GPII 1994 Insegnamenti - La traduzione della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente - Roma

La traduzione della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente - Roma

Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente Sua Santità Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica e Sua Santità Mar Dinkha IV, Catholicos-Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, rendono grazia a Dio che ha ispirato loro questo nuovo incontro fraterno.

Essi lo considerano un passo fondamentale del cammino verso la piena comunione che dovrà essere ristabilita tra le loro Chiese. In effetti, essi possono, d'ora in poi, proclamare insieme davanti al mondo la loro fede comune nel mistero dell'Incarnazione.

Quali eredi e custodi della fede ricevuta dagli Apostoli, così come essa è stata formulata dai nostri Padri comuni nel Simbolo di Nicea, noi confessiamo un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, il quale, giunta la pienezza dei tempi, è disceso dal cielo e si è fatto uomo per la nostra salvezza. Il Verbo di Dio, la seconda Persona della Santa Trinità, per la potenza dello Spirito Santo si è incarnato assumendo dalla Santa Vergine Maria un corpo animato da un'anima razionale, con la quale egli fu indissolubilmente unito sin dal momento del suo concepimento.

perciò il nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, consustanziale con il Padre e consustanziale con noi in ogni cosa, eccetto il peccato. La sua divinità e la sua umanità sono unite in un'unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né separazione. In lui è stata preservata la differenza delle nature della divinità e dell'umanità, con tutte le loro proprietà, facoltà ed operazioni.

Ma lungi dal costituire "un altro e un altro", la divinità e l'umanità sono unite nella persona dello stesso ed unico Figlio di Dio e Signore Gesù Cristo, il quale è l'oggetto di una sola adorazione.

Cristo pertanto non è un "uomo come gli altri" che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo, come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un padre, per quanto è della sua umanità. L'umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata sempre quella dello stesso Figlio di Dio.

Per questa ragione la Chiesa assira dell'Oriente eleva le sue preghiere alla Vergine Maria quale "Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore". Alla luce di questa stessa fede, la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale "Madre di Dio" e anche quale "Madre di Cristo". Noi riconosciamo la legittimità e l'esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.

Tale è l'unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.

Tuttavia, prescindendo dalle divergenze cristologiche che ci sono state, oggi noi confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio. D'ora in poi, noi desideriamo testimoniare insieme questa fede in Colui che è Via, Verità e Vita, annunciandola nel modo più idoneo agli uomini del nostro tempo e affinché il mondo creda nel Vangelo di Salvezza.

Il mistero dell'Incarnazione che noi professiamo insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso riguarda il Figlio di Dio inviato per salvarci.

L'economia della salvezza, che ha la sua origine nel mistero della comunione della Santa Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo -, è portata a compimento attraverso la partecipazione a questa comunione, secondo la grazia, nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Popolo di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito.

I credenti diventano membra di questo corpo attraverso il sacramento del Battesimo, per il cui tramite, per mezzo dell'acqua e dell'azione dello Spirito, essi rinascono come creature nuove. Essi sono confermati dal sigillo dello Spirito Santo, che il sacramento dell'unzione conferisce. La loro comunione con Dio e tra loro è pienamente realizzata dalla celebrazione dell'unica offerta di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia. Tale comunione è ristabilita per i membri peccatori della Chiesa quando essi sono riconciliati con Dio e gli uni con gli altri per mezzo del sacramento del Perdono. Il sacramento dell'ordinazione al ministero sacerdotale nella successione apostolica è garante, in ogni Chiesa locale, dell'autenticità della fede, dei sacramenti e della comunione.

Vivendo di questa fede e di questi sacramenti, le Chiese cattoliche particolari e le Chiese assire particolari possono, di conseguenza, riconoscersi reciprocamente come Chiese sorelle. Per essere piena e totale, la comunione presuppone l'unanimità per quanto riguarda il contenuto della fede, i sacramenti e la costituzione della Chiesa. Poiché tale unanimità, alla quale tendiamo, non è stata ancora raggiunta, non possiamo purtroppo celebrare insieme l'Eucaristia che è il segno della comunione ecclesiale già pienamente ristabilita.

Tuttavia, la profonda comunione spirituale nella fede e la reciproca fiducia che già esistono tra le nostre Chiese, ci autorizzano d'ora in poi a considerare come sia possibile testimoniare insieme il messaggio evangelico e collaborare in particolari situazioni pastorali, tra le quali, e in modo speciale, nel campo della catechesi e della formazione dei futuri sacerdoti.

