GPII 1994 Insegnamenti - Visita "ad limina": ai Vescovi Latini nelle Regioni Arabe - Città del Vaticano

Visita "ad limina": ai Vescovi Latini nelle Regioni Arabe - Città del Vaticano

Titolo: Operate per consolidare la comunione ecclesiale

Vostra Beatitudine, Cari Fratelli nell'Episcopato, Cari amici,


1. In occasione della vostra visita ad limina Apostolorum, sono lieto di accogliere voi, Vescovi Latini delle Regioni Arabe, che venite a Roma ripercorrendo in un certo modo il cammino percorso dall'apostolo Pietro. Ringrazio Mons. Sabbah per le parole che mi ha appena rivolto per esprimere il senso della vostra visita e le vostre principali preoccupazioni.

La vostra presenza mi ricorda quella vasta regione che ha visto nascere le più antiche civiltà del bacino del Mediterraneo. E li che nostro Signore Gesù Cristo ha scelto di nascere in seno al Popolo eletto e di compiere la sua missione redentrice. Voi sapete che io serbo in fondo al cuore il desiderio di fare un pellegrinaggio in quelle terre tanto amate, in particolare nei Luoghi che la presenza del Salvatore ha santificato.


2. Le vostre regioni sono state per lungo tempo lacerate da conflitti che hanno provocato molte sofferenze e, in particolare, hanno danneggiato le comunità cristiane. Con voi, vorrei salutare le prospettive di pace aperte da diversi accordi ed esprimere la mia viva speranza che, negli altri luoghi dove le soluzioni pacifiche tardano a venire, si riuscirà a superare ciò che ancora si oppone e a limitare le conseguenze delle guerre distruttrici. Le vostre comunità sono a volte poco numerose; esse includono famiglie la cui presenza risale a tempi lontani e persone venute da altre regioni del mondo per lavorare. Potete assicurare i vostri interlocutori del fatto che tutti i cattolici desiderano intrattenere buoni rapporti con le autorità civili e mettersi al servizio della società, in particolare mediante opere educative o socio-caritative da cui nessuno viene escluso.


3. I fedeli dell'Islam rappresentano la maggioranza fra i popoli delle vostre regioni. La presenza cristiana, quasi ovunque minoritaria, non è meno antica, e tutti i vostri fratelli cristiani si augurano che essa rimanga viva. Malgrado le difficoltà, malgrado l'emigrazione che indebolisce alcune vostre diocesi, continuate a rendere una testimonianza evangelica generosa di pace e di amore, secondo le parole di Gesù. Proseguite nel dialogo interreligioso con l'ebraismo e con l'Islam. Si tratta di cercare di comprendersi sempre meglio, di collaborare efficacemente in diversi campi per promuovere lo sviluppo delle persone e l'armonia della società, si tratta di un atteggiamento di tolleranza e di reciproco rispetto per le convinzioni e per le attività religiose proprie di ogni comunità. Auspico in particolare che nei vostri Paesi, i cattolici abbiano quella libertà di culto che vorremmo vedere riconosciuta in tutto il mondo a tutti i credenti.


4. Ci auguriamo in particolare che, nella regione che ha visto Cristo affidare la sua Chiesa ai suoi Apostoli, si intrattenga il dialogo ecumenico. Esso progredirà solo se coinvolgerà l'insieme dei fedeli. E necessario che il desiderio di unità, espresso da Gesù nel cenacolo, pervada la catechesi, l'educazione, la predicazione e le attività sociali e caritative affinché una maggiore fedeltà al Signore consenta ai battezzati di avvicinarsi alla comunione plenaria per la quale Egli ha dato la sua vita (cfr. Jn 17,20-23).


5. Riguardo il Patriarcato Latino di Gerusalemme desidero esprimere davanti a voi la speranza generata dagli importanti passi compiuti sulla via della pace, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Sono lieto del fatto che la Santa Sede abbia potuto stabilire rapporti diplomatici con lo Stato di Israele e con il Regno di Giordania. Inoltre stiamo attualmente preparando l'apertura di rapporti ufficiali con i rappresentanti del popolo palestinese. Speriamo che ciò consentirà un dialogo sempre più fecondo fra tutte le parti e, per le vostre comunità cattoliche una serena prospettiva per il futuro.

