GPII 1995 Insegnamenti 1504

Arrivo: il saluto durante lacerimonia di benvenuto svoltasi all'aeroporto internazionale di Johannesburg - Sud Africa

Titolo: Affidiamo a Dio quanti hanno sofferto e continuano a lottare per la dignità di tutti in questa terra e nell'intero Continente

Caro Presidente Mandela, Cari Fratelli Vescovi, Cari Amici del Sud Africa,

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1. Dal profondo del cuore ringrazio Dio Onnipotente per avermi consentito di venire ancora una volta in Africa, un Continente che ha un posto centrale nei miei affetti e nelle mie preoccupazioni di Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro. Vengo in Sud Africa con stima profonda per i suoi popoli e per le sue culture. Ho piena fiducia nel fatto che i vincoli di amicizia fra la Repubblica del Sud Africa e la Santa Sede, che lo scorso anno hanno portato all'instaurazione di relazioni diplomatiche fra di noi, continueranno a crescere e a intensificarsi.

Spero anche che presto potro tornare per una visita pastorale alle comunità cattoliche in quei luoghi che non ho avuto la possibilità di visitare.

Ovunque guardiamo, l'Africa si sta trasformando. Non sappiamo ancora dove condurrà questo cambiamento. Sappiamo pero che le speranze e le aspettative di milioni di esseri umani non possono essere ignorate. Rappresentano per tutti noi una sfida morale. perciò questo mio viaggio ha un significato particolare, in primo luogo per me stesso e per i membri della Chiesa Cattolica, ma anche, spero, per tutti coloro cui sta a cuore il benessere dell'Africa. Lo scopo della mia visita, infatti, è presentare i risultati della Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi che si è tenuta a Roma l'anno scorso. Il Sinodo riaffida di nuovo alla Chiesa il compito di operare con tutti i mezzi a sua disposizione per il pieno progresso umano e spirituale dei popoli dell'Africa. La comunità cattolica in tutta l'Africa cercherà di rinnovarsi dall'interno in modo da raggiungere tutti con il suo amore, nella ferma convinzione che con la sua Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in qualche modo con ogni essere umano (cfr.
GS 22).

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2. Oggi il mio viaggio mi porta in Sud Africa, al nuovo Sud Africa, una nazione che si è posta fermamente sulla via della riconciliazione e dell'armonia tra tutti i suoi abitanti. All'inizio della mia visita, desidero rendere omaggio a lei, Signor Presidente, che, dopo essere stato un "testimone" silenzioso e partecipe dell'anelito del suo popolo alla vera liberazione, ora si è assunto la responsabilità d'ispirare e di sfidare ognuno a riuscire nel compito di riconciliazione e di ricostruzione nazionali. Ricordo il nostro incontro in Vaticano nel giugno del 1990, poco dopo il suo rilascio dalla prigione. Nelle cordiali parole di benvenuto che oggi mi ha rivolto, riconosco quello stesso spirito che la sostenne nel raggiungimento dell'ideale di una vita migliore per i popoli di questa Nazione. Noi tutti dobbiamo essere grati a lei e all'ex-Presidente F.W. de Klerk, che nel 1993 avete ricevuto insieme il Premio Nobel per la Pace, per la saggezza e il coraggio con i quali avete agito. Nelle nostre preghiere desideriamo affidare a Dio tutti coloro che hanno operato e sofferto e continuano a lottare perché venga quel giorno in cui la dignità di tutti sarà interamente riconosciuta, rispettata e tutelata in questa terra e in tutto questo Continente.

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3. Il Sud Africa si definisce una "Nazione arcobaleno", riferendosi alla diversità delle razze, dei gruppi etnici, delle lingue, delle culture e delle religioni che la caratterizzano. Vi guida il profondo concetto di ubuntu, che si esprime con il detto: "Le persone sono rese persone attraverso altre persone". Certamente, l'impegno del Governo di Unità Nazionale a raccogliere tutti i cittadini di questo Paese in una società unita, giusta e più prospera, è condiviso dai responsabili religiosi del Sud Africa, cristiani, ebrei, musulmani, indù e tradizionali, che io saluto con cordiale stima. Insistendo su quanto unisce, tutti i credenti possono "costruire insieme", utilizzando le loro risorse spirituali per tener viva la fiamma della speranza all'orizzonte del cammino dell'umanità verso un futuro più luminoso.

