GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso della Società Italiana di Chirurgia - Città del Vaticano

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso della Società Italiana di Chirurgia - Città del Vaticano

Titolo: E l'"humanitas" verso i sofferenti che contraddistingue la figura e l'attività del medico




1. Do il mio cordiale benvenuto ai partecipanti al Congresso della Società di Chirurgia, riuniti a Roma per affrontare i temi più attuali e gli aspetti più dibattuti e controversi di questo fondamentale campo della medicina che, per gli attuali straordinari progressi, abbraccia gli ambiti della prevenzione, della diagnostica, della terapia e della stessa riabilitazione.

Un particolare saluto all'illustre e chiarissimo Professor Francesco Crucitti, Presidente del Congresso, e a quanti hanno collaborato per la migliore riuscita di questo incontro di studio e di aggiornamento.


2. Per le nuove scoperte e per il quotidiano confronto con le tecnologie più sofisticate, la professione del chirurgo, specialmente nel settore dell'oncologia, sta evolvendo verso inediti traguardi. Il chirurgo, oltre che avvalersi di nuovi e sempre più efficaci metodi di intervento, può contare sulla convergente e contestuale collaborazione di altri specialisti, come il radioterapista, il chemioterapista e l'immunoterapista, il cui apporto è spesso di decisiva rilevanza.

Le conquiste e le sempre più promettenti acquisizioni della scienza e della tecnica, mentre richiedono al chirurgo continuo aggiornamento e più responsabile preparazione professionale, gli consentono di venire incontro sempre più efficacemente alla speranza di vita dei pazienti, suscitandone la crescente fiducia nelle attuali possibilità terapeutiche.

La vostra esperienza, tuttavia, vi insegna che la fiducia riposta in voi dal paziente non è soltanto fiducia nella scienza, ma è anche affidamento alla vostra umanità e sensibilità. Il poter infatti disporre di strumenti sempre più efficaci a vantaggio di chi soffre di gravi malattie e si vede costretto a confrontare la propria debolezza con le possibilità terapeutiche offerte dalla scienza, è motivo altissimo e nobilissimo per imprimere all'esercizio della vostra professione una dimensione di generosità e di dedizione pari alla sfida della speranza riposta in voi.


3. Come ebbi a ricordare in occasione di un precedente Congresso promosso dalla benemerita Società di Chirurgia, la vostra professione è anche una missione e, come tale, richiede disponibilità al sacrificio, forza nelle difficoltà, umiltà intellettuale aperta alla collaborazione di chi è associato al vostro lavoro.

Il vostro incontro di uomini e donne di scienza e di prassi è sempre con la persona umana, che consegna nelle vostre mani il suo corpo, fidando nella vostra competenza, oltre che nella vostra sollecitudine e premura. Quella che voi trattate è la misteriosa e grande realtà della vita di un essere umano, con la sua sofferenza e con la sua speranza (cfr. Ai partecipanti al Congresso di chirurgia, 19 febbraio 1987, in , X/1, p. 374, n. 2).

L'umanizzazione della medicina non costituisce una disciplina a se stante. Essa è piuttosto il cuore, l'anima di un esercizio della scienza capace di non mandare inascoltata e delusa la più intensa implorazione di aiuto che sale da un essere umano.

Il vostro impegno sia pari alla fiducia riposta in voi. A questa fiducia, infatti, siete chiamati a rispondere attraverso l'ascolto del paziente, la diagnosi non soltanto della sua infermità specifica, ma della sua condizione psicologica, delle sue attese, delle sue capacità di collaborare con voi.

Consapevoli di essere cercati con speranza da coloro che soffrono, andate incontro alla loro domanda di vita e di migliore qualità della vita con quella passione e quella humanitas che, in ogni tempo, hanno sempre accompagnato la figura e l'attività del medico.


4. Nessuno meglio di voi, tuttavia, conosce anche i limiti invalicabili della scienza e della tecnica di fronte all'aggressione dell'infermità. perciò, come il luogo di ricovero e di cura è tempio di speranza e di preghiera per chi vi è ospite in attesa di terapia e di guarigione, così sia vostro atteggiamento interiore l'apertura al sostegno che può venirvi da Colui che "passo beneficando e risanando" (Ac 10,38) quanti incontrava nel suo cammino.

Per misterioso disegno divino, ho conosciuto la prova e la grazia di condividere la condizione dei pazienti, vivendo come loro e in mezzo a loro. Sono quindi lieto di avere oggi l'occasione per esprimere a voi tutti i sentimenti del mio apprezzamento e della mia gratitudine per il dono quotidiano che voi elargite a chi soffre.

Considerate preziosa la vostra professione di chirurghi e impareggiabile il dono di essere servitori della vita in coloro che la sentono minacciata e compromessa.

Uomini di scienza, siate testimoni della vera scienza, la quale non si esaurisce nella conoscenza, ma, attraverso il servizio all'uomo, approda alla giustizia e all'amore. E' questa, infatti, la più profonda e vera domanda che sale dal cuore di ogni uomo ed è anche la più preziosa e nobile risposta che l'uomo può offrire al suo prossimo.

Nell'auspicare i migliori risultati ai vostri lavori, imploro su di voi, sulle vostre famiglie e su quanti con voi collaborano l'abbondanza dei divini favori, in pegno dei quali vi imparto volentieri l'Apostolica Benedizione.

