GPII 1995 Insegnamenti 762

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1. Insieme abbiamo pregato la Vergine Maria, preparandoci così alla beatificazione di Padre Damiano, vostro concittadino, che amava anch'egli affidarsi instancabilmente a Maria, nostra Madre dei cieli; abbandonava infatti raramente il suo rosario, che recitava giorno e notte; Maria, modello di fede e d'amore, lo ha aiutato a essere disponibile, per stare, come lei, ritto ai piedi della Croce, e per essere un missionario del Vangelo. Con lei, egli ha saputo dire si al Signore, per ricevere da Lui la forza della testimonianza e la grazia della vita eterna.

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2. Al termine di questa preghiera mariana, accolgo con gioia tutti i belgi presenti, in particolare i fedeli della parrocchia che ci ospita. Rivolgo un saluto cordiale a tutti coloro che si sono collegati via radio con noi.

Sull'esempio dell'Apostolo dei lebbrosi, invito tutti i cristiani ad affidarsi sempre a Nostra Signora. Fratelli e Sorelle del Belgio, fate si che cresca il vostro attaccamento a Maria per ravvivare in voi il dono di Dio! Essa vi condurrà a Cristo.

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3. Vorrei rivolgere questa sera un messaggio particolare ai giovani del Belgio. Maria ha detto si alla missione che Dio le ha affidato. Nel prendere il posto del suo fratello malato, Padre Damiano ha accettato il servizio richiestogli dal Signore. Mediante questo si totale e definitivo, come molte altre persone nel corso dei secoli, essi hanno scoperto la felicità.

"Dio mi chiama... A chi dirlo?", è stato questo il tema della recente Giornata delle vocazioni nel vostro Paese. Con l'aiuto degli adulti che vi circondano, non abbiate paura di discernere la vocazione alla quale siete chiamati, nel sacerdozio, nella vita consacrata o nel matrimonio! Gesù non chiede cose impossibili, ma invita ognuno a ricercare il bene in tutta la sua verità, fonte di felicità e di gioia (cfr.
VS 16). Se così farete, Cristo vi aiuterà a dare il meglio di voi stessi. Il Signore ha posato su di voi il suo sguardo e vi dice continuamente: "vieni e seguimi" (Mt 19,21). La felicità autentica proviene infatti dall'amore infinito di Dio, che non guarda all'apparenza dell'uomo ma al suo cuore (cfr. 1S 16,7), segnato per sempre dalla bontà di Dio, nonostante il peccato. Lasciatevi amare da Cristo, e contraccambiatelo coraggiosamente amandolo e amando i vostri fratelli!

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4. Quando Gesù chiama, non è per limitare una personalità, ma per farla sbocciare, nella verità dell'essere, affinché realizzi l'ideale che la anima. Allorquando richiede un impegno più specifico e sceglie qualcuno per una missione particolare nella Chiesa, come è avvenuto con Padre Damiano, il Salvatore ricolma dei suoi doni chi gli risponde e lo rende totalmente libero. Ciò che sembra allora impossibile agli uomini diviene possibile grazie all'aiuto di Dio (cfr.
Mt 19,26).

D'altro canto, lungi dall'allontanare dal mondo e dall'impoverire la personalità, la consacrazione al Signore permette a ognuno di trovare il suo vero posto, secondo la libertà a cui ogni uomo è chiamato, servendo i propri fratelli, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo.

La Chiesa ha fiducia in voi. Essa gioisce del vostro desiderio di vivere in pienezza. Non lasciatevi vincere dalle affascinanti tentazioni e seduzioni che il mondo può presentare. La vita autentica è una progressiva conquista del dominio di sé. Radicate la vostra speranza e la vostra fede in Cristo, nella speranza e nella fede della Chiesa! così il Signore vi aiuterà a diventare ogni giorno migliori ed esaurirà i vostri desideri più profondi. Attingete alla fonte della vita, specialmente mediante una frequente partecipazione ai sacramenti dell'Eucaristia e del perdono. Lasciatevi riconciliare da Cristo, che farà di voi esseri nuovi!

