GPII 1994 Insegnamenti - Le parole di saluto rivolte ai fedeli dal Papa dopo la recita della preghiera dell'Angelus Domini - Città del Vaticano

Le parole di saluto rivolte ai fedeli dal Papa dopo la recita della preghiera dell'Angelus Domini - Città del Vaticano

Titolo: "Abbiamo attraversato il mondo: la Chiesa è universale così come la famiglia è universale

(Giovanni Paolo II, al termine della concelebrazione eucaristica presieduta in Piazza San Pietro nella mattina di domenica 9, ha recitato insieme con i duecentomila fedeli presenti la preghiera dell'Angelus. Quindi ha rivolto particolari espressioni di saluto, nelle diverse lingue, alle famiglie. Ecco le parole pronunciate dal Santo Padre in italiano:) Saluto con affetto le famiglie italiane presenti e quelle spiritualmente unite a noi da ogni parte della Nazione. L'incontro odierno costituisce un momento forte della grande preghiera per l'Italia e con l'Italia. Care famiglie, siate protagoniste del destino del vostro Paese; il Signore vi benedica e vi accompagni! (Seguono saluti in francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, polacco) (Al termine dei saluti nelle diverse lingue il Papa ha detto:) Abbiamo attraversato il mondo cercando di parlare le diverse lingue. E così con la lingua, e soprattutto con la benedizione di Dio, si incontrano tutti i popoli, la Chiesa universale, così come la famiglia universale.

(Dopo la Benedizione finale, il Papa ha aggiunto:) Alla fine vorrei, insieme con tutti i presenti, abbracciare, benedire tutti i malati del mondo, L'ultima parola è per le famiglie che soffrono, che soffrono gravemente. E' vero che la famiglia è Gaudium et Spes, ma è anche vero che la famiglia è sofferenza e dolore. Ma con tutto questo, anche con la sofferenza e con il dolore, rimane sempre Gaudium et Spes, in Cristo Gesù.

Data: 1994-10-09 Data estesa: Domenica 9 Ottobre 1994






Udienza Il Santo Padre alle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, in occasione del Centenario di fondazione

Titolo: Il vostro carisma nella Chiesa: adorare e far conoscere il Cuore di Gesù

Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell'Episcopato, Carissime Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, Fratelli e Sorelle!


1. Nel porgere il mio cordiale benvenuto a tutti i presenti, qui convenuti per commemorare il primo centenario di fondazione dell'Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, desidero salutare in primo luogo il Signor Cardinale Camillo Ruini e ringraziarlo per le gentili espressioni che mi ha appena rivolto, illustrando il significato delle celebrazioni con cui le Religiose qui riunite intendono ricordare i primi cento anni della loro Famiglia. Saluto pure i Signori Cardinali e i venerati Presuli che sono voluti intervenire a questo incontro.

Il mio grato pensiero si rivolge, poi, alla Madre Maria Auxiliadora de Godoy, Superiora Generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, e in lei saluto tutte le Consorelle dell'Istituto, assieme ai parenti, agli alunni, ai parrocchiani, ai collaboratori e agli ammalati, venuti a far visita al Successore di Pietro.


2. Carissime Sorelle! Il vostro carisma nella Chiesa è quello di adorare e far conoscere il Sacro Cuore di Gesù, anelando all'amore perfetto per Dio ed esercitando in maniera tutta particolare la testimonianza della carità fra gli uomini, quale dono della sovrabbondante sollecitudine del Padre celeste verso tutti i suoi figli.

Si tratta di una vocazione esigente, ma sempre necessaria nella Chiesa, perché dalla contemplazione dell'amore di Cristo deve scaturire ogni azione apostolica, nella consapevolezza che "di generazione in generazione durano i pensieri del suo Cuore, per salvare dalla morte i suoi figli e nutrirli in tempo di fame" (Ps 32,11 Ps 32,19).

Come è stato appena ricordato, l'Istituto delle Apostole del Sacro Cuore è sorto il 30 maggio 1894 per iniziativa della Serva di Dio Madre Clelia Merloni, con l'intento di recare aiuto agli orfani, ai poveri, ai malati e alla gioventù, operando per "la gloria del Sacro Cuore di Gesù, propagandone la devozione, cercando di riparare gli oltraggi ch'Egli riceve dai peccatori" (Dir. Man. n. 1P 8).


