GPII 1995 Insegnamenti 817

Lettera del Papa al Vescovo di Termoli-Larino - Città del Vaticano

Titolo: In occasione del 50° anniversario del rinvenimento delle reliquie di San Timoteo

Al Venerato Fratello Mons. DOMENICO D'AMBROSIO Vescovo di Termoli-Larino Ho appreso con gioia che la Chiesa di Termoli-Larino celebra il 50 anniversario del felice rinvenimento delle reliquie di san Timoteo, "vero figlio nella fede" (2Tm 1,1) dell'Apostolo Paolo, avvenuto nel 1945, nella Cripta della Basilica Cattedrale dell'antica diocesi di Termoli.

Tale ricorrenza giubilare, già da me arricchita con il dono dell'indulgenza plenaria, costituisce un momento importante per codesta Comunità diocesana chiamata, sulle orme del Santo Patrono, a rinnovare la sua fedeltà al Vangelo, per essere anche oggi segno luminoso dell'amore di Dio che salva.

Custodire l'urna che racchiude i resti mortali del discepolo prediletto dell'Apostolo Paolo, davanti alla quale anch'io ho sostato in preghiera nella mia visita pastorale alla città di Termoli, rappresenta, infatti, non solo un grande privilegio, ma soprattutto un programma, che impegna a guardare, nelle scelte della pastorale diocesana, al suo luminoso esempio di fedeltà e di amore a Cristo e ai fratelli.

Dalle lettere dell'Apostolo Paolo apprendiamo che il contesto in cui operava san Timoteo si presentava irto di difficoltà: egoismi, forti contese, false dottrine, immoralità, superficialità nella pietà, disprezzo per i più deboli insidiavano la vita del gregge del Signore; ma intuiamo, altresi, le risposte che la fede nel Signore suggeri al giovane Timoteo.

Egli pose in cima al suo impegno pastorale una intensa vita di preghiera e di comunione, obbedendo con animo filiale alle consegne dell'Apostolo: "Ti raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini" (1Tm 2,1).

L'impegno pastorale di san Timoteo era caratterizzato da una intensa ricerca dell'incontro con Dio e da uno stile di vita improntato a profonda carità protesa alla ricerca degli erranti (1Tm 1,5).

Ma, a garanzia della pietà e della comunione, Timoteo apprende da Paolo la consegna a custodire con fedeltà la Verità rivelata: "Custodisci il deposito" (1Tm 6,20) "rimani saldo in quello che hai imparato" (2Tm 3,14): è qui che prende forza l'azione apostolica.

Da tale compito, infatti, Timoteo trae l'ardore e il coraggio per annunciare con decisione la Parola di Dio "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2), "per raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno di salvezza" (EN 19) e portare tutti gli uomini alla salvezza ed alla conoscenza della Verità (cfr. 1Tm 2,4).

Merita di essere ricordata, infine, l'attenzione che, seguendo la scuola di Paolo, Timoteo rivolgeva alla famiglia e alle donne, perché nel corrispondere integralmente alla propria vocazione diventino annuncio della novità di Cristo.

Auspico di cuore che questa ricorrenza giubilare offra a codesta Chiesa di Termoli-Larino l'occasione di affrontare le sfide esigenti del nostro tempo e che essa, accompagnata e sorretta dalla fede e dall'esempio del suo santo Patrono, possa annunciare con rinnovato ardore il Vangelo e testimoniare senza paura l'amore di Dio per l'uomo, preparandosi, in tal modo, a varcare la soglia del terzo millennio cristiano.

Invoco per questo dal Signore abbondanti doni celesti ed imparto volentieri a Lei, Venerato Fratello, ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose e all'intero popolo di Dio l'implorata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 8 Maggio 1995.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-05-08 Data estesa: Lunedi 8 Maggio 1995

Visita "ad limina": la traduzione italiana del discorso di Giovanni Paolo II ai Presuli del Venezuela - Città del Vaticano

Titolo: Spetta alla Chiesa proporre i principi e linee di condotta che favoriscano la crescita integrale del Paese nella libertà e nella giustizia sociale

Cari Fratelli nell'Episcopato,

818
1. Sono molto lieto di ricevervi in questa udienza collettiva nella quale culmina la Visita ad limina. Una delle sue finalità è quella di venerare le tombe dei santi Pietro e Paolo, Principi degli Apostoli, rappresentando così un pellegrinaggio spirituale alle origini della Chiesa. Mediante gli incontri personali con me e con i Dicasteri della Curia Romana, manifestate la vostra relazione di autentica fratellanza e devozione verso la Chiesa di Roma e il suo Vescovo, stabilendo uno stretto vincolo di unione con l'intera comunità ecclesiale.

