GPII 1995 Insegnamenti 650

Venerdi Santo: la meditazione rivolta dal Santo Padre ai fedeli durante la Via Crucis al Colosseo - Roma

Titolo: "Ci parla la Croce attraverso i martiri che si sono aggrappati a Cristo e sono diventati suoi testimoni"

Fratelli e sorelle, di nuovo siamo riuniti presso il Colosseo la sera del venerdi Santo per celebrare la Via Crucis: cammino di Cristo verso il luogo dove Egli, Sommo Sacerdote, offrirà il sacrificio della propria vita; dove, Maestro di verità, annuncerà, in un contesto di morte, il Vangelo della vita; dove, Agnello innocente, compirà, morendo, il mistero della Pasqua.

Via Crucis, cammino di Cristo, che si prolunga nell'umanità immersa nel dolore, in preda all'angoscia della morte, vittima della violenza e di guerre fratricide: Bosnia, Cecenia, Rwanda, Burundi, Medio Oriente, Somalia...

Via Crucis 1995. Anno di tragici anniversari: di Auschwitz, orrido campo di sterminio, di Dresda, rasa al suolo, di Hiroshima, la città dell'immane strage.

Via Crucis 1995. Di nuovo Gesù sale il Monte Calvario con noi, in noi, per noi: perché di nuovo l'umanità contempli nel suo volto insanguinato la rivelazione suprema dell'amore del Padre.

Con noi è la Madre di Gesù: ella segui il Figlio fino alla Croce, ne accolse il testamento, lo vide morire, lo seppelli con pietà immensa, attese con fiducia l'adempimento della parola: "Il terzo giorno risorgero...".

(Al termine della Via Crucis il Santo Padre ha così concluso:] Fratelli e Sorelle, Oggi, Venerdi Santo, ci parla la Croce. Ci parla la Croce nella Liturgia che abbiamo celebrato in San Pietro e che ora celebriamo qui. Ci parla la Croce attraverso questo Colosseo romano. Ci parla attraverso i martiri, che si sono aggrappati alla Croce di Cristo e sono diventati testimoni della sua morte, del suo martirio, della sua Risurrezione.

Alla fine di questa meditazione scritta da una sorella luterana, vogliamo dire ai nostri fratelli e sorelle martiri romani, che qui nel Colosseo hanno testimoniato la loro fede, la loro speranza e l'amore per Cristo, che cerchiamo di custodire l'eredità di fede che ci hanno lasciato; cerchiamo di camminare insieme con Cristo Crocifisso nello stesso luogo dove essi hanno dato la testimonianza della loro fede. Cerchiamo di essere sempre più uniti.

Ricordo che l'anno scorso le meditazioni della Via Crucis erano state preparate dal Patriarca di Costantinopoli, Bartolomaios. Quest'anno le ha preparate una sorella luterana, che ha preso parte all'ultimo Sinodo dedicato alla "vita consacrata e alla sua missione nella Chiesa e nel mondo".

Abbiamo partecipato insieme, portando la Croce di Cristo. Insieme con il Papa, Vescovo di Roma, l'hanno portata diverse persone, soprattutto laici, fratelli e sorelle; e poi un Fratello Ortodosso di Mosca e una Sorella Luterana.

Tutto questo dice che ci avviciniamo al Terzo Millennio, al "Tertio millennio adveniente", volendo essere sempre più vicini, sempre più uniti, perché Cristo ci ha uniti nella sua Croce, nella sua Risurrezione, nel suo Mistero, "Mysterium passionis", "Mysterium paschale".

Carissimi, vi ringrazio e raccomando alle vostre preghiere questo "Tertio millennio adveniente"; che sia un segno della continuità con il Colosseo romano dei primi secoli. Ci prepariamo alla veglia pasquale di domani e poi alla Domenica della Pasqua vivendo profondamente il mistero di Cristo, mistero salvifico, mistero del nostro Redentore, e confessiamo con tutta la Chiesa, come abbiamo confessato davanti ad ogni stazione della Via Crucis: "Tu, o Cristo, hai salvato il mondo, hai redento il mondo. Il mondo ha sempre bisogno della tua redenzione e ne avrà sempre bisogno in tutti i millenni che rimangono ancora sulla strada da percorrere verso il futuro dell'umanità e della Chiesa".

Fratelli e Sorelle, vi lascio una Benedizione e vi ringrazio della vostra partecipazione, nonostante la pioggia. Alla pioggia dobbiamo ancora un ringraziamento speciale.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-04-14 Data estesa: Venerdi 14 Aprile 1995

Sabato Santo: l'omelia di Giovanni Paolo II durante la celebrazione della Veglia Pasquale nella Basilica Vaticana - Città del Vaticano

Titolo: "Per ogni cuore umano assetato di luce e di salvezza è risorta con Cristo la speranza"



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1. L'evangelista Giovanni racconta che un fariseo di nome Nicodemo, capo dei Giudei, ando da Gesù di notte, e in quell'occasione il Maestro gli disse: "Se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Nicodemo replico: "Come può un uomo rinascere quando è vecchio? può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio.

Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto" (cfr.
Jn 3,3-7).

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2. Carissimi Fratelli e Sorelle, in questa notte della grande Veglia riviviamo in modo particolare la "seconda nascita dall'acqua e dallo Spirito Santo": la rinascita mediante il Battesimo, che, come ci ha ricordato San Paolo, avviene "in Cristo Gesù... nella sua morte" (
Rm 6,3). "Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione" (Rm 6,5).

In queste ore il popolo di Dio, sparso nel mondo intero, si raduna per vegliare. E mentre veglia col suo Signore, nelle tenebre avanza la luce, si avvicina il momento in cui Cristo, deposto nella tomba a poca distanza dal luogo della crocifissione, risorgerà dai morti e manifesterà la potenza della Vita che è in Lui. "Non conosce la morte il Signore della vita, anche se ha attraversato le sue porte" (Canto polacco del tempo pasquale).

E' proprio nella memoria e nell'attesa del suo passaggio dalla morte alla vita che la Chiesa intera si raccoglie spiritualmente presso il sepolcro di Gesù. E durante la Veglia Pasquale, che è il centro dell'intero anno liturgico e della vita della Chiesa, quasi a colmare l'attesa della risurrezione, per antichissima tradizione viene conferito ai catecumeni il sacramento del Battesimo.

Essi sono preparati a questo momento per lungo tempo, in modo particolare hanno intensificato la loro preparazione durante la Quaresima, ed ora "rinascono da acqua e da Spirito Santo" ad una nuova vita in Cristo. La Veglia pasquale concentra così la sua attenzione sul mistero del Battesimo.

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3. Vi saluto, carissimi Fedeli romani e di ogni Continente, che formate questa nostra assemblea riunita nella Basilica di San Pietro intorno al Vescovo di Roma! Insieme a voi accolgo e saluto con grande gioia ed affetto voi, Fratelli e Sorelle, che tra poco riceverete i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia. Anche voi avete ascoltato le parole rivolte dal Signore Gesù a Nicodemo. Anche voi avete creduto ad esse. Ed ecco, desiderate "rinascere da acqua e da Spirito Santo".

Saluto attraverso di voi le Comunità cristiane ed i Paesi dai quali provenite: l'Albania, la Corea del Sud, l'Indonesia, la Repubblica popolare di Cina e gli Stati Uniti d'America.

San Paolo interpreta l'immersione nell'acqua del Battesimo come partecipazione alla morte di Gesù (cfr.
Rm 6,3). Il morire spiritualmente con Cristo è il passaggio indispensabile per poter partecipare alla sua risurrezione.

Scrive infatti l'Apostolo: "Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui... così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rm 6,8-9 Rm 6,11).

Somiglia alla risurrezione di Cristo il sacramento del Battesimo, perché introduce nella vita che non muore. Mentre l'esistenza umana, che ognuno di noi ha ricevuto dai suoi genitori terreni, termina con la morte del corpo, la vita ricevuta da Dio in Gesù Cristo non ha termine. La vita di Dio non conosce la morte! In Dio è la pienezza della vita. Quanti sono battezzati "nell'acqua e nello Spirito" diventano partecipi di quella Vita che Gesù manifesto nella sua risurrezione.

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4. All'inizio della Veglia pasquale, il tempio era immerso nel buio e nessuna luce dissipava le tenebre della notte. E' poi entrata la luce, quando il Diacono ha introdotto solennemente il Cero, acceso dal fuoco pasquale benedetto all'esterno, ed ha cantato per tre volte: "Lumen Christi!". In tal modo le tenebre hanno cominciato a poco a poco a diradarsi, cedendo il posto alla luce. Sempre nuovi ceri sono stati accesi da quella prima fiamma e sempre più si è rischiarata la Basilica. La luce di Cristo vince le tenebre.

Che cos'è questa luce? Risponde San Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: è la Vita che Cristo ha in sé. "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (
Jn 1,4).

La verità di Cristo, vita e luce degli uomini, durante questa Veglia è entrata nuovamente nella notte, figura delle tenebre che riempirono il mondo dopo la morte di Gesù e ne avvolsero il sepolcro. Ma la luce di Cristo sta per riversarsi nuovamente sul mondo. Quando, all'alba del giorno dopo il sabato, le donne andarono alla tomba per ungere il corpo del Signore, la trovarono vuota, e udirono dalle labbra dell'angelo: "So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.