Il Patriarcato Latino sta intensificando il suo impegno pastorale e io vorrei incoraggiarlo. La collaborazione del clero diocesano, dei religiosi, delle religiose e dei laici sarà promosso in particolare da un Sinodo diocesano che contribuirà al rinnovamento della vita ecclesiale. Potrete anche beneficiare dell'esperienza delle comunità religiose che, in Terra Santa, svolgono una missione specifica per la tutela dei luoghi santi, per gli studi biblici o per la formazione ecumenica; invito questi religiosi a partecipare di buon grado alla vita della Chiesa locale. Possa la Chiesa Latina di Gerusalemme progredire nella fedeltà alla missione affidatagli dal Signore!


6. Non posso parlare qui della situazione di ognuna delle vostre comunità; essa è già stata l'oggetto delle nostre conversazioni private. Vorrei tuttavia assicurare coloro tra i vostri fedeli che vivono condizioni molto difficili, di tutta la mia sollecitudine. Penso ai fedeli del Libano, Paese che deve ancora curare le proprie ferite e ristabilire lo spirito di convivenza di cui è stato per lungo tempo esempio. Affido in particolare a Nostra Signora del Libano la preparazione del Sinodo speciale e il mio vivo desiderio di visitare questo amato Paese. La mia solidarietà è rivolta anche ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dell'Iraq che subiscono le dure conseguenze di un embargo internazionale, causa di tante privazioni.

Nel Corno d'Africa, la Somalia vede protrarsi la sua prova, e non posso non ricordare la figura del compianto Mons. Salvatore Colombo, Vescovo di Mogadiscio, tragicamente scomparso. In questo sventurato Paese la Chiesa è stata dispersa, le sue strutture e i suoi luoghi di culto sono stati devastati. Do tutto il mio appoggio a Padre Giorgio Bertin, Amministratore Apostolico, nei suoi sforzi per riunire i cattolici rimasti nel Paese e ripristinare la vita ecclesiale.

In occasione di questa vostra visita penso anche alle migliaia di fedeli cattolici che risiedono in alcune delle vostre regioni come lavoratori stranieri: è triste sapere che viene loro rifiutata qualsiasi assistenza religiosa. Vorrei esprimere loro la mia solidarietà e rivolgere loro il mio fervente incoraggiamento a rimanere saldi nella fede in Gesù Cristo, malgrado tutte le difficoltà.

Affido al Signore tutti i popoli delle vostre regioni affinché possano sperimentare una pace consolidata e vedere rafforzate le istituzioni nazionali per il bene di tutti gli abitanti.


7. Nel concludere questo incontro, vi affido il saluto affettuoso che rivolgo ai fedeli, di cui avete la responsabilità pastorale, e in particolare ai sacerdoti che partecipano al vostro ministero. Possa il Signore suscitare fra voi numerose vocazioni! Dite ai vostri seminaristi che la Chiesa conta su di loro e che io li incoraggio a continuare nella loro formazione in modo esigente affinché diventino amministratori fedeli dei misteri di Dio che i loro fratelli e le loro sorelle attendono.

Rivolgo anche un saluto e un incoraggiamento ai religiosi e alle religiose, la cui consacrazione a Dio e il cui impegno attivo rivestono una così grande importanza per la presenza cristiana nelle vostre regioni. Che il Signore consenta loro di continuare a testimoniare il suo amore e di ricevere l'appoggio di giovani vocazioni!


8. Cari Fratelli nell'Episcopato e cari amici, voi tornerete presto fra i vostri fedeli. Le comunità di rito latino sono vicine alle altre comunità cattoliche dei riti orientali. Avete molte preoccupazioni e molti compiti in comune: accrescete la vostra fraterna collaborazione per il bene di tutti.

Conosco le difficoltà insite nei vostri compiti pastorali quotidiani.

Sappiate che il Successore di Pietro resta vicino a voi. Operate con coraggio e con la speranza di consolidare la comunione ecclesiale, invitando i membri della Chiesa ad alimentare la loro vita cristiana con la preghiera e con i sacramenti, a portare umilmente testimonianza della Buona Novella che essi hanno ricevuto e a condurre la loro vita fraterna nell'amore di Cristo.

A voi e a tutti i fedeli delle vostre comunità imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica!

Data: 1994-09-03 Data estesa: Sabato 3 Settembre 1994





Al termine della preghiera dell'Angelus nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Titolo: I saluti di Giovanni Paolo II ai diversi gruppi di pellegrini

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Inizierà domani a Il Cairo la Conferenza Internazionale sul tema "Popolazione e sviluppo", alla quale nelle settimane scorse ho fatto spesso riferimento. Mentre esprimo la mia stima cordiale per l'Organizzazione delle Nazioni Unite che l'ha promossa e saluto con deferenza le Delegazioni che vi prenderanno parte, auspico di cuore che da tale importante Assise scaturiscano indirizzi conformi al vero bene dell'umanità.

