GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il Santo Padre ai partecipanti all'incontro organizzato dal Movimento Apostolico Ciechi - Città del Vaticano

Udienza: il Santo Padre ai partecipanti all'incontro organizzato dal Movimento Apostolico Ciechi - Città del Vaticano

Titolo: Le persone con handicap giungono all'accettazione responsabile della loro situazione grazie all'incontro con Cristo sofferente e risorto

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di accogliervi in occasione dell'incontro che il Movimento Apostolico Ciechi ha organizzato per le famiglie di soci e simpatizzanti sul tema: "Insieme per la Famiglia". Con questo appuntamento avete voluto richiamare a voi stessi e alla comunità civile ed ecclesiale l'esigenza della solidarietà nella famiglia e tra le famiglie, perché tutti possano godere di un bene così grande qual è la comunità familiare. Vi ringrazio per questa vostra visita, che mi offre la possibilità di unire la mia alla vostra voce a sostegno di una causa così importante.


2. Con voi, carissimi, desidero anzitutto riaffermare un diritto inseparabile dal dono della vita umana: il diritto alla famiglia. E' questo un diritto che non può essere negato a nessuno. Non si tratta tanto di una rivendicazione sociale quanto di un principio umano, di una verità sull'uomo e sulla donna. Nella Lettera alle Famiglie ho ricordato che "Dio "vuole" l'uomo come un essere simile a sé, come persona. Quest'uomo, ogni uomo, è creato da Dio "per se stesso". Ciò riguarda tutti, anche coloro che nascono con malattie o minorazioni... Dio consegna l'uomo a se stesso, affidandolo contemporaneamente alla famiglia e alla società, come loro compito. I genitori, davanti ad un nuovo essere umano, hanno, o dovrebbero avere, piena consapevolezza del fatto che Dio "vuole" quest'uomo "per se stesso"" (LF 9).


3. Quando in famiglia nasce un disabile o qualcuno dei componenti viene colpito da grave handicap, un insieme di emozioni si scatena nel cuore di tutti: angoscia, paura, vergogna, pudore, impotenza, dolore... La famiglia rischia di chiudersi in se stessa, timorosa spesso che gli altri non possano capire. può allora avere il sopravvento un senso di ribellione contro tutto e contro tutti, anche contro Dio.

Occorre in tali circostanze un supplemento di coraggio e di fede: solo la fede illumina il buio di misteriose condizioni davanti alle quali la ragione non sa darsi un perché.

Le persone con handicap - voi lo sapete bene - giungono all'accettazione responsabile della loro situazione grazie all'incontro con Cristo sofferente e risorto, la cui presenza è resa in qualche modo sperimentabile nella testimonianza di comunità credenti che, condividendo generosamente il problema, lo aprono ad una prospettiva di soluzione, illuminata dall'annuncio gioioso della salvezza definitiva. Si rivivono allora vicende simili a quelle che leggiamo nei racconti evangelici.


4. Sulla strada di Gerico, ad esempio, si leva il grido di Bartimeo, cieco dalla nascita. Gesù si è accorto di lui, lo chiama, gli rivolge una parola amica, dandogli la forza di ricominciare, di sperare ancora. Liberare l'uomo dal male, dall'emarginazione causata dalle sue difficoltà, richiede la capacità di essere con l'altro per condividere la sua condizione.

Sulla strada di Betania, Marta corre incontro a Gesù e lo rimprovera per essere giunto solo quando il fratello Lazzaro è ormai morto. Gesù la esorta a credere ed afferma: "Io sono la risurrezione e la vita". Anche la sorella Maria piange ai piedi del Signore e ripete le parole che sono anche le nostre di fronte al dolore innocente: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (Jn 11,33). Gesù si commuove profondamente e piange. Poi si reca al sepolcro e risuscita Lazzaro.

Cristo è il Signore della vita: salva l'uomo nella sua interezza, risponde ai suoi inquietanti interrogativi proponendosi come colui che accoglie, che ama, che salva. Lo fa abitualmente attraverso la testimonianza della Comunità che vive attivamente il Vangelo della solidarietà e dell'accoglienza. I Vescovi italiani, negli orientamenti pastorali per gli anni Novanta, hanno richiamato questo valore fondamentale: "può essere facile - affermano - aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente. Accogliere il povero, il malato, lo straniero, il carcerato, l'handicappato è infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nella propria città e nelle proprie leggi" (Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 39).