Data: 1994-10-18 Data estesa: Martedi 18 Ottobre 1994





Messaggio: Giovanni Paolo II in occasione della Messa per l'inizio dell'anno accademico degli Atenei ecclesiastici - Città del Vaticano

Titolo: Il titolo di "Alma Mater" sintetizza il rapporto tra l'Università e la Famiglia per la promozione umana e culturale dei giovani

Carissimi Fratelli e Sorelle! Desidero rivolgere un cordiale saluto alla grande "famiglia" accademica di Roma in questo che è l'Anno della Famiglia. Chiesa e famiglia hanno una lunga e comune consuetudine di impegno nel servizio alla promozione umana e culturale dei giovani. Testimoniano tale particolare sollecitudine ecclesiale le molte scuole fondate nel corso dei secoli dalle Chiese locali e dalle Congregazioni religiose.

La nascita delle Accademie e delle Università, sorte spesso all'ombra delle Cattedrali, va ricondotta a tale materna sollecitudine e sta a significare il costante sostegno offerto dalla Chiesa alla realizzazione della missione educatrice della famiglia.

Inaugurando quest'oggi il nuovo anno accademico, desidero pregare insieme con voi per ciascuna delle vostre Università designate spesso col titolo di "Alma Mater", quasi a voler sottolineare la loro tipica caratteristica di Università-Famiglia. Il mio vivo e cordiale auspicio è che ogni Università pontificia, in Roma e nelle altre parti del mondo, sappia costruire, nel quotidiano impegno di studio e di ricerca della Verità, un autentico clima di famiglia tra Autorità accademiche, Professori, Educatori e Studenti.

A tale scopo, rivolgo a coloro che compongono la grande "famiglia" accademica romana fervidi voti augurali, affinché nel corso del nuovo anno il lavoro di ognuno porti frutti salvifici di verità e di sapienza.

Con uno speciale pensiero per il Signor Cardinale Pio Laghi che presiede la celebrazione, tutti di cuore benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vaticano, 18 ottobre 1994.

Data: 1994-10-18 Data estesa: Martedi 18 Ottobre 1994





Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Santo Padre ai Presuli della Conferenza Episcopale del Cile - Città del Vaticano

Titolo: Educare le nuove generazioni al rifiuto del consumismo e alla carità come stile di vita, sull'esempio del Beato Hurtado

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. Con grande gioia vi saluto in "Gesù Cristo, nostro Signore. Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome" (Rm 1,4-5). La visita "ad Limina" mi consente di condividere la vostra sollecitudine pastorale e di rafforzare ancora di più gli stretti vincoli che ci uniscono nella fede, nella preghiera e nella carità. Con questo spirito ringrazio Mons. Fernando Ariztia, Vescovo di Copiapo e Presidente della Conferenza Episcopale per le deferenti parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi.

Le relazioni quinquennali e i colloqui privati dei giorni passati mi hanno permesso di ricordare con affetto la Chiesa pellegrina in Cile, evocando nel mio cuore gli indimenticabili momenti della mia visita pastorale del 1987.

Desidero esprimervi la mia stima per la generosa opera che svolgete, volta soprattutto a suscitare l'incontro di ogni uomo con il Dio vivo e autentico. La mia riconoscenza va anche ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e ai laici che collaborano efficacemente all'attività missionaria della Chiesa.


2. Con soddisfazione ho visto che gli Orientamenti Pastorali per il periodo 1991-1994 hanno il suggestivo titolo di "Nuova Evangelizzazione per il Cile, Patria che amiamo e serviamo con il Vangelo del Signore". L'unità dimostrata in questa programmazione offre l'immagine di un Episcopato attento ai segni dei tempi che, con affetto collegiale, intende comprendere e a realizzare i disegni di Dio.

In tal modo, potete condurre i vostri fedeli verso la santità, vocazione ultima di ogni cristiano (cfr. CD 15). Siete veramente impegnati in questo compito quando indicate che "urge avvicinare i fedeli alla Parola viva di Dio e aiutarli a partecipare pienamente alla vita sacramentale. Urge anche rinnovare la vita di preghiera personale e comunitaria e la capacità di contatto profondo con il Signore. In particolar modo è necessario promuovere la partecipazione attiva nella liturgia. così risuonerà nelle comunità e in ognuno di noi la chiamata radicale alla santità" (Orientaciones cit. n. 41-42).

Con il progresso il vostro Paese si trova ad affrontare nuove sfide: la cultura non è sempre esente dall'influenza del secolarismo e di comportamenti contrari ai principi etici e alla dignità della persona umana. Voi stessi avete richiamato l'attenzione su questi pericoli. Per questo siete consapevoli del fatto che l'evangelizzazione deve promuovere anche i valori fondamentali della vita, della famiglia e della solidarietà.


3. Il Vescovo deve preoccuparsi di tutti "con la preghiera, la predicazione e ogni opera di carità" (LG 27). Questa carità pastorale deve estendersi in modo particolare, come quella di Gesù Cristo, ai suoi più vicini collaboratori, i presbiteri che deve sempre considerare come figli e amici (cfr. LG 28).

Ho appreso con soddisfazione che state promuovendo la formazione permanente del clero. Vi incoraggio dunque a proseguire con decisione e con fermezza lungo questo cammino tanto importante per la vita della Chiesa.

Nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis ho parlato della necessità di una formazione permanente, adatta alle circostanze di tempo e di luogo, affinché i sacerdoti ravvivino il dono ineffabile che è stato conferito loro mediante l'imposizione delle mani (cfr. 2Tm 1,6). Per questo bisogna fornire loro i mezzi necessari per intensificare la loro formazione spirituale, teologica e pastorale.