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5. Lasciandovi guidare dalla parola esigente di Gesù, giovani e adulti del Belgio, insieme, collaborate all'edificazione della Chiesa, con il pensiero alla comunione intorno ai Pastori e al Successore di Pietro! In tal modo, attingendo dai sacramenti e dalla preghiera personale e comunitaria la forza della missione, sarete solleciti verso tutti i vostri fratelli e testimonierete concretamente l'amore di Dio! Che Padre Damiano, con la sua fede incrollabile in Cristo e nella sua Chiesa, sia il vostro modello! O Maria, presente con gli Apostoli al momento del dono dello Spirito Santo, sostieni la fede e la missione dei cristiani del Belgio! O Maria, Madre della Chiesa, che, mediante la tua intercessione, il popolo del Belgio si volga con fiducia verso il Signore, per ricevere da Lui la vita eterna, e che si edifichi su questa terra un mondo nuovo, in cui regnino la giustizia, la pace e la carità!

Data: 1995-05-03 Data estesa: Mercoledi 3 Maggio 1995

Udienza: il discorso del Santo Padre ai membri del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano

Titolo: Favorire la comunione missionaria, sorgente di vocazioni e di aiuto per chi coopera all'annuncio del Vangelo

Signor Cardinale, Carissimi Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Direttori Nazionali, Collaboratori e Collaboratrici nelle Pontificie Opere Missionarie!

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1. Insieme al caloroso benvenuto, porgo a tutti voi un cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, per i sentimenti manifestati a nome dei presenti e per le informazioni che mi ha fornito circa l'attività delle Pontificie Opere Missionarie.

Estendo la mia riconoscenza all'Arcivescovo Mons. Giuseppe Uhac, Segretario della Congregazione, a Mons. Charles Schleck, Segretario aggiunto dello stesso Dicastero e Presidente del Consiglio Superiore delle Opere, ai Segretari Generali, ai Direttori Nazionali, a tutti i Collaboratori e le Collaboratrici che sono a servizio delle Pontificie Opere Missionarie.

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2. Questo incontro mi offre la felice occasione di esprimere nuovamente il mio apprezzamento e sostegno per il prezioso lavoro di animazione, formazione e solidarietà missionaria, che le Pontificie Opere, affidate alla vostra guida competente e al vostro amore, svolgono ai diversi livelli della Chiesa universale, delle singole Chiese particolari e di ogni comunità cristiana.

Grazie all'impegno costante e capillare dei responsabili e dei collaboratori delle Pontificie Opere, i membri del Popolo di Dio, a cominciare dai bambini, sono stimolati e aiutati ad attuare la loro vocazione a cooperare alla universale missione evangelizzatrice della Chiesa offrendo il dono della preghiera, dei sacrifici, dell'aiuto materiale per le grandi necessità che sempre accompagnano l'attività dei missionari e la fondazione e lo sviluppo delle giovani Chiese.

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3. Nota peculiare delle Pontificie Opere Missionarie è l'universali- tà. Esse, infatti, si pongono accanto a tutti ed a ciascuno dei missionari che lavorano alle frontiere dell'evangelizzazione; ispirano e suggeriscono le molteplici forme della cooperazione missionaria e sollecitano le comunità cristiane, i loro pastori, le famiglie e i singoli battezzati, ciascuno secondo le proprie possibilità, a partecipare attivamente all'annuncio del Vangelo a tutti i popoli e a tutti gli uomini.

Per questa dimensione e per questi intendimenti di respiro universale, le Pontificie Opere Missionarie sono veramente le Opere del Papa, la Sua qualificata voce missionaria. Lo sono specialmente - vorrei dire - guardando al terzo millennio cristiano al quale ci stiamo preparando. Quanto è grande la messe del Vangelo, e quanto pochi sono gli operai (cfr.
Mt 10,2), soprattutto in Asia, l'immenso continente che per l'evangelizzazione missionaria costituisce l'orizzonte del nuovo Millennio (cfr. Omelia ai partecipanti al Forum internazionale dei giovani a Manila, n. 7, L'Osservatore Romano, 14.1.1995, p. 4).

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4. Il mandato missionario, affidato dal Signore alla Chiesa, conserva permanente validità. Esso, anzi, dopo duemila anni dalla nascita di Cristo, è reso più vincolante ed evidente dal fatto che la missione "ad gentes" si presenta sempre più vasta, complessa ed urgente. E' necessario, quindi, che tutte le comunità cristiane siano formate allo spirito missionario e cooperino con accenti nuovi e forme idonee al lavoro dei missionari e delle giovani Chiese. E, come ho affermato nell'Enciclica Redemptoris missio, "in questa opera di animazione il compito primario spetta alle Pontificie Opere Missionarie" (
RMi 84). Esse sono così importanti e valide, che, come ebbe a dichiarare Paolo VI nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 1974, se le Pontificie Opere Missionarie non esistessero, bisognerebbe crearle (cfr. Insegnamenti, XII, 1974, p. 618).