Il mio augurio, carissimi, è che queste parole trovino nella vostra Associazione, e in particolare nelle famiglie, la disponibilità necessaria per un impegno così esigente. Vi affido alla protezione di Maria Santissima e di San Giuseppe, mentre di cuore imparto a voi, ai vostri cari e a tutti i gruppi del 17/01/19102 Pag. 20725 Movimento Ciechi la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-12-09 Data estesa: Venerdi 9 Dicembre 1994





Il Papa a Loreto per la conclusione della "grande preghiera per l'Italia e con l'Italia"

Titolo: L'omelia durante la solenne concelebrazione eucaristica




1. "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (Lc 1,31).

Con queste parole si rivolge l'angelo Gabriele alla Vergine Maria nel giorno dell'Annunciazione. Su quel mistero di grazia siamo oggi invitati a meditare, cari Fratelli e Sorelle, pellegrini di ogni parte d'Italia, presenti nel Santuario mariano di Loreto. Questo incontro di preghiera è reso particolarmente solenne dalla presenza dei Vescovi qui pervenuti da tutte le regioni del Paese per recare ai piedi della Vergine Santissima le preoccupazioni e le speranze delle popolazioni ad essi affidate. Vi saluto, carissimi Fratelli nell'episcopato, e vi ringrazio della testimonianza di comunione che la vostra presenza odierna tanto chiaramente esprime.

Gioisco altresi per la partecipazione a questo atto di omaggio a Maria Santissima di numerosi sacerdoti e di tanti fratelli e sorelle appartenenti a Congregazioni religiose che operano nei vari campi della pastorale, qui e in altre diocesi italiane.

Saluto tutta la Chiesa che è in Italia, oggi così degnamente rappresentata da questa vostra assemblea raccolta in preghiera presso Maria, nel suo Santuario Lauretano.

In modo particolare voglio salutare il caro Arcivescovo Mons. Pasquale Macchi, custode di questo Santuario. Sono lieto che uno stretto collaboratore del Servo di Dio Paolo VI, vissuto accanto a lui per lunghi anni, possa ora svolgere proprio qui il suo servizio ecclesiale, valendosi della sua esperienza e competenza. Ho non pochi speciali motivi per ricordare Paolo VI, mio grande predecessore e padre nel servizio sulla sede di Pietro: la persona del suo segretario personale me ne richiama alla memoria la figura tanto cara.

Saluto tutti coloro che, collaborando col Delegato Pontificio, assicurano il servizio pastorale alle moltitudini di pellegrini che giungono qui ogni giorno: intendo riferirmi sia ai figli di San Francesco, instancabili penitenzieri, sia ai membri delle altre Congregazioni religiose maschili e femminili presenti a Loreto. Saluto, inoltre, il personale laico che svolge la sua attività all'ombra del Santuario.

Un pensiero particolare di deferente gratitudine rivolgo anche al Presidente Oscar Luigi Scalfaro che ha voluto essere presente a questo incontro solenne, col quale si conclude la "grande preghiera" per l'Italia. Siamo tanto lieti di avere in questo momento tra noi il Presidente della Repubblica italiana e anche i rappresentanti del Governo italiano.

Loreto è un luogo particolare: il principale Santuario mariano d'Italia, al quale ogni anno giungono milioni di pellegrini da tutto il mondo. Oggi celebriamo con viva devozione, alla presenza dei Vescovi di tante diocesi italiane e anche di rappresentanti di altri episcopati, non solamente europei, ma anche di altri Continenti, soprattutto asiatici, e alla presenza di una vasta rappresentanza del popolo di Dio, il settimo centenario della Santa Casa.


2. "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28).

Non sappiamo in quale luogo Maria abbia udito queste parole.

L'evangelista Luca dice soltanto che Dio mando l'angelo Gabriele in una città della Galilea, chiamata Nazaret. Nulla tuttavia impedisce di supporre che la Vergine abbia udito l'annuncio proprio nella sua casa, nell'ambito delle mura domestiche. L'Annunciazione è tema molto amato dai pittori di ogni tempo, i quali sono soliti presentare Maria all'interno della casa di Nazaret.

Se così avvenne, le pareti della sua casa udirono le parole dell'angelico saluto ed il successivo annuncio del progetto divino. Le pareti naturalmente non odono, perché non hanno vita, nondimeno sono testimoni di ciò che viene detto, testimoni di ciò che avviene al loro interno. Dunque, furono testimoni del fatto che Maria, dopo aver udito il saluto dell'Angelo, rimase turbata e si domandava quale ne fosse il senso (cfr. Lc 1,29). Udirono poi che l'Angelo, rassicurando la Vergine di Nazaret, disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo" (Lc 1,30-32). E quando Maria domando: "Come è possibile? Non conosco uomo" (1,34), il messaggero celeste spiego: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (1,35). L'angelo Gabriele si richiamo ancora ad Elisabetta, parente di Maria, la quale nella sua vecchiaia aveva concepito un figlio, per rilevare alla fine che "nulla è impossibile a Dio" (1,37). Se una donna aveva potuto concepire in età avanzata, altrettanto poteva fare anche una donna "che non conosceva uomo".