Alla reciproca gioia di questo incontro si unisce quello della recente Beatificazione di Madre Maria de San José, la prima venezuelana elevata agli onori degli altari. Questa celebrazione ha costituito un avvenimento singolare per la vita della Chiesa nel vostro Paese. Come voi stessi avete detto nell'esortazione pastorale "Dio è stato grande con noi e siamo felici", si tratta di un evento che invita "al rinnovamento e al rafforzamento della fede, a prendere coscienza del fatto che, mediante il battesimo, l'uomo rinasce spiritualmente per aspirare alla santità" (n. 9).

Ringrazio Mons. Ramon Ovidio Pérez Morales, Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto.

Le contraccambio assicurandovi la mia stima e la mia riconoscenza per il generoso lavoro pastorale che svolgete nelle comunità ecclesiali che vi sono state affidate e nelle quali siete "il principio visibile e il fondamento dell'unità" (
LG 23). Estendo il mio saluto e il mio ringraziamento a ciascuna delle Chiese locali che presiedete nella carità e nel servizio, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli laici che, insieme con voi, si sforzano di vivere e di annunciare con le parole e con le opere i valori del Regno di Dio nella società venezuelana.

819
2. Come guide e animatori del vostro amato popolo, con la parola alimentate la sua fede e la sua speranza e lo guidate alla carità autentica che ha la sua origine in Dio affinché i cattolici siano realmente sale della terra e luce del mondo e contribuiscano alla necessaria trasformazione della società con frutti di vita, di santità e di giustizia per tutti.

Il Vescovo è padre e pastore di tutta la comunità diocesana, ed è particolarmente vicino alle persone più bisognose e neglette. Per questo tutti i fedeli devono sentirvi sempre vicini e misericordiosi, oltre che indipendenti e pieni di zelo apostolico per proclamare sempre e in ogni luogo la verità che rende liberi. Questo essere vicini a tutti deve esprimersi anche in modo visibile e concreto, per far si che la vostra presenza in mezzo alla comunità diocesana vi renda disponibili verso coloro che con fiducia e amore desiderano avvicinarsi a voi in quanto sentono di aver bisogno di guida, di aiuto e di consolazione, poiché come San Paolo rammenta a Tito, il Vescovo deve essere "ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé" (
Tt 1,8).

820
3. La Chiesa in Venezuela, a cui per molti anni sono mancati sacerdoti e vocazioni religiose, e che quindi ha dovuto dipendere dalla generosità missionaria delle altre Chiese sorelle, beneficia oggi del dono di un notevole aumento del clero, così come di nuove forme di vita consacrata laica. Oltre a rendere grazie a Dio per queste vocazioni, dovete anche sforzarvi di assicurare una solida e continua formazione umana, teologica e spirituale ai presbiteri, il che deve rappresentare una preoccupazione fondamentale nella vostra preghiera e nell'organizzazione dei mezzi adeguati a tale fine, perché essi rivivano il dono che hanno ricevuto (cfr.
2Tm 1,6).

A causa della particolare situazione della Chiesa nel vostro Paese, molti sacerdoti esercitano il proprio ministero in condizioni umanamente difficili, poiché il territorio è esteso e in molte occasioni la solitudine si fa sentire. Per questo è fondamentale per la loro perseveranza e per la crescita spirituale non solo offrire loro la vostra vicinanza e una parola consolatrice ma anche organizzare incontri di fraternità sacerdotale, di riflessione pastorale e di formazione permanente, così come i ritiri e gli esercizi spirituali che la disciplina canonica raccomanda. I più giovani tra di loro devono essere aiutati anche con programmi speciali di guida e di sostegno affinché possano portare come un leggero fardello il peso e l'ardua responsabilità affidati loro.