E certamente merito di questa iniziativa aver richiamato l'attenzione dei governi e dell'opinione pubblica su una delle grandi sfide dei prossimi decenni, sfida derivante - tra altre cause che non sempre vengono messe sufficientemente in rilievo - anche dal fatto che la popolazione mondiale aumenta notevolmente, specie nei paesi in via di sviluppo, mentre si allarga il divario tra le società del benessere e la moltitudine sterminata dei poveri. Dopo il superamento della contrapposizione tra i blocchi ideologici dell'Est e dell'Ovest, non sarebbe stato forse auspicabile un generoso sforzo internazionale per ridurre tale scandaloso contrasto? Purtroppo pero questa svolta di solidarietà è ancora ben lungi dall'essere realizzata. Saluto pertanto la Conferenza de Il Cairo come un'occasione storica per orientare la politica e l'economia internazionale verso il conseguimento di così urgente obiettivo mondiale.


2. Nel momento tuttavia in cui ci si muove coraggiosamente in tale direzione, occorre resistere alla tentazione di una pericolosa scorciatoia, quale sarebbe il puntare ogni sforzo sulla riduzione, ottenuta in qualsiasi modo, dei tassi di natalità. L'impegno maggiore va posto invece in un deciso sostegno da parte della Comunità internazionale allo sviluppo economico e sociale dei popoli meno abbienti, attraverso una più equa e razionale redistribuzione delle risorse. Un programma di regolazione demografica può considerarsi ragionevole, ma solo a precise condizioni etiche, e nel rispetto di quei valori e diritti fondamentali, che mai la politica può sovvertire.

In primo luogo, per ogni essere umano fin dal suo concepimento v'è il diritto a nascere, cioè a vivere la propria vita. Dalla salvaguardia di questo diritto primordiale dipende non solo il "benessere", ma, in qualche modo, l'essere stesso della società. Negare al nascituro questo suo diritto non può che rendere sempre più difficile il riconoscimento senza discriminazioni del medesimo diritto a tutti gli esseri umani.

Ci sono poi i diritti della famiglia, intesa come nucleo sociale fondato sull'unione stabile di un uomo e una donna per la reciproca integrazione e la responsabile procreazione dei figli. I genitori hanno specifici diritti e responsabilità nell'educazione e formazione dei figli ai valori morali, specialmente nella difficile età dell'adolescenza.

Si tratta di una concezione tutt'altro che arbitraria, sostenuta anzi dall'universale senso morale, pur nella diversità delle religioni e delle culture.

La famiglia, in tal modo, "deve essere riconosciuta come società primordiale e, in un certo senso, "sovrana"" (LF 17). Lo Stato ha il compito di promuoverla, nel rispetto del principio di sussidiarietà, mai travalicando gli ambiti di autonomia propri della vita familiare.


3. Affido all'intercessione della Vergine Santa, Madre della Speranza, i lavori della conferenza de Il Cairo, perché da questo ampio e pacifico confronto internazionale possano scaturire adeguate soluzioni alle questioni controverse, offrendo motivi di rinnovata fiducia, specie per i più diseredati ed emarginati.

Seguiremo i lavori della Conferenza de Il Cairo con insistente preghiera, chiedendo al Signore che essa segni una tappa importante di quella cultura della vita e dell'amore indispensabile per costruire un mondo più libero e fraterno.

(Dopo la recita dell'Angelus il Santo Padre si è così rivolto ai pellegrini presenti.) (In francese:) E con gioia che vi saluto, cari pellegrini di lingua francese riuniti qui per la preghiera mariana. Che la Santa Vergine vi accompagni ogni giorno, che vi guidi e vi guardi, voi e tutti quelli che vi sono cari.

(In inglese:) Voglio estendere ai visitatori e pellegrini di lingua inglese uno speciale benvenuto, specialmente al gruppo di preghiera dall'Irlanda. Che ciascuno di voi si impegni sempre per conoscere il Signore Gesù più intimamente e per farlo conoscere agli altri. Che la pace e la riconciliazione che Lui porta diventino una realtà sempre più grande nel nostro mondo di oggi.

(In tedesco:) Cordialmente vi saluto cari Fratelli e Sorelle di lingua tedesca che siete radunati con me per la preghiera comune. Che Maria, la madre di tutti i fedeli e Regina della pace, interceda presso suo figlio per tutti i nostri bisogni. Vi concedo di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e ai vostri cari a casa.

