In effetti, la Chiesa, per la sua vocazione di servizio all'uomo in tutte le sue dimensioni, incoraggia tutto ciò che può favorire il bene comune della società e si sforza di essere sempre "il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (ibidem, GS 76) e allo stesso tempo illumina anche le realtà temporali con i valori e i criteri del Vangelo (cfr. Ibid GS 76).


5. Allo svolgimento del vostro ministero pastorale partecipano direttamente con voi i presbiteri. Per una migliore collaborazione e una maggiore efficacia è necessario stare loro particolarmente vicini, "disposti ad ascoltarli e a trattarli con fiducia e benevolenza" (CD 16). Mediante un rapporto personale e con spirito di autentica amicizia sacerdotale, come Gesù, il Buon Pastore, che conosce le sue pecore e dà la sua vita per esse (cfr. Jn 10,14-15). Preoccupatevi delle "condizioni spirituali, intellettuali e materiali dei" vostri "sacerdoti, affinché questi, con una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente" (CD 16). Cercate di promuovere diverse forme di rapporto e convivenza fraterna tra di loro. In tal modo saranno in grado di affrontare con più fiducia e appoggio le difficoltà quotidiane, e a vivere con maggiore fedeltà e gioia la loro vocazione sacerdotale configurati a Cristo.

E' motivo di soddisfazione sapere che tanti sacerdoti delle vostre diocesi svolgono il loro ministero con autentica abnegazione e dedizione alle loro comunità che servono con carità pastorale. Nella loro opera quotidiana devono anche tener presente che è diritto dei fedeli che si insegni loro il contenuto integrale della Rivelazione e della dottrina della Chiesa.


6. Una realtà confortante per la crescita della vita cristiana in Messico è la presenza di numerosi Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, che in questo momento sperimentano una notevole fioritura vocazionale. Ciò dimostra la vitalità delle vostre Chiese particolari ed è motivo di rendimento di grazie a Dio, che chiama tanti suoi figli e sue figlie a seguirlo in modo più diretto mediante la pratica dei consigli evangelici.

La recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi ha discusso diffusamente della necessaria integrazione delle comunità e delle persone di Vita consacrata nelle Chiese particolari. Sebbene il carisma di ogni Istituto sia orientato al servizio e all'arricchimento della Chiesa universale, tuttavia tutti i consacrati svolgono in una comunità diocesana concreta un'azione evangelizzatrice, sia mediante l'annuncio diretto della Parola, sia dedicandosi a diverse opere assistenziali, educative e formative. Pertanto, cari Fratelli, oltre a presentare la vita consacrata come una delle vie verso la santità all'interno della Chiesa, dovete anche vegliare con autentico zelo e carità pastorale sui religiosi e sulle religiose che vivono, pregano e operano nelle vostre diocesi.


7. Una realtà incoraggiante della Chiesa in Messico è l'esistenza di molti laici impegnati e di diversi gruppi e movimenti apostolici. E' indubbiamente lo Spirito a suscitare questi carismi, ma spetta ai Pastori discernerli affinché collaborino in modo effettivo alla costruzione della comunione ecclesiale. In questo campo meritano un'attenzione particolare coloro che operano nella Pastorale familiare.

La loro testimonianza e il loro impegno apostolico, con incontri di preghiera e di formazione, hanno spinto molte persone a dedicarsi all'evangelizzazione e al rinnovamento della vita cristiana. Questi agenti, oltre ad assistere i coniugi e a promuovere la formazione degli sposi cristiani e la santità della famiglia, si sono dedicati ad accogliere e a incoraggiare coloro che vivono situazioni matrimoniali irregolari (cfr. FC 77-84 Puebla, n. 595).

