GPII 1995 Insegnamenti 236

Omelia: durante la Messa per i religiosi, le religiose e i membri degli Istituti secolari presieduta dal Card. Martinez Somalo - Città del Vaticano

Titolo: Il Papa invita a pregare con ardore perché dal recente Sinodo dei Vescovi scaturisca il rinnovamento della vita religiosa nella Chiesa



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1. "Lumen ad revelationem gentium" (
Lc 2,32).

La liturgia della Presentazione del Signore riveste un particolare significato: quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, essa costituisce quasi un'ultima parola di letizia del Natale del Signore, e invita a volgere lo sguardo verso il periodo ormai prossimo della Quaresima e della Pasqua.

All'odierna celebrazione nella Basilica di San Pietro vengono invitati ogni anno i membri delle Famiglie religiose maschili e femminili e degli Istituti secolari residenti in Roma. Benvenuti, cari Fratelli e Sorelle! La vostra presenza richiama alla mente e al cuore i religiosi e le religiose e gli appartenenti agli Istituti secolari del mondo intero. Richiama, in particolare, il Sinodo dei Vescovi dell'autunno scorso, che ha posto la riflessione sulla vita consacrata al centro della Chiesa. Oggi desideriamo pregare perché da tale Assemblea sinodale scaturiscano per tutti gli Istituti religiosi frutti di approfondita consapevolezza della peculiare vocazione che è loro propria.

La luce che domina l'odierna liturgia diventi segno della luce interiore che penetra il cuore dei giovani e indica loro la via dei consigli evangelici, proposti da Gesù a quanti vogliono seguirlo consacrando a Lui la loro esistenza.

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2. Nel volgere ora la nostra attenzione alla liturgia della Parola, notiamo in essa quasi tre dimensioni: la dimensione del tempio, del sacrificio e della profezia.

Il tempio. Leggiamo nel libro del profeta Malachia: "Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate: l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate" (
Ml 3,1). Sono parole che illustrano il particolare momento in cui Maria e Giuseppe portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per presentarlo al Signore, secondo quanto prescritto dalla Legge di Mosè. L'arrivo di due persone povere provenienti dalla vicina cittadina di Betlemme sarebbe certamente passato inosservato, se non ci fosse stata l'azione dello Spirito Santo a rendere sensibile Simeone ed Anna alla presenza del Messia.

Che cosa era il tempio di Gerusalemme? Sorto ai tempi del re Salomone, distrutto e poi ricostruito dopo l'esilio, riedificato infine da Erode il Grande, esso rappresentava il termine della lunga peregrinazione d'Israele dalla schiavitù d'Egitto verso la Terra Promessa. In Egitto Dio aveva fatto irruzione nella storia d'Israele. Il popolo ebreo, liberato miracolosamente dalla schiavitù, aveva iniziato attraverso il deserto, sotto la guida di Mosè, il lungo viaggio, che doveva durare quarant'anni. Lungo il cammino aveva ricevuto la Legge di Dio, il Decalogo, scritto su Tavole di pietra. Quelle Tavole, divenute in un certo senso quanto di più sacro Israele possedeva, erano custodite in una tenda, spostata dapprima lungo il cammino da un luogo all'altro, e poi, dopo la traversata del Giordano, portata nella Terra promessa. Le Tavole dell'Alleanza restarono nella tenda ancora per molto tempo, giacché molti anni trascorsero prima che maturasse l'idea della costruzione di un tempio, in cui deporre nel Santo dei Santi questo segno sacro.

Il tempio di Gerusalemme costituiva per Israele in certa misura il compimento della promessa ricevuta da Dio; esso pero restava anche il luogo dell'attesa. In effetti, l'intero Antico Testamento è pervaso dall'attesa del Messia e di tale attesa il tempio di Gerusalemme era segno particolare e quasi luogo simbolico. Molti si ponevano la domanda: Quando giungerà il giorno in cui Dio manderà il suo Messia e gli permetterà di varcare la soglia del tempio di Gerusalemme? Ed ecco, il giorno è giunto! E' giunto in modo diverso da come Israele se lo immaginava. Oltre a Simeone e ad Anna, nessuno si è reso conto che nella persona di un piccolo bambino, portato in braccio dai suoi genitori, il Messia ha già varcato la soglia del tempio della Città Santa. Il Signore atteso da Israele, l'Angelo dell'Alleanza da esso sospirato, è venuto nel suo tempio.

