GPII 1995 Insegnamenti 370

Angelus: Giovanni Paolo II sottolinea di nuovo l'importanza del vertice mondiale sullo sviluppo sociale - Città del Vaticano

Titolo: Auguro che l'incontro di Copenaghen segni l'inizio di una nuova fase per il cammino dell'umanità

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Domani, a Copenaghen, inizierà il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sociale, al quale ho già fatto cenno domenica scorsa. Desidero, innanzitutto, esprimere il mio vivo apprezzamento all'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha promosso e curato la preparazione di questa importante Assise. Saluto con deferenza i Capi di Stato e di Governo e le Delegazioni che prenderanno parte ai lavori. Auguro di cuore che questo incontro segni l'inizio di una nuova fase per il cammino dell'umanità, in cui il benessere delle singole persone e dei popoli sia posto al centro dell'attenzione e degli sforzi dei responsabili delle nazioni.

Questo Vertice riunisce le massime Autorità di quasi tutti i Paesi per cercare direttive comuni al fine di combattere la povertà, creare lavoro per tutti, promuovere l'integrazione sociale. Obiettivi, questi, che richiedono certamente la messa in opera di leve economiche e di strumenti legislativi, ma che sono, innanzitutto, visti giustamente come questioni di dignità, di diritti dell'uomo, di pace, di sicurezza per ciascuno. E' veramente di buon auspicio che questi compiti vengano affrontati in una visione non solamente politica ed economica, ma anche etica e spirituale, mettendo al centro dello sviluppo sociale la persona umana, non soltanto le leggi economiche. Le economie, infatti, devono venire incontro ai bisogni dell'uomo in misura efficace.

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2. Ogni essere umano ha eguale dignità; una dignità particolarmente grande per i credenti che riconoscono in lui l'immagine di Dio. Tra gli uomini tuttavia esistono di fatto grandi disuguaglianze. Colpiscono le differenze tra alcuni Paesi in via di sviluppo afflitti spesso da fame, da carenza di istruzione e da malattie, e i Paesi sviluppati, in cui fenomeni di consumo esasperato arrivano a provocare anche disarmonie ambientali. Non dobbiamo dimenticare, poi, le differenze a volte eccessive tra ricchi e poveri all'interno di una stessa nazione.

In tale contesto, non si deve dimenticare che la mancanza di lavoro non è solo un dato economico, ma un dramma personale per molti. In questo modo i disoccupati si vedono esclusi da una partecipazione piena alla vita della società.

Creare nuove opportunità di lavoro è un impegno profondamente umano, in quanto attraverso il lavoro il singolo si realizza come persona, diventa il protagonista del proprio sviluppo in un rapporto di cooperazione con gli altri.

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3. Un obiettivo di grande valore è anche l'integrazione sociale, l'impegno a superare le tante forme di emarginazione. E' importante che le società siano luoghi aperti, in cui ciascuno si possa sentire accolto con eguali libertà, diritti e doveri. Vorrei attirare l'attenzione su due aspetti, indispensabili per raggiungere tale grande meta.

Il primo è la libertà di religione, che in realtà è il fondamento e come la sintesi di molte libertà, così come la Conferenza riconosce. Il secondo è il ruolo della famiglia, fattore importante d'integrazione sociale. Quando la famiglia non è in grado di svolgere i propri compiti, le conseguenze negative ricadono sull'intera comunità. E' di vantaggio per tutti che le famiglie si sentano aiutate, rafforzate nella propria stabilità, anche sul piano economico e legislativo.

Lo sviluppo sociale è una grande opera di bene comune, cui tutti siamo chiamati a contribuire.

Affido all'intercessione di Maria Santissima i lavori di questo Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sociale, perché questo ampio incontro internazionale porti motivi autentici di speranza per un mondo più accogliente e fraterno.

(Dopo la recita dell'Angelus, il Santo Padre ha aggiunto:] Oggi è la prima Domenica del tempo di Quaresima. I cristiani sono in esso invitati alla conversione, combattendo contro ogni forma di egoismo e lasciandosi riconciliare con l'amore misericordioso del Padre, fonte di pace e di gioia. Auguro a tutti i battezzati di riscoprire e rafforzare in questo periodo la propria vocazione, mediante l'ascolto della parola di Dio, la preghiera, il digiuno e la carità concreta.

Da questo pomeriggio fino a sabato prossimo, insieme con i Confratelli della Curia Romana, saro impegnato negli Esercizi spirituali: vi chiedo un particolare ricordo nelle vostre preghiere.

