GPII 1995 Insegnamenti 1420

Ad un gruppo di pellegrini del Senegal - Siate voi stessi i missionari dell'Africa

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Cari Fratelli e Sorelle, E per me una grande gioia ricevervi nella residenza di Castel Gandolfo in occasione del vostro pellegrinaggio in tre città care alla memoria cristiana, Gerusalemme, Roma e Lourdes. Siete qui giunti dal Senegal, terra dove ho soggiornato tre anni fa e che ha lasciato in me un intenso ricordo. Sono felice di salutare la presenza di Monsignor Adrien Théodore Sarr, Vescovo di Kaolack, che ebbi il piacere di incontrare nel corso di quel mio viaggio. Con voi qui è un po' come se il sole d'Africa fosse venuto a splendere sul suolo d'Italia.

Come già sapete, ben presto partiro alla volta del vostro Continente, il che è per me motivo di gioia e di riconoscenza. La recente Assemblea per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha ricordato quanto il Vangelo sia ormai radicato nelle sue diverse regioni e quanto sia ancora molto quel che resta da fare. Un avvenire a misura del passato, un presente ricco di promesse: noi chiediamo ogni giorno al Signore di far crescere ciò che Lui stesso ha seminato. Un po' di lievito basta a far crescere tutta la pasta e voi, amici cari, siete il lievito del Signore, il lievito della Chiesa, se accettate di lasciarvi conquistare da Cristo per divenire voi stessi missionari africani dell'Africa.

E come potreste essere missionari se non aveste le vostre radici nella terra in cui il Vangelo ebbe a svilupparsi? Siete qui a Roma perché avete voluto fare un pellegrinaggio proprio nel luogo in cui il primo degli Apostoli, San Pietro, rese testimonianza della fede e dono il suo sangue per Colui al quale aveva detto: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (
Mt 16,16). E Roma a offrirvi oggi quella "teranga", quella ospitalità, di cui ho io stesso goduto, ed è ben felice di farlo, perché corrisponde alla sua vocazione di madre delle Chiese.

Non abbiate esitazioni a percorrere la Città Eterna alla ricerca delle numerose testimonianze che attestano quanto il cristianesimo vi sia radicato. Le basiliche vi mostreranno con quanta venerazione i nostri santi Padri nella fede vollero rendere onore a Cristo Salvatore per intercessione di grandissimi santi.

In San Pietro in Vaticano potrete pregare il capo degli Apostoli e in San Giovanni in Laterano rendere omaggio alla prima cattedrale della cristianità, che un legame invisibile accomuna al più piccolo dei santuari del vostro paese. Avrete modo di chiedere all'apostolo Paolo la forza di annunciare il Vangelo "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2) e quindi di innalzare la vostra lode della Beata Vergine in Santa Maria Maggiore.

Come vedete, le cose da fare non vi mancheranno! Potrete infatti andare a visitare anche le catacombe, entrare e pregare nelle chiese che costellano le vie della Città, scoprire i suoi numerosi musei, senza trascurare i necessari momenti di riposo. Più conoscerete Roma, più vorrete conoscerla! Vi auguro buona permanenza, cari amici, e vi ringrazio per la vostra visita. Vi affido alla Nostra Signora di Lourdes e, nel salutare per vostro tramite tutti i fratelli e tutte le sorelle del Senegal, vi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-09-05 Data estesa: Martedi 5 Settembre 1995




Udienza: Giovanni Paolo II ai partecipanti ai "Primi Giochi Mondiali Militari" - Città del Vaticano

Titolo: "Guerra alle guerre!"



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1. Sono molto lieto di incontrarmi con voi, carissimi giovani militari, convenuti a Roma da tutto il mondo per i Primi Giochi Mondiali Militari. Rivolgo uno speciale pensiero all'Ordinario Militare per l'Italia, Mons. Giovanni Marra, ed al Signor Ministro della Difesa del Governo italiano, On. Domenico Corcione, che ringrazio sentitamente per le cortesi parole poc'anzi rivoltemi e per le riflessioni di alto valore morale espresse. Con lui saluto i Ministri della Difesa di altre Nazioni, presenti a questo incontro.

(Il Papa ha poi salutato i presenti in lingua inglese e francese. Quindi ha così proseguito:] Desidero inoltre manifestare il mio vivo compiacimento al Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Signor Samaranch, come pure al Presidente ed ai Membri del "Consiglio Internazionale dello Sport Militare", promotore di questa importante manifestazione sportiva, che si svolge all'insegna del motto "Amicizia attraverso lo Sport". Il mio cordiale saluto va infine al Presidente del Comitato Organizzatore, Generale Casale, agli illustri Componenti del Comitato stesso.