Per questo è importante che esse siano organizzate ed agiscano con entusiasmo e perseveranza veramente missionari in tutte le Chiese particolari, anche le più giovani. Lavorate con slancio e speranza, e comunicate lo stesso fervore ed impegno a tutti coloro che fanno riferimento a voi.

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5. Riconoscere l'indispensabile e costante servizio che le Pontificie Opere svolgono in seno al Popolo di Dio al fine di rendere sempre più generosa la sua partecipazione all'attività missionaria non significa escludere che siano ugualmente valide e da incoraggiare altre forme ed iniziative di animazione e cooperazione da parte di Organismi, Movimenti e Istituzioni ecclesiali, impegnati a partecipare alla missione "ad gentes". Questa, infatti, proprio a motivo della sua attuale crescente complessità e dei suoi "nuovi areopaghi", ha bisogno dell'efficace contributo di tutte le svariate forze e di ogni membro della Chiesa.

Occorre pero che vi sia autentica comunione e cordiale collaborazione fra tutti coloro che si dedicano alla causa missionaria, perché comunione e missione "sono profondamente congiunte tra loro, si compenetrano e si implicano mutuamente, al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione: la comunione è missionaria e la missione è per la comunione" (
CL 32).

A voi, responsabili delle Pontificie Opere, esperti della comunione col Papa, Pastore della Chiesa universale, e con i Vescovi, Pastori delle Chiese particolari, raccomando vivamente di favorire nelle comunità cristiane questa comunione missionaria, sorgente di vocazioni e di aiuto per le missioni e occasione di rinnovamento e rafforzamento della propria fede per chi coopera all'annuncio del Vangelo ai non cristiani.

Maria, Madre del Signore e della Chiesa, che accompagno con la sua preghiera e il suo amore materno gli Apostoli all'inizio della missione "ad gentes", accompagni e sostenga tutti i missionari ed anche voi, che promuovete la cooperazione missionaria nell'intero Popolo di Dio.

A tutti voi ed a quanti offrono il loro contributo spirituale e materiale per l'attività missionaria va la mia affettuosa riconoscenza insieme con la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-05-04 Data estesa: Giovedi 4 Maggio 1995

Udienza: Giovanni Paolo II ai partecipanti all'incontro europeo degli ex Combattenti - Città del Vaticano

Titolo: La guerra non risolve mai le tensioni tra le Nazioni



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1. La ringrazio, Signor Presidente, per le cortesi parole di saluto e per i sentimenti che Ella ha voluto manifestarmi a nome dei partecipanti all'Incontro europeo degli Ex Combattenti, a cinquant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale.

Saluto e ringrazio i componenti del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Resistenza, le delegazioni delle varie Nazioni europee e tutti coloro che prendono parte alle manifestazioni commemorative di questi giorni.

E' significativo il fatto che molti di voi, già coinvolti negli eventi bellici con sofferenza spirituale e fisica, oggi si ritrovino come amici, resi solidali dall'esperienza del dolore, ed intendano con la loro testimonianza promuovere i valori della pace.

Vi ringrazio per questa visita, e confido che essa serva a rafforzare ancor più i sentimenti di bene che vi animano; auspico, altresi, che essa contribuisca a far si che l'esperienza della guerra non si ripeta mai più.

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2. Tutti noi ricordiamo con quanta intensità, in un memorabile discorso all'Assemblea delle Nazioni Unite, il mio predecessore Papa Paolo VI esclamo: "Mai più la guerra; mai più la guerra!" (Insegnamenti, III, 1965, p. 520).

Egli raccoglieva in quel momento la speranza di ogni popolo e la presentava ai responsabili delle Nazioni, a nome dell'intera Chiesa, allora radunata in Concilio.

L'invocazione del Pontefice faceva eco ad una precisa raccomandazione del Vaticano II, il quale parlava della pace non come di "semplice assenza di guerra", frutto di equilibri instabili tra forze contrastanti od anche di una dominazione dispotica, ma come dell'"opera della giustizia (cfr.
GS 78). La pace è frutto di una giustizia che ha due radici: la volontà di Dio Creatore, il quale ha impresso nella società umana il dono del suo ordine; l'impegno degli uomini, che aspirano ad una giustizia sempre più perfetta.

La pace, dunque, scaturisce da un dono, che è divino, e si attua grazie alla buona volontà di coloro che vogliono essere veri operatori di pace, secondo lo spirito della beatitudine evangelica.

