GPII 1994 Insegnamenti - Messaggio di cordoglio a Padre Gotthard Rosner - Città del Vaticano

Messaggio di cordoglio a Padre Gotthard Rosner - Città del Vaticano

Titolo: Ringrazio questi sacerdoti per la dedizione totale di se stessi

Sconvolto dall'annuncio dell'ignobile omicidio dei quattro sacerdoti dei Padri Bianchi a Tizi-Ouzou, condivido profondamente la vostra pena e prego con voi il Padre di ogni misericordia di accoglierli nella luce eterna. Ringrazio per la dedizione totale di se stessi che questi sacerdoti hanno voluto offrire alla Chiesa in Algeria e al popolo che hanno servito fino alla fine. Che il loro sacrificio aiuti a comprendere che il dialogo e l'amore devono trionfare su ogni prepotenza e su ogni forma di violenza.

Implorando su di voi e su tutti i vostri confratelli il conforto della grazia del Signore, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal francese)

Data: 1994-12-29 Data estesa: Giovedi 29 Dicembre 1994





Il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, presiede a nome del Papa, la Santa Messa in suffragio del Porporato scomparso - Città del Vaticano

Titolo: Una profonda simpatia per l'uomo ed una grande fiducia in Dio: è questa la preziosa eredità del Cardinale Pietro Pavan

Signori Cardinali, Cari Confratelli nell'Episcopato e nel Presbiterato, Signori Ambasciatori e distinte Autorità, Fratelli e Sorelle nel Signore! All'indomani del Natale, nell'atmosfera di serenità e di letizia delle celebrazioni natalizie, Cristo Salvatore ha chiamato a sé il Cardinale Pietro Pavan. Egli era preparato a questo passo dai lunghi anni di una vita tutta dedicata al Signore ed alla sua Chiesa. In questi ultimi mesi, poi, la malattia, aveva minato la sua fibra robusta e lo aveva portato ad abbandonarsi con ancora maggiore fiducia nelle mani della Divina Provvidenza.

Nella luce del mistero del Verbo che si è fatto carne, il caro Cardinale Pavan ha chiuso la sua esistenza terrena, tutta vissuta nella fede e nell'amore a Dio che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito" (Jn 3,16).

Egli ha trascorso gli anni della sua vita ben convinto della verità, che abbiamo sentito nella prima lettura di questa Santa Messa: "vera longevità è una vita senza macchia" (Sg 4,8).


1. Il suo apostolato sociale Nella sua lunga ed operosa esistenza, il Cardinale Pavan ha raggiunto nel campo della dottrina sociale della Chiesa i vertici della fama internazionale, dando prova di essere un qualificato sociologo. Tali vette furono pero raggiunte con uno studio costante e con un contatto profondo con le reali condizioni di vita della gente.

Terminati gli studi ginnasiali e liceali nella città di Treviso, fu ospite del Collegio Capranica e consegui presso la Pontificia Università Gregoriana le lauree in Filosofia e Teologia. Ordinato sacerdote nel luglio 1928, esercito il ministero nella città natale, appassionandosi ad approfondire i suoi studi di dottrina sociale cristiana. Nel Seminario di Treviso insegno Teologia Morale per un decennio, laureandosi nel frattempo in economia presso la celebre Università di Padova.

A metà degli anni 30 pubblico il primo volume: "L'insegnamento della Chiesa nell'ordine temporale", con l'introduzione di Padre Agostino Gemelli, che poi presento libro ed autore a Papa Pio XI. Quel testo è rimasto di estrema attualità: esso contiene in germe l'intero pensiero sociale del grande studioso, che lo svilupperà poi in molteplici libri nonché in continui articoli su giornali e riviste specializzate.

Nel 1946, dopo la guerra, per volere di Pio XII, l'allora Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Montini, chiamava Don Pavan a Roma, in un momento cruciale sia per l'Italia, uscita dal tremendo conflitto mondiale, sia per l'intera umanità. Fu nominato Assistente Ecclesiastico dell'ICAS, un centro di attività sociale secondo gli ideali cristiani: divenne l'anima delle risorte "Settimane Sociali"; collaboro alla fondazione delle ACLI e della Confederazione dei Coltivatori Diretti; tenne stretti contatti con eminenti personalità nel campo culturale, politico, economico, affermandosi come esperto sempre più qualificato del pensiero sociale cristiano.


