GPII 1995 Insegnamenti 101

L'omelia di Giovanni Paolo II alla solenne Concelebrazione Eucaristica per la X Giornata Mondiale della Gioventù - Manila (Filippine)

Titolo: "Aprite il Vangelo e scoprite che Cristo è la gioia, la roccia su cui la vostra debolezza si trasforma in forza"

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

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1. Stiamo celebrando la Messa del Santo Bambino di Cebu, Gesù Bambino la cui nascita a Betlemme la Chiesa ha appena commemorato a Natale. Betlemme significa l'inizio sulla terra della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre, la missione che è al centro delle nostre riflessioni durante questa Decima Giornata Mondiale della Gioventù. Nella liturgia di oggi troviamo un magnifico commento sul tema della Decima Giornata Mondiale della Gioventù: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" Isaia dice: "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio: sulle sue spalle è il segno della sovranità" (
Is 9,5). Quel Bambino è venuto dal Padre come il Principe della Pace, e la sua venuta ha portato la luce nel mondo (cfr. Jn 1,5). Il Profeta prosegue: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia" (Is 9,1-2). Il lieto evento che il Profeta ha annunciato ha avuto luogo a Betlemme, l'evento del Natale che i cristiani ovunque celebrano con grande gioia: a Roma, nelle Filippine, in tutti i paesi dell'Asia e in tutto il resto del mondo.

Cari fratelli e sorelle della Chiesa nelle Filippine, cari giovani della Decima Giornata Mondiale della Gioventù tutti qui riuniti di diversi popoli, lingue, culture, continenti e Chiese locali: qual è la gioia più profonda della nostra gioia comune? La sorgente più profonda della nostra gioia è il fatto che il Padre ha mandato il Figlio per salvare il mondo. Il Figlio prende su di sé il peso dei peccati dell'umanità, e in questo modo ci redime e ci guida sul sentiero che conduce all'unione con la Santissima Trinità, con Dio. Questa è la fonte più profonda della nostra gioia, della gioia di tutti noi, ed anche della mia gioia.

E' la mia gioia ed è la vostra gioia.

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2. Quando ripetiamo, nel Salmo Responsoriale: "Sono qui, Signore, mandami", sentiamo un'eco distante di ciò che il Figlio Eterno ha detto al Padre venendo nel mondo: "Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (
He 10,7). "Sono qui, Padre, mandami". Egli è venuto a compiere la volontà del Padre. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per la salvezza degli uomini (cfr. Jn 3,16). A sua volta, il Figlio ha tanto amato il Padre che ha fatto suo l'amore del Padre per l'umanità peccatrice e bisognosa. In questo eterno dialogo tra il Padre e il Figlio, il Figlio ha dichiarato la sua disponibilità a venire nel mondo per ottenere, attraverso la sua Passione e Morte, la redenzione dell'umanità.

Il Vangelo di oggi è un commento su come Gesù viveva quella missione Messianica. Ci mostra che quando Gesù aveva dodici anni, voi siete un pochino più grandi, forse era già consapevole del suo destino. Stanca per la lunga ricerca di suo Figlio, Maria gli dice: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo" Ed egli rispose. "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,48-49). Questa consapevolezza si approfondiva e cresceva in Gesù con gli anni, finché emerse in tutta la sua forza quando inizio la sua predicazione pubblica. Il potere del Padre all'opera in lui fu quindi gradualmente rivelato nelle sue parole e nelle sue opere. Venne rivelato in modo definitivo quando diede se stesso completamente al Padre sulla Croce. Nel Getzemani, la notte precedente la sua Passione, Gesù rinnovo la sua obbedienza: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42). Egli resto fedele a quanto aveva detto a dodici anni: "Devo occuparmi delle cose del Padre mio. Devo fare la sua volontà". Voi avete più di dodici anni e siete in grado di capirlo meglio. E lo state capendo meglio, perché state cantando.

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3. "Sono qui Signore, mandami". Eccomi, qui, nelle Filippine e dovunque. Con lo sguardo fisso su Cristo ripetiamo questo verso del Salmo Responsoriale come una risposta della Decima Giornata Mondiale della Gioventù a quanto il Signore ha detto agli Apostoli ma ora dice a tutti: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (
Jn 20,21) rivolto agli apostoli e anche a voi, poiché queste parole di Cristo sono diventate non soltanto il tema, ma anche la forza orientatrice di questo magnifico raduno qui a Manila. Dopo la meditazione e la Veglia di ieri sera, questo Sacrificio Eucaristico "consacra" la nostra risposta al Signore: in unione con lui, in unione eucaristica con lui, tutti insieme rispondiamo: "Mandami!".

Cosa significa questo? Significa che siamo pronti a fare la nostra parte nella missione del Signore. Ciascun cristiano partecipa alla missione di Cristo in modo unico e personale. Vescovi, sacerdoti e diaconi partecipano alla missione di Cristo attraverso il ministero ordinato. I Religiosi e le Religiose vi partecipano attraverso l'amore sponsale manifestato nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. I laici cristiani partecipano alla missione di Cristo: i padri e le madri di famiglia, gli anziani, i giovani e i bambini; le persone semplici e quelle colte; gente che lavora la terra, operai, ingegneri, tecnici, dottori, infermieri e personale sanitario. La missione di Cristo è condivisa dagli insegnanti, da uomini e donne nella professione legale e da quanti servono nella vita pubblica. Gli scrittori, quanti lavorano nel teatro, nel cinema e nei mezzi di comunicazione sociale, artisti, musicisti, scultori e pittori - tutti hanno una parte in questa missione. In questa missione c'è un ruolo per i professori universitari, gli scienziati, gli specialisti in ogni campo, e per quanti operano nel mondo della cultura. Nella missione di Cristo una parte appartiene a voi, cittadini delle Filippine e popoli dell'Estremo Oriente: cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti, indiani; cristiani dell'Australia, della Nuova Zelanda e del Pacifico; cristiani del Medio Oriente, dell'Europa e dell'Africa, delle Americhe. Ogni battezzato ha una parte nella missione Messianica di Gesù Cristo, nella Chiesa e attraverso la Chiesa. E questa partecipazione alla missione della Chiesa costituisce la Chiesa. Questa è la Chiesa: una partecipazione vivente all'unione di Cristo. Capite tutti questo?

