GPII 1995 Insegnamenti 885

Udienza: il Papa ai capitolari dell'Ordine dei Ministri degli Infermi e alle capitolari delle Figlie di San Camillo - Città del Vaticano

Titolo: Evangelizzare la cultura sanitaria per testimoniare la visione cristiana del vivere, del soffrire e del morire

Carissimi Fratelli e Sorelle della Famiglia Camilliana!

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1. Sono molto lieto di accogliervi, mentre state celebrando i rispettivi Capitoli Generali. Rivolgo un saluto cordiale a voi, capitolari dell'Ordine Religioso dei Ministri degli Infermi, che avete tenuto la vostra assemblea a Bucchianico, città natale del santo Fondatore Camillo de Lellis. E con uguale affetto porgo il benvenuto a voi, Figlie di San Camillo, che penso ancora colme di fervore per la recente beatificazione della Madre Fondatrice Giuseppina Vannini. Un grato pensiero rivolgo al Superiore Generale, Padre Angelo Brusco, ed alla Superiora Generale, Madre Serafina Dalla Porta, per le parole che mi hanno indirizzato, e, sapendoli entrambi riconfermati nell'incarico, auguro loro un santo e fruttuoso servizio.

Durante questi intensi giorni, gli uni e le altre siete stati chiamati a riflettere sul carisma e sulla spiritualità camilliani nella prospettiva del Giubileo del 2000, in sintonia con le indicazioni della Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente e con una rinnovata adesione ai valori evangelici.

Quest'ultimo scorcio di secolo è stato per l'intera Famiglia Camilliana occasione di proficue celebrazioni centenarie, che hanno riproposto alla vostra riflessione gli eroici eventi delle origini dell'Istituto, fra cui mi piace ricordare il quarto centenario dell'elevazione ad Ordine Religioso dell'iniziale "Compagnia dei Ministri degli Infermi" (cfr. Bolla Illius qui pro gregis del Papa Gregorio XIV).

In questo clima di rinnovato fervore la Consulta Generale dell'Ordine ha deciso di istituire la "Giornata dei Religiosi Camilliani martiri della carità", da celebrarsi il 25 maggio di ogni anno, giorno anniversario della nascita di san Camillo de Lellis. Con tale iniziativa avete inteso ribadire che la dedizione fino all'eroismo della carità è uno degli aspetti qualificanti dell'indole profetica della vita consacrata che, per sua natura, "meglio testimonia la vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del Regno celeste" (
LG 44).

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2. La recente Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha riproposto con vigore l'indicazione conciliare secondo la quale "l'adeguato rinnovamento della vita religiosa comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e allo spirito originario degli istituti e, nello stesso tempo, l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi" (
PC 2).

Rinnovare e rinnovarsi, quindi, significa mantenere viva la novità originaria del carisma istitutivo, preservandolo dal rischio dell'affievolimento dello slancio iniziale a causa delle mutate situazioni storiche e sociali. Un autentico rinnovamento si raggiunge solo nella fedeltà rigorosa e coraggiosa al proprio carisma, in continuità col cammino intrapreso dal Fondatore.

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3. Il testo rinnovato della vostra Costituzione, cari Religiosi Camilliani, insiste opportunamente sulla necessità che la vostra vita "sia permeata dall'amicizia con Dio", affinché sappiate essere ministri dell'amore di Cristo verso i malati. In tal modo sarà manifesta in voi "quella fede che in Camillo operava nella carità", per la quale siete chiamati a vedere nei malati il Signore stesso. Anzi, in questa presenza di Cristo nei malati e in chi presta loro servizio in suo nome, voi intendete trovare la fonte stessa della vostra spiritualità (cfr. Costituzione, 13).

Per vocazione e missione accanto a coloro che soffrono ed a quanti si occupano di loro, voi vi fate promotori ed artefici di uno stile realmente evangelico nel servire gli ammalati, sul modello del vostro Fondatore, apostolo eroico della carità.

In tale prospettiva, desidero esprimere il mio compiacimento per il significativo impulso che il vostro Ordine, oggi presente in tutti i Continenti, ha impresso alla sua attività missionaria, estendendo la propria azione apostolica nell'America del Sud, nell'Estremo Oriente, nell'Europa dell'Est. Nelle regioni del Caucaso, poi, voi avete assunto l'amministrazione dell'ospedale Redemptoris Mater, da me offerto all'Armenia e, con la collaborazione della Santa Sede, avete avviato un progetto sanitario in Georgia che porta il nome Redemptor hominis.

