GPII 1995 Insegnamenti 320

Angelus: la riflessione di Giovanni Paolo II sulla testimonianza di donne "educatrici di pace" - Città del Vaticano

Titolo: Santa Francesca Saverio Cabrini un cuore materno per gli emigranti

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Nel Messaggio per la Giornata della Pace ho esortato le donne ad essere "testimoni, messaggere, maestre di pace nei rapporti tra le persone e le generazioni, nella famiglia, nella vita culturale, sociale e politica delle nazioni" (n. 2). Molte sono le figure femminili che hanno svolto e continuano a svolgere tale compito in modo esemplare. Tra queste desidero additare Santa Francesca Saverio Cabrini, Patrona degli emigranti, un campo di apostolato che conserva ancor oggi una grande attualità.

Si rimane davvero stupiti di fronte a ciò che Madre Cabrini fu capace di realizzare. Nata in Lombardia a metà del secolo scorso, ella si dedico agli emigrati che, negli Stati Uniti e in altri Paesi dell'America, incontravano svariate difficoltà di inserimento. Per essi organizzo scuole, asili, collegi, ospedali, orfanotrofi: tutto con pochissimi mezzi, fidando unicamente sulla divina Provvidenza. L'amore al Cuore di Cristo la spingeva e la sosteneva. "Il Sacro Cuore - un giorno confido - ha tanta fretta nel fare le cose che non riesco a seguirlo". Ed era Cristo che riconosceva e serviva nel volto degli emigranti, per i quali volle essere "madre" affettuosa ed instancabile.

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2. La sua opera, autentico miracolo di carità, costituisce un singolare contributo alla causa della pace, una vera pedagogia di pace. Con fine intuito. Madre Cabrini si rese conto che non bastava offrire agli emigranti un sostegno materiale.

Bisognava aiutarli ad integrarsi pienamente nella nuova realtà sociale, senza smarrire i valori autentici della propria cultura di provenienza. Ella stessa, pur non rinnegando l'amore per l'Italia, prese la cittadinanza statunitense, inserendosi profondamente nel popolo in cui Dio l'aveva chiamata a svolgere la sua missione.

Non è difficile cogliere l'attualità di tale testimonianza. A causa dei crescenti flussi migratori, che portano milioni di persone da una nazione all'altra, da un continente all'altro, specialmente dai Paesi in via di sviluppo verso le società del benessere, già oggi si pone - e forse più si porrà in futuro - il bisogno di reciproca comprensione, di accoglienza e di integrazione. E' chiaro perciò che la costruzione di questo futuro richiede uomini e donne di pace.

In particolare, richiede cuori materni come quello di Madre Cabrini, ricchi delle potenzialità dell'animo femminile affinato dall'amore evangelico.

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3. Affidiamo alla Vergine Santa il cammino dell'integrazione tra i popoli, nella società multi-culturale e multi-razziale del nostro tempo. Educhi Maria tutti noi all'accoglienza ed alla solidarietà. Quanti arrivano da Paesi lontani possano sentirsi capiti dalle popolazioni che li ospitano; siano sempre rispettati e amati come fratelli e sorelle. Doni la Madre del Signore alle donne una viva coscienza del loro imprescindibile ruolo nella costruzione di una società ricca di calore umano e di generosa fraternità.

(Seguono saluti in spagnolo e portoghese] (Infine, il Papa si è così rivolto ai fedeli di lingua italiana presenti in Piazza San Pietro:] Rivolgo un augurio di buona domenica ai pellegrini romani, italiani e di ogni Paese. Saluto le Comunità neocatecumenali di Roma, Viterbo e Civitavecchia, ed affido tutti alla protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa.

Data: 1995-02-19 Data estesa: Domenica 19 Febbraio 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II alla Giunta e al Consiglio della Provincia di Roma

Titolo: E' necessaria una corretta e lungimirante politica della famiglia oggi aggredita da pressioni che ne ostacolano l'esistenza e lo sviluppo

Signor Presidente, Illustri Componenti della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma, Gentili Signori e Signore!

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1. Nel porgervi un cordiale benvenuto a questo tradizionale incontro, desidero innanzitutto manifestare viva riconoscenza per i voti augurali che mi sono stati espressi. Ringrazio in particolare il Presidente della Giunta Provinciale, On. Giorgio Fregosi, per le cortesi parole che ha voluto poc'anzi rivolgermi a nome di tutti.