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4. Con gioia particolare saluto i miei fratelli Vescovi e i fedeli della Chiesa cattolica di tutta la parte meridionale di questo Continente. Ho sperato e pregato di poter celebrare qui insieme, nella Repubblica del Sud Africa, la nostra fede e incoraggiarvi nel compito di contribuire a lenire le ferite delle ingiustizie del passato e a educare la coscienza morale degli individui e dei popoli sulle esigenze della loro dignità umana e del loro servizio cristiano.

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5. Porgo con gioia la mano dell'amicizia ai rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane in Sud Africa. Dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che la cooperazione e gli intensi contatti ecumenici e la cooperazione già esistenti tra noi continuino a essere una fonte di profonda e durevole armonia e, a livello più profondo della nostra fede comune nel nostro Signore Gesù Cristo, ci rendano sempre più segni convincenti e strumenti dell'unità dell'intera famiglia umana e della sua intima comunione con Dio (cfr.
LG 1). Ovunque vada, esorto i resposabili religiosi e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a promuovere quella comprensione e quel dialogo che soli ci permettono di conoscerci reciprocamente, abbattere i pregiudizi e affrontare con successo le gravi sfide del nostro tempo.

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6. Il mutamento epocale per il quale il Sud Africa sta lottando richiederà il meglio che ognuno può dare al servizio del bene comune. Richiederà molta fatica e molti sacrifici. Il successo finale sarà in definitiva un dono dell'Onnipotente, il Signore della vita e della storia umana. Che Egli sostenga lei, Presidente Mandela, i Vice-Presidenti, i membri del suo Governo, e tutti i suoi concittadini, nel grande compito che dovete svolgere! Faccio mia la preghiera del Salmo: "Il Signore darà forza al suo popolo!, benedirà il suo popolo con la pace" (29,11).

Dio vi benedica!

Data: 1995-09-16 Data estesa: Sabato 16 Settembre 1995

Omelia: la Concelebrazione Eucaristica alla presenza di cinquecentomila fedeli al "Gosforth Park" di Germiston - Sud Africa

Titolo: Solidarietà: unico cammino possibile per superare il completo fallimento morale dei preconcetti razziali e delle rivalità etniche

"Vi lascio la pace, vi do la mia pace" dice il Signore (Jn 14,27).

(In Africaans:] "Vrede laat ek vir julle na, my vrede gee ek san julle", se die Here.

(In Zulu:] "Uxolo ngilushiya kinina, uxolo lwami ngininika lona". Usho njalo uNkulunkulu.

(In Sesotho:] "Ke le siela kgotso, ke le neha kgotso ea ka", ho rialo Morena.

(In Xhosa:] "Uxolo ndilushiya kuni, uxolo lwami ndininika lona", utsho njalo uThixo.

Cari Fratelli e Sorelle,

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1. Ogni volta che celebriamo l'Eucaristia ascoltiamo queste parole prima di scambiarci il segno della pace e di ricevere la Santa Comunione. Queste sono le parole di Gesù durante l'Ultima Cena, quando saluto i suoi discepoli prima di andare verso la sua Passione e Morte. Sapeva che la sua Passione sarebbe stata una grande prova anche per loro, e così disse: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (). Fu come se prevedesse il momento della Domenica di Pasqua, quando sarebbe tornato tra loro, attraverso le porte chiuse del Cenacolo e avrebbe detto loro "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo" (
Jn 20,21-22).

Oggi invoco questa pace su tutti i popoli del Sud Africa. Saluto cordialmente il Vescovo Orsmond, il Pastore di questa Chiesa locale di Johannesburg, tutti i membri della Conferenza Episcopale Cattolica dell'Africa Meridionale e quelli della Riunione Inter-Regionale dei Vescovi dell'Africa Meridionale. Saluto anche il clero, i religiosi e i laici, i nostri fratelli e le nostre sorelle delle altre denominazioni cristiane e tradizioni religiose, le autorità civili della città, della provincia e della Nazione. Rivolgo una speciale parola di saluto e di gratitudine a Sua Eccellenza il Presidente Mandela, per la sua cortese presenza, come pure ai Vice Presidenti e alle altre autorità.

La pace di Cristo non è una pace come le altre. E' l'effusione dello Spirito Santo, "il Signore, donatore di vita". Il Giovedi santo Gesù chiamo lo Spirito Santo con l'appellativo di Consolatore. Disse: "Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce" (Jn 14,16-17). Il Consolatore, lo Spirito della verità, è la vera fonte della pace: quella pace che viene da Dio, ed è più forte di qualsiasi motivo di angoscia e di preoccupazione nella vita delle persone.