Tutto ciò mediante lo studio della Parola di Dio svolto in modo devoto, amoroso e metodico, per far si che essa possa essere presentata ai fedeli non solo "in termini generali e astratti", ma anche applicando, "la perenne verità del Vangelo alle circostanze concrete della vita" (PO 4), e mediante l'approfondimento nelle diverse aree teologiche: dogmatica, morale, pastorale e del diritto canonico, senza trascurare la dottrina sociale della Chiesa che è una delle componenti essenziali della "Nuova Evangelizzazione" (cfr. CA 83).


4. La vita dei nuovi seminari in Cile è motivo di profonda speranza. A questo proposito desidero ricordare che una "condizione indispensabile per la "Nuova Evangelizzazione" è di poter contare su evangelizzatori numerosi e qualificati" (Discorso Inaugurale di Santo Domingo, n. 26), che siano consapevoli della grazia di essere stati chiamati a una così importante missione. Per questo la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose deve essere considerata una priorità da parte dei Vescovi e un'esigenza di tutto il popolo di Dio (cfr. Conclusioni di Santo Domingo, n. 82). Nello stesso tempo bisogna lavorare non solo per incrementare il numero dei chiamati, ma anche per garantire alla Chiesa la loro idoneità.

Nell'organizzare la vita dei seminari, occorre tener presente che il loro fine è la formazione di giovani che, configurandosi a Cristo, Buon Pastore, edifichino la Chiesa, come collaboratori del Vescovo e membri del presbiterio (cfr. PO 12). Per questo, si richiede un gruppo di formatori con la necessaria preparazione spirituale, teologica, pastorale, umana e pedagogica, unitamente a una coerente testimonianza di vita sacerdotale.

Similmente, lo spirito di preghiera, la celebrazione della liturgia e il contatto con il direttore spirituale aiuteranno i seminaristi a formare l'uomo interiore fedele a Dio, alla Chiesa e al suo ministero, capace di amare tutti senza distinzione, e, se sarà necessario, di soffrire per il Regno. In questo processo non bisogna dimenticare l'importante ruolo svolto dalla formazione intellettuale: lo studio della sana filosofia, la conoscenza delle Sacre Scritture, dei Padri e del Magistero della Chiesa, con una visione pastorale e in contatto con la cultura.


5. Ho notato con particolare interesse che, sia negli Orientamenti Pastorali come nelle ultime Assemblee dell'Episcopato, avete dato la priorità alla pastorale familiare. Conoscete bene l'importanza decisiva che rivestono l'unità della famiglia e la stabilità del vincolo coniugale indissolubile per il pieno sviluppo della persona e per il futuro della società. Per questo la Chiesa, esperta in umanità, deve continuare a proclamare la verità sul matrimonio e sulla famiglia, così come Dio ha stabilito. Rinunciarvi, sarebbe una grave omissione pastorale che indurrebbe in errore i credenti e anche coloro che hanno l'importante responsabilità di prendere le decisioni concernenti il bene comune della Nazione.

Per questo vi esorto vivamente a mantenervi uniti, fedeli al Magistero, insegnando i principi inviolabili della santità e dell'indissolubilità del matrimonio cristiano, come un autentico servizio alla famiglia e alla stessa società.

I Vescovi dell'America Latina nella IV Conferenza Generale hanno ricordato che "il matrimonio e la famiglia nel disegno originale di Dio sono istituzioni di origine divina e non prodotti della volontà umana" (Conclusioni di Santo Domingo, n. 211). Insegnate con chiarezza questa verità che vale non solo per i cattolici, ma anche per tutti gli uomini e le donne senza distinzione. Vi invito anche a proclamare incessantemente che il matrimonio e la famiglia costituiscono un bene insostituibile della società, che non può rimanere indifferente dinanzi al loro svilimento o alla loro perdita. Non bisogna dimenticare che la famiglia deve dare testimonianza dei suoi valori dinanzi a se stessa e dinanzi alla società: "I compiti, che la famiglia è chiamata da Dio a svolgere nella storia scaturiscono dal suo stesso essere e ne rappresentano lo sviluppo dinamico ed esistenziale. Ogni famiglia scopre e trova in se stessa l'appello insopprimibile che definisce ad un tempo la sua dignità e la sua responsabilità: Famiglia, "diventa" ciò che "sei"!" (FC 17). Per questo siate vicini alle famiglie cristiane, incoraggiate la pastorale familiare nelle vostre diocesi, insieme ai movimenti e alle associazioni di spiritualità matrimoniale, risvegliate il loro zelo apostolico affinché facciano proprio il compito della Nuova Evangelizzazione, aprano le porte a coloro che non hanno casa o vivono in situazioni difficili e diano testimonianza della dignità umana che nasce da un amore disinteressato e incondizionato.


6. La pastorale familiare deve anche considerare l'inestimabile e irrinunciabile vocazione di educatori dei coniugi allorché, come genitori, sono chiamati alla grande responsabilità dell'educazione dei figli nelle diverse tappe della loro crescita umana e spirituale. Per questo la Chiesa collabora con sollecitudine con i genitori mediante la pastorale giovanile svolta nei diversi ambienti frequentati dai bambini e dai giovani.

A questo proposito, nei miei viaggi apostolici, ho tenuto indimenticabili incontri con i giovani, ascoltando le loro testimonianze sincere e trasparenti su ciò che li preoccupa. In mezzo a loro ho potuto constatare la nobile capacità di dedizione che li contraddistingue, la gioia con cui esprimono i loro ideali di vita, la loro grande fame di Dio e il loro bisogno di testimoni che li guidino correttamente. Da qui l'urgenza di dare orientamenti all'amata gioventù cilena sulla base dei principi cristiani e delle fondamentali virtù umane e sociali.