Per questo condivido la vostra profonda preoccupazione dinanzi ai gravi pericoli che minacciano la stabilità e l'unità della famiglia quali: la mentalità edonista ed egoista, il divorzio, la mancanza di principi etici e morali, il sessismo e la pornografia sfrenati, così come le condizioni miserevoli di vita e la mancanza di alloggi. E' necessario quindi unire gli sforzi affinché la famiglia possa uscire indenne dai molti pericoli che la minacciano e continui a essere un'istituzione rispettata e debitamente considerata, come pilastro della vostra cultura.


8. Molte delle sfide pastorali che deve affrontare il vostro ministero episcopale sono strettamente relazionate all'evangelizzazione della cultura. In effetti, se pensiamo a quanto detto sulla famiglia e sulla nascita delle vocazioni, vediamo quanto sia importante favorire un ambiente culturale propizio, che renda possibile la manifestazione e la promozione dei valori umani ed evangelici in tutta la loro integrità. Per questo bisogna "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e col disegno della salvezza" (EN 19).

L'ambito della cultura è uno degli "areopaghi moderni" nei quali bisogna rendere presente il Vangelo in tutta la sua forza (cfr. RMi 37; TMA 57). Grazie alla perseverante opera svolta nelle scuole e in molti Centri di Studi Superiori basati su un progetto cristiano, si sono ottenuti risultati rilevanti per quanto riguarda il dialogo tra fede e cultura. Per questo è importante che dette istituzioni impartano un insegnamento coerente con la loro identità cattolica, poiché solo così la cultura della vostra nazione sarà illuminata dalla verità del Vangelo. A questo proposito, le università cattoliche, insieme ad altri istituti d'istruzione di ispirazione cristiana, devono avere tra i loro obiettivi principali quello di diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa che, fondata sui principi del Vangelo, promuove anche la "nuova civiltà dell'amore". Illuminati e guidati da essa, bisognerà ricercare e adottare pratica, mezzi e azioni efficaci per favorire la riconciliazione, la giustizia e il sano sviluppo, mostrando apertamente la centralità del bene, della verità e della bellezza.


9. E' noto che un altro motivo di inquietudine pastorale è la proliferazione delle sette e dei nuovi gruppi religiosi che attirano molti fedeli e seminano confusione e incertezza tra i cattolici. In questo campo, è necessario analizzare a fondo il problema e individuare linee pastorali per affontarlo. Voi Vescovi dovete sentirvi spinti a potenziare un'azione congiunta con l'efficace collaborazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e di altri agenti di pastorale, diretta a formare cristiani convinti, a far si che le celebrazioni liturgiche siano più vive e coinvolgenti, così come a incoraggiare le comunità cristiane affinché siano sempre ferventi e accoglienti. Oltre a pensare all'influenza negativa di detti gruppi religiosi fondamentalisti, bisognerebbe preoccuparsi anche di vedere come si possono contrastare le cause che spingono molte persone ad abbandonare la Chiesa.


10. Prima di concludere, chiedo al Signore che questo incontro consolidi e confermi la vostra unione reciproca come Pastori della Chiesa in Messico, per il bene delle vostre comunità ecclesiali. Allo stesso tempo vi prego di trasmettere ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, agli agenti di pastorale e a tutti i vostri dicoesani, il mio affettuoso saluto e la mia benedizione. Dite loro che il Papa li ricorda nelle sue preghiere e che li incoraggia sempre a dare una testimonianza autentica di vita cristiana nella società attuale.

All'intercessione materna di Nostra Signora di Guadalupe affido le vostre persone, i vostri progetti e la vostra opera pastorale, affinché guidiate fermamente questa porzione della Chiesa di Dio che peregrina nelle amate terre del Messico.

Con questi fervidi auguri vi accompagna anche la mia vicinanza spirituale e la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-12-05 Data estesa: Lunedi 5 Dicembre 1994






Angelus: la preghiera mariana del Papa - Città del Vaticano

Titolo: L'Immacolata è il segno della fedeltà di Dio che non si arrende di fronte al peccato dell'uomo




1. "Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in Te".

La Chiesa contempla oggi con gratitudine e stupore le meraviglie operate dal Signore in Maria, Colei che il popolo cristiano acclama con le parole dell'antica antifona: "Tutta bella sei, Maria, la macchia del peccato originale non è in Te".

