GPII 1995 Insegnamenti 864

Al termine dell'udienza: intervento per il proprio genetliaco - Città del Vaticano

Titolo: Rendo grazie a Dio per il dono della vita

"Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia" (Ps 117(118],1).

Al termine dell'Udienza vorrei ricollegarmi a queste parole del Salmista. Domani cade il mio 75 compleanno: sono infatti nato il 18 maggio del 1920. In un giorno così importante per ogni uomo, voglio rivolgermi con la memoria ai miei genitori scomparsi da tanto tempo. Desidero ricordare con gratitudine mio padre e mia madre, che mi hanno dato la vita. Pensando ai miei genitori voglio in modo particolare ringraziare Dio, Signore e Fonte della vita, per questo suo primo e fondamentale dono. "Deum cui omnia vivunt, venite adoremus" - canta la Chiesa.

La vita è dono di Dio, un dono nel quale Dio riceve anche una particolare lode.

Tutto ciò che vive, vive per Lui (cfr. Gn 14,7-9).

Allo stesso tempo, desidero ringraziare oggi per il dono della vita divina ricevuta al fonte battesimale, nella chiesa parrocchiale di Wadowice. Con il sacramento della rinascita dall'acqua nello Spirito Santo è iniziata in me questa vita nuova, soprannaturale, che è dono di Dio stesso - dono che trascende la dimensione dell'esistenza naturale. Oggi mi sento particolarmente obbligato a rendere grazie per il dono della vita terrena, ma ancor più, per il dono della vita soprannaturale, grazie al quale sono diventato figlio adottivo di Dio. "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Jn 3,5).

In virtù del sacramento del Battesimo, questa eredità, divenuta mia, si è successivamente consolidata nel sacramento della Confermazione. Da qui scaturi anche il dono della vocazione: cristiana, sacerdotale ed episcopale. Oggi mi è dato di vivere il 75 compleanno come Vescovo di Roma: questo dono trae origine da quello del Battesimo, ricevuto all'inizio della mia vita.

Rendo grazie a Dio per essere nato e per essere stato chiamato a questa mia particolare missione. Voglio ringraziare per il dono del sacramento del sacerdozio e dell'episcopato e prego incessantemente lo Spirito Santo di aiutarmi a rimanervi fedele fino alla morte.

Rendo grazie a Dio perché la mia vita e il mio ministero sacerdotale, episcopale e petrino, cadono in un momento di svolta epocale per l'Europa, per il mondo e per la Chiesa. Come non ringraziare oggi per i vent'anni di ministero episcopale nella diletta Chiesa di Cracovia? Come non rendere grazie per il dono della partecipazione al Concilio Vaticano II, che traccio le vie della Chiesa verso il terzo millennio cristiano? Come non ricordare oggi, con la trepidazione nel cuore, la data del 16 ottobre 1978, quando, per il tramite della chiamata del Conclave, udii quella di Cristo: "Pasci i miei agnelli!" (Jn 21,15)? Abbraccio col pensiero gli anni di servizio nella Sede Romana, consapevole delle mie debolezze umane e, allo stesso tempo, con un'enorme fiducia nella grandezza della Divina Misericordia. E, prima di tutto, rinnovo davanti a Cristo l'offerta della mia disponibilità a servire la Chiesa quanto a lungo egli vorrà, abbandonandomi completamente alla sua santa volontà. Lascio a Lui la decisione sul come e quando vorrà sollevarmi da questo servizio.

Non cesso di invocare l'intercessione di Maria, Madre di Cristo e nostra Madre e Regina - Colei che mi è stata guida sin dai primissimi anni della fanciullezza. E' a Lei, Madre della Chiesa, che desidero affidare in modo particolare tutta la mia vita e il mio servizio alla Chiesa universale oggi e nel futuro: "Totus tuus ego sum et omnia mea tua sunt. Praebe mihi Co tuum, Maria!".

Nella ricorrenza del compleanno, da tutto il mondo mi giungono numerose espressioni di benevolenza e assicurazioni di preghiera. Le apprezzo molto e a tutti coloro che le hanno inviate esprimo un vivo grazie dal profondo del cuore.

