GPII 1995 Insegnamenti 472

Lettera del Papa al Card. Lubachivsky, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, e a Mons. Semedi, Vescovo di Mukacevo - Città del Vaticano

Titolo: Verso i quattrocento anni dell'Unione di Brest-Litovsk e i trecentocinquanta anni dell'Unione di Uzhorod

Al nostro Venerato Fratello MIROSLAV IVAN S.R.E.

Cardinale LUBACHIVSKY Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini

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1. Con grande gioia ho ricevuto la notizia della decisione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Ucraina di voler celebrare nell'anno 1996 il IV Centenario dell'Unione di Brest-Litovsk mediante un Giubileo, per rendere grazie a Dio del dono dell'unità e per implorare il Suo aiuto per l'avvenire. Lo stesso anno si celebra anche il 350 anniversario dell'Unione di Uz\horod, che partecipa della medesima tradizione costantinopolitana. perciò, le Eparchie cattoliche bizantine della regione saranno particolarmente unite nelle celebrazioni di questi due eventi storici, i quali furono allora la risposta data dai Gerarchi con le proprie Eparchie a vivere visibilmente l'unità voluta da Cristo per i membri della Sua Chiesa.

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2. Quanto avvenuto nel 1595-1596 per la Metropolia di Kiev, e nel 1646 per l'eparchia di Mukacevo, e cioè la decisione di riallacciare i rapporti con questa Sede Apostolica dopo le vicissitudini dei secoli precedenti, ha permesso a queste Chiese non solo di conservare il tesoro delle proprie tradizioni, ma anche di arricchire la Chiesa universale dei propri valori, di modo che questa si presenti, come dice il Salmo 45 "in vestibus variegatis".

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3. Oggi, la celebrazione di tale storico evento significa contemplare la sorgente immediata di quanto la Chiesa greco-cattolica è stata chiamata a vivere, durante quattro secoli, per rispondere alla propria vocazione. Non sono mancate le difficoltà, le incomprensioni, le opposizioni, e persino le persecuzioni in diversi momenti di questi quattro secoli. Ma la professione di fede e l'unità con la Sede di Pietro, espresse in Vaticano, a nome del Metropolita Michele III di Kiev e di tutti i Vescovi della sua Metropolia, dai due Vescovi Cirillo Terleckyj e Itpatio Potij, il 23 dicembre 1595, sono state fedelmente sostenute lungo i secoli dai Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Laici, anche a costo della propria vita. Anche se non sono mancate incomprensioni pure in seno alla Chiesa cattolica, la perseveranza nella difesa della propria identità trova oggi nuovi motivi per sviluppare un apostolato intenso nel rinnovamento ecclesiale.

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4. perciò, Venerato Fratello, invito tutti i Gerarchi e i Fedeli della Chiesa Ucraina, tanto in Ucraina che nella diaspora, a fare di quel Giubileo un tempo di grazia: tempo di conversione personale e comunitaria, tempo di riconciliazione all'interno della Chiesa cattolica e con le altre Chiese, tempo di perdono e di penitenza, tempo di gratitudine per la fedeltà mantenuta malgrado le persecuzioni, tempo di più intensa ricerca della fedeltà a Cristo.

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5. Informato dei punti forti delle celebrazioni giubilari, vorrei invitarLa, Venerato Fratello, e tutti i Gerarchi della Chiesa Ucraina, a non risparmiare nessun sforzo, perché queste siano stimoli e mezzi di unità con i nostri fratelli delle Chiese ortodosse e delle altre comunità cristiane. Il dono dell'unità raggiunta non dev'essere occasione di rottura, ed ancora meno di nuove opposizioni, particolarmente in considerazione del momento storico in cui la Chiesa Ucraina ha potuto riacquisire la sua esistenza propria in Ucraina. Le vicissitudini storiche di codeste terre sono per la Chiesa un invito a non lasciarsi trascinare in polemiche, sorgenti di divisioni e di distruzioni. Possano essere, pertanto, le prossime celebrazioni giubilari, stimolo di rinsaldata identità ecclesiale, a favore di un migliore e sempre più fraterno servizio agli altri. Voglio sperare che i nostri Fratelli ortodossi o di altre Comunità cristiane possano far loro quanto dice il Concilio ecumenico Vaticano II della grazia dello Spirito Santo effusa in tutti i cristiani e riconoscere che "tutto ciò che è veramente cristiano mai è contrario ai veri benefici della fede, anzi può sempre far si che lo stesso mistero di Cristo e della Chiesa sia raggiunto più perfettamente" (U.R., n. 4, i).