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2. Meditando sul Vangelo di oggi impariamo la verità sulla pace. Ascoltiamo il Vangelo di pace che costantemente la Chiesa proclama all'umanità e al mondo. Ogni anno, il 1 gennaio, la Chiesa celebra la Giornata mondiale della Pace per richiamare l'attenzione su questo bene immenso e per implorarlo ovunque manchi: in Europa come nei Balcani, e in Africa, in particolare in Rwanda e in Burundi, in Sudan, in Algeria e fino a poco tempo fa nella Repubblica del Sud Africa a causa della apartheid. Tutta la Chiesa è sollevata e le popolazioni in ogni luogo gioiscono del cambiamento che si è verificato in Sud Africa negli ultimi anni.

Vedendo quanto avviene qui, gli uomini e le donne di buona volontà sperano che anche in altre parti di questo Continente, e in tutto il mondo, la violenza cederà il posto al dialogo e alla concordia, e la vita di uomini, donne e bambini innocenti non sarà più in pericolo per motivi che, molto spesso, questi ultimi non condividono e non comprendono.

La Chiesa crede che la pace è un dono di Dio, ma è allo stesso tempo anche un compito affidato a tutti noi. A tutti voi: ai miei Fratelli Vescovi, alla comunità cattolica di Johannesburg e di tutte le altre Diocesi del Sud Africa e dei Paesi vicini, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle delle altre denominazioni cristiane, ai seguaci delle altre tradizioni religiose, a tutti gli uomini e a tutte le donne, indipendentemente dalla loro origine, razza o cultura, desidero ripetere le parole della Lettura di oggi del profeta Isaia "Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo... Pace, pace ai lontani e ai vicini" (
Is 57,14-19)

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3. L'Esortazione a lavorare strenuamente per la pace autentica è il pensiero dominante della celebrazione liturgica di oggi, qui a Gosforth Park, dove ci siamo riuniti per presentare solennemente i risultati dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi: l'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa.

Infatti, uno dei temi cui il Sinodo ha dedicato particolare attenzione è stato la connessione tra il Vangelo di salvezza, attraverso la fede in Gesù Cristo, e il progresso della giustizia e della pace a ogni livello dei rapporti umani.

Il Concilio Vaticano II, e in particolare la costituzione Pastorale Gaudium et spes, promulgata esattamente trent'anni fa, ha dato nuovo impulso a questa connessione - che fa sempre parte del pensiero e dell'azione della Chiesa - e al conseguente compito dei cristiani di edificare una società conforme alla loro dignità umana.

Un risultato immediato di questa rinnovata consapevolezza del legame esistente tra evangelizzazione e liberazione umana è stato l'istituzione del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha i suoi corrispondenti Consigli in ogni Conferenza episcopale e di fatto in molte diocesi nel mondo.

Nel corso degli anni questo Pontificio Consiglio ha promosso numerose ed eccellenti iniziative, tra le quali merita di essere menzionato l'incontro di Assisi del 1986, fra cristiani di tutte le denominazioni e rappresentanti di tutte le religioni del mondo, che si sono riuniti per pregare per la pace, seriamente minacciata in quel particolare momento della storia. Come negare che gli eventi successivi abbiano mostrato che quella preghiera, nella città di San Francesco, sia stata veramente ascoltata, dal momento che i cambiamenti avvenuti da allora nella situazione mondiale hanno aperto nuove possibilità non solo per i Continenti d'Europa e d'America, ma anche per le popolazione di ogni luogo? La mutata situazione mondiale ha sortito un notevole effetto sull'Africa. Il tempo dei contrasti ideologici è passato; vanno ora affrontati, con tutte le risorse disponibili, i problemi reali delle popolazioni dell'Africa.

L'Esortazione Apostolica che stiamo celebrando non offre un programma per lo sviluppo materiale e politico, in quanto ciò compete ai cittadini e alle guide responsabili in ogni Paese. Essa offre una visione del dovere morale che appartiene a tutti, e indica la strada che la Chiesa intende seguire per servire il completo benessere delle popolazioni africane. La Chiesa conosce l'immensità delle sfide in questione. Si rivolge quindi al suo Signore e alla forza e alla ispirazione che provengono dal potere di trasformazione della sua parola e della sua presenza sacramentale.