Rivolgo un cordiale saluto al gruppo di ex allievi e dirigenti degli Istituti della cessata Opera per l'Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, in rappresentanza delle migliaia di persone assistite nel Dopoguerra.

(Segue un saluto ai pellegrini francesi] (Al termine il Santo Padre si è indirizzato ai presenti con queste parole:] Abbiamo il sole, abbiamo una giornata calda per questa prima Domenica di Quaresima, ma stamattina pioveva... Che questo sole ci assista durante le giornate della Quaresima: il sole vuol dire anche Cristo con la sua luce, che ci fa vivere, ci fa crescere spiritualmente. Vi auguro questa crescita durante la Quaresima.

Data: 1995-03-05 Data estesa: Domenica 5 Marzo 1995

Visita pastorale: l'omelia pronunciata da Giovanni Paolo Ii durante la Celebrazione Eucaristica nella parrocchia di S.Maria del Soccorso - Roma

Titolo: La preghiera è il mezzo per vincere la tentazione che proviene da Satana, dal mondo corrotto e dalla nostra debole natura



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1. "Et ne nos inducas in tentationem...".

Mercoledi scorso, col rito delle Ceneri, abbiamo iniziato un nuovo cammino quaresimale. Con l'imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli, la Chiesa ricorda la fondamentale verità sull'uomo contenuta nelle parole del Libro della Genesi: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai" (cfr.
Gn 3,19). In luogo di questa formula, la liturgia ne prevede anche un'altra tratta dal Nuovo Testamento: "Convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15). Questa seconda esortazione mette in risalto il fatto che la Quaresima è un periodo di evangelizzazione particolarmente intensa. Si tratta delle parole, annotate dall'evangelista Marco, con le quali Gesù di Nazaret inaugura la sua predicazione messianica. A tale inizio richiama i nostri pensieri anche la liturgia della Parola dell'odierna prima Domenica di Quaresima.

Gesù, ricevuto il battesimo nelle acque del Giordano, si reca nel deserto. Leggiamo in san Luca: "Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontano dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto (...). Non mangio nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame" (Lc 4,1-2). E proprio la fame costituisce l'occasione della prima tentazione, alla quale l'uomo Gesù di Nazaret si è sottoposto, per iniziare l'opera della nostra Redenzione. E' molto importante meditare sul fatto che Gesù, Figlio unigenito del Padre ed allo stesso tempo vero uomo, accetta di essere tentato. Colui che, sulla riva del fiume Giordano, si era unito alla fila dei peccatori per ricevere il battesimo di penitenza da parte di Giovanni, nel deserto dimostra di voler liberare l'umanità dal peccato attraverso una profonda solidarietà con l'uomo peccatore. Proprio per questo accetta l'esperienza di essere tentato. L'uomo infatti pecca perché cede alle molteplici tentazioni che gli si presentano.

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2. I racconti evangelici descrivono le tentazioni di Gesù nel deserto facendo riferimento alla triplice concupiscenza che, secondo l'insegnamento di san Giovanni, costituisce lo stimolo del peccato (cfr.
1Jn 2,16): la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Nel brano di Luca, che abbiamo ascoltato, il tentatore fa riferimento a queste tre concupiscenze.

Anzitutto si riferisce alla concupiscenza della carne. Approfittando del fatto che Gesù è stremato dal digiuno, Satana insinua in Lui il seguente pensiero: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane" (Lc 4,3) - naturalmente allo scopo di saziare la tua fame. Si tratta qui di un bisogno naturale, che in sé non ha nulla di riprovevole. Tuttavia Satana attribuisce al bisogno naturale del cibo carattere di tentazione. perciò Cristo respinge il suo consiglio, apparentemente benevolo, replicando con le parole della Scrittura: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo" (Lc 4,4).

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3. La tentazione successiva corrisponde a ciò che san Giovanni chiama "concupiscenza degli occhi". Il tentatore conduce Gesù in alto e in un istante gli mostra tutti i regni del mondo dicendo: "Ti daro tutta questa potenza e la gloria di questi regni (...). Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo" (
Lc 4,6-7).