Inoltre, di fronte al diffondersi di nuove povertà e di nuovi mali, avete desiderato aprirvi maggiormente, secondo le indicazioni del Capitolo Generale del 1989, ai bisogni dei poveri e degli ammalati più abbandonati ed emarginati, come le vittime della tossicodipendenza e dell'AIDS, ed avete istituito numerose case di accoglienza.

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4. A voi, care Figlie di San Camillo, rinnovo l'apprezzamento e gli auspici che vi manifestai nello scorso mese di ottobre, quando ebbi la gioia di elevare alla gloria degli altari Madre Giuseppina Vannini. Continuate con rinnovato slancio di carità sulla via tracciata dalla vostra Beata Fondatrice! Insieme con i Religiosi Camilliani, vi esorto ad abbinare sempre all'insostituibile prossimità verso il malato l'evangelizzazione della cultura sanitaria, per testimoniare la visione evangelica del vivere, del soffrire e del morire. E' questo un fondamentale compito che deve essere attuato dagli Istituti di formazione della vostra Famiglia religiosa e specialmente dall'Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria "Camillianum" di Roma.

Come ho ricordato nella Lettera Enciclica Evangelium vitae, tale impegno è fondamentale per promuovere all'interno della comunità cristiana e della società un'autentica cultura della vita (cfr.
EV 82).

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5. Tenendo fede all'originaria ispirazione dei vostri Istituti e seguendo le indicazioni del recente Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata, impegnatevi nell'incrementare la collaborazione tra religiosi, religiose e laici, facendo si che la Famiglia Camilliana dilati la sua testimonianza di solidarietà evangelica nel mondo della sanità e della salute. La pastorale sanitaria è uno dei campi di apostolato in cui meglio risplende la bellezza della consacrazione a Dio ed ai fratelli, specialmente nell'attuale società, disposta a credere "più ai testimoni che ai maestri, più all'esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie" (
RMi 42). La dedizione amorevole ai fratelli che soffrono sia di richiamo all'interno del Popolo di Dio al valore sublime della carità che si fa misericordia: non v'è scuola migliore di questa per suscitare autentiche vocazioni.

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6. Carissimi Fratelli e Sorelle, seguendo le orme del santo Fondatore e della beata Fondatrice, proseguite fedelmente nella vostra vocazione, sorretti da una intensa vita spirituale alimentata dalla preghiera e soprattutto dall'Eucaristia.

Vivete la comunione fraterna, lieti e competenti nella vostra missione di caritatevole servizio ai malati, soprattutto verso quelli più poveri ed abbandonati. Siate apostoli di Cristo presso i bisognosi, animatori coraggiosi e profetici del complesso mondo della malattia, aperti e sensibili alle istanze dei tempi, capaci di collaborare e di comunicare la passione per l'uomo sofferente.

Distinguetevi per la vostra generosità nell'aiutare quanti operano nel campo della sanità, promuovendo e difendendo la vita e facendo del servizio agli ammalati un'occasione di autentica esperienza di Dio.

La Vergine Santissima, che invocate con lo speciale titolo di "Salute degli Infermi" ed alla quale san Camillo de Lellis e la beata Giuseppina Vannini furono sempre teneramente devoti, vi aiuti a portare a compimento i propositi elaborati durante le assemblee capitolari.

Vi accompagni anche la Benedizione che di cuore imparto a voi ed all'intera Famiglia Camilliana, estendendola volentieri anche a tutti gli ammalati affidati alle vostre cure solerti.

Data: 1995-05-19 Data estesa: Venerdi 19 Maggio 1995

Ai membri della Società delle Missioni africane - Città del Vaticano

Titolo: Evangelizzare cioè far vivere di Gesù Cristo

Signor Superiore Generale, Cari amici della Società delle Missioni africane,

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1. La vostra Assemblea Generale, giunta alla sua conclusione, mi offre la gradita occasione di ricevervi. Ringrazio Padre Daniel Cardot, vostro nuovo Superiore Generale, per le parole che ha voluto rivolgere al mio indirizzo; egli porterà avanti il compito di Padre Patrick Harrington, al quale mi è gradito rivolgere il saluto. A lui, e ai suoi nuovi collaboratori, vanno il mio incoraggiamento e i miei auguri per lo svolgimento del suo incarico.