Desidero, allo stesso tempo, chiedere a tutti i fratelli e sorelle nella fede, e, in particolare, ai miei fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato, come pure alle famiglie religiose maschili e femminili, di continuare a sostenere con la preghiera il mio servizio alla santa Chiesa. Ho tanto bisogno delle vostre preghiere, carissimi fratelli e sorelle, e conto tanto su di esse! In questo giorno così speciale per me, con cuore colmo di gratitudine, vi benedico tutti: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo!

Data: 1995-05-17 Data estesa: Mercoledi 17 Maggio 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai sacerdoti ordinati da Papa Paolo VI venticinque anni fa - Città del Vaticano

Titolo: "Siate con tutte le vostre forze profeti di speranza, annunciatori di Verità, ministri della Grazia, servitori della Vita"

Cari Fratelli nel sacerdozio!

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1. Vi saluto con grande affetto, rendendo grazie con voi al Signore per il giubileo sacerdotale che state celebrando in questi giorni con un intenso programma spirituale. Rivolgo un particolare ringraziamento a Mons. Salvatore Gristina per le cordiali espressioni con le quali ha interpretato i sentimenti di devozione e di comunione di tutti voi.

Venticinque anni or sono, il 17 maggio 1970, Solennità di Pentecoste, il Signore vi dono una esperienza memorabile: legandovi a sé per sempre, vi trasformo in icone di Cristo Sacerdote per le mani del Servo di Dio, il Papa Paolo VI, il quale, celebrando il suo 50 anniversario sacerdotale, quasi desidero affidare a ciascuno di voi la sua passione per il Vangelo ed il suo desiderio di servire i fratelli.

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2. Cosa significa celebrare il giubileo sacerdotale? Quali sensazioni devono pervadere l'animo del Ministro di Cristo che si accosta all'altare del Signore per rivivere la grazia di quel primo giorno? "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore!" (
Lc 1,46-47). Ecco la risposta.

Le parole del Magnificat appaiono le più adeguate per esprimere quanto attraversa il cuore del presbitero che vive questa tappa così importante della sua storia sacerdotale: come per Maria di fronte al miracolo della divina Maternità, sono soprattutto la gioia e la gratitudine a dominare il suo animo.

Infatti, la considerazione dei doni ricevuti e del bene compiuto lo porta a scoprire con rinnovata meraviglia che tutto nella sua vita è grazia, tutto è frutto dell'amore di Dio, che con la sua scelta di predilezione, sin dal seno materno, lo ha chiamato ad essere immagine viva del Buon Pastore.

Alla luce di questo amore antico ma sempre nuovo, anche i momenti difficili della sua vita sacerdotale appaiono al sacerdote come occasioni di grazia e di divina benevolenza, che inducono a rinnovare con più motivata fiducia la consacrazione della propria vita al Signore, "fedele e giusto".

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3. "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". "Certo, Signore, tu lo sai, che ti voglio bene" (
Jn 21,16).

Come a Pietro sulla riva del lago di Tiberiade, il Risorto chiede oggi a ciascuno di voi una risposta d'amore, che deve continuare a tradursi nel colloquio intimo ed incessante della preghiera, nella corrispondenza piena al dono del celibato, nella scelta di povertà che dà credibilità all'annuncio del Regno, nella disponibilità totale alla causa di Dio che si esprime anche nella virtù dell'obbedienza, nell'accoglienza degli ultimi e nell'offerta quotidiana della vita, se necessario, fino all'effusione del sangue.

E' la via della santità, che il sacerdote deve percorrere con entusiasmo sempre nuovo: allontanandosi da essa, rischia di lavorare invano (cfr. Lc 5,5).

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4. Nei 25 anni trascorsi vi siete dovuti confrontare con un mondo in rapida evoluzione nel quale sempre più evidente si è manifestato "il divorzio tra Vangelo e cultura" che il Papa Paolo VI defini "il dramma della nostra epoca" (Esort. Ap. EN 20): l'indifferenza religiosa, la ricerca affannosa di pseudo-valori, il diffondersi sfrontato di una cultura di morte, talora hanno reso faticoso il vostro compito di educatori e maestri del Popolo di Dio.