L'evento è cantato dal Salmo responsoriale dell'odierna liturgia. E' un canto solenne, trionfale: "Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche!" (Ps 23(24],7). E' questo, infatti, il culmine della storia del tempio di Gerusalemme.

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3. La seconda dimensione della liturgia di oggi è costituita dal Sacrificio. Maria e Giuseppe giungono al tempio per presentare un'offerta a Dio, secondo quanto prescritto dalla Legge di Mosè. Sono poveri e, non potendo permettersi di dare di più, offrono due giovani colombe.

Il tempio era il luogo dove si presentavano le offerte. Nel tempio di Gerusalemme avvenivano per lo più sacrifici cruenti. Tutti pero dovevano prepararsi per il momento in cui, non più mediante il sangue di animali, ma per mezzo del proprio sangue, il Redentore sarebbe entrato nel tempio. Tempio non costruito da mani d'uomo, bensi eterno. Tempio in cui il Figlio offre se stesso al Padre, come sacrificio perfetto ed eterno (cfr.
He 9,24-25).

L'odierna liturgia della Parola annunzia questo "momento". Nella lettera agli Ebrei è scritto che il Messia divenne "un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo" (He 2,17), "per ridurre all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo" (He 2,14). Soffrendo personalmente, egli venne così in aiuto a quanti sono sottoposti alle prove. Scrive l'autore della Lettera agli Ebrei: "della stirpe di Abramo si prende cura" (He 2,16). Quanti partecipano alla fede di Abramo verranno in tal modo inseriti nel Sacrificio di quel Gesù di Nazaret, che oggi, per la prima volta, varca la soglia del tempio di Gerusalemme.

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4. La terza dimensione è la Profezia. La liturgia dell'odierna festa è pervasa da un profondo soffio profetico. Dio parla mediante ogni elemento di questa liturgia: parla mediante il tempio di Gerusalemme, mediante l'offerta presentata da Maria e Giuseppe, parla infine mediante la bocca di Simeone, uomo retto e pio, che attendeva il conforto d'Israele. A lui lo Spirito Santo aveva rivelato che non avrebbe visto la morte senza prima aver incontrato il Messia del Signore (cfr.
Lc 2,25-26).

Dio parla anche mediante la "profetessa" Anna, figlia di Fanuele, vedova e avanzata negli anni, la quale partecipava alla stessa attesa del Messia (cfr. Lc 2,36-38). Quanto Simeone dice in questa circostanza rispecchia anche i sentimenti dell'anziana donna. Le parole ispirate di Simeone sono penetrate profondamente nella memoria della Chiesa. Le ripetiamo ogni giorno nella Liturgia delle Ore, a Compieta: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32).

Le pronuncia Simeone, ma è più giusto dire che, mediante la bocca di lui, è lo Spirito Santo a proferirle. E Simeone trova nelle parole dello Spirito il compimento dell'attesa di tutta la propria esistenza: egli vede finalmente il Messia! Lo vede sulla soglia della sua vita di Messia, mentre è ancora un bambino di quaranta giorni.

Lo Spirito che guida le parole da lui pronunciate, gli permette di intravvedere il futuro di questo Bambino. Simeone infatti parla a Maria del futuro del Figlio, quando profetizza: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,34-35). Queste parole pronunciate ad appena quaranta giorni dalla nascita di Gesù ci portano, insieme a Maria, già sotto la croce, al momento culminante della missione messianica di suo Figlio. Anzi, in un certo senso esse vanno ancora oltre. Non è forse vero che, attraverso i secoli, per molti Gesù Cristo è rimasto "segno di contraddizione"?

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5. Cari Fratelli e Sorelle! Sono lieto di poter meditare insieme con voi il mistero della festa odierna, che è, allo stesso tempo, mistero di gaudio e di dolore. Vorrei qui tornare a quanto dicevo all'inizio. Nel Sinodo dei Vescovi dell'autunno scorso, la vita consacrata è stata posta al centro della Chiesa. Essa costituisce un'attuazione del Vangelo in cui Cristo è particolarmente presente. La vita consacrata, mediante i consigli evangelici, reca i suoi frutti attraverso i secoli e le generazioni nella vita della Chiesa. Fruttifica in un modo singolare! Il Sinodo ci ha resi consapevoli di quale grande bene sia per la Chiesa la vita consacrata, cioè quella specifica consacrazione, attraverso la quale una persona, uomo o donna, si dona senza riserve a Cristo, Maestro, Redentore e Sposo.