821
4. Sapete bene quanto sia importante il Seminario, chiamato, a ragione, "il cuore della diocesi". Per questo vi esorto a visitarlo con frequenza e a conoscere tutti i vostri seminaristi, aiutandoli con le vostre parole e incoraggiandoli con il vostro esempio. Dovete insegnare loro a vivere il prezioso dono del celibato con spirito di dedizione a Cristo, a praticare l'apostolato, a essere sempre disponibili a servire la Chiesa nel modo in cui essa si attende, così come a sviluppare lo spirito missionario che, se le circostanze lo richiedono, li renda capaci di recarsi in altre terre per annunciare Gesù Cristo.

La direzione spirituale, la consulenza psicologica, necessaria per acquisire una personalità equilibrata e forte, così come lo sviluppo di un ideale sacerdotale estraneo alle vanità mondane e fedele a Gesù Cristo, modello dei Pastori, devono essere mezzi imprescindibili per la loro buona formazione. Inoltre i seminaristi devono poter contare sull'aiuto concreto dei formatori, i quali, dotati di una solida preparazione accademica, devono distinguersi per una testimonianza di vita sacerdotale integra. In tal modo non solo svolgeranno con competenza il loro compito, ma saranno anche dei modelli per i canditati al sacerdozio che saranno affidati loro.

822
5. Ho costatato con soddisfazione l'aumento della partecipazione attiva dei laici alla vita ecclesiale nel vostro Paese. Da parte vostra, so che proponete con coraggio e tatto le grandi direttive che devono incoraggiare i fedeli ad affrontare tristi fenomeni di corruzione, immoralità e situazioni economiche che hanno svilito la vita di molti venezuelani, in particolare dei più poveri.

Come ho affermato nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici, desidero ancora ricordare che "per animare cristianamente l'ordine temporale... i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla "politica", ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e costituzionalmente il bene comune" (
CL 42). Per questo è necessaria un'azione pastorale che favorisca la formazione e la responsabilità dei cristiani nella vita pubblica, affinché essi, unendo capacità tecnica, onestà e spirito di servizio, sviluppino la propria vocazione di cittadini per il bene degli altri e della nazione stessa.

Spetta alla Chiesa proporre, alla luce del Vangelo e della sua Dottrina Sociale, principi e linee di condotta che portino a soluzioni moralmente giuste, capaci di superare lo sconforto e di favorire la crescita integrale del Paese, in fedeltà alla sua tradizione cattolica, salvaguardando la libertà e la giustizia sociale.

E' inoltre particolarmente urgente risvegliare nei giovani questa vocazione cristiana di servizio pubblico e di rinnovamento etico, poiché il loro grande potenziale umano spesso non trova vie adeguate per esprimersi. Desidero ricordare loro l'appello che feci dieci anni fa durante la mia Visita Pastorale nel vostro Paese: "Non dimenticate pertanto che il Venezuela si aspetta giustamente dai laici impegnati nella vita del loro popolo che siano leali, aperti al dialogo e collaboratori con tutti gli uomini di buona volontà. Si aspetta la fedeltà e la fecondità di questa vocazione. E' questa la vostra responsabilità.

Sarà questo il vostro merito. Questa è la vostra propria missione" (Discorso ai laici nella Cattedrale di Caracas, 28-1-1985, n. 5).

823
6. La ricca esperienza che ha significato l'Anno della Famiglia mi ha portato a meditare nuovamente e ad annunciare il Vangelo della vita, in particolare con la pubblicazione della recente Enciclica sul valore e sul carattere inviolabile della vita umana. Con la collaborazione e la comunione di tutti i Vescovi del mondo, ho voluto così affrontare le minacce che sovrastano l'essere umano nelle diverse fasi della sua esistenza.

