GPII 1994 Insegnamenti - Le parole di Giovanni Paolo II alla Messa nel XVI anniversario della morte del predecessore - Castel Gandolfo

Le parole di Giovanni Paolo II alla Messa nel XVI anniversario della morte del predecessore - Castel Gandolfo

Titolo: Gesù Cristo, la Chiesa e l'umanità sono stati i grandi riferimenti del Servo di Dio Paolo VI

Saluto e ringrazio cordialmente tutti voi che avete voluto con la vostra presenza rendere più suggestiva questa celebrazione eucaristica nella festa della Trasfigurazione del Signore.

Il pensiero va quest'oggi naturalmente al mio indimenticabile predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, della cui morte ricorre l'anniversario.

Egli si spense proprio in questo Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo sedici anni fa.

Ritornano alla mente la sua figura esile e delicata, il suo insegnamento lucido e coraggioso, la sua testimonianza chiara e vigorosa.

Con il passare degli anni non si affievolisce il ricordo di questo grande Pontefice. Egli ha vissuto in modo intenso il richiamo della fede e della santità e, quale intrepido Pastore, ha amato gli uomini del nostro tempo, ai quali ha annunciato, senza stancarsi né cedere a compromessi, la verità liberante ed esigente del Vangelo. Gesù Cristo, la Chiesa e l'umanità, sono stati i grandi riferimenti del suo pontificato che ha lasciato una traccia significativa in questo nostro secolo.

"Abbiate il desiderio di Cristo! - amava dire -. Il desiderio profondo di vederlo, d'incontrarlo e di viverlo pienamente ed eternamente. Il desiderio di Cristo glorioso: ecco la lampada dei nostri passi nel cammino della vita (Udienza Generale del 26 maggio 1965).

Con tale esortazione, ben adatta all'odierna Festa liturgica che ci invita a fissare lo sguardo sul Signore trasfigurato, iniziamo la Santa Messa domandando al Padre celeste la grazia di proseguire con coraggiosa fedeltà l'opera che Paolo VI ha strenuamente svolto sino al termine del suo terreno pellegrinaggio.

Data: 1994-08-06 Data estesa: Sabato 6 Agosto 1994





Il Santo Padre al termine della recita del Santo Rosario - Castel Gandolfo

Titolo: Papa Montini sia sempre vicino alla sua Chiesa

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sedici anni fa, a quest'ora, intorno alle nove di sera, in questa casa di Castel Gandolfo, il Signore ha chiamato a sé il Papa Paolo VI. Oggi è l'anniversario della sua morte o piuttosto del suo transito, del suo passaggio da questa vita terrena alla vita in Dio.

Abbiamo pregato, durante la celebrazione dell'Eucaristia di questa mattina, per la sua anima ed ora, dopo la recita del Santo Rosario, lo facciamo di nuovo, perché quest'ora è più vicina all'ora del suo passaggio dalla vita terrena alla vita nel Signore. Preghiamo anche affinché il Santo Padre Paolo VI sia sempre vicino alla sua Chiesa, alla Chiesa cattolica, a tutti i cristiani, a tutto questo grande gregge, grande ovile dei credenti e dell'umanità, a cui era tanto devoto e a cui ha dedicato tante sue opere, sue parole, sue sofferenze, sue preghiere.

Ringrazio tutti voi che siete convenuti qui, a Castel Gandolfo, per la recita del Santo Rosario il primo sabato del mese di agosto. Siete non soltanto italiani, ma provenite anche da diverse nazioni e quindi siete di diverse lingue.

Siete quasi un mosaico che rappresenta l'universalità della Chiesa.

Vi ringrazio e vi auguro di continuare in questa Chiesa a vivere, a pregare, a lavorare, a soffrire, a tendere e ad aspirare sempre più a questa vita alla quale siamo tutti chiamati in Gesù Cristo.

Raccomando ciascuno di voi e tutta la vostra comunità alla Madre di Cristo, Madre del Rosario, specialmente a Santa Maria Maggiore, di cui abbiamo commemorato ieri, come il 5 agosto di ogni anno, la dedicazione della Basilica romana.

Buona domenica!