La partecipazione di oltre 4.000 giovani atleti militari, provenienti da più di 100 Paesi di ogni Continente, conferisce a questo evento un significato che supera la stessa competizione sportiva e diventa incontro di popoli che, attraverso lo sport, intendono indirizzare al mondo un forte messaggio di pace.

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2. Abbiamo ricordato quest'anno, con molteplici iniziative, il cinquantesimo anniversario della fine del secondo conflitto mondiale, e ci accingiamo a commemorare i 50 anni di attività dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Questi "Primi Giochi Mondiali Militari" si inseriscono dunque, a giusto titolo, tra le iniziative che, ricordando tali eventi, si propongono di guardare al futuro dell'umanità, con l'impegno di far progredire nel mondo la reciproca conoscenza, la fraternità, l'amicizia e la pace tra i popoli.

Lo sport ha sempre avuto la funzione di unire gli uomini, al di là delle differenze etniche, religiose e politiche. Questo ruolo, già così evidente nelle competizioni sportive tradizionali, diventa assai più esplicito in occasione di questo grande avvenimento sportivo, che coinvolge i militari a livello mondiale.

Nelle competizioni previste durante questi Giochi, infatti, si affrontano sportivi di ogni parte del mondo, anche atleti e squadre provenienti da Paesi divisi tra loro da antichi o più recenti contrasti, quando non addirittura da sanguinose guerre che ancora stanno arrecando distruzione e morte.

Come sede di questi primi Giochi mondiali dei militari avete opportunamente scelto Roma. La vocazione universale che, per molte ragioni, contraddistingue questa Città, ben si addice al messaggio di amicizia e di fraternità che la vostra manifestazione sportiva trasmette e diffonde non solo tra i partecipanti, ma anche tra i Popoli che voi qui degnamente rappresentate e che, con voi, guardano al futuro del mondo con pensieri di pace e di universale fraternità.

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3. Carissimi, voi siete nello stesso tempo militari e sportivi. Entrambe queste due condizioni di vita richiedono qualità fisiche e virtù morali. Esse comportano esercizio del corpo, ma anche regole di vita, disciplina, forte volontà, fedeltà ai propri doveri, spirito di sacrificio e capacità di soffrire per essere in grado di raggiungere i traguardi sempre più alti che l'agonismo esige.

Lo sport è scuola di vita, ma anche il servizio militare tempra e fortifica il carattere delle persone, preparandole ad affrontare con più sicurezza e coraggio le difficoltà e le prove della vita.

In questo gradito incontro, desidero ribadire che la Chiesa guarda con ammirazione il vostro essere insieme militari e sportivi. Attraverso le competizioni sportive voi mettete in evidenza, dinnanzi agli occhi del mondo, che il militare non è, e non deve essere, un uomo di guerra, ma colui che, pur impegnato nella difesa della propria Patria, sa essere uomo che cerca anzitutto la collaborazione tra i popoli e opera perché tra le nazioni crescano i rapporti di amicizia e di pace.

La vostra manifestazione sportiva, unendo rappresentanti di un gran numero di nazioni, può validamente contribuire a rafforzare e diffondere questa identità del militare come servitore della sicurezza e della libertà dei popoli, sempre animato dallo spirito di pace. Ogni militare, nell'adempimento dei suoi doveri, deve infatti sempre sentirsi nell'animo un soldato di pace.

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4. Questo ultimo scorcio di secolo, alla vigilia del terzo millennio, aveva fatto ben sperare per un futuro dell'umanità finalmente riconciliata. Purtroppo situazioni tristissime di guerra si sono riproposte sia nel cuore dell'Europa che in Africa. La vostra singolare manifestazione sportiva, che ben si inserisce tra le altre numerose manifestazioni commemorative della fine del secondo grande conflitto mondiale, diventa l'occasione per rinnovare, con voce più forte e determinata, il comune appello alla pace.

Nel Messaggio inviato al mondo in occasione della fine della II Guerra Mondiale, ho riservato una speciale parola anche per voi. Ho scritto: "ho grande fiducia nella vostra capacità di essere autentici interpreti del Vangelo.

Sentitevi personalmente impegnati al servizio della vita e della pace...

Respingete le ideologie ottuse e violente; respingete ogni forma di nazionalismo esasperato e di intolleranza; è per queste vie che si introduce insensibilmente la tentazione della violenza e della guerra. A voi è affidata la missione di aprire nuove vie di fratellanza tra i popoli, per costruire un'unica famiglia umana" (n.

15). E voi, quasi accogliendo questo invito, siete venuti qui per testimoniare la volontà di assumere solennemente questo impegno.

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5. Siete venuti con la gioia nel cuore, per l'opportunità di partecipare ad un'esperienza agonistica di grande respiro, vivendo "l'amicizia attraverso lo sport". Avete lasciato alle vostre spalle barriere e ideologie politiche, che per decenni hanno diviso il mondo in blocchi contrapposti e vi apprestate ad un sereno, vivace e promettente confronto sportivo.