Sono quindi lieto che abbiate proclamato questo anno 1995 "Anno per la vita", invitando i venezuelani a far si che tutte le "riflessioni, gli impegni e le azioni siano volte sia ad acquisire consapevolezza sia a mostrare un atteggiamento di difesa e di proclamazione del dono prezioso della vita in tutte le sue manifestazioni" (Esortazione Impegno per la vita, n. 8). Il vostro invito è scaturito dalla contemplazione attenta, con spirito pastorale, della realtà del vostro Paese, che definite come "situazione grave" in contrasto con la verità cristiana sulla "grandezza della vita umana"; contemporaneamente esortate tutti ad assumere, con gioia e speranza, l'"impegno per la vita". Vi incoraggio quindi a proseguire con decisione e con passo fermo il cammino intrapreso.

824
7. Tra pochi anni celebrerete il V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel vostro amato Paese. Sarà un autentico momento di grazia, che deve rafforzare la "nuova evangelizzazione". In coincidenza con questo avvenimento, la preparazione del Giubileo dell'Anno 2000 costituisce anche un'occasione propizia per presentare a tutti la salvezza che ci offre Gesù Cristo.

Obiettivo prioritario di questo grande Giubileo è "il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani", per la quale cosa "è necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso" (
TMA 42).

Attraverso di voi, cari Fratelli nell'Episcopato, desidero invitare i figli della Chiesa in Venezuela a una conversione più profonda e a un rinnovamento spirituale. In vista dell'Anno giubilare, si fa urgente una più viva adesione di fede ai misteri che ci vengono comunicati dalla Rivelazione divina e che hanno come centro la persona, l'insegnamento e le opere di Gesù Cristo. Per questo la fede deve essere continuamente rafforzata attraverso la meditazione frequente della Parola di Dio, con l'aiuto di una catechesi permanente che permetta a tutti i fedeli di beneficiare delle ricchezze della sapienza cristiana e di provare la gioia della verità.

Bisogna allo stesso tempo incoraggiare tutti coloro che credono in Cristo a una sequela più intima e fedele di Gesù, morto e risorto, dando testimonianza con la propria vita. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, "la fedeltà dei battezzati è una condizione fondamentale per l'annunzio del Vangelo e per la missione della Chiesa nel mondo. Il messaggio della salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani" (CEC 2044).

Inoltre, sia i singoli fedeli sia le comunità cristiane devono esercitarsi nella pratica assidua della preghiera, affinché questa forma di contatto personale con il Signore porti tutti a rispondere sempre più generosamente alla sua grazia, che li santifica, in modo che possano "rimanere nell'intimo di Dio" (TMA 8). In questo senso, una pastorale liturgica rinnovata consentirà di partecipare più intensamente della grazia che scaturisce dal mistero pasquale, in particolare nella celebrazione dell'Eucaristia, di cui bisogna rafforzare l'osservanza del precetto domenicale, e degli altri sacramenti; allo stesso tempo si formeranno pian piano il cuore e la mente dei fedeli mostrando loro la dignità e la bellezza dei simboli liturgici ed educandoli al senso di Dio e alla speranza delle realtà ultime.

825
8. Al termine di questo incontro desidero esprimervi nuovamente, cari Fratelli, la mia gratitudine per gli sforzi compiuti nei diversi campi di azione pastorale, per lo spirito positivo con cui guidate il Popolo di Dio e per la decisa volontà di servire l'uomo attraverso l'annuncio del Vangelo che salva tutti coloro che credono in Gesù Cristo (cfr.
Rm 1,16). Nell'incoraggiarvi a proseguire con rinnovato impegno nella vostra missione, vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso saluto e la mia benedizione ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli, in particolare a quelli che sono malati, anziani o che soffrono per qualsiasi causa, i quali occupano sempre un posto particolare nel cuore del Papa.

Che Nostra Signora di Coromoto, a cui si unisce la nuova Beata Maria de San José, interceda presso il Signore per la santità di tutti i fedeli del Venezuela, per la prosperità nella pace della nazione, per il benessere di tutte le sue famiglie. Con questi fervidi auguri, vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-05-09 Data estesa: Martedi 9 Maggio 1995


Lettera al Cardinale Vlk - Città del Vaticano

Titolo: Per le celebrazioni in onore di Santa Zdislava

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Miloslav Vlk Arcivescovo di Praga Il Nostro animo di pastori e, nello stesso tempo, l'amore paterno per le singole comunità ecclesiali diffuse in tutto il mondo, ci spinge con forza a voler essere presenti ad ogni evento importante che si verifichi nella diletta Chiesa, e a compiere la Nostra parte insieme con i fratelli nell'episcopato, i presbiteri e tutti i fedeli. Tuttavia i tempi, i luoghi e spesso anche le circostanze della vita, impediscono assai spesso che ogni cosa corrisponda al desiderio.