Avendo udito tutto questo Maria dice: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (1,38). A questo punto termina il colloquio ed inizia il mistero dell'Incarnazione. Il Figlio di Dio fu concepito nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo e nacque nella notte di Betlemme. La casa di Nazaret fu testimone di questo mistero, il più grande mistero nella storia, che troverà il suo compimento negli eventi pasquali.


3. La casa di Nazaret fu testimone del compimento della profezia di Isaia che leggiamo oggi nella liturgia: "Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7,14), che significa "Dio con noi".

"Ecco la dimora di Dio con gli uomini", è scritto nel libro dell'Apocalisse (21,3): queste parole si riferiscono prima di tutto alla stessa Vergine Maria, che divenne la Madre del Redentore, ma si riferiscono anche alla sua casa, nella quale questo mirabile mistero del "Dio con noi" ebbe inizio.

Il brano della lettera di Paolo ai Galati, che abbiamo ascoltato, esprime pienamente il contenuto del nome "Emmanuele". La casa di Nazaret divenne un particolare luogo di quell'invio di cui scrive l'Apostolo: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna... perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5). Gli inizi umani di questo invio del Figlio da parte del Padre ebbero luogo nella casa di Nazaret, la quale per ciò stesso merita il nome di santuario più grande. Ma l'Apostolo, riferendosi all'adozione a figli, continua: "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!" (Ga 4,6). Dunque, non soltanto l'invio del Figlio, ma anche l'invio dello Spirito Santo ha nella casetta di Nazaret il suo posto privilegiato. In questo luogo ha inizio l'opera divina della salvezza, trovandovi quasi la sua nuova dimensione. L'opera della salvezza consiste nell'adozione dell'uomo, da parte di Dio, come proprio figlio. L'uomo adottato da Dio in Gesù Cristo, Figlio di Maria, è allo stesso tempo fatto erede della promessa, erede della Nuova ed Eterna Alleanza. Tutto questo "novum" evangelico di vita e di santità ha inizio, in un certo senso, nella casetta di Nazaret.

Coloro che, dall'Italia e da tutto il mondo, vengono in pellegrinaggio al Santuario di Loreto si lasciano guidare dal senso profondo del mistero dell'Incarnazione. Fra queste mura essi cercano di penetrare più profondamente questo mistero della fede, si sforzano di diventarne più pienamente partecipi.


4. La casa di Nazaret fu anche testimone della divina maternità che maturava nella Vergine. L'Avvento è per la Chiesa un periodo di attesa del Santo Natale: essa ha la consapevolezza di unirsi così, in modo particolare, con Maria.

Infatti, in attesa della nascita di Gesù è innanzitutto Lei. Tutti gli altri, perfino un uomo a Lei così vicino come Giuseppe, sono soltanto dei testimoni, in un certo senso, esterni di quanto in Lei si va operando. Maria Santissima - si può dire - è la sola a fare l'immediata esperienza della maternità che in Lei matura.

Occorre ricordare a questo proposito la tradizione liturgica della festa "Virginis pariturae", cioè della Vergine che si prepara a partorire il Figlio di Dio. Proprio la casa di Nazaret fu testimone di quell'attesa e di quella preparazione. Che cosa significhi prepararsi alla venuta al mondo di un figlio lo sanno bene le donne in attesa. Che cosa abbia significato prepararsi a dare alla luce il Figlio di Dio lo sa unicamente Lei, Maria di Nazaret.

Così forse, solo così si può comprendere il Magnificat. Oggi nella liturgia cantiamo il Magnificat insieme con Maria, ma Lei sola è in grado di valutare in tutta la sua portata ogni parola ed ogni versetto di questo cantico, il più bello della Sacra Scrittura. Lei sola era pienamente consapevole delle "grandi cose" (magnalia) compiute in Lei dall'Onnipotente (cfr. Lc 1,49); compiute in Lei e, per mezzo di Lei, in Israele, il popolo dell'elezione divina nell'Antica Alleanza. "Grandi cose" Dio avrebbe compiuto di li a poco per tutta l'umanità, "di generazione in generazione". Nascendo come uomo, il Figlio di Dio avrebbe elevato a dignità inaudita il valore dell'essere uomo, come afferma la Tradizione e come ribadisce il Concilio Ecumenico Vaticano II in molti punti del suo magistero.