Rendendo grazia a Dio che ci ha concesso di riscoprire ciò che già ci unisce nella fede e nei sacramenti, ci impegniamo a fare tutto il possibile per rimuovere quegli ostacoli del passato che impediscono ancora il raggiungimento della piena comunione tra le nostre Chiese, per poter rispondere meglio all'appello del Signore per l'unità dei suoi discepoli, una unità che deve essere evidentemente espressa in modo visibile. Per superare tali ostacoli, costituiamo un comitato misto per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente.

Firmato: MAR DINKHA IV GIOVANNI PAOLO II Roma, 11 novembre 1994.

Data: 1994-11-11 Data estesa: Venerdi 11 Novembre 1994





Udienza: il discorso del Papa ai partecipanti al Simposio promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede - Città del Vaticano

Titolo: Sacra Scrittura, Tradizione, Storia della Chiesa e Magistero pastorale cardini dell'azione dei cattolici nella società attuale

Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Cari Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di accogliervi al termine del Simposio su "I cattolici e la società pluralista. Il caso delle leggi imperfette", che vi ha occupati intensamente in questi giorni.

Ringrazio il Signor Cardinale Joseph Ratzinger per la presentazione che mi ha fatto delle tematiche affrontate e della metodologia seguita nel trattarle.

Esprimo altresi il mio grato compiacimento a ciascuno dei partecipanti per l'apporto recato, sulla base dei propri studi e della propria esperienza, all'approfondimento dei vari argomenti.


2. Nella Lettera Enciclica Veritatis splendor ho richiamato che: "... la vera comprensione e la genuina compassione devono significare amore alla persona, al suo vero bene, alla sua libertà autentica. E questo non avviene, certo, nascondendo o indebolendo la verità morale, bensi proponendola nel suo intimo significato di irradiazione della Sapienza eterna di Dio, giunta a noi in Cristo, e di servizio all'uomo, alla crescita della sua libertà e al perseguimento della sua felicità" (VS 95).

Se vi propongo oggi queste stesse parole, è perché sono sicuro che esse definiscono esattamente lo spirito del Simposio organizzato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, al quale avete partecipato. Il suo scopo non era infatti di cercare un compromesso fra la legge civile e la legge morale, ma di riflettere secondo verità e di approfondire i fondamenti e le ragioni di un'osservanza più esatta della legge morale.

L'insegnamento della Chiesa sul rapporto tra legge civile e legge morale è chiaro e semplice. Come ricorda l'Istruzione Donum vitae, "in nessun ambito di vita la legge civile può sostituirsi alla coscienza né può dettar norme su ciò che esula dalla sua competenza" (III). Ad essa spetta piuttosto assicurare il bene comune delle persone garantendo il riconoscimento e la difesa dei loro diritti fondamentali, la promozione della pace e della moralità pubblica (cfr. DH 7).


3. La persona ha dei diritti che la legge positiva dello Stato non crea, ma deve riconoscere, ed il primo fra essi è il diritto alla vita. Ogni individuo innocente ha diritto alla vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale.

Se, talvolta, l'autorità pubblica deve tollerare ciò che non può proibire senza che ne derivi un male più grave, essa non può mai legittimare come un diritto per gli uni ciò che attenta radicalmente al diritto fondamentale degli altri. Una legge che lo faccia non è una vera legge. E' ciò che insegnava San Tommaso (S.T. I-II 93,3), ed è ciò che ha riaffermato il mio predecessore di venerata memoria Giovanni XXIII, nella sua Enciclica Pacem in terris: "Nell'epoca moderna l'attuazione del bene comune trova la sua indicazione di fondo nei diritti e nei doveri della persona. Per cui i compiti precipui dei poteri pubblici consistono, soprattutto, nel riconoscere, rispettare, comporre, tutelare e promuovere quei diritti, e nel contribuire, di conseguenza, a rendere più facile l'adempimento dei rispettivi doveri... Per cui ogni atto dei poteri pubblici, che sia od implichi un misconoscimento od una violazione di quei diritti, è un atto contrastante con la stessa loro ragione di essere e rimane per ciò stesso destituito d'ogni valore giuridico" (PT 2 cap. 2).


4. La dottrina della Chiesa su questo punto non presenta alcuna ambiguità. La Congregazione per la Dottrina della Fede non vi ha chiesto di approfondire i fondamenti di una risposta al problema della collaborazione ad una legge ingiusta, ma quelli di una risposta al problema della collaborazione ad una legge che cerca di ridurre l'ingiustizia di una legge precedente.