7. Vi preoccupa anche, cari Fratelli, la situazione di quelle persone che vivono in ristrettezze economiche e che a volte mancano del necessario.

A questo proposito sono incoraggianti le diverse iniziative esistenti in ogni diocesi per soddisfare adeguatamente i bisogni dei poveri.

Questa preoccupazione per il sociale fa parte della "missione di evangelizzare" della Chiesa (SRS 41), all'interno della quale deve occupare un posto rilevante la promozione umana, dal momento che l'evangelizzazione è volta alla liberazione integrale della persona (cfr. Discorso inaugurale della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, n. 13).

I cattolici, nel trasmettere correttamente il ricco e sempre attuale patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, devono promuovere e favorire iniziative adeguate, volte a superare situazioni di povertà e di emarginazione che affliggono tanti fratelli bisognosi.

Sebbene tutta la Chiesa sia chiamata direttamente al servizio della carità per "alleviare le necessità umane di ogni genere" (CL 41), tuttavia in questo servizio svolgono un ruolo specifico i fedeli laici, poiché ad essi spetta il compito di infondere i valori cristiani nell'ordine temporale in quanto questa stessa carità anima e sostiene un'attiva solidarietà, attenta a tutti i bisogni dell'essere umano (cfr. ibid CL 41).

Pertanto i Pastori devono orientare i propri fedeli in questo campo favorendo la loro adeguata formazione morale e dottrinale affinché, unitamente alla loro competenza nell'ambito socio-economico e politico, possano compiere azioni efficaci con retti criteri morali. A questo proposito sono lodevoli le attività della Caritas-Cile, quelle delle numerose Congregazioni Religiose, così come le iniziative della Quaresima della Fraternità e del Giorno della Solidarietà. Con queste iniziative si invitano i cristiani a privarsi di qualcosa di necessario, e non solo del superfluo, incoraggiando l'attitudine a condividere tra fratelli. Come già ho indicato nella mia Visita Pastorale nel vostro Paese "I poveri non possono attendere!" aspettando "un aiuto che giunga loro quasi come un rimbalzo della prosperità generalizzata della società" (Discorso nella CEPALC, 3 aprile 1987).

I cristiani sono chiamati a collaborare attivamente in questo servizio della carità, per esempio nelle diverse forme di volontariato il quale "se vissuto nella sua verità di servizio disinteressato al bene delle persone, specialmente le più bisognose e le più dimenticate dagli stessi servizi sociali, deve considerarsi una espressione importante di apostolato, nel quale i fedeli laici, uomini e donne, hanno un ruolo di primo piano" (CL 41). In tal modo, il coordinamento con le diverse istituzioni, statali e non governative, potrà promuovere un più efficace aiuto al prossimo.

In tal senso, vi servirà d'ispirazione e di guida la testimonianza e l'insegnamento di Padre Alberto Hurtado, beatificato in questi giorni, il quale seppe unire in modo ammirevole nella sua vita il contatto personale e intimo con il Signore alla creatività e alla totale disponibilità al servizio dei bisognosi.

Che egli, con la sua intercessione, vi spinga a giungere al cuore dei vostri fratelli affinché vi sia una nuova generazione che non viva dei miraggi del lucro e del consumismo, ma che si fondi sulle migliori tradizioni di sobrietà, di solidarietà e di generosità presenti nel cuore del vostro popolo.

Lo auguro di cuore a tutti gli amati figli del Cile in questo incontro con i loro Pastori, e nell'invocare la Santissima Vergine del Carmelo, tanto amata e venerata nel vostro Paese, vi benedico con affetto, come pegno della costante assistenza divina.

Data: 1994-10-18 Data estesa: Martedi 18 Ottobre 1994





Messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni - Città del Vaticano

Titolo: Lo stretto legame tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale

Venerati Fratelli nell'Episcopato Carissimi Fratelli e Sorelle di tutto il mondo! "Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38). Con queste parole del Signore mi rivolgo a tutta la Chiesa che il 7 maggio prossimo, IV domenica di Pasqua, celebrerà l'annuale Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: "Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari".


1. Sono trascorsi dieci anni da quando l'Organizzazione delle Nazioni Unite proclamo il 1985 "Anno Internazionale della Gioventù". In quella circostanza volli inviare una lettera ai giovani e alle giovani del mondo per fissare con loro il gioioso appuntamento annuale della Giornata Mondiale della Gioventù.

A conclusione del decennio desidero ringraziare il Signore per la speranza che tale iniziativa ha seminato e fatto crescere nel cuore dei giovani e, in occasione della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, invito tutti a riflettere sullo stretto legame che salda la pastorale giovanile alla pastorale vocazionale.

Richiamando in diverse occasioni la gioventù sparsa in tutto il mondo a meditare sul colloquio di Cristo con il giovane (cfr. Mc 10,17-22 Mt 19,16-22 Lc 18,18-23), ho già avuto modo di sottolineare che la giovinezza consegue la sua vera ricchezza quando è vissuta principalmente come tempo di riflessione vocazionale.

La domanda del giovane: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?" svela una dimensione costitutiva della stessa giovinezza. Il giovane infatti, vuol dire: "Che cosa devo fare perché la mia vita abbia senso? Qual è il piano di Dio riguardo alla mia vita? Qual è la sua volontà?".

Il dialogo che nasce dalla domanda del giovane offre a Gesù l'occasione per rivelare la speciale intensità con cui Dio ama colui o colei che si mostra capace di porsi l'interrogativo in chiave vocazionale sul proprio futuro: "Fissatolo lo amo". Chi vive seriamente l'inquietudine vocazionale trova nel cuore di Cristo un'attenzione piena di tenerezza. Poco dopo Gesù rivela anche quale sia la risposta che Dio dà a chi vive la propria giovinezza come tempo propizio di orientamento spirituale. La risposta è: "Seguimi!".

