GPII 1994 Insegnamenti - La traduzione italiana del discorso del Santo Padre al Presidente della Lituania, Algirdas Brazauskas - Città del Vaticano


1. Le rivolgo un cordiale benvenuto, che volentieri estendo alla sua Consorte e a tutti i Membri del Seguito. Sono lieto di incontrarmi nuovamente con Lei, in occasione dell'odierna Visita Ufficiale alla Santa Sede. Mi tornano alla mente gli indimenticabili giorni trascorsi in Lituania, durante lo storico viaggio del settembre dell'anno scorso nelle tre Repubbliche baltiche. Ho appreso che di quella mia visita si è voluto che restasse traccia anche nel nome dato ad una piazza nei pressi della Nunziatura Apostolica.

Sono grato di questo gesto gentile, come anche di tutta la cortese ospitalità offertami dal popolo lituano e dai suoi responsabili nei quattro giorni di permanenza nella capitale Vilnius ed in altri importanti centri del Paese. Fra i momenti significativi di quel viaggio apostolico, desidero ricordare qui l'intensa visita alla "Collina delle croci", di Siauliai, il 7 settembre. Ricordo quel momento con commozione anche maggiore, sapendo che Ella, Signor Presidente, ha voluto di recente rendere omaggio a quell'autentico "memoriale" delle sofferenze di tanti cittadini lituani. Quelle croci, innalzate dal popolo, restano a testimoniare la terribile prova sopportata sotto un regime totalitario; esse sono, allo stesso tempo, il segno della grandezza d'animo della gente che ha saputo trovare nelle proprie tradizioni culturali e spirituali il coraggio necessario per continuare a sperare in un avvenire migliore.

E' dalla consapevolezza di un così duro passato che occorre partire per progettare il futuro della intera Lituania, che ha dinanzi a sé in questi anni compiti e sfide di grande rilevanza. Essa potrà crescere in un clima di libertà, di dialogo e di progresso, se saprà rispondere alla propria naturale vocazione di collegamento fra i Paesi europei, incamminati verso un'intesa sempre più profonda e rispettosa delle singole identità nazionali.


2. La nobile Nazione lituana vive oggi una stagione di libertà e di speranza. Nel ringraziarne la Provvidenza divina, esprimo particolare soddisfazione perché, riacquistate le libertà costituzionali, congruo riconoscimento è dato alla libertà religiosa: ciò, oltre a rivestire un alto significato di civiltà, costituisce anche una sicura garanzia di autentico progresso per la società. Nel nuovo clima democratico, infatti, la Chiesa può impostare la sua attività apostolica e catechetica sia all'interno delle proprie strutture pastorali che nelle scuole statali, dove la maggioranza degli studenti segue i corsi di formazione religiosa.

Ciò le consente di rendere un insostituibile servizio alla comunità civile: nell'avviare i giovani alla riscoperta del patrimonio di fede e di civiltà sviluppatosi in Lituania lungo i secoli, li aiuta a formarsi a quei valori che costituiscono l'anima genuina della Nazione.

In tal modo la Chiesa sa di poter contribuire con la sua presenza e con la sua azione al vero bene del Paese giacché solo risalendo alle proprie radici culturali e attingendo ai valori della propria tradizione la Nazione potrà affermare la propria identità ed inserirsi con un contributo originale nel dialogo con gli altri Paesi. La Chiesa intende poi avvalorare l'annuncio della verità del Vangelo mediante la testimonianza della carità. E ciò grazie anche ad opere di concreta promozione umana, in cui s'avvale della fattiva solidarietà delle Comunità ecclesiali di altre Nazioni europee.


3. La primavera, originata dalla caduta del regime totalitario comunista, ha fatto sgorgare nel cuore di tanti attese e speranze. Il rischio a cui sono ora esposte le singole persone e la stessa collettività è di ridursi a rincorrere falsi ideali e fallaci prospettive di benessere materiale, accantonando l'impegno per più esigenti traguardi di ordine spirituale. Verrebbe a disperdersi in questo caso una provvidenziale e storica occasione e risulterebbe seriamente compromesso il progetto di costruire il futuro sulle basi solide del rispetto dell'uomo e della sincera ricerca di un progresso libero e solidale. Occorre garantire nel Paese una fondamentale giustizia sociale, che garantisca la protezione delle fasce più deboli della popolazione, grazie pure ad un franco dialogo fra tutti i Lituani. La Chiesa cattolica è pronta ad operare in questo senso. Come ricordavo nel discorso pronunciato a Vilnius, al momento di congedarmi dalla Lituania, "la dottrina sociale della Chiesa, sempre meglio conosciuta specialmente nelle proposte che riguardano i diritti umani, lo sviluppo, la promozione della solidarietà, costituirà un prezioso strumento di rinnovamento ed un opportuno contributo per la costruzione di una società realmente libera e solidale" (cfr. L'Oss. Rm 9 settembre 1993, p. 5).