Altrove, invece, anche non lontano da noi, altri uomini, spinti unicamente dall'odio e dalla vendetta, si stanno confrontando, non sul terreno di gioco, ma tra le rovine delle loro stesse città distrutte. Le loro mani non alzano trofei di vittorie sportive, ma ancora brandiscono armi grondanti di sangue.

Quale contrasto tra lo spettacolo doloroso di violenza e di morte che ci viene quotidianamente offerto dai mass media, - scene alle quali i nostri occhi sgomenti mai potranno assuefarsi -, e lo spettacolo confortante e carico di promesse che avete offerto ieri, in occasione della cerimonia inaugurale dei Giochi! Fianco a fianco, con incedere ordinato e fiero dietro al proprio vessillo nazionale, avete manifestato ancora una volta la consapevole certezza di poter diventare artefici di una società rinnovata, in un dialogo intenso tra militari di diverse nazioni, tra i quali tacciono le armi e parlano, attraverso la nobile arte dello sport, le coscienze, le intelligenze ed i cuori. Carissimi giovani militari, tutto questo è per me motivo di grande conforto e di speranza.

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6. Sono lieto di constatare che le vostre manifestazioni sportive costituiscono un modo nuovo di dialogare tra i militari di tutto il mondo, quasi una pedagogia che crea una cultura di pace. Un'intera generazione di giovani in uniforme, provenienti dalle forze armate, dalle forze di polizia e dai corpi armati dello Stato ad ordinamento speciale, diventa così, in modo mirabile, una sfida coraggiosa che vuole costruire un mondo di pace e superare il criterio barbaro e disumano del ricorso alla guerra come mezzo per dirimere le controversie. E' tempo ormai di affermare con forza: "Basta con la guerra"! Guerra giusta e doverosa è fare guerra alle guerre.

Affido alla vostra bella manifestazione e a ciascuno di voi questo messaggio di pace, perché giunga in ogni angolo del mondo e affratelli tutti i popoli nell'unica famiglia di Dio, di cui voi, qui uniti come militari per creare amicizia attraverso lo sport, siete un promettente segno.

A voi qui presenti ed a tutti i vostri amici militari giunga il mio cordiale saluto e la mia benedizione.

Data: 1995-09-07 Data estesa: Giovedi 7 Settembre 1995





Lettera del Santo Padre all'Episcopato in Austria

Titolo: Una dura prova per la Chiesa in Austria

Ai venerati Confratelli nell'Episcopato in Austria salute e Apostolica Benedizione

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1. Le notizie che mi giungono dalle vostre dilette diocesi, mentre mi riempiono di gaudio per tanti aspetti confortanti della vita della Chiesa, mi arrecano pure non poco dolore per alcune prove, che state soffrendo nell'esercizio del vostro ministero pastorale.

In realtà, come Pastori solleciti del bene delle vostre comunità, voi le vedete esposte alla tentazione del secolarismo, a causa dell'affievolimento di quella vita di fede che era stata, nel corso della storia, una caratteristica costante dei cattolici d'Austria.

Con la diminuzione dello spirito di fede, anche la Chiesa di Cristo è vista da alcuni solamente come una società terrena, soggetta alle libere scelte dei suoi membri. In tale ottica ciò che sul momento è gradito alla maggioranza diventa norma da seguire. La Chiesa non è più considerata come quella che deve cercare di attuare nella storia la volontà di Cristo, ma come quella che deve seguire i mutevoli venti di dottrina dei singoli uomini.

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2. Recentemente, poi, avete anche dovuto affrontare una prova assai dura a causa dei violenti attacchi all'onorabilità di alcuni di voi. Prima il venerato Arcivescovo di Vienna e, in seguito, altri Vescovi sono stati pubblicamente accusati, senza tener conto non solo della loro dignità ecclesiale, ma anche di quella semplicemente umana.

Di fronte a queste vostre sofferenze, molti fedeli si sono stretti intorno a voi, rinsaldando quei vincoli di comunione ecclesiale che devono esistere in ogni famiglia diocesana.

In questo momento di prova anche il Successore di Pietro, sollecito del bene di tutte le Chiese particolari sparse per il mondo, sente il dovere di esservi vicino, per esprimervi i suoi sentimenti di solidarietà ed assicurarvi della sua costante preghiera.

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3. "Percuotero il Pastore e saranno disperse le pecore del gregge" (
Mt 26,31). Con queste parole Cristo stesso ha predetto i colpi che doveva subire la Chiesa riunita intorno a Lui, cioè la Chiesa nello stadio iniziale, costruita sul fondamento degli Apostoli e vivente del Vangelo. Proprio questa Chiesa degli inizi è il prototipo di tutte le Chiese sino alla fine del mondo. Essa lo è anche per la Chiesa in Austria.