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6. La vocazione ecumenica della Chiesa vi chiama in particolare a far servire all'unità le ricerche, simposi, pubblicazioni ed altri eventi a carattere scientifico (cfr. Decreto ), relativi all'Unione di Brest-Litovsk. Similmente, le prove manifestatesi poi, tra cui la soppressione della Chiesa Ucraina sotto la persecuzione comunista, hanno messo in rilievo l'eroismo di tanti Pastori e fedeli. Ne danno testimonianza i numerosi martiri e confessori della fede, il cui sacrificio è stato per tutta la Chiesa, certo prima e principalmente per la Chiesa Ucraina, una fonte di rinnovata fedeltà a Cristo ed alla Sua Chiesa.

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7. Non mancheranno durante il Giubileo manifestazioni di preghiera, ritiri spirituali, missioni parrocchiali, atti di penitenza, che dovranno servire alla continua conversione personale ed ecclesiale. A tale fine, sarà necessario che tutti i fedeli cattolici sparsi nel mondo siano associati al Giubileo dell'Unione di Brest-Litovsk, affinché ne traggano un profitto spirituale. In particolare, le celebrazioni che avranno luogo nelle Eparchie ucraine della diaspora dovranno rifulgere come luci che manifestano la vitalità della vostra Chiesa, affinché essa sia conosciuta meglio, sostenuta e sviluppata per il bene di tutti, di modo che tutti possano rendere grazie al Signore, con voi e per voi, del dono dell'unità fedelmente vissuta.

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8. La vicinanza del Giubileo di Brest-Litovsk fa crescere la speranza, che questo dia alla Chiesa Ucraina un nuovo slancio nella sua particolare vocazione di testimone ed artefice dell'unità di tutti i cristiani in seno alle popolazioni slave. Le sofferenze sopportate da tutti i Cristiani sotto la persecuzione comunista invitano ancora maggiormente "a condividere assieme l'avvenire che si apre con segni promettenti di speranza" (Lettera ai Vescovi del continente europeo sulle relazioni tra cattolici ed ortodossi nel nuovo contesto dell'Europa centrale ed orientale, n. 2).

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9. Nel condividere con Lei, Venerato Fratello, questi miei pensieri sul prossimo Giubileo dell'Unione di Brest-Litovsk mi unisco in preghiera con tutti i Gerarchi e Fedeli per invocare da Cristo Redentore abbondanti grazie su tutta la Vostra Chiesa. Affido inoltre alla materna protezione della Theotokos tutte le comunità in Ucraina e nella diaspora.

10. In pegno di felice esito del prossimo Giubileo imparto a Lei, Venerato Fratello, a tutti i Gerarchi e Fedeli della Vostra amata Chiesa, una propiziatrice Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 marzo 1995.

IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-03-25 Data estesa: Sabato 25 Marzo 1995



Lettera indirizzata dal Santo Padre a Monsignor Ivan Semedi, Vescovo di Mukacevo - Città del Vaticano

Titolo: Per i 350 anni dell'Unione di Uzhorod

Al nostro Venerato Fratello IVAN SEMEDI Vescovo di Mukacevo

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1. La notizia della celebrazione, l'anno entrante, dei 350 anni dell'Unione di Uzhorod, mi ha riempito di grande gioia, perché è un nuovo segno del profondo attaccamento dei cattolici ruteni alla Sede di Pietro.

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2. L'unione stabilita il 2 aprile 1646, nella chiesa del castello di Uzhorod da sessantatre Sacerdoti dell'Eparchia di Mukacevo, con la professione di fede fatta davanti al Vescovo latino di Eger, si inseriva nella scia del movimento originatosi nei Concili ecumenici di Lione e di Firenze. Essa avveniva cinquanta anni dopo quella di Brest-Litovsk, e di cui si celebrerà il IV centenario l'anno prossimo. così, tutti i cattolici della regione si trovano oggi particolarmente uniti per rendere grazie a Dio per il dono dell'unità cattolica. Anche se il seme gettato in quel giorno prese del tempo per estendersi, l'erezione dell'Eparchia di Mukacevo nel 1771 è stata la culla da cui uscirono le Eparchie di Presov, di Hadjudorog e di Kriz\evci. Poi, a ragione della numerosa emigrazione negli Stati Uniti fu eretta la Metropolia di Pittsburg dei Bizantini, con le sedi suffraganee di Passaic, Parma e Van Nuys.