E nel seguire Gesù che la giovinezza rivela tutta la ricchezza delle sue potenzialità ed acquista pienezza di significato.

E nel seguire Gesù che i giovani scoprono il senso di una vita vissuta come dono di sé e sperimentano la bellezza e la verità di una crescita nell'amore.

E nel seguire Gesù che essi si sentono convocati alla comunione con Lui come membra vive di uno stesso corpo, che è la Chiesa.

E nel seguire Gesù che sarà possibile per loro comprendere la chiamata personale all'amore: nel matrimonio, nella vita consacrata, nel ministero ordinato, nella missione "ad gentes".


2. Quel dialogo dimostra pero che l'attenzione e la tenerezza di Gesù possono restare senza risposta. E la tristezza è il retaggio di scelte di vita che allontanano da Lui.

Quanti motivi, ancora oggi, trattengono adolescenti e giovani dal vivere la verità della loro età nell'adesione generosa a Cristo. Quanti sono ancora coloro che non sanno a chi porre quella domanda che il "giovane ricco" rivolse a Gesù! Quante giovinezze rischiano di privarsi di una autentica crescita! Eppure quante attese! Nel cuore di ogni nuova generazione resta sempre forte il desiderio di dare un senso alla propria esistenza. I giovani cercano, sul loro cammino, chi sappia parlare con loro dei problemi che li assillano e proporre soluzioni, valori, prospettive, per cui valga la pena scommettere il proprio futuro.

Ciò che oggi si richiede è una Chiesa che sappia rispondere alle attese dei giovani. Gesù desidera mettersi in dialogo con loro e proporre, attraverso il suo corpo che è la Chiesa, la prospettiva di una scelta che impegna la loro vita.

Come Gesù con i discepoli di Emmaus, così la Chiesa deve farsi oggi compagna di viaggio dei giovani, spesso segnati da perplessità, resistenze e contraddizioni, per annunciare loro la "notizia" sempre strabiliante del Cristo risorto.

Ecco ciò di cui c'è bisogno: una Chiesa per i giovani, che sappia parlare al loro cuore e riscaldarlo, consolarlo, entusiasmarlo con la gioia del Vangelo e la forza dell'Eucarestia; una Chiesa che sappia accogliere e farsi invito per chi cerca uno scopo che impegni tutta l'esistenza; una Chiesa che non tema di chiedere molto, dopo aver molto dato; che non abbia paura di chiedere ai giovani la fatica di una nobile ed autentica avventura, qual è quella della sequela evangelica.


3. Questo impegno della Chiesa per i giovani, con le dovute attenzioni di ordine pedagogico e metodologico, non può prescindere in alcun modo dal considerare come dovere primario la proposta e l'accompagnamento delle varie vocazioni. Né può prescindere da un'attenzione costante e specifica per le vocazioni al ministero ordinato e alla vita di speciale consacrazione, bisognose per loro natura di una cura particolare.

Un progetto di pastorale giovanile non può non proporsi come obiettivo ultimo la maturazione ad un dialogo personale, profondo, decisivo del giovane o della giovane con il Signore. La dimensione vocazionale, pertanto, è parte integrante della pastorale giovanile, al punto che possiamo sinteticamente affermare: la pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale; e la pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale.

Con l'adolescenza si manifesta, infatti, una naturale predisposizione alla scoperta del nuovo, del vero, del bello e del buono; è in questa età che si compiono le prime esperienze che segneranno le tappe della crescita verso l'interiorizzazione della fede. La comunità cristiana ha molto da dire e da dare ai ragazzi che vivono questa novità, perché proprio il vangelo della vocazione può dare una risposta alle domande, alle attese, alle inquietudini adolescenziali e giovanili. La comunità cristiana è custode e messaggera di questa risposta, perché è inviata dal suo Signore a svelare all'adolescente e al giovane il senso ultimo dell'esistenza, orientandolo così verso la scoperta della propria vocazione nel vissuto quotidiano. Ogni vita, infatti, si manifesta come vocazione da conoscere e da seguire perché un'esistenza senza vocazione non potrà mai essere autentica.

La comunità cristiana è chiamata a rendere possibile l'incontro del giovane con Gesù, facendosi mediatrice della chiamata ed educatrice della risposta che Egli attende. Essa ha la missione di far scoprire ai giovani la loro personale chiamata ad essere Chiesa e a fare Chiesa. La comunità cristiana si pone, pertanto, come il contesto naturale in cui i giovani possono completare il loro iter educativo, scoprendo la ricchezza più grande della loro singolare età e corrispondendo a quella vocazione che il Dio della vita ha previsto per ciascuno fin dalla creazione del mondo.


4. I percorsi di pastorale giovanile, pensati e realizzati nelle Chiese particolari, nelle Comunità parrocchiali, nelle aggregazioni ecclesiali, negli Istituti di vita consacrata non possono prescindere da questo obiettivo e da questi contenuti.

E compito degli educatori, nell'adempimento dei rispettivi ruoli, accompagnare la maturazione delle diverse vocazioni, avendo particolare riguardo per quelle al sacerdozio e alla vita consacrata. Anche se la loro azione non produce direttamente la risposta, può pero facilitarla, talora persino renderla possibile. Il frutto è sempre una realtà nuova, originale, fondamentalmente gratuita: un frutto esposto, nel suo concretizzarsi, a tutte le incertezze di ogni coltivazione. A questo riguardo, occorre allontanare la tentazione di una frettolosa impazienza e di un'ansiosa preoccupazione circa la sorte e i ritmi di crescita del seme.