3. La decisione di dare alla Congregazione una specifica impronta caritativa va ricercata nell'intensa devozione che ella ebbe nei confronti del Cuore di Cristo, - "la prima e la più cara delle devozioni", come ella amava dire - tanto da chiamare la nuova fondazione con il nome di Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Con tale denominazione il Servo di Dio Mons. Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza, le accolse nella sua Diocesi, concedendo, il 10 giugno 1900, l'approvazione delle regole e della forma di vita.

Fin dall'inizio, la vostra Comunità senti impellente il bisogno di andare nel mondo ad annunciare e testimoniare l'amore di Cristo e i tesori infiniti del suo Cuore. Le vostre attività missionarie, sia in Europa che soprattutto nelle Americhe, stanno a testimoniare una generosità apostolica che va incoraggiata e sostenuta mediante un'intensa e quotidiana preghiera, per far si che l'annuncio evangelico e la carità che volete diffondere nel mondo sia segno di servizio e di grazia.


4. "Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me; sgorgheranno da lui fiumi d'acqua viva" (Jn 7,37-38). Questo è l'invito sempre attuale che il Redentore affida a tutti, ma in modo particolare affida a voi, carissime Religiose Apostole del Sacro Cuore, perché ad ognuno sia dato di conoscere e di sperimentare che solo in Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, si trova la piena realizzazione dei desideri e delle aspirazioni più vere di ogni persona umana.

Vi esorto a non venire mai meno al vigore del vostro carisma, ma a porlo con rinnovato impegno a servizio della nuova evangelizzazione che interpella oggi tutta la Chiesa, specialmente in questo tempo che ci introduce ormai al grande appuntamento del nuovo millennio cristiano.

Confidate ardentemente nella materna protezione di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, la quale ci insegna a seminare nel mondo l'amore al suo divin Figlio, dal quale può scaturire l'amore per ogni uomo, creato ad immagine del Padre celeste.

Con questi auspici, ben volentieri benedico la statua del Sacro Cuore destinata al villaggio albanese di Dajc, dove operano le vostre Consorelle.

Benedico pure la prima pietra della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, che costruirete a Rocca di Papa, quale dono alla diocesi di Frascati a ricordo del vostro centenario.

E benedico, infine, con particolare affetto, voi qui presenti e tutte le vostre Consorelle sparse nel mondo, come pure i vostri familiari e le tante persone alle quali provvedete mediante le vostre molteplici opere.

Data: 1994-10-15 Data estesa: Sabato 15 Ottobre 1994





L'omelia del Papa durante la celebrazione eucaristica per la beatificazione di cinque religiosi - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: Hanno scelto la via del servizio seguendo le orme del Figlio dell'uomo




1. Il Figlio dell'uomo è venuto per servire (cfr. Mc 10,45).

Con queste parole, che abbiamo ascoltato nel brano evangelico di oggi, Gesù risponde alla richiesta dei figli di Zebedeo: gli apostoli Giacomo e Giovanni. Nel racconto dell'evangelista Marco sono loro stessi a domandare di poter sedere, nella gloria, uno alla destra e uno alla sinistra del loro Maestro, mentre secondo il racconto di san Matteo la domanda viene avanzata dalla loro madre (cfr. Mt 20,20).

"Voi non sapete ciò che domandate" (Mc 10,38), è la risposta di Cristo.

Chiedono infatti di poter partecipare immediatamente alla gloria del Regno di Dio, mentre la strada che ad essa conduce passa necessariamente attraverso il calice della passione; quel calice che Gesù dovrà bere fino in fondo. Il Signore chiede agli apostoli: "Potete bere il calice che io bevo?" ed essi rispondono: "Lo possiamo" (10,38). Forse in quel momento non sanno neppure con precisione a che cosa stanno dando il loro assenso. Il Maestro invece sa bene che, quando arriverà la loro ora, avranno parte al calice della sua passione (cfr. Mc 10,39), corrispondendo fedelmente alla grazia del martirio.