Desidero a mia volta formulare sentiti auguri per ciascuno di voi e per le rispettive famiglie: il 1995 sia un anno di grazia, ricco di serena laboriosità e di generosa dedizione al bene della società.

Il compito a cui siete stati chiamati dalla fiducia dei cittadini richiede - lo sapete bene - doti di ascolto, capacità organizzative, attitudine al servizio e disponibilità al sacrificio. La nostra epoca manifesta un profondo bisogno di chiarezza e di trasparenza da parte dei pubblici amministratori, per ristabilire quel clima di collaborazione e di fiducia fra popolazione e istituzioni che è essenziale al buon andamento della civile convivenza.

In molti sentono oggi il bisogno di una rinnovata intesa fra amministrazioni pubbliche, forze sociali e semplici cittadini, per affrontare in modo sereno e costruttivo i problemi vecchi e nuovi che, purtroppo, continuano a creare non poche difficoltà alla società italiana in generale e alla Provincia di Roma in particolare.

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2. Desidero qui sottolineare un problema importante e delicato, con cui ogni pubblica amministrazione è oggi chiamata a confrontarsi. Si tratta della necessità di una corretta e lungimirante politica della famiglia. L'istituto familiare appare infatti troppo spesso aggredito da pressioni economiche e sociali che ne ostacolano in vario modo l'esistenza e lo sviluppo.

E' necessario prevedere e provvedere adeguate misure di sostegno per la famiglia, giacché dal buon funzionamento di questa sua cellula fondamentale dipende in larga misura il benessere dell'intera società. La tutela dei diritti della famiglia si esprime in numerosi campi di azione sociale e politica. Occorre offrire a tutti la possibilità di usufruire di un alloggio dignitoso, di strutture sanitarie efficienti, di servizi scolastici e formativi aggiornati. E' poi necessario che ciascuno dei genitori possa esprimere al meglio il proprio specifico ruolo all'interno della famiglia, in particolare per quanto riguarda l'educazione dei figli. In tutto questo l'amministrazione provinciale, pur non disponendo di grandi strutture e di risorse finanziarie cospicue, possiede tuttavia una capacità di interventi capillare e immediata, anche facendo leva sulle possibilità offerte da un'attenta decentralizzazione.

Uno specifico accenno merita, poi, il diffuso fenomeno della disoccupazione, che da qualche tempo ha toccato in forma rilevante anche i comuni del Circondario di Roma. La situazione si presenta ancora più preoccupante, se si pensa che ai segnali di una nuova fase di ripresa economica non si è accompagnato un corrispondente aumento dei posti di lavoro. Si rende perciò necessario intervenire affinché i frutti dell'attuale sviluppo della produzione vengano indirizzati verso una ridistribuzione equa della ricchezza prodotta, mediante una politica che ponga al primo posto l'istituzione di nuove possibilità di occupazione. I benefici effetti di una tale politica economica si farebbero sentire in primo luogo proprio all'interno della vita familiare.

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3. Non è compito della Chiesa proporre soluzioni tecniche ai problemi; essa intende invece offrire agli amministratori della cosa pubblica cordiale collaborazione, in primo luogo richiamando ciascuno alle sue specifiche responsabilità. Essa pero ha anche il dovere di denunciare, forte solo della verità del Vangelo, le situazioni di ingiustizia o di inadempienza, portando inoltre un concreto sostegno alla convivenza civile, soprattutto mediante le numerose organizzazioni caritative e di volontariato.

A questo proposito mi è gradito constatare ancora una volta la consolidata collaborazione fra la Provincia e la Diocesi di Roma, attraverso l'intesa fra pubblica amministrazione e realtà ecclesiali, in particolare per quanto concerne i servizi dovuti alle fasce meno abbienti della società. In una cultura che tende ad ampliare sempre più l'influsso del principio della concorrenza, non solo all'interno del mercato, ma nello stesso ambito delle relazioni sociali, è necessario riaffermare con forza il principio della solidarietà per preservare l'umana convivenza da ogni tipo di egoismo sia personale che di gruppo.

