GPII 1994 Insegnamenti - L'omelia della Santa Messa celebrata sul prato di Sant'Orso a Cogne - Valle D'Aosta


1. "Benediro il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode" (Ps 33,2).

Le parole del Salmista ben esprimono il nostro stupore e la nostra lode al Creatore di fronte al magnifico scenario delle montagne che ci circondano. La celebrazione dell'Eucarestia in una località così suggestiva parla della maestà e della bontà del Signore. Essa costituisce per tutti un pressante invito ad accogliere la Parola di Dio poc'anzi proclamata per conformare ad essa la nostra quotidiana esistenza.

San Giovanni, nell'odierno brano evangelico, al termine del discorso di Gesù sul "pane della vita" (cfr. Jn 6,35), così prosegue: "molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?"". E aggiunge con una nota di tristezza: "da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui" (Jn 6,60 Jn 6,66). In realtà il Vangelo è esigente ed impegnativo. Di fronte al rifiuto Gesù, pero, non scende a compromessi. Richiama ciascuno alle proprie responsabilità chiedendo: "Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita" (Jn 6,61-63). Queste parole mettono in risalto il carattere soprannaturale della Rivelazione di Cristo: mediante la fede e l'ascolto della sua parola, gli uomini sono esortati ad incontrarsi personalmente con il Verbo incarnato, con il Messia atteso, l'unico mediatore fra Dio e l'umanità.


2. L'accoglienza della fede porta con sé riflessi immediati nel comportamento morale del credente: non v'è dubbio che seguire Cristo non è impresa facile.

L'etica cristiana indica infatti una strada ardua, invita ad entrare per la porta stretta, l'unica pero che conduce alla vera vita.

Il testo della lettera agli Efesini, proposto dalla liturgia di questa ventunesima domenica del tempo ordinario, illustra, ad esempio, quale deve essere il modo di comportarsi dei cristiani nel campo specifico della famiglia.

L'apostolo Paolo sottolinea l'amore reciproco fra marito e moglie, uniti non da una semplice promessa di fedeltà, ma da un vincolo indissolubile elevato a sacramento, segno dell'unione di Cristo con la sua Chiesa.

Addita poi come ideale della vita familiare la ricerca della propria reciproca edificazione spirituale e la santificazione, si che la famiglia possa risplendere come "chiesa domestica". Si tratta certo di un ideale alto e difficile che richiede una continua risposta di fede illuminata, profonda e convinta. Uno sforzo da rinnovare ogni giorno.


3. "Anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio" (GS 24,18).

La prima lettura ci ha ricordato poco fa come gli Ebrei, al momento di entrare nella terra promessa, professarono con fermezza la loro fede nel Signore.

Con altrettanta convinzione, anche noi siamo chiamati a dare testimonianza della nostra fede di fronte al mondo.

Viene spontaneo sottolineare quest'esigente vocazione cristiana a seguire il Vangelo, considerando la vita di Sant'Orso, patrono della chiesa parrocchiale di Cogne. Zelante e mansueto sacerdote di Aosta, Sant'Orso visse nell'ottavo secolo e perfeziono l'opera di evangelizzazione intrapresa in queste valli da San Besso, soldato della legione Tebea, martirizzato sui monti circostanti.

Il culto di Sant'Orso, già molto diffuso alla fine del secolo undecimo, è stato sempre particolarmente vivo in Valle d'Aosta ed in diverse località del Piemonte, del Vallese e della Savoia, onorato da varie cappelle e collegato a numerosi prodigi. I vostri antenati furono suoi fedeli devoti. Ed anche voi, carissimi Fratelli e Sorelle, dovete essere i continuatori dell'opera evangelizzatrice da lui intrapresa. Sappiate, pertanto, come lui incarnare il Vangelo nella vostra vita. Siate come lui ardenti di carità ed artefici di pace.

Siate testimoni di Cristo.

E si dovrebbe forse aggiungere ancora un'altra persona collegata con la Valle d'Aosta, con Aosta stessa, con la città d'Aosta. E' Sant'Anselmo.

Sant'Anselmo grande teologo, grande Dottore della Chiesa. Rimane sempre memorabile la sua opera in cui egli si chiede: "Cur Deus homo?" ("Perché Iddio si è fatto uomo"?). così abbiamo da un soldato romano, San Besso, attraverso un missionario, Sant'Orso, un grande teologo e Dottore della Chiesa, Sant'Anselmo: quasi tre gradi, quasi tre tappe che ci dicono tanto in questa giornata splendida, quando ci incontriamo qui sulla porta del Gran Paradiso. Tutti loro ci hanno veramente, in modo diverso, mostrato la porta del Paradiso, hanno saputo attraversare questa porta. Non solamente, essi hanno saputo portare con sé i valdostani dei vari secoli".


4. Da quest'ampio spiazzo, comunemente chiamato "Prato Sant'Orso", lo sguardo si allarga sullo stupendo panorama delle montagne circostanti, ed il pensiero va a tutti gli abitanti di Cogne e dei centri vicini, che ringrazio per la loro squisita accoglienza.