Data: 1994-08-06 Data estesa: Sabato 6 Agosto 1994





Angelus: il Papa riafferma il compito di ogni Stato di difendere il rispetto della vita - Città del Vaticano

Titolo: Se alla Conferenza del Cairo si affermasse la legittimazione della pratica legale dell'aborto, l'umanità registrerebbe un fallimento del diritto e della giustizia

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Nella Conferenza Internazionale sulla Popolazione, tenutasi a Città del Messico nel 1984, si affermo giustamente che "in nessun caso l'aborto dovrebbe essere promosso come metodo di pianificazione familiare". Mi auguro che un tale orientamento venga fortemente ribadito anche nella prossima Conferenza del Cairo.

Se dovesse invece affermarsi un opposto indirizzo, volto a dare ulteriore legittimazione alla pratica legale dell'aborto, l'umanità registrerebbe un altro grande fallimento del diritto e della giustizia.

Non solo per i singoli, infatti, ma anche per gli Stati e la Comunità internazionale vale il principio morale secondo cui "la vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita" (CEC 2270).

Il Concilio non ha esitato a qualificare l'aborto come "abominevole delitto" (cfr. GS 51). A fondamento di tale severo giudizio non v'è solo la parola della Rivelazione, ma anche quella della ragione dell'uomo. La stessa scienza oggi reca le proprie conferme circa il carattere umano dell'embrione, assicurandoci che esso, fin dal concepimento, è un essere originale e biologicamente autonomo, dotato di una interna progettualità che si va attuando senza soluzione di continuità fino allo sviluppo maturo. Proprio per questo vale per l'embrione, non meno che per gli individui già nati, il comandamento di Dio: "Non uccidere"!


2. Lo Stato ha il compito di garantire e favorire in tutti i modi possibili il rispetto della vita di ogni uomo. Non si può invocare, contro questo dovere, la libertà di coscienza e di scelta, perché il rispetto della vita è fondamento di ogni altro diritto, compresi quelli di libertà. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, "il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione" (CEC 2273), sicché "nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge.

Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, c. III).


3. Preghiamo la Vergine, Madre di Dio, perché illumini le coscienze dei responsabili ed aiuti l'umanità a salvaguardare il rispetto per la dignità e il valore di ogni umana esistenza fin dal suo concepimento. Maria, che ha avuto il privilegio di portare in grembo il Signore della vita, ottenga ai genitori di rispettare la vita che sono chiamati a generare, alla società civile di sostenere con iniziative efficaci le madri in difficoltà, ai governanti di fare leggi sempre e solo a servizio della vita.


4. Rivolgendoci ora alla Vergine Santa con la preghiera dell'Angelus, vogliamo anche ricordare l'alta figura del mio predecessore, Papa Paolo VI, di cui proprio ieri ricorreva l'anniversario della morte. Nel suo luminoso magistero egli ha sempre coraggiosamente ribadito la dignità di ogni essere umano ed il valore intangibile della sua vita.

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese) (Dopo aver salutato i gruppi giunti dalla Polonia il Papa si è rivolto ai pellegrini italiani e ad un gruppo di una parrocchia di Mosca:) Saluto ora cordialmente i pellegrini italiani presenti, in particolare i fedeli provenienti da Santo Stefano di Camastra, diocesi di Patti, in Sicilia.

Auspico, carissimi, che questi mesi estivi, mentre offrono l'opportunità di un meritato riposo fisico, permettano anche di consacrare più tempo allo spirito nella riflessione e nella preghiera. Uno speciale saluto ad un gruppo della parrocchia di Nostra Signora di Fatima di Mosca. A tutti buona domenica. Non so se si può auspicare più caldo.

Forse basta, per questa volta.


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Data: 1994-08-07 Data estesa: Domenica 7 Agosto 1994




Messaggio: Giovanni Paolo II in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante 1995 - Città del Vaticano

Titolo: Solidarietà, accoglienza, tutela da abusi e protezione a favore della donna sempre più coinvolta nell'emigrazione

Carissimi Fratelli!