(In spagnolo:) Do ora il mio cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua spagnola che hanno partecipato a questa preghiera dedicata alla Madre del Salvatore. Vi ringrazio per la vostra presenza oggi qui e, specialmente, per le vostre preghiere.

Invocando la protezione della Vergine Maria, vi esorto a continuare a vivere con generosità la piena dimensione dell'amore cristiano tanto necessaria all'uomo e alla società attuale. Con piacere imparto a voi e ai vostri cari la mia Benedizione Apostolica.

(In portoghese:) Cari fratelli e amici di lingua portoghese, saluto le persone che mi ascoltano con voti di cordiale felicità! Siate seminatori di pace e di gioia e portate alle vostre case la certezza che il Papa prega per tutti e chiede a Dio che vi protegga e vi aiuti nelle necessità materiali e spirituali. Con la mia Benedizione Apostolica.

(In italiano:) Oggi a Castel Gandolfo si celebra la festa del patrono San Sebastiano.

In questa occasione desidero unirmi alla gioia degli abitanti, ai quali formulo auguri di cristiana prosperità. Rivolgo, in particolare, un cordiale pensiero al Parroco, ai Confratelli Salesiani ed ai fedeli, come pure al Sindaco ed alla rappresentanza del Consiglio Comunale, che partecipano all'odierno appuntamento dell'Angelus.

Porgo poi il benvenuto ai pellegrini italiani. Saluto il gruppo "Donatori di sangue" di Zané (Vicenza), i parrocchiani di Canneto sull'Oglio (Mantova), i fedeli della Diocesi di Faenza-Modigliana e i giovani suonatori della banda musicale di Marktoberdorf in Germania.

A tutti la mia benedizione.

(Infine, Giovanni Paolo II ha salutato i presenti con queste parole:) A tutti auguro una buona continuazione del riposo, della scuola o del lavoro, a settembre, perché in questo mese alcuni sono ancora in riposo, in vacanza, ed altri già vanno a scuola e al lavoro. Auguri a tutti.

Vi ringrazio per le vostre preghiere e mi raccomando sempre alle vostre preghiere.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-09-04 Data estesa: Domenica 4 Settembre 1994





Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai Presuli della Conferenza Episcopale della Turchia - Città del Vaticano

Titolo: A una coraggiosa fedeltà al Vangelo si accompagna necessariamente lo sforzo costante di un'intesa fraterna tra i cristiani"

Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,


1. E' con grande gioia che vi accolgo per la seconda visita ad limina Apostolorum della Conferenza dei Vescovi della Turchia. Innanzitutto ringrazio il vostro Presidente, Monsignore Hovhannes Tcholakian, Arcivescovo di Istanbul degli Armeni, per le sue parole che hanno presentato chiaramente la situazione della Chiesa nel vostro Paese, facendo trasparire le vostre preoccupazioni di Pastori e i vostri progetti apostolici, le difficoltà delle vostre comunità e le speranze che animano il popolo cristiano.

La vostra presenza mi ricorda il pellegrinaggio che ho fatto quindici anni fa nella venerabile terra della Turchia, resa illustre dalla presenza e dall'azione apostolica di quei pilastri della fede che furono gli Apostoli del Signore. Grazie ai vostri resoconti quinquennali, ho percorso in spirito l'itinerario che attraversa le vostre diocesi di rito latino, armeno, caldeo, greco-cattolico e siro-cattolico. Questo pellegrinaggio ci riporta alle fonti più pure della vita cristiana, alle origini della grande corrente dell'evangelizzazione che ha trovato nella terra di Turchia uno dei luoghi più legati all'annuncio della salvezza. E' un'autentica "Terra Santa" della Chiesa primitiva, ricca di una tradizione culturale le cui tracce sono così numerose da richiamare l'attenzione della Chiesa cattolica e di tutti i cristiani. Come non ricordare che i nomi di alcune delle vostre città evocano i destinatari delle Lettere dell'Apostolo Paolo e che i primi sette Concili Ecumenici si sono svolti in Turchia? Mi basta nominare Efeso, dove è stata proclamata la pienezza di Cristo, Dio e uomo, e dove la dignità incomparabile della Santissima Madre è stata solennemente riconosciuta.