2. Il suo insegnamento

Nel 1948 venne scelto come Professore presso l'Università Lateranense e poté in seguito compiere viaggi in diverse Nazioni per lezioni e conferenze. A Parigi incontro l'allora Nunzio Apostolico Mons. Roncalli, del quale sarebbe diventato uno dei più stimati ed ascoltati collaboratori nel campo della dottrina sociale e, specialmente, nel periodo in cui Papa Giovanni XXIII preparo l'Enciclica Pacem in terris. Prezioso fu il suo contributo pure nella redazione della Dichiarazione Conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa. Fu il periodo più bello e più fecondo della sua vita.

Nel 1969 Paolo VI lo nomino Rettore Magnifico dell'Università Lateranense. Raggiunti i limiti di età, nel 1975 Mons. Pavan lasciava il Rettorato dell'Università, continuando pero a studiare, a scrivere, a pubblicare, a tenere conferenze e, soprattutto, a pregare.

Nel maggio 1985 il Santo Padre Giovanni Paolo II, che nutriva per il compianto Cardinale una stima profonda, lo volle insignire della dignità cardinalizia testimoniandogli la gratitudine per il servizio da lui reso alla Chiesa e premiando la sua fatica e il suo impegno al servizio del Vangelo di Cristo.


3. La sua ricerca scientifica Ora il Cardinale Pavan non è più tra noi: rimane pero il suo esempio luminoso, rimangono i suoi scritti, che costituiscono autentico monumento di dottrina ed un vero tesoro di esperienza pastorale.

Il filo conduttore di tutta la sua ricerca sembra essere un'affermazione tratta dalla Rerum Novarum di Leone XIII: "L'uomo, sotto la legge eterna e provvidenziale di Dio, è provvidenza a se stesso" (n. 6).

Con l'ansia del ricercatore e con lo zelo del sacerdote, il Card. Pavan cerco per tutta la sua vita di armonizzare fede ed impegno dei credenti nelle realtà temporali. Da una parte cerco di non venire mai meno alle esigenze del Vangelo e, dall'altra, non tradire mai le attese più intime dell'uomo, in un clima di comprensione, di dialogo e di collaborazione.

Nei suoi scritti possiamo così notare una profonda simpatia per l'uomo ed una grande fiducia in Dio: è questa la preziosa eredità che egli ci lascia.

Gliene siamo molto grati! In una intervista, in occasione del suo 90 anno di età, gli fu chiesto: "Come guarda all'incerta situazione dei Paesi che si sono liberati dal comunismo e agli immensi problemi economici del Sud del mondo?". Il Cardinale così rispose: "Guardo con l'ottimismo che deriva dalla mia età, dall'aver assistito ad enormi ed imprevedibili cambiamenti. Ho avuto la conferma che nella storia è sempre il bene a trionfare!" (1 maggio 1992).


4. Una testimonianza di vita Carissimo Fratello Cardinale Pietro Pavan! Grazie per così semplici e profonde testimonianze di fede e di amore all'uomo, a Cristo ed alla Sua Chiesa.

Noi preghiamo di cuore per Te! Offrendo in suffragio per la tua anima il Santo Sacrificio della Messa, noi tutti chiederemo per Te il premio dei giusti, affidandoti alla misericordia divina.

Offrendoci con Cristo al Padre dei Cieli, invocheremo per Te la corona di gloria, che è riservata ai servi buoni e fedeli. Cercheremo infine di fare nostro quell'ottimismo che ha contraddistinto la Tua esistenza. E' l'ottimismo della fede per cui, consapevoli d'essere uniti a Cristo durante l'esistenza ed in morte, possiamo camminare in novità di vita, in attesa della risurrezione beata (cfr. Rm 6,3-8).


5. Con la stola della gioia Carissimo Cardinale, tu ci hai lasciato nella festa del protomartire Santo Stefano. In una Antifona della Liturgia delle Ore la Chiesa ci ricordava che il Signore aveva adornato tale Santo "con la stola della gioia", "Stola iucunditatis induit eum Dominus"! Con tale ornamento di santa letizia il Signore ha anche adornato la tua vita. La tua serenità di fronte ad ogni prova, come ad ogni evento della storia, sia un esempio per tutti noi che ci impegniamo a raccogliere la tua preziosa eredità. E così sia!