E' difficile giudicare in quale misura la strategia di percuotere i Pastori abbia avuto successo. Se Cristo ha pronunciato queste parole di fronte alla prova definitiva che lo aspettava in Gerusalemme, allora egli ha voluto in questo modo aiutare noi di fronte alle odierne, analoghe situazioni e prove.

Dall'esperienza della Chiesa primitiva sappiamo che, davanti alle accuse ingiuste rivolte contro nostro Signore, come anche di fronte alla condanna a morte dichiarata ed eseguita, all'inizio si è avuta una "dispersione delle pecore del gregge". Tuttavia, non dobbiamo fermarci a quello stadio, poiché sappiamo che la Risurrezione di Cristo ha dato inizio al consolidamento della Comunità, la Risurrezione a cui dobbiamo l'esistenza della Chiesa e quella crescita del Cristianesimo in tutto il mondo.

Nel caso della Chiesa in Austria, voglio sperare che il tentativo di distruzione non abbia successo, dato che la maggior parte dei fedeli austriaci sa ben apprezzare il lavoro generoso svolto dai propri pastori e non permetterà, quindi, che la zizzania del sospetto, della critica e della discordia possa prevalere in codesta Comunità.

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4. Del resto, voi sapete bene che ai successori degli Apostoli mai sono state risparmiate le prove. Cristo nell'ultima Cena disse ai Dodici: "Il servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno pure voi" (
Jn 15,20). Vi sia, pero, di conforto l'altra promessa subito fatta dal Signore: "Se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Jn 15).

La vita cristiana, che fiorisce rigogliosa in tante famiglie, in numerose comunità parrocchiali e in innumerevoli istituzioni della Chiesa in Austria, è una conferma costante dell'attualità della promessa di Cristo e dell'opera continua del suo Spirito, che vivifica interiormente la Chiesa.

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5. Ai singoli Vescovi d'Austria giunga il mio saluto più fraterno. Mi sia, pero, consentito di rivolgere un saluto particolare ai due Signori Cardinali, le Loro Eminenze Franz König e Hans Hermann Groer.

Al Signor Cardinale König, che festeggia, con animo grato al Signore, il compimento dei novant'anni di vita, giungano le mie congratulazioni più cordiali, insieme al ringraziamento per tutto ciò che egli ha fatto a servizio della Chiesa in Austria e di questa Sede Apostolica.

Al Signor Cardinale Groer che, per raggiunti limiti di età, si appresta a lasciare il governo della cara Arcidiocesi viennese, giunga l'espressione della mia gratitudine per il fedele e generoso servizio ecclesiale.

Al suo successore, il Signor Arcivescovo-Coadiutore Christoph Schönborn, vada l'augurio di una fruttuosa attività apostolica nell'importante Arcidiocesi di Vienna, situata nel cuore dell'Europa.

Al Signor Presidente ed ai membri della Conferenza Episcopale Austriaca giunga, infine, l'assicurazione della mia preghiera, affinché Cristo, Pastore Supremo della Chiesa, benedica la loro attività svolta in collaborazione sempre più stretta e concorde, come auspica il Concilio Vaticano II (cfr.
CD 37).

L'Austria ha avuto un suo ruolo importante nella storia della Chiesa.

Possa la Chiesa cattolica nel vostro Paese offrire anche nel nostro tempo un grande contributo alla nuova evangelizzazione in Europa, affinché siano messe in risalto le radici cristiane della civiltà di questo continente.

Tutta la Chiesa, ed il Vescovo di Roma in modo particolare, implorano lo Spirito Santo affinché conceda alla Chiesa in Austria quella forza che costantemente scaturisce dal mistero pasquale di Cristo. Maria, venerata nel Santuario di Maria-Zell, vegli insieme con voi nella preghiera e nella sofferenza: Maria Addolorata, Maria ai piedi della Croce.

Come segno della mia particolare stima, invio di cuore a voi, ai vostri sacerdoti e diaconi, a tutte le persone di vita consacrata, come pure a tutti i fedeli a voi affidati, la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 8 settembre 1995.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-09-08 Data estesa: Venerdi 8 Settembre 1995

Lettera al Cardinale Quarracino - Città del Vaticano

Titolo: Per il 50° dell'ordinazione sacerdotale

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Antonio Quarracino Arcivescovo di Buenos Aires Con la stessa grande fiducia e stima con cui, Venerato Fratello Nostro, Le affidammo incarichi pastorali tanto importanti nella sua patria, e con la stessa ampia benevolenza con cui recentemente abbiamo ritenuto di poterLa chiamare nel numero dei Padri porporati della Chiesa di Dio, Le consegniamo oggi questa Lettera, come di mano in mano, affinché, oltre a tutte le altre testimonianze e prove dei Nostri sentimenti nei suoi riguardi, Ella abbia questo attestato speciale e chiaro della profonda gratitudine del Nostro animo.