Il mistero di grazia e di bellezza che avvolge la Vergine Madre ha origine dalla tenerezza di Dio che l'ha preservata, sin dal primo istante della sua esistenza, dal peccato originale e dalle sue conseguenze, preparandola a diventare la degna Madre del suo Figlio. In tal modo il Signore ha posto Maria al di sopra di tutte le altre creature, rendendola piena di grazia, specchio mirabile della sua santità.


2. L'Immacolata è il segno della fedeltà di Dio che non si arrende di fronte al peccato dell'uomo. La sua pienezza di grazia ci ricorda anche le immense possibilità di bene, di bellezza, di grandezza e di gioia che sono alla portata dell'uomo quando si lascia guidare dalla Volontà di Dio, rifiutando il peccato.

Nella luce di Colei che il Signore ci dona come "avvocata di grazia e modello di santità", impariamo a fuggire sempre il peccato. Preghiamo la Vergine di donarci la gioia di vivere sotto il suo sguardo materno in purezza e santità di vita.


3. Oggi mi rechero a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio alla Vergine Immacolata che, dalla sommità della colonna eretta in suo onore, guarda e protegge la città di Roma.

Sabato prossimo, poi, andro in pellegrinaggio al Santuario di Loreto per concludere, insieme con i Vescovi, la grande preghiera per l'Italia, iniziata nel marzo scorso.

Al termine dell'Anno della Famiglia, raccolti presso la Casa della Santa Famiglia, porremo sotto la protezione della Madre del Redentore il rinnovamento umano e cristiano delle famiglie italiane, affinché siano luogo e strumento della nuova evangelizzazione.

Sorretti dalla Santa Vergine, che a Loreto si è mostrata tante volte per il popolo italiano Madre di misericordia, affideremo al Padre la cara Comunità nazionale, perché nel Vangelo, seguendo l'esempio dei suoi grandi Santi, continui a trovare l'ispirazione per costruire, in vista del terzo Millennio cristiano, una società più umana perché più cristiana.

(All'Azione Cattolica Italiana, che ogni anno nel giorno dell'Immacolata vive tradizionalmente l'appuntamento del "tesseramento", e alla Pontificia Accademia dell'Immacolata il Papa ha rivolto il suo pensiero al termine della recita dell'Angelus. Queste le sue parole:)


1. La solennità dell'Immacolata è per l'Azione Cattolica Italiana una giornata molto importante: in essa, infatti, secondo una bella tradizione, si svolge il tesseramento, cioè l'iscrizione dei soci, con la conseguente assunzione di impegni che ciò comporta.

A questa tanto benemerita Associazione, che opera silenziosamente, ma efficacemente in tutte le regioni d'Italia, rivolgo l'augurio che possa perseverare nella fedeltà al Magistero, nell'impegno di formazione delle persone e nella viva testimonianza evangelica all'interno della grande famiglia degli italiani.


2. Rivolgo pure il mio saluto al folto gruppo della Pontificia Accademia dell'Immacolata, guidato dal Presidente, il Cardinale Andrzej Maria Deskur, ed auguro che le giornate di riflessione svolte in occasione dell'odierna Solennità rafforzino in tutti il proposito di vivere con gioia la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.

(Prima di concludere l'incontro di preghiera il Santo Padre ha detto:) Abbiamo una bella giornata che corrisponde a quella bellezza di cui si parla nella Liturgia: "Tutta bella sei, o Maria, tutta bella...". Anche la giornata è bella.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1994





Immacolata Concezione: l'omelia del Papa durante la Celebrazione Eucaristica a Santa Maria Maggiore - Roma

Titolo: Sin dall'inizio la grazia appare più potente del peccato




1. Sia lodato Gesù Cristo! "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (Ep 1,3).

Così leggiamo nella Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, che la liturgia dell'odierna solennità dell'Immacolata Concezione ci propone: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, (...). In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto" (Ep 1,3-4).