Tra breve tempo, se Dio lo concede, abbiamo intenzione di inserire la Beata Zdislava di Lemberk nel novero delle Sante, per i suoi meriti e le sue virtù, con rito solenne, nel corso Nostro pellegrinaggio Apostolico in quei luoghi, alla fine del mese di Maggio. A nessuno peraltro è ignoto che le spoglie mortali della stessa Beata sono custodite con grandissima devozione nella città di Jablonné v Podjestedi, nel territorio della diocesi di Litomerik, e che là ogni anno viene celebrata, il 28 maggio, la festa di questa Beata.

Pertanto, affinché non manchi a questa nuova Santa donna nessun pubblico onore da parte Nostra nei suoi luoghi, né le sia sottratta alcuna forma di culto presso il suo terrestre sepolcro, desideriamo che un autorevole ministro e pastore della Chiesa intervenga colà, per rappresentare autorevolmente la Nostra persona, e contribuisca il più possibile alla pubblica venerazione della novella Santa ed alla sua fedele imitazione. perciò, Venerato Fratello Nostro, nel designarLa, con questa lettera, Nostro Inviato Speciale, stabiliamo che intervenga alle solennità che si svolgeranno in onore di Santa Zdislava nella città di Jablonné il 28 maggio prossimo, giorno del Signore.

Sarà così presente, a nome Nostro, vicino al corpo di questa Santa, e nello stesso tempo parlerà ai presenti come Nostra stessa voce, e dirà ad essi tutto ciò che Noi stessi, se intervenissimo di persona, vorremmo ricordare di Santa Zdislava agli uomini del nostro tempo.

Infine, porterà a tutti i partecipanti ai riti solenni la Nostra Benedizione Apostolica, ai quali già comandiamo di essere lieti in Cristo e, per l'intercessione di fronte a Dio di Santa Zdislava, di brillare nella fede e nelle opere del Vangelo.

Dal Vaticano, 10 maggio 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-05-10 Data estesa: Mercoledi 10 Maggio 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II al Gruppo di Studio della Pontificia Accademia delle Scienze - Città del Vaticano

Titolo: Incoraggiare le politiche sociali e le condizioni di lavoro che permettano alle madri di ricorrere all'allattamento naturale

Eminenze, Eccellenze, Signore e Signori,

832
1. Come sempre, sono molto lieto di incontrare gli illustri partecipanti alle sessioni di studio organizzate dalla Pontificia Accademia delle Scienze e ringrazio il Vescovo James McHugh per le sue cordiali parole di saluto. Oggi, sono particolarmente lieto di potere esprimere il mio apprezzamento alla Royal Society che ha promosso questo importante incontro.

Mantenendo fede al suo scopo e al suo statuto, la Pontificia Accademia delle Scienza si dedica a una vasta gamma di questioni scientifiche, sociali ed etiche che sono importanti per il servizio che la Chiesa svolge per la famiglia umana, un servizio che scaturisce dal fondamentale comandamento evangelico dell'amore. L'Accademia svolge un ruolo importante nell'aiutare la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, a realizzare il suo compito di servizio con il beneficio delle maggiori conoscenze scientifiche. I vostri studi e le vostre ricerche contribuiscono allo sforzo supremo della Chiesa di accompagnare l'umanità nel suo cammino attraverso le realtà temporali verso il destino trascendente, grande e inesorabile dell'uomo.