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4. Nel quattrocentesimo anniversario della sua indipendenza ecclesiastica e della fondazione della propria struttura gerarchica, la Chiesa nelle Filippine è chiamata a un profondo rinnovamento. La direzione di tale rinnovamento è già stata indicata nel Secondo Concilio Plenario delle Filippine, che si è tenuto nel 1991.

Quel Sinodo ha sollecitato la comunità cattolica filippina a guardare più pienamente a Cristo e a trovare in lui il proprio modello e la propria ispirazione. Il Sinodo ha esortato i laici a svolgere un ruolo più completo nel servizio ecclesiale alla famiglia umana, che eleva e che libera. Il Documento Finale afferma: "Tutti i fedeli laici sono chiamati a sanare e trasformare la società, per preparare l'ordine temporale alla venuta finale del Regno di Dio" (n. 435). Questo vale per voi, per i giovani delle Filippine. E vale anche per tutti noi: se una parte sta facendo qualcosa nell'ambito della Chiesa, l'intera Chiesa vi partecipa. Vale anche per noi, per me, il Vescovo di Roma, per i Vescovi europei, per i Vescovi africani, per i Vescovi americani e per il grande pellegrinaggio di giovani degli altri Paesi e degli altri Continenti. Vale per noi! Non è un affare privato della Chiesa filippina. E' un nostro affare comune.

Siamo tutti coinvolti in quello che sta facendo una parte della Chiesa, una Chiesa locale. Res nostra agitur. Capite il latino?

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5. Nel contesto di questo impegno di tutto il popolo di Dio, qual è il ruolo dei giovani nel proseguire la missione Messianica di Cristo? Qual è la vostra parte, il vostro ruolo? Abbiamo già meditato su questo punto durante la Giornata Mondiale della Gioventù e soprattutto alla Veglia della notte scorsa. Qualcuno potrebbe dire: "Hanno danzato, hanno cantato, ma hanno meditato!". E' stata una meditazione creativa sul mandato che hanno ricevuto da Cristo. La meditazione può anche essere fatta danzando e cantando, attraverso il divertimento. E ieri è stata una meditazione molto piacevole. Alla fine, dopo questa meditazione, ho potuto dormire. Adesso, dopo aver dormito, vorrei aggiungere una sfida specifica e un appello, che comporta il risanamento di una fonte di immensa frustrazione e sofferenza in molte famiglie in tutto il mondo. I genitori e gli anziani spesso sentono di aver perso il contatto con voi, e sono turbati, proprio come Maria e Giuseppe hanno provato angoscia quando si sono accorti che Gesù si era perso a Gerusalemme. Molti genitori anziani si sentono abbandonati per colpa nostra. E' vero o no? Dovrebbe non essere vero! Dovrebbe essere diverso! Ma qualche volta è vero. Talvolta siete molto critici nei confronti del mondo degli adulti - ed anch'io ero come voi -, e talvolta loro sono molto critici verso di voi - anche questo è vero -. Non c'è niente di nuovo, e non sempre nella realtà mancano le basi reali. Ma ricordate sempre che dovete ai vostri genitori la vostra vita e la vostra educazione. Ricordate il debito che avete nei confronti dei vostri genitori e il Quarto Comandamento esprime in modo conciso le esigenze di giustizia verso di loro (cfr.
CEC 2215). Nella maggior parte dei casi hanno provveduto alla vostra istruzione a costo di sacrifici personali.

Grazie a loro siete stati introdotti al retaggio culturale e sociale della vostra comunità e del vostro paese, della vostra terra natale. Parlando in generale, i vostri genitori sono stati i vostri primi maestri nella fede. I genitori quindi hanno il diritto di aspettarsi dai propri figli e dalle proprie figlie i frutti maturi dei loro sforzi, proprio come i figli e i giovani hanno il diritto di attendersi dai propri genitori l'amore e la cura che li porteranno ad un sano sviluppo. Tutto questo è il Quarto Comandamento. Il Quarto Comandamento è molto ricco. Vi suggerisco di meditare sul Quarto Comandamento del decalogo di Dio. Vi chiedo di costruire ponti di dialogo e comunicazione con i vostri genitori. Niente splendido isolamento! Comunicazione! Amore! Esercitate un sano influsso sulla società aiutandola ad abbattere le barriere che sono sorte tra le generazioni! Niente barriere! Niente barriere! Comunione tra le generazioni, tra genitori e figli. Comunione! In questa atmosfera, Gesù può dire "io mando voi".

Tutto comincia nella propria famiglia, quando Gesù dice per la prima volta "io mando voi". E ai genitori dice "mando il vostro figlio. Mando la vostra figlia.

Dico a loro: seguitemi". Tutto questo esige l'atmosfera giusta, un'immagine completa della vita sociale nelle Filippine e dovunque. Ed è anche questo ambiente spirituale nel quale il nostro mandato si realizza. "Come il Padre ha mandato me - dice Cristo - io mando voi".

Perché molti giovani pensano di essere liberi essendosi liberati da ogni controllo e da ogni principio di responsabilità? Perché molti di loro pensano che, dato che certi tipi di comportamento vengono socialmente accettati, questi siano di conseguenza moralmente leciti? Essi abusano del meraviglioso dono della sessualità; abusano di bevande e di droga, ritenendo che tale comportamento sia giusto perché alcuni settori della società lo tollerano. Le norme morali oggettive vengono abbandonate dietro uguali pressioni e sotto la diffusa influenza di mode e tendenze pubblicizzate dai media. Milioni di giovani in tutto il mondo stanno cadendo in subdole ma reali forme di schiavitù morale. E voi capite cosa intende Gesù quando dice: "Vi mando ad affrontare questa situazione, tra i vostri fratelli e sorelle, tra gli altri giovani".