E infatti motivo di grande consolazione e piacere per Noi ripercorrere insieme nel Nostro animo e in queste righe, gli innumerevoli meriti da Lei acquistati nello svolgimento del sacro ministero, valutare le sue molteplici iniziative, considerare le sue opere dai notevoli frutti. Ma questa occasione memorabile e la stessa eccezionale opportunità che ci spinge oggi a compiere questo gesto nei suoi confronti, procura a Noi una letizia pari a quella che proveranno in questo momento, come già prevediamo, gli altri Fratelli Vescovi e sacerdoti, fedeli compagni di vita consacrata. Parliamo, Venerato Fratello Nostro, del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che per la grande benevolenza del Divino Pastore Le sarà possibile celebrare e commemorare quest'anno. Moltissimi insieme con Noi vorranno adeguatamente lodare i cinquant'anni della sua instancabile attività in ogni ambito dell'apostolato e in ogni campo degli studi, annoverandoLa tra gli eminenti pastori della Chiesa. Lei è stato infatti Presidente del Consiglio Episcopale dell'America Latina (C.E.L.A.M.) e questa sua attività sacerdotale ed episcopale è stata di giovamento non ad uno, ma a molti greggi e comunità ecclesiali - Mercedes, Santo Domingo, Nueve de Julio, Avellaneda, La Plata, Buenos Aires - dal momento che tutta la Chiesa cattolica d'Argentina gode degli effetti salutari della sua opera: comprendiamo perciò facilmente a quale grande coro uniamo prontamente anche la Nostra chiara voce per lodare in Lei il sacerdozio di Cristo.

Questa Nostra lode fraterna tocca inoltre il suo quotidiano lavoro di insegnamento nei seminari e nell'Università cattolica; riguarda la sua amorosa cura verso l'Azione Cattolica e le altre forme di apostolato dei laici; include soprattutto la sua sollecitudine nel formare i nuovi presbiteri nel modo più solido possibile; non tralascia la diligente promozione della vera cultura, di un umanesimo cristiano, ed in particolare della musica corale, alla quale tutti sanno quanto amore Lei porti. In tutte queste forme ed espressioni del sacro ministero Lei ha dimostrato egregie virtù sacerdotali e doti di cui può rendere adeguate grazie al Divino Dispensatore e del cui uso così pieno desideriamo render grazie a Lei, Venerato Fratello Nostro, in questa felicissima occasione.

Ci auguriamo che questo suo anniversario arrechi all'animo suo abbondante consolazione, confermi nei prossimi anni il suo fervore sacerdotale e Le conceda già in terra divine ricompense. Riceva dunque dal profondo del Nostro cuore il Nostro saluto, la Nostra Benedizione Apostolica, la conferma della Nostra stima per i suoi meriti sacerdotali, nonché la supplica di aiuti celesti, così che la comunità di Buenos Aires e la Chiesa stessa d'Argentina si allietino, grate per il dono del suo sacerdozio ed episcopato.

Dal Vaticano, 8 settembre 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-09-08 Data estesa: Venerdi 8 Settembre 1995

Messaggio: il Papa al Capitolo Generale dell'Ordine cistercense - Rocca di Papa (Roma)

Titolo: Valorizzate il contributo delle monache alla missione dei Cistercensi

Carissimi Fratelli dell'Ordine cistercense!

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1. Sono lieto di rivolgermi a voi, Oblati, Priori e Delegati, in occasione del vostro Capitolo Generale, per attestarvi l'affetto e l'interesse con cui seguo questo momento importante della vita della vostra illustre Famiglia religiosa.

Rivolgo un deferente pensiero all'Abate Don Policarpo Zakar, che ha terminato il suo mandato decennale a servizio dell'intero Ordine, e mentre gli esprimo cordiale apprezzamento per il lavoro svolto, formulo i migliori auguri per il nuovo eletto, Don Mauro Esteva.

So che avete incluso, come punto principale nel programma del Capitolo Generale, lo studio sul modo migliore di associare le monache, che sono parte considerevole della vostra Famiglia religiosa, alla responsabilità del governo dell'Ordine. A questo fine avete voluto che partecipassero al Capitolo anche le Abbadesse come osservatrici. Nelle vostre discussioni al riguardo vi siete riferiti costantemente agli insegnamenti del Concilio Vaticano II ed a quelli da me recentemente rivolti al Popolo di Dio, in particolare, nella "Lettera alle donne". Faccio voti che le vostre deliberazioni valorizzino il contributo delle monache alla realizzazione della missione dei Cistercensi nella Chiesa e nel mondo.