Data: 1994-12-29 Data estesa: Giovedi 29 Dicembre 1994





Te Deum: il Santo Padre durante la celebrazione dei Primi Vespri in onore di Maria Santissima Madre di Dio - Città del Vaticano

Titolo: La Chiesa e il mondo guardano a Roma con una speciale considerazione e attendono da essa una testimonianza di fede e di moralità




1. "Questa è l'ultima ora..." (1Jn 2,18).

Seguendo la tradizione, ed anche assecondando il richiamo dei nostri cuori, ci raduniamo questa sera davanti a Dio per renderGli grazie al termine dell'anno civile. Ci riuniamo durante l'ottava del Natale del Signore, alla vigilia della Festa solenne della Madre di Dio, Maria Santissima. In particolare, al termine dell'Anno della Famiglia, abbiamo presenti alla mente e al cuore, in questa celebrazione, le famiglie di Roma e del mondo intero.

Ti rendiamo grazie, Signore, per il tempo che ci hai donato. Per i giorni, le settimane, i mesi dell'anno che si chiude.

Ti rendiamo grazie per il dono della vita e per gli innumerevoli benefici del tuo amore di Creatore e di Padre.

Soprattutto Ti ringraziamo perché ci chiami a formare una famiglia di famiglie e ad affrontare così uniti i gravi problemi che questa Città vive oggi, a partire da quella povertà che Tu stesso hai sperimentato venendo nel mondo: la mancanza di alloggio specialmente per le giovani famiglie e la carenza di lavoro per non pochi suoi abitanti.

Ti rendiamo grazie per un anno di pace a Roma e in Italia, ma subito Ti supplichiamo: preservaci dal dimenticare i nostri fratelli, purtroppo numerosi, che hanno vissuto e vivono tuttora prigionieri di tragiche violenze e miserie.


2. "Questa è l'ultima ora...".

Viviamo le ultime ore di un anno che volge al termine. A mezzanotte finirà il 1994 ed inizierà il 1995. Che cosa è stato quest'anno che ormai sta per lasciarci? Secondo un ristretto sguardo umano si tratta di un altro lasso di tempo che segna la vita di miliardi di uomini; secondo i piani di Dio è stato un'ulteriore tappa della storia della salvezza, giacché tutto il tempo contiene in sé la presenza del Salvatore. Ogni anno è allora un tempo di salvezza, e mentre se ne va, si compie un'altra tappa della storia salvifica.

Che cosa ha rappresentato il 1994 per la nostra città e per la Chiesa che è in Roma? Che cosa è stato per questa Chiesa legata alla tradizione dei santi Apostoli Pietro e Paolo, alla tradizione di tanti martiri, confessori e vergini, vescovi e presbiteri, religiosi e religiose - tutti testimoni di Cristo? Il "Martirologio" della Chiesa romana è ricco e continua ad arricchirsi. Con tale "Martirologio" essa vuole presentarsi all'anno 2000, all'avvento del terzo millennio di Cristo.


3. "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Oggi, ultimo giorno dell'anno, la Chiesa rilegge il Prologo del Vangelo di San Giovanni, proclamato nella "Messa del Giorno" di Natale. L'apostolo Giovanni scrive del Verbo che "in principio" era presso Dio e che era Dio (cfr. 1,1): Verbo "generato prima di ogni creatura" (Col 1,15), come si esprime San Paolo. E Giovanni aggiunge: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Jn 1,4-5).

Il Verbo, fattosi carne nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo, diede avvio alla Santa Famiglia, la cui storia inizia a Betlemme e prosegue a Nazaret: è la Famiglia di Nazaret. In una casa di quella borgata di Galilea trovo posto Colui che "venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto", come scrive ancora San Giovanni (1,11). In effetti, il Bimbo è nato in una grotta, perché non c'era posto nell'albergo per la Madre in travaglio (cfr. Lc 2,7). E' cresciuto poi a fianco di Giuseppe falegname abituando le sue mani al lavoro fisico, per annunciare così a tutti i tempi il "vangelo del lavoro umano". Veramente "Egli era nel mondo" e "a quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,10 Jn 1,12), affinché, nascendo dai loro genitori terreni, potessero anche nascere da Dio, come figli nel Figlio, nell'eterno Figlio fattosi uno di loro. "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto" (Jn 1,16). Il Figlio Unigenito ci ha istruiti circa l'eterno Padre che è nei cieli. In Lui siamo chiamati a costituire la famiglia di Dio.