Nell'uomo la concupiscenza degli occhi si accompagna al desiderio, o piuttosto alla bramosia di possedere. Di per sé, il possedere dei beni è una cosa voluta per l'uomo dal Creatore, che sin dall'inizio gli affido il mondo visibile dicendo: Soggioga la terra! (cfr. Gn 1,28). Tuttavia il legittimo desiderio dei beni, di cui l'uomo ha bisogno per vivere, viene trasformato dalla concupiscenza in bramosia di possesso, in smania di possedere per possedere, per avere il più possibile, per avere tutto. Questo "avere" diventa più importante dell'"essere", come ha ricordato giustamente il Concilio (GS 35). E' questa una grande tentazione per l'uomo, ferito e indebolito, dopo il peccato originale. In modo particolare essa è forte nella nostra epoca, che, in un grado finora sconosciuto, ha sviluppato nell'uomo la brama di possedere.

Gesù respinge anche questa tentazione ricorrendo alle parole della Sacra Scrittura: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" (Lc 4,8). Nel rispondere Gesù non fa riferimento al possesso, ma smaschera il fine per cui il tentatore voleva strumentalizzarlo: servire e adorare ciò che non è Dio. Se l'uomo infatti possiede i beni di questo mondo senza bramosia e con l'aiuto di essi serve Dio e il prossimo, è segno che ha sconfitto la bramosia del possedere.

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4. E giungiamo alla terza tentazione, di cui parla l'odierno Vangelo. Satana conduce Gesù a Gerusalemme. Lo pone sul pinnacolo del tempio dicendo: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano (...) essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra" (
Lc 4,9-11). Questa tentazione corrisponde a quella che san Giovanni chiama superbia della vita e che in tanti modi cerca negli uomini la propria soddisfazione. Per indurre Gesù a cadere in questa insidia, il tentatore si richiama alle parole del Salmo 90, e nasconde il male sotto le apparenze di una sconfinata fiducia nella Divina Provvidenza, sostenuta anche da un sicuro effetto di ammirazione tra la gente: "Guardate, si è gettato dal pinnacolo del tempio e non si è fatto niente!...". Bisogna ammettere che il tranello è fin troppo evidente. Satana, già due volte sconfitto mediante la Sacra Scrittura, tenta lui stesso di servirsene, ma si condanna così a una replica senza appello: "E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo" (Lc 4,12). Questa frase può essere intesa in un duplice senso: in primo luogo, essa significa che non è lecito tentare il Signore per soddisfare la propria superbia; secondariamente, con tale divieto Gesù afferma di poter vincere, in quanto Dio, ogni tentazione di Satana.

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5. Carissimi Fratelli e Sorelle della parrocchia di Santa Maria del Soccorso, sono lieto di incontrarvi e di celebrare con voi questa prima domenica di Quaresima.

Ringrazio il Signore che mi dà modo di riprendere oggi le visite pastorali nelle Comunità parrocchiali della diocesi.

Saluto cordialmente il Cardinale Vicario ed il Vescovo del Settore.

Saluto il vostro Parroco e il Viceparroco, che, pur non essendo preti romani, si sono calati pienamente nella realtà del territorio, con la sua storia ed i suoi problemi attuali. Saluto anche tutti gli altri sacerdoti che aiutano specialmente le domeniche nella parrocchia. Rivolgo uno speciale pensiero alle Suore Sacramentine di Bergamo, la cui presenza a Santa Maria del Soccorso risale alle origini del quartiere. In questi sessant'anni, sorrette dall'amore di Cristo Eucaristia, si sono dedicate anzitutto alla formazione delle ragazze e alla cura dei bambini nelle scuole materna ed elementare. Ma esse collaborano all'intera vita della Comunità, nell'intento di farne sempre più una famiglia viva, unita intorno a Cristo. Sono molto grato alla vostra Congregazione, carissime sorelle, per questo grande impegno.

Saluto quanti fanno parte delle diverse Associazioni, Movimenti e Gruppi d'impegno apostolico. Tutti incoraggio a dare grande importanza all'approfondimento della Parola di Dio e a collaborare generosamente con i sacerdoti per la diffusione del Vangelo in tutto il quartiere. Un ricordo particolare va ai giovani, che invito a considerare il sacramento della Cresima come una tappa fondamentale della loro crescita cristiana. Non dimenticate, pero, cari giovani, che questo cammino di fede e di vita comunitaria va proseguito con generosità e costanza, cercando di animare con la luce del Vangelo gli ambienti di studio, di lavoro e le molteplici attività sportive e di volontariato alle quali vi dedicate. Vi aspetto poi il prossimo 6 aprile in Vaticano, per l'incontro dei giovani in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù che celebreremo la Domenica delle Palme.