L'educatore è chiamato di volta in volta ad essere solerte nel seminare abbondantemente e saggiamente e poi nel compiere il proprio dovere senza forzare i ritmi dello sviluppo. La sua aspirazione più grande sarà quella di creare itinerari educativi capaci di far scoprire al giovane il cuore di Dio così che adempiendone la volontà possa giungere ad intravedere l'immensa gioia del dono che è la vita e della vita che si fa dono.

Sostenuto dalla certezza che il Padre celeste continua a chiamare tanti giovani, affinché seguano più da vicino le orme di Cristo suo Figlio nel sacro ministero, nella professione dei consigli evangelici, nella vita missionaria, affido a tutti i responsabili e agli operatori della pastorale giovanile e di quella vocazionale il compito affascinante e insieme esigente dell'animazione vocazionale. E necessario fare in modo che "si diffonda e si radichi la convinzione che tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura delle vocazioni" (PDV 41).


5. Sono certo che in questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sarà dato il primo posto alla preghiera. Tutta la Chiesa preghi con fiduciosa speranza, consapevole che le vocazioni sono un dono da impetrare con l'orazione e da meritare con la santità della vita.

A Maria, che nella sua giovinezza ha vissuto la straordinaria chiamata ad essere tutta di Dio e tutta dell'uomo nel mirabile mistero dell'incarnazione del Verbo Divino, affido tutti i giovani del mondo e tutti coloro che, in cammino con essi, si fanno loro guida sulla via che conduce alla perfezione.

La"Redemptoris Mater" interceda perché nella Chiesa la vita generi nuova vita e tutti i membri del corpo di Cristo sappiano rivelare al mondo che non c'è vera umanità, se non ci si impegna a vivere come Dio vuole.

Preghiamo: O Vergine di Nazareth, il "si" pronunciato nella giovinezza ha segnato la tua esistenza ed è divenuto grande come la tua stessa vita.

O Madre di Gesù, nel tuo "si" libero e gioioso e nella tua fede operosa tante generazioni e tanti educatori hanno trovato ispirazione e forza nell'accogliere la Parola di Dio e nel compiere la sua volontà.

O Maestra di vita, insegna ai giovani a pronunciare il "si" che dà significato all'esistenza e fa scoprire il "nome" nascosto da Dio nel cuore di ogni persona.

O Regina degli Apostoli, donaci educatori sapienti, che sappiano amare i giovani e farli crescere, guidandoli all'incontro con la Verità che rende liberi e felici.

Amen! Con questi voti imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, Venerati Fratelli dell'Episcopato, ai Sacerdoti, ai Diaconi, ai Religiosi, alle Religiose e a tutti i fedeli laici, in particolare ai giovani e alle giovani che con cuore docile si pongono in ascolto della voce di Dio pronti ad accoglierla con adesione generosa e fedele.

Dal Vaticano, 18 ottobre 1994, diciassettesimo di Pontificato.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-10-18 Data estesa: Martedi 18 Ottobre 1994





Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Santo Padre ai Presuli della Conferenza Episcopale del Pakistan - Città del Vaticano

Titolo: Sia sempre ferma la vostra opposizione alle politiche contro la dignità della donna

Cari Fratelli Vescovi,


1. Con le parole dell'Apostolo Paolo saluto voi, amati Pastori della Chiesa in Pakistan: "E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (Rm 15,5-6). La vostra visita presso le tombe dei "gloriosi Apostoli", che hanno fondato la Chiesa a Roma mediante la testimonianza congiunta del loro martirio, è un momento prezioso di comunione collegiale. Come Pastori delle Chiese particolari in comunione con questa Sede alla quale la Provvidenza divina ha chiesto di essere "fonte e principio di unità" (Cipriano, De Unitate Ecclesiae, n. 4), voi portate il fardello, il dolore, la speranza e le aspirazioni del vostro popolo al centro della Chiesa universale. E' una gioia essere certi delle preghiere dei fedeli in Pakistan, che ricordo con affetto dalla mia breve visita a Karachi nel 1981. Mediante voi abbraccio tutti i fedeli e prego affinché, per la virtù dello Spirito Santo, possano abbondare nella speranza! (cfr. Rm 15,13).

La vostra presenza mi richiama alla mente il vostro defunto fratello Cardinale Joseph Cordeiro, la cui sincera fedeltà al Vangelo e l'amore del suo popolo l'hanno reso un dono alla Chiesa e alla vostra nazione.


2. Il nostro ministero - radicato nel Signore che, dalla cattedra della Croce (cfr. Jn 12,32), chiama tutta l'umanità a sé - è messo al servizio della vocazione più profonda dell'uomo: quella di conoscere "l'unico vero Dio e... Gesù Cristo" che Egli ha mandato (Jn 17,3). Noi preghiamo e operiamo per un importante fine, ossia la comunione con il Dio Trino. Mentre la Chiesa si avvicina al Terzo Millennio, la nostra responsabilità individuale e collettiva di fronte al Signore, "giusto giudice" (2M 4,8), per la missione che ci è stata confidata, diviene un'urgenza che deve esortarci e incoraggiarci nella nostra vita di preghiera e nel nostro ministero per il Popolo di Dio che ci è stato affidato.

Cosa significa l'anno 2000 per la Chiesa in Pakistan? Significa che il Signore ci sta chiamando - come sta chiamando la Chiesa in tutto il mondo - ad essere ringiovaniti con la perenne freschezza della Parola di Vita. Egli sta invitando la sua Sposa verginale (cfr. Ep 5,27) a una rinnovata fedeltà al Vangelo, ad una più radiosa santità e a un più sereno coraggio nell'apostolato.