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4. L'Anno da poco cominciato costituisce un ulteriore significativo passo verso il grande Giubileo del 2000, la cui preparazione è già iniziata. Si presenta qui un terreno quanto mai significativo per una proficua collaborazione fra la Comunità ecclesiale e l'Amministrazione provinciale. La Provincia di Roma, infatti, può offrire un apprezzato contributo affinché si possa giungere a quello storico appuntamento in un clima di serenità, offrendo ai pellegrini provenienti da ogni parte del mondo una valida testimonianza della tradizionale ospitalità del popolo italiano, ed in special modo degli abitanti di Roma e del suo circondario.

Nella prospettiva del progressivo avvicinamento al grande Giubileo del 2000, desidero rinnovare a ciascuno dei presenti i più sentiti auguri per il Nuovo Anno: che sia per tutti un anno di pace, di fruttuoso lavoro e, soprattutto, di abbondanti grazie del Cielo. Voglia Iddio benedire voi, le vostre famiglie e tutte le vostre attività.

Data: 1995-02-23 Data estesa: Giovedi 23 Febbraio 1995

Visita al Seminario Romano Maggiore: la meditazione al termine dell'Oratorio sacro "Elia, la parola di fuoco"

Titolo: Il mistero della vocazione: un coraggioso cammino verso Dio con la forza dell'Eucaristia e della preghiera

così abbiamo una piccola Manila, piccola, ma stesso è lo sforzo, stesso è il genio, stessa è la finalità. Dico piccola perché non ci sono milioni, ma non devono essere milioni sempre, per Gesù bastavano quei Dodici. Quei Dodici hanno fatto poi questi milioni, anzi miliardi, se si prende tutta la storia fino ad oggi.

Avete scelto un tema biblico, come sempre. Questa volta il tema è il Profeta Elia. Grande profeta, in qualche modo profeta-sintesi di tutti i profeti di Israele. Se si prende questa sua lotta con i falsi profeti, se si prende questa sua lotta per il culto del vero Dio contro i falsi dei, allora è veramente un profeta gigante. E non possiamo neanche meravigliarci quando lo vediamo insieme con Mosè nel momento della Trasfigurazione. Quando è apparso sul Giordano San Giovanni Battista lo paragonavano anche a Elia, e anche Gesù era paragonato ad Elia.

Questa figura che ci è stata presentata con le parole e con il canto grazie alle melodie composte dal nostro Marco Frisina, ci presenta il mistero della vocazione. Era certamente, Elia, un uomo chiamato da Dio e quando lo guardiamo possiamo e dobbiamo pensare che anche noi siamo chiamati da Dio: sei chiamato da Dio tu ed io. Dio ti chiama, Dio ti vuole in cammino. Ecco il profeta in cammino.

Elia era in cammino perché Dio lo mandava. Era anche in cammino quando doveva rifugiarsi, difendendosi così contro i suoi persecutori. Ma sempre era in cammino e se poteva camminare lo faceva grazie alla forza spirituale. Camminava nella forza di quel cibo: una parabola che ci avvicina al mistero dell'Eucaristia.

Anche noi camminiano con la forza del cibo che Gesù ci ha dato con il suo Corpo e con il suo Sangue, sotto le specie del Pane e del Vino.

In forza di questo cibo camminiamo noi come camminava Elia. Cammina tutta la Chiesa, cammina verso il monte di Dio, come camminava Elia verso il monte di Dio, il monte su cui Dio aveva dato ad Elia il suo appuntamento: io ti aspetto là.

Il quadro, l'immagine, della vocazione diventa sempre più completa.

Anche noi siamo così chiamati da Dio per camminare verso questo monte di Dio, camminare nella forza del cibo eucaristico e camminare per incontrare Dio che ci dà appuntamento qui in questo Seminario, e non solamente qui. In diversi posti del mondo ci dà il suo appuntamento perché io auguro che siano chiamati molti a questo Seminario Romano, ma non dico che tutti devono essere chiamati in questo Seminario Romano, ci sono diverse vocazioni.

Questo più o meno emerge dalla visione che ci hanno creato con le parole e i canti i nostri artisti questa sera. Ringraziamo per quanto è stato introdotto con la preghiera: il Seminario deve pregare specialmente per le vocazioni. Per quelle che si preparano, per quelle che arrivano, per quelle che maturano, per quelle che devono poi andare nella vigna del Signore per produrre i frutti.