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6. Carissimi fratelli e sorelle, costruite le vostre vite sull'unico modello che non vi deluderà. Vi invito ad aprire il Vangelo e a scoprire che Gesù Cristo vuole essere vostro "amico" (cfr.
Jn 15,14). Vuole essere vostro "compagno" in ogni tappa sulla via della vita (cfr. Lc 24,13-35). Vuole essere la "via", il vostro sentiero attraverso le ansietà, i dubbi, le speranze e i sogni di felicità (cfr. Jn 14,6). E' lui la "verità" che dà significato ai vostri sforzi e alle vostre lotte. Vuole darvi la "vita", come ha dato nuova vita al giovane di Nain (cfr. Lc 7,11-17), e ha dato un futuro completamente nuovo a Zaccaria, che era morto nello spirito per l'ambizione e l'avidità (cfr. Lc 19,1-10). Lui è la vostra "risurrezione", la vostra vittoria sul peccato e la morte, la realizzazione del vostro desiderio di vivere per sempre (cfr. Jn 11,25). Per questo lui sarà la vostra "gioia", la "roccia" su cui la vostra debolezza verrà trasformata in forza e ottimismo. E' la nostra salvezza, la nostra speranza, la nostra felicità e la nostra pace. Cristo! Cristo! Cristo! Parlo senza sintetizzare. Peggio, aggiungo delle cose! Quando Cristo diventa tutto ciò per voi, la Chiesa avrà solidi motivi per sperare nel futuro. Perché da voi dipenderà il Terzo Millennio, che talvolta sembra una meravigliosa nuova epoca per l'umanità ma che solleva anche non poche paure e ansietà. Dico questo come uno che ha vissuto per una gran parte del secolo ventesimo che sta per terminare. In questo secolo sono accaduti molti eventi tristi e distruttivi, ma allo stesso tempo abbiamo vissuto tante cose positive che giustificano la nostra speranza e il nostro ottimismo. Il futuro dipende dalla vostra maturità! La Chiesa guarda al futuro con fiducia quando ascolta dalle vostre labbra la stessa risposta che Gesù ha dato a Maria e a Giuseppe quando lo trovarono nel Tempio: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Ha dato la stessa vostra risposta, la stessa! Lui era più giovane, voi siete più grandi.

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7. Cari giovani, la Decima Giornata Mondiale della Gioventù si sta concludendo. Se applaudite, ci sono ancora dei motivi per essere applaudito. Questo è un buon segno che state pensando, riflettendo. E io ammiro la vostra riflessione. Ammiro la grazia di Nostro Signore che dimora nella vostra riflessione, e anche nel vostro applauso. Quindi il Papa non fa soltanto un discorso. Sta portando avanti un dialogo. Parla e ascolta, ascolta e voi parlate. E quello che dite forse è più importante. Ma voi parlate applaudendo! Oggi siamo molto in ritardo. Ma questa giornata non dovrebbe finire. Dovrebbe continuare sempre. E' tempo di impegnarci più pienamente a seguire Cristo nell'adempimento della sua missione salvifica.

Ogni forma di apostolato e ogni tipo di servizio devono avere la loro sorgente in Cristo. Quando dice: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (
Jn 20,21), vi rende anche capaci di assolvere a questa missione. In un certo senso si divide con voi. E' proprio ciò di cui ha scritto San Paolo: Dio ci ha scelti in Cristo prima dell'inizio del mondo, per essere santi e irreprensibili davanti a lui, per essere pieni di amore; allo stesso modo ci ha predestinati attraverso Cristo Gesù ad essere i suoi figli e le sue figlie adottivi (cfr. Ep 1,4-5). E' proprio attraverso la grazia di essere figli adottivi di Dio che siamo in grado di assumerci la missione affidataci da Cristo. Dobbiamo lasciare Luneta Park con una consapevolezza più fiduciosa di questo fatto straordinario! "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Se accogliete la sua causa e la missione che lui vi affida, allora tutta la famiglia umana, e la Chiesa in ogni parte del mondo, potranno guardare al Terzo Millennio con speranza e fiducia. Cari giovani delle Filippine, dell'Asia, dell'Estremo Oriente e del mondo intero, siate un segno di speranza per la Chiesa, per i vostri paesi e per tutta l'umanità! Siate un segno di speranza! Che la vostra luce si diffonda da Manila a tutti gli angoli più remoti del mondo. Come la "grande luce", che ha brillato nella notte a Betlemme. Siate figli e figlie della Luce! Ieri ho detto: "all'inizio, sempre più punti luminosi". E oggi, tutto luminoso! Molto bello, gente molto bella, giovani molto belli! Prima, lo spagnolo si parlava anche nelle Filippine. Domani, America. Ma soprattutto di lingua filippina, non americana. Lingua comune, lingua cristiana.

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8. Caro popolo di Dio delle Filippine, continua, nel potere dello Spirito Santo, a rinnovare la faccia della terra - innanzitutto il tuo mondo, le tue famiglie, le tue comunità e la nazione a cui appartieni e che ami; e il territorio più ampio dell'Asia, verso il quale la Chiesa delle Filippine ha una responsabilità speciale dinanzi al Signore. Voi, giovani filippini, avete una speciale responsabilità davanti al Signore per quanto riguarda l'Asia. E tutti voi, non solo i Filippini (Mabuhay!), avete la stessa responsabilità di fronte al Signore e al resto del mondo, operando attraverso la fede per il rinnovamento di tutta la creazione di Dio (cfr. Atti e Decreti del PCP II, n. 7).

Questa è la vostra responsabilità, la vostra chiamata, dovunque, in Europa, in Africa, in entrambe le Americhe, in Australia, dovunque! Dio, che ha iniziato quest'opera in voi, popolo filippino - quattrocento anni fa - per gli altri, molti secoli fa di più o di meno - la porti a compimento nel giorno di Nostro Signore Gesù Cristo! Questa è la mia conclusione e il mio cordiale augurio per tutti voi - conclusione nel giorno del Nostro Signore Gesù Cristo! Gesù Cristo! Gesù Cristo! Amen!