Fin qui la prima parte della risposta di Gesù. La seconda è ancor più importante. Egli spiega ai due fratelli che nel suo Regno la misura della grandezza è costituita dall'atteggiamento di servizio: "Chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,44-45).


2. Abbiamo davanti agli occhi la scena descritta dall'evangelista e risuonano nell'intimo del nostro cuore le parole del Maestro divino mentre, nel corso dell'odierna liturgia domenicale, innalziamo alla gloria degli altari cinque nuovi Beati, che hanno speso la loro esistenza nella generosa consacrazione di sé a Dio e nel generoso servizio ai fratelli. Essi sono: Nicola Roland, Sacerdote e Fondatore della Congregazione delle Suore del Santo Bambino Gesù; Alberto Hurtado Cruchaga, Sacerdote della Compagnia di Gesù; Maria Rafols, Fondatrice delle Suore di Carità di Sant'Anna; Petra de San José Pérez Florido, Fondatrice dell'Istituto delle Suore "Madri degli Abbandonati" e di "San Giuseppe della Montagna"; Giuseppina Vannini, Fondatrice della Congregazione delle Figlie di San Camillo.

Sono figli e figlie della Chiesa, pieni di santo ardimento, che hanno scelto la via del servizio seguendo le orme del Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire, ed ha servito dando la vita stessa in riscatto per molti (cfr. Mc 10,45).

La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione.


3. Il mistero della Redezione, cari fratelli e sorelle, ci viene oggi ricordato con forza. Si, abbiamo "un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli" (He 4,14). E Gesù Cristo, il Signore crocifisso, risorto e vivo nella gloria. Fu lui l'anima dell'attività di Nicolas Roland.

Nel corso della sua vita, breve ma di grande densità spirituale, non smise mai di lasciare che il Signore compisse per mezzo suo la sua missione di gran sacerdote. Conformato alla persona di Cristo, ne condivideva l'amore per coloro che guidava al sacerdozio per "ricevere misericordia" (He 4,16): "L'amore immenso di Gesù per voi, soleva dire, è più grande ancora della vostra infedeltà".

Questa fede e questa speranza invincibili nell'amore misericordioso del Verbo incarnato lo avrebbero condotto a fondare la Congregazione delle Suore del Santo Bambino Gesù, dedite all'apostolato dell'educazione e dell'evangelizzazione dei bambini poveri. Asseriva infatti, in modo stupendo: "Gli orfani rappresentano Gesù Cristo negli anni della sua infanzia".

Sia benedetto Dio, il quale, proprio mentre si sta svolgendo il Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata, ci fa riconoscere in Nicolas Roland, che ha favorito l'educazione dei più poveri, un esempio vivo per molti religiosi e religiose dei nostri giorni!


4. "Il figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mc 10,45). Il Beato Alberto Hurtado si fece servitore per avvicinare gli uomini a Dio. La sua profonda vita interiore lasciava a chi lo incontrava l'immagine indimenticabile di uomo di Dio sempre disposto all'aiuto generoso. La sua figura di religioso esemplare nel compimento eroico dei suoi voti acquista uno speciale significato proprio in questi giorni in cui si sta celebrando il Sinodo dei Vescovi dedicato alla vita consacrata.

Nel suo ministero sacerdotale, caratterizzato da un vivo amore per la Chiesa, si distinse come maestro nella direzione spirituale e come predicatore instancabile, trasmettendo a tutti il fuoco di Cristo che portava dentro, in particolare nella fecondità di vocazioni sacerdotali e nella formazione di laici impegnati nell'azione sociale.

La vita del nuovo Beato ci ricorda che l'amore a Cristo non si limita alla sola persona del Verbo Incarnato. Amare Cristo è servire tutto il suo Corpo, specialmente i più poveri: fu questa una grazia particolare che il Beato Alberto Hurtado ricevette e che noi tutti dobbiamo chiedere incessantemente a Dio. Assisto dalla situazione dei poveri e mosso dalla sua fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa, lavoro per rimediare ai mali del suo tempo, insegnando ai giovani che "essere cattolici equivale a essere sociali". Figlio glorioso del continente americano, il Beato Alberto Hurtado appare oggi come segno illustre della nuova evangelizzazione, "una visita di Dio alla patria cilena".