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6. "Et ne nos inducas in tentationem".

Carissimi Fratelli e Sorelle! Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre anche con queste parole: "Non ci indurre in tentazione". L'odierna prima Domenica di Quaresima costituisce, per più motivi, un particolare richiamo a questa domanda contenuta nella Preghiera del Signore. Oggi infatti ci è stato riproposto il digiuno di quaranta giorni, per mezzo del quale la Chiesa attualizza quello di Cristo nel deserto. Ma soprattutto ci è stato richiamato lo scopo del digiuno, vale a dire la lotta al peccato, il superamento delle tentazioni di vario genere, dalle quali è insidiata la vita dell'uomo.

Le tentazioni provengono da Satana, ma anche - come insegna la Chiesa - dal mondo corrotto e dalla nostra debole natura, che dopo il peccato originale è diventata più incline al male che al bene. Il mondo, come creatura di Dio, è bello e buono. Esso, pero, sotto l'influsso di Satana, e a causa della nostra debolezza, è soggetto a molteplici falsificazioni, delle quali l'uomo può cadere vittima a motivo dello stimolo del peccato rimasto in lui come effetto della caduta originale. Questa debolezza viene anche sfruttata dal tentatore che il Vangelo definisce "menzognero e padre della menzogna" (
Jn 8,44).

Questo ci insegna la liturgia dell'odierna prima Domenica di Quaresima.

Essa indica allo stesso tempo il mezzo essenziale col quale ognuno di noi può vincere le tentazioni. Tale mezzo è la preghiera. La preghiera infatti è l'invocazione del nome del Signore, e come ricorda san Paolo nella Lettera ai Romani: "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (10,13). Facciamo nostre, pertanto, le parole dell'Apostolo come anche le parole del Salmo: "Mio rifugio e mia fortezza, / mio Dio, in cui confido" (Ps 90,2).

Auguro a tutti questa confidenza con Dio, questa preghiera che sa vincere e superare tutte le tentazioni della vita.

(Ai bambini:] Sia lodato Gesù Cristo! Vi saluto tutti all'inizio della Quaresima. Sapete cosa vuol dire Quaresima? Quaresima vuol dire quaranta giorni. E un periodo importante di quaranta giorni che ci prepara alla Festa della Pasqua, della Risurrezione.

Questo periodo ci concentra sulla Passione di Gesù, sulla sua sofferenza, sulla sua Croce, perché attraverso questa Passione e questa Croce Gesù è entrato nella gloria della Risurrezione.

Gesù vive in questa gloria della Risurrezione, ma porta sempre in sé la memoria della sua Croce, le ferite della sua crocifissione. E noi celebriamo ogni giorno questa memoria: questa memoria si chiama Eucaristia. Celebriamo il mistero, il Sacramento dell'Eucaristia, del Pane e del Vino, cioè del Corpo e del Sangue di Cristo. E la memoria della sua sofferenza, della sua Passione e della sua Risurrezione.

Vi incontro per primi in questa parrocchia. Sempre i primi che incontro in ogni parrocchia sono i bambini che frequentano l'asilo e le scuole elementari.

Lo faccio perché sempre Gesù amava di più i bambini e voleva averli vicini. La parrocchia si avvicina a Gesù nella persona del Vescovo, del Papa, attraverso i bambini.

La parrocchia vuole esprimere attraverso i bambini tutto quello che ha di più bello. Lo abbiamo già sentito nelle parole che ha pronunciato la vostra amica e nelle domande che mi ha fatto. Per esempio quando mi ha chiesto quanti anni ho, dovrei rispondere che ne ho più di voi, niente da fare.

Quando mi ha domandato di quale squadra sono, dovrei dire che non so quali sono le squadre. Ho sentito qualche volta che c'è la Lazio, la Roma, ma sono un po' categorie astratte per me. Quando avevo la vostra età sapevo meglio i nomi delle squadre. Vedete che voi sapete più del Papa perché sulle squadre voi conoscete tutto esattamente, sapete tutto dei giocatori, come si chiamano. Alla vostra età lo sapevo anch'io.

Ma forse sulla Quaresima dovete imparare qualche cosa dal Papa. Sul mistero di Cristo anche, benché questo mistero è già molto profondamente radicato nella vostra anima, nei vostri cuori, soprattutto attraverso il Sacramento del Battesimo, poi per quelli che sono un po' più grandi attraverso la Cresima.