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2. Nel corso di queste settimane di riflessione e di scambio avete avuto modo di riconsiderare insieme il senso della missione che caratterizza la vostra Società.

A poco tempo di distanza dall'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi e a qualche mese dalle celebrazioni sinodali che si svolgeranno in terra d'Africa, sono colpito dalla vostra fedeltà ai numerosi paesi di quel continente in cui operate. I nostri fratelli africani attraversano dure prove, lo sappiamo, a causa della povertà, dell'ingiustizia, di diverse forme di violenza. Ma, come voi non mancate mai di mettere in evidenza, la Chiesa in Africa, povera agli occhi del mondo, è ricca per le qualità innate dei suoi figli e vive una fede serena in una speranza profonda. La vostra fraterna presenza all'interno delle giovani Chiese rappresenta un preziosissimo sostegno, aiutandole ad acquisire una propria fisionomia nella comunione con la Chiesa universale. Continuate a condividere con i nostri fratelli e le nostre sorelle d'Africa, come anche delle altre regioni in cui siete presenti, i doni ricevuti da ciascun missionario nella sua vocazione personale e da tutta la vostra società nella sua tradizione evangelizzatrice.

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3. In questo tempo pasquale ascoltiamo le parole del Risorto che con la forza dello Spirito manda in missione i suoi discepoli, perché portino l'annuncio della salvezza, del perdono e della riconciliazione. Sulla strada per Emmaus, Gesù svela ai suoi discepoli il senso del suo sacrificio redentore sulla croce e della sua vittoria sulla morte, e manifesta la sua presenza nella frazione del pane, facendo si che questi uomini disorientati ritrovino la strada della comunione con i fratelli una volta tornati dagli Apostoli rimasti a Gerusalemme.

Questo grande momento del Vangelo pasquale ha ispirato la vostra riflessione sulla missione, nello spirito dell'enciclica Redemptoris Missio e del messaggio lanciato dal Sinodo per l'Africa. I Padri sinodali hanno espresso in modo ammirevole il senso autentico dell'evangelizzazione: "Inalterabile nel suo contenuto che è Cristo, (...] essa non è prima di tutto una teoria ma una vita, un incontro d'amore che sconvolge la nostra vita, oggi come alle origini della Chiesa. (...] Evangelizzare significa far vivere di Gesù Cristo, l'unico redentore dell'uomo" (cfr. Messaggio finale, n. 9).

E vostra aspirazione far conoscere ai nostri fratelli e alle nostre sorelle d'Africa tutte le dimensioni della carità evangelica: l'aiuto e il sostegno offerti ai più indifesi, la scoperta del volto del Signore riflesso nel volto dei più piccoli, suoi fratelli, come ribadisce con forza il Vangelo di San Matteo (25,31-46). Il messaggio cristiano è tale da poter essere comunicato solo nella presenza fraterna di quanti hanno ricevuto essi stessi la grazia. Si opera così un vero e proprio scambio di doni, per riprendere una formula da me usata in un'altra

i missionari, quali voi siete, ricevono e accolgono il senso religioso, il senso della comunità e la fiducia nella vita, qualità essenziali in Africa; voi avete la gioia di scoprire nel cuore di queste popolazioni semi vivi del Verbo, ma in cambio, dovete far scoprire i tesori di cui Cristo ci ricolma in ogni tempo e in ogni luogo, la luce della rivelazione e i molteplici aspetti della vita ecclesiale.

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4. Una delle più belle manifestazioni di questo scambio di doni è visibile proprio nella crescita della vostra società e delle vocazioni nate nelle terre evangelizzate dai missionari d'Africa: le giovani Chiese sono pronte ad offrire i loro figli perché portino l'annuncio della Buona Novella. Affidiamo al Signore i giovani da lui chiamati, la loro formazione sotto la vostra guida e il successo del loro futuro ministero.

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5. Cari amici, in questo breve incontro vorrei soprattutto incoraggiarvi ed esprimere la fiducia che il Successore di Pietro ripone in un'istituzione che già tanto ha offerto al servizio de! Vangelo e in cui la Chiesa confida oggi come ieri.