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4. "Cristo è la nostra pace" (cfr.
Ep 2,14), dice la lettura tratta della Lettera agli Efesini. San Paolo aggiunge questo splendido commento: "Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ep 2,13). Donando la sua vita al Padre, sulla Croce, Cristo è diventato la fonte di un nuovo rapporto tra gli individui e i popoli. San Paolo lo spiega in questo modo: "Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (cfr. Ep 2,14). Si riferisce al modo di pensare d'Israele, che separava i membri del Popolo Eletto dal resto dei popoli, che non erato prediletti da Dio. Se Gesù Cristo ha abbattuto il muro della separazione, ciò signiifca che in Cristo tutti gli uomini e le donne, e tutti i popoli, sono eletti da Dio: "Non c'è più Giudeo né Greco... poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù", come scrive San Paolo nella Lettera ai Galati (Ga 3,28). Ogni discriminazione di origine, di razza e di lingua, è superata! La prima sfida per i popoli dell'Africa è attualmente quella di una conversione alla solidarietà, caratterizzata dalla magnanimità, dal perdono reciproco e dalla riconciliazione. Per alcuni queste parole potranno suonare inaccessibili alla propria esperienza e ai propri propositi. Tuttavia, rappresentano l'unico cammino possibile per superare il completo fallimento morale dei preconcetti razziali e delle rivalità etniche. Una solidarietà autentica è possibile poiché apparteniamo tutti a un'unica famiglia umana. La nostra creazione a immagine di Dio è il fondamento e la radice della nostra dignità umana e pertanto di tutti i diritti inclusi quelli delle Nazioni. La morte e la Risurrezione di Gesù Cristo aggiungono al nostro impegno a favore della pace e della solidarietà un motivo nuovo e superiore.

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5. Il Profeta Isaia esclama: "Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo" (57,14). Il Sinodo per l'Africa rivolge questo appello e questo incoraggiamento a tutti i popoli di questo Continente. In modo particolare questo appello e questo incoraggiamento vanno alle donne dell'Africa.

Il Sinodo ha dato ampio spazio ai particolari fardelli che gravano su di voi, alle ingiustizie che subite, alla violenza e ai crimini perpetrati contro di voi. La Chiesa in Africa deplora tutto ciò che vi priva dei vostri diritti e del rispetto a voi dovuto (cfr. Ecclesia in Africa, n. 121).

La Chiesa sa che voi, donne dell'Africa, avete un ruolo insostituibile nell'umanizzare la società. Siete più sensibili alle implicazioni della giustizia e alle esigenze di pace perché più vicine al mistero della vita e al miracolo della sua trasmissione. La Chiesa quindi si appella a voi in modo particolare per rispettare, tutelare, amare e servire la vita, ogni vita umana, dal concepimento alla morte naturale! Come madri, portate alla vita i vostri figli; li educate per la vita. Ogni spargimento di sangue è una ferita al vostro genio unico. Con tutta la vostra forza tendete a difendere la vita che è stata concepita in voi, la vita che è oggetto del vostro grande amore. La storia dimostra che le guerre vengono fatte soprattutto dagli uomini. E' stato sempre così, ed è così anche oggi.

Cosa potete fare per cambiare questa situazione? Nessuno può insegnare bene come voi la realtà del rispetto per ogni essere vivente. Educando nel rispetto e nell'amore, insegnate e servite la pace, nelle vostre famiglie, nei vostri Paesi e nel mondo. Questo è stato il tema del mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace quest'anno: Donne: Maestre di Pace. Recentemente ho scritto una lettera alle donne del mondo chiedendo che la dignità delle donne venga riconosciuta universalmente sottolineando l'urgenza di un'efficace e intelligente campagna per la promozione della donna (cfr. n. 6).

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6. Di fronte all'enorme compito di educare le coscienze alla giustizia e alla pace, la Chiesa si rivolge a una donna per trarne ispirazione e aiuto: a Maria, Madre di Cristo, Regina di Pace. I cristiani hanno sempre invocato Maria nei momenti di pericolo e di difficoltà. Affidiamo a lei il progresso della giustizia e della pace in Africa. Lo faccio con tutta la mia fiducia, certo che se l'insegnamento del Sinodo verrà ampiamente diffuso e messo in pratica, la Chiesa in questo Continente guiderà il suo popolo verso una vita sempre più conforme alla dignità che Dio gli ha conferito.

Con Maria, l'intera Chiesa in Africa proclama la grandezza del Signore, perché Egli guarda al suo popolo bisognoso sradica l'orgoglio dal cuore ed innalza gli umili; ricolma di beni gli affamati soccorre i suoi servi (cfr.
Lc 1,46-52).

Che Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, compia ciò in noi.