Contemplando tutto questo, desideriamo oggi pregare con ardore per il rinnovamento della vita religiosa nella Chiesa; per una grande abbondanza e ricchezza di vocazioni religiose. Esse scaturiscono in modo più profondo dallo spirito del Vangelo e servono l'opera del Vangelo in maniera più totale.

Roma è particolarmente ricca di famiglie religiose maschili e femminili.

Da questa Città, come da un centro, fluiscono impulsi forti per la vitalità degli Ordini e delle Congregazioni religiose. Allo stesso tempo, giungono a Roma gli echi della grande e molteplice missione che le persone consacrate e le Comunità religiose compiono in tutto il mondo. Accade come per i seminatori di cui parla il Salmo: partono camminando a volte tra sofferenze e lacrime, e tornano poi con la gioia di una messe abbondante (cfr. Ps 125(126],5-6).

La luce del Vangelo, così limpida nella liturgia odierna, brilla nel tempio di Gerusalemme sopra il Redentore nato da poco. Vi accompagni sempre questa luce, cari Fratelli e Sorelle, perché nell'ambito della vostra vocazione "siano svelati i pensieri di molti cuori", e cresca così il Regno di Dio in ogni angolo della terra!

Data: 1995-02-02 Data estesa: Giovedi 2 Febbraio 1995

Il discorso di Giovanni Paolo II al Presidente della Repubblica - Città del Vaticano

Titolo: Malta può offrire anche nel nostro tempo un significativo apporto al dialogo e alla comprensione tra i popoli mediterranei

Signor Presidente,

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1. Mi è gradito porgerLe un cordiale benvenuto in occasione dell'odierna sua prima visita ufficiale, che mi offre l'opportunità di esprimere il rispetto e la stima della Santa Sede verso la sua persona e l'amato popolo maltese. Il mio deferente saluto va inoltre alla sua Signora e a tutti gli illustri Componenti del seguito.

Conservo nell'animo un caro ricordo della Visita pastorale compiuta a Malta dal 25 al 27 maggio 1990. In quella felice circostanza ho potuto personalmente sperimentare, insieme con la squisita ospitalità del popolo maltese, la profondità della sua fede e la solidità delle sue radici cristiane.

Si tratta, infatti, di radici antiche, che risalgono fino ai tempi apostolici. E' noto che l'annuncio del Vangelo giunse nell'Isola per opera dello stesso apostolo Paolo, il quale vi approdo in circostanze drammatiche durante il viaggio verso Roma (cfr.
Ac 27,39-44).

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2. Quel primo provvidenziale incontro fra il cristianesimo e gli abitanti del luogo pose immediatamente in luce la loro "rara umanità", come si legge nel racconto degli Atti degli Apostoli (cfr. 28,2). A questo patrimonio di "umanità", che il fermento evangelico ha portato a piena maturazione, la gente maltese ha potuto attingere ogni volta che ha dovuto affrontare momenti particolarmente difficili ed impegnativi.

La saldezza morale e la fierezza di ideali del suo popolo, Signor Presidente, possono essere ben simboleggiate dalla stessa configurazione naturale dell'Isola, le cui rive resistono nei secoli alla violenza dei venti del cielo e dei flutti del mare. A questo ricco patrimonio di storia e di civiltà umana e cristiana occorre attingere anche oggi, per sfidare con sicurezza e superare vicissitudini e avversità che non risparmiano neppure gli uomini del nostro secolo alle soglie del terzo millennio.

L'Isola di Malta possiede una particolare vocazione ad essere occasione di contatto e di reciproca comprensione fra le diverse nazioni e culture che si affacciano sul Mediterraneo. Storico luogo di incontro fra aree eterogenee, posta com'è al centro delle linee che congiungono idealmente l'Europa all'Africa e al Medio Oriente, la Repubblica di Malta può offrire anche nel nostro tempo un significativo apporto al dialogo ed alla comprensione fra i popoli mediterranei.

In un momento delicato come questo, in cui si stanno compiendo sforzi generosi per raggiungere onorevoli e stabili soluzioni di pace nell'area mediorientale e nei Balcani, Malta - ne sono certo - non farà mancare uno specifico contributo alla costruzione del necessario clima di rispetto e di collaborazione fra tutte le parti in causa. Tale contributo sarà tanto più efficace, quanto più sarà qualificato dai valori propri dell'identità nazionale, così come sono incarnati nella viva tradizione del popolo maltese.