Certamente il mistero di Cristo è anche radicato in voi attraverso la catechesi.

Vi auguro di essere buoni allievi di Cristo attraverso la catechesi.

Auguro alle vostre famiglie, ai vostri genitori, anche ai vostri insegnanti a scuola e ai vostri catechisti, di insegnarvi bene il mistero di Gesù Cristo, tutte le cose necessarie per la vostra educazione, sul mondo, sull'uomo, sulla natura, ma insegnarvi soprattutto bene il mistero di Gesù Cristo perché questo mistero è la chiave per comprendere tutta la realtà.

Vedo che non ridete più. Non sono venuto qui per far perdere il sorriso dei bambini, piuttosto per farlo tornare. Allora torniamo a queste squadre! Vedo che se dico squadra vi faccio ridere subito. Siete buoni e avete un fazzoletto giallo: oggi forse siete una squadra papalina, avete i colori del Vaticano! (Al Consiglio Pastorale:] Grazie per questa relazione che ci ha presentato molto bene soprattutto due cose: come è stato importante per la Chiesa il Concilio e come è stato importante il Sinodo per la Chiesa di Roma.

Si vede poi come la vostra comunità parrocchiale - soprattutto i laici rappresentati in questo Consiglio Pastorale - ha ben applicato sia il Concilio che il Sinodo diocesano. Lei ha detto un salto di qualità. Sono convinto che c'è un salto di qualità che già si realizza nella Chiesa dappertutto e in diverse dimensioni. A Roma soprattutto i Consigli Pastorali delle parrocchie sono un segno e un esempio di questa applicazione della dottrina e degli orientamenti del Concilio e del Sinodo Romano, che è il seguito del Concilio.

Vi ringrazio per il vostro impegno; vi auguro buoni frutti da questa collaborazione con i vostri pastori, con il Cardinale, con il vostro parroco.

Vi auguro tutto il bene nelle vostre famiglie, in tutto il quartiere.

Siate solidali con i vostri fratelli e con le vostre sorelle che vivono qui, condividete le loro ansie le loro speranze, e anche i loro dolori, le sofferenze: questo è essere cristiani perché così era Cristo che si è fatto uomo, Lui Figlio di Dio, per condividere le ansie, le speranze. Non solamente per condividere in modo passivo, ma redimendo, salvando, mostrando la strada. Per questo Cristo rimane sempre dopo secoli, perché è l'unica Figura nella storia dell'uomo che ha orientato la nostra esistenza.

Vi auguro di partecipare durante la Quaresima e la Pasqua al mistero di Cristo e sempre più vi auguro di vedere i vostri impegni e le vostre strade attraverso di Lui.

(Ai giovani:] Quando entro per l'incontro con i giovani molti mi danno la mano. E io ho fatto un'osservazione: quando mi danno la mano guardano verso il fotografo pensando alla fotografia con il Papa.

Penso che questo dare la mano ha un senso più profondo, vuol dire unirsi, essere insieme, prendere la responsabilità in comune. Questo è il profondo senso di questo gesto di dare la mano.

Vi auguro che questo profondo senso del gesto sia scoperto da voi quando vi preparate alla Cresima o anche se già siete stati cresimati. La Cresima vuol dire appunto questo: è il Sacramento in cui si dà la mano al Vescovo cioè alla Chiesa, per condividere i suoi impegni, la sua missione. Prima ho incontrato il Consiglio Pastorale dove si parlava proprio di questo tema: condividere la missione della Chiesa in questo quartiere.

E molto importante per voi, tornando ancora al tema della Celebrazione Eucaristica di oggi, della Liturgia della Parola, il problema delle tentazioni.

Nell'omelia ho fatto un'analisi, ma devo dire che la tentazione più pericolosa del mondo odierno è quella di vivere come se Dio non esistesse. Questa è la grande e più profonda tentazione: vivere come se Dio non esistesse.

Vi auguro di vincere questa tentazione che ci invade. Vi auguro specialmente di vincere questa tentazione con la forza della Cresima, con la forza della vita eucaristica, con la forza della comunità ecclesiale. così avete anche voi un futuro migliore, un futuro degno di quello a cui siete predisposti già dal Battesimo, dalla vostra vocazione cristiana.

Vivete in questa comunità giovanile non solamente qui nella parrocchia ma in tutta Roma in tutta l'Italia, e anche in tutto il mondo come si vede adesso con questi diversi Incontri Mondiali dei giovani. L'ultimo si è svolto a Manila e sono ancora molto impressionato.