5. Ci incontriamo oggi qui a Loreto con un folto gruppo di Pastori della Chiesa che è in Italia. Dal 15 marzo, durante tutti i mesi fin qui trascorsi, è continuata la preghiera per l'Italia. E' iniziata presso la tomba dell'apostolo Pietro e ora si conclude qui a Loreto.

Non posso non ricordare quel giorno di aprile del 1985, nel quale già mi trovai a Loreto con Cardinali e Vescovi e con una rappresentanza altamente qualificata del clero e del laicato, per il secondo Convegno ecclesiale della Chiesa italiana. Nei quasi dieci anni trascorsi da allora ad oggi molte cose sono cambiate in Italia, ma resta profondamente necessario, anzi diventa ancor più urgente l'impegno della Chiesa e dei cattolici italiani "a operare, con umile coraggio e piena fiducia nel Signore, affinché la fede cristiana abbia, o ricuperi, un ruolo-guida e un'efficacia trainante, nel cammino verso il futuro" (, vol. VIII/1, 1985, p. 999). Illuminati dalla parola evangelica e sospinti dall'amore di Cristo, i cattolici italiani non mancheranno di offrire, nella fase conclusiva del millennio, il loro apporto generoso e coerente in campo culturale, sociale e politico, così da promuovere il vero bene della cara Nazione italiana.


6. Questa è anche l'intenzione che sta al centro della preghiera per l'Italia, che ho a volte qualificato come "la grande preghiera". La preghiera è sempre "grande" quando risponde ad una particolare azione dello Spirito Santo, ma è "grande" anche quando risponde a particolari bisogni o circostanze.

Nella mia vita molte volte ho vissuto una preghiera che poteva ben dirsi "grande". In modo particolare è rimasta nella mia memoria la Grande Novena prima del Millennio del Battesimo della Polonia: la preparazione al Millennio durata nove anni. Preghiera che fu vissuta come "grande" anche da milioni di miei connazionali: una preghiera in unione con la Madre di Dio. Tale unione fu espressa dalla peregrinazione dell'immagine della Madonna di Jasna Gora, e più esattamente, della copia dell'originale, che era stata benedetta dal Papa Pio XII.

Molti elementi di quell'esperienza trovano riscontro nella "grande preghiera" che la Chiesa in Italia conclude oggi in questo Santuario Lauretano.

Conclude, ma in un certo senso prolunga ancora, perché le Chiese di Dio che sono in Italia si stanno preparando al Convegno ecclesiale di Palermo del novembre 1995, Convegno destinato a riflettere e a decidere su "il Vangelo della carità per una nuova società in Italia". E' infatti nella preghiera che si possono discernere i segni di novità e far maturare i germi di rinnovamento presenti nella società italiana. Ciò a partire da Gesù Cristo, pienezza di novità e sorgente di rinnovamento.

Così di anno in anno la "grande preghiera" acquista la sua rilevanza: essa deriva anche dal fatto che ci stiamo avvicinando a grandi passi all'anno 2000, al termine del secondo millennio dopo la nascita di Cristo. Il Santuario Lauretano conta soltanto settecento anni, ma questa casetta mariana, presso la quale veniamo in pellegrinaggio, è testimone - e testimone singolare - di quella data più antica che si riferisce alla nascita di Gesù. Infatti tutto ebbe inizio nella casa di Maria a Nazaret! Essa fu testimone silente, ma diretta, dell'Annunciazione; e se fu testimone dell'Annunciazione, fu, allo stesso tempo, testimone anche del sommo mistero espresso nel prologo del Vangelo giovanneo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14).

Questo mistero perdura nella storia, essendo destinato sin dall'inizio a perdurare nelle vicende dell'uomo sino alla fine del mondo. Mistero che perdura e trasforma il mondo.

Preghiamo, oggi, affinché ci siano concessi gli occhi penetranti della fede, per poter essere testimoni di questa trasformazione, ed anzi, sotto l'azione della grazia divina, per poter esserne partecipi e coartefici. Chiediamolo come Pastori della Chiesa che è in Italia, chiediamolo come pellegrini che visitano il Santuario di Loreto.

"Grandi cose" il Signore ha fatto a Te, Madre di Dio, ed a tutti noi.

Amen! (Al termine della S.Messa il Santo Padre ha pronunciato la seguente preghiera:) O Maria, ci rivolgiamo a Te, nella tua Santa Casa di Loreto, memoria del mistero di Dio fatto uomo nel tuo seno purissimo per opera dello Spirito Santo.

Adoriamo il prodigioso evento, segno stupendo dell'amore di Dio per noi: il tuo esempio ci incoraggia ad affidarci al tuo amato Figlio nell'edificare la nostra vita sulla parola del Vangelo.