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3. Di fronte alle sfide del presente è ancora il patrimonio cristiano, che il popolo maltese ha ereditato dalla storia e vitalmente assimilato nelle sue tradizioni, ad offrire i riferimenti più sicuri per soluzioni adeguate e durevoli.

Si tratta, in particolare, di difendere le nuove generazioni dai falsi miraggi di una cultura edonistica e consumistica, veicolata spesso dai mezzi della comunicazione di massa.

A Malta, lo rilevo con piacere, è in atto un apprezzabile sforzo per promuovere un più marcato sviluppo dell'Isola ed una più giusta distribuzione del benessere fra tutti i suoi cittadini. E' necessario, tuttavia, che a tale scopo non vengano sacrificati i valori morali e spirituali. Significativa espressione di tali valori è la grande considerazione che, nella cultura maltese, è riservata alla famiglia. Di questa considerazione la rappresentanza maltese ha offerto una chiara testimonianza durante la recente Conferenza del Cairo. E' necessario proseguire su questa strada, tutelando l'istituto familiare di fronte alle molteplici sfide del nostro tempo.

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4. Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per la felice conclusione dei negoziati tra il Governo di Malta e la Santa Sede, ai quali sono stati sempre associati i Vescovi di Malta e Gozo. I cinque accordi sottoscritti hanno dato soluzione ad importanti questioni, avviando una aggiornata e sana collaborazione tra lo Stato e la Chiesa, nel rispetto delle specifiche competenze, in settori che riguardano non solo individui e famiglie, ma anche l'intera società. Tali settori sono: l'insegnamento e l'educazione religiosa nelle scuole statali; il servizio reso a tutta la società dalle scuole della Chiesa; il contributo della Facoltà di Teologia cattolica, attraverso la sua incorporazione nell'Università, alla promozione dell'identità culturale di Malta; l'armonizzazione tra la dimensione civile dello stato coniugale e quella che scaturisce, a livello non solo personale ma anche sociale, dal matrimonio celebrato davanti alla Chiesa; una più appropriata utilizzazione della proprietà immobiliare degli enti ecclesiastici.

Si tratta di intese che, pur nel necessario carattere particolare dei loro contenuti, intendono riflettere ed applicare, in modo corretto e fruttuoso, principi essenziali nei rapporti fra Chiesa e Stato in materie di comune interesse. Tali intese sono ordinate, tra l'altro, ad evitare possibili tensioni, quando non anche conflitti di coscienza nei cattolici ed a favorire il contributo di preziose energie alla crescita della comunità civile da parte delle persone, delle famiglie, dei gruppi e dell'intero corpo ecclesiale.

Sono a tutti evidenti i vantaggi che possono derivare alla vita democratica di un Paese quando, pur nel doveroso rispetto della libertà di coscienza di ogni cittadino, viene dato ordinatamente spazio a presenze che promuovono valori umani fondamentali, soprattutto se costitutivi del tessuto connettivo dell'identità storico-culturale di un popolo.

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5. Il clima di attenzione e di reciproca stima che caratterizza i rapporti fra la Chiesa ed il Governo di Malta non mancherà di contribuire al perseguimento di tale obiettivo. Mi è caro esprimere l'auspicio che l'intesa in atto possa intensificarsi, favorendo un'amichevole cooperazione fra la comunità cristiana e la realtà civile, nel rispetto delle reciproche competenze.

Nel rinnovare a Lei, Signor Presidente, e ai suoi illustri Accompagnatori il mio grato compiacimento per l'odierna visita, auguro all'intera popolazione della Repubblica di Malta un futuro di pace e di serena prosperità mentre, invocando su di essa la costante protezione della Vergine Maria, tanto cara ai Maltesi, a tutti volentieri imparto la mia Benedizione.

Data: 1995-02-04 Data estesa: Sabato 4 Febbraio 1995

Angelus: il Papa inizia una serie di riflessioni sulla testimonianza di donne "educatrici alla pace" - Città del Vaticano

Titolo: Santa Brigida di Svezia: eco privilegiata della voce di Dio per la Chiesa e per l'Europa del suo tempo

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Nel Messaggio di quest'anno per la Giornata Mondiale della Pace mi sono soffermato sul ruolo che la donna è chiamata a svolgere come "educatrice alla pace". Rilevavo, al riguardo, come la storia sia ricca di "mirabili esempi di donne" che, sostenute dalla fede e dall'amore, "hanno saputo affrontare con successo difficili situazioni di sfruttamento, di discriminazione, di violenza e di guerra" (n. 5).