4. Ritornando ai rapporti fra lo Stato e la Chiesa, appare giunto il momento che essi vengano regolati, se necessario, mediante intese ufficiali. Sarà così facilitato il compito di un'equa soluzione di quelle questioni che in tale ambito ancora permangono.

E tra i problemi posti dal normale ripristino della vita religiosa, sia per quanto riguarda la Chiesa cattolica che le altre Confessioni tradizionalmente presenti in Lituania, figura sicuramente quello della restituzione dei beni aventi finalità di culto.

Paese di grandi tradizioni religiose, la Lituania libera ha sempre visto nelle varie strutture appartenenti alle Confessioni religiose strumenti al servizio del progresso spirituale e materiale del Paese. Per questo motivo, pur tenendo conto dei vari e talvolta complessi problemi umani legati al ripristino della precedente situazione, l'auspicio è che i mezzi di lavoro pastorale di cui disponevano un tempo le Istituzioni ecclesiastiche siano riportati alle loro originali finalità religiose. Sarebbe in tal modo agevolato, per quanto concerne la Chiesa cattolica, il programma educativo, caritativo e sociale promosso dalla Conferenza Episcopale come pure dai singoli Vescovi. Il vantaggio che ne deriverebbe al Paese non ha bisogno di essere sottolineato.


5. La Chiesa sa bene che non fa parte della propria missione l'impegno politico diretto. Al tempo stesso, tuttavia, essa è pure consapevole di non poter rifiutare un coinvolgimento nella vita del Paese che s'esprima nel contributo alla sua ricostruzione specialmente mediante propri specifici interventi e il suo peculiare apporto istituzionale.

Signor Presidente, mentre mi compiaccio per il clima di reciproca fiducia e di franca collaborazione che contraddistingue nel Suo Paese le mutue relazioni fra lo Stato e la Chiesa, desidero formulare cordiali voti di un futuro di pace e di benessere per la Lituania, auspicando il consolidamento del processo democratico e del rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle minoranze nazionali, per il progresso integrale, materiale e spirituale, dell'intera collettività.

Nel rinnovare a Lei e a tutti gli illustri Membri del suo Seguito il mio cordiale ringraziamento per l'odierno incontro, invoco sulla amata Nazione lituana la protezione del Signore e della celeste Madre di Dio, Madre della Misericordia, particolarmente venerata nel Santuario della "Porta dell'Aurora" di Vilnius, dove ho avuto il privilegio di sostare in preghiera nel corso del mio pellegrinaggio, il 4 settembre 1993. Voglia Iddio, per intercessione della Vergine Santissima, sostenere il cammino del popolo lituano verso un futuro di autentico progresso e di vera pace.

Data: 1994-12-02 Data estesa: Venerdi 2 Dicembre 1994





Ai membri della Commissione Teologica Internazionale - Città del Vaticano

Titolo: Il teologo sarà, in modo particolare, uomo di preghiera

Signor Cardinale, Cari fratelli Vescovi, Cari fratelli,


1. E per me motivo di gioia accogliervi in occasione della vostra sessione plenaria annuale e celebrare con voi il venticinquesimo anno della creazione della Commissione Teologica Internazionale di cui oggi voi siete membri. Esprimo la mia gratitudine al Signor Cardinale Ratzinger per averne tracciato la storia. L'idea ispiratrice della creazione della Commissione era quella di far continuare in modo permanente la stretta collaborazione tra pastori e teologi che aveva caratterizzato i lavori del Concilio Vaticano II, facendo appello a teologi provenienti da varie parti del mondo. Vorrei oggi riconfermare la grande stima in cui è da me tenuta la ricerca teologica, nel convincimento dell'indispensabilità del suo apporto all'esercizio del Magistero del Successore di Pietro. Ecco perché vorrei, all'inizio del nostro incontro, porgervi i più vivi ringraziamenti per il contributo da voi costantemente offerto alla Chiesa e ai suoi pastori. La mia gratitudine è estesa a tutti i vostri colleghi che vi hanno preceduto in questa Commissione.