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2. Il presente Capitolo mira anche a considerare come questa vostra missione debba aggiornarsi ed espandersi, in vista del terzo millennio cristiano. Mentre infatti l'umanità si appresta ad entrare in una nuova era della storia, l'Ordine cistercense sta preparando le celebrazioni del suo decimo centenario.

Dio è entrato nella storia con l'Incarnazione dell'Unigenito Figlio, il quale ne è diventato così il centro ed il termine. Abbiate cura, ad imitazione dei vostri Fondatori e dei loro discepoli, di porre in sempre maggior risalto la centralità di Cristo nella vostra vita spirituale e nel vostro ministero.

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3. I Cistercensi abbracciarono nel secolo undicesimo la nuova osservanza nell'intento di cercare più intensamente Dio, di approfondirne la conoscenza e di farne, in qualche misura la viva esperienza. Il mistero del Verbo Incarnato, "immagine del Dio invisibile" (
Col 1,15), "via verità e vita" (Jn 14,6), ha illuminato la loro contemplazione e li ha guidati a riconoscere nell'umanità assunta dal Verbo la via a noi offerta affinché, attraverso la conoscenza visibile di Dio, fossimo rapiti all'amore delle realtà invisibili (cfr. Prefazio di Natale, 1).

Così scriveva San Bernardo: "Io penso che la ragione principale che ha spinto Dio invisibile a farsi vedere nella carne e a vivere tra gli uomini è di raccogliere tutti gli affetti di questi esseri di carne, di concentrarli nell'amore salutare per la sua propria carne e di incamminarli così a poco a poco verso un amore spirituale" (Sermo XX in ).

A lui faceva eco il beato Aelredo: "Dal seno del Padre, il nostro Signore è disceso fino a noi... Se dunque, fratelli carissimi, vogliamo salire fino al luogo da dove Egli è disceso, cioè fino al Padre dei cieli, cominciamo la nostra ascesa andando dal Figlio di Maria, cioè dall'umanità di Cristo. E così saliremo fino alla sua divinità. Egli infatti è la via, come Lui stesso attesta" (Sermo in Nativitate B.M.V.).

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4. Da tale impostazione teologica e spirituale deriva una profonda e robusta devozione alla Madonna, di cui Bernardo è illustre maestro e testimone. "Non dimenticare - egli insegna - di far passare per Maria tutto quello che tu decidi di offrire, affinché la grazia, per ritornare al suo Autore, prenda lo stesso àlveo che essa ha preso per discendere" (Sermo in Nativ., V).

In Maria voi trovate l'ideale della vita monastica e il soccorso incomparabile di cui avete bisogno nell'arduo cammino verso la perfezione della carità. San Bernardo ricorreva alla Madonna quando i suoi figli erano in difficoltà spirituale, ed implorava per essi la grazia della devozione, dicendoLe con filiale confidenza: "Non hanno più vino" (In dominica II Epiph., 4).

Voglia la Vergine Santa, carissimi, ottenere sempre per l'Ordine cistercense il vino nuovo e buono dell'amore di Cristo. Affido a Lei ogni vostro desiderio e proposito e, mentre assicuro la mia preghiera per una fruttuosa conclusione dei lavori capitolari, di cuore imparto a voi, alle vostre comunità ed a quanti vi sono cari una speciale Benedizione Apostolica.

Castel Gandolfo, 8 settembre 1995.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-09-08 Data estesa: Venerdi 8 Settembre 1995

Il saluto ai fedeli del Santo Padre all'arrivo nel Santuario della Santa Casa - Loreto

Sia lodato Gesù Cristo. La Madonna di Loreto è anche Patrona dell'Aeronautica Militare Italiana. E così oggi io sono venuto con l'elicottero, grazie all'Aeronautica Militare Italiana. Saluto cordialmente tutti i presenti qui, in questo ambiente dove sono già riuniti i giovani. Saluto soprattutto i cittadini di Loreto. Saluto poi tante donne, in questo momento in cui si sta svolgendo la Conferenza Mondiale sulla Donna a Pechino, e tante suore, religiose, e anche gli uomini, anche voi: i ragazzi, i giovani, i sacerdoti, i Vescovi e i Cardinali. E saluto cordialmente i custodi di questa Casa, i Padri Francescani Cappuccini. Allora mi raccomando alla vostre preghiere.

Sia lodato Gesù Cristo!.

Data: 1995-09-09 Data estesa: Sabato 9 Settembre 1995

Ai giovani europei: il messaggio alle nuove generazioni durante l'incontro sulla spianata di Montorso - Loreto

Titolo: Uniti nella Casa di Maria per deporre un nuovo seme di speranza nella travagliata Europa dei nostri giorni



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1. Ho seguito con attenzione i vostri interventi, carissimi giovani qui presenti o collegati con noi grazie alla radio e alla televisione. Grazie per la vostra partecipazione, grazie per le vostre testimonianze di fede e di impegno evangelico, grazie per il vostro entusiasmo.