Grazie alla vostra guida, ferma ma gentile, l'intera Chiesa in Pakistan è chiamata a rafforzare il "senso vivo della fede", che è al centro della nuova evangelizzazione (cfr. RMi 33).


3. Il fervore sincero e i metodi creativi invocati dalla nuova evangelizzazione richiedono prima di tutto "sacerdoti radicalmente e integralmente immersi nel mistero di Cristo e capaci di realizzare un nuovo stile di vita pastorale, segnato dalla profonda comunione con il Papa, i Vescovi e tra di loro, e da una feconda collaborazione con i fedeli laici" (PDV 18). Al centro del ministero sacerdotale vi è la celebrazione del Sacrificio eucaristico e degli altri Sacramenti secondo la disposizione e la disciplina della Chiesa. Non dovete risparmiare sforzi nell'incoraggiare i vostri sacerdoti a celebrare la Messa ogni giorno, a ricevere frequentemente la grazia del Sacramento della Penitenza e a recitare la Liturgia delle Ore in armonia di intenzioni con la Sposa di Cristo. Il vigore della missione della Chiesa dipende dai sacerdoti che vengono alimentati dalla preghiera e che ardono d'amore per il Dio Vivente (cfr. Congregazione per il Clero, ). L'amore, il tempo, le energie che voi dedicate alla cura del benessere spirituale e materiale dei vostri sacerdoti non può non produrre risultati eccellenti per le Chiese che presiedete.

Mi unisco a voi nel ringraziare Dio per il numero sempre maggiore di vocazioni al sacerdozio che sta vivendo la Chiesa in Pakistan. Il Seminario - sia il "Theologate" a Karachi sia il "Philosophy House" che sta per essere inaugurato a Lahore - è un fattore vitale nel promuovere la nuova evangelizzazione. Durante il periodo di formazione, i candidati dovrebbero essere attentamente guidati a "rivestirsi del Signore Gesù Cristo" (cfr. Rm 13,14) che "spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo" (Ph 2,7). I seminaristi dovrebbero essere formati nella carità pastorale del Buon Pastore, il cui potere è stato espresso come servizio e il cui onore è stato l'ignominia della Croce. Spetta al Vescovo selezionare per gli Ordini Sacri i candidati che sono motivati da un sincero desiderio di servire il popolo di Dio con umiltà e semplicità.

Il Vescovo, in quanto "primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale" (PDV 65), dovrebbe anche garantire un'educazione efficace e permanente ai membri del presbiterio. Anche tenendo conto degli enormi bisogni dell'apostolato nel vostro Paese, i sacerdoti hanno pero bisogno di tempo per seguire l'esortazione di San Paolo: "di ravvivare il dono di Dio che è" in loro (2Tm 1,6). Una formazione permanente aiuterà i sacerdoti, di cui voi siete i padri spirituali, a superare la tentazione di ridurre il sacerdozio ministeriale a un attivismo fine a se stesso o a un dispensare servizi. Quando voi offrite al clero delle opportunità per maturare in Cristo (cfr. Col 1,28), voi consentite a ogni vostro collaboratore "di custodire con vigile amore il "mistero" che porta in sé per il bene della Chiesa e dell'umanità" (PDV 72).


4. Per una vita cristiana fervente e e per un'efficace evangelizzazione è necessario che le comunità cattoliche, riunite in parrocchie o, come spesso avviene nel vostro Paese, in piccole comunità guidate da religiosi, capi laici o catechisti generosi, siano ben radicate nei fondamenti della fede. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato di recente, vi aiuterà a mostrare il tesoro del Vangelo al vostro popolo. Le iniziative che cercano di rendere accessibile e di far conoscere tale Catechismo meritano il vostro caloroso sostegno.

In questo Anno della famiglia, non dobbiamo ignorare il fatto che la fede si trasmette in primo luogo in casa, dove "i genitori cristiani sono i primi e insostituibili catechisti dei loro figli, a ciò abilitati dal sacramento del matrimonio" (CL 34). I sacerdoti, i religiosi e i catechisti hanno il nobile compito di guidare e di sostenere la famiglia nella sua crescita per diventare "Chiesa domestica". Vi è ampio spazio per una presenza più attiva e visibile di tutto il laicato nella vita della Chiesa. Voi e i vostri sacerdoti dovreste cercare dei modi per rendere la loro collaborazione più diffusa e più efficace.


5. Un inestimabile dono che la Chiesa cattolica può offrire alla società è il messaggio del Vangelo riguardo la dignità e la vocazione delle donne. Lo sguardo interiore della fede riconosce che il modo per promuovere il ruolo delle donne e per superare forme di discriminazione nei loro confronti è di far conoscere la profonda "verità sulla donna" che "ella ricevette nel giorno della creazione e che eredita come espressione a lei peculiare dell'immagine e della somiglianza di Dio" (MD 10). Vi esorto a perseverare nella vostra ferma opposizione verso tutto ciò che attenta alla dignità e alla nobile vocazione delle donne, in particolare i programmi di pianificazione familiare, che non rispettano le loro convinzioni etiche e religiose, le leggi discriminanti e la pratica della conversione forzata. All'interno della comunità cristiana, la Chiesa dovrebbe insistere sul fatto che le donne "devono essere riconosciute come cooperatrici della missione della Chiesa nella famiglia, nella professione e nella comunità civile" (CL 51).