In questa e nelle prossime domeniche vorrei rievocare la concreta testimonianza di alcune figure femminili che, nella storia della Chiesa, si sono contraddistinte proprio per la loro opera di pace.

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2. Oggi desidero richiamare la vostra attenzione su Santa Brigida di Svezia.

Vissuta tra il 1303 e il 1373, Brigida svolse una significativa missione per l'Europa del suo tempo. Non è difficile cogliere l'attualità del suo messaggio, mentre in alcune regioni del Continente, pur incamminato sulla via dell'unificazione, si verificano ancor oggi preoccupanti ed assurde esplosioni di odi fratricidi e si fa sentire minaccioso il fragore delle armi.

Anche all'epoca di Santa Brigida la forza delle passioni insidiava la pace e la serenità dei popoli: aspri contrasti di interessi suscitavano spesso sanguinosi conflitti e persino all'interno della Chiesa si registravano momenti di dolorose tensioni.

E' in questo contesto che rifulge la testimonianza di Brigida. Dai confini settentrionali dell'Europa, ella si senti chiamata ad una missione di pace che la condusse fino a Roma e la rese messaggera di Cristo presso le autorità ecclesiali e civili del tempo.

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3. In tale opera ella espresse tutta la sua femminilità, affinata da una profonda esperienza di Dio. Dolce e ferma ad un tempo, Brigida seppe trasmettere innanzitutto ai figli - ne ebbe otto - l'amore per la concordia e la pace: basti pensare che la figlia Caterina è onorata anch'essa come santa. Ma le sue riconosciute doti di educatrice le valsero anche incarichi di prestigio negli ambienti principeschi in cui era cresciuta.

Tuttavia, il salto di qualità della sua intraprendente femminilità si verifico quando, con la fondazione dell'Ordine del Santissimo Salvatore, le fu possibile abbracciare pienamente la vita "contemplativa". Non fu una fuga dal mondo: al contrario, la profondità dell'esperienza mistica le consenti di farsi eco privilegiata della voce di Dio per la Chiesa e per la società. Allo stesso Pontefice, allora residente ad Avignone, giunse insistente ed efficace l'implorazione di Brigida perché ritornasse alla Sede "naturale" di Roma. La Chiesa continua ancor oggi a lodare Dio per il dono di questa donna eccezionale.

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4. Il nostro pensiero va ora a Maria, modello di Brigida e di tutti i santi.

Maria, che raccoglie in sé compiutamente la bellezza e la forza della femminilità secondo il disegno di Dio, sia accanto ad ogni donna con il suo aiuto efficace.

Infonda in particolare nelle donne del nostro tempo coscienza sempre più viva e operosa della loro missione di pace e le aiuti a farsi messaggere dei valori religiosi e morali, grazie ai quali soltanto è possibile costruire una pace vera e duratura.

(Dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha così concluso:] Si celebra oggi in Italia la Giornata per la Vita. E' un appuntamento importante non solo per la comunità ecclesiale ma per l'intera società, che proprio sui problemi legati al rispetto della vita umana è chiamata a compiere scelte illuminate e responsabili. Rivolgo uno speciale saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi, ai fedeli della Diocesi di Roma che, in occasione di questa Giornata, per il terzo anno consecutivo, sono qui convenuti per iniziare la "Settimana della Famiglia". Auspico che questa settimana sia di stimolo per tutte le famiglie romane a recuperare il gusto del vivere la propria vocazione alla comunione di amore e all'accoglienza e difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale.

Saluto anche i rappresentanti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Esprimo il mio apprezzamento per il Convegno promosso dalla Diocesi presso l'Università di Tor Vergata in occasione dell'odierna Giornata per la Vita, sul tema "Ricerca biomedica e dignità della vita umana nascente". Nelle Università si formano i futuri operatori della sanità: ad essi è affidato il compito di servire la vita e di proteggerla contro ogni forma di manipolazione.

Saluto poi il gruppo dell'Associazione culturale per la difesa della Domenica ed auspico che il giorno del Signore possa essere sempre vissuto come tale da tutti i credenti.

Una parola di incoraggiamento rivolgo, infine, alle Comunità neocatecumenali di Treviso, perché la sosta sulla tomba dell'apostolo Pietro confermi il loro cammino di fede e di testimonianza cristiana.