833
2. In questa occasione, siete stati invitati a condividere la vostra esperienza su un argomento specifico: "L'allattamento naturale: scienza e società", nell'ambito di uno studio generale su Popolazione e Risorse a cui l'Accademia si dedica dal 1990. In quanto scienziati, orientate la vostra ricerca a una migliore comprensione dei vantaggi dell'allattamento naturale per il neonato e per la madre. Come il vostro gruppo di Studio può confermare, in circostanze normali esso apporta due grandi benefici al bambino: la protezione contro le malattie e un'appropriata alimentazione. Oltre a questi effetti immunologici e nutrizionali, l'allattamento naturale crea un vincolo di amore e di sicurezza fra la madre e il bambino e permette a quest'ultimo di affermare la sua presenza come persona attraverso l'interazione con la madre.

Tutto ciò riguarda da vicino innumerevoli madri e bambini ed è di generale interesse per tutte le società, siano esse ricche o povere. Auspico che i vostri studi contribuiscano a aumentare la consapevolezza pubblica di quanto questa attività naturale giovi al bambino e contribuisca a creare quell'intimità e quell'unione con la madre così necessarie per un sano sviluppo del bambino. Tale vincolo è così naturale e umano che i Salmi utilizzano l'immagine dell'infante attaccato al seno materno come metafora della sollecitudine che Dio ha per uomo (cfr.
Ps 22,9). Questa interazione fra madre e bambino è così importante che il mio predecessore Papa Pio XII ha esortato le madri cattoliche, per quanto possibile, a nutrire da sole i propri figli (cfr. Discorso alle Madri, 26 ottobre 1941). Da varie prospettive, dunque, questo tema è molto importante per la Chiesa, in quanto essa è chiamata ad occuparsi della santità della vita e della famiglia.

834
3. Dati raccolti in tutto il mondo indicano che i due terzi delle madri adottano ancora l'allattamento naturale, almeno fino a un certo punto. Tuttavia le statistiche mostrano anche che il numero delle madri che allattano i loro bambini in questo modo è diminuito, non solo nei Paesi industrializzati dove questa pratica deve essere ripristinata, ma anche nei Paesi in via di sviluppo. Tale diminuzione è dovuta a una combinazione di fattori sociali, come l'urbanizzazione e le richieste sempre più grandi fatte alle donne, di politiche e pratiche sanitarie e di strategie di mercato che promuovono forme alternative di alimentazione.

Tuttavia la maggior parte degli studi si dichiarano a favore dell'allattamento naturale piuttosto che dei suoi surrogati. Le agenzie internazionali responsabili stanno esortando i governi a garantire alle donne di poter allattare naturalmente i propri figli per un periodo compreso fra i quattro e i sei mesi e di poter continuare con questo metodo, supportato da altri alimenti appropriati, fino al secondo anno di età o anche oltre (cfr. UNICEF Children and Development in the '90, in occasione del Summit Mondiale per l'Infanzia, New York, 29-30 settembre 1990). Il vostro incontro quindi intende illustrare le basi scientifiche per incoraggiare le politiche sociali e le condizioni di lavoro che permettano alle madri di ricorrere all'allattamento naturale.

In concreto, stiamo affermando che le madri hanno bisogno di tempo, informazione e sostegno. In molte società si riversano sulle donne così tante aspettative che esse non sempre hanno il tempo necessario per dedicarsi all'allattamento naturale. A differenza di altri metodi, nessuno può sostituire la madre in questa attività naturale. Inoltre, le donne hanno il diritto di essere informate correttamente circa i vantaggi di questa pratica e anche circa le difficoltà che in alcuni casi essa comporta. Anche i professionisti della salute dovrebbero essere esortati ad aiutare le donne e formati correttamente a questo compito.

835
4. Nella recente Enciclica Evangelium vitae ho scritto che: "la politica familiare deve essere perno e motore di tutte le politiche sociali.. Inoltre è necessario reimpostare le politiche lavorative, urbanistiche, abitative e dei servizi, perché si possano conciliare tra loro i tempi del lavoro e quelli della famiglia e diventi effettivamente possibile la cura dei bambini e degli anziani" (
EV 90).

Questa è solo una vaga utopia, oppure è la strada obbligata verso il benessere autentico della società? Persino questa breve riflessione sull'atto molto individuale e privato di una madre che nutre il proprio bambino può condurci ad un ripensamento critico, profondo e ampio su alcuni presupposti sociali ed economici le cui negative conseguenze umane e morali diviene sempre più difficile ignorare. Di certo è estremamente necessaria una revisione radicale di molti aspetti dei diffusi modelli socio-economici di lavoro, della competizione economica e della mancanza di attenzione verso le necessità della famiglia.