E poi tutto questo si incontra molto bene con il mistero della giornata odierna, l'ultimo sabato prima delle Ceneri, in cui si festeggia, qui in questo Seminario, "Maria della Fiducia". Per camminare, per essere coraggiosi, per non avere paura dei falsi dei, per non avere paura del falsi profeti, dei persecutori, delle proprie debolezze, ci vuole una grande fiducia. E' bene che la "Madonna della Fiducia" sia celebrata, venerata, pregata, in questo Seminario Romano. Penso che questa Madonna "Madre della Fiducia" dobbiamo oggi ringraziare tanto per tutto quello che il Seminario Romano ci ha dato e ci dà di continuo. Per le vocazioni, per il fatto che questo Seminario è pieno, che sono stati ordinati tanti diaconi e sacerdoti, che c'è una speranza nel futuro per la Chiesa di Roma, per la Chiesa in Italia. Tutto questo è molto intimamente collegato con la "Madonna della Fiducia" venerata qui in questo Seminario.

Non vorrei continuare oltre, bastano queste riflessioni che ho potuto esprimere finora. Devo dire alla fine che io molto volentieri mi trovo in questo Seminario, m'incontro con voi, perché questa ispirazione della Fiducia che qui domina, regna, è anche tanto importante per me. Per questo vi ringrazio ancora nell'intimo del mio cuore. Grazie!

Data: 1995-02-25 Data estesa: Sabato 25 Febbraio 1995

Le parole del Papa a conclusione della visita ai Seminaristi del Laterano

Titolo: Con voi giovani guardiamo con speranza al Terzo Millennio che si avvicina

Ci vuole una parola di ringraziamento, una parola conclusiva. Sempre per me questo ultimo sabato prima della Quaresima è molto atteso per l'incontro nella Cappella del Seminario Romano, poi anche per questa agape con voi, con i vostri Superiori, è sempre per me una circostanza unica dell'anno.

Non ho potuto in questo anno accademico e seminaristico aprire i vostri lavori come al solito nel mese di ottobre, ma grazie a Dio che possiamo incontrarci oggi. E questa tradizione è stata mantenuta.

Cosa dire alla fine di questo incontro? Vorrei - ringraziando il Cardinale Vicario, l'Arcivescovo Vicegerente, il vostro Rettore, i vostri Superiori del Seminario - dirvi una sola cosa: "Tertio Millennio adveniente".

Si dice che il Seminario è sempre "pupilla oculi" del Vescovo, vuol dire che è lo strumento, l'organo, attraverso cui lui guarda verso il futuro.

Il Vescovo di Roma deve guardare verso il futuro della Chiesa, oltre il Duemila. La Lettera Apostolica che comincia con le parole "Tertio Millennio adveniente" ci presenta questa meta del tempo, meta della storia della salvezza, duemila anni dopo Cristo.

Ma qui, nel Seminario Romano, in questo ambiente con voi giovani, noi possiamo guardare oltre, al terzo millennio che si avvicina, che deve portare avanti questa meravigliosa opera di Dio che si è realizzata attraverso il Cristo nella storia dell'umanità.

Vi auguro di vivere con questa ispirazione. Vedo che tante cose nel Seminario Romano vanno bene, che ci sono vocazioni, che ci sono studi, che ci sono tanti candidati seminaristi di Roma, dell'Italia, anche di tutto il mondo. Questo ci dice che al futuro della Chiesa di Roma, della Chiesa cattolica, della Chiesa universale, si può guardare con fiducia.

E con questa fiducia vorrei concludere il nostro incontro ringraziando ancora una volta la "Madonna della Fiducia" per averci dato questa opportunità.

Grazie!