La Turchia possiede anche tesori d'arte e di cultura che appartengono al patrimonio comune dell'umanità e che sono i segni di una ricca e antica tradizione, chiamata a portare i suoi frutti ancora oggi, nell'ambito della situazione religiosa e sociale del suo popolo. Come dimenticare gli insegnamenti di San Policarpo, Vescovo di Smirne, di Sant'Ignazio di Antiochia e dei Padri Illustri della Cappadocia, Basilio, i due Gregori e Giovanni Crisostomo, che hanno messo al servizio dei fedeli tutte le risorse della loro intelligenza e della loro cultura, tutto l'ardore della loro fede e tutta la loro capacità di discernimento di grandi contemplativi. Questa ricchissima tradizione costituisce una fonte di ispirazione e uno stimolo per il vostro ministero pastorale nelle difficili condizioni in cui vivete oggi.


2. Per quanto riguarda la situazione della Chiesa in Turchia, apprezzo gli sforzi compiuti per migliorare la sua organizzazione interna e anche per intrattenere buoni rapporti con le autorità civili. A questo proposito, è auspicabile che si trovi una soluzione alla grave questione del riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa cattolica dal punto di vista civile. Nello spirito di pace, di tolleranza e di libertà religiosa, come è stato stabilito dal Concilio Vaticano II, vi incoraggio a proseguire pazientemente il dialogo con i poteri pubblici (cfr. Dichiarazione Dignitatis humanae). Su questa via sarete sempre sostenuti dalla Santa Sede.


3. La vostra Conferenza Episcopale è stata creata recentemente, ma credo che essa abbia già dimostrato la sua grande utilità e che possa svolgere serenamente la sua attività, affrontando con spirito di comunione i diversi problemi che si presentano. La ridotta dimensione delle vostre comunità e la loro coesistenza negli stessi luoghi invitano in modo naturale a intensificare la concertazione pastorale, come avete già fatto negli ambiti della cultura e dell'educazione, della formazione cristiana o della famiglia. La vitalità della Chiesa nel vostro Paese dipende dalla sua capacità di reagire alla tentazione di ripiegarsi su se stessa come inevitabilmente avviene nelle piccole comunità.


4. Una delle vostre principali preoccupazioni è giustamente quella della formazione dei giovani e degli adolescenti. Per tale formazione l'aiuto dei catechisti vi è indispensabile. Date loro tutto il vostro sostegno, affinché siano ben preparati a essere personalmente autentici testimoni della fede. La Catechesi sarà allo stesso tempo un'istruzione sulle verità della fede, un'iniziazione all'esperienza spirituale e all'applicazione concreta dei valori cristiani nella vita personale e sociale. Condivido la vostra gratitudine verso gli Istituti religiosi che si dedicano con generosità ad una competente opera educatrice offerta a tutti nelle loro scuole così come alla formazione specifica dei giovani cristiani.


5. Come voi mi avete segnalato nei vostri resoconti, non potete sempre soddisfare tutte le urgenze che vi si presentano, poiché i vostri sacerdoti sono poco numerosi. Per annunciare il Vangelo e per edificare comunità cristiane vive, la pastorale delle vocazioni presso i giovani cattolici della Turchia è una delle vostre priorità. I giovani sono generosi e sono spesso pronti a impegnarsi in progetti umanitari al servizio dei loro fratelli. Tuttavia, nella cultura contemporanea che valorizza in particolar modo la dimensione affettiva e sensibile dell'esistenza, i valori del dono totale di se stessi a Cristo, della castità e del celibato consacrato, non vengono immediatamente riconosciuti e accettati. Per rispondere ai bisogni locali, disponete del Seminario Pontificio Inter-rituale Saint-Louis. Voi avete in programma di accogliere, ad experimentum, il progetto dei Padri Cappuccini di creare un nuovo centro di formazione comune ai diversi riti in contatto con le Congregazioni religiose, nel rispetto delle istituzioni già esistenti. Tutto ciò consentirà di riunire un numero più elevato di giovani, il che rappresenterà un aiuto prezioso e stimolante per la loro formazione intellettuale, per la loro vita spirituale, per la crescita della loro vocazione e per la collaborazione fra tutte le sensibilità cattoliche presenti nel territorio della Turchia. Il tempo del seminario è un tempo prezioso per rafforzare la propria spiritualità, per formare la propria volontà e per unificare il proprio essere interiore intorno alla vita di intimità con Cristo e alla missione.

Mediante gli studi, mediante la preghiera e la vita comunitaria, i giovani scoprono che l'impegno di seguire il Signore, se è follia agli occhi degli uomini, può essere vissuto per amore verso Dio e verso gli uomini e può dare l'autentica felicità, quella di donare la vita per i propri amici.