E' risorto" (Mt 28,5-6).

Questo annuncio risuona di nuovo in quest'alba di Pasqua: "Annuntio vobis gaudium magnum!". Vi annunzio l'Alleluia pasquale: Cristo è risorto! Per ogni cuore umano assetato di luce e di salvezza, è risorta con lui la speranza.

Data: 1995-04-15 Data estesa: Sabato 15 Aprile 1995

Udienza: Giovanni Paolo II all'Associazione della Gioventù Cattolica Polacca - Città del Vaticano

Titolo: "Cristo conta su di voi. Contano su di voi la Vergine di Jasna Gora e la Chiesa perché la Polonia ha bisogno di voi, della vostra generosa risposta"



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1. Saluto cordialmente i rappresentanti dell'Associazione della Gioventù Cattolica, giunti a Roma sotto la guida dei loro Pastori, e con l'Assistente generale dell'Associazione Mons. Antoni SoLtysik. In questo momento voi rappresentate qui tutti i giovani appartenenti all'AGC che sono in Polonia e che, vostro tramite, desidero salutare tutti di cuore. Visto che siamo nel giorno del Sabato Santo, il mio saluto è un saluto pasquale.

Mentre vi guardo, così numerosi, mi rallegro molto perché i giovani sono la speranza e la giovinezza della Chiesa. Tuttavia ciò che mi rallegra più di ogni altra cosa, è il fatto che dopo tanti anni, l'Associazione della Gioventù Cattolica che è in Polonia sia potuta rinascere.

Ricordo che quando ero giovane sacerdote, e lavoravo prima nella parrocchia di Niegowic e poi a Cracovia, ero anche Assistente dei circoli dell'AGC. Poco dopo pero, durante la brutale lotta contro la Chiesa, l'AGC è stata sciolta dalle autorità comuniste. Ricordo ancora l'ultimo incontro a Cracovia, nella Casa Cattolica. Era l'incontro con gli universitari. C'era un gruppo che studiava l'"ABC" del Tomismo ed ero il loro Assistente. Era già in corso il processo contro la Curia di Cracovia. Doveva essere certamente il 1954. Noi eravamo ancora attivi ma si trattava degli ultimi incontri. Qualche settimana dopo, l'AGC veniva soppressa definitivamente nelle due diocesi dove ancora esisteva: Cracovia e Poznan.

L'Associazione della Gioventù Cattolica, facendo parte dell'Azione Cattolica, ha scritto nella storia della Chiesa che è in Polonia pagine molto significative.

Disponete di un ricco patrimonio al quale dovete attingere. Si tratta pero di attingere sempre in modo creativo per interpretare "i segni dei tempi" e per adeguare ad essi i metodi del lavoro apostolico.

So che anche se l'Associazione esiste da poco tempo in Polonia siete già circa ventimila; che siete attivi in 35 diocesi; operate in circa 1.000 circoli presso le parrocchie e le scuole. Questi numeri parlano da sé; permettono di guardare al futuro con cristiano entusiasmo.

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2. Venite a Roma nel periodo del Triduo Sacro e della Pasqua. Desiderate infatti qui a Roma ricevere da Cristo lo stesso mandato che egli ha dato agli Apostoli dopo la sua Risurrezione: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi" (
Jn 20,21). Queste parole - come forse vi ricorderete - erano il tema della Decima Giornata Mondiale della Gioventù che abbiamo celebrato in Piazza San Pietro nella Domenica delle Palme e prima ancora a Manila, nelle Filippine.

Nella prospettiva dell'avvicinarsi del Terzo Millennio del Cristianesimo, a voi giovani Cristo affida un particolare compito apostolico.

Cristo manda ciascuno e ciascuna di voi e, tutti insieme, come Apostoli, nella maggior parte dei casi, come Apostoli laici, affinché annunciate il suo Vangelo con la parola e con la vostra vita dovunque voi siate, studiate e lavorate. E' molto importante questo "essere mandati insieme". Qui tocchiamo infatti una questione molto significativa per l'apostolato, cioè il ruolo delle varie Associazioni, dei Gruppi e dei Movimenti nella Chiesa.

Oggi, quando molti vogliono limitare la presenza della Religione esclusivamente alla sfera del privato, diventa particolarmente importante risvegliare la coscienza della dimensione sociale della fede, dell'esperienza religiosa e dell'impegno apostolico. In questo si esprime la natura sociale dell'uomo. In un apostolato di gruppo - come il vostro - si esprime anche il mistero della Chiesa come segno di comunione e di unità in Cristo. Le Associazioni, le Organizzazioni e i Movimenti cattolici danno ai loro membri un sostegno spirituale e rappresentano oggi un insostituibile ambiente di formazione e di maturazione dei comportamenti cristiani (cfr. CL 29).