Possa Cristo Salvatore guidare nel loro cammino i figli del Signor Marion de Brésillac! A voi e a tutti i membri della Società accordo di cuore, la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-05-19 Data estesa: Venerdi 19 Maggio 1995

Lettera al Cardinale Schwery - Città del Vaticano

Titolo: Per il IX centenario della cattedrale di Valence

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Henry Schwery Vescovo Emerito di Sion Siamo abituati a guardare con particolare attenzione ai più importanti avvenimenti delle Chiese particolari, e a parteciparvi con santa letizia, visitando le Comunità ecclesiali o inviando i Nostri più degni Rappresentanti per dare consolazione alle membra del Corpo Mistico e consolidare la loro unione con il Vicario di Cristo.

Informati recentemente della fausta ricorrenza che la Comunità ecclesiale di Valence si appresta a celebrare, cioè il nono centenario della consacrazione della chiesa cattedrale di Valence, volentieri riteniamo di dover accondiscendere alla richiesta del Venerato Fratello Desiderio Leone Marchand, Vescovo di quella stessa diocesi, che Ci ha chiesto di inviare a questa celebrazione un uomo di somma dignità per rappresentare la Nostra persona.

Giustamente bisogna attribuire grande importanza ad una festa come questa: la Chiesa stessa di Cristo è infatti definita "tempio santo, il quale, rappresentato dai santuari di pietra, è l'oggetto della lode dei santi Padri" (LG 6).

Per questo ci rivolgiamo a Lei., Venerato Fratello Nostro, che riteniamo più di ogni altro adatto a svolgere questa missione, e la nominiamo Nostro Inviato Speciale alla celebrazione del nono centenario della cattedrale di Valence, solennemente consacrata dal Nostro Predecessore Urbano II nell'anno del Signore 1095.

Frattanto Noi preghiamo il Signore che voglia arricchire questa fausta ricorrenza con abbondanza di doni celesti, con il mirabile splendore della solennità e con una grande partecipazione di fedeli, come certamente si conviene a quella antica e bellissima chiesa.

Lei pertanto, Venerato Fratello Nostro, assumerà la Nostra parte, manifesterà a tutti i presenti il Nostro saluto ed i Nostri fervidi auguri, dimostrerà il Nostro amore e la Nostra benevolenza nei loro riguardi, presiederà a nome Nostro alle azioni liturgiche, esorterà convenientemente i fedeli ad offrire con magnanimità "sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5).

Noi accompagneremo senz'altro la Sua missione con la preghiera. Le impartiamo infine di tutto cuore la Nostra Benedizione Apostolica, segno della Nostra benevolenza, che a sua volta porterà a tutti coloro che prenderanno parte alle fauste celebrazioni.

Dal Vaticano, 19 maggio 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-05-19 Data estesa: Venerdi 19 Maggio 1995

Videomessaggio del Papa ai dodicimila partecipanti al "Genfest '95"

Titolo: I giovani devono essere pellegrini di pace e di riconciliazione per le strade del mondo

Carissimi giovani! Un caloroso saluto a tutti voi, riuniti a Roma per il "Genfest '95".

Provenite da ogni parte del mondo ed avete in comune un grande ideale: quello dell'unità. Vi chiamate infatti "Giovani per un Mondo Unito". E', questa dell'unità, l'idea ispiratrice del Movimento dei Focolari, iniziato da Chiara Lubich, che l'ha fatta propria non come un'utopia, ma come una chiamata, una responsabilità fondata sul mistero di Cristo e sulla sua preghiera al Padre: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola!" (Jn 17,21).

So che tra voi vi sono giovani cristiani di varie confessioni, giovani di altre religioni ed anche giovani alla ricerca di Dio. Sono lieto di questo incontro fraterno: è importante che i giovani, pur appartenendo a culture e tradizioni differenti, formino un grande pellegrinaggio per le strade del mondo, un pellegrinaggio di pace e di riconciliazione.

Cari amici, diffondete la verità con l'amore. Opponetevi a chi vi spinge ad affermare presunte verità o valori con la violenza o la menzogna. La verità si afferma da se stessa, con la forza che le è propria. Anche voi, carissimi, fatevi testimoni della verità nell'amore.