Amen.

Data: 1995-09-17 Data estesa: Domenica 17 Settembre 1995

Il discorso durante la seconda sessione celebrativa dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - Cattedrale di Johannesburg (Sud Africa)

Titolo: "Si, L'Africa vivrà!"

Cari Fratelli nell'Episcopato, Sacerdoti, Diaconi e Seminaristi, Cari Religiosi e Religiose, Membri del Laicato, Cari amici africani, Sinodo di Risurrezione, Sinodo di Speranza

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1. Innalzo il cuore a lode e ringraziamento a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, per avermi condotto in Africa a celebrare il dono provvidenziale che è l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Qui a Johannesburg, in Sud Africa, insieme all'intera Chiesa in questa parte meridionale del Continente, ci siamo riuniti per promulgare l'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, che contiene le proposte fatte dai Padri sinodali al termine della sessione di lavoro svoltasi a Roma nei mesi di aprile e di maggio del 1994. Con l'autorità apostolica propria del Successore di Pietro, presento a tutta la Chiesa di Dio in Africa e nel Madagascar i discernimenti, le riflessioni e le risoluzioni del Sinodo. Faccio questo con la stessa gioia spirituale e la stessa fiducia nel Signore che ha ispirato i Vescovi a chiamarlo "il Sinodo di Risurrezione, il Sinodo di Speranza" (Messaggio del Sinodo, n. 2). Sapevano in chi avevano riposto la propria fiducia: "Cristo nostra Speranza è vivo; noi vivremo!" (). Si, l'Africa vivrà! Un piano d'azione pastorale per la Chiesa in Africa

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2. Dopo duemila anni, la proclamazione del Vangelo della salvezza in nostro Signore Gesù Cristo rimane l'obiettivo principale e omnicomprensivo della vita e della missione della Chiesa. Nelle mutevoli circostanze di tempo e di luogo lo Spirito Santo guida e rinnova la comunità ecclesiale per far conoscere e per comunicare la vita nuova in Gesù Cristo (cfr.
Rm 6,4). L'ispirazione e il rinnovamento che lo Spirito ha portato all'intera Chiesa attraverso il Concilio Vaticano II, sono ora stati ulteriormente chiariti e promossi dal Sinodo per le particolari circostanze dell'Africa. Lo Spirito esorta la Chiesa in Africa a essere "una Chiesa di missione che diventa essa stessa missionaria" (Ecclesia in Africa, n. 8).

Riflettendo sulla potenza salvifica del Vangelo (cfr. Rm 1,16), i Vescovi del Sinodo per l'Africa si sono concentrati su questioni veramente importanti e hanno lavorato insieme per trovare risposte appropriate. In questo senso i frutti del Sinodo esposti nell'Esortazione Apostolica costituiscono una specie di piano d'azione pastorale per la Chiesa in Africa mentre essa cerca di rimanere fedele alla sua vocazione e alla sua missione e mentre serve l'umanità sofferente in questo momento incostante e turbolento della storia.

Il Sinodo ha udito il grido angoscioso delle persone impotenti ed indifese

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3. Durante il Sinodo i Vescovi hanno testimoniato la fede viva e il saldo impegno delle loro comunità. Essi hanno descritto in maniera efficace le condizioni nelle quali essi e i loro collaboratori rivolgono ogni giorno la loro sollecitudine pastorale alla gente. Spesso le loro esperienze personali li hanno indotti a parlare delle "situazioni particolarmente preoccupanti" nelle quali vivono la maggior parte degli Africani: "il deterioramento generalizzato della qualità della vita, l'insufficienza dei mezzi per la formazione dei giovani, la carenza dei servizi sanitari e sociali elementari, con la conseguente persistenza di malattie endemiche, la diffusione del terribile flagello dell'AIDS, il gravoso e talora insopportabile peso del debito internazionale, l'orrore delle guerre fratricide alimentate da un traffico d'armi senza scrupoli, lo spettacolo vergognoso e miserando dei profughi e dei rifugiati" (Ecclesia in Africa, n. 114). Il giudizio morale del Sinodo circa questa situazione è allo stesso tempo compassionevole e severo. Come Cristo che ebbe compassione per la moltitudine, il Sinodo ha udito il grido angoscioso delle persone impotenti e indifese. Come Cristo che ha manifestato la sua indignazione per i mercanti nel tempio, i Vescovi hanno denunciato le politiche e le azioni negative che privano tanti loro fratelli e tante loro sorelle del benessere materiale e spirituale, della dignità e dei diritti umani, e, non di rado, della vita stessa.