1. L'Anno Internazionale della Donna, indetto dalle Nazioni Unite per il 1995 - iniziativa a cui la Chiesa ha cordialmente aderito - mi induce ad assumere come tema del Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Migrante quello della donna coinvolta nel fenomeno migratorio. Il crescente spazio che essa è andata conquistando nel mondo del lavoro ha avuto come conseguenza il suo sempre maggiore interessamento nei problemi connessi con le migrazioni. Le proporzioni di tale coinvolgimento variano notevolmente all'interno dei diversi Paesi, ma il numero complessivo delle donne in migrazione tende ad uguagliare ormai quello degli uomini.

Ciò ha riflessi di grande rilevanza sul mondo femminile. Si pensi innanzitutto alle donne che vivono la lacerazione degli affetti, per avere lasciato la propria famiglia nel Paese di origine. Spesso ciò è la conseguenza immediata di leggi che ritardano, quando addirittura non rifiutano, il riconoscimento del diritto al ricongiungimento familiare. Se si può comprendere un provvisorio rinvio della ricomposizione della famiglia per favorirne la successiva, migliore accoglienza, si deve respingere l'atteggiamento di chi la rifiuta quasi si trattasse di una pretesa senza alcun fondamento giuridico. A questo proposito, l'insegnamento del Concilio Vaticano II è esplicito: "Nel regolare l'emigrazione sia messa assolutamente al sicuro la convivenza domestica" (AA 11).

Come ignorare poi che, nella situazione di emigrazione, il peso della famiglia viene sovente a ricadere in buona parte sulla donna? Le società più evolute, che maggiormente attirano i flussi migratori, creano già per i propri componenti un ambiente in cui i coniugi si sentono spesso costretti a svolgere ambedue un'attività lavorativa. A tale sorte soggiacciono anche maggiormente quanti in esse si inseriscono da migranti: essi devono sottoporsi a ritmi di lavoro spossanti sia per provvedere al quotidiano sostentamento familiare, sia per favorire l'attuazione degli scopi per i quali hanno lasciato il loro Paese d'origine. Una simile situazione impone in genere i compiti più gravosi alla donna, che di fatto è costretta a svolgere un doppio lavoro, ancor più impegnativo quando ha figli da accudire.


2. Particolare sollecitudine pastorale deve essere riservata alle donne non sposate, sempre più numerose all'interno del fenomeno migratorio. La loro condizione richiede da parte dei responsabili non solo solidarietà e accoglienza, ma anche protezione e tutela da abusi e sfruttamenti.

La Chiesa riconosce a ciascuno "il diritto di lasciare il proprio Paese per vari motivi... e di cercare migliori condizioni di vita in un altro Paese" (LE 23) Essa, tuttavia, mentre afferma che "le Nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio Paese di origine" (Catechismo della Chiesa Cattolica, CEC 2241), non nega alle Autorità pubbliche il diritto di controllare e di limitare i flussi migratori quando vi siano gravi ed obiettive ragioni di bene comune, che toccano l'interesse degli stessi emigranti.

I pubblici poteri non possono dimenticare le molteplici e spesso gravi motivazioni che spingono tante donne a lasciare il proprio Paese d'origine. Non vi è soltanto il bisogno di maggiori opportunità all'origine della loro decisione; esse sono spinte non di rado dalla necessità di sfuggire a conflitti culturali, sociali o religiosi, a inveterate tradizioni di sfruttamento, a legalizzazioni ingiuste o discriminatorie, per non fare che alcune esemplificazioni.


3. E' purtroppo ben noto che, da sempre, alla migrazione regolare si accompagna, come un cono d'ombra, anche quella irregolare. Un fenomeno attualmente in espansione, con aspetti negativi che si ripercuotono con particolare evidenza sulle donne. Nelle pieghe dell'immigrazione clandestina si infiltrano non di rado elementi di degenerazione, come il commercio della droga e la piaga della prostituzione.

Al riguardo, una doverosa vigilanza deve essere esercitata anche nei Paesi di provenienza, poiché, approfittando della riduzione dei canali di emigrazione legale, organizzazioni inaffidabili spingono giovani donne sulle vie dell'espatrio clandestino, lusingandole con la prospettiva del successo, non senza averle prima depredate dei risparmi accumulati con sacrificio. La sorte a cui molte di esse vanno incontro è nota e triste: respinte alla frontiera, si ritrovano spesso trascinate, loro malgrado, nel disonore della prostituzione.