Vi auguro una buona Quaresima e una buona Pasqua.

Data: 1995-03-05 Data estesa: Domenica 5 Marzo 1995

Messaggio del Santo Padre al priore Generale dei Fatebenefratelli nel V Centenario della nascita del Fondatore

Titolo: S. Giovanni di Dio: si identifico realmente con gli emarginati

Al Reverendissimo Fratello Fra' PASCUAL PILES Priore Generale dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio

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1. Mi è cosa gradita rivolgermi a tutti i membri dell'Ordine Ospedaliero (Fatebenefratelli) in occasione della celebrazione del V Centenario della nascita del venerato Fondatore, San Giovanni di Dio.

Lo faccio volentieri perché desidero sottolineare, ancora una volta, la grandezza della sua figura, come pure la missione che i suoi figli e quanti collaborano con loro, continuano a svolgere in favore dei poveri e dei bisognosi.

Giovanni di Dio fu un grande Santo della Chiesa del secolo XVI e la testimonianza della sua vita continua ad essere attuale anche nei nostri tempi. Fu un uomo toccato fortemente dalla grazia del Signore, un uomo che non pose resistenza alla grazia divina. Si impegno nel generoso compimento della volontà di Dio nella sua vita sotto la guida di San Giovanni d'Avila, suo Direttore spirituale.

Visse anche l'esperienza di essere preso per un pazzo e internato nell'Ospedale Reale di Granada in Spagna. Usci da quel luogo con il proposito di creare un suo Ospedale, come alternativa all'assistenza che veniva offerta alla sua epoca.

In esso i poveri, gli ammalati e quanti altri giungevano alla sua porta dovevano essere trattati con umanità e sensibilità ed offrire loro, in pari tempo, la salvezza di Gesù Cristo.

Nella sua opera di buon samaritano fu aiutato da molti benefattori, i quali fecero causa comune con lui, facendo proprio l'impegno del suo apostolato.

Il suo grido: "Fratelli, fate del bene a voi stessi", risuonava di notte allorquando usciva a chiedere l'elemosina per la città di Granada, in Spagna. Fu questo l'inizio della sua istituzione, la quale ando a mano a mano ampliandosi fino a diventare, al momento della sua morte, un Ospedale con 150 letti.

San Giovanni di Dio è chiamato il Santo della carità, il padre dei poveri, perché si identifico realmente con gli emarginati, ai quali dedico con vera carità le sue migliori energie.

Il suo apostolato non si limito solo a quanti accorrevano alla sua casa, ma si estese anche a coloro che si trovavano lungo le strade della città. Erano tutti ammirati per le sue doti di pacificatore e riconciliatore, sia tra rivali - i suoi primi compagni furono due nemici che si odiavano a morte -, sia tra persone che conducevano una vita disonesta.

Mi auguro che questo Centenario serva a far approfondire l'azione di Dio sulla persona del Fondatore e su quella dei suoi discepoli ed ammiratori. Fidando solo in Dio, egli fondo una comunità di Fratelli al servizio della carità, perché prolungassero nel tempo e nello spazio la sua missione a sollievo dei malati.

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2. Fin dal secolo XVI i Fratelli Ospedalieri operano nella Chiesa come uno dei primi Ordini laici. E fin dall'inizio, vi sono stati alcuni Fratelli sacerdoti per le necessità dell'apostolato, ma tutti hanno il titolo di Fratelli.

Tale nome richiama alla mente la grande realtà della fraternità: Fratelli per promuovere la fratellanza! Bellissimo impegno, che ciascuno dei membri dell'Ordine è chiamato a realizzare in pienezza.

Desidero mettere in risalto anche la vocazione consacrata dei Fratelli laici, così come l'ha delineata il Concilio Vaticano II (cfr.
PC 10a), come la esprime il documento "Fratelli negli Istituti Religiosi Laicali", redatto dalla Commissione dei Superiori Generali degli Istituti Religiosi Laicali e come l'ha trattata il recente Sinodo sulla Vita Religiosa.