I Padri sinodali hanno compreso chiaramente che la situazione di disumanizzazione e oppressione che affligge i loro popoli pone la comunità ecclesiale di fronte a una crisi - nel senso vero e proprio di "giudizio" - e a una sfida: la crisi di conversione, santità e integrità, per essere testimone credibile; la sfida a sviluppare il pieno potenziale del messaggio evangelico di adozione divina per liberare gli uomini e le donne del nostro tempo dal peccato e dalle "strutture del peccato".

Debito, commercio delle armi, scarico di rifiuti tossici e severi programmi di adattamento strutturale: nuove forme di sfruttamento dell'Africa

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4. E' vero che l'Africa ha vissuto una lunga e triste storia di sfruttamento per mano di altri (cfr. Omelia di apertura, 10 aprile 1994, n. 7). Oggi questa situazione perdura in forme nuove, che includono l'opprimente fardello dei debiti, le inique condizioni del commercio, lo scarico di rifiuti dannosi e le condizioni eccessivamente severe imposte dai programmi di adattamento strutturale. Non solo la Chiesa ma anche molti organismi internazionali quali il Summit delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sociale, tenutosi a Copenaghen nel marzo del presente anno, hanno sottolineato la necessità di programmi di aiuto e politiche economiche per promuovere un autentico progresso e sviluppo sociale, mediante sforzi volti a sradicare la povertà, a promuove l'occupazione e a aiutare tutti i settori della società a prendere parte più attiva nei dibattiti pubblici sulle politiche da seguire.

Esiste un ulteriore fattore concernente l'Africa che esige grande attenzione: il commercio internazionale delle armi. Faccio mie le raccomandazioni del Sinodo appellandomi ai Paesi che vendono armi all'Africa affinché desistano e chiedo ai governi africani di "rinunciare alle eccessive spese militari per dedicare più risorse all'educazione, alla sanità e al benessere dei loro popoli" (Ecclesia in Africa n. 118).

Le divisioni e le tensioni etniche portano a crimini nefasti, come avvenuto di recente in Rwanda e in Burundi

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5. In effetti, è innanzitutto agli africani che il Sinodo si rivolge con grande urgenza e speranza, poiché essi stessi devono essere i principali artefici di un futuro migliore. Fra i mali che meritano l'unanime condanna dei Padri sinodali ne risalta uno per la particolare gravità che le sue conseguenze hanno sugli africani: le divisioni e tensioni etniche che, a volte, portano a crimini nefasti, come è avvenuto di recente in Rwanda e in Burundi. La Chiesa in Africa è profondamente cosciente della sfida insita in tali divisioni e sente la pressante responsabilità di contribuire a porre rimedio alle loro conseguenze.

Rimuovere le cause dell'immensa tragedia dei profughi Il Sinodo non può dimenticare i milioni di rifugiati e il numero ancora più elevato di sfollati in terra africana. Catastrofi naturali, carestie, guerre ed errori umani hanno fatto si che una moltitudine di persone abbia perso tutto nella vita, persone le cui sofferenze sembrano non aver fine. Non è una questione di statistiche. Sono nostri fratelli e nostre sorelle. Hanno bisogno dell'aiuto della comunità internazionale. Hanno bisogno dell'aiuto della stessa Africa. Le cause della loro immensa tragedia devono essere rimosse. Meritano tutta la nostra gratitudine quanti si occupano delle necessità dei rifugiati. Penso soprattutto a tanti religiosi e volontari che, superando ogni avversità, si prodigano per soccorrere e proteggere queste persone infelici.

Molte problematiche del Continente sono conseguenza di un modo di governare sovente inquinato dalla corruzione Allo stesso modo, con la profonda consapevolezza "che molte problematiche del continente sono la conseguenza di un modo di governare sovente inquinato dalla corruzione" (ibidem, n. 110), il Sinodo esorta la Chiesa in Africa a fare tutto il possibile per risvegliare le coscienze e per promuovere la determinazione a cambiare. Di fatto il Sinodo ha innalzato al cielo preghiere perché sorgano responsabili onesti e capaci, sapendo che "conciliare profonde differenze, superare antiche animosità di natura etnica e integrarsi in un ordine mondiale esige grande abilità nell'arte di governare" (ibidem, n. 111) La domanda che tutti i responsabili della vita politica in Africa devono porsi riguardo alle politiche da essi adottate è la seguente: che conseguenze avranno per il popolo? In particolare, che conseguenze avranno per i poveri? Un modello di crescita economica che non sia in grado di soddisfare le reali e immediate necessità del popolo direttamente coinvolto è una violenza contro il rispetto dovuto alla dignità di quest'ultimo.