Data: 1995-01-15 Data estesa: Domenica 15 Gennaio 1995

Angelus: la preghiera mariana al termine della Messa - Manila (Filippine)

Titolo: Maria, a te affidiamo la preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Parigi nel 1997

Al termine della celebrazione dell'Eucaristia ci rivolgiamo con amore alla Beata Vergine Maria e ci prepariamo a recitare la preghiera dell'Angelus.

Maria è il modello di tutti coloro che hanno riposto la loro fede in Dio, fiduciosi che le promesse fatte loro dal Signore sarebbero state mantenute (cfr. Lc 1,45). Prima di morire sulla Croce, Cristo affido sua madre ai suoi seguaci, affinché fosse anche la loro madre (cfr. Jn 19,27).

Maria, Madre della Chiesa! Maria, Madre della Chiesa dei giovani! Tu stavi pregando nel Cenacolo con i discepoli di tuo Figlio quando lo Spirito Santo discese tra lingue di fuoco. Prega per noi, affinché la fiamma dell'amore di Dio venga ravvivata nei nostri cuori e nei cuori dei giovani ovunque.

Vergine piena di Grazia! Immacolata dal primo momento della tua esistenza, ora partecipi pienamente alla gioia del cielo. Veglia sui giovani qui riuniti e su tutti coloro che sono un tutt'uno con noi nella comunione del Corpo di Cristo. Prega affinché questi giovani accettino con coraggio il compito che Cristo tuo Figlio affida loro quando dice: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".

Maria, Regina degli Apostoli! Tu vegli su tutti coloro che tuo figlio manda a essere suoi messaggeri in tutto il mondo. Ispira tutti i giovani, affinché siano testimoni ardenti del messaggio di salvezza del Vangelo. Con il tuo aiuto possano loro condividere con gli altri la nuova vita diffusa dalla Croce di Cristo, la speranza che consola ogni cuore e la forza che consente la vittoria finale sul peccato e sulla morte.

Oggi desidero annunciare che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù verrà celebrata a Parigi, in Francia, nell'estate del 1997.

Maria del Nuovo Avvento! A te affidiamo le preparazioni per questo prossimo gioioso incontro nel cuore dell'Europa.

A te, Santa Madre di Dio, eleviamo ora la nostra preghiera.

Data: 1995-01-15 Data estesa: Domenica 15 Gennaio 1995

Assemblea della decima Giornata Mondiale della Gioventù - Manila (Filippine)

Titolo: L'"arrivederci" del Papa ai giovani del mondo

Miei cari amici, La X Giornata Mondiale della Gioventù sta volgendo al termine, e dobbiamo salutarci fino alla prossima volta. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro: i generosi cittadini di Manila che ci hanno ospitati e assistiti durante questi giorni, la polizia, il dipartimento dei vigili del fuoco, il personale medico, gli operatori della radio e della televisione.

Siamo tutti grati al Cardinale Sin, Arcivescovo di Manila, a tutti i volontari che hanno messo tanto impegno nel favorire questo avvenimento.

Una parola particolare di ringraziamento va rivolta al Cardinale Pironio e al Pontificio Consiglio per i Laici, per tutto ciò che fanno per organizzare le Giornate Mondiali della Gioventù.

Ringrazio il Cardinale Vidal e il Presidente della Conferenza Episcopale, Vescovo Morelos, insieme a tutta la gerarchia filippina, e tutti i Cardinali e Vescovi che sono giunti qui da altre parti del mondo e ce ne sono ancora di più, buon segno! Desidero anche rivolgere una calorosa parola di ringraziamento al Presidente Ramos e ai membri del Governo, al Sindaco di Manila, ed ai suoi collaboratori. Sono molto, molto grato. Hanno preso a cuore la Giornata Mondiale della Gioventù e sono stati molto gentili e di grande aiuto.

Soprattutto, desidero ringraziare voi giovani, ragazze e ragazzi. Il vostro impegno verso Cristo e la Chiesa è una fonte di speranza per tutti noi, e una sfida ai vostri responsabili e ai vostri Vescovi perché vi siano vicini e operino insieme a voi per ottenere una comunità cristiana migliore e per un mondo migliore.

Adesso cerchero di passare alle diverse lingue, non a tutte le lingue del Forum, ma alla maggior parte delle lingue del Forum.

(Il Santo Padre ha poi così salutato i giovani di lingua francese:] Che Dio vi benedica e vegli su di voi mentre ritornate a casa. Portate i miei saluti alle vostre famiglie e ai vostri amici e dite loro che spero di poterli vedere in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi. Arrivederci.

(In spagnolo il Papa ha quindi detto:] A tutti i giovani di lingua spagnola, anche messicana, provenienti dalla Spagna e dall'America: desidero ringraziarvi per la vostra viva partecipazione a questa Giornata della Gioventù, non poteva essere che molto viva, perché questo fa parte del carattere nazionale delle popolazioni di lingua spagnola, e anche dei Filippini. Ora sta a voi riportare il messaggio di Cristo alle vostre case, ai vostri amici di scuola e di lavoro. Rimanete fedeli alla parola che Gesù Cristo vi ha dato e alla parola che ognuno di voi ha dato al Signore. Possiate sempre trovare luce e gioia nel suo messaggio di salvezza e di vita. Fino alla prossima volta.

(Rivolgendosi ai giovani pellegrini italiani Giovanni Paolo II ha pronunciato queste parole:] Cari giovani italiani! Il Signore invia voi oggi perché siate i suoi apostoli in mezzo ai vostri coetanei. Siete eredi di un patrimonio di fede cristiana molto ricco. Impegnatevi affinché la vostra società riscopra il senso della vera fraternità e della solidarietà, il significato del servizio verso il bene comune, il senso dell'amore che diventa dono di sé verso Dio e verso il prossimo. Siate fedeli a Cristo e al Vangelo! Arrivederci a Roma! (Questo il saluto ai giovani tedeschi:] Siate sempre consapevoli della forza della preghiera. Essa ci lega sempre più a Dio e agli altri uomini. Fate a voi stessi e agli altri il dono della preghiera. Arrivederci, arrivederci in Germania e in Olanda. (Il Santo Padre ha poi salutato i giovani provenienti dall'Irlanda e i giovani di Sarajevo:] Ringrazio anche un gruppo proveniente dall'Irlanda.