Data: 1995-02-25 Data estesa: Sabato 25 Febbraio 1995

Visita "ad limina": la traduzione del discorso rivolto dal Papa ai Presuli della Conferenza Episcopale del Giappone

Titolo: La comunità internazionale non diemntichi Hiroshima e Nagasaki ma rinnovi il suo impegno per il disarmo e la messa al bando di tutte le armi nucleari

Caro Cardinale Shirayanagi, Cari fratelli Vescovi,

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1. E' per me una grande gioia incontrare voi Vescovi del Giappone in occasione della vostra visita ad limina, una visita che ha lo scopo di esprimere e rafforzare i vincoli di comunione gerarchica fra i Pastori delle Chiese particolari e il Successore di Pietro al servizio del Vangelo, "per la Chiesa principio di tutta la sua vita" (
LG 20). Attraverso voi, saluto tutti i fedeli cattolici del vostro Paese, che esorto nel Signore Gesù, "il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia" (Ep 3,12). In particolare, durante le ultime settimane ho pregato per tutti coloro che sono stati colpiti dal terremoto che ha devastato l'area di Kobe. In unione con la Chiesa in tutto il mondo, ho affidato le vittime a Dio e ho invocato il suo conforto e il suo sostegno sui sopravvissuti affinché con l'aiuto dell'intera nazione possano superare le conseguenze di quella terribile tragedia.

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2. E' ancora vivo in me il ricordo della mia recente visita pastorale in Asia e nell'Estremo Oriente. A Manila, la Giornata Mondiale della Gioventù ha dimostrato con chiarezza la straordinaria capacità dei giovani di svolgere il proprio importante ruolo nella missione evangelizzatrice della Chiesa. I giovani sono particolarmente sensibili all'idea e alla realtà del popolo di Dio, peregrinante nella storia dell'umanità, affrontando le difficoltà e le sfide di ogni tempo e di ogni luogo, fino a raggiungere la pienezza della vita in Cristo (cfr.
LG 9). In occasione di tutte le Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani hanno dimostrato di essere pronti a rispondere alla chiamata di Cristo.

Essi desiderano procedere insieme nella fede lungo il cammino della vita, nel servizio ai loro fratelli e alle loro sorelle. Ho fiducia nel fatto che anche i giovani cattolici giapponesi, con la vostra guida e la vostra assistenza, potranno avere opportunità di incontrarsi per riflettere su ciò che il Vangelo chiede alla loro vita.

In quanto Pastori, siete consapevoli dell'enorme sfida, per una cultura come la vostra, di esortare gli individui e tutta la società a prestare attenzione alle più importanti questioni riguardanti la vita e il suo significato. In particolare, siete consapevoli della difficoltà di trasmettere la fede alle generazioni più giovani. Nella vostra attività pastorale spesso vi trovate di fronte a casi in cui la vita cristiana è esperienza di una sola generazione, nel senso che gli adulti, convertiti alla fede e che la vivono con convinzione e generosità, trovano tuttavia molto difficile trasmetterla ai loro figli. Vi esorto sia a rivitalizzare i comuni canali di catechesi e di formazione cristiana già collaudati sia a trovare modi nuovi e creativi per coinvolgere i giovani più pienamente nella vita della comunità ecclesiale.

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3. Una priorità costante del vostro ministero episcopale è il rinnovamento della comunità cattolica nella fede e nella santità di vita.

Questo rinnovamento non è nient'altro che una conversione più fervida a Cristo, una conoscenza e un amore più profondi della sua persona e del suo messaggio, una fedeltà sempre maggiore dei membri della Chiesa alle esigenze del Vangelo. Iniziando dai Vescovi e dai sacerdoti e con il sostegno dei religiosi e delle religiose, la comunità cattolica in Giappone è chiamata, insieme all'intera Chiesa, a prepararsi per il Grande Giubileo dell'Anno 2000. Ciò implica una formazione più completa nella fede con l'ausilio del Catechismo della Chiesa Cattolica, una pratica rinnovata del sacramento della Riconciliazione, un nuova enfatizzazione dell'importanza della preghiera nella vita cristiana e una vita liturgica e devozionale più intensa. Lo scopo della celebrazione del Giubileo è quello di "gioire per la salvezza" (cfr.
TMA 16). Per questo motivo, è necessario che i seguaci di Cristo rinnovino la propria mente e il proprio cuore affinché la loro gioia possa essere profonda, sincera e completa.

Molti aspetti pratici di questo rinnovamento ecclesiale sono già stati delineati nella National Incentive Conference for Evangelization, svoltasi per la prima volta a Kyoto nel 1987 e poi a Nagasaki nel 1993, durante la quale avete rivolto una particolare attenzione alla famiglia in quanto Chiesa domestica e cellula primaria di missione. Vi incoraggio a esortare i fedeli a una maggiore consapevolezza del loro dovere personale di continuare la missione della Chiesa.