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3. Ora, la celebrazione dell'anniversario dell'Unione di Uzhorod servirà a rinsaldare i legami storici tra tutte le Eparchie che ne sono come i rami per una nuova fioritura dell'albero che ha esteso le sue radici nel fertile terreno dell'unità cattolica. La comunità rutena sarà così rinvigorita per "assolvere con nuovo vigore apostolico la missione che le è affidata" (Decreto
OE 1), in particolare di promuovere l'unità di tutti i cristiani, "mediante la preghiera, l'esempio della vita, la scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali, la mutua e più profonda conoscenza, la collaborazione e la fraterna stima delle cose e degli animi" (Decreto OE 24).

L'affermazione della propria identità vuol essere una prova degli spazi che sono aperti nella Chiesa universale alle diverse tradizioni. Se vi può essere un vanto, che sia quello della fedeltà a tutto il patrimonio proprio, a servizio della perseveranza nella fede, di una speranza rinvigorita dalle prove, di una sempre crescente carità.

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4. Non dubito che le celebrazioni del Giubileo saranno pertanto l'occasione per riflettere sulle origini della comunità rutena, di constatarne il felice sviluppo lungo i secoli, per poter affrontare, con rinnovato slancio, le sfide del mondo odierno. Mediante una nuova Evangelizzazione si potrà riscoprire i valori della fede, offuscati da tanti anni di materialismo ideologico e pratico. La riacquistata libertà civile non basta per se stessa a garantire una vera libertà interiore, poiché questa richiede un perseverante lavoro di conversione personale ed ecclesiale. In particolare, le famiglie che hanno saputo trasmettere le proprie tradizioni, radicate nell'eredità culturale della Subcarpazia, devono oggi rinnovare la loro vocazione cristiana, nel trasmettere alle nuove generazioni i valori religiosi perenni della propria fede, in fedeltà alla loro vocazione di "chiese domestiche" (cfr. Costituzione ).

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5. Per Lei, venerato Fratello e per tutti i cattolici ruteni, l'anno entrante sia stimolo di nuove iniziative, perché le vostre comunità siano vivificate dagli stessi benefici che il dono dell'unità vi ha ottenuto. Questa unità sarà rinvigorita prima all'interno di ogni Eparchia, con i Sacerdoti, Religiosi e Laici. L'adesione all'unità della Chiesa universale chiama poi allo scambio dei doni con le altre Chiese particolari, particolarmente con quelle delle Nazioni nelle quali le comunità rutene hanno messo salde radici. Mi auguro che anche queste Chiese possano unirsi alle vostre celebrazioni di gratitudine al Signore per i 350 anni nell'unità della Chiesa cattolica.

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6. Infine, nutro la fiducia che questo Anno Giubilare sia una tappa importante verso il Grande Giubileo del 2000, che vedrà tutte le Chiese cristiane più attente all'ascolto del Signore, affinché possano rispondere con maggiore fedeltà alla Sua volontà, in un rinnovato movimento di conversione, secondo quanto ammonisce l'Apocalisse (cfr.
Ap 1-3).

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7. In pegno di abbondanti grazie del Signore per le prossime celebrazioni giubilari, imparto a Lei, ai Vescovi ausiliari, ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Laici dell'Eparchia di Mukacevo, come ai Pastori e Fedeli delle altre Eparchie rutene, una propiziatrice Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 marzo 1995.

IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-03-25 Data estesa: Sabato 25 Marzo 1995





All'Angelus della quarta Dimenica di Quaresima - Città del Vaticano

Titolo: Giovanni Paolo II annuncia la pubblicazione della Lettera Enciclica "Evangelium vitae"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Giovedi prossimo sarà resa pubblica l'Enciclica Evangelium vitae, che porterà la data del 25 marzo, solennità dell'Annunciazione del Signore.

Frutto di una larga consultazione dell'episcopato, essa è una meditazione sulla vita, colta nella pienezza delle sue dimensioni naturali e soprannaturali; una meditazione intessuta di gratitudine al Signore, Dio della vita, e accompagnata da un forte appello ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà, perché insieme ci si ponga generosamente al servizio di questo fondamentale bene, proclamando davanti al mondo il "Vangelo della vita".

In questo delicato ambito si registrano oggi inquietanti contraddizioni.