Eppure, proprio nel nostro tempo, nonostante l'esperienza tremenda del passato, assistiamo costernati al pullulare di nuovi e ricorrenti conflitti bellici. La memoria delle guerre trascorse pare proprio che non sia in grado di comunicare all'umanità di oggi maggiore ragionevolezza.

Ma ci si dovrà pur chiedere da quali errori, da quali mali scaturiscono queste guerre che continuano a preoccuparci.

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3. Non è questo certo il momento di attardarsi in analisi approfondite. Voi stessi, tuttavia, per la sofferta esperienza che avete alle spalle, potete per primi asserire che la guerra s'afferma quando gli inalienabili diritti dell'uomo vengono turbati e violati. Occorre ricordare che le ingiustizie contro l'uomo, anche se si verificano in condizioni di pace, costituiscono forme di violenza contro l'uomo che portano in sé il germe di possibili, pericolose degenerazioni.

Se si cerca una pace duratura, è necessario allora diffondere e far crescere senza sosta il senso della giustizia nel rispetto reciproco e nella solidarietà.

Si fonda in ciò quella mentalità di pace che, se proposta e vissuta come un'autentica virtù, potrà promuovere effettivamente i diritti dei popoli. Grande o piccolo, potente o debole, ogni popolo deve poter usufruire dei propri diritti ed essere garantito nel difenderli, in forza della giustizia e della solidarietà internazionale.

La guerra non risolve mai - come ogni persona ragionevole ammette - le tensioni tra le Nazioni, né può garantire che si possano operare passi adeguati verso la realizzazione della giustizia. Dalla violenza scaturisce solo violenza.

Di qui nasce lo strascico degli odi, che ogni conflitto lascia nell'intimo degli individui, dei popoli e delle loro culture.

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4. Come credenti, siamo convinti che la pace è sempre dono di Dio. Per questo, usando delle antiche espressioni della Bibbia, abbiamo imparato ad invocarla con la preghiera: "Dona la pace, Signore, ai nostri giorni. Nessuno potrebbe difenderci, se non tu solo, nostro Dio".

A cinquant'anni dal conflitto mondiale, se è doveroso riflettere sulle cause che l'hanno provocato, è altrettanto e maggiormente doveroso meditare sulle vie della pace, che si ripropongono quale urgente impegno per tutti noi. E' triste costatare come spesso siano oggi vanificati i tentativi di superare conflitti in atto, ma non bisogna perdere la fiducia e proseguire ad operare instancabilmente per costruire giorno per giorno sentimenti di amicizia e di solidale fraternità.

Voi, reduci da un'esperienza che ha segnato per sempre le vostre vite, siate tenaci ricercatori e costruttori di pace. E possa questo vostro Incontro costituire un segno di speranza per quanti, ancor oggi vittime della guerra, aspirano ardentemente alla pace.

Con tali sentimenti, auguro a voi, alle vostre famiglie e alle Nazioni dalle quali provenite ogni bene nel nome di Cristo, nostra vera Pace e, mentre invoco Maria, Regina della pace, con affetto tutti vi benedico.

(Al termine del discorso all'Incontro Europeo degli ex Combattenti Giovanni Paolo II ha aggiunto:] Ringrazio per questa visita che è per me tanto preziosa. Vedendo voi, vedo quasi la mia classe, la stessa classe a cui appartengo e da cui sono usciti poi, l'anno dopo la maturità, molti soldati e ufficiali di guerra. Molti di loro sono caduti in Polonia nel settembre 1939; molti sono caduti lungo le strade della guerra in Russia, in Medio Oriente, a Montecassino.

Tutto questo per me è la storia della mia vita e così io vedo in voi i miei colleghi, i miei coetanei. Le vostre signore rappresentano le mie coetanee, della stessa classe, in quella Wadowice di cui si ricorda qualcuno di voi qui presente.

Vi ringrazio di cuore. E' stato per me molto importante incontrare questa vasta rappresentanza delle Nazioni europee. Vi auguro di essere portatori della pace per il futuro dell'Europa e del mondo.

(Dopo aver impartito la Benedizione Apostolica il Santo Padre si è intrattenuto qualche momento a colloquio con i suoi ospiti. Alcuni gli hanno offerto simboli e cimeli di quel particolare drammatico periodo vissuto proprio in Polonia, come il Santo Padre aveva detto nell'aggiungere il suo saluto conclusivo. Significativo il dono di Mykola Mykhailenko, Presidente dell'Associazione ex Combattenti dell'Ucraina, il quale ha offerto al Papa la medaglia d'oro meritata nel contrastare l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica. L'ing. Giulio Cardarelli, grande invalido, gli ha mostrato la bandiera che i prigionieri italiani nei campi di concentramento polacchi hanno custodito gelosamente. Un reduce polacco infine ha donato al Santo Padre una riproduzione in scala di un'armatura dell'antico esercito polacco, ornata con le ali della vittoria.]