Una caratteristica del nuovo clima politico e sociale, in gran parte dell'Africa, è la crescente esigenza dei popoli di un maggiore rispetto per la funzione della legge e di una maggiore partecipazione democratica alla vita dei loro Paesi. Certamente questo rappresenta un passo importante nella giusta direzione. E' un processo che deve essere sostenuto e incoraggiato educando l'opinione pubblica alle responsabilità della democrazia e sostenendo la necessaria e pacifica trasformazione delle istituzioni. La speranza di un futuro migliore dipende in gran parte dal modo in cui questo processo riuscirà a indurre il popolo a impegnarsi nella costruzione del suo destino nazionale.

Il legame indissolubile fra l'evangelizzazione e il progresso umano

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6. L'Africa rappresenta una sfida per la Chiesa, poiché è missione universale di quest'ultima illuminare, guidare e incoraggiare tutti i popoli lungo il cammino della loro liberazione verso la salvezza in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Redentore dell'umanità. Si, solo quando il messaggio di salvezza, la "potenza salvifica del Vangelo" (cfr.
Rm 1,16), si radicherà, attraverso la catechesi, la preghiera e il culto, nel cuore degli individui e nella loro cultura, la comunità renderà un servizio autenticamente profetico alla società. Nell'esortare la Chiesa in Africa a impegnarsi sempre più attivamente nella "lotta per la difesa della dignità personale, per la giustizia e la pace sociale, per la promozione umana, la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e di ogni uomo" (Ecclesia in Africa, n. 69), i Padri sinodali hanno espresso il legame indissolubile fra l'evangelizzazione e il progresso umano (cfr. Rm 68).

Non può esistere alcuna dicotomia tra il comandamento di amare il Signore Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e il comandamento di amare il prossimo come se stessi, e quindi di impegnarsi in azioni a favore della giustizia e della trasformazione sociale.

Per la stessa ragione l'Assemblea Speciale ha posto particolare enfasi sull'importanza del dialogo ecumenico con altre Chiese e comunità ecclesiali, oltre che con la religione tradizionale africana e l'Islam (cfr. Rm 49).

Così la Chiesa contribuisce in modo efficace a promuovere la coesistenza fraterna dei popoli, al di là delle divisioni etniche, culturali, nazionali o sociali.

La Chiesa non mancherà di appoggiarvi nella ricerca della giustizia, della pace, della riconciliazione e dello sviluppo economico, sociale e politico

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7. Cari Fratelli nell'Episcopato e membri della Chiesa, Famiglia di Dio: ho voluto che questa fase celebrativa del Sinodo si svolgesse sul suolo africano per esprimere la solidarietà della Chiesa universale con le Chiese particolari in questo continente date le grandi sfide che dovete affrontare. La mia presenza intende riaffermare l'impegno della Chiesa universale verso questo Continente.

Ripeto ciò che ho detto nel corso di una visita precedente: "la presenza del Cristianesimo in alcune regioni risale proprio agli albori dell'era cristiana. In altri luoghi esso è arrivato più recentemente. In ogni caso, la Chiesa si è impegnata attivamente nell'educazione dei giovani, nell'assistenza ai malati, nella promozione dello sviluppo umano e spirituale dei popoli dell'Africa. Ha fatto questo non per conquistarsi una posizione e ancor meno per imporre uno stile di vita estraneo agli africani. Essa continua oggi nel suo apostolato e nelle sue opere buone al fine di rendere testimonianza alla speranza fondamentale che la sostiene: la speranza che l'intera umanità cresca nell'unità e raggiunga una sempre maggiore comunione con Dio" (Discorso di congedo a Khartoum, 10 febbraio 1993, n. 3).