Ringrazio anzitutto il Vescovo di Aosta, Mons. Ovidio Lari, e gli altri Presuli della Regione; ringrazio il Vescovo d'Aosta per avermi ricordato un'altra montagna, quella del Carmelo, su cui ho studiato e meditato molto negli anni passati, ma anche sempre durante tutta la vita; saluto il Parroco di Cogne, i sacerdoti, i religiosi e le religiose qui presenti. Saluto il Signor Sindaco e le Autorità amministrative, politiche e militari che non hanno voluto mancare alla nostra solenne liturgia; rivolgo poi un caloroso pensiero ai villeggianti, ai turisti ed a quanti sono ospiti di queste meravigliose località. E ringrazio la Provvidenza, ringrazio voi tutti per avermi accolto anche nella vostra comunità valdostana e turistica. E poi i villeggianti che passano qui le ferie e le vacanze tra questi monti, tra questa bellezza stupenda, straordinaria, che ci fa pensare a Dio.

Dinanzi a noi si staglia il maestoso ghiacciaio della "Tribolazione" che, facendo parte del Gran Paradiso, richiama spontaneamente l'immagine evangelica della strada aspra e stretta che bisogna percorrere per raggiungere l'eterna felicità (cfr. Mt 7,13-14).

La fatica e l'impegno del salire in alto, ecco la salita del monte Carmelo, le ardue conquiste della vetta sono, come si esprimeva il mio grande predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, "una formidabile scuola di maturazione di forti personalità umane" ed anche un "valido sussidio per una vera e autentica formazione cristiana". Infatti, scrive il Papa, "nel silenzio immenso della montagna, davanti alla maestà possente di quelle vallate che via via si inseguono e s'innalzano fino ai picchi aerei e solitari (...) l'uomo si sente piccolo, umile, buono, si abilita a valutarsi quale realmente è, creatura minuscola davanti alla onnipotenza di Dio, santo e tremendo, ma Padre buono e provvidente, che si è chinato su di noi per farne i suoi figli" (Insegnamenti, XI (1973), p. 94). E così ci insegna Paolo VI che la montagna ci ispira la visione di Dio creatore, ed anche ci ispira la conoscenza più profonda della creatura, di tutte le creature, e soprattutto di questa creatura che è l'uomo. Si, noi arriviamo qui per acquistare una più profonda conoscenza di noi stessi. Questa altezza dei monti ci parla anche della profondità dell'essere umano, ci permette di scoprire le profondità del nostro essere uomini e donne.


5. Questo luogo incantevole conserva poi il ricordo di un giovane credente del nostro secolo, Pier Giorgio Frassati, che ho avuto la gioia di proclamare "Beato" il 20 maggio 1990. Egli era solito frequentare la cittadina di Cogne. Esplorava con ardimento le vette che le fanno corona, ed aveva fatto di ogni scalata sulle montagne un itinerario che accompagnava quello ascetico e spirituale, una scuola di preghiera e di adorazione, un impegno di disciplina ed elevazione. Confessava agli amici: "ogni giorno che passa mi innamoro perdutamente della montagna". E continuava: "Desidero sempre più scalare i monti, guadagnare le punte più ardite, provare quella gioia pura che solo in montagna si ha" (F. Antonioli - R. Falciola - A. Labanca, Pier Giorgio Frassati, Roma 1985, pp. 118.119).


6. Carissimi Fratelli e Sorelle, come San Besso e Sant'Orso, il beato Pier Giorgio ha saputo unire al generoso servizio al Signore ed ai fratelli l'ammirazione per l'armonia del creato. E ci è tanto necessaria questa ammirazione del Creato, ammirazione dell'opera di Dio. Attraverso questa ammirazione del Creato, l'ammirazione di Dio stesso; attraverso l'ammirazione del visibile, l'ammirazione dell'invisibile. Sia questo nostro coetaneo, quasi, Pier Giorgio, sia egli di esempio a quanti vi abitano e a coloro che si recano in montagna per un periodo di meritato riposo specialmente per i giovani, giovane per i giovani. Davanti a così straordinario spettacolo della natura viene spontaneo elevare il cuore verso il cielo, come il giovane Frassati amava spesso fare.

E ritornano sulle labbra le parole del Salmo "Benediro il Signore in ogni tempo".

Si, Signore, ti benediciamo in ogni tempo, ti lodiamo per tutte le tue creature, esaltiamo insieme il tuo nome.

Gloria a te per sempre.

Gloria a te per sempre, Dio onnipotente, Dio misericordioso, Dio creatore, Dio redentore, Dio Spirito Santo che ci vivifichi, Dio presente in ogni tua creatura, Dio trascendente, così lontano e così vicino nella tua creatura, nei cuori di tutti noi.

Amen.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-08-21 Data estesa: Domenica 21 Agosto 1994





La meditazione prima della recita dell'Angelus Domini - Valle D'Aosta

Titolo: Con lo sguardo rivolto alla Conferenza del Cairo affidiamo a Maria gli autentici bisogni dell'umanità

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Questa mattina, per giungere al grande "Prato di Sant'Orso", ho avuto la possibilità di contemplare da vicino lo straordinario spettacolo delle montagne che circondano la cittadina di Cogne e questa valle.