Data: 1995-05-05 Data estesa: Venerdi 5 Maggio 1995

Al Presidente del Venezuela - Città del Vaticano

Titolo: Occorre una grande attenzione alla cultura

Signor Presidente,

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1. E per me motivo di profonda gioia accoglierLa, accompagnata dal suo illustre seguito, in occasione della Sua visita alla Città Eterna, alla guida della Delegazione ufficiale del suo Paese per la cerimonia di Beatificazione di Madre Maria de San José, prima figlia dell'amato popolo venezuelano innalzata agli onori degli altari. Nell'esprimerLe la mia profonda gratitudine per questo incontro che, ancora una volta, mette in evidenza il suo apprezzamento e la sua stima nei confronti della Sede Apostolica, è con vero piacere che Le rivolgo un saluto deferente e affettuoso, e allo stesso tempo Le do il mio più cordiale benvenuto.

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2. La Sua presenza qui, oggi, mi fa ricordare il viaggio apostolico che ho compiuto in Venezuela, nel gennaio del 1985, che mi ha permesso di venire a contatto con un popolo nobile, generoso, accogliente e solidale, animato spiritualmente e contagiato dal dinamismo evangelizzatore di una Chiesa impegnata in una Missione Nazionale al motto di: "Venezuelano, rinnova la tua fede". Si tratta della fede soprannaturale, dono di Dio per la vita e h salvezza dei credenti. Fede che porta alla fiducia nell'essere umano, nella sua dignità, che porta a promuovere la giustizia, la solidarietà, la fraternità, l'amore e la pace.

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3. Sostenuto dalla mia sollecitudine pastorale di servizio all'unità e carità di tutte le Chiese, ho seguito con interesse gli avvenimenti della vita sociale, a livello morale e spirituale, nel suo Paese. Alla tradizionale aspirazione ad incarnare il sogno e l'impegno americano di Simon Bolivar, di costituire una grande Nazione, "meno per estensione e ricchezza che per libertà e gloria" ("Lettera di Kingston", 6 settembre 1915), il Venezuela ha saputo unire, negli ultimi decenni, alla realtà di un progresso economico significativo lo sviluppo di un regime di libertà incarnate in uno Stato di diritto e il mantenimento di un sistema democratico.

Riguardo alla vita sociale, devo segnalare che negli ultimi tempi si è prodotta una serie di circostanze e di cambiamenti che costituiscono sfide importanti per il futuro. La democrazia ha vinto su alcuni fronti, ma ha in sospeso alcune battaglie che potranno essere vinte solo con un rinnovamento interno della stessa democrazia che, con onestà e trasparenza, possa servire al bene comune di tutti i cittadini.

In questo contesto, merita particolare attenzione la delicata, decisa ed efficace volontà di salvaguardare e promuovere qualsiasi vita umana, ai suoi diversi stadi e livelli, quale segno inequivocabile di umanizzazione effettiva e di sviluppo autentico e integrale. Quest'impegno morale vale per tutti e, in particolare, per gli Stati, ad esempio, a partire dalla dinamica e dai risultati della Conferenza su Popolazione e Sviluppo svoltasi al Cairo, nel quadro di quanto stabilito dalla Costituzione del suo Paese e della generosa e solenne accoglienza da Lei riservata, Signor Presidente, alla mia Lettera ai Capi di Stato sulla Conferenza stessa. In questo senso, mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione l'iniziativa, da me presa, di proporre la celebrazione annuale di una Giornata per la vita (cfr.
EV 85).

E altrettanto importante sottolineare il predominio del bene comune con il duplice obiettivo di servire, da una parte, tutti e ogni uomo o donna venezuelani, nelle loro necessità più urgenti, nelle loro aspettative più nobili, nei loro desideri più elevati, personali e familiari e, dall'altra, di "promuovere uno Stato umano" (Ibedem, 101), ossia, di progettare e mettere in pratica politiche destinate a combattere, fino a sradicarle, la miseria e l'estrema povertà, a sconfiggere la disoccupazione e l'emarginazione con la creazione di posti di lavoro e di una giusta ricchezza, a trasformare le grandi risorse naturali mediante l'onesto lavoro e l'ingegno creativo, tecnico-scientifico e organizzativo, senza disattendere le richieste di una "ecologia umana e sociale del lavoro" (CA 38).