5. Nella Beata Maria Rafols contempliamo l'azione di Dio che fa "Eroina della carità" la umile giovane che lascio la sua casa di Villafranca del Penedés (Barcellona) e, in compagnia di un sacerdote e di altre undici ragazze, intraprende un cammino di servizio agli infermi, seguendo Cristo e dando come Lui, "la sua vita in riscatto per molti" (Mc 10,45). Contemplativa nell'azione: questo è lo stile e il messaggio che ci lascia Maria Rafols. Le ore di silenzio e di preghiera nell'oratorio della cappella dell'Ospedale di Grazia di Zaragoza, conosciuto come "Domus infirmorum urbis et orbis" si prolungano poi nel servizio generoso a tutti gli infermi che li si trovavano: invalidi, dementi, donne abbandonate alla propria sorte e bambini. In tal modo manifesta che la carità, la vera carità, ha la propria origine in Dio, che è amore (1Jn 4,8).

Dopo aver trascorso la maggior parte della sua vita nel mortificato e celato servizio del "Brefotrofio", offrendo amore, abnegazione e affetto, abbracciata alla croce compie la sua dedizione definitiva al Signore, lasciando alla Chiesa e in modo particolare alle sue Figlie, il gran insegnamento secondo cui la carità non muore, non passa mai, la grande lezione di una carità senza frontiere, vissuta nella dedizione di ogni giorno. Tutti i consacrati potranno vedere in essa una espressione della perfezione della carità alla quale sono chiamati, e alla cui profonda esperienza di vita vuole contribuire la celebrazione della presente Assemblea sinodale.


6. "Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,44). La Beata Petra de San José è un esempio di donna consacrata che, tra innumerevoli difficoltà, accoglie con fede il carisma che lo Spirito le accorda al servizio di tutti.

Orfana fin da quando era molto piccola assunse per madre la Vergine.

Questa esperienza segno tutta la sua vita, scoprendo che il suo compito era quello di essere la madre di bambini, giovani o anziani che mancavano dell'affetto e dell'amore familiare. Madre Petra è infatti un esempio di come la verginità dei religiosi e delle religiose si trasformi in una feconda maternità spirituale, intrapresa e portata a compimento attraverso l'amore sponsale a Gesù Cristo, manifestata nella disponibilità totale e aperta ai bisognosi. Sentendosi amata da Dio e rispondendo a questo amore, anche in mezzo a mille prove, ci offre un modello luminoso di preghiera, di sacrificio per i fratelli e di servizio ai poveri, manifestazioni della vita religiosa sulla quale riflettono ora i Padri Sinodali.

La sua profonda devozione e la sua fiducia illimitata in San Giuseppe caratterizzarono tutta la sua vita e la sua opera, essendo chiamata, "apostolo di San Giuseppe del secolo XIX".

Negli ultimi periodi della sua esistenza terrena affiorano nelle sue labbra i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe: la Sacra Famiglia di Nazareth, nella cui scuola di amore, preghiera e misericordia crebbe la sua spiritualità, conducendo le sue Figlie verso questo cammino di santità.


7. Servire i sofferenti: ecco lo speciale carisma di Giuseppina Vannini fondatrice della Congregazione delle Figlie di san Camillo. Essere tutta di Dio, amato ed onorato in chi è nel bisogno, fu la sua costante preoccupazione, tradotta in una carità quotidiana senza confini accanto agli infermi, sulle orme del grande apostolo degli ammalati, san Camillo de Lellis.

"Vedete sempre negli infermi l'immagine di Gesù sofferente", ripeteva la Madre Vannini, invitando le consorelle a meditare sul Salvatore crocifisso, che il profeta Isaia presenta come "disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire" (Is 53,3). Ed è qui, nella contemplazione del Cristo sulla croce, la chiave di lettura dell'esistenza e dell'attività della nuova Beata, oggi additata al popolo cristiano come esempio luminoso da imitare.