Che incantevole scenario è dinanzi a noi! Possiamo ammirare alcuni fra i più suggestivi picchi della zona: la Grivola, il Gran Paradiso che si innalza oltre i quattromila metri, la Torre del Gran San Pietro e, all'interno del gruppo del Gran Paradiso, le tre cime tra loro molto simili e per questo chiamate i Tre Apostoli. Di fronte a questo suggestivo panorama si eleva spontanea la lode al Signore per le meraviglie del creato. E mi sgorga anche istintivamente dal cuore un vivo ringraziamento a tutti voi, che allo spettacolo della natura aggiungete la nota calorosa della vostra presenza. Rinnovo il mio cordiale saluto alle Autorità religiose, civili e militari qui convenute. Ringrazio in particolare tutti coloro che, in vario modo, hanno reso possibile questo incontro e quanti, con la loro generosa opera, cooperano a rendere il mio soggiorno in Valle d'Aosta sereno e fruttuoso.


2. Nel corso dell'odierna celebrazione eucaristica abbiamo ricordato San Besso, Sant'Orso, a cui è dedicata la parrocchia di Cogne, Sant'Anselmo d'Aosta e il beato Pier Giorgio Frassati. Durante questi giorni, la liturgia ci presenta figure di grande santità ed autentica umanità: ieri San Bernardo abate, insigne testimone della cultura e della spiritualità monastica occidentale; oggi, San Pio X, mio illuminato ed intrepido predecessore, vissuto nei primi tormentati e difficili anni di questo secolo: egli seppe difendere con saggezza e coraggio la fede cattolica, divenendo con i suoi modi semplici e paterni un grande maestro di catechesi e di evangelizzazione.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Guardiamo ai santi che sono valorosi testimoni di fedeltà a Cristo; ispiriamoci al loro esempio nello scalare la montagna della santità. Essere santi! E' questa - voi lo sapete bene - la vocazione di ogni credente.


3. Nell'ascesa verso Dio, tra le gioie e le prove della terrena esistenza, ci guida soprattutto la Vergine Santa, di cui ho benedetto quest'oggi una statua di bronzo da collocare sulla vetta della Tersiva, in luogo di quella abbattuta con gesto vandalico da mani sacrileghe. Ricorre inoltre quest'anno il quarantesimo anniversario della posa della statua della Madonna sulla vetta del Gran Paradiso, là collocata in occasione del Centenario della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione.

Maria veglia su questa Regione costellata di Santuari che esprimono in modo efficace la devozione mariana dei suoi abitanti. Penso, tra gli altri, ai santuari di "Notre Dame de la Guerison" di Courmayeur e "Notre Dame de Machaby" di Arnaz, ambedue situati in Valle d'Aosta; alla "Madonna del Rocciamelone" in Diocesi di Susa, e a "Nostra Signora di Oropa", in Diocesi di Biella.

Veglia la Madre celeste, che nella liturgia di domani invocheremo col titolo di "Regina", sul mondo intero. A Lei affidiamo gli autentici bisogni dell'umanità, pensando particolarmente alla prossima Conferenza de Il Cairo su "popolazione e sviluppo". Da Lei invochiamo l'aiuto e la protezione specialmente per le famiglie lungo tutto quest'anno dedicato alla Famiglia.

(Al termine della celebrazione della Santa Messa e dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, Giovanni Paolo II ha rivolto un particolare pensiero di saluto ai fedeli presenti. Queste le parole del Santo Padre:) Al termine di questa solenne celebrazione eucaristica, prima della benedizione conclusiva, desidero salutare cordialmente ancora una volta tutti voi che vi siete qui radunati. In modo speciale, il mio pensiero si rivolge al gruppo dei bambini provenienti dalla parrocchia di San Francesco di Vinica, nella Diocesi di Kamieniec in Ucraina, qui presenti, come ospiti della parrocchia di San Felice in Cremont.

Saluto poi, in modo tutto particolare, i fedeli della Diocesi di Ivrea, provenienti dai comuni di Valprato e Ronco Canavese, che, sulle tracce di San Besso, insieme con il loro Vescovo, Mons. Luigi Bettazzi, hanno valicato i monti per partecipare con noi alla Mensa del Signore.

(Segue un saluto in francese) 17/01/19102 Pag. 20410

Data: 1994-08-21 Data estesa: Domenica 21 Agosto 1994





Recita dell'Angelus - Città del Vaticano

Titolo: La famiglia è "l'elemento naturale e fondamentale della società"

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Nell'imminenza della Conferenza del Cairo su "popolazione e sviluppo", nel contesto dell'Anno Internazionale della Famiglia che stiamo celebrando, desidero tornare ancora sul tema quanto mai importante dell'istituto familiare.