Tra i tanti messaggi cho ho ricevuto ce n'è uno che vorrei ricordare, dei giovani di Sarajevo, che offrono le loro sofferenze per la Giornata Mondiale della Gioventù. Preghiamo per loro.

(Ai giovani giunti dalla Polonia il Papa si è così rivolto:] Cercate di essere testimoni più eloquenti della libertà e della libertà che Cristo dona. Utilizzate con coraggio questi suoi doni per costruire un mondo di vera solidarietà e di pace.

(Questo la traduzione del saluto in lingua russa:] Possiate voi essere guidati da una conoscenza sempre più profonda dell'amore di Cristo. Lasciate che il suo amore vi rafforzi, affinché attraverso di voi egli possa raggiungere e illuminare gli altri.

(Prima di salutare i giovani coreani il Papa ha detto:] E adesso passiamo alle lingue asiatiche, che mi sono meno note ma ugualmente care.

(Questa la traduzione del saluto ai coreani:] Siamo tutti figli di Dio, fratelli e sorelle nell'unico Signore. Possa la vostra vita di fede accrescere questa consapevolezza non solo in voi stessi, ma anche in tutti coloro che incontrate.

(Ed ecco la traduzione del saluto ai giovani vietnamiti:] La vittoria della Croce di Cristo ci dimostra che la vita è più potente della morte, la grazia più potente del peccato. Camminate sempre nella luce e nella gloria del Signore Risorto.

Vedo che il Papa ha pronunciato bene. E' una buona cosa poiché il Segretario accanto a Mons. Stanislaw, Don Vincenzo, vietnamita, era molto preoccupato per la mia pronuncia. Ci contava molto. Non so se sia soddisfatto o no.

(Un particolare saluto è stato rivolto dal Papa in lingua cinese. Questa la traduzione:] Voi avete sentito e avete creduto che Cristo è il Messia, Figlio del Dio vivente. Possa la vostra vita quotidiana professare, nelle parole e nei fatti, la vostra fede in Cristo.

I cinesi hanno capito? Spero che il miliardo di persone dia una risposta.

(Successivamente in giapponese il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:] Gesù è sempre con noi. Possiate voi essere i messaggeri dell'amore e della pace che egli porta nel nostro mondo.

(Quindi, in lingua filippina il Papa si è così rivolto ai giovani:] E finalmente il filippino, tagalog! Cristo manda voi come lui stesso fu mandato. Vi ringrazio perché ascoltate la sua parola e vi esorto a diventare apostoli del Vangelo e costruttori del Regno di Dio in seno alle vostre famiglie, alle vostre parrocchie, ai vostri gruppi, e in ogni aspetto della vita nelle Filippine. Siate forti nella fede e nell'amore! Mabuhay ang Filipinas! Mabuhay ang Filipinas! Mabuhay ang Filipinas! (Infine, salutando i giovani giunti dagli Stati Uniti d'America, il Santo Padre ha detto:] Rivolgo un particolare saluto al grande gruppo di giovani provenienti dagli Stati Uniti; in un certo senso stanno ricambiando la visita che abbiamo fatto loro a Denver, in occasione dell'ottava Giornata Mondiale della Gioventù.

Due anni fa, a Denver, abbiamo meditato sulla nuova "vita" che giungeva nel mondo attraverso Gesù Cristo, Figlio di Dio e Signore della Storia.

Quest'anno, a Manila, abbiamo riflettuto su come questa nuova vita, ricevuta al battesimo, esiga che diventiamo discepoli di Cristo, apostoli del suo Vangelo, condividendo la nostra fede con gli altri. E' una continuazione. Evviva Denver! Mabuhay Denver! Mabuhay Manila! Mabuhay Paris! Mabuhay! Fra due anni, nel 1997, andremo insieme a Parigi, in Francia, per riflettere sulle parole che Dio ci ha rivolto. Possa lo Spirito Santo guidare i nostri passi fino a quest'altro momento del nostro pellegrinaggio. Arrivederci! Alla prossima volta!

Data: 1995-01-15 Data estesa: Domenica 15 Gennaio 1995

L'incontro con i delegati della Federazione delle Conferenze Episcopali del Continente asiatico

Titolo: L'Asia è a un bivio spirituale. La Chiesa non può che confermare la sua missione: annunciare Gesù Cristo

Cari Fratelli Vescovi,

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1. Preparandomi per questo incontro con i Pastori della Chiesa in Asia ho pregato per essere uno strumento appropriato dello Spirito Santo, che in tutti i tempi e in ogni luogo dà vita alla Chiesa e, secondo la promessa di Cristo, la guida alla pienezza della verità (cfr.
Jn 16,13). Ho pregato per essere in grado - con le parole del Salmo - di cantare "la sua lode nell'assemblea dei fedeli" (Ps 149,1).

E' certamente con un canto di lode e di ringraziamento a Dio nel mio cuore che io mi unisco a voi nel celebrare la lieta occasione del XXV Anniversario della Federazione della Conferenza Episcopale dell'Asia.

Sono stato profondamente toccato dalle cordiali parole di benvenuto dell'Arcivescovo Rozario e desidero anche ringraziare gli altri Vescovi per le loro meditate osservazioni sulle vitali questioni della proclamazione, della vita e dell'ecologia, che costituiscono l'oggetto delle vostre riflessioni in questi giorni.

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2. Le Assemblee della vostra Federazione - delle quali questa è la sesta - non rappresentano solo un foro per lo scambio di esperienze pastorali e per la discussione di argomenti di comune interesse. Esse esprimono anche, cosa ancora più importante, la profonda comunione ecclesiale e collegialità affettiva che uniscono gli uni agli altri e alla Sede di Pietro i vescovi dell'Asia del Sud, del Sud-Est e dell'Est. Insieme ai nostri fratelli vescovi in tutto il mondo nutriamo il gregge che Cristo ha redento con il suo prezioso sangue (cfr.
1P 1,19). Tutti insieme, quindi, rendiamo grazie a Dio per i "vincoli di unità, di carità e di pace" che ci uniscono l'uno all'altro sotto "il pastore supremo" (1P 5,4), di cui siamo i servitori.