Di fronte a tante situazioni problematiche, vi ha sorretto la certezza dell'immutato amore di Dio per l'uomo e della vostra chiamata a porvi al servizio del suo disegno di salvezza. Come vi scrivevo lo scorso Giovedi Santo, "il sacerdozio che oggi ricordiamo con tanta venerazione come nostra speciale eredità, è un sacerdozio ministeriale! Serviamo il popolo di Dio! Serviamo la sua missione!" (n.7).

Questa missione vi propone mete sempre più esigenti, spingendovi a moltiplicare il vostro ardore e a trovare metodi nuovi, perché anche l'uomo di oggi incontri Cristo Salvatore. Infatti, "la nuova evangelizzazione ha bisogno di nuovi evangelizzatori, e questi sono i sacerdoti che si impegnano a vivere il loro sacerdozio come cammino specifico verso la santità" (Esort. Ap.
PDV 82).

Non abbiate paura! Siate con tutte le vostre forze profeti di speranza, annunciatori di Verità, ministri della Grazia, servitori della Vita! Mentre si avvicina il terzo millennio dell'era cristiana, sentite il vostro sacerdozio come un grande dono di Dio per la costruzione della vera civiltà, quella dell'amore.

Affido a Maria, la Madre dei Sacerdoti, la vostra vita, le gioie, le sofferenze ed il futuro del vostro sacerdozio: la sua dolce presenza vi accompagni sempre.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri familiari e a tutti coloro che il Signore ha affidato al vostro zelo sacerdotale!

Data: 1995-05-18 Data estesa: Giovedi 18 Maggio 1995

Udienza: il Papa all'Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali - Città del Vaticano

Titolo: Il Congresso Eucaristico di WrocLaw: straordinario inno di gratitudine a Cristo per il dono della libertà

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Gentili Signori e Signore!

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1. Sono lieto di accogliere oggi, insieme con i Membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, un significativo numero di Delegati delle Conferenze Episcopali. La vostra presenza, in rappresentanza di tutti i continenti e di diverse culture, illustra bene la dimensione universale dei Congressi Eucaristici, che troverà una singolare espressione nella celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale a Roma in occasione del Grande Giubileo del 2000. Nel salutare cordialmente ciascuno di voi, rivolgo uno speciale pensiero al vostro Presidente, il caro Cardinale Edouard Gagnon, che ringrazio per le toccanti parole poc'anzi rivoltemi a nome di tutti i presenti.

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2. La scelta delle sedi dei Congressi Internazionali comporta naturalmente uno speciale significato per la Chiesa universale. Essi, infatti, si sono svolti in diverse parti del mondo anche per ricordare o celebrare momenti particolarmente importanti nella vita della Chiesa, traendone i necessari insegnamenti per il presente. Ciò è avvenuto, per esempio, nell'ultimo Congresso di Siviglia, in cui abbiamo ricordato il quinto centenario della Evangelizzazione del continente americano.

La caduta dell'egemonia comunista nell'Europa dell'Est ha offerto una provvidenziale opportunità di convocare il Congresso "in quella parte dell'Europa che dopo una dura prova è rinata nella libertà" (Annuncio del Papa nella Statio Orbis del Congresso di Siviglia, "L'Osservatore Romano", 14-15 giugno 1993, p.1).

A Siviglia affidai "alla materna protezione di Nostra Signora di Czestochowa la preparazione e lo sviluppo di quel futuro incontro su Gesù Sacramentato, con cui si vuole dare un rinnovato impulso all'azione della Chiesa specialmente nei Paesi dell'Europa centrale" (). Il tema del prossimo Congresso sarà dunque "Eucaristia e Libertà" e la Chiesa ospite sarà quella di Polonia.