Vorrei, in particolare, esprimere la mia preoccupazione per una certa tendenza del documento preparatorio della suddetta Conferenza a concepire la sessualità in chiave troppo individualistica, senza valutarne sufficientemente le implicazioni sociali che sono a fondamento dell'istituto del matrimonio e della famiglia.

E la stessa natura umana a fondare l'esigenza di un tale istituto.

"L'uomo - diceva Aristotele - è, per sua natura, più incline a vivere in coppia che ad associarsi politicamente, poiché la famiglia è qualcosa di anteriore e di più necessario dello Stato" (Etica a Nicomaco, VIII, 12). Di questo dato si fa interprete la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, quando presenta la famiglia come "l'elemento naturale e fondamentale della società" (art. 16).

Sarebbe grave se nella Conferenza del Cairo, per la preoccupazione di far fronte al problema posto dalla rapida crescita demografica, invece di orientarsi verso la promozione di una cultura della procreazione responsabile, ci si accontentasse di accettare o addirittura di favorire una sessualità avulsa da riferimenti etici, e soprattutto dallo specifico impegno che l'uomo e la donna assumono, reciprocamente e di fronte alla comunità, con il consenso coniugale.


2. E vero: oggi è dato a volte di ascoltare sull'argomento valutazioni e proposte a dir poco sorprendenti. Ma la struttura psico-biologica della sessualità umana è un dato oggettivo che, malgrado le fragilità comportamentali e la varietà delle opinioni, non cessa di orientare all'incontro profondo e stabile tra l'uomo e la donna nel matrimonio, rendendoli responsabili della vita che sboccia da tale incontro. Prima che una questione di fede, è un dato antropologico che s'impone alla semplice riflessione razionale.

In realtà, la posta in gioco è l'avvenire della famiglia e della stessa società. Nelle Nazioni più sviluppate, dove il problema demografico si pone per difetto più che per eccesso, esistono già parecchi segnali allarmanti di una morale della vita e delle relazioni interpersonali fortemente in crisi. Si pensi ad esempio alla droga, alla violenza, alla carenza di ideali e di valori, al venir meno del senso e del rispetto della vita, all'indifferenza verso gli anziani, all'insicurezza dei giovani... Di fronte a tali inquietanti situazioni, non sorge forse spontaneo il bisogno di fare appello al recupero indispensabile del ruolo e della responsabilità della famiglia?


3. Voglia la Vergine Santa, a cui rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera, aprire gli occhi all'umanità in questo passaggio cruciale della sua storia. Ottenga ai responsabili il coraggio di scelte sagge e prudenti, conformi al disegno di Dio.

Aiuti gli uomini e le donne del nostro tempo a riscoprire il senso del matrimonio e della famiglia e a viverla con gioia, fedeltà e responsabilità.

Solo così è possibile costruire un futuro migliore, più sereno e solidale per l'intera nostra umanità.

(Quindi il Papa ha rivolto le seguenti espressioni di saluto ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro:) (In francese:) Saluto cordialmente i pellegrini e i visitatori di lingua francese qui presenti, in particolare i "Petits Chanteurs de Notre-Dame de la Joie" insieme ai loro famigliari.

Cari Fratelli e Sorelle, in questo periodo di vacanza sappiate approfittare del vostro tempo libero per stringere i vostri legami con Dio e per riconoscere la sua immagine nelle persone che incontrate. Che la Madre di Dio vi guidi sulla vostra strada.

(In inglese:) Sono lieto di dare il benvenuto ai visitatori e ai pellegrini di lingua inglese che assistono a questa preghiera mariana. Attraverso l'intercessione di Maria, Madre Castissima e Santissima, che la pace e l'amore di Cristo regni nei vostri cuori e nelle vostre case; che la pace possa essere nei cuori delle persone in ogni luogo.

(In tedesco:) Vi saluto cordialmente, cari Fratelli e Sorelle dei paesi di lingua tedesca, unitevi a me nella preghiera per gli uomini provati dal dolore nei vari paesi del mondo. Che la Madre di Dio sia nostra intermediaria presso Dio in questa nostra supplica; con il desiderio di altri giorni di vacanza riposante do a voi e ai vostri cari in patria la mia Benedizione Apostolica.

(In spagnolo:) Saluto con particolare affetto tutte le persone di lingua spagnola che sono venute qui oggi per partecipare con spirito di fede e devozione alla preghiera dell'Angelus. Tanto quelli che godono ancora delle vacanze sia quelli che sono ancora immersi nelle loro abituali occupazioni, tutti vi invito a seguire rivolgendo i vostri occhi a Gesù sforzandovi sempre più nel seguirlo in modo generoso e costante. Vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica che con piacere estendo ai vostri cari.

(In portoghese:) Cari fratelli e amici di lingua portoghese nella mia preghiera e benedizione ho tenuto presenti le vostre intenzioni e famiglie.

Saluto cordialmente tutti voi in modo speciale i brasiliani dell'Arcidiocesi di Teresina e il gruppo degli "Amici missionari della Consolata" venuti del Portogallo. Questo pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli vi confermi nella fede e nel suo annuncio agli altri. Sia lodato Nostro Signore Gesù Cristo.