4. Termina l'Anno della Famiglia. Roma, metropoli di oltre tre milioni di abitanti, Roma Sede di Pietro, Chiesa edificata sugli Apostoli, è stata quest'anno testimone dell'incontro mondiale delle famiglie. E' impossibile dimenticare quell'evento. Dobbiamo pero domandarci: in che modo Roma ha vissuto l'Anno della Famiglia? Questa Città, infatti, e soprattutto questa Chiesa rappresentano una singolare "famiglia di famiglie".

Se pensiamo alle migliaia di anni della storia di Roma, possiamo scorgervi la trama delle generazioni, delle stirpi e delle famiglie, che hanno lasciato la loro impronta nella cultura, nell'arte e nel tenore stesso di vita della Città Eterna. Il 1994 ha offerto un'occasione propizia per leggere la storia di Roma attraverso la storia delle famiglie romane: le famiglie antiche, sia del patriziato che del popolo, e quelle più recenti, spesso immigrate da altre regioni d'Italia e da altri Paesi del mondo, e distribuite soprattutto nella vasta periferia della metropoli.

Come sei, famiglia romana nell'Anno del Signore 1994? Come sei e che cosa dici di te stessa? Quid dicis de te ipsa? Ti rispecchi nel modello della Santa Famiglia di Nazaret? Sei sana? Sei forte di quella forza che Dio ti ha infuso col sacramento del Matrimonio? Sei pienamente consapevole della tua missione? Hai recepito il sapiente insegnamento dell'Enciclica Humanae vitae sulla paternità e maternità responsabile? Come sei, famiglia romana? Continui, secondo la tua migliore tradizione, ad amare i figli? Gioisci di essi sotto il tetto della tua casa, e poi nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e di creatività? "L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia", ho scritto nella Familiaris consortio (FC 86); anche la storia di Roma passa attraverso la famiglia.


5. Alla fine dell'anno, ogni parroco rende conto ai parrocchiani dello stato di vita spirituale della parrocchia. Parla dei nati e dei defunti; di quanti sono stati battezzati e cresimati, e di quanti si sono accostati alla prima santa Comunione; parla della frequenza ai Sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza e della partecipazione alla Messa domenicale; del Sacramento degli infermi e della preparazione alla buona morte; parla delle diverse manifestazioni di devozione e di apostolato, specialmente dell'apostolato dei laici. Il parroco parla di tutto ciò perché si sente responsabile della parrocchia. Infatti la comunità parrocchiale è una specie di famiglia.

Anche la Diocesi di Roma è una famiglia. Come Vescovo di Roma oggi desidero rendere conto davanti a Dio e agli uomini della vita di questa Chiesa apostolica, nella quale lo Spirito Santo mi ha affidato il ministero di Pietro, "ministerium petrinum".

E' una grande gioia per me visitare le parrocchie e prendere parte alla loro vita. Quest'anno, in primavera, ho avuto modo di visitarne dieci.

Purtroppo, in autunno il piano delle visite non si è potuto attuare, ma conto di riprenderlo in futuro. Durante i sedici anni di servizio nella Sede Romana, con la grazia di Dio, ho visitato i tre quarti delle parrocchie. Ne rimangono ancora circa novanta. Con l'aiuto della Divina Provvidenza confido di poter visitare anche queste.

Nell'ultimo giorno dell'"anno vecchio", condivido la gioia del Natale del Signore con tutti i miei fratelli nel Sacerdozio, pastori delle parrocchie romane, con i Superiori dei seminari maggiori di Roma, con i Professori degli atenei ecclesiastici. Condivido, condividiamo tutti, Cardinale Vicario e Vescovi Ausiliari, questa gioia con i fratelli e le sorelle di tanti Istituti religiosi, che hanno qui a Roma la loro Casa Generalizia. La condivido anche con i fratelli e le sorelle nella grazia del santo Battesimo e della Confermazione, che svolgono l'apostolato laicale in vari settori della vita della Chiesa e della società.

Rendiamo grazie a Dio perché quest'anno ci è stato dato di iniziare la graduale attuazione delle decisioni del Sinodo Romano.