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3. Il Congresso sarà uno straordinario inno di gratitudine verso Cristo per il dono della libertà che, dall'Europa Centrale, ha portato beneficio a tutta la Chiesa e a tutto il mondo. Esso potrà anche mostrare come la fede in Cristo Redentore, presente nella Celebrazione eucaristica e nel Santissimo Sacramento, sia stata la sorgente della speranza e dell'amore, sopravvissute a tutte le sofferenze e persecuzioni, ed alla fine abbia meritato e realizzato la liberazione. E' nell'Eucaristia che possiamo trovare il segreto per liberarci anche dalle nuove forme di schiavitù che si affacciano nell'attuale società consumistica ed edonistica.

Il Congresso si terrà nella storica città di WrocLaw, proprio nel cuore dell'Europa, di quell'Europa che, per il bene di tutta l'umanità, deve conservare o ritrovare le sue radici cristiane.

E in una città con le porte aperte verso l'Oriente e con una spiccata vocazione ecumenica, il Congresso non potrà non chiedersi come i cristiani possano liberarsi da quanto impedisce loro di riunirsi tutti insieme intorno all'Eucaristia (cfr. Orientale Lumen, nn. 19 e 28).

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4. Parte dei lavori della vostra Assemblea sono stati dedicati alla riflessione sull'azione pastorale necessaria per educare il Popolo cristiano a vivere l'essenziale rapporto tra Eucaristia e libertà.

La libertà che cerchiamo in Cristo e nel Sacramento eucaristico è quella ampia e profonda descritta dal Concilio: "La vera libertà è nell'uomo segno altissimo dell'immagine divina" (
GS 17).

E' precisamente di tale libertà che parla l'apostolo Paolo nella Lettera ai Galati, con le parole scelte come "motto" del Congresso: "Hac libertate nos Christus liberavit..." - "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi sottomettere di nuovo al giogo della schiavitù" (Ga 5,1).

Ogni giorno l'Eucaristia rende presente ed efficace il Sacrificio di Cristo, offertosi liberamente per noi, affinché possiamo con lui rinascere a vita nuova. "Cristo Crocifisso - ho ricordato nell'Enciclica Veritatis splendor - rivela il senso autentico della libertà, lo vive in pienezza nel dono totale di sé e chiama i discepoli a prendere parte alla sua stessa libertà" (n. 85). E' così che l'Eucaristia, in questo secolo come nei primi secoli della Chiesa, è stata il pane della libertà, il viatico del coraggio e del martirio. La sua celebrazione nelle catacombe del ventesimo secolo ha costituito lo spazio della fede e della speranza, nel quale si sono ritemprati i nuovi martiri che, con la testimonianza della vita e spesso con il prezzo della morte, hanno esaltato la dignità della coscienza e il valore dell'obbedienza alla legge di Dio.

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5. Carissimi, desidero esprimere il mio apprezzamento e la mia viva riconoscenza a tutti voi per il valido servizio che state svolgendo. So che il Comitato Pontificio ed il Comitato locale di WrocLaw, con l'aiuto di collaboratori competenti e generosi, ha già fatto molto per avviare la preparazione del Congresso e tracciarne il programma. L'incontro di questa settimana col Signor Cardinale Arcivescovo Henryk Roman Gulbinowicz e la rappresentanza della Comunità diocesana vi ha fatto pregustare la fraterna accoglienza che sarà riservata ai pellegrini di tutta la Chiesa.

Molto rimane da fare, perché le persone presenti sul posto non siano sole a vivere la preziosa esperienza del Congresso. Uno dei vostri principali compiti come Delegati delle Chiese particolari, sarà proprio quello di suscitare un genuino interesse per tale importante evento ecclesiale ed aiutare tutti i fedeli a sentirsene partecipi.

A questo proposito avete opportunamente riflettuto sulla vitalità del Culto eucaristico nelle vostre nazioni, chiedendovi come la celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale possa offrire nuovi e provvidenziali contributi al suo sviluppo.

Un primo mezzo sarà certamente quello di seguire attentamente la preparazione pastorale, catechetica e liturgica che si svolgerà a WrocLaw e in tutta la Polonia, per associarvi ad essa con iniziative adattate alle condizioni culturali di ciascun Paese.