Ripeto l'esortazione di san Paolo: "rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1Co 15,58).

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4. La missione evangelizzatrice della Chiesa comprende molti aspetti: la pre-evangelizzazione o attività volte a suscitare interesse per le questioni religiose e a disporre le persone ad ascoltare il messaggio cristiano, la proclamazione della salvezza in Gesù Cristo, la catechesi che trasmette la conoscenza e l'istruzione nella fede. In tutte queste attività i laici hanno responsabilità e ruoli specifici, ed è compito principale del vostro ministero esortarli a vivere pienamente una vita cristiana, cosicché essi possano testimoniare Cristo di fronte ai loro simili più con l'esempio che con le parole.

Una rilettura della Christifideles laici evidenzierà che i laici hanno il compito particolare di dimostrare in che modo la fede cristiana costituisce l'unica risposta totalmente valida ai quesiti e alle speranze che la vita riserva a tutti gli individui e alla società (cfr. ibidem
CL 34). Come ho detto ai membri della Federazione delle Conferenze dei Vescovi dell'Asia a Manila, "quando infatti cerchiamo di immaginare il futuro dell'evangelizzazione in questo continente, non lo vediamo forse come diffusione di una fede vibrante, viva, praticata e dichiarata da singoli cristiani e da comunità cristiane... che, fatte alcune eccezioni, formino un pusillus grex in mezzo a un gruppo numericamente maggiore di 'ascoltatori' della parola?" (loc. cit. n. 5, 15 gennaio 1995).

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5. Le Chiese particolari che presiedete con amore stanno subendo una profonda trasformazione, dovuta all'arrivo di un grande numero di lavoratori immigranti, molti dei quali cattolici. La Dichiarazione della Commissione della vostra Conferenza per le Attività Sociali, del 5 novembre 1992, ha evidenziato i numerosi problemi umani e sociali connessi a questo fenomeno così come le opportunità pastorali che esso offre. La presenza fra voi di così tanti fratelli e di così tante sorelle appartenenti a diverse tradizioni culturali dovrebbe essere considerata dai cattolici giapponesi come un'opportunità per esprimere con maggiore pienezza l'universalità e la cattolicità della Chiesa. Paradossalmente, mentre questi immigrati devono affrontare grandi difficoltà e a volte subiscono trattamenti ingiusti, la loro situazione sta rendendo molte persone più consapevoli delle esigenze di giustizia e di ciò che il rispetto per i diritti umani universali implica.

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6. Su un piano diverso, il Giappone attuale offre molte opportunità per un serio e fecondo dialogo interreligioso con i seguaci di altre religioni, in particolare dello scintoismo e del buddismo. I Cattolici devono promuovere il dialogo, sia in virtù della nostra comune origine in quanto creature volute da Dio e del destino comune nel suo amore eterno, sia in virtù del fatto che la missione della Chiesa nel mondo è di essere sollecita verso l'intera famiglia umana, in particolare nella sua ricerca di verità, felicità e solidarietà verso tutti coloro che soffrono o che vivono nel bisogno. Di grande importanza è il dialogo della vita fra i cattolici e i seguaci di altre tradizioni religiose, un dialogo che deriva naturalmente dalla presenza di membri della Chiesa nella sfera sociale, soprattutto nell'educazione, nelle opere sociali e nelle comunicazioni. In particolare i laici dovrebbero essere consapevoli dell'importanza della propria testimonianza e del proprio esempio nel promuovere la comprensione e la cooperazione fra tutti gli uomini di buona volontà. Voi, in quanto Pastori, dovete riflettere ulteriormente sulle difficili, ma vitali questioni sollevate dall'inculturazione della fede. Si tratta di continuare a seguire gli orientamenti da voi già indicati nella pubblicazione intitolata Guidelines for Catholics with Regard to Ancestors e and the Dead.