Come potete vedere qui si apre davanti all'Associazione della Gioventù Cattolica un vasto campo di azione apostolica da svolgere in unione con i vostri Pastori: Vescovi e Sacerdoti. Cristo risorto oggi dice a voi con particolare forza: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io vi mando" (Jn 20,21).

Sono contento di aver sentito oggi questo "Eccomi, sono pronto" - l'antico richiamo dell'AGC. Ricordo quando esso risuonava nei tempi precedenti alla guerra. Ricordo che anche dopo la guerra si potevano sentire queste parole, così incisive ed eloquenti. E' proprio questa la risposta al mandato di Cristo: "Io vi mando" - "Eccomi, sono pronto!".

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3. Siete venuti in pellegrinaggio a Roma, nella città che ha una importanza particolare per i cristiani. Essa custodisce le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tanti altri martiri che con il proprio sangue hanno sigillato la loro fede in Cristo. Ieri sera abbiamo presieduto la "Via Crucis" al Colosseo. E' un simbolo che esprime tutto questo. Presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo volete imparare che cosa significa dare testimonianza a Cristo. I martiri infatti sono per noi una sfida continua. Ci costringono in un certo senso a verificare e a sottoporre alla critica i nostri comportamenti e la nostra fede, talvolta troppo incline ai compromessi di comodo.

Qui, a Roma, presso le tombe degli Apostoli, dei martiri e dei testimoni della fede, volete attingere coraggio per poter dare un'autentica testimonianza alla vita di fede. Anche oggi, in Polonia, c'è molto bisogno di questo coraggio. I tempi sono cambiati e sotto certi aspetti sono diventati più difficili. I vecchi tempi li ricordo perché li ho vissuti. Ora conto sulle notizie, sulle osservazioni e indirettamente anche sulle esperienze degli altri. Mi sembra che i tempi siano diventati in un certo senso più difficili. Aumenta la confusione nelle menti e nei cuori di molti fedeli ed anche nei cuori di molti vostri coetanei. In questa situazione diventa facile farsi suggestionare da falsi profeti e da "maestri del sospetto" - come si dice in filosofia. Quanta saggezza e capacità di "discernere gli spiriti" vi occorre oggi per saper distinguere il vero dal falso, per riuscire - quando vi sarà bisogno - ad andare "contro corrente", le tendenze del proprio ambiente, della moda, e soprattutto delle pressioni esercitate dalla stampa, dalla radio e dalla televisione. Dovete essere forti nella fede! Cristo conta su di voi e vi chiama ad operare grandi cose. Non vi dovete vergognare dei vostri ideali. Al contrario dovete annunciarli e difenderli. Cristo conta su di voi. Conta su di voi la Vergine di Jasna Gora. Conta su di voi la Chiesa. Conta su di voi e ha bisogno di voi la Polonia. Proprio di voi come l'AGC. Il vostro motto dice infatti: "Con la virtù - lo studio - e il lavoro servire Dio e la Patria!". "Eccomi, sono pronto!" - come abbiamo sentito poco fa.

"Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi" (
Jn 20,21).

Vi ringrazio per questo odierno incontro del Sabato Santo e vi auguro di diventare sempre più numerosi; di accogliere sempre di nuovo il mandato di Cristo Risorto e di dare una risposta adeguata alle attuali necessità della Chiesa, del mondo e della Polonia.

Invitandovi a compiere questo cammino benedico di cuore ciascuno e ciascuna di voi, i vostri Pastori e tutta l'Associazione della Gioventù Cattolica in Patria.

Data: 1995-04-15 Data estesa: Sabato 15 Aprile 1995

Pasqua di Risurrezione: il messaggio "Urbi et Orbi" di Giovanni Paolo II - Città del Vaticano

Titolo: Con la forza di Colui che ha vinto la morte la Chiesa annuncia il Vangelo della vita



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1. "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione".

Durante la Settimana Santa, settimana della Passione del Signore, la Chiesa annunzia la morte di Cristo.

L'annunzia sin dalla Domenica delle Palme, e poi durante il Triduo pasquale.

Giovedi Santo, Venerdi Santo, Sabato Santo: tre giorni nei quali si sviluppa l'annuncio liturgico della morte di Cristo, che si conclude presso la tomba dove è deposto il corpo esanime di Gesù di Nazaret.

Oggi la Chiesa ritorna a quella tomba; vi torna anzitutto mediante le donne di Gerusalemme, venute dopo il sabato per ungere il Corpo di Cristo.

Esse trovano il sepolcro vuoto ed odono dal di dentro le parole: "So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.

E' risorto, come aveva detto" (
Mt 28,5-6).

Da quell'istante la Chiesa comincia a confessare che Colui che era morto, ormai vivo, trionfa: "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione".