(Infine il Santo Padre ha così salutato i pellegrini italiani:) Un saluto cordiale ai pellegrini italiani, in particolare ai fedeli delle parrocchie di Arzerello, Tognana e Boara Pisani in Diocesi di Padova e al gruppo parrocchiale di preghiera di Cologna Veneta (Verona). Accolgo con affetto i ragazzi rumeni ospiti dell'Associazione "Famiglie per l'accoglienza" di Cesena.

Saluto anche i partecipanti alla Scuola di Evangelizzazione promossa dalla "Koinonia Giovanni Battista", augurando che la "Tappa" di formazione che oggi concludono sia motivo di rinnovato slancio per servire il Vangelo nei diversi Paesi di provenienza.

In questi giorni molti stanno rientrando dalle vacanze per riprendere le varie attività lavorative, mentre per gli studenti è tempo di cominciare a prepararsi al prossimo anno scolastico. Auguro serenità ad ogni famiglia: in ogni casa si custodisca un clima di armonia, fatto di semplicità, di dialogo, di reciproca comprensione. La pace s'inizia a costruire proprio nelle famiglie, ed è impegno di tutti a partire dai credenti, specialmente in quest'Anno della Famiglia.

Data: 1994-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1994





Concerto: Giovanni Paolo II ai giovani solisti del programma di beneficenza internazionale "Novye Imena"

Titolo: "Roma guarda con amore e con speranza verso il popolo russo, verso la Chiesa ortodossa"

Desidero esprimere, al termine di questa stupenda serata musicale, la mia sentita gratitudine a quanti l'hanno promossa e organizzata, come pure a quanti ne sono stati validi interpreti.

E' ancora vivo in me il ricordo del concerto dello scorso anno, con l'esecuzione di alcuni giovanissimi artisti. Volentieri quindi ho accolto nuovamente l'offerta dell'International Charity Programme "New Names" della Federazione Russa. Saluto con deferenza i distinti membri della Delegazione, qui presenti stasera.

Esprimo cordiale riconoscenza alla Sig.ra Ivetta Voronova, Membro del Presidium del Fondo Culturale della Russia, al Sig. Anatolii Karpov, Presidente della Associazione Internazionale del Fondo della Pace, ed a quanti compongono la Delegazione e si impegnano a favorire lo sviluppo culturale delle nuove generazioni russe.

Quest'anno abbiamo avuto la gioia di ammirare il Complesso dei solisti.

Ho particolarmente apprezzato l'abilità con la quale sono stati eseguiti i brani, sotto la pregevole direzione del Maestro Dronov. A Lei, signor Maestro, e a tutti voi, cari giovani artisti, il mio plauso ed il mio grazie, con l'augurio di poter sviluppare sempre con frutto il vostro talento musicale e di esprimere in tutta la vostra personalità l'armonia che create con gli strumenti.

Assistere a questa esecuzione è stato per me e, ritengo, per tutti i presenti, anche occasione di rinnovata meditazione circa il valore singolare che possiede la musica ed in modo speciale la musica eseguita insieme, in un concerto orchestrale. Vorrei proporre tale immagine come simbolo ed augurio di pace pensando soprattutto a tanti giovani che, purtroppo, in varie parti del mondo, si vedono negata dalla violenza e dalla miseria la possibilità di esprimere se stessi insieme ai loro coetanei, inserendosi attivamente con l'apporto delle loro qualità nel grande concerto della vita.

Grazie di nuovo a voi, bravissimi solisti del complesso "Nuovi Nomi"! Vi auguro di mettere pienamente a frutto la vostra personalità morale e spirituale, così come avete manifestato quella artistica. Grazie a ciascuno di voi qui presenti! Possiate tutti fare della vostra esistenza un dono, un dono d'amore sincero, e avere sempre in voi abbondanza di pace e gioia da gustare e da diffondere.

Di cuore vi benedico.

(Prima di congedarsi dai giovani musicisti e dai responsabili dell'Internationale Cahrity Programme "New Names", il Santo Padre si è rivolto ai presenti con queste parole:) Vorrei ancora una volta esprimere il mio ringraziamento per questa serata musicale, soprattutto per questa testimonianza di un'anima, di uno spirito: l'anima russa, ricca di talento.

Noi sappiamo tutti, europei e non solamente europei, che questa ricchezza dell'anima si è espressa in forme artisticamente diverse, ma nello stesso tempo, nonostante questa diversità, in una certa unità dello spirito.

Se prendiamo i grandi scrittori, come anche gli altri che si conoscono, soprattutto i grandi scrittori come Tolstoj, come Dostoevskij; se prendiamo i grandi pensatori come Soloviev e tanti altri fino ai contemporanei; per non dimenticare Solgenitzin, che è ritornato recentemente in Russia, e tanti altri artisti, compositori, pittori, compreso pure il genio religioso che si esprime nell'Icona russa, sempre constatiamo questo fatto.