6. L'Anno Internazionale della Famiglia ha costituito l'occasione di una iniziativa di cui mi rallegro. Essa ha permesso a coppie di tutte le Confessioni, rappresentando le diverse componenti della società turca, di scambiarsi idee sulla loro esperienza profonda di vita coniugale, di scoprire il significato cristiano del sacramento del matrimonio e la responsabilità dei coniugi. In effetti, a partire dalle questioni sociali, la Buona Novella e i valori cristiani specifici possono essere presentati dai cattolici ai loro compatrioti. Voi sperimentate il bisogno di una Chiesa incarnata nella cultura affinché tale cultura sia evangelizzata.


7. La formazione di laici è un aspetto importante della vostra missione, in particolare in una società pluralista dal punto di vista religioso e culturale. E' importante che i laici siano capaci di testimoniare attraverso tutta la loro vita la ricchezza spirituale che la fede e la comunione fraterna vissuta nella Chiesa conferiscono loro.

La presenza di un giornale cattolico può creare legami tra le comunità sparse e offrire i testi importanti della Chiesa così come un insegnamento adatto alla popolazione della Turchia. Mediante l'informazione trasmessa, le comunità cattoliche si sentiranno in tal modo più vicine ai loro fratelli cristiani degli altri Paesi, e permetteranno così ai loro compatrioti di conoscere l'azione della Chiesa a favore della solidarietà, della pace, dei diritti dell'uomo e dei popoli.


8. Nei vostri resoconti menzionate il grande lavoro svolto dalle Congregazioni religiose. Ho già ricordato il loro contributo all'educazione, ma penso anche alla testimonianza tangibile dell'affetto di Dio che esse rendono, in particolare nel settore della sanità. Che i religiosi e le religiose vengano ringraziati per la loro azione che tutti noi ci auguriamo prosegua, malgrado le difficoltà di reclutamento dei giovani. In effetti, l'apostolato dei religiosi e delle religiose, di cui si occuperà il prossimo Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata, si realizza attraverso la loro vita quotidiana e l'irradiarsi della loro vita di preghiera, così come mediante i servizi resi con una generosità e una dedizione che tutti, cristiani e non cristiani, possono riconoscere; è questo un modo insostituibile di annunciare il Vangelo.


9. Voi avete manifestato il desiderio di rendere sempre più accessibile ai fedeli del vostro Paese il messaggio cristiano e la cultura cristiana. A tale proposito, apprezzo i vostri lavori di traduzione dei testi liturgici in lingua turca e anche il vostro progetto di realizzare una traduzione della Santa Bibbia in turco moderno. Spero che quest'opera importante sarà ben accolta dal popolo cristiano: un accesso più diretto alla Parola di Dio gli consentirà di trovarvi nutrimento e forza per progredire nella fede, sulle vie spesso ardue del mondo moderno, in particolare quando ci si sente un "piccolo gregge".

In un Paese di così grande tradizione culturale, vorrei anche incoraggiare la costruzione del vostro centro di studi patristici, storici e sulle Scritture a Iskenderun, con la sua apertura ecumenica e anche il suo interesse per lo studio dell'Islam. Inoltre, saluto i rapporti stabiliti fra l'Università statale di Ankara e la Pontificia Università Gregoriana volti a sviluppare scambi intellettuali di alto livello e a far partecipare le università cattoliche alle ricerche culturali condotte nel Paese.


10. Voi avete menzionato i buoni rapporti che intrattenete con i vostri fratelli cristiani di diverse confessioni. In oriente, dove voi vivete, l'importanza del dialogo ecumenico è evidente. In un Paese a maggioranza non cristiana una coraggiosa fedeltà al Vangelo si accompagna necessariamente a un costante sforzo di intesa fraterna fra i cristiani. La nostra epoca ha fortunatamente conosciuto un intenso sviluppo dei rapporti fra la Sede di Roma e il Patriarcato di Costantinopoli, a cui vi siete naturalmente associati. Mediante il battesimo "tutti noi siamo uno in Cristo Gesù" (cfr. Ga 3,28); grazie alla successione apostolica il sacerdozio e l'Eucaristia ci uniscono ancora più strettamente ai nostri fratelli ortodossi (cfr. UR 15). Vi confido che io serbo nel mio cuore l'ammirevole meditazione di Sua Santità il Patriarca Bartholomaios che ha animato la Via crucis della Chiesa di Roma quest'anno. E' una testimonianza preziosa della profonda comunione che dovete coltivare, affinché il mistero di Dio che ama e salva l'umanità sia il reale motivo di tutti gli sforzi di dialogo e d'incontro.