Data: 1995-02-05 Data estesa: Domenica 5 Febbraio 1995

Visita "ad limina": la traduzione italiana del discorso del Papa a Presuli della Nazione latinoamericana - Città del Vaticano

Titolo: Rinnovato impegno nella missione evangelizzatrice per rispondere alle sfide del secolarismo in Argentina

Cari Fratelli nell'Episcopato,

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1. Con grande gioia vi ricevo, Pastori della Chiesa di Dio in Argentina, in occasione della vostra visita "ad Limina", che effettuate col proposito di adempiere alla venerabile tradizione, ripresa anche dalla normativa canonica, di recarsi in pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, rafforzando nel contempo la vostra comunione ecclesiale, affettiva ed effettiva con il Vescovo di Roma ed effettuando diversi incontri con i Dicasteri della Curia Romana. Questa è un'opportunità privilegiata, intessuta di momenti di preghiera, di riflessione pastorale e di consultazioni circa le attività delle vostre Chiese particolari per vivere, nella fede e nella carità, una gioiosa esperienza del mistero della Chiesa, intesa come comunione "che si fa presente ed operante nella particolarità e diversità di persone, gruppi, tempi e luoghi" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione, 28.V.1992, n. 7).

Ringrazio il Cardinale Antonio Quarracino, Arcivescovo di Buenos Aires e Presidente della Conferenza Episcopale Argentina, per le cordiali parole con le quali si è fatto interprete dei sentimenti di tutti. Esprimo questa gratitudine anche per la vostra sincera adesione, così come per l'instancabile dedizione al ministero che vi è stato affidato e che esercitate insegnando, santificando e reggendo il popolo di Dio.

La vostra presenza qui mi fa ricordare la visita pastorale che ho effettuato nel vostro Paese nel 1987 come messaggero della "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (
Ep 3,8). Nel salutarvi con affetto, desidero, per mezzo vostro, far giungere la mia parola di stima ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli che, vivendo la loro fede con generosa dedizione, contribuiscono alla crescita del Regno di Dio nell'amata nazione argentina.

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2. Solo qualche anno fa abbiamo celebrato il V Centenario dell'avvento del Vangelo nell'amato continente americano che ha portato all'impegno ecclesiale per la nuova evangelizzazione. Ci troviamo ora nella fase di preparazione di un evento singolare, il Giubileo dell'Anno 2000, che costituisce un'occasione propizia affinché la Chiesa, sotto la guida dei Vescovi, offra a tutti gli uomini, con rinnovato fervore, la salvezza che ci dona Gesù Cristo.

Obiettivo prioritario di questo grande Giubileo, come ho indicato nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, è "il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani", per cui "è necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso" (
TMA 42).

In questo momento della storia, attraverso voi, cari Fratelli nell'Episcopato, desidero rivolgere ai figli della Chiesa in Argentina un fervente appello a una conversione più profonda, a un rinnovamento spirituale, a una maggiore santità. Tutto il popolo di Dio è destinatario del mio appello: i sacerdoti, i religiosi e le religiose, gli altri consacrati e tutti i fedeli laici senza alcuna esclusione, poiché "tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (LG 40 anche CL 16).

In vista dell'anno giubilare diviene urgente una più viva adesione di fede ai misteri che ci vengono comunicati mediante la Rivelazione divina e che sono incentrati sulla persona, sull'insegnamento e sulle opere di Gesù Cristo. Per questo, si deve rafforzare continuamente la fede mediante la meditazione frequente sulla Parola di Dio, con l'aiuto di una catechesi permanente che permetta a tutti i fedeli, anche ai più semplici, di beneficiare delle ricchezze della sapienza cristiana e di sperimentare la gioia della verità.

Allo stesso tempo bisogna rinnovare a tutti i credenti in Cristo l'invito a una sequela più intima e fedele del Signore, crocifisso e risorto, dando una testimonianza di vita conforme ai precetti evangelici e in piena coerenza con la fede. Come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, "La fedeltà dei battezzati è una condizione fondamentale per l'annunzio del Vangelo e per la missione della Chiesa nel mondo. Il messaggio della salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani" (CEC 2044).

Inoltre, sia i fedeli considerati singolarmente sia le comunità cristiane, devono esercitarsi nella pratica assidua della preghiera, affinché questa forma di contatto personale con il Signore, Uno e Trino, spinga tutti a corrispondere sempre più generosamente la sua grazia, che li santifica, in modo da poter "rimanere nell'intimo di Dio" (TMA 8). In tal senso, una rinnovata pastorale liturgica permetterà di partecipare con maggiore intensità alla grazia che fluisce dal mistero pasquale, in particolare nella celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti; allo stesso tempo formerà il cuore e la mente dei fedeli mediante la dignità e la bellezza dei simboli liturgici e li educherà nel senso di Dio e nella speranza delle realtà ultime.