Occorre un'azione comune dei Governi interessati per individuare e punire i responsabili di simili offese alla dignità umana.


4. Il recente fenomeno di una più larga presenza della donna in emigrazione richiede, pertanto, un cambiamento di prospettiva nell'impostazione delle relative politiche ed emerge l'urgenza di garantire anche alle donne la parità di trattamento, sia per la retribuzione, sia per le condizioni di lavoro e di sicurezza. Sarà così più facile prevenire il rischio che la discriminazione nei confronti dei migranti in generale tenda ad accanirsi particolarmente contro la donna. Si impone inoltre la messa a punto di strumenti atti a facilitare l'inserimento e la formazione culturale e professionale della donna, nonché la sua partecipazione ai benefici dei provvedimenti sociali, quali l'assegnazione della casa, l'assistenza scolastica per i figli ed adeguati sgravi fiscali.


5. Rivolgo ora un invito pressante alle Comunità cristiane presso le quali giungono i migranti. Con la loro accoglienza cordiale e fraterna esse rendono evidente nei fatti, prima ancora che nelle parole, che "le famiglie dei migranti... devono poter trovare dappertutto, nella Chiesa, la loro patria. E' questo un compito connaturale alla Chiesa, essendo segno di unità nella diversità" (FC 77).

Il mio augurio affettuoso si rivolge in modo speciale a voi, donne, che affrontate con coraggio la condizione di emigranti.

Penso a voi, mamme, che vi misurate con le difficoltà quotidiane, sostenute dall'amore per i vostri cari. Penso a voi, giovani donne, che vi incamminate verso un nuovo Paese, desiderose di migliorare la vostra condizione e quella delle vostre famiglie, sollevandole dalle ristrettezze economiche. Vi sorregge la fiducia di condurre l'esistenza in contesti in cui maggiori risorse materiali, spirituali e culturali vi permettano di operare con più libertà e responsabilità le vostre scelte di vita.

Il mio augurio, accompagnato da incessante preghiera, è che possiate raggiungere, nello svolgimento del difficile e delicato ruolo che vi compete, le giuste mete che vi prefiggete. La Chiesa è al vostro fianco con la cura ed il sostegno di cui avete bisogno.

Penso a voi, donne cristiane, che nell'emigrazione potete rendere un grande servizio alla causa dell'evangelizzazione. Seguite con coraggio e fiducia quanto vi suggeriscono l'amore e il senso di responsabilità, per acquistare sempre maggiore consapevolezza della vostra vocazione di spose e di madri.

Quando vi è affidato il compito di accudire i bambini delle famiglie presso le quali prestate servizio, senza forzature e in piena consonanza di intenti con i genitori, approfittate della grande opportunità che vi è data di aiutare la formazione religiosa di tali bambini. Il sacerdozio comune, radicato nel battesimo, si esprime in voi nelle doti caratteristiche della femminilità, quali la capacità di servire la vita con un impegno profondo, incondizionato e, soprattutto, animato dall'amore.


6. La storia della salvezza ci ricorda come la Provvidenza divina ha agito all'interno delle imprevedibili e misteriose interazioni di popoli, religioni, culture e razze diverse. Tra i tanti esempi che la Bibbia offre, mi piace ricordarne uno in particolare, al cui centro vi è la figura di una donna: si tratta della storia di Rut, la Moabita, sposa di un ebreo emigrato nella campagna di Moab a causa della carestia che affliggeva Israele. Rimasta vedova, ella decise di andare a vivere a Betlemme, città d'origine del marito. Alla suocera Noemi, che l'esortava a rimanere presso sua madre nella terra di Moab, rispose: "Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu verro anch'io; dove ti fermerai, mi fermero; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, moriro anch'io e vi saro sepolta" (Rut 1,16-17). così Rut segui Noemi a Betlemme, dove divenne la moglie di Booz, dalla cui discendenza nacque Davide e poi Gesù.

In questa prospettiva acquistano un senso di forte attualità le parole rivolte dal Signore, per bocca del profeta Geremia, al suo popolo, esiliato a Babilonia: "Costruite case ed abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie; scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figli e figlie. Moltiplicatevi li e non diminuite. Cercate il benessere del Paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere" (Jr 29,5-7). E' un invito rivolto a persone piene di nostalgia per la loro terra di origine, alla quale le legava il ricordo di persone ed eventi familiari.