Forse il dialogo interreligioso è il contesto appropriato in cui la Chiesa in Giappone può prestare attenzione alla diffusa "crisi di civiltà" che, come ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, si sta manifestando sempre più nelle società molto sviluppate da un punto di vista tecnologico, ma che vengono interiormente impoverite dalla tendenza a dimenticare Dio o a emarginarlo (cfr.
TMA 52). Molte persone stanno cominciando a rivedere la loro devozione assoluta al successo economico, da perseguire a tutti i costi, e a comprendere quale è il suo prezzo in termini umani e spirituali. Nei vostri rapporti quinquennali avete fatto riferimento al vuoto spirituale che spinge le persone a ricercare nuove esperienze religiose, a volte in gruppi non fondati saldamente sul cristianesimo. Ciò rappresenta una duplice sfida per la comunità cattolica: essere facilmente accessibile e disponibile per coloro che mostrano un sincero interesse per il messaggio della Chiesa e cooperare con altri credenti nell'edificazione della civiltà dell'amore, fondata sui valori universali di pace, solidarietà, giustizia e libertà, che trovano la loro piena realizzazione in Cristo (cfr. ibidem TMA 52).

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7. Sono trascorsi cinquanta anni da quando Hiroshima e Nagasaki furono distrutte dall'arma più letale che sia mai stata utilizzata. Ancora oggi le cicatrici di quei terribili momenti sono visibili nella vita di molti giapponesi. Sono certo che la Chiesa in Giappone contribuirà a mantenere viva fra i vostri concittadini, che ricordano quei tristi episodi, l'esigenza di continuare a operare per un mondo impegnato per la pace e quindi per la giustizia e la solidarietà nei rapporti fra i popoli e le nazioni. Come ho detto quando ho visitato lo Hiroshima Peace Memorial nel 1981, "ricordare il passato significa impegnarsi per il futuro (nella) convinzione che l'uomo che fa la guerra può anche fare la pace" (Discorso a Hiroshima, 25 febbraio 1981, n. 1-2). Di fronte al persistere delle tensioni e dei conflitti in varie parti del mondo, la comunità internazionale non deve mai dimenticare ciò che accadde a Hiroshima e a Nagasaki, ma deve considerarlo un monito e un incentivo per sviluppare mezzi autenticamente efficaci e pacifici per sedare le tensioni e le dispute. Cinquanta anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, i responsabili delle nazioni non possono certo ritenersi soddisfatti, ma piuttosto dovrebbero rinnovare il proprio impegno per il disarmo e per la messa al bando di tutte le armi nucleari. Ora, più che mai, è necessario e urgente che la comunità internazionale escogiti un valido sistema di negoziazione e anche di arbitrato, sulla base di un rispetto universale per la vita umana e per la dignità di ogni persona.

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8. Cari Fratelli Vescovi, queste sono alcune delle considerazioni suggerite dalla vostra visita. Vi esorto di tutto cuore a continuare a servire la Chiesa con sollecitudine e dedizione. Vi chiedo di portare i miei più cari saluti ai vostri sacerdoti, vostri più stretti collaboratori nel ministero pastorale. Esprimo il mio più fervido sostegno ai religiosi e alle religiose, che, attraverso la loro testimonianza e i loro diversi apostolati, svolgono un ruolo così importante nella vita delle vostre Chiese particolari. Prego affinché tutta la comunità cattolica giapponese diventi più consapevole della necessità di pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata e di promuoverle. In tutto ciò che fate "vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti" (
1Co 16,13-14). Su tutti voi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-02-25 Data estesa: Sabato 25 Febbraio 1995

Angelus: la riflessione di Giovanni Paolo II sulla testimonianza di donne "educatrici di pace" - Città del Vaticano

Titolo: Edith Stein: il suo sacrificio è un grido di pace

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Tra le donne che hanno servito la causa della pace, desidero oggi ricordare una "martire" del nostro secolo, che io stesso, nel 1987, ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari: la carmelitana Edith Stein.

Fu uccisa, come tante altre vittime della ferocia nazista, nel lager di Auschwitz. Per lei, di origine ebraica ed educata alle tradizioni dei padri, la scelta del Vangelo, a cui giunse dopo sofferta ricerca, non significo il rifiuto delle sue radici culturali e religiose. Cristo, conosciuto sulle orme di S. Teresa d'Avila, l'aiuto piuttosto a leggere la storia del suo popolo in modo più profondo. Con lo sguardo fisso sul Redentore, imparo la sapienza della Croce, che la rese capace di nuova solidarietà con le sofferenze dei fratelli.