La società nella quale viviamo ci pone in situazioni di ingiustizia che sfuggono al nostro controllo. In questi casi, si pone la questione di sapere come fare il bene. Ad essa avete cercato di dare una risposta nel vostro Simposio. Lo avete fatto con serietà e competenza, esaminando i meccanismi e le leggi della democrazia attuale, precisando il senso dei termini e delle situazioni nelle quali il problema può porsi ad un uomo politico cattolico; approfondendo gli elementi di soluzione che possono dare la Sacra Scrittura, la Tradizione e la Storia della Chiesa; e precisando la specificità del ruolo del laico rispetto a quello del Magistero pastorale.


5. Il problema considerato, in realtà, non è semplice in quanto ci si trova di fronte a diverse proposte di comportamento che si potrebbero definire nei termini di resistenza profetica, di collaborazione o di tolleranza. Il contesto attuale pone sempre nuove domande, che la Congregazione ha preso in considerazione, in vista di presentare risposte adeguate. Nella vostra riflessione comune di questi giorni il quadro dei problemi implicati ha avuto un suo ampliamento e anche le nuove dimensioni della questione hanno potuto trovare la loro collocazione.

Per questo vostro lavoro vi rinnovo il mio più vivo ringraziamento, mentre, invocando su ciascuno di voi la continua assistenza del Signore, tutti di cuore benedico.

Data: 1994-11-12 Data estesa: Sabato 12 Novembre 1994





Angelus: il saluto di Giovanni Poalo II al termine della preghiera mariana - Città del Vaticano

Titolo: In pellegrinaggio con i nostri defunti nel mistero della comunione dei Santi




1. Desidero oggi ringraziare il Signore per la grande gioia che mi ha dato nella scorsa settimana, permettendomi di sottoscrivere una dichiarazione cristologica comune con Sua Santità Mar Dinkha IV, Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente.

Voglio dire la mia esultanza con le parole della Vergine Santa: "L'anima mia magnifica il Signore!". Certamente non è senza l'aiuto materno di Maria che siamo potuti arrivare a questo momento, che pur non segnando ancora la piena comunione, la prepara tuttavia da vicino, sgombrando il cammino da un malinteso durato oltre quindici secoli.

La reciproca incomprensione risale infatti ai primi secoli della storia cristiana, quando la riflessione teologica si trovo impegnata a determinare l'esatto contenuto della fede in Cristo. Il Concilio celebrato ad Efeso nel 431, insegnando la legittimità della venerazione di Maria come "Theotokos", "Madre di Dio", intese sottolineare la convinzione profonda della Chiesa secondo cui "l'umanità di Cristo non ha altro soggetto che la Persona divina del Figlio di Dio. che l'ha assunta e fatta sua al momento del suo concepimento" nel grembo di Maria (cfr. CEC 466). Il dialogo sereno e approfondito con i fratelli della Chiesa assira dell'Oriente ha permesso di superare le incomprensioni che si verificarono in occasione di tale Concilio. e oggi condividiamo la gioia di constatare che al di là di accenti teologici differenziati, unica è la nostra fede in Cristo, vero Dio e vero uomo, e ugualmente grande è il nostro amore per Maria, sua Madre Santissima.


2. Quello che in questi giorni si è compiuto è un passo significativo e bene augurante. Esso cade provvidenzialmente nel momento in cui la Chiesa sta per avviare un ampio programma di iniziative per prepararsi adeguatamente al grande Giubileo dell'anno 2000. Proprio domani sarà infatti promulgata la Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente, con la quale invito tutti i figli della Chiesa ad un impegno corale, profondo e ricco di entusiasmo, perché il Giubileo.

sotto l'azione dello Spirito di Dio, possa portare grandi frutti di rinnovamento per la fede e la testimonianza cristiana. Il centro di questo impegno dovrà essere una rinnovata contemplazione del mistero di Cristo. Partendo da qui, ci sentiremo spronati ad intensificare gli sforzi ecumenici, per ricomporre le ferite inferte all'unita della Chiesa nel primo e nel secondo millennio, ponendoci in docile ascolto della preghiera di Cristo: "Padre, che siano una cosa sola".


3. La Vergine Santa Madre di Cristo e della Chiesa, ci accompagni e ci guidi. Ella è la vergine dell'Avvento e della speranza. Fu infatti il suo "si" all'Incarnazione che segno l'inizio di una storia nuova. Riecheggi quel "si" nel generoso impegno di tutti i cristiani chiamati a vivere e ad annunciare sempre più fedelmente il mistero ineffabile di Dio fatto uomo.