Da una parte si notano alcuni segni di speranza: basti pensare al sempre più convinto rigetto della guerra come strumento per risolvere le tensioni internazionali, alla larga reazione dell'opinione pubblica alla violazione dei diritti umani, all'impegno crescente per debellare la fame, la droga, le malattie incurabili. Dall'altra si assiste all'espansione di una preoccupante "cultura di morte", emergente non solo nelle guerre fratricide che ancora insanguinano numerose regioni del mondo e nelle forme di violenza compiute a danno dei più deboli, ma soprattutto negli attentati alla vita nascente e a quella di anziani e malati terminali. La legittimazione dell'aborto e le crescenti rivendicazioni concernenti l'eutanasia segnano altrettante sconfitte della "cultura della vita".

2. Di fronte a questa realtà, la Chiesa sente il dovere di levare alta la sua voce. La vita umana è un valore fondamentale, che si radica nella dignità stessa dell'uomo, l'unica creatura che, a differenza di tutte le altre del mondo visibile, è persona, essere insieme corporeo e spirituale, dotato di intelligenza e libertà, chiamato a un destino immortale e soprannaturale. E ciò vale per ciascun uomo e ciascuna donna, indipendentemente dalla situazione fisica, razziale, sociale, economica e culturale. Vale per ogni stadio della vita umana: per l'uomo già nato e per quello ancora nel grembo materno, per chi è sano e per il portatore di handicap o per il malato, per il giovane e per l'anziano. La vita umana è "sacra": solo Dio ne è il Signore! Ogni breccia aperta sul fronte del pieno rispetto alla vita costituisce una mina posta alle fondamenta dell'umana convivenza, della sana democrazia e della vera pace.

3. L'Enciclica reca la data dell'Annunciazione. Ho scelto questa solennità per il valore altamente significativo che essa riveste proprio in rapporto al tema della vita. Nella Annunciazione la Vergine accoglie l'annuncio della sua divina maternità. Nel "si" che Ella pronuncia ha il suo vertice il "si" di ogni mamma alla vita del proprio bambino.

Maria, Madre dell'Autore della vita, Madre dei viventi, aiuta l'intera umanità ad apprezzare sempre di più il grande dono della vita. Benedici le famiglie e rendile santuari di accoglienza, rispetto ed amore per la vita dell'essere umano.

(Ai fedeli giunti da diverse regioni italiane il Santo Padre ha detto:] Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana presenti in Piazza San Pietro, in particolare agli alunni di quinta ginnasio del Seminario Vescovile di Padova, al gruppo dei cresimandi della Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo di Arzignano (Vicenza), accompagnati dai genitori e dal loro Parroco; ed inoltre agli Alunni della Scuola media "Ognissanti" di Codogno (Milano), della Scuola elementare delle Suore di San Vincenzo di Olbia (Sassari) e della Scuola elementare "San Giuseppe" di Sassuolo (Modena).

Auguro a tutti una buona domenica: prepariamoci con gioia ed impegno alla Pasqua ormai vicina! (Dopo aver salutato i pellegrini di espressione tedesca, inglese e spagnola, il Papa si è rivolto ai fedeli polacchi con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:] Saluto anche i pellegrini polacchi, convenuti in piazza San Pietro insieme con il Segretario della Conferenza Episcopale, e mi unisco in modo particolare ai miei connazionali che sono in patria, perché a partire da questa Domenica, per il tramite della televisione partecipano ancora più profondamente alla vita ed alla preghiera della Chiesa universale, recitando l'"Angelus Domini".

A tutti va la mia cordiale Benedizione Apostolica.

(Prima di congedarsi, il Santo Padre ha rivolto ai fedeli presenti queste parole di saluto:] La primavera è già venuta e ancora si avvicina. Qualche volta ritorna un po' di freddo, come oggi con le nuvole, ma quando ritorna il sole il tempo diventa subito più caldo. Vi auguro di camminare attraverso questo periodo della primavera italiana, romana, preparandovi alle feste pasquali. E vi auguro una buona domenica e una buona settimana. Arrivederci! Sia lodato Gesù Cristo! (Il Papa ha poi aggiunto:] Vi invito a pregare per i nostri fratelli del Burundi, che vivono ore di grave tensione, e in particolare per le vittime dei più recenti e funesti atti di violenza.

Guerra e violenza non portano a vere soluzioni; esse generano nuovo odio e seminano più grande sfiducia.

Chiediamo al Signore, per l'intercessione della Madonna, che distolga le menti dalla tentazione di riporre la speranza nell'uso della forza e indichi il cammino del dialogo come unico mezzo per un futuro di stabilità e di concordia.