6. Caro Cardinale Vicario e cari Vescovi Ausiliari qui presenti! Rendiamo grazie a Dio per il dono del servizio pastorale, che anche quest'anno abbiamo cercato di compiere con fervore. Il nostro ringraziamento si unisce a quello dell'intero Collegio episcopale, che a Roma, presso la Sede di Pietro, trova il suo universale punto di riferimento.

A Roma, nel 1994, hanno avuto luogo due importanti Assemblee del Sinodo dei Vescovi: una, svoltasi tra aprile e maggio, dedicata in modo speciale all'Africa e ai suoi problemi; l'altra, concernente la vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, svoltasi in ottobre.

Tali eventi, specialmente il secondo, pur non riguardando direttamente la Chiesa che è in Roma, rivestono comunque per essa un notevole interesse. La nostra città, infatti, è sede di un gran numero di Ordini e Congregazioni maschili e femminili, come pure di tante Comunità Missionarie ed Istituti di Vita Consacrata. Molti religiosi e religiose offrono un prezioso contributo al lavoro pastorale nell'ambito delle attività parrocchiali e diocesane. A Roma convengono per il completamento degli studi o per periodi di rinnovamento spirituale e di aggiornamento sacerdoti, religiosi e laici, qui vengono formati e da qui partono per il mondo intero, come gli Apostoli. Oggi, pertanto, rendiamo grazie a Dio anche per il bene che Roma deve alle famiglie religiose. E preghiamo affinché in questa città, nella quale esse sono così numerose, non manchino vocazioni generose e sante alla vita consacrata.

Vorrei qui rivolgere un cordiale saluto al Signor Sindaco e alle Autorità qui presenti, che ringrazio vivamente per la loro partecipazione, mentre esprimo loro fervidi auguri di ogni bene per il nuovo anno.


7. "Questa è l'ultima ora...".

Approfittando dell'ospitalità dei Padri Gesuiti, ai quali va un cordiale ringraziamento ed in particolare al Preposito Generale P. Peter-Hans Kolvenbach, siamo venuti in questo tempio per chiudere l'Anno del Signore 1994: con animo colmo di riconoscenza verso il Signore ci apprestiamo a cantare il Te Deum della lode e della gioia.

Siamo venuti con spirito di riparazione per le offese recate a Dio dalla nostra comunità ecclesiale e civile durante l'anno che sta per finire: intendiamo riparare per l'esempio negativo che essa può talvolta aver offerto. Non dimentichiamo che la Chiesa e il mondo guardano a Roma con una speciale considerazione, e attendono da essa una testimonianza di fede e di moralità.

perciò, in questo luogo e in questo giorno, è più che mai necessaria la riparazione per le mancanze contro tale testimonianza.

La liturgia ci permette di coniugare la singolarità di quest'"ultima ora" con l'eternità, la dimensione propria di Dio stesso. A questa dimensione appartiene l'eterno Verbo, che sin dal principio era presso Dio e si fece carne scegliendo il tempo "opportuno". "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Jn 1,16). In Lui, Verbo Incarnato, l'eternità di Dio si è avvicinata al tempo umano. La sapienza di Dio e il suo amore hanno toccato una volta per sempre la dimensione quotidiana della nostra vita, e possono diventare ispirazione dei nostri atti. Siamo stati sempre fedeli a questa ispirazione? Oppure dobbiamo rimproverarci infedeltà e negligenze? Queste, tuttavia, se pure non mancano, non possono offuscare la gloria che l'Unigenito Figlio riceve dal Padre (cfr. Jn 1,14) e desidera condividere con noi: Egli infatti è "pieno di grazia e di verità" (Jn 1,17).

Noi crediamo e speriamo ardentemente che attraverso ogni istante della vita, i giorni e gli anni che passano, possiamo avvicinarci al momento in cui vedremo la sua gloria. Momento fuori del tempo, che costituisce, pero, il nostro destino e la nostra vocazione definitiva. Alla soglia del Nuovo Anno, ci scambiamo gli auguri: possa questa chiamata alla gloria eterna che l'Unigenito riceve dal Padre realizzarsi un giorno per ciascuno di noi.

Amen!

Data: 1994-12-31 Data estesa: Sabato 31 Dicembre 1994



GPII 1994 Insegnamenti - Messaggio di cordoglio a Padre Gotthard Rosner - Città del Vaticano