Come è stato ricordato, in venticinque anni la Commissione ha dato prova di vitalità, in particolar modo nell'elaborazione di documenti che servano da riferimento alla riflessione teologica dei nostri giorni. Attraverso la sua esistenza e lo svolgimento del suo lavoro, la Commissione offre una testimonianza di grande valore su cosa debba essere l'esercizio della teologia nella Chiesa. Voi provenite da vari paesi, rappresentate sensibilità intellettuali e culture diverse, riflettendo l'ambito stesso della teologia, in sé così articolata. Grazie ai vostri dibattimenti, franchi e rigorosi, pervenite o, comunque, vi sforzate di pervenire a un accordo sulle questioni teologiche che affrontate. Infatti, i vostri dibattiti sono caratterizzati dall'attento ascolto dell'altro e dal convincimento della necessità del dialogo per il progresso della conoscenza su argomenti spesso delicati. Le vostre sedute si svolgono nel clima di quella grande libertà e di quel rispetto indispensabili alla ricerca della verità.


2. La Commissione Teologica Internazionale non rappresenta una sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. La sua stessa indipendenza è garanzia di quell'autonomia necessaria alla sua attività, mentre il fatto che il vostro Presidente sia il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sta a indicare l'invito della Chiesa a offrire la vostra proficua collaborazione al suo Magistero.

Questo presuppone fiducia reciproca e mutuo rispetto. E mio desiderio ribadire qui, in occasione di questo incontro, la fiducia da me riposta nei teologi, come ho avuto recentemente modo di mostrare elevando al rango di Cardinali due precedenti membri di questa Commissione, padre Yves Congar e Mons.

Pierre Eyt. Altri membri li hanno preceduti: il vostro Presidente, creato Cardinale dal mio predecessore, Paolo VI, e i teologi Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar, da me stesso designati. La Chiesa sa di poter a sua volta contare sulla vostra fiducia, radicata nell'amore che voi le portate. L'amore filiale della Chiesa è infatti al centro della vocazione dei teologi: questo li rende liberi, ma è anche la misura interiore delle ricerche più difficili.


3. Uno dei tratti caratteristici del pensiero moderno è l'attenzione rivolta alle questioni epistemologiche. E necessario che i teologi abbiano chiara coscienza della specificità della loro disciplina, soprattutto per il fatto di essere portati a prendere in considerazione il contributo delle altre discipline scientifiche.

La teologia, intellectus fidei, ha le sue radici nella fede. Senza la fede non esiste teologia. Ecco perché il teologo deve essere un uomo di fede, saldo nella certezza che la vera fede è sempre quella professata dalla Chiesa. Per sua intima natura applicherà la sua intelligenza al mistero cristiano e sarà, in modo particolare, uomo di preghiera. La vita spirituale è infatti condizione indispensabile alla ricerca teologica.


4. Uomo di fede, il teologo ha la missione di sondare la ricchezza di luce contenuta nel mistero. Parlando di mistero, infatti, evidenziamo non la non trasparenza o la difficoltà del messaggio rivelato, ma lo stacco esistente tra, da una parte colui che "abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16) e che si fa conoscere a noi e, dall'altra, i limiti del nostro spirito creato. La fede permette di aderire a colui che è Sorgente della luce. Il teologo si dedicherà a mettere in evidenza, con l'aiuto della ragione, le insondabili ricchezze ricevute dall'alto.

Converrà qui rilevare una tentazione tipica della nostra epoca, quella tentazione a porre termini. tipica dell'evoluzione del pensiero e della scienza.

Poiché nel suo progredire il sapere si è diversificato in un gran numero di discipline diverse tra loro, si sarebbe facilmente portati, se non si fa attenzione, a privilegiare un tipo di razionalità a scapito delle altre. Questo atteggiamento, che è alla base di un certo razionalismo, provoca una distorsione del pensiero, particolarmente dannosa per la teologia in quanto chiamata a rappresentare saggezza. Il teologo deve essere disposto a ricorrere, senza pregiudizi né partiti presi, a tutte le risorse della ragione umana nella sua totalità, a cominciare dalle risorse metafisiche. Non è forse la ragione umana immagine e riflesso di colui che è la Ragione suprema? Certo, il camino del teologo ha qualcosa di paradossale. Fondamento del suo sapere è l'infallibile luce della fede; la sua riflessione è soggetta ai limiti e alla fragilità delle umane cose. Il suo orgoglio è nel servizio della Luce divina, la sua umiltà è nella coscienza dei limiti del pensiero umano.


5. Per gli scopi affidati alla vostra commissione, a voi è richiesto un duplice sforzo. Dovete presentare agli uomini del nostro tempo la bellezza del mistero della salvezza e la sua forza liberatrice. Siete anche chiamati ad affrontare con coraggio i nuovi problemi che si pongono alla Chiesa. Ne avete dato esempio nel corso della presente sessione in cui si è trattato dei rapporti tra cristianesimo e religioni non cristiane. Il che significa che la nuova evangelizzazione, che deve caratterizzare l'alba del terzo millennio, dovrà molto ai teologi.