Il nostro incontro sta avendo luogo sulla scia della Decima Giornata Mondiale della Gioventù che si è appena conclusa. Siamo tutti testimoni della generosa risposta della gioventù all'appello della Chiesa a prendere la Croce pellegrina di Cristo. In questo caso bisogna rendere omaggio ai vescovi filippini che hanno prestato una grande attenzione alla preparazione spirituale dei giovani che vi hanno partecipato. In realtà sono proprio questi giovani, e altri come loro in tutto il mondo, a chiamare la Chiesa - a esortare i Pastori della Chiesa - a compiere sforzi sempre maggiori perché essa presenti loro Cristo nella pienezza della sua grazia e della sua verità. Le mie parole intendono quindi essere un incoraggiamento fraterno, esortando voi come san Paolo esorto Tito: dal momento che aveva già iniziato, che portasse anche a compimento l'opera generosa del suo ministero (cfr. 2Co 8,6). E' il vostro ministero di Vescovi, e la situazione in cui esso viene esercitato, il tema fondamentale di queste riflessioni che condivido con voi.

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3. Dalla fondazione della vostra Federazione, venticinque anni fa, un progresso tecnologico e una crescita economica rapidi hanno rivoluzionato il volto dell'Asia. Pur affermando i benefici di questo sviluppo, la Chiesa deve cionondimeno riconoscere in modo realistico il prezzo pagato per questa modernizzazione e confrontare quegli aspetti che rappresentano "un'enorme minaccia contro la vita: non solo di singoli individui, ma anche dell'intera civiltà" (
LF 21). Ancora più impressionante del recente progresso materiale dell'Asia, è stata la trasformazione del paesaggio spirituale del Continente. L'indifferenza religiosa e l'eccessivo individualismo minacciano ora i valori tradizionali che, parlando in generale, conferivano significato ed armonia alla vita degli individui e delle comunità che essi formavano. Le forze della secolarizzazione tendono a minare la vostra ricca eredità religiosa e culturale.

Questo grande Continente è a un bivio spirituale.

Un tale momento può solo confermare la risoluzione della Chiesa a portare avanti la sua missione fondamentale: l'annunzio di Gesù Cristo, e la promozione dei valori del Regno di Dio (cfr. RMi 34). E in cooperazione con ogni forza operante per il bene, i Cattolici su questo Continente dovrebbero sentire l'urgenza di costruire "la civiltà dell'amore, fondata sui lavori universali di pace, solidarietà, giustizia e libertà, che trovano in Cristo la loro piena attuazione" (TMA 52).

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4. Gesù Cristo, l'Uomo di Dio, crocifisso e risorto, è la speranza dell'umanità.

E' il fondamento della nostra fede, la ragione per la nostra speranza e la fonte del nostro amore. Il Verbo incarnato, il Salvatore e Mediatore tra Dio e l'uomo (cfr.
1Tm 2,5) "solo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio" (RMi 5). E Cristo solo può svelare pienamente la grandezza e la dignità ultime della persona umana e il suo destino (cfr. GS 22). Il mistero dell'amore salvifico di Dio rivelato in Gesù Cristo è una dottrina di fede, non un'opinione teologica. E questa buona novella esorta la Chiesa ad evangelizzare! Esorta i Vescovi a promuovere l'evangelizzazione in quanto compito e responsabilità fondamentali del loro ministero.

La magna charta dell'evangelizzazione rimane l'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi di Papa Paolo VI, con il complemento dell'enciclica Redemptoris missio che ho scritto nel 1990 per difendere e promuovere il concetto di "evangelizzazione missionaria" (n. 2) o la missione ad gentes, che agli occhi di alcuni sembrava aver perso interesse e perfino validità.

La nozione di Paolo VI di evangelizzazione riafferma fedelmente l'insegnamento di Cristo, la tradizione della Chiesa, e la visione del Concilio Vaticano Secondo. E' una concezione completa che evita i tranelli dell'enfasi eccessiva su un particolare aspetto di questa realtà complessa, a scapito degli altri. Nella visione di Papa Paolo VI, l'evangelizzazione include quelle attività che dispongono le persone ad ascoltare il messaggio cristiano, la proclamazione del messaggio stesso, e la catechesi che rivela le ricchezze della verità e della grazia contenute nel kerygma. L'evangelizzazione inoltre è diretta non solo agli individui ma anche alle culture, che hanno bisogno di essere rigenerate dal contatto con il Vangelo. Lo sviluppo umano e la liberazione sono parti integranti di questa missione evangelizzatrice, ma non sono identiche ad essa, e non sono il fine dell'evangelizzazione. Paolo VI è stato chiaro sul fatto che l'evangelizzazione non può essere ridotta a un mero progetto temporale di miglioramento umano. Deve sempre includere una chiara e non ambigua proclamazione di Gesù Cristo come Signore e Salvatore che porta quella "vita in abbondanza" (Jn 10,10), che non è altro che la vita eterna in Dio.

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5. Consentitemi di fare alcune osservazioni generali sull'evangelizzazione di questo continente. Un primo requisito di questo compito ecclesiale è il rinnovamento della comunità cattolica ad ogni livello -, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici - in modo che tutti possano contribuire alla diffusione della fede che professiamo. Dobbiamo pregare affinché i sacerdoti, i religiosi e i laici sotto la vostra sollecitudine pastorale non si perdano mai d'animo nell'adempimento della missione profetica affidata ad ognuno. "Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: "Guai a me, se non predicassi il Vangelo!" (
1Co 9,16)" (CL 33). Infatti, per ripetere ciò che una volta dissi ai Vescovi italiani, la nuova evangelizzazione "non nasce dalla volontà di coloro che decidono di diventare propagatori della loro fede. Nasce dallo Spirito, che porta la Chiesa ad espandersi" (Discorso ai Vescovi Italiani in occasione di un corso liturgico, 12 febbraio 1988). Chiunque abbia ricevuto lo Spirito, chiunque sia stato battezzato e confermato nella fede, è chiamato a essere un evangelizzatore.