(Giovanni Paolo II ha quindi ricordato la liberazione delle sette Suore Saveriane:] Mentre invito a rendere grazie a Dio per le sette Suore Saveriane rapite in Sierra Leone e tornate ora in libertà, ricordo che venerdi scorso, 24 marzo, si è celebrata la terza "Giornata dei martiri missionari", promossa dalle Pontificie Opere Missionarie. Preghiera e digiuno hanno accompagnato la memoria delle quasi cinquecento persone consacrate che negli ultimi trent'anni hanno dato la vita per il Vangelo. Ad esse, purtroppo, bisogna aggiungerne altre duecentoquarantotto - tra cui tre Vescovi - vittime delle violenze dello scorso anno in Rwanda. Come ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, "al termine del secondo millennio la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri" (
TMA 37). Non dobbiamo dimenticare l'esempio di testimoni così coraggiosi: essi ci richiamano a maggiore generosità nel servizio al Regno di Dio.

Data: 1995-03-26 Data estesa: Domenica 26 Marzo 1995

Visita pastorale: l'omelia pronunciata da Giovanni Paolo II durante la Concelebrazione Eucaristica nella parrocchia di S.Maria del Rosario, Roma

Titolo: "Far traboccare nella storia dell'uomo la bilancia del bene senza mai arrendersi al male"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Il brano evangelico di San Luca, che abbiamo appena ascoltato, ci ha ricordato la parabola del figliol prodigo. Su di essa mi sono soffermato nell'Enciclica Dives in misericordia, rilevando la commozione del padre che corre incontro al figlio, gli si getta al collo e lo bacia. E annotavo: "Egli agisce certamente sotto l'influsso di un profondo affetto, e così può essere spiegata anche la sua generosità verso il figlio, quella generosità che tanto indigna il fratello maggiore. Tuttavia le cause di quella commozione vanno ricercate più in profondità. Ecco, il padre è consapevole che è stato salvato un bene fondamentale: il bene dell'umanità del suo figlio. Sebbene questi abbia sperperato il patrimonio, è pero salva la sua umanità. Anzi, essa è stata, in qualche modo, ritrovata. Lo dicono le parole che il padre rivolge al figlio maggiore: "Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (
Lc 15,32). Nello stesso capitolo quindicesimo del Vangelo secondo Luca leggiamo la parabola della pecora ritrovata (cfr. Lc 15,3-6) e, successivamente, la parabola della dramma ritrovata (cfr. Lc 15,8s). Ogni volta vi è posta in rilievo la medesima gioia presente nel caso del figliol prodigo. La fedeltà del padre a se stesso è totalmente incentrata sull'umanità del figlio perduto, sulla sua dignità. così si spiega soprattutto la gioiosa commozione al momento del suo ritorno a casa" (DM 6).

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2. Si può dire che l'odierna quarta Domenica di Quaresima è in modo particolare la domenica della misericordia, poiché essa ci parla di Dio, Padre "ricco di misericordia" (cfr.
Ep 2,4), Padre generoso, pronto a perdonare ai figli pentiti i loro peccati. Occorre soltanto che l'uomo sappia riconoscere le proprie mancanze, e voglia ritornare nella casa del Padre. Questa misericordia, questa magnanimità paterna di Dio trovano fondamento in ciò che abbiamo udito nella seconda lettura dell'odierna liturgia, tratta dalla seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi.

Scrive San Paolo: "E' stato Dio, infatti, a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe" (2Co 5,19). Ecco: di fronte a tutti i figli prodighi si presenta Cristo. E l'Apostolo prosegue: "Dio lo tratto da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

Quindi, se uno è in Cristo, è una creatura nuova" (2Co 5,21 2Co 5,17).

Le parole di San Paolo esprimono fino in fondo la verità sulla Divina Misericordia: essa non è soltanto "il magnanimo amore del Padre" che va incontro ad ogni figlio prodigo, ma ha il suo più solido fondamento nella divina giustizia.

Il mistero di Dio, "ricco di misericordia" (dives in misericordia), è nascosto in Cristo. Si, Dio è ricco di misericordia, poiché Cristo ha preso su di sé tutto il peso delle colpe umane. Lo ha fatto fino al punto che l'Apostolo può dire: "Dio lo tratto da peccato in nostro favore", affinché diventassimo in lui "giustizia" di Dio e riavessimo in lui la perduta dignità di suoi figli. Lo ha fatto affinché in Cristo fossimo, in un certo senso, ricreati secondo l'originario disegno del Padre.

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3. Scrive ancora San Paolo: "Tutto questo pero viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo ed ha affidato a noi il mistero della riconciliazione" (5,18).