Quanto attuali sono la sua testimonianza ed il suo messaggio! Madre Vannini rivolge un forte richiamo anche ai giovani ed alle giovani di oggi, talora titubanti nell'assumere impegni totali e definitivi. Ella invita a generosa corrispondenza sia quanti sono chiamati alla vita consacrata, sia coloro che realizzano la loro vocazione nella vita familiare: su tutti Dio ha un disegno di santità.


8. Una settimana fa, in Piazza S. Pietro si sono radunate famiglie provenienti da tutto il mondo, per celebrare uno speciale incontro nel contesto dell'Anno della Famiglia. Abbiamo meditato, in quella circostanza, come la "communio personarum", che si attua nella famiglia, apra la prospettiva verso quella "communio sanctorum", a cui fa riferimento il Simbolo Apostolico. E' una professione di fede che costituisce al tempo stesso un impegno e un programma da realizzare nella vita. La vocazione alla santità, infatti, è la vocazione essenziale di tutti i membri del popolo cristiano.

Oggi rendiamo grazie al Signore per tutti coloro che, come le persone poc'anzi iscritte nell'albo dei Beati, prendono parte alla sua infinita e perfetta santità. Al tempo stesso, vogliamo pregare per tutte le famiglie del mondo, perché, costruite sul fondamento del "grande Sacramento" del matrimonio (cfr. Ep 5,32), diventino già sulla terra l'inizio di quella "comunione dei santi" che si realizzerà in pienezza nel cielo.

Benedictus Dominus in sanctis suis... / et Sanctus in omnibus operibus suis.

Amen!

Data: 1994-10-16 Data estesa: Domenica 16 Ottobre 1994





Il Santo Padre all'Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro - Città del Vaticano

Titolo: La vita consacrata: rinuncia per amore

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Nel corso della celebrazione eucaristica da poco conclusa, ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari cinque nuovi Beati e Beate.

La loro glorificazione giunge provvidenziale, mentre si svolge il Sinodo dei Vescovi dedicato alla vita consacrata. Essi, infatti, pur non essendo tutti religiosi, hanno vissuto lo spirito della vita religiosa e l'hanno promossa, donando alla Chiesa nuove istituzioni, benemerite nel campo dell'educazione e della carità. La loro testimonianza ripropone con forza a tutto il popolo di Dio la comune vocazione alla santità, ma soprattutto ricorda ai religiosi e alle religiose che la loro vita non avrebbe senso, se non venisse scelta e vissuta come uno speciale cammino di santificazione.


2. Percorrendo le vicende dei nuovi Beati e Beate, si vede chiaramente come la vita religiosa, lungi dall'essere una fuga dai problemi del mondo, è piuttosto una concentrazione di carità e di speranza, di cui il mondo stesso è il primo beneficiario. In queste cinque splendide figure, vissute in diversi secoli e in diverse nazioni dell'Europa e dell'America Latina, ha preso corpo la carità cristiana nella concretezza delle molteplici opere di misericordia spirituale e corporale. E' la carità che si fa progetto educativo per l'infanzia, nella Congregazione fondata dal Beato Roland, oppure si fa casa e focolare per i senza tetto nelle istituzioni del Beato Alberto Hurtado; si fa accoglienza per gli abbandonati ed emarginati nell'opera della Beata Petra di San José, o premurosa tenerezza per i sofferenti e gli ammalati nel carisma delle Beate Maria Rafols e Giuseppina Vannini.

La vita consacrata appare così nel suo senso più profondo, che non è la rinuncia, ma l'amore, o meglio, la rinuncia per amore. Proprio per questo essa manifesta una sorprendente vitalità e fecondità anche per la storia degli uomini.

La testimonianza dei nuovi Beati dimostra quale grande spazio di creatività e di servizio si apre nella Chiesa sia agli uomini che alle donne, senza alcuna discriminazione, quando si è docili all'azione dello Spirito di Dio.


3. Affidiamo il rinnovamento della vita religiosa all'intercessione materna di Maria, di cui i nuovi Beati furono tutti filialmente devoti.

Che la Vergine Santa faccia sentire il calore della sua protezione materna a tutta la Chiesa, e in particolare a quanti hanno ricevuto la chiamata alla vita di speciale consacrazione.


4. Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Francia, fedeli alla memoria di Niçolas Roland. Fate risplendere nel vostro paese l'esempio del nuovo beato, apostolo, educatore e fondatore della Congregazione del Santo Bambino Gesù.

Possa la sua intercessione esservi di sostegno per la vostra missione nella Chiesa! Saluto anche i pellegrini in lingua spagnola venuti dalla Spagna e dall'America Latina per onorare i nuovi beati. Che sempre intercedano per gli Istituti che hanno fondato e proteggano voi e le vostre famiglie.

Un saluto speciale a tutti i cileni qui presenti, con il Signor Presidente del Cile e con tutto l'Episcopato cileno. Ricordo la Beatificazione di Teresa delle Ande a Santiago e poi la canonizzazione qui a Roma.

Data: 1994-10-16 Data estesa: Domenica 16 Ottobre 1994





Udienza: il discorso del Papa ai pellegrini presenti in occasione delle beatificazioni - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: I nuovi Beati testimoniano agli uomini del nostro tempo il primato dell'Assoluto

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Nella solenne Celebrazione eucaristica di ieri abbiamo reso gloria al Signore per il dono di cinque nuovi Beati: Nicola Roland, presbitero; Alberto Hurtado Cruchaga, presbitero della Compagnia di Gesù; Maria Rafols, Petra de San José Pérez Florido e Giuseppina Vannini, vergini. Pur essendo vissuti in epoche e circostanze storiche diverse, sono associati dal fatto di essere tutti fondatori di Istituti di vita consacrata.

La loro beatificazione è avvenuta mentre si stanno svolgendo i lavori dell'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, avente per tema "La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo". Con la loro esistenza, totalmente offerta a Dio e ai fratelli, e con il loro speciale carisma, che continua ad arricchire la comunità cristiana attraverso gli Istituti da essi fondati, i nuovi Beati testimoniano anche agli uomini del nostro tempo il primato dell'Assoluto.

Quindi il Papa ha proseguito la sua omelia in lingua francese, rivolgendosi ai pellegrini presenti in occasione della beatificazione di Nicolas Roland ed esortandoli a dedicarsi generosamente alla missione educatrice e alla catechesi. Quindi, proseguendo in lingua spagnola, si è rivolto ai pellegrini cileni e di altri Paesi latinoamericani giunti per la beatificazione di Alberto Hurtado, del quale ha sottolineato l'"ardore apostolico" e la "solida spiritualità". Sempre in spagnolo, il Papa ha salutato i fedeli convenuti per la beatificazione di Maria Rafols, la intrepida "eroina della carità", e quelli giunti in occasione della beatificazione di Petra de San José, "grande donna dal cuore di fuoco". Al termine, riprendendo in lingua italiana, si è rivolto ancora ai pellegrini presenti con queste parole: (In francese:)


2. Mi rivolgo ora a Mons. Jean Balland, Arcivescovo di Reims, alle Suore della Congregazione del Santo Bambino Gesù e ai loro amici per esprimere loro la mia gioia nel vedere Nicolas Roland finalmente presentato alla venerazione della Chiesa universale.

Avete in lui la più sicura delle guide. Se ancora oggi egli ha un messaggio duraturo da consegnarci, questo è certamente quello della grandezza e dell'amore di Dio. Soleva infatti dire: "Tutto ciò che noi possiamo fare per servire Dio è molto meno di quanto gli dobbiamo". Il sentimento della trascendenza assoluta dell'Onnipotente provocava in lui questo grido di ammirazione dinanzi all'Opera divina: "Tutto il creato non può riempire un cuore che Dio solo può appagare".

Possiate voi ogni giorno attingere, per gli uomini del nostro tempo assetati d'assoluto, ai tesori di dottrina spirituale che egli vi ha lasciato e che vi sta a cuore trasmettere! Nelle missioni di educazione e di catechesi, quali sono le vostre e che oggi si rivelano quanto mai urgenti, vi esorto a ispirarvi a lui nell'annunciare la Buona Novella.

Come non riconoscere nella sua breve vita - meno di quarant'anni! - un vivo esempio per le persone consacrate di oggi? Mi fermo qui, lasciandovi un ultimo pensiero di Nicolas Roland da cui tutti noi possiamo trarre giovamento: "Amate il silenzio e serbatelo di buon grado, poiché è il custode delle virtù".