Madre di misericordia, ottienici da Gesù il perdono e la liberazione dal male; ottieni per l'intera umanità, ancora dominata dall'odio e dall'egoismo, la salvezza e la pace.

Sulle orme degli innumerevoli pellegrini, che da sette secoli accorrono in questa Casa, veniamo a deporre nelle tue mani il nostro impegno di vera e profonda conversione.

Possa la tua Casa di Nazaret diventare per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza, affinché, nelle chiese domestiche cresca la Santa Chiesa e dappertutto si diffonda l'amore di Cristo.

O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Data: 1994-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1994





Angelus: la preghiera mariana guidata dal Papa dalla Loggia del Palazzo Apostolico presso il Santuario - Loreto

Titolo: Invochiamo da Maria una pace giusta e stabile per le popolazioni che vivono sull'altra costa dell'Adriatico

Carissimi Fratelli e Sorelle,


1. Si aspettava il passaggio delle "Frecce tricolori", ma non ha potuto avere luogo a causa della nebbia. Ma, anche se non è stato possibile, l'intenzione di realizzarlo è una gradita testimonianza del devoto affetto che lega l'Arma dell'Aeronautica italiana alla Vergine di Loreto, nella quale essa riconosce la sua speciale Patrona; ed è anche un festoso simbolo della partecipazione dell'intera comunità nazionale alla duplice odierna manifestazione di fede e di devozione mariana. Colgo l'occasione per ringraziare l'Aeronautica italiana per i tanti servizi offertimi. Se sono venuto a Loreto è anche grazie a loro, se tornero a Roma sarà anche grazie a loro, umanamente parlando.

Con questo odierno incontro ai piedi della Vergine di Loreto si conclude l'itinerario della "Grande preghiera per l'Italia", quel corale cammino di riflessione e di preghiera che, iniziato lo scorso mese di marzo con la celebrazione da me presieduta nelle Grotte Vaticane, presso la Tomba dell' Apostolo Pietro, ci ha accompagnati per gran parte del 1994.


2. L'odierna solenne Celebrazione ha pure un secondo significato: con essa si apre solennemente l'anno giubilare per il settimo Centenario lauretano. E' un tempo di speciale grazia per tutti coloro che nel corso dei prossimi mesi qui verranno in fiducioso e orante pellegrinaggio. La Mamma celeste chiama i figli nella sua casa, per invitarli ad approfondire la fede e la comunione con il Signore Gesù e per spingerli a crescere nella reciproca fraternità all'interno della Comunità ecclesiale.

Per una provvidenziale coincidenza, il giubileo lauretano cade all'inizio della prima fase della preparazione al Grande Giubileo del 2000.

L'Incarnazione del Figlio di Dio ha avuto a Nazaret il suo avvio: la casa di Nazaret è, pertanto, il luogo dove si è raccolta la prima "chiesa domestica" formata dalla Santa Famiglia. Come non raccogliere il pressante richiamo che da questo Santuario, al termine dell'Anno della Famiglia, s'indirizza a tutte le famiglie cristiane, perché attuino fino in fondo, con coraggiosa confidenza, la loro vocazione? Ogni focolare cristiano è chiamato ad essere, nel mondo, segno tangibile dell'amore di Dio, luogo dell'accoglienza e della protezione della vita, sede della prima formazione alla fede. Lo ricorda a tutti la silenziosa presenza di Maria in questa Santa Casa legata al Mistero dell'Incarnazione compiutosi nella cittadina di Nazaret.

Oggi, qui a Loreto, vogliamo affidare nuovamente alla Madre del Redentore le famiglie di ogni popolo e nazione. A Lei raccomandiamo specialmente quelle più provate e sofferenti.


3. In questa prospettiva, il pensiero si rivolge spontaneamente alle care popolazioni che, sull'altra costa del mare Adriatico, continuano a subire la terribile tragedia della guerra. Ad esse vogliamo rinnovare l'espressione della nostra affettuosa vicinanza. Preghiamo perché anche là possa finalmente sbocciare una pace giusta e stabile. Innalziamo a tal fine speciali invocazioni a Maria, Regina della Pace.

Il mondo ha bisogno di pace; ma la pace non può nascere se non grazie alla conversione dei cuori nella sincera adesione al progetto che Dio ha su ciascuno. Questo luogo ci ricorda le parole rivolte a Maria dal messaggero celeste, la sua risposta di fede e di affidamento al Signore da cui è scaturita la salvezza per tutta l'umanità. Maria è modello della nostra fede, è sostegno costante del nostro impegno evangelico. E' Lei che ci aiuta ad annunciare con efficacia il Vangelo della pace, testimoniando con la nostra vita la forza rinnovatrice dell'amore divino.