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2. E' significativo che prime testimoni della risurrezione siano le donne; esse per prime ricevono dall'interno del sepolcro la notizia inattesa e sconvolgente, fonte all'inizio di grande spavento.

La verità, tuttavia, è sotto i loro occhi: il sepolcro è vuoto, privo ormai del corpo di Cristo.

Spaventate, avvertono confusamente d'essere testimoni di un evento capace di cambiare la storia dell'uomo.

Esse non possono conservare solo per sé l'esperienza di un simile evento! Corrono pertanto dagli Apostoli, per trasmettere loro fedelmente ciò di cui sono state testimoni.

Pietro e Giovanni si recano alla tomba e costatano quanto hanno appreso dalle donne.

Quel giorno stesso la notizia della tomba vuota si diffonde.

La sera, poi, Gesù conferma agli Apostoli, riuniti nel Cenacolo, che il sepolcro vuoto è prova della sua risurrezione.

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3. La risurrezione fu per gli Apostoli una totale sorpresa? Non ne avevano udito dalla bocca di Gesù numerosi annunci? Egli aveva preannunciato chiaramente la propria morte in croce a Gerusalemme.

E sempre aveva aggiunto: "Il Figlio dell'uomo... il terzo giorno risorgerà" (
Mt 17,22-23).

Quanto era successo, quanto avevano costatato le donne e poi gli Apostoli stessi, - realtà prima difficile da credere - da quel giorno è divenuto un dato ovvio.

Del resto, Gesù non aveva forse risuscitato dei morti? Non aveva risuscitato Lazzaro, il suo amico, fratello di Maria e di Marta? Non aveva detto a Marta in lacrime per la morte del fratello: "Tuo fratello risusciterà" (Jn 11,23)? Ed aveva poi aggiunto: "Io sono la risurrezione e la vita" (Jn 11,25).

Dopo tutto questo, può la Chiesa non testimoniare la risurrezione di Cristo? può non annunziarla con forza ed intima gioia?

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4. Si, la Chiesa annunzia il Vangelo della vita, con la forza di Colui che ha vinto la morte, ed invita ciascuno a "lavorare con costanza e coraggio, perché nel nostro tempo, attraversato da troppi segni di morte, si instauri finalmente una nuova cultura della vita, frutto della cultura della verità e dell'amore" (
EV 77).

Cristo apre il cammino della vita! Alle famiglie scompaginate dalla guerra, alle vittime dell'odio e della violenza, come in Algeria, in Bosnia ed Erzegovina, in Burundi e nel Sudan meridionale, la Chiesa non esita a rinnovare il messaggio pasquale della pace, ricordando a tutti la comune origine dall'unico Dio.

A coloro che attendono, nella sofferenza, il riconoscimento di loro profonde aspirazioni, come i palestinesi, i curdi o, tra le altre, le popolazioni indigene dell'America Latina, la Chiesa propone il dialogo come unica via atta a promuovere soluzioni eque, per una convivenza improntata al rispetto ed all'accoglienza reciproca.

A quanti sono tentati di riporre, ancora una volta, la speranza nelle armi, come nel Caucaso e più recentemente in Ecuador o in Perù, la Chiesa ripete con sollecitudine accorata che egoismo e volontà di potenza contraddicono la verità dell'uomo, non meno che la dignità del cristiano.

A tutti la Chiesa ricorda che la serena convivenza, frutto di stima e mutua comprensione, si nutre di paziente apertura verso ogni fratello.

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5. Tutto si rinnova nella luce del Risorto, il quale soltanto può dire: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno" (
Jn 11,25-26).

La fede della Chiesa è contenuta in queste parole! Cristo, risorto il terzo giorno, è "il primogenito di coloro che risuscitano dai morti" (Col 1,18), l'inizio della risurrezione dei corpi e della vita eterna in Dio.

La Chiesa vive oggi una grande gioia, che condivide prima di tutto con la Madre di Cristo: "Regina caeli laetare: Alleluia!": "Regina del cielo rallegrati: Alleluia!".

Dall'alto della Solennità della Risurrezione questa gioia si diffonde su tutta la vita dei cristiani: "Victimae paschali laudes immolent christiani...": "Alla vittima pasquale s'innalzi oggi il sacrificio di lode.

L'agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.

Il Signore della vita era morto: ma ora, vivo, trionfa".

(Il Papa ha quindi formulato gli auguri pasquali in 57 lingue]

Data: 1995-04-16 Data estesa: Domenica 16 Aprile 1995

Lettera al Card. Lopez Rodriguez - Città del Vaticano

Titolo: Per il 40° anniversario del CELAM

Al Signor Cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez Arcivescovo di Santo Domingo Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano

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1. La gioiosa celebrazione del 40° anniversario della creazione del Consiglio Episcopale Latinoamericano mi offre la felice opportunità di rivolgermi nuovamente, con particolare sollecitudine pastorale, alle Chiese pellegrine dell'America Latina e ai loro Vescovi.