Mi sia concesso di insistere qui su un unico punto. Tra i pericoli che minacciano la cultura contemporanea, il più grave è la crisi di senso e della verità, causa prima di deviazioni morali e di disperazione. Spetta a voi teologi ridare a un mondo che non smette di ispirarvi il desiderio di perseguire la verità, o, per riprendere l'espressione così profonda di Sant'Agostino, il Gaudium de veritate, la gioia della verità che salva e che fa liberi (cfr. Jn 8,32).

Concludendo, attraverso voi desidero rivolgermi a tutti i teologi per incoraggiarli a proseguire con coraggio e fiducia il loro lavoro così prezioso per la Chiesa e il suo Magistero.

Invocando i Santi Dottori della Chiesa d'Oriente e d'Occidente, vi accordo di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1994-12-02 Data estesa: Venerdi 2 Dicembre 1994





Udienza: il Santo Padre al Centro Italiano Femminile nel cinquantesimo di fondazione - Città del Vaticano

Titolo: Il Movimento ha avuto grande parte nel realizzare l'inserimento della donna nella vita civile del Paese




1. Sono lieto di accogliervi in questa Udienza, gentili componenti del Centro Italiano Femminile, giunte a Roma per celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione della vostra Associazione. A tutte il mio cordiale saluto.

Con voi rendo grazie al Signore per il bene che il CIF ha compiuto durante questi cinquant'anni di vita, per le opere meritevoli che ha attuato nel campo dell'assistenza e della promozione umana, e per la testimonianza che ha dato circa il ruolo della donna nella società.


2. Come è noto, il Centro Femminile è sorto nel periodo grave, ma anche fortemente impegnativo della rinascita dell'Italia dopo la seconda guerra mondiale. Esso ha saputo raccogliere tante voci di speranza per la ricostruzione civile, sociale e morale della Nazione. Ha saputo coinvolgere le donne in un servizio organico, originale e responsabile.

Come non ricordare, ad esempio, le numerose case di vacanza per ragazzi e bambini al mare ed ai monti, le iniziative per la tutela e la protezione della gioventù femminile, l'impegno per la promozione culturale attraverso scuole destinate alla formazione delle assistenti sociali, e le numerose altre opere via via promosse per favorire l'impiego femminile nel lavoro e nelle professioni? Dobbiamo essere grati a tutte coloro che fin dall'inizio, con lungimirante intuito e con generosa dedizione non priva di sacrifici e rinunce, hanno dato il via ad un tale movimento di opere e di idee.


3. Movimento, in particolare, di idee: desidero sottolinearlo perché il Centro Italiano Femminile ha avuto grande parte nel proporre concretamente l'inserimento della donna nella vita civile e nelle responsabilità politiche ed amministrative del Paese. La promozione del ruolo della donna nella società è stato, quindi, un progetto che ha accompagnato il realizzarsi progressivo delle vostre proposte di servizio. Voi non avete limitato il vostro impegno ad una funzione semplicemente assistenziale, ma avete compreso che, se si voleva offrire alla società italiana un vero modello di sviluppo morale e civile della donna stessa, occorreva compiere, per così dire, un salto di qualità.

E' merito vostro se l'idea della partecipazione, voce che esprime il valore di una conseguita maturità e di una necessaria responsabilità, ha trovato maggiore spazio nell'evolversi della vita pubblica. E' ancora merito vostro se tale coscienza del dovere di partecipare è stata compresa dalla comunità cristiana come frutto di una esigenza morale, strettamente connessa con i valori della famiglia e del ruolo della donna in essa.


4. Vi chiedo di continuare ad essere attente alle vicende del nostro tempo, facendovi nei settori di vostro interesse espressione della sollecitudine della Chiesa per il cammino dell'evangelizzazione e della promozione umana. I tempi difficili che stiamo attraversando non abbattano la vostra tenacia, non mortifichino l'impegno che vi anima. Considerate la fiducia che la Chiesa ha per voi, specialmente per una più larga partecipazione vostra nei vari campi dell'apostolato (cfr. AA 9), e dedicatevi con slancio rinnovato ad un ideale tanto alto, da apparire come un'autentica vocazione evangelica ed ecclesiale.