Tutta la Tradizione Ortodossa, bizantina, tutto ciò che è connesso con la Tradizione spirituale del Popolo russo è venuto stasera qui a Castelgandolfo.

Sono arrivati in un centro occidentale, Roma, e Roma è la grande tradizione degli Apostoli Pietro e Paolo, la grande missione della Chiesa romana, occidentale, verso tutti i popoli del mondo.

Roma guarda con amore e con speranza verso il popolo russo, verso la Chiesa ortodossa e il Papa di Roma guarda con speranza verso il suo Fratello Patriarca di Mosca, Alessio II.

Tutto questo si è quasi concentrato nel nostro incontro di questa serata. Voglio ancora una volta esprimere non solamente gratitudine, ma anche la mia grande commozione per questo grande scambio dei doni. Penso che questa parola: "Scambio dei doni" è molto importante, perché è parola essenzialmente evangelica e cristiana.

Abbiamo doni diversi. Noi con la nostra Tradizione romana, occidentale, abbiamo i nostri doni, voi con la vostra Tradizione bizantina, orientale, russa, avete altri doni. Questi doni non possono continuare ad essere divisi, separati, ci vuole uno scambio.

Questo è scambio di comunione, e la Chiesa è comunione. Cristo ha fondato la Chiesa come comunione, umana, terrestre; comunione che anticipa quasi, che rispecchia la comunione suprema della Trinità, Dio Trinità.

Poche riflessioni tutte dettate in lingua italiana che alcuni di voi capiscono, ma, spero, che saranno tradotte dopo, anche nella vostra bella lingua russa. Forse si poteva dire questo in polacco, sarebbe forse stato più comprensibile almeno per noi slavi, non tanto per gli italiani.

Vi presento i miei auguri perché siete giovani e io non sono più tanto giovane, ma ho avuto durante la mia vita tanti contatti con i giovani e devo dire che non solamente ho offerto a questi giovani le mie esperienze, la mia preparazione, la mia fede, ma anche ho molto ricevuto dai giovani.

Questa sera si ripete la stessa esperienza, perché da voi giovani russi, giovani musicisti, ho ricevuto un grande dono: la grande trasmissione dello spirito della vostra patria. Per questo vi ringrazio e vi benedico.

Data: 1994-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1994






Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai Presuli della Conferenza Episcopale del Paraguay - Città del Vaticano

Titolo: Occorre riaffermare la verità fondamentale sulla famiglia presentando la vita matrimoniale come un vero cammino di santificazione

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Con grande gioia vi ricevo oggi a conclusione della vostra visita "ad Limina".

Visitando le tombe dei beati Apostoli Pietro e Paolo e partecipando agli incontri con i miei collaboratori nei diversi Dicasteri della Curia Romana avete manifestato la vostra comunione con il Successore di Pietro. Con voi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli del Paraguay stringono i loro vincoli con la Chiesa di Roma e tutti viviamo quell'unità affettiva e effettiva che Gesù Cristo ha voluto per la sua Chiesa.

Desidero ringraziare, in primo luogo, Mons. Oscar Paez Garcete, Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto, facendosi interprete dei sentimenti di tutti. Esse sono espressione del vostro sincero desiderio di portare avanti la missione che vi è stata affidata di essere, in ognuna delle vostre Chiese, maestri, sacerdoti e guide autorevoli del popolo di Dio.


2. Ho constatato con soddisfazione la profonda unione che esiste tra di voi. La vostra unità non risponde solo alle caratteristiche personali di ognuno ma è anche esigenza stessa della missione pastorale, la quale è destinata a "promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune a tutta la Chiesa" (LG 23). In tal modo, rafforzando questa coesione in seno alla Conferenza Episcopale, unendo gli sforzi e coordinando le iniziative, si riuscirà a irradiare nitidamente l'immagine del mistero della Chiesa, che è comunione. Da questa unità nasceranno abbondanti frutti di evangelizzazione, della quale siete i primi promotori per "far si che la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo penetri più profondamente in tutti gli strati della società alla ricerca della sua progressiva trasformazione" (Messaggio della Conferenza di Santo Domingo ai popoli dell'America Latina e dei Caraibi, n. 3).


3. Il vostro popolo può in realtà essere fiero delle sue radici cristiane. Già fin dagli inizi dell'evangelizzazione del continente americano la fede si è incarnata nel vostro Paese e ha trovato un'espressione particolare nelle cosiddette "reducciones", struttura religiosa e sociale in cui si è distinto il vostro primo santo, Roque Gonzalez, che ho avuto la gioia di canonizzare durante la mia visita in Paraguay.

La religiosità popolare dei vostri fedeli è espressione di un ricco patrimonio che, conservato e protetto, è importante per far fronte al pericolo, sempre reale, della scristianizzazione della società, dell'apparizione di nuove ideologie contrarie alla verità del Vangelo e del proselitismo delle sette. Per questo è necessario un rinnovato impegno per far crescere la fede in diversi modi, applicando nuove metodologie evangelizzatrici e tenendo conto delle indicazioni della IV Assemblea Generale dell'Episcopato Latino-americano.