Maria che, sorretta dalla fede nell'adempimento delle promesse del Signore, visse sempre attenta a cogliere negli avvenimenti i segni della realizzazione della Parola del Signore, accompagni ed illumini il vostro itinerario di donne, madri e spose emigranti.

Ella, che nel pellegrinaggio della fede ha fatto l'esperienza anche dell'esilio, fortifichi in voi il desiderio del bene, vi sostenga nella speranza e vi rafforzi nella carità. Affidando alla Madre di Dio, la Vergine del cammino, i vostri impegni e le vostre speranze, vi benedico di cuore, insieme con le vostre famiglie e con quanti ovunque operano in favore di una vostra accoglienza rispettosa e fraterna.

Dal Vaticano, il 10 agosto dell'anno 1994, sedicesimo di Pontificato.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-08-10 Data estesa: Mercoledi 10 Agosto 1994





La meditazione del Papa durante l'incontro con i fedeli per la recita dell'Angelus - Città del Vaticano

Titolo: Alla Conferenza del Cairo deve emergere coraggiosamente che la dignità della donna e la tutela della vita stanno dalla stessa parte

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Riprendendo il discorso sulla famiglia, desidero oggi dedicare un pensiero speciale alla donna, che nella famiglia svolge un ruolo peculiare e insostituibile.

Non manca chi rimprovera alla Chiesa di insistere troppo sulla missione familiare della donna e di trascurare il problema della sua attiva presenza nei vari settori della vita sociale. In realtà non è così. La Chiesa è ben consapevole di quanto la società abbia bisogno del genio femminile in tutte le espressioni della civile convivenza ed insiste perché sia superata ogni forma di discriminazione della donna nell'ambito del lavoro, della cultura, della politica, pur nel rispetto del carattere proprio della femminilità: un indebito appiattimento dei ruoli, infatti, oltre ad impoverire la vita sociale, finirebbe con l'espropriare la stessa donna di ciò che le appartiene in modo prevalente o esclusivo.

Occorre respingere energicamente le tante forme di violenza e di sfruttamento, che in modo più o meno aperto mercificano la donna e calpestano la sua dignità. Opportunamente, dunque, all'obiettivo di un miglioramento della condizione femminile nel mondo dedica attenzione il documento preparatorio della prossima Conferenza internazionale del Cairo.


2. E' in tale orizzonte di stima e valorizzazione della femminilità in tutte le sue espressioni che si colloca anche il discorso sulla missione materna della donna, missione così decisiva per i destini dell'umanità. Come ho scritto nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, si può dire che, attraverso la maternità, Dio ha affidato l'essere umano alla donna in modo tutto speciale (cfr. MD 30).

E' per questo che alla donna spetta anche un impegno di primo piano nella tutela della vita umana fin dal concepimento. Chi più di una madre conosce il miracolo della vita che sboccia nel suo grembo? Purtroppo la donna incontra spesso obiettive difficoltà che le rendono più oneroso, talvolta fino all'eroismo, il suo compito materno. Non di rado, pero, tali insopportabili pesi derivano da indifferenza e inadeguata assistenza, dovute anche a legislazioni scarsamente sensibili al valore della famiglia, nonché ad una diffusa e distorta cultura, che esonera indebitamente l'uomo dalle sue responsabilità familiari e, nei casi peggiori, lo porta a considerare la donna come oggetto di piacere o semplice strumento riproduttivo. Contro questa cultura oppressiva è doverosa ogni legittima iniziativa volta a promuovere l'autentica emancipazione femminile. Ma in tale impegno la dignità della donna e la tutela della vita stanno dalla stessa parte, ed è auspicabile che in tale ottica si ponga coraggiosamente anche la Conferenza del Cairo.


3. Maria, genitrice del Figlio di Dio fatto uomo, è l'immagine pienamente riuscita della femminilità. Nella sua persona il disegno di Dio sulla donna si è realizzato in modo esemplare. Guardino a Lei tutte le donne, in particolare tutte le mamme del mondo, per sentire e vivere pienamente la grandezza della loro missione.