A tutte voi ed a quanti collaborano alle vostre opere la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994





Il Rosario del Santo Padre nell'Aula Paolo VI - Città del Vaticano

Titolo: Vi auguro che il periodo dell'Avvento sia molto fruttuoso

(Al termine della preghiera il Santo Padre ha salutato i fedeli presenti con queste parole:) "Alma Redemptoris Mater": così cantiamo durante tutto il periodo natalizio e questa antifona risuona specialmente durante l'Avvento. "Alma Redemptoris Mater...".

Auguro a tutti i partecipanti a questa preghiera mariana, il primo sabato di questo mese di dicembre, che il periodo dell'Avvento sia molto fruttuoso, per ciascuno e per tutti.

Saluto tutti i presenti individualmente, personalmente, e poi anche alcuni gruppi: il gruppo di ragazzi dalla Spagna e dall'America Latina appartenenti al movimento "Regnum Christi"; la parrocchia S. Giacomo maggiore apostolo, in Civitella San Paolo, Roma; i pellegrini della diocesi di Faenza; bambine e pellegrini della Casa della Carita "Villa Condoleo in Scandale". Questo gruppo è il piu numeroso. E poi ci sono i Legionari di Cristo. Vi auguro una buona domenica, la seconda dell'Avvento.

Ringrazio i Signori Cardinali, Vescovi e sacerdoti della Curia che hanno partecipato alla preghiera del Santo Rosario.

Prepariamoci al Santo Natale. A tutti vorrei già oggi offrire l'augurio di buon Natale.

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994





Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II alla Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti - Città del Vaticano

Titolo: La vostra ricchezza umana e spirituale rientri nel circolo della civiltà odierna

Carissimi Coltivatori diretti!


1. Mi è particolarmente gradito accogliervi in speciale Udienza. Desidero salutare anzitutto il vostro Presidente, il Senatore Paolo Micolini, che ringrazio per le gentili espressioni rivoltemi a nome dell'intera Associazione. Il mio pensiero va, inoltre, al vostro Consigliere ecclesiastico, Mons. Biagio Notarangelo, che attivamente s'impegna nell'assistenza spirituale dell'Associazione, e alle vostre famiglie.

Il cinquantesimo di fondazione della "Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti", le cui celebrazioni sono da poco iniziate, vi offre l'occasione per riaffermare le ragioni ideali e concrete che stanno a fondamento della vostra attività. Sono ragioni che storicamente si intrecciano in maniera profonda con gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa. I valori umani e spirituali, da voi propugnati nell'arco di questi anni, sono validi ancor oggi in un mondo in rapida evoluzione, dove molti sentono il desiderio e la nostalgia di un più sano ed equilibrato rapporto con l'ambiente e, in particolare, con la terra.


2. L'attenzione della Chiesa verso la vostra attività è sempre stata viva, come pure è stata costantemente apprezzata la vostra fatica "che offre alla società i beni necessari per il suo quotidiano sostentamento" (LE 21). In questi 50 anni trascorsi sono indubbiamente intervenuti radicali cambiamenti di ordine tecnico, organizzativo ed economico nel mondo dell'agricoltura. Tuttavia la vostra professione mantiene un particolare significato anche nel contesto odierno.

La dura fatica del vostro lavoro scandito dal susseguirsi delle stagioni, la precarietà degli agenti atmosferici che in pochi istanti possono vanificare i vostri sforzi, il sempre maggiore perfezionamento e la conseguente concorrenza delle tecniche di produzione alimentare di massa, la non adeguata considerazione sociale del lavoratore agricolo costituiscono alcuni dei problemi che quotidianamente vi trovate ad affrontare.

E tuttavia la vostra attività ha il vantaggio di svolgersi a più diretto contatto con le meraviglie della creazione, secondo i ritmi che Dio stesso le ha dato. Ciò costituisce per l'uomo d'oggi un invito a più sentita fiducia verso la Provvidenza divina.


3. La vostra associazione, come è noto, è sorta sul finire delle drammatiche vicende del secondo conflitto mondiale per iniziativa di alcuni dirigenti dell'Azione Cattolica, con l'obbiettivo di offrire al mondo dell'agricoltura una struttura che difendesse e promuovesse la dignità e i diritti dei lavoratori in esso impegnati. E' stato un avvenimento particolarmente significativo, poiché ha permesso agli agricoltori di sperimentare il valore della solidarietà associata che, lungi dal mortificare il libero programmarsi del singolo operatore, lo ha anzi aiutato a difendere il frutto delle proprie fatiche e ad approfittare dell'evoluzione tecnologica.