836
5. Sono dunque molto grato a tutti voi per aver dedicato il vostro tempo e offerto la vostra collaborazione a questo incontro promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Royal Society. Attendo la sintesi e i risultati dei vostri studi affinché queste informazioni possano essere diffuse ampiamente fra i nostri organi ecclesiali e le istituzioni competenti in tutto il mondo. Prego per il buon esito delle vostre ricerche e per il vostro bene personale.

Che Dio possa benedirvi concedendo forza, gioia e pace ad ognuno di voi e ai membri delle vostre famiglie.

Data: 1995-05-12 Data estesa: Venerdi 12 Maggio 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla XV Assemblea generale della "Caritas internationalis" - Città del Vaticano

Titolo: Non possiamo rassegnarci a vedere milioni di esseri innocenti vittime di mali che il mondo ha attuale ha i mezzi per sconfiggere

Cari Fratelli nell'Episcopato, Cari amici,

837
1. La quindicesima Assemblea generale della Caritas internationalis che sta per concludersi, mi offre la lieta opportunità di accogliere voi, rappresentati degli uomini e delle donne del mondo intero che costituiscono l'ammirevole rete della Caritas. Voi siete tra i più attivi e i più competenti nell'esortare tutti i fedeli della Chiesa a rispondere generosamente al comandamento fondamentale dell'amore verso il prossimo, a cui il Signore ha conferito lo stesso valore di quello dell'amore verso Dio, per riassumere tutta la Legge e per orientare la vita cristiana (cfr.
Mt 22,34-40).

Ringrazio il vostro Presidente, Monsignor Affonso Gregory, per le parole che mi ha rivolto a vostro nome, presentando i vostri lavori.

Avendolo voi appena riconfermato nel suo incarico, gli porgo i miei auguri e gli esprimo la mia fiducia.

838
2. Papa Paolo VI volle che, presso il successore di Pietro, il Pontificio Consiglio Co unum si occupasse del coordinamento armonioso dei numerosi e diversi movimenti che operano per una carità concreta nella Chiesa. E' bene che la Caritas internationalis figuri in prima fila tra coloro che lavorano secondo lo spirito che presiede alla missione di questo Consiglio che mi è così vicino.

Prima di sottolineare alcuni aspetti della vostra attività, vorrei esprimere tutta la stima e la gratitudine della Chiesa per l'opera svolta dalle diverse Caritas in tutto il mondo. Penso a tutti coloro che si prodigano nei vostri vari organismi, a volte da diversi decenni, senza mai stancarsi.

Do il benvenuto alle Caritas fondate di recente in Europa e in Africa, che si uniscono a voi in questo incontro internazionale, così come ai responsabili del nuovo gruppo istituito per l'Oceania.

Con i membri della Caritas, desidero salutare anche i vostri invitati, gli osservatori presenti presso di voi che sono testimoni della vastità e della diversità della grande famiglia della carità attiva della Chiesa.

E come non ricordare la grande generosità dei benefattori, senza i quali voi non potreste operare? Come non ricordare l'impegno del personale fisso e dei volontari che, sia nei Paesi vicini sia nelle missioni lontane, fanno del loro meglio per accogliere e per sostenere il loro prossimo più povero? Penso con commozione ai tanti uomini e alle tante donne che hanno pagato un elevato prezzo personale, spesso fino al sacrificio della loro vita, per rimanere fedeli fino alla fine alla loro missione d'amore.

839
3. Le vostre assise costituiscono un luogo di scambi preziosi affinché si sviluppi, senza arrestarsi dinanzi alle frontiere, la collaborazione necessaria in vista di una migliore diaconia della carità su scala mondiale. Dovete riprendere e approfondire incessantemente le motivazioni teologiche e spirituali che guidano la vostra azione e che distinguono la Caritas da altre organizzazioni non governative.