11. Per ciò che concerne il dialogo inter-religioso con il mondo islamico, voi lo vivete giorno per giorno. La Buona Novella che dice che Dio Padre ama tutti gli uomini, vi suggerisce costantemente un atteggiamento di disponibilità all'accoglienza e agli scambi liberi e fraterni. Tutti coloro che adorano il Dio Uno e Unico sono chiamati a instaurare un ordine di giustizia e di pace sulla terra. In questa ottica, il dialogo diventa una collaborazione a favore della promozione dei valori della vita e del rispetto della dignità dell'uomo.


12. Cari Fratelli, il Successore di Pietro desidera incoraggiarvi nella vostra esigente missione al servizio della Chiesa nella vostra regione. Non dimentichiamo che è ad Antiochia che i discepoli del Signore hanno ricevuto per la prima volta il nome di Cristiani (cfr. Ac 11,26). Ricordatevi che, da Antiochia, il Vescovo Ignazio scriveva al suo fratello Policarpo di Smirne: "Che il vostro battesimo rimanga come il vostro scudo, la fede come il vostro elmo, la carità come la vostra lancia, la pazienza come la vostra armatura" (Lettera a Policarpo, VI, n.#947

2)! Che il Signore sia il vostro sostegno affinché siate i ministri della sua carità! Portate il mio saluto affettuoso ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici delle vostre comunità. Per intercessione della beata Vergine Maria, la Theotokos, che il Signore vi riempia dei suoi doni! Vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-09-05 Data estesa: Lunedi 5 Settembre 1994





Messaggio di Giovanni Paolo II per la Quaresima 1995 - Città del Vaticano

Titolo: La piaga dell'analfabetismo contribuisce a mantenere milioni di persone in condizioni di scandalosa miseria

"Lo Spirito del Signore... mi ha consacrato... per annunziare ai poveri un lieto messaggio. Mi ha mandato... per proclamare... ai ciechi la vista" (Lc 4,18).

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. In vista della Quaresima, desidero riflettere insieme con voi su un male oscuro che priva un gran numero di poveri di possibilità di progresso, di vittoria sulla marginalizzazione e di vera liberazione. Penso, in questo momento, all'analfabetismo. Il mio venerato predecessore, il Papa Paolo VI, ha sottolineato che "la fame d'istruzione non è meno deprimente della fame di alimenti. Un analfabeta è uno spirito denutrito" (PP 35).

Tale terribile piaga contribuisce a mantenere vaste moltitudini in condizioni di sottosviluppo, con tutte le conseguenze di scandalosa miseria che ciò comporta. Numerose testimonianze provenienti da diversi continenti, come pure gli incontri che ho avuto modo di fare nel corso dei miei viaggi apostolici, mi confermano nella convinzione che là dove si trova l'analfabetismo regnano più che altrove la fame, le malattie, la mortalità infantile, come pure l'umiliazione, lo sfruttamento e molte sofferenze di ogni genere.

Un uomo che non sa né leggere né scrivere sperimenta grandi difficoltà ad adeguarsi ai moderni metodi di lavoro; egli è come condannato all'ignoranza dei suoi diritti e doveri. E' un vero povero. Dobbiamo prendere coscienza che centinaia di milioni di adulti sono analfabeti, mentre decine di milioni di bambini non possono recarsi a scuola, perché non ce n'è alcuna in prossimità o perché la povertà impedisce loro di accedervi. Vengono così a trovarsi menomati nello sviluppo della loro vita ed impediti di esercitare i loro diritti fondamentali. Si tratta di folle che alzano le braccia verso di noi, chiedendoci un gesto di fraternità.


2. Sappiamo bene che quando le persone, le famiglie e le comunità hanno accesso all'istruzione, all'educazione ed ai diversi livelli di formazione, possono progredire meglio in ogni campo. L'alfabetizzazione permette alla persona di sviluppare le sue possibilità, di far fruttificare i talenti ricevuti, di arricchire le proprie relazioni. Afferma il Concilio Vaticano II in proposito: "E' proprio della persona umana il non poter raggiungere un livello di vita veramente e pienamente umano se non mediante la cultura" (GS 53,1). La formazione intellettuale è un elemento decisivo per far crescere tale cultura umana, la quale aiuta ad essere più autonomi e più liberi. Permette inoltre di formare meglio la propria coscienza e di percepire appieno le proprie responsabilità sul piano morale e spirituale. Ogni vera educazione, infatti, è allo stesso tempo spirituale, intellettuale e morale.