Un secondo mezzo sarà l'approfondimento del tema stesso del Congresso, per discernere, nelle diverse realtà locali, i fattori che impediscono od ostacolano il pieno esercizio dell'autentica libertà.

Un terzo mezzo sarà la concreta testimonianza del fatto che una rinnovata fede in Cristo Eucaristia ed una pietà eucaristica aggiornata secondo le norme liturgiche possono rendere veramente liberi davanti alle molteplici pressioni ed ai nuovi idoli che tendono ad imporsi alle coscienze.

Maria Santissima, che, nella libertà del suo "Fiat" e della sua presenza ai piedi della Croce, ha offerto al mondo Gesù, il Liberatore, ci aiuti ad incontrarlo nel Sacramento dell'altare ed ottenga che il prossimo Congresso lo manifesti al mondo come l'unico autentico Redentore: oggi, come ieri e sempre (cfr.
TMA 1 TMA 59). Mentre a Lei affido le vostre persone ed il vostro lavoro, imparto a tutti voi ed ai vostri collaboratori la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-05-18 Data estesa: Giovedi 18 Maggio 1995

Udienza: alle Superiore Generali delle Congregazioni religiose e degli Istituti secolari di vita apostolica - Città del Vaticano

Titolo: "Cristo è la chiave della vostra vocazione, è l'Amore teologale sempre più ardente, sempre più convinto"

Carissime Sorelle!

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1. Da tutto il mondo siete giunte a Roma per studiare ed approfondire, in uno speciale Convegno, le questioni attinenti la vita religiosa nel nostro tempo, alla luce del recente Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Sono molto lieto di accogliervi in questa Udienza a voi riservata e a tutte porgo il mio cordiale benvenuto nel Signore.

Saluto il Cardinale Eduardo Martinez Somalo, Prefetto della Congregazione incaricata di seguire da vicino gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e lo ringrazio per l'indirizzo rivoltomi e per i gentili auguri che, a nome di tutte le Religiose presenti, mi ha espresso.

Desidero manifestare la mia riconoscenza per l'impegno con cui il Dicastero, in adempimento del compito ad esso affidato dalla Costituzione Apostolica Pastor bonus (cfr. art. 107), attende ai suoi compiti ed auspico che dalla sua azione sollecita ed illuminata venga sempre meglio promossa la pratica dei consigli evangelici nella Chiesa.

Ringrazio la Presidente dell'Unione per le parole che mi ha rivolto, indicando le linee di impegno su cui state riflettendo in vista di una più incisiva opera a servizio del Vangelo, ed esprimo le mie felicitazioni alla nuova Presidente ed al suo Consiglio esecutivo, augurando loro buon lavoro.

Quanto deve la Chiesa alle Religiose per la loro scelta di totale consacrazione a Dio e di generosa dedizione ai fratelli! Lo dico pensando anche, con animo dolente ed insieme ammirato, alle tante Religiose che in questi ultimi tempi hanno dato la vita in diverse Nazioni: Rwanda, Burundi, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Algeria, Zaire ed altrove, ed a quelle che continuano a soffrire a motivo dei disagi provocati dalla guerra, dalla guerriglia, dal terrorismo, dalla persecuzione e dalla emarginazione. Ad esse va la gratitudine mia e di tutta la Comunità cristiana.

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2. Viviamo ancora nell'atmosfera liturgica del Tempo pasquale ed il pensiero va perciò spontaneamente a quanto l'apostolo Pietro dice nel suo primo discorso dopo la Pentecoste alla folla in ascolto: "Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni!" (
Ac 2,32). E poco dopo, tornando sull'argomento, trae le conseguenze: se Cristo è risorto, allora è chiaro che "in nessun altro c'è salvezza; non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12). Questa testimonianza coraggiosa e franca dell'Apostolo colpisce gli ascoltatori (cfr. Ac 2,37 Ac 4,13), che in massa si convertono (cfr. Ac 2,41).

Carissime Religiose, anche oggi i cristiani, ed ancor più le persone consacrate, devono sentirsi innanzitutto "testimoni della risurrezione" di Gesù.