(Un pressante invito alla solidarietà con le popolazioni del Nord-ltalia colpite dall'alluvione è stato espresso poi dal Santo Padre:) Invio ora il mio cordiale saluto a tutti gli agricoltori e i lavoratori, in particolare a quanti si sono raccolti nell'abbazia di Nonantola presso Modena per celebrare l'annuale Giornata del ringraziamento, che propone alla riflessione dei credenti il fondamentale rapporto esistente tra l'essere umano ed il creato a lui affidato da Dio come dono da accogliere con gratitudine e con responsabile impegno. Secondo le Scritture il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma contribuisce a realizzare l'uomo come collaboratore del Creatore.

In particolare il lavoro agricolo è un dono di Dio alla famiglia, dal momento che esso è svolto prevalentemente a livello familiare con il determinante contributo dei vari membri della famiglia.

L'odierna ricorrenza che unisce nella preghiera l'intera Chiesa Italiana ci invita a pensare in particolare ai coltivatori della terra e a quanti sono stati colpiti dalle recenti inondazioni, che hanno causato ingenti danni materiali ed anche, purtroppo, perdite umane. La concreta solidarietà della comunità nazionale sarà determinante per consentire alle popolazioni duramente provate di superare l'attuale difficile momento e di guardare con speranza verso il futuro.

Per questo esorto tutti ad offrire il proprio generoso sostegno.

(Il Papa ha poi salutato i fedeli presenti.) (In spagnolo:) Saluto ora cordialmente tutti i pellegrini di lingua spagnola; in particolare, i membri delle Comunità Neocatecumenali venuti da Alicante e Albacete (Spagna). Che il vostro pellegrinaggio alla tomba di San Pietro vi faccia sentire in comunione con la Chiesa universale attraverso il vostro impegno cristiano. Con affetto imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

(In lingua italiana:) Il mese di novembre è sempre il mese di un grande pellegrinaggio attraverso i cimiteri di tutto il mondo, non solamente nei giorni del 1° e del 2 novembre, dedicati a tutti i Santi e ai defunti, ma anche durante tutto il mese. E questo pellegrinaggio attraverso i cimiteri è nello stesso tempo un pellegrinaggio nel mistero della comunione dei Santi. A questo si ispira il carattere di tutto il mese di novembre, ultimo mese prima dell'Avvento. In questa preghiera, in questo pellegrinaggio con i nostri defunti nel mistero della comunione dei Santi, cerco di essere vicino a tutti i miei fratelli e sorelle in Italia e in tutto il mondo.

Auguro una buona domenica e una buona settimana a tutti.

Data: 1994-11-13 Data estesa: Domenica 13 Novembre 1994





Visita "ad limina": la traduzione del discorspo rivolto dal Papa ai Membri del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea - Città del Vaticano

Titolo: "Prego soprattutto per i vostri compatrioti che soffrono a causa dell'embargo imposto al popolo del vostro Paese"

Beatitudine, Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. E' con gioia che vi accolgo in occasione della vostra "Visita ad limina", atto che manifesta la comunione delle Chiese locali, sparse nel mondo, con il Successore di Pietro. Ringrazio innanzitutto il vostro Patriarca per le sue cordiali parole che mi consentono di essere vicino alle diocesi di cui voi siete i Pastori.

Nel ricevervi oggi, il mio pensiero è rivolto prima di tutto alle vostre comunità, le eredi dell'Apostolo Tommaso che, duemila anni fa, porto il Vangelo dalla Mesopotamia fino ai confini dell'India, dopo essere stato egli stesso rafforzato nella sua fede dalla contemplazione del Signore. E' mediante uno dei dodici apostoli che Dio "impianto il Verbo" (Efrem Siro, Inno, n. 7), nella vostra Chiesa che ha ricevuto così l'annuncio diretto della Risurrezione del Signore; essa conserva questo tesoro in vasi di creta poiché la salvezza e la potenza vengono dal Signore, come dice umilmente l'Apostolo Paolo (cfr. 2Co 4,7).

Rendo grazie al Signore per la lunga tradizione e per la ricca storia della vostra Chiesa. Nell'attingere al suo patrimonio liturgico e spirituale, il popolo caldeo cattolico celebra, vive e annuncia la fede nella cultura che gli è propria. In questa ottica, vi incoraggio ad essere oggi i degni testimoni degli Apostoli, per proseguire instancabilmente il ministero che vi è stato affidato e la nuova evangelizzazione che io ho auspicato, all'alba del terzo millennio, mediante azioni pastorali appropriate. Con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli delle vostre diocesi, voi siete chiamati a rendere presente il volto di Cristo nella vostra terra, affinché i nostri contemporanei possano contemplare lo splendore e la luce del nostro Dio che illumina tutte le azioni umane e conferisce all'esistenza il suo senso compiuto.