La quarta Domenica di Quaresima ricorda in questo modo il sacramento della Penitenza, che è al tempo stesso il sacramento della riconciliazione con Dio.

Il periodo quaresimale segna nella Chiesa un cammino di penitenza, iniziato con l'esortazione udita nel Mercoledi delle Ceneri. Oggi, con il Vangelo del figliol prodigo, quell'esortazione acquista quasi nuova profondità e nuovo vigore. Vale la pena, proprio in questa domenica e in quest'ultimo tratto di Quaresima, riandare ad un documento del 1984, frutto del Sinodo dei Vescovi sul tema della riconciliazione e della penitenza, che inizia con le parole Reconciliatio et paenitentia. Esso costituisce una lettura molto utile per quanti, durante la Quaresima, si preparano al sacramento della penitenza attraverso gli esercizi spirituali o le missioni parrocchiali. Anche se il saper riconoscere i propri peccati, mediante l'esame di coscienza, lo sforzo spirituale della contrizione per i peccati - la metanoia, il proposito di correggersi e, infine, la confessione stessa, con la prospettiva della riparazione per il male commesso - anche se tutto questo, dicevo, costituisce senza dubbio una grande fatica, ciò rappresenta al tempo stesso una grande, forse la più grande creatività che il Vangelo dischiude davanti all'uomo: ricreare se stesso! Creare di nuovo, trasformare cioè la vita e il modo di agire secondo le esigenze della verità e dell'amore, per diventare una nuova creatura in Cristo. Far traboccare nella storia dell'uomo la bilancia del bene, senza mai arrendersi al male.

Quanto bisogna pregare affinché tutti riconosciamo appieno la grandezza del "Vangelo della misericordia"! Quanto occorre proseguire con costanza in tale impegno, per non indurire i cuori! Dobbiamo uscire incontro al Padre che ci attende, sempre pronto a correrci incontro. A lui preme un'unica cosa: salvare il bene dell'umanità di ogni suo figlio e di ogni sua figlia.

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4. Carissimi Fratelli e Sorelle della parrocchia di Santa Maria del Rosario in Prati! Sono grato al Signore di poter celebrare insieme con voi questa quarta domenica del tempo quaresimale.

Saluto con vera cordialità il Cardinale Vicario, il Vescovo ausiliare del Settore, il vostro parroco, Padre Giuseppe Serrotti, e gli altri Confratelli Domenicani, che si occupano della vostra Comunità. Il mio saluto si estende alle religiose che qui svolgono il loro servizio: le Suore Battistine, dedite all'insegnamento e all'educazione della gioventù; le Suore di San Giuseppe con le novizie e le ospiti della loro casa di accoglienza, come pure le Suore Francescane di Maria.

Ringrazio, poi, i membri del Consiglio Pastorale che coadiuvano i sacerdoti nella programmazione e nelle necessità parrocchiali secondo le direttive del recente Sinodo diocesano; i ministri straordinari dell'Eucaristia e la comunità dei catechisti.

Saluto i gruppi giovanili, con i loro animatori, il gruppo dei laici domenicani, i membri dell'apostolato della preghiera, i volontari del centro caritas e le volontarie vincenziane. A tutti esprimo il mio vivo apprezzamento per l'opera che svolgono specialmente fra gli anziani e le persone sole di questo quartiere.

Un saluto particolare, infine, va al gruppo dei nostri fratelli delle Filippine che in questa chiesa hanno trovato generosa ospitalità ed un punto di riferimento per i loro incontri di preghiera e di catechesi.

La vostra parrocchia, carissimi, è ricca di iniziative e di buona volontà, ambedue necessarie per affrontare i problemi che avete di fronte. Non perdetevi mai d'animo, ma proseguite generosamente l'opera di bene che state compiendo. Auguro a tutti di saper trovare nella preghiera e nell'impegno di aiuto vicendevole la forza di una continua ripresa, traendo vigore da quel "Vangelo della misericordia" che oggi viene annunciato nella liturgia.

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5. Sullo sfondo di questo annuncio, quanto convincenti risuonano le parole del Salmo responsoriale: "Il Signore è vicino a chi lo cerca" (33/34). E la prima lettura del Libro di Giosuè in modo conciso ricorda la Pasqua che i figli d'Israele consumarono dopo il passaggio del Giordano e l'entrata nella Terra promessa. Tutto questo spiega perché l'odierna quarta Domenica di Quaresima nella tradizione liturgica della Chiesa viene anche chiamata la domenica "laetare": essa esorta alla gioia. Come la peregrinazione di quarant'anni attraverso il deserto termina nel momento in cui Israele può per la prima volta consumare la Pasqua con i frutti della Terra promessa, così anche il nostro cammino attraverso il periodo di quaranta giorni della Quaresima ci avvicina al momento in cui la Chiesa ci inviterà tutti a celebrare e a rivivere la Pasqua della Nuova Alleanza di Cristo.