Non si può sottovalutare ciò che tale "religiosità del popolo" rappresenta come base su cui continuare a costruire l'edificio della "Nuova Evangelizzazione", presentando Gesù Cristo come Redentore di tutti gli uomini: della loro vita privata e sociale, dell'ambiente familiare e professionale, del mondo del lavoro e della cultura, in poche parole, dei diversi ambiti in cui si svolge l'attività della persona.

I vostri fedeli attendono e hanno bisogno della vostra sicura guida spirituale per poter purificare le espressioni della fede che essi professano e per rafforzare le loro vive credenze religiose. Da parte vostra, come "veri e autentici maestri della fede" (CD 2), vi è stata affidata la missione di offrire loro giusti criteri, in modo che risplenda sempre la verità e la sana dottrina e si evitino le deviazioni che minano la purezza della stessa fede.


4. Per portare a termine il vostro sublime e allo stesso tempo difficile compito, avete accanto a voi i presbiteri. Essi condividono la vostra importantissima missione e inoltre "nel conferire tutti i sacramenti,... sono gerarchicamente collegati sotto diversi aspetti al Vescovo, e così lo rendono in un certo modo presente in ciascuna adunanza dei fedeli" (PO 5).

Ad essi dovete dedicare la vostra più grande sollecitudine. Per questo vi incoraggio affinché siate sempre vicini ad ogni presbitero, per mantenere un rapporto di amicizia sacerdotale, seguendo l'esempio del Buon Pastore. Aiutateli ad essere uomini di preghiera assidua, sia nel silenzio contemplativo e unificatore che si oppone al rumore e alla dispersione delle molteplici attività, sia nella celebrazione devota e quotidiana dell'Eucaristia e della Liturgia delle Ore, che la Chiesa ha affidato loro per il bene di tutto il Corpo di Cristo. La preghiera dei sacerdoti è anche un'esigenza pastorale, poiché per la comunità, oggi più che mai, è imprescindibile la testimonianza del sacerdote che prega, che proclama la trascendenza e che si immerge nel mistero di Dio.

Preoccupatevi della situazione particolare di ogni presbitero per incoraggiarlo a continuare con gioia e speranza il cammino della santità sacerdotale e per offrirgli l'aiuto di cui ha bisogno. Che a nessuno dei vostri sacerdoti manchino i mezzi necessari per vivere la propria sublime vocazione e il suo ministero!


5. Un'altra delle principali preoccupazioni dei Vescovi deve essere il Seminario.

Nell'Esortazione Apostolica "Pastores dabo vobis" ho avuto l'opportunità d'indicare le regole da seguire per una solida formazione dei futuri sacerdoti a livello spirituale, accademico e umano. Sapete bene quanto il Seminario sia importante, e a ragione è chiamato "il cuore della diocesi". Per questo, vi esorto a visitare con assiduità e a conoscere tutti i vostri seminaristi, aiutandoli con le vostre parole e incoraggiandoli con il vostro esempio. Dovete insegnare loro a vivere il celibato con spirito di donazione a Cristo, ad acquisire uno stile di vita apostolico, a essere sempre disponibili al servizio della Chiesa, come essa si attende da loro, a sviluppare il necessario spirito missionario che, se le circostanze lo permettono, li renda capaci di andare in altre terre per annunciare Gesù Cristo.

Per portare a buon fine la formazione dei seminaristi, è importante poter contare su sacerdoti che si occupino, anche a tempo pieno, dell'educazione delle nuove generazioni sacerdotali. I responsabili del seminario devono distinguersi, oltre che per la loro solida preparazione accademica, per la testimonianza di una vita sacedotale integra. In tal modo non solo svolgeranno con competenza il loro ufficio ma, contemporaneamente, saranno anche modello per i candidati al sacerdozio che sono loro affidati.


6. I confortanti frutti, che nel vostro Paese sta offrendo la pastorale vocazionale, devono indurre a proseguire e ad allargare gli obiettivi e le realizzazioni. "Certamente la vocazione è un mistero imprescrutabile, che coinvolge il rapporto che Dio instaura con l'uomo nella sua unicità e irripetibilità" (PDV 38), ma ciò non esclude che la Chiesa si senta prticolarmente coinvolta nel processo della nascita, del discernimento e della formazione delle vocazioni. Il Concilio Vaticano II afferma esplicitamente che "il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito innanzitutto con una vita perfettamente cristiana" (OT 2).

Farà ciò, in primo luogo, rispondendo all'invito del Signore, che ci esorta a chiedere al padrone di mandare operai nella sua messe (cfr. Mt 9,38). La preghiera e il sacrificio per le vocazioni sacerdotali e religiose devono occupare un posto di primaria importanza tra le pratiche della vita cristiana di tutti i fedeli, che devono essere spesso istruiti in tal senso, oltre ad avvalersi di momenti forti, come la Giornata annuale che, per tutta la Chiesa, convoco durante il tempo pasquale.