Unirsi al dolore del Dio fatto uomo, offrendo la vita per la sua gente, divenne la sua grande aspirazione. Affronto la deportazione e la prospettiva del "martirio", con l'intima consapevolezza di andare a "morire per il suo popolo". Il suo sacrificio è un grido di pace, un servizio alla pace.

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2. Edith Stein fu esemplare anche per il contributo che diede alla promozione della donna. Ho scritto nel Messaggio per la giornata mondiale della pace, che la costruzione di questo fondamentale valore "non può prescindere dal riconoscimento e dalla promozione della dignità personale delle donne" (n. 4). Edith Stein svolse proprio in questo un ruolo significativo, dedicandosi a lungo, negli anni che precedettero il suo ritiro monastico, ad iniziative volte a far si che alla donna venissero riconosciuti i diritti propri di ogni essere umano e quelli specifici della femminilità. Parlando della donna, sottolineava volentieri la sua vocazione di "sposa e madre", ma insieme esaltava il ruolo cui essa è chiamata in tutti gli ambiti della vita culturale e sociale. Ella stessa fu testimone di questa femminilità socialmente operosa, facendosi apprezzare come ricercatrice, conferenziera, docente. Fu anche stimata come donna di pensiero, capace di utilizzare con saggio discernimento gli apporti della filosofia contemporanea per cercare la "piena verità delle cose", nel continuo sforzo di coniugare le esigenze della ragione e quelle della fede.

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3. Alla Vergine Santissima vogliamo oggi affidare particolarmente l'armonia e la pace tra i credenti delle diverse religioni: Dio è amore, e per sua natura unisce e non divide quanti credono in lui. Soprattutto ebrei e cristiani non possono dimenticare la loro singolare fraternità, che affonda le radici nel disegno provvidenziale di Dio che accompagna la loro storia.

Maria, Figlia di Sion e Madre della Chiesa, prega per noi! (Giovanni Paolo II ha voluto ricordato l'imminente apertura del Vertice Mondiale di Copenaghen sullo Sviluppo Sociale organizzato dall'ONU, con queste parole: ] Abbiamo parlato del ruolo della donna come educatrice alla pace. Se davvero vogliamo costruire la pace, non dobbiamo dimenticare che essa, oggi ancor più che nei tempi passati, è strettamente legata allo sviluppo: ricordo le parole del mio venerato predecessore Papa Paolo VI: "Il nuovo volto della pace è lo sviluppo".

Il prossimo 6 marzo si aprirà a Copenaghen, in Danimarca, il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sociale, organizzato dalle Nazioni Unite.

I Capi di Stato e di Governo di tutto il mondo si riuniranno col desiderio di combattere insieme la povertà, per creare nuovi posti di lavoro e promuovere l'integrazione sociale. Un impegno che contribuirà al superamento di tante forme di emarginazione.

Auguro di cuore pieno successo a questa importante riunione.

Siano la persona umana e la sua dignità sempre al centro di ogni impegno per lo sviluppo, soprattutto laddove le società e le Nazioni progettano il loro futuro.

E' uno sforzo che coinvolge tutta la Comunità internazionale ed ogni singola persona, perché ciascuno di noi è chiamato a cooperare per rendere il mondo più umano e fraterno.

La preghiera che facciamo in questi giorni ottenga ai Governanti la luce e la forza necessarie, perché il Vertice di Copenaghen segni un concreto passo in avanti verso la desiderata ed auspicata solidarietà mondiale.

(Al termine dell'Angelus, dopo aver ricordato l'imminente apertura del Vertice Mondiale di Copenaghen sullo Sviluppo Sociale, il Papa si è rivolto ad alcuni gruppi di pellegrini italiani presenti in Piazza San Pietro. Questo il testo del suo saluto:] Rivolgo un saluto particolare ai ragazzi e alle ragazze di Fino Mornasco (Como), venuti in pellegrinaggio a Roma per prepararsi al sacramento della Cresima, e ai fedeli della parrocchia della SS. Trinità in Cuneo, giunti per l'Ordinazione sacerdotale di un giovane nigeriano da loro sostenuto e accompagnato durante il periodo degli studi.

Tutti incoraggio a seguire sempre fedelmente il Signore.

Data: 1995-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 320