Africa! Dando voce al Sinodo, vi assicuro solennemente che la Chiesa, incarnata nella vita dei vostri figli e delle vostre figlie, continuerà a condividere con voi il fardello dei vostri problemi e le difficoltà presenti nel vostro cammino verso un futuro migliore. Non mancherà di appoggiarvi e incoraggiarvi nella vostra ricerca di maggior giustizia, di pace e di riconciliazione, di uno sviluppo economico, sociale e politico conforme alla dignità della persona umana. Soprattutto essa non mancherà di offrirvi le imperscrutabili ricchezze di Cristo, "Luce delle Genti". A Lui onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1995-09-17 Data estesa: Domenica 17 Settembre 1995

Angelus: la preghiera mariana al termine della Concelebrazione Eucaristica presieduta al "Gosforth Park" - Johannesburg (Sud Africa)

Titolo: "Ogni traccia di odio ceda il posto alla forza liberatrice dell'amore"

Cari Fratelli e Sorelle, Mentre la Celebrazione dell'Eucaristia sta per concludersi, ci rivolgiamo con amore alla Beata Vergine Maria e imploriamo la sua protezione su questa amata Nazione e su tutta l'Africa.

MARIA, MADRE DEL VERBO INCARNATO! Nel tuo grembo il Figlio di Dio è diventato un membro della nostra famiglia umana. Volgi lo sguardo sulla meravigliosa diversità dei popoli che formano questa Nazione. Con le tue preghiere possano i sudafricani considerare uomo e donna come un figlio di Dio e un fratello o un sorella amati! MARIA, REGINA DELLA PACE! Tu hai dato la luce a Gesù Cristo, il Redentore dell'umanità che sulla croce ha abbattuto i muri del peccato e della divisione e ha riconciliato i popoli di tutte le razze, le nazioni e le lingue.

Veglia sulle nazioni dell'Africa, che cercano di dimenticare le oppressioni del passato e di costruire un futuro nuovo per i loro abitanti. Che, mediante la tua intercessione, ogni traccia di odio, di preconcetto e di paura ceda il posto alla forza liberatrice del rispetto, della stima e dell'amore! MARIA, MADRE DELLA SPERANZA! Hai avuto fiducia nell'adempimento delle promesse di Dio, perfino nell'ora più buia della Passione e della Morte di tuo Figlio. Volgi il tuo sguardo verso coloro che vacillano e hanno paura, o sono preda della tentazione della violenza. Attraverso le tue preghiere, possa il potere della Risurrezione di Cristo portare gioia e forza a tutti coloro che si adoperano per il sorgere di un nuovo giorno di giustizia, di pace e di solidarietà! MARIA, REGINA DELL'AFRICA! Accanto a tuo Figlio nella gloria vivi nella sua pienezza la pace del suo Regno. Grazie alle tue preghiere possano tutti gli africani essere uniti nella edificazione di un futuro degno dei figli di questo Continente. Attraverso le tue preghiere possa l'eredità delle tradizioni spirituali dell'Africa ispirare la ricerca di modelli nuovi e autenticamente umani di progresso e di sviluppo. Possa il Sinodo africano fungere da esortazione a tutti i Cristiani e incoraggiarli a operare insieme per la diffusione del Vangelo nella gioiosa testimonianza di Cristo il Salvatore! A te, Santissima Madre di Dio, innalziamo la nostra preghiera.

Saluto cordialmente tutti gli italiani presenti incoraggiandoli a dare sempre coerente testimonianza della fede e dello spirito di fratellanza e di solidarietà che è caratteristico della loro nazione.

Carissimi italiani, il Signore sia di sostegno e di aiuto a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

Saluto di cuore i miei connazionali qui presenti insieme con i loro pastori e con le religiose. Vi ringrazio per la bellissima accoglienza, che ricorda moltissimo la Polonia e, nello stesso tempo, Cracovia.

Fratelli e sorelle, siate fedeli a Cristo, a sua Madre ed alla Santa Chiesa. Nello spirito di solidarietà costruite insieme agli altri questa società che per opera della Provvidenza è diventata anche vostra.

Benedico di cuore tutti voi.

A conclusione della nostra Celebrazione liturgica, desidero dire quanto ho gradito la presenza di tanti confratelli Cardinali e Vescovi, di tanti sacerdoti che hanno concelebrato e dei diaconi che hanno distribuito la comunione.

Ringrazio tutti voi per il vostro fervore e per la vostra devozione.

Attraverso i vostri bei canti e le danze avete adorato il Signore con i vostri cuori e i vostri corpi. Avete mostrato di servire Dio con gioia e allegria. E' stata una Celebrazione bellissima e solenne, piena di gioia e di amore, di serenità e di pace.

Data: 1995-09-17 Data estesa: Domenica 17 Settembre 1995

Il congedo: il discorso durante la cerimonia svoltasi all'aeroporto internazionale - Johannesburg (Sud Africa)

Titolo: Una società multirazziale giusta e armoniosa sta germogliando: permettetele di crescere

Cari amici,


GPII 1995 Insegnamenti 1504