2. La mia preghiera si rivolge innanzitutto all'insieme dei cattolici di rito caldeo e ai loro compatrioti, che vivono situazioni difficili e molteplici sofferenze, specialmente a causa dell'embargo imposto al popolo del vostro Paese.

Mi auguro che voi li assicuriate dei miei sentimenti fraterni.

Voi sapete che mi sono più volte rivolto ai responsabili politici della vostra regione e alla comunità internazionale, auspicando che tutte le parti in causa compiano degli sforzi per riprendere il dialogo e per offrire l'aiuto necessario alle popolazioni. In tal modo sarà reso possibile lo spirito di convivenza fra tutti gli abitanti, indipendentemente dalla loro religione, dalla loro cultura e dalla loro origine e verranno rispettate la giustizia e l'uguaglianza fra tutti. Tali sforzi eviterebbero alle persone sofferenze come quelle a cui voi assistete costantemente, sofferenze che affliggono in particolar modo i più deboli della società, i malati e i bambini. Le condizioni di vita attuali mettono anche in pericolo l'esistenza delle famiglie, che dispongono sempre meno dei mezzi volti a soddisfare i loro bisogni fondamentali per allevare e per educare i giovani. Voi sapete che la Santa Sede manifesta instancabilmente la sua sollecitudine pastorale e il suo sostegno ai membri delle vostre comunità affinché si instaurino fra tutti la pace e una maggiore solidarietà, necessarie al progresso spirituale, sociale e materiale del vostro popolo. Che possiate ascoltare le parole confortanti di S. Efrem, Grande Dottore della Chiesa: "Se la speranza illumina il nostro sguardo, vedremo ciò che è nescosto" (Carmina Nisibena, n. 70), vedremo i segni della promessa di Dio.

Con l'aiuto del Signore, in questo contesto doloroso, invito le vostre comunità a essere indefessamente fermenti di concordia e di riconciliazione.

Affido ad esse il compito di portare ai loro compatrioti prove tangibili di solidarietà cristiana e segni dell'amore del Signore. Queste testimonianze caritatevoli rinnovano la speranza delle persone e rendono visibile il volto di Cristo, attento ai suoi fratelli in umanità (cfr. Mt 25,40). E' a voi, Pastori, che spetta in primo luogo esprimere l'amore di Cristo con le opere, affinché facciate per gli altri ciò che Cristo ha fatto per voi (cfr. Jn 13,15).

Preoccuparsi di dare incessantemente l'esempio è un modo insigne di annunciare il Vangelo, di essere missionari e di invitare il popolo a vivere cristianamente.


3. Desidero incoraggiarvi nella riforma liturgica che avete intrapreso per vivere meglio i misteri del Signore, seguendo le orme del Diacono S. Efrem, al quale l'oriente cristiano ha conferito il titolo tanto espressivo di "cetra dello Spirito Santo". Nella prospettiva aperta dal Concilio Vaticanoo II e in stretta collaborazione con la Congregazione per le Chiese orientali, sono già state avviate alcune attività. Ne sono lieto; tuttavia è opportuno ora che questa riforma sia portata a termine in un lasso di tempo adeguato, affinché i fedeli ottengano "più sicuramente... l'abbondanza di grazie nella Sacra Liturgia" (Concilio Ecumenico Vaticano II, SC 21), e le ricchezze della preghiera comunitaria. In tal modo, unito ai suoi Pastori, il popolo di Dio potrà cantare le lodi del Signore e attingere all'unica fonte della vita, per ricevere la forza necessaria all'esercizio delle responsabilità quotidiane, nelle realtà temporali.


4. So, carissimi Fratelli della Chiesa caldea, che dovete affrontare numerose difficoltà nella riorganizzazione pastorale delle vostre comunià, in particolare nei territori in cui le tensioni politiche e sociali compromettono gravemente la presenza cattolica. In effetti, l'instabilità civile e l'insicurezza spingono i cristiani ad abbandonare le zone di tensione e a rifugiarsi all'estero, impoverendo in tal modo le Chiese locali. Che voi possiate dare ai fedeli i mezzi spirituali e le istituzioni che possano consentire loro di rimanere fra i loro concittadini, affinché la Chiesa resti presente e visibile.