Ai giovani che dall'Atlantico agli Urali cercano una "casa comune" io dico: "Ecco la vostra Casa" Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall'Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una "casa comune". A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell'uomo! Giovani dell'Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell'amore! Voi siete nella primavera della vita, e vi scoprite alberi in fiore, chiamati a diventare carichi di frutti. Questi anni che segnano il tramonto del secondo millennio sono caratterizzati da un vero incalzare di sfide e di domande, di stimoli e di attese. E' il tempo della vostra giovinezza. Sappiate apprezzare le singolari opportunità che ogni giorno vi si offrono. Nonostante i suoi problemi, questo è un tempo straordinario, un "momento favorevole", nel quale ciascuno deve sapersi assumere appieno le proprie responsabilità: personali e sociali.

Non dimenticate, per questo, quali sono le vostre radici. L'albero che vuole crescere e portare frutti, deve con le sue radici attingere alimento dal terreno buono. Giovani d'Europa, il Vangelo è questo terreno in cui porre le radici del vostro avvenire! Nel Vangelo vi si fa incontro Cristo. Scoprite e gustate la sua amicizia, invitatelo ad essere vostro compagno nel viaggio di ogni giorno. Egli solo ha parole di vita eterna (cfr.
Jn 6,68).

Vogliamo consegnare al nuovo millennio un Continente che continui a cercare nel Vangelo il principio ispiratore

1443
2. Giovani, speranza dell'Europa! Mi piace vedervi così, nella cornice di questo suggestivo incontro che accomuna, grazie anche ai moderni mezzi di comunicazione, città e paesi di culture diverse. Di recente, la caduta di storiche barriere ha fatto sognare un nuovo mondo di libertà e di fratellanza. Gli eventi successivi, purtroppo, in non pochi casi hanno smentito le attese. Ma la sfida resta urgente ed impegnativa. Nessuno ceda allo scoraggiamento. Nessuno si sottragga al compito di costruire un'Europa fedele alla sua nobile e feconda tradizione civile e spirituale. Noi vogliamo consegnare al nuovo millennio un Continente che continui a cercare nel Vangelo il principio ispiratore della convivenza nella libertà e nella solidarietà.

Quante volte l'Europa, in passato, si è trovata ad affrontare travagliati periodi di trasformazione e di crisi: sempre li ha superati traendo linfa nuova dall'inesauribile riserva di energia vitale del Vangelo. così fu, ad esempio, all'epoca di san Benedetto. Ed oggi, in un contesto ormai planetario, occorre andare ancor più in profondità, operando una nuova sintesi tra valori e bisogni, tra fede e cultura, tra Vangelo e vita. Ma per questo sono necessari il coraggio e l'audacia di autentici credenti, pronti a resistere ad ogni tentazione e decisi a divenire intrepidi operatori di giustizia e di pace.

Respingete le ideologie ottuse e violente, tenetevi lontani da ogni forma di nazionalismo esasperato e di intolleranza

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3. Giovani al servizio della vita e costruttori di pace. A poche centinaia di chilometri da qui, sull'altra sponda del Mare Adriatico, ogni giorno si continua a morire per le strade e nelle piazze, oltre che sui campi di battaglia. Muoiono donne e vecchi, mentre fanno la fila per un po' d'acqua o di pane. Muoiono bambini, raggiunti dal piombo omicida nel mezzo dei loro giochi innocenti.

Quanti vostri coetanei tra le vittime di tale tragedia! Quante vite spezzate! Si parla continuamente di pace, ma non si smette di fare la guerra. La vecchia Europa ben conosce questa realtà disumana. La generazione alla quale appartengo era giovane durante la seconda guerra mondiale, della cui fine abbiamo da poco commemorato il 50 anniversario. La mia generazione, giovane di settantacinque anni. Ma anche la vostra generazione conosce il dramma di interminabili conflitti.

Cari giovani, respingete le ideologie ottuse e violente; tenetevi lontani da ogni forma di nazionalismo esasperato e di intolleranza. A voi è affidata "la missione di aprire nuove vie di fratellanza tra i popoli, per costruire un'unica famiglia umana, approfondendo la legge della reciprocità del dare e del ricevere, del dono di sé e dell'accoglienza dell'altro" (Messaggio in occasione del 50 della fine della seconda guerra mondiale in Europa, n. 15).