A tale proposito ricordo con piacere la recente celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi nella città di Santiago del Estero, tanto evocatrice per la storia religiosa dell'Argentina. Vi esorto affinché i benefici spirituali di questo avvenimento ecclesiale giungano a tutti i fedeli che vi sono stati affidati perché riconoscano e si avvicinino di più a "Gesù Cristo, Pane di Vita, Speranza degli uomini" e in tal modo, con fede viva nel mistero eucaristico, scoprano continuamente la sua centralità nella vita della Chiesa e nella Nuova Evangelizzazione, come indicava l'obiettivo generale del Congresso.

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3. Ho saputo con piacere che il Catechismo della Chiesa Cattolica, che la Provvidenza mi ha concesso di presentare come "testo di riferimento sicuro e autentico per l'insegnamento della dottrina cattolica, e in modo tutto particolare per l'elaborazione dei catechismi locali (Cost. Fidei depositum, n. 4), si è diffuso ampiamente tra i fedeli argentini. Sono molti coloro che lo leggono, lo studiano per illuminare la loro fede e lo rendono anche oggetto di meditazione e di preghiera, con abbondanti frutti spirituali. So che la vostra Conferenza Episcopale sta preparando un direttorio catechetico nazionale, il che è un progetto encomiabile. A questo proposito vi sarà di grande aiuto questo Catechismo il cui valore desidero riaffermare ricordando che è lo "strumento più idoneo alla nuova evangelizzazione" (Discorso ai Presidenti delle commissioni nazionali per la catechesi, 29.IV.1993, n. 4). La sua ricchezza dogmatica, liturgica, morale e spirituale deve giungere a tutti, specialmente ai bambini e ai giovani, mediante catechismi diversificati per l'uso parrocchiale, familiare, scolastico e per la formazione in seno ai diversi movimenti o assiciazioni di fedeli. La composizione di questi testi, o la revisione di quelli già esistenti, deve avere come norma questa opera, che costituisce un autentico dono per la Chiesa.

La catechesi, come processo di educazione nella fede, è un momento essenziale della missione evangelizzatrice che il Signore ci ha affidato. Vi invito a non risparmiare sforzi affinché, nelle vostre diocesi, l'attività catechetica possa svilupparsi grazie ad agenti ben formati e a mezzi adeguati per consentire a tutti i fedeli di giungere a una conoscenza più viva ed efficace del mistero di Cristo. L'ignoranza religiosa e la scarsa assimilazione vitale della fede, che derivano da una catechesi insufficiente o imperfetta, renderebbero i battezzati inermi di fronte ai pericoli reali del secolarismo o del proselitismo delle sette fondamentaliste, con il conseguente rischio di vederli rimpiazzare le preziose e suggestive espressioni cristiane della pietà popolare.

Le vostre Chiese particolari sono ricche di istituzioni di educazione cattolica a tutti i livelli e dispongono inoltre di programmi di catechesi parrocchiale per bambini e per adulti. Questo, unitamente ai mezzi di comunicazione sociale, che devono essere utilizzati sempre più per la diffusione del Vangelo, sono strumenti appropriati per arricchire i membri della Chiesa con una conoscenza della fede più profonda e più sicura. In tal modo i vostri fedeli saranno meglio preparati a testimoniare questa stessa fede in seno alla famiglia e a tutta la comunità e, allo stesso tempo, potranno offrire un contributo specifico ed efficace per affrontare le questioni etiche e sociali che si presentano nella vostra Nazione.

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4. Ho fatto prima riferimento al secolarismo, fattore operante nella cultura contemporanea, che si annida nella mente e nel cuore degli uomini ed esige da noi, Pastori della Chiesa, un attento discernimento oltre a un'azione efficace che contrasti la sua influenza sulle persone e sulla società.

Nelle Linee Pastorali per la Nuova Evangelizzazione avete identificato giustamente questo fenomeno con una sfida alla quale deve rispondere la vostra sollecitudine pastorale, poiché essa "concerne direttamente la fede e la religione" (LPNE, n. 12). Per questo vi invito a continuare a presentare Cristo Gesù come Redentore di tutti gli uomini: della loro vita personale e sociale, dell'ambiente familiare e professionale, del mondo del lavoro e della cultura, in poche parole, dei diversi ambiti in cui si svolge l'attività della persona.