5. Uno dei compiti importanti del vostro ministero è la formazione dei cattolici mediante "il catechismo, che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede illuminata per mezzo dell'istruzione, e di renderla cosciente e operosa" (Concilio Ecumenico Vaticano II, CD 14). E' l'insieme dei fedeli che deve preoccuparsi con voi dell'educazione religiosa dei bambini e dei giovani. Al termine dell'Anno della Famiglia è opportuno ricordare che, in quanto Chiesa domestica, la famiglia è un luogo privilegiato per la formazione della personalità dei suoi membri. Mediante la testimonianza l'educazione e la catechesi, ogni generazione fa scoprire a quelle che la seguono i valori spirituali e morali fondamentali affinché ognuno possa adempiere alle responsabilità che gli saranno affidate nella famiglia e in seno alla società. Il nucleo familiare è anche il crogiolo dove possono nascere e sbocciare le vocazioni religiose e sacerdotali. Vi esorto ad aiutare i vostri fratelli nella fede a restare fedeli alle sane tradizioni delle vostre famiglie, per le quali il senso dell'unità, dell'indissolubilità e della fedeltà è tanto importante.


6. Nel corso delle vostre riunioni regolari con i Vescovi delle altre comunità cattoliche, vi scambiate riflessioni sui diversi aspetti della vostra missione e sulle vostre esperienze pastorali. Questi incontri offrono a ciascuno l'occasione di ricevere il sostegno legittimo, di cui ha bisogno, e di vivere l'esperienza spirituale della comunione. Che il Signore vi sostenga nella vostra collaborazione fra Pastori dei diversi riti, poiché le vostre Chiese particolari "godono di pari dignità" e "nessuna di loro prevale sulle altre per ragioni del rito, e godono degli stessi diritti e sono tenute agli stessi obblighi, anche per quanto riguarda la predicazione del Vangelo... sotto la direzione del romano Pontefice" (Concilio Vaticano II OE 3).

Vorrei anche invitarvi a continuare ad aprirvi alle altre Chiese e ai rapporti ecumenici con esse. Per la loro situazione geografica e culturale e per la loro sensibilità religiosa, le "Chiese orientali che sono in comunione con la Sede Apostolica" hanno "lo speciale compito di promuovere l'unità di tutti i cristiani, specialmente orientali" (ibidem, OE 24). E' in questo spirito che sono lieto di aver potuto accogliere Sua Santità Mar Dinkha IV, Patriarca della Chiesa Assira d'Oriente, venuto a Roma per firmare una dichiarazione cristologica con la Chiesa cattolica. E' anche opportuno incoraggiare il dialogo con le altre tradizioni religiose presenti nel vostro Paese, in particolare con il mondo musulmano, così come con gli uomini di buona volontà, per una migliore comprensione reciproca e una effettiva cooperazione in vista del bene comune.


7. Di recente si è conclusa a Roma l'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata. Spero che questo momento importante della collegialità episcopale dia frutti nelle diverse comunità ecclesiali. Affido al vostro zelo pastorale il compito di esortare i giovani a consacrarsi in modo totale e radicale a Cristo; a tal fine, spetta a voi favorire e attuare le riforme necessarie affinché la vita religiosa sia più credibile e le persone consacrate ricordino in modo profetico, mediante la pratica dei consigli evangelici, che Cristo è primo e che può colmare pienamente coloro che si impegnano a seguirlo. Il popolo cristiano ha bisogno di uomini e di donne che, in modo edificante, siano completamente dediti al Signore e ai propri fratelli, e possano esprimere questo amore per Dio e per il prossimo attraverso scelte coerenti e progetti concreti.

Condivido la vostra preoccupazione per la formazione teologica e spirituale dei seminaristi. Il dinamismo della Chiesa di domani dipende in gran parte dall'attenzione che noi rivolgiamo oggi alla preparazione al ministero ordinato. Vi incoraggio a occuparvi in modo particolare della pastorale delle vocazioni, poiché le comunità cristiane avranno sempre bisogno di Pastori che le guidino, che annuncino loro la Buona Novella e che trasmettano loro Cristo mediante i sacramenti.


8. Desidero ricordare con affetto il defunto Patriarca Paul II Cheikho. Mi ricordo con emozione di questo venerabile fratello. Che questa figura della vostra Chiesa, ricca di semplicità, d'amore e di pietà, sia oggi un modello per tutti! Prego il Maestro divino di accordargli la ricompensa promessa ai servitori buoni e fedeli.