E vivo nel mio cuore di Pastore universale, come nel cuore di tutti i Pastori di questo "Continente della speranza", il ricordo delle celebrazioni del V Centenario dell'inizio dell'evangelizzazione di questi popoli. Abbiamo commemorato questo avvenimento storico nel 1992 a Santo Domingo, con la Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, la quarta di una serie che ha avuto inizio, esattamente quarant'anni fa, a Rio de Janeiro.

Quale frutto duraturo della prima Conferenza, tenutasi dal 25 luglio al 4 agosto 1955, è sorto il CELAM - Consiglio Episcopale Latinoamericano -, "organismo di contatto, riflessione, collaborazione e servizio alle Conferenze Episcopali dell'America Latina" (Statuti, Art. 1,1).

Il mio predecessore, Papa Pio XII, approvo "con benevolenza" la costituzione di un organismo così provvidenziale e, nel 1958, creo anche la Pontificia Commissione per l'America Latina, alla quale affido, tra l'altro, il compito di "aiutare in maniera efficace con i mezzi pastoralmente più opportuni il Consiglio Episcopale Latinoamericano" (Lettera Apostolica Decessores Nostri, 18 giugno 1988).

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2. Il CELAM commemorerà nei prossimi giorni i suoi quaranta anni di esistenza, in occasione della XXV Assemblea Generale Ordinaria che si svolgerà a Città del Messico, sotto lo sguardo di Nostra Signora di Guadalupe. Con la creazione di questo Consiglio si è messo in funzione un organismo efficace per una nuova tappa dell'evangelizzazione dell'America.

Già verso la fine del secolo scorso, nel 1899, il Concilio Plenario Latinoamericano convocato dal mio predecessore il Papa Leone XIII e celebrato a Roma, come affermarono i Cardinali e i Vescovi riuniti nella Conferenza di Rio, costitui "la base primordiale dello sviluppo della vita ecclesiastica e spirituale nel continente" (Conclusioni, Preambolo). Quello storico Concilio, di cui celebreremo il centenario fra qualche anno, preparo le Chiese dell'America Latina per i tempi nuovi. Ma doveva essere la Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, inaugurata quarant'anni fa nell'allora capitale del Brasile (1955), ad aprire il cammino alla Nuova Evangelizzazione del Continente, proseguito poi nelle successive Conferenze.

Desidero ricordare che nel 1968 si riuni a Medellin (Colombia) la II Conferenza, inaugurata dal mio predecessore il Papa Paolo VI, sul tema "La Chiesa nell'attuale trasformazione dell'America Latina alla luce del Concilio". Nel 1979, a Puebla di Los Angeles (Messico), la III Conferenza, che ho avuto la fortuna di inaugurare, si occupo de "L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina". Infine, la IV Conferenza a Santo Domingo, nel 1992, si dedico allo studio de "La Nuova Evangelizzazione, Promozione umana, Cultura cristiana".

Frutto di queste quattro Conferenze sono gli importanti documenti che, interpretati alla luce degli insegnamenti del Magistero della Chiesa, contengono orientamenti dottrinali e pastorali di particolare trascendenza per la nuova evangelizzazione di questo Continente, che ogni Vescovo, contando sulla collaborazione dei membri della sua diocesi, potrà utilizzare, con il necessario discernimento, per promuovere la crescita della vita delle comunità ecclesiali affidate alle sue cure pastorali.

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3. L'ultima Conferenza chiamo in causa le Chiese latinoamericane per il terzo millennio del Cristianesimo. I Vescovi riuniti a Santo Domingo puntarono la loro riflessione su "Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" (cfr.
He 13,8). Su questo stesso tema vuole oggi puntare la sua attenzione tutta la Chiesa durante il cammino di preparazione all'anno 2000 (cfr. Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente, capp. I e V).

Tutta la Chiesa si prepara ad entrare nel terzo millennio del Cristianesimo con uno spirito nuovo in modo da poter partecipare più pienamente della grazia che scaturisce dal mistero pasquale. La Chiesa in America Latina è chiamata, per il gran numero di membri e per l'efficacia dell'opera dei suoi evangelizzatori, ad avere un ruolo di primo piano e una responsabilità in questo compito. perciò il 40° anniversario della fondazione del Consiglio Episcopale Latinoamericano deve essere visto come una occasione privilegiata per rinnovare l'appello a tutti i credenti in Cristo del continente americano ad una sequela più radicale, più intima e fedele del Signore, esortando tutti i fedeli a dare una valida testimonianza di vita secondo i precetti evangelici e in piena coerenza con la fede.