Camminiamo con fiducia, attraverso questo tempo forte dell'anno liturgico, verso la festa della Risurrezione. Bisogna che i nostri cuori maturino per quel momento. Bisogna che noi "gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore" (cfr. Ps 33(34], 9), quanto egli ama l'uomo, quanto ha a cuore il suo bene, la sua dignità, la sua santità. Bisogna che riconosciamo sempre più quanto ci ama Cristo e come Egli voglia condurci al Padre per mezzo del suo mistero pasquale.

"Il Signore è vicino a chi lo cerca. Beato l'uomo che in lui si rifugia!".

Amen! (Ai bambini:] Vorrei salutarvi cordialmente al mio arrivo in questa parrocchia dedicata alla Madonna del Santissimo Rosario. Siete voi i primi ad incontrare il Papa ed i primi a parlare al Papa. Quando il Papa si trova tra i "lupetti" potrebbe avere paura, perché i lupi tentano di divorare, cercano di mangiare qualche cosa... ma questi sono lupetti buoni, non divorano. Nelle parrocchie ho già incontrato altre volte tanti lupetti, ma non mi hanno mai mangiato perché sono buoni. Ecco, io vorrei augurarvi di essere buoni lupetti, di non sbranare nessuno, anzi vi auguro di saper aiutare chi ha bisogno del vostro aiuto. Vi ringrazio per le bellissime parole che mi hanno rivolto la vostra amichetta ed il vostro amichetto a nome di tutti. Apprezzo molto queste parole, soprattutto quello che ha detto lui: anzi l'augurio che estendo a tutta la vostra parrocchia è proprio quello che ha detto lui cioè pregare i misteri del Rosario e con questa preghiera del Rosario fare una grande catena che circonda il mondo. Circondare il mondo con una catena fatta di preghiera vuol dire circondarlo di amore, di pace, di solidarietà. Ecco io vi auguro questo nel nome della Madonna vostra patrona, la Madonna del Santo Rosario.

Vorrei poi aggiungere ancora una cosa: domenica scorsa sono andato in Molise; ho visitato anche Agnone dove si fabbricano le campane. Là si trovava anche il nostro Ispettore Generale Marinelli, che mi ha accompagnato nella visita.

Un suo parente fa le campane delle quali poi noi ascoltiamo il suono. E una bella cosa. E una bella cosa ascoltare il suono delle campane che ci cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature. E poi ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona, suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie. Melodie di riconoscenza, di ringraziamento a Dio, di lode al Signore e che superi sempre le melodie cattive di odio e violenza e di tutto ciò che produce il male nel mondo.

Noi abbiamo grandi speranze in voi, ragazzi, ragazze, giovani: siete il nostro futuro. Auguro a Gesù di essere vicino a voi e a voi auguro di essere vicino a Gesù. Questo lo dico a tutti, ma specialmente a quelli che si preparano alla prima comunione. Ora celebreremo insieme la Santa Messa, insieme con i più adulti, con i vostri genitori ed i vostri insegnanti. Ma voi mi avete riservato la prima bella accoglienza. Grazie.

(Al Consiglio Pastorale, rispondendo ad un rappresentante:] Qui, ha detto, in questa parrocchia di Santa Maria del Rosario in Prati, tutto va bene: il rosario c'è, i Domenicani ci sono... mancano pero i prati.

Niente prato, tutto cemento, tutti edifici... ma grazie a questo pero ci sono le persone. Forse all'inizio era più bello perché c'era la freschezza del prato. Pero mancavano le persone. Adesso invece le persone ci sono, anzi c'è una comunità di persone, una parrocchia. Tuttavia si devono ricordare i prati perché sappiamo che Gesù sui prati faceva sedere la folla e poi con poco pane riusciva a fare il miracolo di alimentare tutte quelle persone. E così questo miracolo dei prati evangelici si ripete nella vostra parrocchia. Sui prati viene nutrito il popolo di Dio gli Apostoli stessi, da Cristo con il cibo che lui stesso è diventato per noi con il suo corpo, con il suo sangue. Anche io sono tanto grato alla Provvidenza che mi ha permesso oggi quarta Domenica di Quaresima, di essere qui con voi su questi prati e vedere il miracolo dei prati che si ripete da tanti anni grazie al servizio dei vostri pastori, dei Padri Domenicani, con la protezione del Rosario.