Voi, chiamati un giorno a imporre responsabilmente le mani sui nuovi sacerdoti per perpetuare nella Chiesa l'unico sacerdozio di Cristo, dovete vegliare affinché nelle grandi linee dei progetti diocesani di pastorale sia inserita la pastorale vocazionale. I sacerdoti, le parrocchie, le famiglie, i gruppi e i movimenti di fedeli laici, le scuole cristiane e le altre organizzazioni della Chiesa devono operare affinché i giovani possano scoprire la volontà di Dio circa la loro vita, senza escludere mai che questa sia la vocazione al ministero sacerdotale o alla vita consacrata.


7. Nell'Anno della Famiglia, che la Chiesa sta celebrando con molteplici attività e iniziative, desidero rivolgermi a tutte le famiglie del Paraguay, esortandole ad accogliere e a meditare su quanto ho scritto nella mia Lettera alle Famiglie. Tra le minacce che la civiltà attuale rivolge all'uomo, le più gravi e preoccupanti sono quelle che colpiscono la famiglia, santuario della vita umana. Questo anno deve essere un'occasione propizia per riaffermare la verità fondamentale, a volte offuscata, sul significato della famiglia. La Chiesa ha riconosciuto sempre che le famiglie sono un luogo privilegiato per l' azione evangelizzatrice, e senza la loro collaborazione le più valide azioni pastorali possono perdere vitalità e fecondità.

Di conseguenza bisogna incoraggiare, con rinnovato sforzo, il consolidamento della vita cristiana nei focolari domestici. Innanzitutto considerando la famiglia come cellula della Chiesa e della società, come primo luogo di trasmissione della fede e delle sue espressioni, e anche seguendo i cristiani che iniziano la loro vita matrimoniale e familiare mediante una adeguata preparazione per la celebrazione del sacramento del matrimonio. Questa sollecitudine pastorale, che deve precedere il matrimonio (cfr. CEC 1063-1064), è necessaria per contribuire alla formazione di autentiche famiglie che vivano secondo il disegno di Dio.

La vita matrimoniale e familiare deve presentarsi come un autentico cammino di santificazione, poiché è chiamata ad essere "segno e partecipazione di quell'amore con il quale Cristo ha amato la sua sposa e ha dato se stesso per lei" (Udienza Generale del 3 agosto 1994). Sperimentando questo amore divino non risulterà difficile per gli sposi vivere le esigenze del matrimonio cristiano o meglio ancora desiderarle, mossi dalla grazia del sacramento che hanno ricevuto e da un'adeguata pastorale matrimoniale e familiare.


8. Un'altra urgenza del nostro tempo è quella di far si che il Vangelo sia presente nella società e che, di conseguenza, influisca sull'organizzazione stessa della cultura. Nel Paraguay esistono strutture volte a tale fine e tra di esse vi è l'Università Cattolica, "Nuestra Signora de la Asuncion", che consta di diverse facoltà. Accanto ad essa esistono altre istituzioni dedite anche esse alla studio e alla trasmissione della cultura cristiana.

Adeguandosi nel loro funzionamento e nella loro struttura alle disposizioni della Santa Sede, saranno indubbiamente mezzi molto utili alla nuova evangelizzazione. Con la loro opera, i vostri diversi centri di formazione devono combattere i modi elementari e distorti di presentare i dogmi e gli insegnamenti della Chiesa, sia in ciò che concerne la scienza, la storia o la filosofia, sia per ciò che riguarda le materie morali.

Gli studenti che frequentano centri di formazione qualificati non solo riceveranno una solida preparazione intellettuale, ma saranno anche in grado di svolgere il mandato dell'Apostolo Pietro di "rispondere a chiunque domandi" loro "ragione della speranza che è in" essi (1P 3,15). In tal modo, si favorirà anche il ruolo dei laici nell'evangelizzazione poiché "a loro compete animare, con impegno cristiano, le realtà temporali e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia" (SRS 47).

Nel concludere questo incontro, desidero rinnovare, cari Fratelli, la mia gratitudine per gli sforzi realizzati nei diversi campi di azione pastorale, per lo spirito di sacrificio con cui guidate generosamente il popolo di Dio, per la ferma volontà di servire l'uomo mediante l'annuncio del Vangelo che salva chiunque crede in Gesù Cristo (cfr. Rm 1,16). Esortandovi ad un rinnovato impegno nell'evangelizzazione dell'amato Paraguay, vi chiedo di porgere il mio affettuoso saluto e la mia benedizione ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, in particolar modo a coloro che sono malati, anziani o che soffrono e che occupano sempre un posto particolare nel cuore del Papa.

Che la Vergine Maria, venerata con l'affettuoso titolo di Pura y Limpia Concepcion de Caacupé, interceda per la santità di tutta la Chiesa nel Paraguay, per la prosperità nella pace della nazione, per il benessere di tutte le sue famiglie. Con questi ferventi auguri, vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-08-31 Data estesa: Mercoledi 31 Agosto 1994






GPII 1994 Insegnamenti - L'omelia della Santa Messa celebrata sul prato di Sant'Orso a Cogne - Valle D'Aosta