E oserei aggiungere la promozione della moralità privata e pubblica, la necessità di sostenere ed elevare il livello etico e spirituale delle persone e delle comunità, attraverso una testimonianza personale istituzionale inequivocabile, favorendo un'educazione integrale alla responsabilità, al servizio e all'abilitazione, verso una cultura della vita, della solidarietà e dell'amore.

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4. Affinché il necessario progresso materiale sia veramente al servizio della persona considerata nella sua integralità, bisogna prestare una particolare attenzione alla protezione, allo sviluppo e al consolidamento della famiglia come prima comunità, come educatrice spirituale e, fra i cristiani, come chiesa domestica. Le caratteristiche peculiari della sua esistenza e della sua configurazione in Venezuela, richiedono una collaborazione ancora più vasta e profonda fra le varie istanze governamentali e la Chiesa, sia per un'adeguata formazione, morale e spirituale, innanzitutto dell'infanzia e dei giovani, sia per un'autentica promozione della donna, della sua specificità personale e di un suo sano protagonismo sociale.

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5. Lo stesso sviluppo umano integrale richiede, oggi più che mai, una grande attenzione per la cultura, in particolare per quanto attiene ai supremi valori dello spirito: la verità, la bontà e la bellezza. Sulla verità devono fondarsi innanzitutto tutte le iniziative tendenti a dare alla libertà, alla tolleranza e all'efficacia le loro radici più profonde e la loro proiezione più trascendente in vista di un'autentica umanizzazione che, assumendo la parte migliore del moderno sviluppo, offra alla cultura contemporanea quel "supplemento di anima" che essa richiede urgentemente di fronte a certe tendenze disumane e nichiliste del consumismo materialista, dell'edonismo individualista e delle nuove pretese totalitarie.

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6. Vasti e profondi sono i legami che uniscono, fin dalla sua nascita come Nazione, la Repubblica del Venezuela alla Santa Sede, legami particolarmente apprezzati dal suo "Libertador", Simon Bolivar, e consolidati negli ultimi decenni, a partire dal Convegno del 1964. La celebrazione dell'inizio della prima Evangelizzazione, che incomincio quasi cinquecento anni fa, sarà di certo non solo occasione e motivo per un rinnovamento spirituale e morale della Chiesa come comunità di fede, ma anche per una presenza più umanizzatrice dei cattolici nel cammino della comunità nazionale.

L'Episcopato, i sacerdoti, le comunità religiose e i fedeli laici, nel consacrarsi alla missione evangelizzatrice con la loro presenza in attività educative, assistenziali, di promozione sociale e nei mezzi di comunicazione, contribuiscono all'elevazione integrale dei venezuelani e alla salvaguardia e promozione delle migliori tradizioni e costumi, dei valori più genuini, dei progetti più promettenti e maggiormente portatori di speranza. C'è da augurarsi, ed ho molta fiducia in questo, che la Beatificazione di Madre Maria de San José, modello di missione evangelizzatrice che porta alla santità di vita e, quindi, alla testimonianza esemplare di servizio ai più poveri, costituisca un pegno sicuro per i fedeli cattolici di numerose e nuove vocazioni dedite alla cura materiale e spirituale dei loro fratelli venezuelani.

Prima di concludere questo incontro, desidero ribadirLe, Signor Presidente, il mio ringraziamento sincero per la sua visita. Ho fiducia che i progetti e gli impegni, suoi personali e del suo Governo, a favore di uno sviluppo umano giusto e solidale, libero e pacifico del popolo venezuelano, si vadano realizzando in maniera concreta. Il suo radicarsi nei principi della fede cattolica, tradizionalmente maggioritaria, come pure negli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa, in grado di illuminare i principi della Costituzione Nazionale, possano assicurare al suo Paese uno sviluppo equilibrato, una convivenza rispettosa e una solida istituzionalità.

Spiritualmente inginocchiato davanti all'immagine della Vergine di Coromoto, Patrona e guida spirituale dei venezuelani, chiedo ferventemente all'Onnipotente di elargire abbondanti benedizioni e grazie su di Lei, Signor Presidente, sulla Sua famiglia e sui Suoi collaboratori e su tutti e su ognuno degli amatissimi figli e figlie del nobile popolo del Venezuela.

(Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-05-05 Data estesa: Venerdi 5 Maggio 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai Cursillos de Cristiandad - Città del Vaticano

Titolo: "Ponetevi con la vostra azione apostolica accanto all'umanità ferita e disponetela ad accogliere la Verità dell'uomo: il Cristo"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, giunti a Roma dalle diverse regioni italiane per partecipare alla IV Ultreya Nazionale dei Cursillos de Cristiandad. Rivolgo un saluto particolare ai venerati Fratelli nell'Episcopato qui presenti ed uno speciale pensiero ai sacerdoti ed ai laici che costituiscono le "strutture di comunione" del vostro Movimento, mentre rendo grazie al Signore per l'abbondanza di doni e di luce che opera attraverso tutti voi e ciascuno di voi.

La celebrazione di questa Ultreya Nazionale si pone in continuità col vostro stile di evangelizzatori, che si rafforza nella esperienza della comunione col Successore di Pietro e con i Pastori delle diocesi, riaffermandone la dimensione ecclesiale. Invero, come ci ricorda l'Evangelii nuntiandi, "evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale ed isolato, ma profondamente ecclesiale. Ciascuno, infatti, evangelizza in nome della Chiesa, la quale, a sua volta, lo fa in virtù di un mandato del Signore" (EN 60).

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2. Il vostro Movimento vi chiede di essere fermento evangelico nella "massa" del mondo. Un compito non facile, che suppone grande umiltà e solida fede nel Signore.

Operando nel mondo, dove non mancano segni di speranza ed energie positive seriamente dedicate al servizio del bene, voi scoprite tuttavia ogni giorno le grandi ferite che lo fiaccano: la secolarizzazione, l'indifferenza religiosa, la violenza che talora schiaccia uomini e donne inermi, il disprezzo, spesso subdolo, per la vita umana.

Ponetevi, con la vostra azione apostolica discreta, accanto a questa umanità ferita, e disponetela ad accogliere la Verità dell'uomo: il Cristo. Dopo aver preparato il terreno alla Grazia redentrice, potrete offrire a tanti fratelli, tramite i "cursillos", l'opportunità di un incontro intenso, liberante e gioioso con il Signore. Restate per questo sempre fermento vivo. Ma come riuscire a mantenere questo fervore evangelico?

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3. Il vostro programma spirituale e apostolico utilizza l'immagine del "treppiedi" per indicare nella pietà, nello studio e nell'azione le condizioni che garantiscono la fedeltà alla vostra vocazione.

L'evangelizzatore è innanzitutto colui che ha trovato la perla preziosa di cui parla il testo sacro e sente il bisogno di comunicarne la scoperta agli altri. Ed è nell'ascolto orante del Signore che egli può attingere la buona notizia dell'amore di Dio.

La preghiera, infatti, rimane la grande occasione che fa sperimentare la gioia di essere figli amati dal Signore. Alla preghiera è legata, altresi, la necessità che l'apostolo viva costantemente in grazia divina. Infatti non sono solo le sue parole, ma soprattutto la sua identità di tempio del Dio vivente e la sua configurazione a Gesù che suscitano il desiderio dell'incontro con Dio nella vita di chi è lontano.

"Adorate il Signore, il Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (
1P 3,15).

L'invito dell'apostolo Pietro suggerisce un'altra dimensione irrinunciabile dell'evangelizzatore: la necessità di sostenere l'apostolato con l'approfondimento delle "ragioni" dell'annuncio, cioè con lo studio continuo della Parola di Dio e della Tradizione viva della Chiesa. Il principio guida dell'annuncio cristiano: fedeltà a Dio e fedeltà all'uomo, richiede attenzione costante alla cultura contemporanea.

Tale studio unirà al rigore scientifico la dimensione sapienziale, che porterà ad accogliere il dato rivelato come dono e grazia, stimolando a condividere con gli altri la gioia della scoperta della Verità. Primi destinatari di tale condivisione saranno gli stessi familiari: a tale proposito vi esorto a vivere, a sostenere e a diffondere la lodevole pratica della lettura del Vangelo in famiglia, occasione preziosa di incontro con il Signore.

Infine, l'avvicinarsi del terzo millennio cristiano e l'urgenza della nuova evangelizzazione dovranno trovarvi particolarmente dediti, con rinnovato ardore e con metodi sempre più adeguati, all'azione missionaria. Essa, come è stato proposto con la mini-missione lanciata dal vostro Movimento nel 1993, dovrà essere sempre più capillare e ramificata, per portare Gesù in ogni ambiente, testimoniando ai lontani il volto misericordioso del Padre ed una rinnovata esperienza di Chiesa.