Beatitudine, desidero anche rivolgerle i miei calorosi auguri in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, per ravvivare in lei il dono di Dio ricevuto mediante l'imposizione delle mani. Che lo Spirito Santo l'accompagni e la colmi dei suoi doni affinché prosegua istancabilmente il suo ministero apostolico e pastorale! Al termine del nostro incontro, cari Fratelli nell'Episcopato, vi chiedo di portare ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici delle vostre comunità il mio saluto affettuoso, assicurandovi della mia preghiera affinché, nelle difficoltà presenti, non perdano la speranza e lo spirito ispiri a tutti sentimenti di concordia e di pace. Mediante l'intercessione dell'Apostolo san Tommaso, imparto di tutto cuore la mia Bendizione Apostolica a voi e ai membri del popolo di Dio, affidato alla vostra sollecitudine pastorale.

Data: 1994-11-14 Data estesa: Lunedi 14 Novembre 1994





Alla delegazione dell'"Atlantic Club" della Bulgaria - Città del Vaticano

Titolo: La vostra visita è un segno dei contatti fra la Bulgaria e la Santa Sede

Vostre Eccellenze, Cari amici, E' un piacere per me poter dare il benvenuto alla Delegazione dell'"Atlantic Club" della Bulgaria che riunisce eminenti rappresentanti degli interessi religiosi, culturali, politici e lavorativi della vostra nazione. La vostra visita è un vivido segno della secolare testimonianza dei contatti fra la Bulgaria e la Santa Sede, per sempre legati alla memoria dei due Santi Fratelli Cirillo e Metodio.

Come il resto dell'Europa dell'Est e anche del mondo intero, la Bulgaria è entrata in una nuova fase della sua storia a conclusione dei profondi cambiamenti sociali e politici che si sono verificati negli ultimi anni. La vostra organizzazione si è posta lo scopo di far progredire la vostra nazione sulla via delle nuove relazioni nel più ampio contesto dell'Europa e dei Paesi dell'Ovest in generale. Fra i vostri settori di interesse voi annoverate l'ambiente, la solidarietà con le fasce più deboli della società, la tutela della giustizia, la pace e lo sviluppo. Senza dubbio i vostri concittadini riceveranno grandi benefici dai vostri sforzi comuni per promuovere l'osservanza delle regole della legge e il sicuro rispetto per quei fondamentali diritti umani senza dei quali nessuna società può svilupparsi.

Prego affinché un giorno io possa visitare la vostra bella nazione, spesso considerata come "il giardino dell'Europa dell'Est". Questa speranza è anche alimentata dal desiderio di poter incontrare la vostra cara Chiesa Ortodossa, in uno spirito di vero rispetto fraterno e di riconciliazione.

Invoco copiose benedizioni di Dio su di voi e su tutto il popolo della Bulgaria.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1994-11-14 Data estesa: Lunedi 14 Novembre 1994





Alla Federazione delle Famiglie di Schönstatt - Città del Vaticano

Titolo: Il matrimonio come via alla santità

Care sorelle e fratelli! E per me una vera gioia poter salutare i rappresentanti delle coppie di sposi del V Capitolo della Federazione delle famiglie di Schonstatt. Con il vostro pellegrinaggio a Roma nell'anno della Famiglia avete voluto, nel contempo, anche presentare la prima Federazione delle famiglie, sorta in seno al movimento di Schonstatt.

Raccomando vivamente a voi, in particolar modo, l'importanza del ruolo centrale che il magistero della Chiesa attribuisce al matrimonio e alla famiglia.

L'uomo è l'unica creatura al mondo voluta da Dio per amore di se stessa.

Quest'uomo, che sin dall'inizio è stato così voluto dal Creatore, può trovare se stesso soltanto attraverso il proprio disinteressato donarsi. "L'amore fa si che l'uomo si realizzi attraverso il dono disinteressato di sé: amare significa dare e ricevere quanto non si può né comperare né vendere, ma solo liberamente e reciprocamente elargire". (LF 11).

L'emanazione dell'amore è un elemento essenziale del mistero della Creazione. Solamente l'amore crea il bene, e solo questo è possibile percepire, in tutte le sue dimensioni e manifestazioni, nelle cose create e soprattutto nell'uomo. La primordiale felicità dell'"origine" dell'essere umano, che Dio ha creato come "Uomo e Donna" (Gn 1,27) a sua immagine, è espressione di un essere radicato nell'amore.

Il conseguente dono di sé che va fino agli estremi livelli dell'esistenza soggettiva dell'uomo e della donna è che si rispecchia nell'esperienza corporale reciproca è testimonianza di questo radicamento nell'amore.

Nel mistero della Creazione uomo e donna sono offerti l'uno all'altro dal Creatore come doni, e ciò non soltanto in virtù di quella prima comunità fatta di persone, ma per l'intera specie umana e l'intero consesso degli uomini.