Già vediamo all'orizzonte il futuro Sinodo d'America, al quale ho fatto riferimento nella mia Lettera Apostolica sul Giubileo dell'Anno 2000 (cfr. nn. 21 e 38). Questo sarà un evento evangelizzatore che dovrà affrontare le sfide che, alla fine di questo secolo, si presentano alle Chiese latinoamericane che esso preparerà ad entrare nel terzo millennio dell'era cristiana.

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4. Il CELAM, nel suo programma servire e integrare, in comunione e fedeltà alla Santa Sede, ha un ruolo importante da svolgere in questa congiuntura piena di speranza ma allo stesso tempo difficile. perciò, rendendo grazie al Signore per quanto è stato realizzato in passato, bisogna guardare al futuro confidando in Dio, rivedendone le strutture dove è più opportuno (cfr. Santo Domingo, Conclusioni, 69) e imprimendo continuamente ai suoi organismi un dinamismo evangelizzatore. così esso, rispecchiando il vero volto dell'America Latina, con iniziative ben ponderate e mediante una maggiore partecipazione di tutto l'Episcopato del Continente, contribuirà in maniera decisiva alla Nuova Evangelizzazione del medesimo.

Questo è ciò che chiedo in questa felice circostanza a Gesù Cristo, il primo e il più grande degli Evangelizzatori (cfr. EN 7), per intercessione di Santa Maria di Guadalupe, Stella della Prima e della Nuova Evangelizzazione in America.

Con questa viva speranza voglio impartire a tutti i Vescovi dell'America Latina, come pure ai sacerdoti, ai religiosi e religiose e ai fedeli diocesani, una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 16 aprile 1995, Solennità della Pasqua di Risurrezione.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-04-16 Data estesa: Domenica 16 Aprile 1995

Lettera al Card. Josè T. Sanchez - Per il IV Centenario della Diocesi di Cebu

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Josè T. Sanchez Prefetto della Congregazione per il Clero

Cristo Signore, per la sua divina potestà, comando solennemente ai discepoli di recarsi anche nelle più lontane regioni del mondo per propagare la sua fede salvifica. Questo fecero quei sacri annunciatori che, quattro secoli or sono, raggiunsero la regione di Cebu nelle Isole Filippine. Per questo motivo il Nostro pensiero è rivolto, con paterno affetto e gioia grande, a quella comunità, che nel prossimo mese di aprile celebrerà con grande solennità la memoria del quarto centenario della propria nascita. Questa celebrazione dà a Noi l'opportunità e l'occasione non solo per richiamare la memoria di questo evento, ma anche per esortare i fedeli ad una fede più forte e più salda.

Peraltro, dal momento che il responsabile della comunità cebuana ci ha chiesto di designare un sacro Presule a rappresentare la Nostra persona per l'occasione, considerando l'opportunità di rispondere a questa richiesta, abbiamo pensato a Lei, Venerato Fratello Nostro, che con sapienza ed esperienza è alla guida della Congregazione per il Clero. Pertanto, con questa Nostra Lettera e in virtù della Nostra piena autorità, La designiamo, eleggiamo e proclamiamo Nostro Inviato Speciale, affinché presieda a nome Nostro alle celebrazioni confacenti ad un si grande evento. E perché questa commemorazione si svolga il modo più magnificente e fruttuoso, Lei prenderà opportunamente le Nostre parti, dimostrando la nostra presenza in spirito; presiederà alle sacre cerimonie, esorterà con la parola e con l'esempio il popolo a rinsaldare la propria fede. Manifesterà infine a tutti la Nostra benevolenza, che abbracci e dia gioia a tutti i cittadini ivi convenuti. Vogliamo pure che impartisca a tutti i partecipanti a queste solennità la Nostra Benedizione Apostolica, affinché sia annuncio di divine grazie e sincera testimonianza della Nostra carità.

Dal Vaticano, 1° dicembre 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-04-19 Data estesa: Mercoledi 19 Aprile 1995


Lettera al Cardinale Franjo Kuharic - Per la celebrazione dell'Unione di Brest-Litovsk e di Uzhorod

A1 Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Franjo Kuharic Arcivescovo di Zagabria

Senza dubbio dobbiamo annoverare tra gli eventi di maggiore importanza la duplice ricorrenza con cui verranno celebrati i 400 anni dall'Unione di Brest-Litovsk e i 350 dall'Unione di Uzhorod. L'intera Chiesa cattolica è pervasa da una grande gioia, poiché in alcuni luoghi si sono realizzate le parole di Cristo stesso, che richiamano all'unità. Noi pure, ricolmi di pari letizia, di fronte a questo luminoso esempio camminiamo nella ferma speranza che si giunga in futuro alla completa e piena unità con tutti gli altri fratelli cristiani.