Uno dei vostri ragazzi questa mattina mi ha detto: "Noi siamo del Rosario e con questo rosario vogliamo circondare tutto il mondo". Un progetto ambizioso certo, ma io credo che questa ambizione venga a questo ragazzo proprio dalla Madonna che con il Rosario voleva sempre circondare il mondo, e lo fa, lo fa: non si sa cosa sarebbe il mondo oggi se non fosse circondato da questo Rosario. Mi congratulo con voi per questo titolo speciale del Rosario per la vostra parrocchia e vi auguro di trovare sempre ispirazione in questo Rosario, una forza ed una speranza: vi auguro di varcare con il Rosario le soglie della speranza.

(Ai giovani:] Vi ringrazio per questa bella canzone che parla di questo mare, di questa voce che ci chiama per trovare un altro mare, quello del canto dei Focolarini che avete eseguito. Prima al Consiglio Pastorale ho parlato del prato, ai giovani voglio parlare ora del mare perché ai giovani piace viaggiare, attraversare il mondo, i giovani vogliono conoscere, vogliono aprirsi e questo è bello. Io vi auguro di sentire questo mare, questa voce che vi chiama, perché questa voce è Cristo, che ai primi Apostoli ha detto proprio "Vi faro pescatori", "pescatori di uomini". Il mare era quello di Genezaret. Li voleva rendere pescatori in senso spirituale. E questo grande affetto per i pescatori nella Chiesa è rimasto perché pescatori erano appunto i primi Apostoli e la Chiesa è diventata Apostolica con i pescatori. E poi questo mare di Genezaret come tutti i mari, era molto bello. Nel discorso avete ricordato Manila. A Manila ci si può arrivare anche attraverso il mare. E vero che il Papa è andato in aereo ma ciò non è stato autentico; moderno si ma non autentico perché si sarebbe dovuto andare per mare, come ci ando il mio predecessore a Cracovia quando a Manila ando per il Congresso Eucaristico, attraversando il mare. Io vi auguro di guardare questa Manila, alla quale si arriva anche attraversando mari ed oceani. Pensate a questo per incontravi con gli altri giovani. Vi auguro anche di vivere l'esperienza del mare. Perché quando ci sono quattro milioni e più di giovani che stanno insieme, allora si che diventa un mare, un mare che ha il suo ritmo, le sue ondate, le sue espressioni, il suo spirito, il suo cuore. Si deve dunque pensare a questo incontro di Manila e agli altri simili, perché voi giovani dovete sentirvi uniti a tutti i giovani del mondo. A questo serve pensare al mare. Cerchiamo di passare questo mare che va da un Continente all'altro, che serve a passare da un Continente all'altro: in America, a Denver; Manila poi e in seguito ancora in Europa, a Loreto quest'anno e successivamente a Parigi. Tutto questo ci aiuta a vivere più profondamente noi stessi. Poiché non c'è una "massa" nel senso tradizionale del termine; si può dire certamente che il mare è una massa d'acqua, ma non si può dire che il "mare di Manila" fosse una massa di giovani perché in realtà erano tanti individui, tanti giovani, tanti cuori, tante volontà, uniti in Cristo, attraverso Maria. Io vi auguro di approfondire questa esperienza, di vivere questa esperienza, di crescere con questa esperienza. La mia ultima consegna di oggi è questa: pensate al mare, al mare che attraversa il mondo, al mare che è vita perché l'acqua è vita, siamo tutti stati battezzati con l'acqua e nello Spirito Santo. Pensate al vostro Battesimo, alla vostra Cresima, all'Eucaristia: tutto ciò ci unisce, ci rende uniti, ci costruisce comunione. Ecco cosa vuol dire il mare riferendosi alle persone umane: vuol dire comunione. Non posso dilungarmi oltre, ma se voi avete voglia di saperne di più venite in Vaticano il 6 aprile, già lo sanno tutti di questo incontro: faremo una piccola Manila in Vaticano, nell'Aula Paolo VI. Allora vi aspetto li. Vi auguro dunque tutto il bene di una navigazione sicura e vi auguro venti propizi con la mia benedizione.

Data: 1995-03-26 Data estesa: Domenica 26 Marzo 1995


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