Solo Lui, infatti, può illuminare sul vero significato della vita e della morte e può, quindi, indicare quale è la via della salvezza. La missione della Chiesa è proprio quella di testimoniare che Cristo è veramente il Verbo divino incarnato, è la Luce del mondo, è la Verità. "L'essere essenzialmente missionaria non significa soltanto che la Chiesa possiede una missione universale nei confronti dell'intera umanità, ma che, nella sua realtà costitutiva, nella sua anima e, quindi, si potrebbe dire nella sua stessa psicologia, possiede un dinamismo che si dispiega concretamente nella predicazione del Vangelo, nella diffusione della fede e nell'invito alla conversione, proclamato "fino agli estremi confini della terra"... Ognuno nella Chiesa e con la Chiesa ha il compito di propagare la luce del Vangelo secondo la missione salvifica, trasmessa dal Redentore alla Comunità ecclesiale" (Catechesi di mercoledi, 19 aprile 1995).

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3. Alla luce del Cristo risorto e riflettendo sulle tante, appassionate e dotte relazioni del recente Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata, si possono ricavare alcune direttive che servono per voi, Superiore Generali, e per le vostre Consorelle, che da voi attendono delucidazioni, incoraggiamento e fervore.

La prima convinzione riguarda la perenne validità della vita religiosa nella Chiesa. Possiamo essere certi che anche nel prossimo millennio, di cui siamo ormai alle porte, continuerà a farsi sentire la voce misteriosa ma reale di Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (
Mt 19,21). Nonostante l'attuale scarsità di vocazioni, dobbiamo aver fiducia nella Provvidenza: Dio non abbandonerà la sua Chiesa. La cosa essenziale è che vi sia da parte delle Famiglie religiose piena collaborazione nella formazione dei propri membri ad un amore totale, sincero e gioioso a Gesù Cristo profondamente conosciuto, seguito e obbedito.

La seconda convinzione riguarda il valore e il significato della riscoperta dei "carismi" della Fondatrice o del Fondatore, per viverli pienamente, pur adattandosi alle esigenze dei tempi. In effetti, se la fondazione ha superato la barriera del tempo, è segno di un particolare disegno della Provvidenza sia nei riguardi della Chiesa sia nei riguardi della società.

La terza convinzione si riferisce alla radice teologica della consacrazione religiosa: la "consacrazione battesimale e cresimale", consacrazione sacramentale, dona, insieme con il carattere, la grazia santificante e quindi la partecipazione alla vita trinitaria di Dio e fonda l'impegno di testimonianza nel Corpo Mistico. La "consacrazione religiosa" è il riconoscimento ecclesiale di una chiamata interiore alla donazione totale a Dio e al suo progetto salvifico mediante i tre voti. Si deve affermare col Concilio che lo stato religioso, "costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene fermamente (inconcusse) alla sua vita ed alla sua santità" (LG 44). Esso, dunque, non può mancare e non mancherà mai.

La quarta convinzione riguarda la "missione" della vita consacrata, che è la comunione con Cristo e con la Chiesa, suo Corpo Mistico. La persona religiosa è innanzitutto chiamata in maniera tutta speciale alla "sequela Christi", la quale implica il sacrificio e la mortificazione secondo il monito di Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8,34).

Vi è poi la comunione pastorale che si esplica nella collaborazione con la Chiesa locale, mediante l'apertura generosa, nel rispetto delle finalità del proprio Istituto, alle direttive ed iniziative del Vescovo diocesano. La persona consacrata dovrà, inoltre, mostrarsi sempre sensibile alle necessità dei propri contemporanei, condannando il male e l'errore ed amando sempre tutte le persone con dedizione, equilibrio e serenità, nel dialogo fraterno e costruttivo.

Talvolta la vita comune, l'obbedienza, la monotonia del lavoro, il senso della solitudine possono mettere in crisi il fervore della donazione. E' allora specialmente che devono prevalere la luce e la forza della vita spirituale, meditando quanto già l'Autore della Lettera agli Ebrei mirabilmente scriveva: "Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (12,1-2).