(In spagnolo:)


3. Saluto ora i numerosi pellegrini di lingua spagnola. Molti di voi, cari fratelli, sono venuti fino a Roma dal Cile e da altri paesi dell'America Latina, con i vostri Vescovi e le Alte Autorità della nazione cilena, per assistere con devozione e giubilo alla beatificazione del gesuita P. Alberto Hurtado e render grazie a Dio per questo riconoscimento.

I1 nuovo Beato si presenta a noi come un religioso esemplare nel compimento dei suoi voti, che seppe unire una profonda vita spirituale e una grande fecondità apostolica. Modello di comunione nella Chiesa, di esercizio del ministero sacerdotale, di attenzione ai grandi cambiamenti culturali del suo tempo e di straordinaria sensibilità sociale, è inoltre una testimonianza per il suo lavoro creativo nella formazione e promozione del laicato.

Frutto del suo ardore apostolico e della sua solida spiritualità basata in Cristo, che sempre voleva imitare domandando in ogni momento: "che avrebbe fatto Egli se fosse stato al mio posto?", sorsero presso di lui numerose vocazioni sacerdotali e religiose. Grande educatore della sua gente, si distinse per aver diffuso nel Cile, attraverso la propria testimonianza, la sua azione, la sua parola, i valori del Vangelo che rendono possibile uno sviluppo genuinamente umano.

Apostolo instancabile, espresse con forza la sua scelta verso i giovani e i bisognosi. Il suo cuore apostolico lo fece promotore e difensore della Dottrina Sociale della Chiesa, per convertire così le menti e i cuori delle persone alla giustizia e alla solidarietà. Non è un caso che l'anniversario della sua morte si celebri nella sua Patria come il "Giorno della Solidarietà". La sua vita e il suo messaggio sono di chiara attualità. Desidero che nel riviverli in spirito di fede, sia questo un momento di Grazia per tutta la Chiesa, in modo particolare per quella diffusa in America Latina.


4. Risulta suggestiva e commovente la figura della nuova Beata Maria Rafols, conosciuta a giusto merito come l'"Heroina della carità". Se le autorità le diedero a suo tempo questo titolo per il suo eroico comportamento durante "l'assedio di Zaragoza", la Chiesa lo riconosce per la testimonianza di tutta la sua vita, nella quale, come San Paolo, poté dire: "mi prodighero volentieri, anzi consumero me stesso per le vostre anime" (2Co 12,15).

La maggior parte della sua vita si svolge nella prima metà del secolo XIX caratterizzato da profondi cambiamenti e agitazioni politiche che resero difficile la nuova avventura di fondare una congregazione apostolica. Tuttavia, animata da una fede profonda, uno spirito incline al sacrificio e il fuoco di una fervente carità, edifico e guido la sua piccola Confraternita, nel silenzio, l'oscurità, la povertà e anche la sottomissione a alcune condizioni stabilite dalla "direzione dell'Ospedale di Grazia" che oggi ci sembrano inconcepibili.

L'arrivo di Maria Rafols e delle giovani che la accompagnavano a Zaragoza, dopo faticosi giorni di viaggio, fu un vero e proprio avvenimento per l'intera città. La prima cosa che fecero fu prostrarsi ai piedi della Vergine del Pilar, implorando la sua protezione e aiuto per compiere con carità e fervore la missione per la quale erano giunte, che era quella di servire con amore Gesù Cristo nelle sue immagini dolenti: infermi, poveri, bambini; impresa affatto facile per la quale avevano bisogno dell'aiuto della Signora. Nasceva così la Congregazione delle Sorelle della Carità di Sant'Anna.

A partire da questo momento, con "il massimo impegno e soddisfazione", come affermano le documentazioni dell'epoca, la Beata Maria Rafols, decisa, caparbia e esperta, si impegna per un maggiore servizio agli infermi e, soprattutto ai bambini del "Brefotrofio", passando il resto della sua vita offrendo amore, abnegazione e affetto. Fu inoltre colpita dalle guerre, dal carcere e dal confino, e soffrendo in pace e senza lamento partecipa allo spirito delle beatitudini.