Cari Fratelli e Sorelle, siamo invitati a varcare il confine dell'avvento storico, per spingerci nella direzione di ciò che fu "prima della creazione del mondo". Allora Dio, "Colui che era, che è e che viene" (Ap 4,8), ci aveva predestinati per amore "a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo" (Ep 1,5). Prima di rivelarsi attraverso l'opera della creazione, l'eterno Padre già ci amava nel suo eterno Figlio. In Lui amava l'intera creazione, e in modo particolare l'uomo, creato a sua immagine e somiglianza (cfr. Gn 1,27).

Espressione di questo amore fu "il predestinarci alla dignità di figli adottivi di Dio". Proprio di questo parla la Lettera di Paolo agli Efesini. In tale predestinazione l'immagine e la somiglianza di Dio nell'uomo raggiungono il culmine. L'adozione a figli a somiglianza di Gesù Cristo costituisce il compimento di quanto sin dall'inizio era contenuto in quell'"immagine e somiglianza di Dio" secondo la quale fu creato l'uomo.


2. L'Apostolo spiega, infatti, quale contenuto è racchiuso nella parola "grazia"; "grazia", dono che il Padre ci elargisce nel suo Figlio amato eternamente. Grazie a questo dono l'uomo esiste "per la gloria della divina Maestà" (cfr. Ep 1,6).

Sant'Ireneo l'esprimerà nella celebre frase: "Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei" (Adv. haer. IV,20,7).

La spiegazione paolina dell'espressione biblica "grazia" è indispensabile per comprendere in modo giusto e adeguato la parola rivolta alla Vergine di Nazaret nel momento dell'Annunciazione: "Ti saluto, o piena di grazia" (Lc 1,28). Quella "pienezza di grazia" indica l'Immacolata Concezione: mistero che la Chiesa professa e vive particolarmente in questo giorno.


3. "Per essere santi e immacolati al suo cospetto" (Ep 1,4).

Il Libro della Genesi, specialmente nei primi capitoli, riferisce che Dio creo l'uomo "immacolato". Davanti a Dio, egli viveva tutta la semplicità della sua essenza umana; Adamo ed Eva si intrattenevano con piena reciproca fiducia e, pur essendo nudi, non ne provavano vergogna (cfr. Gn 2,25).

In quell'"innocenza originale" dell'uomo creato da Dio entro pero il "primo peccato"; e, come viene descritto drammaticamente nella prima lettura dell'odierna liturgia, muto interamente il rapporto dell'uomo con Dio, pesando fatalmente anche sul rapporto che intercorre tra l'uomo e la donna.

Il Libro della Genesi mostra dapprima Dio che cerca l'uomo. "Dove sei?" (cfr. Gn 3,9) - gli chiede; e l'uomo risponde: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto" (Gn 3,10). Il divino Interlocutore sa che questa paura ha radici ben più profonde. L'uomo sente il bisogno di nascondersi davanti a Dio, perché ha seguito una chiamata diversa da quella del Signore. Cogliendo il frutto proibito, i nostri progenitori hanno ceduto alla tentazione di diventare come dèi, capaci di conoscere il bene e il male (cfr. Gn 3,5), capaci cioè di decidere autonomamente di ciò che è bene e di ciò che è male, secondo il proprio criterio.

Apparve così il peccato nel momento stesso in cui l'uomo, cedendo alla persuasione dello spirito maligno, credette di poter essere egli stesso come Dio.

Si, credette che il suo compito fosse quello di diventare un dio contro l'unico Dio. Il "non serviam" divenne, nella misura dell'uomo, il riflesso del "non serviam" che aveva pronunciato prima lo spirito del male.


4. Stiamo qui toccando quasi la radice del mistero. Il mistero dell'odierna solennità, l'Immacolata Concezione, indica che Maria, sin dal primo istante del suo concepimento fu preservata dall'eredità del peccato originale. Fu libera perché da sempre destinata ad essere Madre di Cristo Redentore.