(All'Angelus il Papa ha così ricordato il dramma del Rwanda e del vicino Paese del Burundi:) Questa Domenica è dedicata a una speciale preghiera per il Rwanda, la cui situazione continua ad essere drammatica.

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha infatti disposto che nelle chiese e negli oratori di tutto il mondo si celebri la Santa Messa con il popolo per raccomandare a Dio il presente ed il futuro di quel martoriato Paese africano.

Desidero invitarvi a ricordare nella stessa preghiera comune anche il vicino Burundi, le cui vicende continuano a destare grande preoccupazione.

Mi rivolgo fiducioso a quelle popolazioni, tanto provate, e ai responsabili della vita politica, esortando tutti a dar prova, più che mai, di ragionevolezza, di umana e cristiana saggezza, di sollecitudine per il bene comune.

Saranno così risparmiate anche al Burundi ulteriori sofferenze e si aprirà un futuro di concordia e di autentica crescita morale e civile.

Affidiamo la nostra supplica alla potente intercessione di Maria Santissima, segno di consolazione e di sicura speranza, pregando anche perché i rifugiati rwandesi possano ritornare alle loro case e riprendere a vivere in pace nella loro terra.

Vorrei ricordare una simile iniziativa dedicata ai Paesi dei Balcani nel gennaio scorso.

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, italiano)

Data: 1994-08-14 Data estesa: Domenica 14 Agosto 1994





Recita dell'Angelus nella Solennità dell'Assunta - Città del Vaticano

Titolo: Sostieni, o Maria, la nostra speranza




1. Oggi, nella solennità della tua Assunzione, o Maria, volgiamo lo sguardo verso Te, "Piena di grazia", Vergine che ci indichi il cielo, la meta a cui siamo tutti incamminati.

Ti presenti in questo giorno come "nuova creatura", che, ai piedi della Croce, quando sembrava che trionfasse la morte, hai "creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45) ed hai raccolto la promessa della resurrezione.

Ti sentiamo vicina, Madre dei redenti, che insegni a superare ogni turbamento; che conforti il popolo di Dio nella quotidiana lotta contro il "principe di questo mondo" (Jn 12,31), pronto a sdradicare dai cuori il senso di gratitudine e di rispetto per l'originale e straordinario dono divino che è la vita dell'uomo.

Tu ci precedi, Vergine celeste, nel nostro pellegrinaggio di fede.

Sostieni, o Maria, la nostra speranza; incoraggia la Chiesa a proseguire sulla via della fedeltà al suo Signore, fidando unicamente nella potenza redentrice della santa Croce.


2. Con animo grato a Dio, il nostro pensiero ritorna quest'oggi all'incontro mondiale dei giovani svoltosi l'anno scorso, proprio in questo giorno, a Denver, negli Stati Uniti d'America. Là Tu ci hai accompagnato ed accolto, Vergine del cammino; là abbiamo ascoltato assieme a Te le parole del tuo Figlio: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Come allora, ci rinnovi ogni giorno l'invito di Cristo ad essere messaggeri di quella vita divina che da sola può soddisfare la fame del cuore umano e ci spingi a riflettere su quanto Tu dicesti a Cana di Galilea: "Fate quello che Egli (il Maestro) vi dirà" (Jn 2,5): Gesù solo, infatti, ha parole di vita eterna (cfr. Jn 6,68).

Meditando su questa grande realtà, ci incamminiamo spiritualmente verso la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo nel gennaio del 1995 a Manila, nelle Filippine.

Aiutaci a preparare questo importante appuntamento ecclesiale con fervorosa preghiera e con entusiasmo apostolico.


3. A Te, Regina della pace e Madre della Chiesa, affidiamo in questo giorno di festa i più profondi desideri del nostro cuore. Nelle tue mani ancora una volta, poniamo l'Italia, che quest'anno vive un tempo di particolare preghiera; alla tua materna sollecitudine raccomandiamo le Nazioni che nei vari Continenti soffrono a causa dell'ingiustizia e della guerra, in particolare la martoriata terra rwandese, come pure le care popolazioni della Bosnia ed Erzegovina e dell'intera regione dei Balcani.

A Te chiediamo di volgere lo sguardo ai lavori dell'Assemblea su popolazione e sviluppo che si terrà al Cairo nel prossimo settembre.