Senza dimenticare altri fattori importanti di questo rinnovamento, "i segni dei tempi" esigono con urgenza che si permetta ai laici di assumere il loro ruolo specifico di riportare le verità e i valori del Vangelo nella realtà della sfera temporale. Quando infatti cerchiamo di immaginare il futuro dell'evangelizzazione in questo continente, non lo vediamo forse come diffusione di una fede vibrante, viva, praticata e dichiarata da singoli cristiani e da comunità cristiane, grandi o piccole, che, fatte alcune eccezioni, formino un pusillus grex in mezzo a un gruppo numericamente maggiore di "ascoltatori" della parola? "Diffondere" la fede implica livelli massimi di vita cristiana - una ricca vita di preghiera, di pratica sacramentale e d'integrità morale - da parte di tutti. Proclamare agli altri "la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore" (Rm 6,23) esige da ogni membro della Chiesa la santità e l'integrità di colui per il quale "il vivere è Cristo" (Ph 1,21). La proclamazione diventa credibile quando è accompagnata da santità di vita, sincerità di propositi e rispetto per gli altri e per tutto il creato. L'Enciclica Redemptoris missio esorta i membri della Chiesa: "dovete essere come i primi cristiani, ed irradiare entusiasmo e coraggio, in generosa dedizione a Dio e al prossimo; in una parola, dovete mettervi sulla via della santità. Solo così potete... rivivere nei vostri Paesi l'epopea missionaria della Chiesa primitiva" (RMi 91).

Questa è la grande sfida che ogni Vescovo deve affrontare come principale insegnante e guida dei fedeli nella verità e nella santità di vita.

Anche qui troviamo la fonte della nostra speranza certa e del nostro ottimismo. Il futuro della Chiesa non sarà unicamente il risultato dell'impegno umano ma, in modo ancora più fondamentale, quello dell'operato dello Spirito Divino, che non dobbiamo ostacolare, bensi assistere.

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6. Un ulteriore punto da considerare è l'ambito culturale all'interno del quale deve essere svolta l'evangelizzazione in Asia. Le tradizioni religiose di molte culture antiche sono sempre forze molto potenti in oriente e rappresentano per voi sfide molto particolari. La Chiesa considera queste tradizioni spirituali "l'espressione viva dell'anima di vasti gruppi umani. Esse portano in sé l'eco dei millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine di cuore" (EN 53). Mentre la Chiesa cattolica nulla rifiuta di quanto è vero e santo in queste grandi religioni (
NAE 2), essa può solo sperare che un giorno questa preparazione al Vangelo giunga alla sua maturità in modi che siano del tutto cristiani e del tutto asiatici. Come Vescovi delle Chiese in Asia, deve essere vostra sollecitudine favorire la crescita dei semi della verità e del bene che si trovano in queste religioni.

Sotto la vostra supervisione pastorale si stanno compiendo degli sforzi per accrescere la comprensione, il rispetto e la collaborazione tra i cristiani e i seguaci di altre tradizioni religiose, e, in molti casi, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, sono in corso molte forme di dialogo, che stanno dando i loro frutti. Il dialogo interreligioso non dovrebbe rimanere solo un argomento di discussione teologica. Dove possibile, deve andare in profondità, eliminando le incomprensioni esistenti tra le comunità e promuovendo la solidarietà nella costruzione di una società più giusta e umana.

Questo "dialogo di vita" deve proseguire in modo equilibrato, sincero e aperto (cfr. RMi 57), nella costante convinzione che il dialogo autentico si raggiunga solo "dicendo la verità nell'amore" (Ep 4,15).

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7. Come Vescovi, inoltre, avete l'esigente compito di accettare l'invito di San Paolo a farsi "tutto a tutti" (
1Co 9,22), identificandovi con la vita e le tradizioni del vostro popolo, affinché la verità perenne della Rivelazione possa essere espressa in modo significativo e convincente. Avete la responsabilità di promuovere con saggezza e fedeltà i mezzi più adatti a comunicare il Vangelo alle varie culture asiatiche. Più terrete in considerazione le domande, la formazione religiosa, la lingua, i segni e i simboli di coloro che desiderate condurre a Cristo, più sarete efficaci nel servire la causa dell'evangelizzazione (cfr. EN 63).

Per quanto sia arduo questo tentativo di autentica inculturazione, possiamo trarre consolazione dall'esperienza della Chiesa primitiva. Benché la predicazione di Cristo Crocifisso e Risorto fosse in contrasto con la cultura religiosa di coloro ai quali per primi il Vangelo fu predicato, lo Spirito Santo ha guidato la crescita della Chiesa. Iniziando dalla Pentecoste e proseguendo di generazione in generazione, lo Spirito della Verità ha da sempre accompagnato l'annuncio della Chiesa, guidando i suoi ascoltatori all'"obbedienza alla fede" (Rm 1,5), che ha poi purificato ed elevato il loro stile di vita, permeando le usanze e i comportamenti di una visione e uno spirito cristiani.

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8. Un altro aspetto ricorrente della vostra attività pastorale è il rapporto tra l'annuncio e lo sviluppo umano. In breve, dobbiamo riconoscere che nessun bisogno umano, nessuna sofferenza umana, può lasciare indifferenti o insensibili i discepoli di Cristo. Tuttavia la Chiesa non ha, e non può pretendere di avere, una soluzione "tecnica" a tutti i mali che affliggono l'umanità. Anzi, la Chiesa stessa, come un pellegrino in terra straniera, procede tra le difficoltà e persino tra le persecuzioni del mondo, forte soltanto delle consolazioni di Dio (cfr.
LG 8). Allo stesso tempo essa ha il dovere di fare sentire la sua voce nelle coscienze degli individui e nella coscienza della società, difendendo la dignità di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, e sostenendo i valori della fede, della verità, della libertà, della giustizia e della solidarietà. Essa sa che i terribili mali che affliggono l'umanità hanno origine, non solo nell'ingiustizia dell'uomo verso l'uomo ma anche nell'ingiustizia radicale dell'uomo al cospetto di Dio. Nello svolgere la sua missione evangelizzatrice, la Chiesa, quindi, non può trascurare i bisogni dei poveri, degli affamati, degli indifesi, degli oppressi e delle persone culturalmente povere. Le persone coinvolte in questa missione devono pero sapere che la loro responsabilità va oltre il sanare le ferite di questa vita. Esse devono anche comunicare la "nuova vita" che proviene da Gesù Cristo. La missione e il destino della Chiesa sono quelli di salvare l'uomo, l'intera umanità. A questo livello non vi sono distinzioni tra le persone, non esistono ebrei o greci (cfr. Rm 10,12), ricchi o poveri. A tutti vengono offerte la parola di Dio e la grazia della redenzione, perché tutti sono peccatori (cfr. Rm 5,12).