Il "conoscere" di cui parlano le Sacre Scritture (Gn 4,1) è l'atto nel quale l'essere ha la sua scaturigine. L'essere umano, come uomo e donna, fonda l'umanità attraverso il reciproco "conoscersi" in questa specifica comunità. Ciò conferma e rinnova l'esistenza degli uomini come immagine di Dio.

L'esempio che voi dovete dare nel matrimonio, secondo il pensiero del vostro fondatore, possa aiutare molti uomini e molti cristiani a trovare nel matrimonio la realizzazione della loro chiamata. E compito delle coppie cristiane trovare nel matrimonio la via verso la santità. Maria, la "Madre del bell'amore" (Lettera delle Famiglie, n. 20), e il suo sposo, il Santo Giuseppe, possono essere il modello. E nostro compito invocare loro nella preghiera per tutte le coppie sposate e le famiglie.

Concedo di tutto cuore a voi e a tutti i membri della Federazione la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1994-11-14 Data estesa: Lunedi 14 Novembre 1994





Alla Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities - Città del Vaticano

Titolo: Le vostre comunità possono rinnovare il popolo di Dio

Cari amici in Cristo, Sono felice di salutare i membri della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities in occasione del vostro incontro annuale. La vostra assemblea, che riunisce rappresentanti di tali comunità da tutto il mondo, rende testimonianza alla notevole diversità dei doni dello Spirito Santo, che tutti sono donati per edificare l'unità della Chiesa nel vincolo della pace (cfr. Ep 4,3).

Il riconoscimento nel 1990 della vostra Fraternità come Privata Associazione di Fedeli di diritto Pontificio, è stato un segno del fatto che le Charismatic Covenant Communities hanno agito come una forza per il rinnovamento della Chiesa nella fedeltà alla parola di Dio, in santità di vita e impegno allo scopo dell'evangelizzazione. La comunione ecclesiale che la vostra Fraternità si sforza di promuovere con i Vescovi e la Sede di Pietro, così come fra le comunità individuali, è infatti un segno della vostra vera identità cattolica. Infatti, "la comunione è missionaria e la missione è per la comunione" (CL 32).

Quali cenacoli di preghiera, testimonianza evangelica e sensibilità all'azione dello Spirito Santo, le vostre comunità hanno un ruolo specifico da giocare nel rinnovamento del popolo di Dio nella santità contro una crescente mancanza di una percezione della presenza di Dio e la conseguente indifferenza religiosa. I vostri sforzi di far conoscere agli altri la gioia della vostra fede in Cristo non solo contribuiranno a rafforzare la vita delle Chiese locali a cui appartenete, ma ispireranno anche una fede più profonda e più matura tra i vostri membri. In particolare vi incoraggio ad una gioiosa fedeltà agli insegnamenti morali della Chiesa. Come ho sottolineato nella Enciclica Veritatis Splendor, "la nuova evangelizzazione manifesta la sua autenticità e nello stesso tempo sprigiona tutta la sua forza missionaria, quando si compie attraverso il dono non solo della parola annunciata, ma anche di quella vissuta" (VS 107). Parimenti, la vostra enfasi sulla centralità della Scrittura per la vita Cristiana può favorire grandemente la comprensione ecumenica e la cooperazione, poiché tutti i credenti cercano di sentire la voce dello Spirito che continua a parlare alla Chiesa (cfr. Ap 2,29).

La vostra testimonianza può essere particolarmente importante per i giovani su cui l'ideale della santità esercita un grande fascino. Vi incoraggio particolarmente, come frutto durevole di questo Anno della Famiglia, ad annunciare la santità del matrimonio e della famiglia in accordo con il piano di Dio, ed ad operare per assicurare rispetto per il dono di Dio della vita a qualsiasi livello della società. Poiché la Chiesa si prepara a festeggiare il Terzo Millennio Cristiano impegnando tutte le sue risorse in una nuova proclamazione del Vangelo, i membri della vostra Comunità sono sfidati a portare una testimonianza del Vangelo sempre più convincente così come insegnato dalla Chiesa. Per questo motivo sono sicuro che voi incoraggerete i vostri membri a realizzare un'attenta lettura ed un accurato studio del Catechismo della Chiesa cattolica.

Cari amici, vi porgo i miei ferventi buoni auguri per il vostro Incontro, e sono sicuro che le vostre riflessioni favoriranno un sempre maggiore legame fra i Pastori della Chiesa e le Charismatic Covenant Communities. Invocando su tutti voi i doni dello Spirito Santo di saggezza e fortezza, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica come impegno di grazia e di pace nel nostro Signore Gesù Cristo.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1994-11-14 Data estesa: Lunedi 14 Novembre 1994





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