Siamo consapevoli e certi che, prendendo spunto da questo avvenimento, saranno richiamate alla memoria le testimonianze di virtù e il ricordo dell'antica pietà dell'Ucraina, e che gli animi di tutti i fedeli saranno nuovamente spronati ad una fede più salda e ad un'azione conseguente, soprattutto in un momento storico come quello attuale, che sembra offrire circostanze più felici.

Non possiamo fare a meno di tributare il Nostro plauso per il fatto che questa celebrazione avrà come momento significativo di festa il pellegrinaggio con cui, dal 18 al 21 maggio prossimi, una grande folla raggiungerà il famoso santuario della città di Zarvanycia, dove tutta l'Ucraina, proprio come in passato fecero devotamente i governanti di allora, facendosi interpreti dell'animo del popolo, sarà di nuovo consacrata alla Vergine Maria.

Così, affinché questo momento possa attuarsi e svolgersi in modo più adeguato e più solenne, abbiamo deciso di inviare un uomo degno di stima a rappresentare la Nostra persona, significando parimenti la Nostra disposizione d'animo e i Nostri buoni auspici. Abbiamo pertanto rivolto a Lei, Venerato Fratello Nostro, il Nostro pensiero, giudicandoLa senza dubbio adatta per svolgere nel migliore dei modi questo incarico. così, mossi da affetto fraterno, La nominiamo Inviato Speciale per le celebrazioni di quella solenne ricorrenza.

Manifesterà a tutti i partecipanti la Nostra benevolenza e la Nostra profonda unione con loro. Invochiamo dunque benigna la Madre celeste, perché si degni di ricolmare del suo aiuto questa amata Nazione. Vogliamo infine che Lei impartisca la Nostra Apostolica Benedizione a tutti i Presuli ed ai fedeli delle Eparchie, che sia annunciatrice di divine grazie e chiaro presagio di un futuro più salutare.

Dal Vaticano, 20 aprile 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-04-20 Data estesa: Giovedi 20 Aprile 1995

Lettera al Cardinale Jozèf Tomko - Città del Vaticano

Titolo: Per il V Congresso Missionario latino-americano

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Jozef Tomko Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli

Ricordando le parole del Concilio Ecumenico Vaticano II "Predicando il Vangelo, la Chiesa chiama coloro che ne ascoltano la voce alla fede e alla confessione della fede, li dispone al battesimo, e li incorpora a Cristo, affinché, mediante l'amore verso di Lui, crescano fino alla pienezza" (cfr. LG 17). Noi Stessi intraprendiamo moltissime iniziative per propagare la fede salvifica, dilatare l'unità cattolica e testimoniare la santità.

Siamo perciò lieti di sapere che, dal 18 al 23 luglio di quest'anno, sarà solennemente celebrato in Brasile, ed in particolare nella città di Belo Horizonte, il V Congresso Missionario latino-americano.

La sua importanza, come sappiamo, non è legata soltanto al continente suddetto, ma anche alla cara terra Africana ed alle altre province del mondo in cui uomini e donne consacrate, come pure fedeli laici, provenienti dall'America Latina, esercitano con zelo la missione evangelizzatrice.

Pertanto, affinché questo Congresso si svolga in modo più solenne ed efficace, vogliamo inviare un uomo eminente a rappresentare e rendere presente la Nostra Persona. Rivolgiamo dunque il pensiero e l'animo a Lei. Venerato Fratello Nostro, che già un'altra volta partecipo a nostro Nome ad un simile Congresso. Con questa lettera dunque La nominiamo Inviato Speciale al V Congresso Missionario latino-americano, dove, come richiede l'occasione stessa, parlerà dell'importanza e delle diverse forme dell'evangelizzazione. Presiederà a tutti gli atti previsti dal solenne Congresso. Porterà a tutti i partecipanti il Nostro saluto, il Nostro amore verso la Chiesa latino-americana, la Nostra presenza in spirito. A Lei, Venerato Fratello Nostro, elargiamo infine, con animo colmo d'affetto, la Benedizione Apostolica, che sia per Lei un sostegno nell'incarico assunto, ed un valido aiuto per i partecipanti al Congresso.

Dal Vaticano, 20 aprile 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-04-20 Data estesa: Giovedi 20 Aprile 1995

Messaggio: il Papa nella ricorrenza del bicentenario della nascita del Fondatore della Società dell'Apostolato Cattolico - Città del Vaticano

Titolo: San Vincenzo Pallotti, sacerdote romano, visse in pienezza l'amore evangelico testimoniando la fede cristiana

Al reverendissimo Don SEAMUS FREEMAN Rettore Generale della Società dell'Apostolato Cattolico


GPII 1995 Insegnamenti 650