Come ben sapete, si stanno diffondendo correnti di pensiero che, privando la visione del mondo e della vita umana del riferimento a Dio, offuscano nelle persone l'apertura alla verità e le abbandonano al relativismo e allo scetticismo (cfr.
VS 1), il che si traduce, in non pochi casi, in un attentato alla dignità della persona stessa, che è sempre immagine di Dio.

In tal modo si produce una disintegrazione spirituale nelle persone, nelle famiglie e nella società, poiché ciò priva l'esistenza del suo fondamento ultimo.

I Vescovi, nell'esercizio della loro missione, sono chiamati a offrire gli insegnamenti che, basandosi sulla divina rivelazione e sul Magistero e riferendosi al fondamento ultimo della verità sull'uomo e sul mondo, sono validi per tutti. In tal senso vi siete espressi nella vostra Dichiarazione dell'11 agosto dello scorso anno, contribuendo a sostenere e a difendere gli autentici valori della vita umana e i diritti di ogni persona nella società, poiché, come li si legge, "parlando a favore della vita, desideriamo difendere l'uomo e la donna di oggi, e la società futura, contro gli argomenti di una mentalità discorde dalla tradizione della nostra patria che rispondono a un moderno colonialismo biologico".

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5. Un altro fenomeno della nostra cultura contemporanea consiste nel fatto che, mentre continua ad aumentare la secolarizzazione di molti aspetti della vita, si percepisce anche una nuova esigenza di spiritualità, espressione della condizione religiosa dell'uomo e segno della sua ricerca di risposte alla crisi di valori della società occidentale. A questa consolante panorama dobbiamo rispondere offrendo con entusiasmo agli uomini e alle donne del nostro tempo le ricchezze di cui siamo ministri e dispensatori, contribuendo così a colmare "nella profondità del suo cuore... la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza" (
VS 1).

Bisogna tuttavia tener presente che non mancano deviazioni che hanno dato origine a sette e a movimenti gnostici o pseudo-religiosi, configurando una moda culturale di vasta portata che, a volte, trova un'eco in ampi settori della società e giunge persino ad esercitare un'influenza negli ambienti cattolici. Per questo, alcuni di essi, in una prospettiva sincretistica, amalgamano elementi biblici e cristiani con altri elementi tratti dalla filosofia e dalle religioni orientali, dalla magia e dalle tecniche psicologiche. Questa proliferazione delle sette e dei nuovi gruppi religiosi, che attirano molti fedeli e suscitano confusione e incertezza tra i cattolici, è motivo di preoccupazione pastorale. In questo campo, è necessario analizzare a fondo il problema e trovare linee pastorali per affrontarlo. Voi Vescovi dovete sentirvi mossi a potenziare un'azione concertata, con l'efficace collaborazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, e di altri agenti di pastorale, azione volta a formare adeguatamente i cristiani, a operare affinché le celebrazioni liturgiche siano più vive e partecipate e a incoraggiare le comunità cristiane ad essere sempre accoglienti. Oltre a pensare all'influenza negativa di questi gruppi religiosi fondamentalisti, bisognerà preoccuparsi di vedere come si possono contrastare le cause che spingono molti fedeli ad abbandonare la Chiesa.

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6. Cari Fratelli nell'Episcopato: durante i colloqui che ho avuto con ognuno di voi ho potuto costatare la vostra dedizione ai compiti del ministero e ho condiviso le speranze e le preoccupazioni del momento presente. In questo incontro collegiale, che esprime e rafforza la nostra comunione, desidero guardare con voi verso l'orizzonte, già vicino, del Grande Giubileo dell'anno 2000. Nella citata Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, ho scritto che "Il Giubileo dell'Anno 2000 vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell'Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata" (
TMA 32). Voglia il Signore che questa celebrazione giubilare porti a una crescita di santità in tutta la Chiesa! Affidando a Maria, invocata come Nostra Signora di Lujan, le gioie, le speranze e le difficoltà del vostro ministero, i desideri e gli aneliti di tutti i sacerdoti e i fedeli della vostra diocesi, e il progresso materiale e spirituale della vostra nobile nazione, imparto con affetto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-02-07 Data estesa: Martedi 7 Febbraio 1995



GPII 1995 Insegnamenti 236