Io stesso ho voluto ribadire la realtà di tale vocazione nel discorso alla Plenaria della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, il 24 gennaio del 1986, affermando: "la vita religiosa laica, come espressione di consacrazione totale per il Regno, è la manifestazione della santità della sposa di Cristo e contribuisce in maniera efficace e originale allo sviluppo della missione della Chiesa nell'evangelizzazione e nella molteplice ministerialità dell'apostolato. Non si può pensare alla vita religiosa nella Chiesa senza la presenza di questa particolare vocazione laicale, aperta ancora oggi a tanti cristiani che possono in essa consacrarsi alla sequela di Cristo e al servizio dell'umanità" (Insegnamenti, IX, 1, 1986, pp. 179-180).

Sull'esempio del Fondatore, i Fratelli dell'Ordine Ospedaliero sono chiamati ad una comunione universale con tutti gli uomini. Anzi dico di più, la Comunità religiosa non è evangelica, se non è universale. Il Fratello consacrato è un uomo capace di trovare nella sua propria esperienza spirituale tutti i mezzi necessari per sviluppare con tutti gli uomini relazioni di tipo fraterno.

Il Fratello è chiamato a sviluppare il carisma di accoglienza e di solidarietà, che è proprio dell'Ordine, ed a prestare il suo servizio con generosità e disponibilità, con gioia e amore verso tutti i bisognosi, e a sentirsi in ogni circostanza Fratello tra i fratelli, soprattutto tra coloro che contano meno nella nostra società.

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3. Conosco il grande impegno con cui codesta Istituzione sta portando avanti la missione che le è stata affidata dalla Chiesa per rispondere alle esigenze professionali, etiche ed assistenziali del nostro tempo all'interno di una società segnata dalla tecnica, caratterizzata a volte dalla perdita dei valori umani e cristiani. Nella realizzazione di tutto ciò si richiede che ciascuno tenga sempre vivo lo spirito del Fondatore, come si raccomanda nel messaggio indirizzato dal precedente Governo Generale a tutti i Fratelli: "Giovanni di Dio continua a vivere nel tempo".

Mi è di conforto sapere che molti Fratelli stanno lavorando nei Paesi in via di sviluppo e che alcuni di loro hanno vissuto o stanno vivendo situazioni difficili a causa della guerra e della violenza; ma per grazia di Dio c'è stata, come risposta, quella stessa fedeltà che, a suo tempo, caratterizzo i Confratelli Martiri. Difficile missione, ma quanto importante in un tempo, nel quale sono talora disattesi i diritti umani! Nell'ultimo documento La Nuova Evangelizzazione e l'ospitalità alle soglie del terzo millennio, redatto dai Fratelli Capitolari, è stata fatta propria la necessità di una Nuova Evangelizzazione nell'odierna società, col proposito di viverla nel servizio di una nuova ospitalità secondo lo stile di Giovanni di Dio.

Mi rallegro per lo slancio col quale i Fratelli dell'Ordine Ospedaliero vivono questo loro apostolato nei vari Continenti.

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4. E' noto che in codesto Ordine si mantiene con i Collaboratori un tipo di rapporto che supera quello puramente contrattuale, giungendo fino a fare di una comunità terapeutica una vera famiglia, fondata sullo spirito evangelico e sui diritti della persona umana, alla quale si presta servizio.

Ugualmente lodevole è l'impegno con il quale è stato realizzato, a livello pratico e dottrinale, il documento Confratelli e Collaboratori insieme uniti per servire e promuovere la vita. Nonostante le immancabili difficoltà, non bisogna desistere dal personale impegno in questo lavoro, che va vissuto con fermezza e costanza, fidando pienamente nel Signore. San Giovanni di Dio, San Riccardo Pampuri e tutti i Beati dell'Ordine non mancheranno di benedire queste iniziative.

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5. Auspico che l'Anno Giubilare sia di stimolo alla riflessione sulla vita del santo Fondatore, sulle sue Lettere e sulle Costituzioni e, soprattutto, serva a far approfondire la spiritualità propria dell'Ordine e a difendere e rendere più fraterna la vita umana, per meglio servire il malato, il povero e il bisognoso.

Con questi voti nel cuore, imparto a Lei ed a tutti gli appartenenti all'Ordine Ospedaliero l'Apostolica Benedizione, in lieto pegno di abbondanti favori celesti.

Dal Vaticano, 8 marzo 1995.