6. Il valore delle scuole cattoliche, non solo nell'ambito accademico ma anche come punti focali del dialogo e della tolleranza nella società pakistana, è ben noto e rappresenta una grande responsabilità per l'intera comunità cattolica. Per poter svolgere il loro compito, queste scuole devono continuare a difendere e a rafforzare la loro identità cattolica istituzionale. Non solo dovrebbero assicurare una valida educazione, tanto necessaria per un'autentica promozione umana, ma dovrebbero anche essere comunità vive in cui gli educatori e gli studenti siano animati dai più alti ideali di fede e di pratica religiosa, da un profondo senso di solidarietà, dall'insistenza sulla priorità della persona rispetto al possesso materiale. In tal modo porterebbero gli studenti - indipendentemente dal loro ambiente religioso e culturale - ad un rinnovamento della propria mente mediante ciò che è buono, gradito e perfetto (cfr. Rm 12,2).

Dato che voi siete un "piccolo gregge" (Lc 12,32), la cooperazione ecumenica con gli altri cristiani nella vita sociale, culturale e civile è ancora più urgente. Il Concilio Vaticano II aveva previsto il fatto che gli sforzi congiunti fra cristiani avrebbero apportato un valido contributo sia "nello stimare rettamente la dignità della persona umana, sia nel promuovere il bene della pace, sia nell'attuare l'applicazione sociale del Vangelo (UR 12). Allo stesso modo, per poter essere un valido strumento per la fratellanza ecclesiale, tale collaborazione dovrebbe essere "unita ad altre forme di ecumenismo, in particolare alla preghiera e alla condivisione spirituale" (Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Direttorio per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo). Sono consapevole del fatto che, in unione con i membri delle altre Chiese e comunità cristiane, voi cercate di dare una testimonianza congiunta contro l'ingiustizia e di promuovere il bene comune. Io continuero a pregare per il successo dei vostri sforzi.


7. Nel contesto del vostro Paese, la promozione del dialogo interreligioso è parte integrante della vostra missione pastorale. Con la grazia di Dio, i vostri sforzi per promuovere una maggiore comprensione tra cristiani e musulmani condurranno al superamento degli atteggiamenti di sfiducia e di rifiuto reciproco. Gli scambi interreligiosi fecondi - quelli che abbatteranno le barriere dell'ostilità - richiedono un attento studio dei valori religiosi e delle tradizioni dell'Islam.

Anche quando il dialogo appare difficile o persino non gradito, la Chiesa cattolica non può rinunciarvi.

Per esperienza sapete che la preoccupazione morale riguardo il futuro della famiglia umana è un terreno particolarmente fertile per il dialogo comune con i vostri fratelli e le vostre sorelle musulmani. Nell'Enciclica Veritatis splendor ho espresso la ferma convinzione che le norme universali e morali immutabili che derivano dall'ordine della creazione sono "il fondamento incrollabile e la solida garanzia di una giusta e pacifica convivenza umana, e quindi di una vera democrazia, che può nascere e crescere solo sull'uguaglianza di tutti i suoi membri, accumunati nei diritti e nei doveri" (VS 96). La santità della legge di Dio iscritta nei nostri cuori (cfr. Rm 2,15) è il tesoro comune dell'umanità e il punto di incontro fondamentale tra popoli di diverse culture e tradizioni religiose. Essa costituisce il miglior fondamento per la cooperazione promovendo un autentico sviluppo sociale e politico, ed esige che tutti i credenti al Dio di Abramo testimonino "gli uni agli altri nell'esistenza quotidiana i propri valori umani e spirituali e si aiutino a viverli per edificare una società più giusta e fraterna" (RMi 57). A questo proposito esorto la Chiesa in Pakistan a proclamare con forza la dottrina sociale della Chiesa.

Quest'ultima può essere un ponte che unisce i cristiani e i musulmani in un impegno condiviso per promuovere la dignità della persona umana e l'inestimabile valore della famiglia in conformità con il piano di Dio, in una società giusta ed equa.

Cari Fratelli: non posso passare sotto silenzio la preoccupazione che avete espresso durante la vostra visita presso la Sede di Pietro riguardo alle sofferenze che molte persone del vostro popolo stanno sopportando per la loro fedeltà alla Chiesa. Talvolta esse vengono trattate con sospetto e hanno la dolorosa sensazione di essere cittadini di seconda classe nel loro proprio Paese.

Occasionalmente questa ingiustizia e questa intolleranza sono appoggiate da leggi che mostrano poco rispetto per la libertà religiosa delle minoranze. La Chiesa in Pakistan ha assunto una posizione coraggiosa ed efficace nel deplorare azioni che minano la verità fondamentale che consiste nel fatto che la libertà religiosa è la pietra d'angolo dell'intera struttura dei diritti umani. Con profondo rispetto volgo i miei pensieri a tutti i cristiani del Pakistan che stanno in qualche modo soffrendo per la loro fede: auguro loro di sentire la vicinanza spirituale, la solidarietà e il conforto della preghiera che il Papa offre a loro nome al "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3). Nel disegno misterioso e amorevole della divina Provvidenza le prove sono una ricca fonte di grazia e di benedizione per il Corpo di Cristo.

Fratelli Vescovi, queste sono alcune delle riflessioni che la vostra visita mi ha suggerito. Le vostre Chiese particolari sono in verità vicine al mio cuore. Confido nel fatto che continuerete a predicare la Parola con coraggio e a giudare il vostro popolo con zelo. Affindando voi e tutti i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Diocesi, a Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-10-21 Data estesa: Venerdi 21 Ottobre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso della Società Italiana di Chirurgia - Città del Vaticano