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9. Cari Fratelli Vescovi, semmai vi sentirete scoraggiati di fronte al compito apparentemente impossibile di una evangelizzazione più efficace - forse perché alcune culture asiatiche non sembrano essere inclini ad ascoltare il messaggio del Vangelo - vi esorto a ricordare che, quando proclamate "Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio" (
1Co 1,24), "non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi" (Mt 10,20).

Allo stesso tempo dovete spiegare con chiarezza che l'atto di fede, e l'accoglienza nella comunità della Chiesa attraverso il battesimo, devono sempre essere completamente liberi (cfr. CEC 160).

L'evangelizzazione non deve mai essere imposta. Essa esige amore e rispetto per coloro che vengono evangelizzati. Pur insistendo sul diritto e sul dovere della Chiesa di annunciare con gioia la Buona Novella della misericordia di Dio, i cattolici devono evitare con cura ogni sospetto di coercizione o di persuasione ambigua (cfr. DH 4). D'altra parte, le accuse di proselitismo - che è molto lontano dall'autentico spirito missionario della Chiesa - e un modo univoco di intendere il pluralismo religioso e la tolleranza non dovrebbero permettere di indebolire la vostra missione verso i popoli dell'Asia.

10. Prima di concludere, vorrei chiedervi tutto il possibile per promuovere quella che generalmente viene chiamata missione ad gentes. Anche se alcuni tendono a minimizzare questo dovere sacro, la Chiesa non può rinunciare alla sua vocazione a "fare discepoli in tutte le nazioni" (cfr. Mt 28,19). Essa non potrà mai accontentarsi di essere una piccola minoranza o una comunità che guarda solo al suo interno. La Chiesa, infatti, crede fermamente che ogni persona abbia "il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo, nella quale noi crediamo che tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità" (EN 53). All'approssimarsi del Terzo Millennio, è verso il continente asiatico, in particolare, che "dovrebbe orientarsi principalmente la missione ad gentes" (RMi 37). La missione ad gentes, che spesso fa pensare al viaggio verso nuove terre e nuovi popoli, oggi significa soprattutto dirigersi verso nuove aree della geografia umana asiatica: verso quei settori della società composti dai poveri degli agglomerati urbani, dagli emigranti e dalle loro famiglie spesso abbandonate, dai rifugiati, dai giovani e dagli aeropagi moderni dei mezzi di comunicazione sociale.

Vi prego di prestare grande attenzione all'evangelizzazione missionaria nei vostri programmi pastorali: nella catechesi, nella predicazione, nella formazione dei sacerdoti, nella preparazione dei religiosi, nell'apostolato alle famiglie e ai giovani, nella distribuzione del personale, nella divisione delle risorse e nella preghiera che i cristiani devono sempre offrire per la diffusione della fede. Tutti gli individui, le associazioni e le comunità dovrebbero domandarsi se possono fare di più per spalancare a Cristo le porte dell'Asia.

11. In questi anni di preparazione al grande Giubileo dell'anno 2000, le vostre Chiese particolari sono pienamente impegnate a dare un nuovo impulso all'evangelizzazione dell'Asia. Possiamo pregare affinché, proprio come nel primo millennio la Croce fu piantata sul suolo europeo, nel secondo millennio su quello americano e africano, nel Terzo Millennio si possa raccogliere una grande messe di fede in questo continente così vasto e vivo. Se la Chiesa in Asia deve compiere il suo destino provvidenziale, l'evangelizzazione, come gioiosa, paziente e progressiva predicazione della morte salvifica e della Risurrezione di Gesù Cristo, deve essere una vostra priorità assoluta.

La Chiesa deve far fronte a tutti questi impegni con i mezzi che il Concilio Vaticano II ci ha fornito, uno dei quali è il Sinodo dei Vescovi. Nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente ho menzionato anche un "progetto per un Sinodo continentale" per l'Asia. Vi sollecito a considerare seriamente un simile evento che potrebbe dare un grande aiuto per condurre in modo più fermo la Chiesa asiatica verso il prossimo Millennio.

Nella vostra opera siete sostenuti dall'esempio e dall'intercessione dei molti martiri che hanno dato vita alla Chiesa in Asia con il loro sangue.

Illuminati dall'amore di Cristo e della sua Chiesa, questi grandi uomini e donne, provenienti dalla Cina, dal Giappone, dalla Corea, dalle Filippine, dal Viêt Nam e da altrove, furono battezzati "in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16). Insieme ai missionari e ai Santi che hanno testimoniato il Vangelo, essi sono diventati il seme del cristianesimo nei vostri Paesi.

Concludendo, vorrei fare mie le parole che Papa Paolo VI pronuncio qui a Manila venticinque anni fa: "Gesù Cristo è il nostro costante insegnamento; è il suo nome che noi proclamiamo fino ai confini della terra (cfr. Rm 10,18) e nei secoli (Rm 9,5). Ricordatelo e rifletteteci sopra: Il Papa è venuto tra di voi e ha proclamato Gesù Cristo" (Omelia, 29 novembre 1970).

A voi, cari Fratelli, questa grazia è stata concessa nell'Asia meridionale, sudorientale e orientale: "di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8). Affido voi, il vostro impegno pastorale e tutto il vostro popolo a Maria, Madre del Redentore e Stella della Nuova Evangelizzazione, e impartisco con gioia la mia benedizione apostolica.

Data: 1995-01-15 Data estesa: Domenica 15 Gennaio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 101