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4. L'intuizione di Santa Teresa di Lisieux, che con il suo genio religioso e la sua santità ha portato una ventata di autentica spiritualità nel ventesimo secolo, vale anche per voi, Superiore Generali, e per tutte le persone consacrate: "Compresi che l'Amore racchiudeva tutte le vocazioni, che l'Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi; in una parola, che l'Amore è eterno!" (Manoscritti autobiografici, cap. IX). Ecco, carissime Sorelle, la chiave della vostra vocazione è l'Amore teologale sempre più ardente, sempre più convinto! Vi assista sempre e vi sostenga nei vostri propositi e nei vostri programmi Maria Santissima, che veneriamo con particolare devozione nel mese di maggio a Lei dedicato.

E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora vi imparto di gran cuore, estendendola con affetto a tutte le vostre Consorelle.

Data: 1995-05-18 Data estesa: Giovedi 18 Maggio 1995

Lettera al Cardinale Sanchez - Città del Vaticano

Titolo: Per le celebrazioni del IV centenario della Diocesi di Caceres

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. José T. Sanchez Prefetto della Congregazione per il Clero In questi ultimi anni nelle Isole Filippine molti avvenimenti sacri, a cui abbiamo preso parte Noi stessi o i Nostri delegati, hanno contribuito non poco a rinnovare e confermare la fede del popolo cristiano. così oggi siamo davvero ricolmi di grande gioia e consolazione alla notizia che i fedeli della comunità ecclesiale di Caceres, in quella stessa nazione, ricordano con plauso e gratitudine il quarto centenario dalla fondazione di quella Sede. Per questo motivo il Venerato Fratello Leonardo Legaspi, O. P., Arcivescovo di Caceres, insieme ai sacerdoti e ai fedeli a lui affidati, cogliendo questa splendida occasione, ha ritenuto di dover celebrare un evento tanto importante.

Poiché si è stabilito che il prossimo 15 settembre abbiano luogo le solenni celebrazioni di chiusura del centenario, egli ci ha chiesto di nominare un sacro Presule a rappresentare la Nostra persona, per presiedere a nome Nostro a quei solenni riti. Noi pertanto, allo scopo di rendere più illustre lo svolgersi di queste celebrazioni, abbiamo deciso di inviare un uomo eminente, che faccia le Nostre veci e porti nello stesso tempo una parola di esortazione. Abbiamo così rivolto a Lei, Venerato Fratello Nostro, il pensiero e l'animo, poiché Ella, figlio e vanto di quel popolo, svolse in quella Sede l'incarico di Vescovo Ausiliare. Pertanto, con questa Lettera, in virtù della Nostra autorità, La costituiamo Inviato Speciale, dandoLe mandato di presiedere a nome Nostro alle sacre celebrazioni del popolo di Caceres, manifestando umanamente i Nostri sentimenti di pastori al clero e al popolo.

Recherà dunque il Nostro saluto, il Nostro amore verso quella Chiesa, la Nostra presenza in spirito. E poiché in quello stesso giorno - come con gioia abbiamo appreso - i fedeli di quella regione festeggeranno la solennità della loro celeste patrona, la Beata Vergine Maria detta di "Penafrancia", esorterà tutti al desiderio di onorarla. Confidiamo con grande speranza che i fedeli di quella comunità, con animo rinnovato, facciano crescere in se stessi uno spirito veramente cristiano, ed impieghino tutte le loro forze nell'opera della nuova evangelizzazione. Sappia con certezza che Noi accompagneremo con la preghiera la sua missione, pienamente fiduciosi che il suo incarico andrà a promuovere il bene spirituale di tutti coloro che saranno là presenti.

Con grande amore impartiamo nel Signore innanzitutto a Lei, poi a tutti i partecipanti alla commemorazione, la Nostra Benedizione Apostolica, che sia annuncio di divine grazie e sicura testimonianza di rinnovamento universale.

Dal Vaticano, 18 maggio 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-05-18 Data estesa: Giovedi 18 Maggio 1995

Udienza: alle Suore di Carità di S. Giovanna Antida Thouret - Città del Vaticano

Titolo: L'attuale società ha bisogno del vostro carisma al servizio dei bisognosi e dei sofferenti

Carissime Sorelle in Cristo!