(Dopo la recita dell'Angelus e dopo aver impartito la Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha recitato la preghiera alla Madonna di Loreto, Patrona dell'Aeronautica Militare italiana. Quindi si è rivolto con passione ai giovani europei che nel settembre del prossimo anno verrano a Loreto in pellegrinaggio rispondendo all'invito rivolto loro dal Pontificio Consiglio per i Laici. Queste le parole di Giovanni Paolo II:) Il Pontificio Consiglio per i Laici, con la valida collaborazione degli organismi della Conferenza Episcopale Italiana, ha indetto per il mese di settembre del prossimo anno un grande pellegrinaggio dei giovani d'Europa alla Santa Casa di Loreto. Dovrà essere un momento forte di riflessione, di preghiera e di vita fraterna, durante il quale i partecipanti rinnoveranno il loro impegno di testimonianza al Signore per costruire un'Europa che, fedele alle proprie radici, sappia farsi cristianamente terra di accoglienza, di solidarietà e di pace.

Dall'alto di questo colle benedetto, che ha visto nei secoli lunghe teorie di pellegrini, volentieri rivolgo un caloroso invito ai giovani del Continente europeo, perché prendano parte a questa nuova avventura ecclesiale di fede e di speranza, nella quale, contemplando con Maria il mistero sublime dell'Incarnazione, assumeranno l'impegno dell'annuncio evangelico all'alba del nuovo millennio.

Ai giovani d'Europa, che affido alla Vergine Lauretana, ripeto quanto dissi lo scorso anno ai giovani italiani: "Camminate verso Maria, camminate con Maria... Fate riecheggiare nel vostro cuore il suo fiat" (Macerata, 19 giugno 1993).

(Dopo la recita dell'"Angelus Domini", il Santo Padre ha incontrato nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico le Autorità presenti a Loreto.

Nell'occasione, il Papa ha pronunciato le seguenti parole:) Vorrei ringraziare per questo incontro. Sono privilegiato per aver potuto incontrare tanti rappresentanti delle Autorità militari, politiche, statali, regionali, e quanti collaborano, direttamente o indirettamente, con Monsignor Macchi per mantenere questo grande Santuario.

Alla fine, vorrei, ringraziandovi ancora, augurarvi buon Natale e buon anno. Siamo ormai vicini, mancano circa venti giorni di dicembre per passare al nuovo anno, il tempo corre.

Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1994-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1994





Il saluto del Papa ad un gruppo di vedove della Bosnia ed Erzegovina durante l'incontro avvenuto nell'abside del Santuario - Loreto

Titolo: Il vostro sacrificio di spose e di madri ha grande rilievo davanti a Dio

Carissime Sorelle, Considero questo incontro con voi, vedove provenienti da Sarajevo e da altre zone della Bosnia ed Erzegovina, un momento particolarmente importante di questa visita pastorale. Il Papa non è potuto andare a Sarajevo e nel vostro Paese e voi siete venute dal Papa. Ed eccoci ora qui alla presenza di Maria, presso la santa Casa di Loreto. Saluto ciascuna di voi con profondo affetto, esprimendo sentita partecipazione alle sofferenze vostre, delle vostre famiglie e della vostra gente.

Il pensiero va, in questo momento, alla Famiglia di Nazaret. Grande è il suo fascino! In essa si rispecchia ogni situazione familiare, anche la vostra.

Maria Santissima, infatti, per quanto possiamo intuire leggendo i Vangeli, ha conosciuto la condizione della vedovanza: del suo sposo San Giuseppe, dopo l'episodio di Gesù dodicenne nel Tempio, non si fa più parola. Si offre così alla nostra meditazione l'esperienza di fede di Maria che, privata del marito, rimane con Gesù, lo accompagna con la sua preghiera, lo segue nella sua missione, fino alla passione e al Calvario, dove, ai piedi della Croce, è associata al mistero della sua morte redentrice. Maria è nello stesso tempo la Madre di Gesù e la sua più fedele discepola.

Oggi Maria vuole in qualche modo comunicare a voi questa sua esperienza di discepola di Cristo anche nella difficile condizione della vedovanza. La vostra situazione, carissime sorelle, alla luce della fede è un patrimonio inestimabile per la Chiesa, per la sua vita e per la sua missione nel mondo. In particolare, il vostro sacrificio di spose e di madri, private dalla guerra dei mariti e spesso anche dei figli, ha grande rilievo davanti a Dio: unito a quello di Cristo, attira sull'umanità il dono della pace, quel dono che il mondo non può dare, ma che Lui, il Signore Gesù, ci ha lasciato, pegno e promessa del Regno futuro dei cieli.