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4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Cristo ha bisogno di voi, non sottraetevi al suo invito! Siate generosi e coraggiosi nel risponderGli! La IV Ultreya Nazionale sia l'inizio di un nuovo cammino di Grazia per il vostro Movimento e per tanti fratelli lontani. Nel quotidiano impegno per l'evangelizzazione, vi accompagni Maria, Madre della Chiesa.

E di tutto cuore io vi incoraggio e benedico.

Data: 1995-05-06 Data estesa: Sabato 6 Maggio 1995

Udienza: il Papa ai partecipanti al VII Congresso Nazionale della Federazione Italiana delle Scuole Materne - Città del Vaticano

Titolo: Una soluzione legislativa permetta a chi sceglie scuole materne autonome di non venire di fatto penalizzato

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che partecipate al settimo Congresso nazionale della Federazione Italiana Scuole Materne. Sono lieto di ricevervi e di proseguire il dialogo iniziato con voi in precedenti occasioni, dialogo che il recente cammino della Chiesa e della società ha reso ancor più vivo ed attuale. Saluto il Presidente, Dottor Luigi Morgano, che ringrazio per le sue parole, e con lui i responsabili nazionali, regionali e provinciali; saluto i sacerdoti assistenti, i rappresentanti delle Scuole, del personale religioso e laico e dei genitori.

So che durante l'Anno internazionale della Famiglia, celebrato nel 1994, voi avete lavorato a fondo, con la sensibilità pedagogica e sociale che vi contraddistingue, per porre in evidenza il ruolo dei genitori e della Scuola materna nell'educazione dei bambini. Proprio ai bambini ho voluto rivolgermi in prossimità dello scorso Natale. Con un'apposita Lettera, la prima del genere, ho inteso sottolineare il primato che i piccoli debbono rivestire nell'attenzione delle famiglie e della comunità ecclesiale, primato che prolunga quello accordato loro da Gesù, secondo la testimonianza dei Vangeli. La rivista della vostra Associazione si chiama "Prima i bambini": carissimi, vi auguro di poter rispondere sempre a tale delicata missione servendo con entusiasmo e competenza i più piccoli.

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2. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, mi sono rivolto in modo particolare alle donne, invitandole a prender coscienza del loro compito di educatrici alla pace. Molte donne sono coinvolte nelle migliaia di scuole materne sparse sul territorio nazionale, "laboratori" nei quali quel Messaggio diventa esperienza quotidiana di pedagogia "materna" nel senso più ricco del termine. Penso alle mamme di famiglia affiancate dalle suore e dalle insegnanti: esse dedicano ai bambini il meglio del loro tempo, delle loro energie, della loro competenza educativa e - lo sappiamo bene - anche delle loro preghiere.

Il Signore tutte le benedica e le aiuti ad essere autentiche educatrici di pace!

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3. Desidero ora unire la mia voce alla vostra per rinnovare un impegno e una richiesta. Anzitutto si tratta di ribadire un impegno: quello delle scuole materne di ispirazione cristiana a proseguire con immutata passione e metodologie sempre aggiornate il servizio che da decenni offrono ai bambini ed alle famiglie nella società italiana; ed inoltre l'impegno, che è specifico della Federazione Italiana Scuole Materne, a continuare la più che ventennale funzione di coordinamento e di promozione.

Non posso poi tacere la corrispondente domanda, che è al centro del vostro Congresso e che faccio mia: la richiesta cioè di una soluzione legislativa che, sulla linea delle migliori esperienze europee, permetta a chi sceglie di mandare i bambini nelle scuole materne autonome o di lavorarvi professionalmente di non venire di fatto penalizzato. Ciò non significa esigere privilegi, ma solamente chiedere maggiore equità per moltissime famiglie italiane. Se un privilegio voi rivendicate, è quello di poter continuare a lavorare al servizio dei bambini, e non solo di alcuni, ma di tutti quelli che le famiglie intendono affidarvi, con serenità e senza gravare eccessivamente su di esse.

Auspico vivamente che i responsabili politici, realmente attenti ad una democrazia sostanziale, accolgano tale appello. Da parte vostra, non perdetevi d'animo, ma continuate nel vostro lavoro, all'insegna della competenza pedagogica e della fiducia nel Signore ed ispirandovi costantemente ai valori evangelici.

Il Papa vi incoraggia e vi assicura un quotidiano ricordo nella preghiera, mentre volentieri vi imparte la Benedizione Apostolica estendendola all'intera famiglia delle Scuole Materne Cattoliche.

Data: 1995-05-06 Data estesa: Sabato 6 Maggio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 762