Guida, o Maria, l'umanità sulla strada dell'umile ricerca della verità e dell'autentica pace; guidala alla felicità vera, possibile solo nella piena comunione con Dio.

Regina assunta in cielo, prega per noi! (Il Santo Padre ha poi salutato i fedeli presenti.) (In francese:) Nella solennità dell'Assunzione della Santissima Vergine Maria, sono lieto di salutare i visitatori di lingua francese.

In particolare, accolgo con gioia i pellegrini del Lussemburgo che sono venuti a piedi da Assisi, con il loro accompagnatore spirituale, Padre Francesco Terzer, per l'ultima tappa della marcia longa che li ha condotti fino a Roma. Si tratta di 72 pellegrini dai 10 ai 70 anni.

Saluto anche i trenta giovani "pellegrini del mare", venuti da Toulon in barca, accompagnati dalla Comunità Saint-Jean, in un cammino di preghiera.

Mi auguro che questo pellegrinaggio sia per ognuno l'occasione di una esperienza spirituale privilegiata per confermare la propria fede! A tutti, giovani e adulti, i miei voti cordiali. Buona festa alle famiglie francesi! (In inglese:) In questa solennità della gloriosa Assunzione della Santissima Vergine Maria, sono lieto di salutare i pellegrini e i visitatori di lingua inglese. Uno speciale benvenuto al gruppo di pellegrini dall'Irlanda. Oggi prego che tutti noi potremo cercare e conoscere l'amore di Dio nelle nostre vite; che noi, come la Nostra Santissima Madre, saremo condotti alle glorie e alla gioia del paradiso.

(In tedesco:) Un caro saluto di benvenuto nel giorno festivo vale anche per voi, cari Fratelli e Sorelle dei paesi di lingua tedesca. Che il Signore per intercessione della Madre di Dio, Maria Assunta in cielo vi guidi e protegga voi e i vostri parenti e amici, sulla via della vita e della fede; per questo vi do la mia Benedizione Apostolica.

(In spagnolo:) Sono lieto di dare il benvenuto a tutti i pellegrini di lingua spagnola che hanno voluto venire oggi fin qui per venerare la Vergine recitando l'Angelus con il Papa. Rivolgete sempre lo sguardo devoto in Maria, l'umile serva del Signore, la quale oggi contempliamo Assunta in cielo. A Lei raccomando tutte le famiglie, "comunità di vita e di amore", perché le protegga e le benedica, dando loro la forza per realizzare il piano di Dio anche in mezzo alle difficoltà del mondo.

Per tutti voi e per i vostri familiari, la mia Benedizione Apostolica.

(In portoghese:) Cari pellegrini di lingua portoghese.

Nella grande Festa dell'Assunzione vi invito a confidare sempre nella Santissima Vergine. Ella ci ha preceduto nel cammino del Cielo è diventata il faro sicuro per tutti i cuori inquieti che cercano Dio. Che Maria sia il faro che vi porta a Dio! Grazie della vostra presenza. Buon Viaggio! (In italiano:) Do il mio cordiale benvenuto, in questa festa dell'Assunta, giorno di ferragosto, ai pellegrini italiani. Saluto coloro che attraverso la radio o la televisione, si uniscono a questa nostra preghiera. Rivolgo poi un affettuoso pensiero a quanti si sentono soli, afflitti da infermità, o si trovano ricoverati negli ospedali e anche i nostri carissimi malati qui presenti. Un saluto cordiale anche al gruppo dell'Associazione Nazionale Alpini della provincia di Udine.

La Vergine Madre vi guidi e protegga tutti. E vi accompagni la mia Apostolica Benedizione.

Buona Festa! Arrivederci fra due settimane!

Data: 1994-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1994





Lettera al vescovo di Chartres - Città del Vaticano

Titolo: Per la celebrazione dell'VIII centenario della ricostruzione della cattedrale di Chartres

A Monsignor Jacques Perrier, Vescovo di Chartres La Sua diocesi celebra quest'anno l'ottavo centenario della ricostruzione della cattedrale di Chartres dopo l'incendio del 1194, portata a termine nel giro di qualche decennio con grande dinamismo e feconda ispirazione.