840
4. Per ispirare e per organizzare efficacemente le diverse forme di reciproco aiuto fraterno, è importante che ogni comunità locale abbia i propri organi caritativi, senza pertanto delegare ad altri ciò che resta un dovere fondamentale di tutti.

Gli animatori, permanenti e volontari, dei vostri diversi servizi hanno una particolare responsabilità. Essi hanno bisogno di ricevere una buona formazione, non solo in funzione delle competenze tecniche indispensabili, ma anche per vivere essi stessi e per comunicare ai loro fratelli l'autentico dinamismo evangelico della carità. Si tratta di mettere in pratica la dottrina sociale della Chiesa comprendendone bene lo spirito: ho già detto che essa "ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione" (
CA 54).

Desidero qui aggiungere quanto, in questa epoca ecumenica, sia auspicabile che tutti coloro che si riconoscono discepoli di Cristo si uniscano per lottare contro la povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dell'uomo.

E' nel contatto quotidiano con le realtà più umili dell'umanità e della sua sofferenza che valutate l'importanza reale dell'insegnamento sociale della Chiesa, delle esigenze di rispetto della vita e della dignità della persona. La carità è innanzitutto presenza attenta e caritatevole presso i più bisognosi; tuttavia sapete che bisogna anche preoccuparsi di sostenere le famiglie, di garantire il diritto al lavoro e all'alloggio, l'accesso alle cure sanitarie di fronte alle epidemie e alle carenze di ogni sorta, l'educazione e la formazione professionale dei giovani. Dovete essere tra i difensori di un'economia sana che non schiacci i poveri e non disgreghi la società.

Nel citare questi pochi esempi, penso sia alle azioni di aiuto reciproco a livello locale e personale, sia all'auspicabile influenza della vostra organizzazione in contesti più ampi. Che la vostra competenza e il vostro spirito fraterno facciano di voi dei portavoce convinti dell'insegnamento sociale della Chiesa presso i responsabili dell'economia e le autorità civili. Esponete con chiarezza e con discernimento le esigenze della giustizia, che, ai nostri occhi del resto non sono che un'altra espressione del rispetto e dell'amore per l'uomo, nel cui nome auspichiamo il miglioramento delle condizioni di vita di tutti.

841
5. In questi ultimi anni, le terribili prove sostenute da Nazioni come la Bosnia ed Erzegovina e il Rwanda, per citarne alcune, hanno suscitato da parte dei cristiani che operano nelle Caritas del mondo uno slancio di solidarietà e inteventi importanti sul posto. Tuttavia voi siete i primi a sottolineare che l'azione in situazioni di emergenza resta insufficiente. Viviamo in un mondo dove l'ineguaglianza e l'ingiustizia restano drammatiche. La povertà rimane un flagello grave in interi Paesi, così come in fasce consistenti della popolazione dei Paesi più ricchi. Continuate ad agire subito e con azioni a lungo termine. Non possiamo rassegnarci a vedere milioni di esseri innocenti vittime della denutrizione, scacciati dalle loro terre, o colpiti da molti altri mali che il mondo attuale ha i mezzi per sconfiggere. Voi siete agenti efficaci di una solidarietà effettiva che non deve tuttavia dispensare i responsabili politici ed economici dall'agire per il vero bene dei popoli, mobilitando tutti i mezzi degli Stati e della comunità internazionale.

842
6. Nel piano di lavoro elaborato in occasione della vostra Assemblea, ho notato con viva soddisfazione che intendete inserire la vostra attività nella preparazione del grande Giubileo d'inizio del terzo millennio cristiano. L'anno 1999 sarà posto in particolare sotto il segno della carità. E' incoraggiante sapere che voi contribuirete a questo slancio cristiano così necessario in questo tempo; è infatti importante che la voce di Cristo sia udita e che il comandamento dell'amore sia un motore potente per l'edificazione di una società in cui la solidarietà di tutti consolidi la pace.

Cari amici, portate a tutti i vostri fratelli l'incoraggiamento del Vescovo di Roma. Invocando su di voi di tutto cuore la Benedizione divina, prego con voi il Padre misericordioso, Cristo Salvatore e lo Spirito d'amore.

Data: 1995-05-13 Data estesa: Sabato 13 Maggio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 817