Data: 1995-03-08 Data estesa: Mercoledi 8 Marzo 1995

Esercizi spirituali: le parole del Santo Padre a conclusione del corso predicato dal P. Spidlick

Titolo: Ai nostri fratelli bizantini e russi ci unisce la stessa fede

Carissimi fratelli, vogliamo tutti ringraziare il Signore per questa settimana che la Provvidenza ci ha offerto come settimana di Esercizi Spirituali, ma anche di riposo spirituale: "Venite seorsum". E' ben pensata questa tradizione vaticana degli Esercizi Spirituali prima della seconda Domenica di Quaresima in cui si ricorda la Trasfigurazione del Signore sul Monte Tabor. E' una Domenica di Trasfigurazione e anche questi sono Esercizi di Trasfigurazione. Forse questo farà piacere al nostro Padre spirituale, Padre Spidlik, perché la Trasfigurazione è molto importante, quasi principale nella tradizione orientale. Allora, è ben trovata questa settimana e questa conclusione nel sabato prima della Trasfigurazione.

Ringraziamo per molte cose il nostro Padre spirituale. Soprattutto lo ringraziamo per le domande che si è posto all'inizio degli Esercizi: non affermazioni, ma domande. Ecco ciò che scrive in questo libretto che ci ha offerto: "...Ma si può supporre che una tale conversione abbia posto quando si fanno gli Esercizi ogni anno?". Non ha messo in dubbio la conversione, non ha messo in dubbio che la conversione è sempre lo scopo degli Esercizi Spirituali, ma ha messo in dubbio la dimensione di quella conversione, perché una volta c'è la conversione decisiva, decisiva, ma poi vengono gli Esercizi in cui si approfondisce la conversione principale e fondamentale.

Scrive così: "...Sempre si sostituiscono quindi con aggiornamenti...".

Allora, non Esercizi ma aggiornamenti. Io potrei dire al Padre Spidlik che non c'era solamente un aggiornamento in questo suo lavoro, e tuttora esso è anche un aggiornamento. Ci ha un po' aggiornato parlandoci di temi forse meno trattati fra noi, parlandoci della spiritualità orientale, bizantina e russa.

Tutto era ricco di citazioni, di riferimenti a quei teologi, a quei Padri, a quegli scrittori dell'epoca lontana del primo Millennio e anche dei nostri tempi, fino a Soloviev, che è stato forse il più citato durante i nostri santi spirituali Esercizi.

Per questo lo ringraziamo molto, lo ringraziamo anche nel nome della nostra buona volontà ecumenica. Noi vogliamo veramente avvicinarci sempre più ai nostri fratelli orientali, bizantini, russi, perché siamo profondamente convinti che ci unisce la stessa fede. Sono due tradizioni molto ricche e molto utili per la Chiesa, ma è la stessa fede.

Infine lo ringraziamo anche per quanto ci ha esposto con grande semplicità.

Ha parlato molte volte con "humor": non è mancato anche il sorriso durante questi Esercizi. E' un buon segno! Devo dire che ha anticipato bene i miei prossimi impegni, perché venendo dalla Nazione ceca, anche nella sua intonazione si sente questa lingua materna con cui parla ogni giorno. E' bene sentire in italiano le diverse lingue di coloro che parlano italiano.

Allora, lo ringraziamo per tutto questo. Lo ringraziamo soprattutto per il fatto che ci ha preparato questo libretto. Tutti i predicatori pubblicano poi un'edizione degli Esercizi. Questo è molto utile. Ma il libretto è forse ancora più utile, perché ci aiuta durante gli Esercizi, e dopo, possiamo facilmente ritornare a questo libretto, dove si trova tutta la ricchezza delle idee con cui abbiamo lavorato durante questi giorni santi. E' ricco di idee, molto ricco per questa settimana. Abbiamo sentito che il predicatore avrebbe da dirci molto di più, molto di più che si potrebbe forse inserire in questi sette giorni. E' bene che rimanga questo libretto; possiamo ritornare a queste pagine per approfondire meglio i temi proposti.

Ecco un piccolo elogio del nostro Padre spirituale, che lo merita, perché lo ha già anticipato con un atto di umiltà all'inizio e alla fine degli Esercizi.

Naturalmente tutti ringraziamo il Signore per questo dono degli Esercizi Spirituali che ci ha offerto.

Vogliamo concludere, come sempre, con il canto del "Magnificat" per esprimere questa nostra gioia e questo nostro ringraziamento.

Data: 1995-03-11 Data estesa: Sabato 11 Marzo 1995

Agli impiegati del "Banco Bilbao Vizcaya" - Città del Vaticano

Titolo: Assistete le famiglie in difficoltà

Signore e Signori,


GPII 1995 Insegnamenti 370