Grazie, care Sorelle, di essere venute; il Signore vi ricompensi. Maria vi sia sempre vicina e vi aiuti a sopportare la durezza della prova con la speranza di chi accumula tesori per la patria eterna, dove, con tutti i nostri cari, godremo per sempre la pienezza della pace.

A tutte la mia affettuosa Benedizione.

Siano lodati Gesù e Maria!

Data: 1994-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1994





Il discorso rivolto dal Santo Padre ad un gruppo di ammalati raccolti nella navata centrale del Santuario - Loreto

Titolo: I sofferenti: fonte inesauribile di pace e di unità

Carissimi Fratelli e Sorelle! L'incontro con voi, ammalati, qui, al Santuario di Loreto, nell'Anno della Famiglia e nel giorno in cui si conclude la "grande preghiera per l'Italia", assume un significato di particolare importanza.

Pensando alla Casa di Nazaret, dove Gesù crebbe e si fortifico (cfr. Lc 2,40), mi piace ritenere che, proprio all'interno della Santa Famiglia, egli abbia appreso dall'esempio di Giuseppe e Maria, nella concretezza del quotidiano, l'attenzione alle persone in difficoltà. Conoscendo l'altruismo della Vergine, accorsa in aiuto della cugina Elisabetta dopo l'annuncio dell'Angelo (cfr. Lc 1,39-56), e pronta a intervenire in favore dei novelli sposi in difficoltà a Cana di Galilea (cfr. Jn 2,1-11), non si fa fatica ad immaginarla al capezzale degli ammalati di Nazaret, avendo accanto a sé il figlio Gesù.

Siamo nell'Anno della Famiglia. In ogni casa entra, prima o poi, più o meno gravemente, la sofferenza, la malattia. Essa è certamente una prova, ma può diventare un tempo straordinario di crescita, e talvolta anche di riscatto da certe chiusure e incomprensioni. Stare vicino ad un familiare malato, oltre ad esprimere una concreta testimonianza di amore, può essere anche un modo per dirgli: dimentichiamo i nostri dissapori, riconciliamoci. E tutto ciò senza parole, solo col gesto della vicinanza e dell'assistenza solerte ed affettuosa.

Per grazia di Dio, la malattia può diventare anche occasione di una profonda esperienza di fede, addirittura una "liturgia domestica", in cui si celebra, nel nascondimento e nella semplicità, un sacrificio spirituale di inestimabile valore. Maria Santissima lo offre all'eterno Padre mediante Cristo, Sacerdote misericordioso e fedele, che conosce e comprende per esperienza diretta le nostre infermità.

Ecco, carissimi, Loreto ci fa pensare a Nazaret e Nazaret rappresenta ogni casa, ogni famiglia cristiana. In queste famiglie voi ammalati avete un compito insostituibile: essere con la preghiera e con la testimonianza una fonte inesauribile di pace e di unità. Lo dico anche in riferimento alla Nazione italiana, e soprattutto alla grande Famiglia della Chiesa. Affido in particolare alle vostre preghiere la causa dell'unità dei cristiani: implorate con insistenza, mediante l'intercessione della Vergine, la piena unità dei cristiani nella fede e nella carità.

Vi ringrazio di cuore per la vostra presenza e vi imparto una speciale Benedizione, a conforto vostro e dei vostri cari.

Santo Padre ha così salutato la folla di fedeli raccolta davanti al sagrato del Santuario di Loreto:) "Alma Redemptoris Mater". Siamo in Avvento e questa è l'antifona d'Avvento. Vi auguro che questa "Alma Redemptoris Mater" sia per voi anche la "Stella Maris" e che sia anche il sentiero che conduce a Gesù, al sacro altare, alla Santa Famiglia e anche al nuovo anno. Ringrazio Loreto per questa giornata stupenda, per questa buona accoglienza, e soprattutto per la protezione materna che questa visita vuole implorare.

Data: 1994-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1994





Angelus: il Papa rivive la celebrazione conclusiva della "Grande Preghiera per l'Italia e con l'Italia" - Loreto

Titolo: A Loreto abbiamo voluto riaffermare il primato di Dio nella vita delle persone, delle famiglie e della società

Cari Fratelli e Sorelle! Carissimi Bambini!


1. Quella di ieri è stata veramente una giornata indimenticabile. Abbiamo concluso, a Loreto, la Grande Preghiera per l'Italia e con l'Italia, iniziata nel marzo scorso nelle Grotte Vaticane, presso la Tomba di san Pietro. Abbiamo affidato alla protezione materna di Maria il presente ed il futuro del popolo italiano, le sue speranze, le sue gioie, le sue attese ed anche le sue sofferenze.