Tra le questioni che suscitano inquietudine ai nostri giorni viene spesso posta in risalto l'evoluzione demografica nel mondo. In questo ambito, si tratta di favorire l'assunzione di responsabilità da parte delle famiglie stesse.

Nel Concistoro del giugno 1994, i Cardinali hanno unanimemente dichiarato che "l'educazione e lo sviluppo sono risposte ben più efficaci alle tendenze demografiche, che non tutte le costrizioni e le forme artificiali di controllo demografico" (Dichiarazione dei Cardinali a favore della protezione della famiglia, 14 giugno 1994)). La stessa istituzione familiare viene ad essere rinsaldata quando i suoi membri possono usare la comunicazione scritta; essi infatti non debbono sottostare passivamente a programmi che altrimenti verrebbero loro imposti, a detrimento della libertà e del controllo responsabile della propria fecondità; essi possono essere gli attori del proprio sviluppo.


3. Di fronte alla gravità delle condizioni di vita di fratelli e sorelle tenuti lontani dalla cultura contemporanea, è nostro compito di manifestare loro solidarietà. Tutte le iniziative destinate a favorire l'accesso alla capacità di leggere e scrivere sono condizione primaria per aiutare il povero a maturare la sua intelligenza e a vivere più autonomamente. L'alfabetizzazione e la scolarizzazione sono un dovere ed un investimento essenziali per l'avvenire dell'umanità, per "lo sviluppo integrale di tutto l'uomo e di tutti gli uomini", come ben ha sottolineato il Papa Paolo VI (PP 42).

In ogni popolo, più è elevato il numero di persone che beneficiano di un'educazione sufficiente, più l'intera comunità sarà in grado di prendere nelle sue mani i propri destini. In questo, l'alfabetizzazione facilita la collaborazione tra le nazioni e la pace nel mondo. La pari dignità delle persone e dei popoli esige che la comunità internazionale si mobiliti per superare le ineguaglianze pregiudizievoli che mantengono ancora nell'ignoranza milioni di esseri umani.


4. A tale proposito, il mio pensiero riconoscente va alle persone e alle organizzazioni che sono impegnate nell'opera di solidarietà che è l'alfabetizzazione. Mi rivolgo, in particolare, alle forze sociali e religiose, agli insegnanti, agli scolari e agli studenti, come pure alle persone di buona volontà e le invito a condividere ancor maggiormente i loro beni materiali e culturali: facciano in modo di agire in tal senso nei luoghi dove operano, e sostengano l'azione degli organismi specificamente impegnati nel promuovere l'alfabetizzazione nelle diverse parti del mondo.


5. L'approfondimento dell'evangelizzazione potrà essere favorito dal progresso dell'alfabetizzazione nella misura in cui si aiuterà ogni fratello e sorella ad accogliere in modo più personale il messaggio cristiano ed a prolungare l'ascolto della Parola di Dio mediante la lettura. Rendere accessibile direttamente al maggior numero di persone la Sacra Scrittura, per quanto ciò è possibile nella loro lingua, non potrà che arricchire la riflessione e la meditazione di quanti cercano il senso e l'orientamento della propria vita.

Esorto vivamente i pastori della Chiesa a prendere a cuore e ad incoraggiare questo grande servizio all'umanità. Si tratta di un compito che unisce l'annuncio della Buona Novella alla trasmissione di una conoscenza che permetta ai nostri fratelli e sorelle di assimilare personalmente l'importanza di tale messaggio, di gustarne la ricchezza e di farne parte integrante della loro cultura. Come non sottolineare che nel nostro tempo operare per l'alfabetizzazione significa contribuire all'edificazione della comunione su di un'autentica e attiva carità fraterna?


6. Prego Dio, per intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, di ascoltare la nostra voce e di toccare i cuori, perché la Quaresima del 1995 segni una nuova tappa nella conversione predicata da Gesù Signore nostro, all'inizio del suo ministero messianico, con lo sguardo rivolto a tutte le nazioni (cfr. Mt 4,12-17).

Con questa speranza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 7 settembre 1994.

Data: 1994-09-07 Data estesa: Mercoledi 7 Settembre 1994








GPII 1994 Insegnamenti - Visita "ad limina": ai Vescovi Latini nelle Regioni Arabe - Città del Vaticano