In occasione delle cerimonie dell'11 settembre, il Card. Poupard sarà il mio Inviato speciale. Con il presente messaggio, desidero associarmi personalmente alla commemorazione della realizzazione di uno dei monumenti più illustri del patrimonio religioso dell'Occidente cristiano.

A Chartres, con la Chiesa, il popolo cristiano vuole celebrare innanzitutto la Vergine Maria, venerata da secoli in questo santuario che ne custodisce un'insigne reliquia. Tutti noi vogliamo metterci al seguito dei pellegrini che, una generazione dopo l'altra, in umiltà e povertà, sono venuti a Notre-Dame per rendere lode alla beata Madre del Redentore, chiedere la sua intercessione e ricevere da lei grazia e luce prima di riprendere le strade della vita.

Con la sua presenza al centro della Chiesa, Maria ha ispirato in particolare ai Vescovi e al popolo di Chartres la costruzione di quella cattedrale che continuiamo ad ammirare quale espressione e preziosa testimonianza di autentica fede. Nella pietra e nel vetro viene offerta al credente un'eloquente illustrazione del messaggio della sacra Scrittura e del pensiero della Chiesa. In opere che, secondo l'espressione di Péguy, "sono letteralmente un'iscrizione lapidaria... del culto e della preghiera più interiore e dell'adorazione più intima" (Un nouveau théologien, § 180), le entrate e le vetrate evocano l'origine e il destino del mondo, l'itinerario evangelico di Gesù Cristo, la missione della Chiesa e la vita cristiana.

Chartres è uno di quei luoghi privilegiati d'Europa dove l'arte e la tecnica dei costruttori traducono e stimolano la fede del popolo cristiano. La sua cattedrale è più che un'inestimabile eredità. Essa rimane un segno per gli uomini d'oggi. Infatti, il pellegrinaggio a Chartres, che in questo secolo si è rinnovato soprattutto sull'esempio di Charles Péguy, permette a molti di vivere un'esperienza spirituale significativa, con la possibilità di rafforzare la propria fede e di scoprire con i propri compagni di viaggio il volto di Cristo.

La cattedrale continua ad essere un luogo di riunione per i membri del Corpo vivente di Cristo che è la Chiesa. Essa è proclamazione della parola di Dio sempre viva. Al centro di essa, sull'altare, i fedeli ricevono la grazia di partecipare al sacrificio eucaristico del Redentore. Nel celebrare lo splendido edificio otto volte centenario, la comunità diocesana e i pellegrini accorsi da ogni luogo non cessino di attribuirgli il suo significato e la sua forza di irradiamento! In occasione di questa solenne commemorazione, mi rallegro per i legami intrecciati da Chartres con la parrocchia latina di Betlemme, la città dove Maria mise al mondo il Salvatore. Desidero anche ricordare gli antichi legami che uniscono Chartres a San Giacomo di Compostela, e altri rapporti con Ravenna, Spira e Chichester. Attraverso la diversità di questi santuari e grazie ai fraterni rapporti che essi stabiliscono fra di loro, possano, i cristiani di oggi, percepire l'autentico significato del patrimonio spirituale e artistico affidato loro! Possano essi, proteggendo questi monumenti, conservare viva e arricchire continuamente la cultura impregnata di fede cristiana di quelli che li hanno edificati! Ai cristiani di Chartres e ai pellegrini che vengono a pregare la Vergine, auguro di trovare in questo giubileo il desiderio di essere, ad immagine dei loro lontani precursori, autentici costruttori della Chiesa, con la grazia di Cristo e per intercessione di Nostra Signora. A Lei, Pastore di questa diocesi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, come anche ai fedeli legati alla cattedrale di Chartres, concedo di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

Vaticano, 15 agosto 1994, nella solennità dell'Assunzione della Vergine Maria.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal francese) 17/01/19102 Pag. 20403

Data: 1994-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1994




L'omelia della Santa Messa celebrata sul prato di Sant'Orso a Cogne - Valle D'Aosta

Titolo: La famiglia-"chiesa domestica": un ideale alto e difficile che richiede una continua risposta di fede




GPII 1994 Insegnamenti - Le parole di Giovanni Paolo II alla Messa nel XVI anniversario della morte del predecessore - Castel Gandolfo