5. La Beata Petra de San José, "grande donna di cuore ardente", ci offre una testimonianza di fedeltà al carisma che ricevette dallo Spirito. Ebbe la carità come norma del suo essere e del suo operare. In essa tutto era amore e per questo ci dice: "è l'amore che deve prestarci le ali per salire più in alto".

Rimasta orfana molto presto, assume la Santissima Vergine come Madre, e promette di "dedicarsi nel corpo e nell'anima, nei sensi e nelle facoltà al servizio del suo buon Gesù e della sua benedetta Madre". Piena di questo amore materno e con l'incanto della sua attraente personalità, la nuova Beata esercito le virtù in modo eroico, con semplicità, umiltà e gioia, qualità propria dell'Andalusia, la sua terra natale.

La profonda devozione della Madre Petra a San Giuseppe la indusse a mettere sotto il suo patrocinio tutte le case e cappelle, tra le quali spicca il Real Santuario de San José de la Montana, di Barcellona. A questo proposito diceva: "Siamo giunti al tempo di San Giuseppe e so che non possiamo offrire alla Santissima Vergine un servizio più gradito che non lavorare per estendere la devozione al suo castissimo sposo" (Lettera 28,4,1905).

Alle sue Figlie religiose, le Madri degli Abbandonati e San Giuseppe della Montagna, chiede di avere sempre carità fraterna, in un clima di pace e di "mutuo rispetto", vivendo e condividendo con gioia la povertà, in atteggiamento di preghiera e serena osservanza delle regole. A tutte le esorta ad offrire, come carisma dell'Istituto, amore e misericordia, in particolare ai più bisognosi e abbandonati. Ad essa affido i lavori del Presente Sinodo dei Vescovi, per quanto riguarda questo importante aspetto della vita religiosa nella Chiesa.

(In italiano:)


6. Madre Giuseppina Vannini, figlia della Chiesa di Roma, risplende come esempio di infaticabile carità verso gli ammalati.

Sul modello di San Camillo de Lellis, ella con le sue figlie spirituali si consacra totalmente al loro servizio fino ad essere pronta a dare la vita per loro. "Il nostro solo scopo è di lavorare per la maggior gloria di Dio e per la salute di coloro che soffrono - scrive - e spero che con la grazia di Dio la nostra comunità non esca mai da questa via". Da Roma all'Italia, e poi in Francia, in Belgio, in Argentina, l'Istituto estende il suo valido servizio, nella quotidiana offerta al Cristo Crocifisso, amato e servito nei sofferenti.

Insieme con tutte le "Figlie di San Camillo" sparse in tredici Paesi del mondo, la Chiesa rende grazie al Signore per la significativa testimonianza di vita consacrata e di totale dedizione agli ammalati lasciata dalla Beata Fondatrice.


7. Carissimi Fratelli e Sorelle, lodiamo il Signore per le grandi cose che ha compiuto attraverso la generosa risposta di questi cinque nuovi Beati! I loro esempi e la loro intercessione vi sostengano nella ricerca e nell'annuncio dei valori dello Spirito. Facendo ritorno alle rispettive Comunità di provenienza, portate con voi la ricchezza e la gioia di questa visita a Roma. Vi accompagna la mia Benedizione, che di cuore imparto a tutti voi, qui presenti, e a quanti vi sono cari, in modo particolare ai giovani, agli anziani e agli ammalati.

(Al termine del discorso il Papa ha aggiunto:) Non posso terminare senza fare una distinzione. Alcuni sono venuti da Roma, pochi chilometri; altri sono venuti da Spagna, Francia, già qualche centinaio di chilometri; ma altri sono venuti dal Cile, che dista diecimila chilometri, almeno. E' una cosa da ammirare. Io rimango pieno di ammirazione per i cileni.

Allora, chiedo anche le vostre preghiere, specialmente in questo primo giorno del diciassettesimo anno del mio Ministero Petrino.

Data: 1994-10-17 Data estesa: Lunedi 17 Ottobre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Le parole di saluto rivolte ai fedeli dal Papa dopo la recita della preghiera dell'Angelus Domini - Città del Vaticano