In particolare, col cuore e con la mente rivolti alla Casa di Nazaret, abbiamo ricordato le famiglie italiane, perché sull'esempio della Santa Famiglia, sappiano essere scuole di fede, di umanità e di gioia vera. Nell'attuale momento storico, con tale solenne Celebrazione, abbiamo voluto riaffermare il primato di Dio nella vita delle persone, delle famiglie e della stessa società, come condizione indispensabile per la costruzione di un avvenire realmente sereno e proficuo per tutti.

Desidero ringraziare quanti hanno preparato l'incontro, coloro che vi hanno preso parte e chi si è unito spiritualmente al nostro pellegrinaggio in occasione dell'apertura del settecentesimo anniversario del Santuario Lauretano.

Un grazie particolare al Delegato Pontificio Mons. Pasquale Macchi ed a tutti quelli che si sono prodigati perché la visita si svolgesse nel migliore dei modi.

Grazie soprattutto al Signore e alla Santa Vergine, che a Loreto "dispiega la materna sua bontà" (Inno alla Madonna di Loreto).


2. Quest'evento s'inserisce bene nel clima spirituale dell'Avvento e particolarmente in quello dell'odierna terza domenica tutta pervasa dall'invito alla gioia. L'Apostolo Paolo ci rivela la ragione di tale interiore gaudio: "Il Signore è vicino"; è Cristo la nostra gioia! Gioia piena, vera, profonda che non esclude nessuno. Il credente la sente crescere in sé man mano che si prepara con impegno ad accogliere il Redentore che viene.


3. Carissimi Fratelli e Sorelle, il Signore sta per venire nel mistero del Santo Natale e questo ci riempie di gioia. Vedo che qui in Piazza san Pietro, come ogni anno, è stato già innalzato l'albero natalizio, mentre è in corso di realizzazione il presepe. Tutto ciò contribuisce a dare gioia al cuore. così come diffonde serenità la vostra presenza, cari ragazzi e ragazze, che siete venuti perché io benedica le immagini del Bambino Gesù, destinate ai presepi delle vostre case.

Carissimi fanciulli, vi auguro che in questo Natale il divino Bambino, che deporrete nella "grotta" preparata nella vostra abitazione, sia il centro e la luce della vostra famiglia e della vostra vita.

Vi devo dare, poi, un annuncio importante: nei prossimi giorni sarà diffusa una lettera che, a conclusione dell'Anno della Famiglia, ho scritto proprio a voi, bambini del mondo intero. E' un dono che ho voluto fare a voi ed anche alle vostre famiglie: leggetela con attenzione. Vi aiuterà a prepararvi meglio alla celebrazione del prossimo Natale e sono certo che vi incoraggerà pure a seguire ed amare più generosamente Gesù, diventando gioiosi annunciatori del suo Vangelo per un mondo nuovo e ricco di pace.

(Al termine della recita dell'Angelus, prima di impartire la Benedizione, il Santo Padre ha aggiunto queste parole:) Ora benedico di cuore tutti i presepi, e specialmente tutte le statuine raffiguranti Gesù Bambino che portate con voi. Un grazie anche per il Coro che ci ha fatto sentire l'atmosfera del Santo Natale ormai vicino.

(Giovanni Paolo II ha quindi salutato i pellegrini italiani presenti ed ha ricordato ai fedeli la prossima celebrazione della Santa Messa per gli universitari romani, che avrà luogo giovedi 15 dicembre, nella Basilica Vaticana:) Saluto i fedeli romani e i pellegrini italiani, in particolare il folto gruppo di Castenedolo, diocesi di Brescia, che ringrazio per l'omaggio musicale offerto dal Corpo Bandistico.

Colgo poi l'occasione per ricordare che nel pomeriggio di giovedi prossimo, nella Basilica di san Pietro, celebrero la santa Messa per gli universitari degli Atenei romani. Roma è una grande città universitaria, e il Vescovo di Roma è sempre molto contento di incontrare "i suoi universitari".

Invito quindi docenti e studenti a partecipare numerosi a questo ormai tradizionale incontro, in preparazione al Natale.

(Dopo aver salutato i pellegrini italiani e i fedeli polacchi presenti in Piazza San Pietro, il Papa ha ancora detto:) Ancora una parola a tutti i presenti, specialmente ai bambini presenti, ai bambini romani. Vedete che il sole vi guida e vi segue. Ieri pioveva, oggi no: c'è il sole! Voi siete il sole del nostro avvenire. Che il Signore vi benedica, che Gesù Bambino vi mostri la strada di questo vostro e nostro avvenire.

Data: 1994-12-11 Data estesa: Domenica 11 Dicembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il Santo Padre ai partecipanti all'incontro organizzato dal Movimento Apostolico Ciechi - Città del Vaticano