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1. Sono molto lieto dell'odierno incontro con voi, Religiose della benemerita Congregazione delle Suore di Carità di santa Giovanna Antida Thouret, in occasione del vostro Capitolo Generale. Tutte e ciascuna saluto con affetto, rivolgendo un particolare pensiero di felicitazione e di augurio a Suor Antoine Marie Henriot, confermata Superiora Generale della Congregazione, ed al neo-eletto Consiglio.

Durante questi giorni di intensa preghiera e riflessione, avete approfondito il vostro specifico carisma di carità al servizio dei bisognosi e dei sofferenti, cercando di discernere i modi più idonei per viverlo nell'attuale società e nella presente epoca di passaggio tra il secondo ed il terzo millennio cristiano. Un autentico e fruttuoso rinnovamento del vostro Istituto religioso non potrà prescindere dallo sforzo di profonda e costante fedeltà all'ispirazione originaria della vostra Fondatrice: solo così, infatti, potrà essere fatto rivivere, nelle mutate condizioni storiche e culturali, il carisma vincenziano degli inizi.

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2. La vocazione che il Signore vi ha donato nella Chiesa è quella di evangelizzare i poveri aiutandoli a crescere come esseri umani e come figli di Dio. Si tratta di una forma privilegiata di apostolato, che vi spinge a vedere nelle persone soggette ad antiche e nuove povertà il volto stesso del Cristo sofferente. E', questa, una testimonianza che si rivela particolarmente efficace nei confronti degli uomini del nostro tempo, sensibili più che alle dotte affermazioni sulla paternità di Dio, ai segni concreti della sua presenza nella loro vita. Voi, dunque, col vostro comportamento, con le vostre parole, con ogni vostra scelta siete chiamate ad offrire a chi vi avvicina la possibilità di fare un'esperienza in qualche modo immediata e personale della sollecitudine amorevole di Dio.

Come non vedere, pero, che una simile testimonianza, per essere autentica, ha bisogno di rigenerarsi continuamente alle sorgenti della grazia con la linfa della preghiera e della vita spirituale? Il quotidiano contatto con Dio animi, pertanto, incessantemente il vostro servizio così che esso possa esprimersi in una sovrabbondanza di carità capace di espandersi quasi naturalmente verso i fratelli.

"Dio solo!": questo è il motto lasciatovi in eredità da santa Giovanna Antida, in un'ora cruciale per la storia della Chiesa in Francia ed in Europa.

Poiché, tuttavia, Dio è Amore (
1Jn 4,8), in quel motto è compresa l'esigenza di vivere in pienezza la carità, principio che sospinge e rende feconda l'evangelizzazione. Vi incoraggio, pertanto, care Sorelle, a sostenere con la testimonianza della carità la grande sfida della nuova evangelizzazione, alla quale è chiamata la Chiesa intera.

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3. La povertà evangelica e la semplicità contraddistinguano sempre il vostro stile di vita, per continuare ad essere in familiare confidenza con i piccoli e i poveri. Le riflessioni e le indicazioni scaturite dall'Assemblea capitolare orientino il cammino della Congregazione verso il 2000, per offrire alla presente generazione l'esempio di una vita totalmente consacrata al servizio di Dio e dei fratelli e, proprio per questo, capace di attirare le giovani di oggi, assetate quanto quelle di ieri di ideali autentici per cui spendere la propria esistenza.

Affido alla materna protezione di Maria Santissima i lavori capitolari e tutti i vostri desideri e propositi. Ella, che condivise con Cristo la povertà di Betlemme, di Nazaret e del Calvario, vi doni il pieno distacco dalle cose e da voi stesse, per essere tutte di Dio e tutte per i fratelli.

Nell'invocare sull'intera Congregazione l'intercessione di santa Giovanna Antida Thouret e di san Vincenzo de' Paoli, imparto di cuore a voi, alle vostre Consorelle e a quanti incontrate quotidianamente nel vostro servizio di carità la mia affettuosa Benedizione.

Data: 1995-05-19 Data estesa: Venerdi 19 Maggio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 864