Ciò, tuttavia, non ha impedito che sopraggiungessero ulteriori difficoltà per la vostra categoria. E' davanti agli occhi di tutti la fuga delle giovani generazioni dai campi; lo spopolarsi dei territori più difficili da coltivare, con il conseguente deterioramento dei suoli; l'indebolirsi di legami e valori che un tempo erano patrimonio delle famiglie rurali e che conservano tuttora validità e importanza nell'edificio sociale.

Il processo di industrializzazione, che pur ha recato indubbi vantaggi all'uomo contemporaneo, ha assorbito in maniera preponderante l'attenzione dello Stato e di altre strutture sociali ed economiche; il sistema del credito bancario ha favorito una maggiore attenzione verso la produzione manifatturiera e verso il settore dei servizi, ponendo in secondo piano la valorizzazione di idee nuove o di progetti validi proposti dalla vostra esperienza e dalla vostra intuizione. Anche il mondo della cultura, che tanto avrebbe da apprendere dalla vostra imprenditorialità e spirito di solidarietà, non sembra prestare sufficiente attenzione a ciò che intendete esprimere con le vostre attività, cadendo spesso in stereotipe nostalgie del buon tempo andato.


4. Occorre che la ricchezza umana e spirituale di cui siete depositari, carissimi, rientri nel circolo della civiltà odierna, grazie ad una maggiore attenzione da parte di tutti: un'attenzione che si traduca in interventi legislativi, economici, sociali e culturali. In questo compito la Chiesa è al vostro fianco, consapevole che la solidarietà, il contatto rispettoso con la creazione, il genio individuale, la laboriosità, la pazienza, la sobrietà di vita non sono realtà tramontate, ma conservano tutt'oggi la loro validità e la loro indispensabile funzione per un'ordinata e prospera vita sociale.

Come "coltivatori della vita nascosta dentro la terra", voi collaborate, a vostro modo, all'opera creatrice di Dio che "somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento" (2Co 9,10), apre la sua mano e sazia la fame di ogni vivente provvedendo a ciascuno il cibo a suo tempo (cfr. Ps 145,15-16).

Nell'Anno della Famiglia vorrei, poi, sottolineare l'importanza che riveste ogni componente della famiglia nell'adempimento della vostra attività.


5. Carissimi, mentre auspico che il vostro quotidiano impegno familiare sia maggiormente considerato dalla società attuale, auguro che i valori posti a fondamento del vostro stile di vita contribuiscano a rendere più umano e rispettoso il solidale rapporto tra persone, famiglie e società, e che il diretto contatto con la bellezza e la generosità della creazione ispiri sentimenti di gratitudine verso Dio che l'ha donata per il bene dell'uomo.

Affido questi voti alla Madre della divina Provvidenza, affinché vi assista nelle vostre fatiche e protegga le vostre famiglie. Lei, aurora che preannuncia Cristo sole di giustizia, vi accompagni in ogni momento.

Con questi sentimenti, imparto volentieri a voi ed ai vostri cari l'Apostolica Benedizione.

(Al termine dell'Udienza il Santo Padre ha voluto così salutare i presenti:) "O Italia, quanto sei bella! Sei bella non solo per le tue opere d'arte, per le tue montagne ed i tuoi paesaggi, ma sei bella soprattutto per la gente generosa dei tuoi campi! O Italia, quanto sei bella!".

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994





Al Ministro per la Famiglia e gli Affari Sociali - Città del Vaticano

Titolo: Nella ricorrenza della Giornata Mondiale sull'Handicap

Signor Ministro, Sono molto lieto di accoglierLa, insieme con questo distinto gruppo di persone, che saluto con affetto. Il nostro incontro avviene nella significativa ricorrenza della "Giornata Mondiale sull'Handicap", prima che l'Anno Internazionale della Famiglia giunga al termine. Disabile e famiglia costituiscono un binomio importante, su cui è necessario fermarsi a riflettere.

In effetti, non è possibile venire incontro efficacemente ai bisogni ed alle esigenze dei portatori di handicap se non si coinvolgono i rispettivi nuclei familiari; quando poi, per vari motivi, su di essi non si può contare, conviene porre ogni impegno nel cercare esperienze familiari o comunitarie sostitutive, che offrano alla persona la possibilità concreta di giungere a muoversi con sufficiente autonomia nella complessa società moderna. Se la famiglia costituisce l'ambiente primario in cui ogni uomo sviluppa la propria identità e le proprie relazioni, ciò vale a maggior ragione per le persone che incontrano, nell'iter di tale sviluppo, ostacoli più o meno gravi di vario genere.

A sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di tutti i portatori di handicap mira l'odierna Giornata Mondiale, che l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha opportunamente istituito due anni or sono. I cristiani, che hanno ricevuto dal Signore il comando di non amare soltanto a parole, ma con i fatti e nella verità (cfr. 1Jn 3,18), hanno moltiplicato nei secoli le iniziative di concreta solidarietà verso le più svariate forme di disagio che le persone di qualsiasi età possono presentare. La Chiesa, mentre li incoraggia a perseverare in questo impegno, non manca di offrire il proprio sostegno ad ogni iniziativa che, come la presente, miri a promuovere la cultura dell'accoglienza e della solidarietà, particolarmente verso quanti rischiano, a causa del loro handicap, d'essere posti ai margini della società.

Non si costruisce un mondo autenticamente umano, se persone e famiglie non sono messe in condizione di essere realmente protagoniste di se stesse, in un contesto di libero e solidale sviluppo ispirato e sorretto da valori universali e perenni.

Nell'esprimerLe, Signor Ministro, il mio cordiale augurio per il lavoro che Ella svolge nel fondamentale settore della famiglia, invio un saluto affettuoso, attraverso le persone qui presenti, a tutti i disabili d'Italia, sui quali invoco, apportatrice di conforto, la benedizione del Signore.

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994





Visita "ad limina": ai Vescovi iraniani - Città del Vaticano

Titolo: Rivelate il volto di Cristo nel vostro paese

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. E con profonda emozione che vi accolgo in occasione della vostra Visita ad limina e che vi rivolgo il mio cordiale saluto alla maniera dell'apostolo Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ph 1,1).

Vi saro grato se assicurerete della mia profonda unione spirituale i Vescovi che non hanno potuto partecipare con voi a questo pellegrinaggio sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo.

Il nostro incontro costituisce un momento importante della comunione fraterna tra i successori degli Apostoli, che formano una "preziosa corona spirituale" intorno al Successore di Pietro (Ignazio di Antiochia, Lettera agli abitanti di Magnesia, XIII, l). Nella preghiera e nel dialogo, con me e con i miei collaboratori delle diverse Congregazioni della Curia Romana, ci è data l'occasione di condividere le gioie, le speranze e le sofferenze di ognuno di voi nell'esercizio della sua missione pastorale.


2. La terra dove voi vivete ha una ricca tradizione spirituale. In effetti, alcuni episodi dell'Antico Testamento, menzionati nei libri di Ezechiele, di Ester, di Giuditta e di Esdra, sono legati all'antica Persia. La storia del vostro Paese è dunque in stretta relazione con la storia del popolo dell'Antica Alleanza, al quale è stato affidato il messaggio della Rivelazione. Fin dai tempi apostolici, comunità cattoliche si sono insediate nel territorio dell'attuale Iran, come testimoniano alcuni autori antichi (cfr. Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, III, l). Secondo la tradizione, esse avrebbero ricevuto il tesoro della fede grazie all'apostolo Tommaso, che continua oggi a ispirarle e a sostenerle nella loro missione, in mezzo ai dubbi e alle difficoltà incontrate. Nel corso dei secoli, la vitalità delle vostre Chiese si è manifestata specialmente attraverso la partecipazione di un Vescovo persiano al Concilio di Nicea, dove i Padri hanno raccolto la Tradizione e hanno esposto la fede trinitaria di tutta la Chiesa.

"perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore" (Ph 4,1); con queste parole di San Paolo, vorrei incoraggiarvi a mantenere viva la presenza della Chiesa nel vostro Paese e a proseguire instancabilmente la missione di rivelare il volto di Cristo al mondo, in particolare mediante la testimonianza della vita cristiana. So che la vostra azione pastorale è spesso difficile e regolarmente ostacolata per diversi motivi legati alla situazione attuale, come mi è stato chiaramente indicato nelle informazioni che ho ricevuto prima della vostra visita. Tuttavia, come il popolo eletto che attraversava il deserto o che si ritrovava circondato da popoli più numerosi, voi siete il piccolo gregge che Dio ama. Il Successore di Pietro vi invita a non scoraggiarvi e a non disperare. In ogni circostanza, ricordatevi che la Chiesa universale nutre per voi una grande stima e che apprezza la vostra presenza e quella di tutti i vostri fedeli nella vostra terra, presenza che si manifesta mediante la vita liturgica, la preghiera, la realizzazione di incontri e le vostre opere. Per tutto ciò voi siete riconosciuti come testimoni fedeli.