Il primo annunzio di tale mistero l'udiamo nel Libro della Genesi.

Rivolgendosi al serpente, che simboleggia lo spirito del male, Dio dice: "Io porro inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Gn 3,15). Queste parole vengono qualificate come "protoevangelo". Sono cioè il primo annuncio della Buona Novella sulla salvezza che Cristo porterà nella "pienezza dei tempi": essa infatti si compirà per opera della "stirpe", cioè del figlio della donna, il quale per sconfiggere lo spirito del male consegnerà se stesso alla morte di croce. Tale verità appartiene ormai completamente al Nuovo Testamento, al Vangelo, ma nelle parole riportate dal Libro della Genesi viene già in un certo modo preannunziata.

Per questo si parla di "protoevangelo".

Il primo annunzio rispecchia l'eterno progetto di Dio, al quale fa riferimento la Lettera agli Efesini. Il peccato, presente sin dall'inizio, non muta in effetti il disegno di Dio che "ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto". così, dunque, sin dall'inizio la grazia appare più potente del peccato.


5. In modo particolare, la grazia ha dimostrato di essere più potente del peccato in Colei che sin dall'eternità è stata scelta per essere la Madre del Redentore del mondo. L'angelo Gabriele le rende nota questa elezione e la saluta "piena di grazia". Egli lascia così intendere che la grazia e la santità, derivanti dalla sua esimia elezione, hanno preceduto in Lei il momento del concepimento. Tutti gli uomini vengono redenti dopo essere stati contaminati dal peccato, almeno da quello originale. Cristo redense Colei che era destinata ad essere sua Madre preservandola immune dallo stesso peccato originale. Maria venne così al mondo Immacolata ed in nessun momento dell'esistenza terrena il peccato poté macchiarne l'anima.

Per questo è tutta santa: santa in modo ben più sublime degli altri santi, i quali, anch'essi, debbono la loro santità all'opera della Redenzione. E poiché è santa, Maria, in questo modo, potrà concepire il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, come leggiamo nel Vangelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38), così risponde Maria e rivela in tal modo che di Lei dispone lo Spirito di Dio. Del "non serviam" originale non c'è in Lei alcuna traccia. La tentazione originale di diventare "dio contro Dio" le è del tutto estranea. Proprio per questo può diventare la Madre del Figlio di Dio e, diventando tale, può aiutare tutti gli uomini a "essere figli e figlie adottivi per opera di Gesù Cristo" (cfr. Ep 1,5).


6. Oggi la Chiesa annuncia il mistero dell'Immacolata Concezione di Maria, che è mistero della fede e la Chiesa lo vive con solennità. Nel periodo di Avvento, il mistero dell'Immacolata Concezione ci prepara in modo particolare alla venuta di Gesù Cristo. Questa festa ha in sé già qualcosa della letizia del Natale, gioia anche di Maria, Madre di Dio.

Quando il Concilio di Efeso confermo la fede della Chiesa nella Theotokos, risuono questa verità con una vasta eco in Roma. La Basilica di Santa Maria Maggiore, nella quale oggi abbiamo la gioia di incontrarci, costituisce la concreta testimonianza della gioia provata allora dai credenti in Cristo, sia ad Efeso che a Roma. E quando, nel secolo scorso, il Papa Pio IX defini il dogma dell'Immacolata Concezione, la gioia della Chiesa esplose nuovamente, proprio a Roma, e si espresse concretamente nel monumento eretto a Piazza di Spagna, in onore dell'Immacolata Madre di Dio.

"Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia" (Ps 97/98,3-4). Il Signore ha manifestato la sua salvezza in Colei che aveva predestinato ad essere la Madre dell'eterno suo Figlio.

"Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). Ti saluto, Maria! Prega per noi, Santa Madre di Dio, "Salus Populi Romani".

Amen.

Data: 1994-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Lettera al P. Peter-Hans Kolvenbach - Città del Vaticano