Tocca a voi diffondere la feconda "cultura del Vangelo", dove Cristo "vivo ieri, oggi e sempre" si fa risposta concreta alle domande essenziali del cuore inquieto dell'uomo. Siate voi stessi risposte viventi di Cristo, avendo il Vangelo come regola fondamentale d'ogni vostra azione e d'ogni vostro desiderio.

Scriverete così pagine inedite di nuova evangelizzazione per questo nostro tempo, specialmente fra i vostri coetanei.

Siate il cuore di Cristo per amare e pregare, siate le mani di Cristo per lavorare e servire

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4. "EurHope": Europa e Speranza. Avete voluto dare questo titolo all'odierna suggestiva veglia. Nel termine "EurHope" le parole Europa e Speranza si intrecciano inscindibilmente. E' un'intuizione bella, ma anche singolarmente impegnativa. Essa esige che voi siate uomini e donne di speranza: persone che credono nel Dio della vita e dell'amore, e proclamano con salda fiducia che c'è futuro per l'uomo.

Voi siete il volto giovane dell'Europa. Il futuro del Continente, come del mondo intero, vi appartiene, se saprete seguire il cammino che Cristo vi indica. Il segreto è lo stesso di sempre: è Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo; è la Croce di Cristo. Il Papa stasera vi affida questo segreto antico e sempre nuovo: cari giovani, seguite Colui, che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (
Mc 10,45). Siate le sue mani e il suo cuore, per i vostri fratelli e le vostre sorelle: il cuore per amare e pregare, le mani per lavorare, costruire e servire.

Accogliete Maria, oggi e per sempre, in casa vostra!

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5. Loreto vuol dire con Maria verso il 2000. Non possiamo terminare questo nostro dialogo senza guardare alla Vergine Santa, "segno di sicura speranza e consolazione" (
LG 68). Giovani dell'Europa intera, vi affido a Maria additandola al vostro amore. AccoglieteLa, oggi e per sempre, in casa vostra! Come Lei, Maria, vi accoglie oggi e domani nella sua Casa di Loreto.

Qui, nel Santuario di Loreto, da sette secoli la Vergine continua silenziosamente a vegliare e a operare, come faceva nella Casa di Nazaret. Il suo stile è quello dell'umiltà, della fedeltà, del servizio. E' lo stile di Nazaret, lo stile di Loreto. Fatelo vostro! Imitando Lei, sperimenterete la gioia e la pace che sono dono dello Spirito Santo. Insieme a Lei, potrete accingervi con coraggio a costruire l'Europa della speranza, fedele alle proprie radici, terra di accoglienza, di solidarietà, di pace per tutti.

Ringraziamo perché la pioggia è stata ieri.

(Il Santo Padre ha poi aggiunto:] Carissimi giovani! A voi, convenuti numerosi qui a Montorso, e a tutti voi, uniti in questo momento con noi mediante la radio e la televisione, giunga il mio caloroso saluto! Loreto, cittadella di Maria, in questi giorni assume il volto di capitale spirituale dei giovani dell'Europa. Il Santuario della Santa Casa, di cui celebriamo quest'anno il settimo centenario, si trova oggi come al "centro" di questo Continente antico e nuovo da voi chiamato "EurHope": Europa-speranza.

Loreto è così diventato il Santuario della Speranza.

Da qui, stasera, il nostro incontro si allarga fino ad abbracciare l'intero Continente. Per questo siamo collegati con alcuni luoghi particolarmente significativi. Vi saluto, giovani di Belfast, di Parigi, di Santiago de Compostela, giovani della Lituania, radunati presso la Collina delle Croci, giovani di Dresda, città ricostruita dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale. Con particolare affetto abbraccio voi, giovani di Sarajevo e della ex-Jugoslavia! Voi che potete unirvi spiritualmente a questa stupenda celebrazione e voi che non lo potete, a causa dell'isolamento in cui purtroppo vi tiene la guerra: vi siamo vicini, siamo con voi! Come a Buenos Aires, a Santiago, come a Czestochowa, a Denver, e in questo anno a Manila, siamo numerosi, ma vogliamo formare, con la grazia dello Spirito Santo, un cuore solo e un'anima sola. Provenienti da diverse località ci raccogliamo idealmente tutti nella Casa di Maria, e come lei apriamo il cuore all'ascolto della Parola di Dio, per deporre nella travagliata Europa dei nostri giorni un nuovo seme di speranza.

(I giovani presenti a Loreto e quelli collegati da varie città europee hanno quindi presentato al Santo Padre le loro testimonianze. Al termine di ogni collegamento il Papa ha salutato, in particolare, i ragazzi ed le ragazze riuniti a Belfast, a Parigi, presso il Santuario spagnolo di Santiago de Compostela, presso la Collina delle Croci in Lituania, a Dresda in Germania e a Sarajevo.]

Data: 1995-09-09 Data estesa: Sabato 9 Settembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1420