3. Desidero rendere grazie per lo zelo dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose. Trasmettete loro il ringraziamento e l'incoraggiamento del Papa per le attività che essi svolgono con grande fedeltà presso coloro che sono nel bisogno, senza distinzione alcuna. Ciò che essi fanno al più piccolo degli uomini, lo fanno a Cristo. Penso in particolare a ciò che fanno per i malati, per i bambini e per gli anziani, per tutti quei fratelli che rimangono spesso emarginati. Non dimentico le numerose espressioni della loro carità cristiana: l'accoglienza, l'ascolto, il dialogo e la solidarietà in tutti i suoi aspetti. Tutto ciò rappresenta una bella testimonianza che, sebbene silenziosa, attesta che il Vangelo trasforma il mondo come un fermento e che la carità tra i fratelli si fonda sull'amore ricevuto dal Signore. E così che Sant'Agostino può affermare: "Contro la violenza dell'amore, il mondo non può fare niente" (Enarrationes in Ps 48, l4). Nulla andrà perso di ciò che viene fatto in nome del Signore, in risposta al suo amore per gli uomini. Al contrario, qualsiasi opera di carità eleva il mondo.

La mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose autoctone nelle vostre diverse diocesi vi preoccupa. Con l'aiuto dei vostri fedeli, dei sacerdoti e dei religiosi, vi invito a ricercare le soluzioni indispensabili alla vita delle vostre comunità. Insieme, potete invitare alcuni giovani, ragazzi e ragazze, a impegnarsi in modo radicale nella sequela del Signore. La preparazione di una nuova generazione di sacerdoti e di consacrati, nativi del vostro Paese, richiede tempo. Essa inizia con la formazione umana e spirituale dei laici, in particolare delle famiglie, la cui responsabilità è fondamentale nella nascita e nella crescita delle vocazioni. I movimenti giovanili, che voi cercate di promuovere, sono anch'essi importanti ambiti per lo sviluppo della personalità di ogni giovane, per la sua formazione cristiana, per la sua apertura agli altri e per la necessaria collaborazione tra tutti i componenti della società iraniana. Come gli Apostoli che, raccolti nel Cenacolo, hanno ricevuto la luce dello Spirito Santo affinché l'amore di Dio risplendesse ovunque sulla terra, auspico che i giovani siano figli della luce e che traggano la loro forza dalla preghiera, dai sacramenti e dalla vita fraterna. Nell'ambito dei movimenti, gli adulti hanno il compito di trasmettere la chiamata del Signore ai loro figli, rivelando loro che seguire Cristo e dedicarsi alla missione della Chiesa consente di riuscire nella vita e di essere felici, anche se ciò comporta sacrifici, specialmente in una società che ha difficoltà a comprendere il senso di tale impegno.

Nel ringraziare vivamente tutte le comunità che hanno inviato alcuni loro membri a sostenere la Chiesa in Iran, rinnovo anche il mio appello alle Chiese più ricche di vocazioni e alle Congregazioni religiose, affinché sappiano mandare testimoni del Vangelo nei Paesi più bisognosi, preoccupandosi di dare alle persone la formazione richiesta e di far scoprire loro le ricchezze della storia e della cultura locali.


4. La realtà sociale in cui vivete vi mette in stretto contatto con la popolazione che, nella sua maggioranza, professa la fede musulmana. La Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II fornisce indicazioni precise, che ispirano la Chiesa, per il dialogo interreligioso. Si tratta del rispetto della coscienza personale, del rifiuto di qualsiasi coercizione o discriminazione in ciò che concerne la fede, la libertà di poter praticare la propria religione e di poterla testimoniare, così come della considerazione e della stima per tutte le tradizioni religiose autentiche. Nel nostro cammino verso il terzo millennio, ho anche ricordato che il dialogo tra le religioni è un modo di realizzare la civiltà dell'amore, purché si faccia attenzione "a non ingenerare pericolosi malintesi, ben vigilando sui rischi del sincretismo e di un facile e ingannevole irenismo" (TMA 53).


5. Cari Fratelli nell'Episcopato, la vostra presenza mi rende vicino a tutti i fedeli delle vostre diocesi, ai quali vi chiedo di trasmettere i miei affettuosi saluti, in particolare alle famiglie e ai giovani. Li incoraggio a rimanere figli della Chiesa, mediante una fede salda, una speranza profondamente radicata in Cristo e un'instancabile carità. Dite loro che la mia preghiera li accompagna nel loro compito di testimoni di Cristo risorto.

Affido all'intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, il vostro ministero e la vita delle vostre Chiese. Che Cristo vi illumini e sostenga i vostri costanti sforzi, così come quelli dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e dei fedeli laici nella terra d'Iran! A tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - La traduzione italiana del discorso del Santo Padre al Presidente della Lituania, Algirdas Brazauskas - Città del Vaticano