Siate operatori di unità e di riconciliazione nelle circostanze ordinarie della vita: in famiglia, nella scuola, nel lavoro. E soprattutto pregate per l'unità; fate vostra, ogni giorno, la preghiera di Gesù e lasciatevi guidare dal suo Spirito. E la gioia e la pace saranno sempre con voi. Carissimi "Giovani per un Mondo Unito", vi benedico di cuore! La pace sia con voi!

Data: 1995-05-20 Data estesa: Sabato 20 Maggio 1995

L'arrivo a Praga: il discorso del Santo Padre durante la cerimonia di benvenuto all'aeroporto governativo di Ruzyne - Repubblica Ceca

Titolo: Insieme, nella recuperata libertà, in cammino lungo i sentieri della nuova evangelizzazione

Signor Presidente della Repubblica Ceca, Signor Cardinale Arcivescovo e Primate di Boemia, Venerati Fratelli Vescovi, Illustri Autorità politiche, civili e militari, Fratelli e sorelle!

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1. Superabundo gaudio (
2Co 7,4)! Si, sovrabbondo di gioia nel porre piede, per la seconda volta, su questa amata terra Boema. Il mio ricordo ritorna al 21 aprile di cinque anni fa, quando potei adempiere il mio ardente desiderio di venire finalmente fra voi, nella Repubblica Federativa Ceca e Slovacca, pochi mesi dopo l'incruenta fine di una dura esperienza di regime dittatoriale.

Sovrabbondo di gioia nel trovarmi di nuovo sul suolo di Praga, e, al tempo stesso, ringrazio il Signore per questa prima visita pastorale nella Repubblica Ceca dopo gli storici eventi del 1993, quando le due Nazioni, prima unite, si separarono pacificamente, dando davanti al mondo una eloquente lezione di come si possano risolvere fondamentali esigenze di autodeterminazione e di indipendenza nel reciproco rispetto, nella pace e nella vera fraternità.

La sua presenza, Signor Presidente, è segno visibile della nuova realtà storica, che si è qui realizzata in un così breve arco di tempo. Grazie al suo impegno personale, come pure alle innate doti di laboriosità, di sobrietà e di forza d'animo dei suoi concittadini, la Repubblica Ceca ha saputo acquistarsi un posto di grande rispetto nella convivenza europea ed internazionale.

Mentre La ringrazio per le cortesi parole di benvenuto, non posso non ricordare quelle da Lei pronunciate nell'aprile del 1990 quando, accogliendomi in questa città come Presidente della Repubblica Federativa, affermava: "Nello stesso posto dove cinque mesi fa - nel giorno in cui ci rallegravamo per la canonizzazione di Agnese Boema - si decideva del futuro del nostro paese, oggi il Capo della Chiesa cattolica celebrerà la Santa Messa e probabilmente ringrazierà la nostra Santa per la sua intercessione presso Colui che tiene nelle mani il corso imperscrutabile di tutte le cose" (in: L'Osservatore Romano, 22.4.1990, p.

4). Sono lieto di iniziare questa mia visita rinnovando l'espressione della mia riconoscenza a santa Agnese, la venerata Patrona di questa terra.

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2. Sovrabbondo di gioia nel trovarmi col Cardinale Vlk e con i Vescovi Cechi e Moravi, che sento tanto vicini nel vincolo della comunione ecclesiale. Ricordo con commozione la precedente visita, quando potei abbracciare il venerando Cardinale Frantisek Tomasek, simbolo vivente di quella forza, umile ed eroica, che era riuscita a galvanizzare, insieme con le altre istanze vive della Nazione, le energie spirituali e morali di tutto un popolo. Come non ricordare, parlando di energie spirituali e morali di un popolo, l'iniziativa emblematica di Carta '77? Di quel documento coraggioso furono firmatari, insieme con Lei, Signor Presidente, uomini di grande levatura morale e culturale, come il Professore Jan Patocka ed il Rev.do Teologo Josef Zverina, ai quali va oggi l'ammirazione riconoscente di tutta la Nazione.

Quando venni tra voi la prima volta, questa Chiesa usciva dalle catacombe, dopo grandi sofferenze, torture e spogliazioni; solo da breve tempo tutti i Vescovi, residenziali o ausiliari, erano stati restituiti alle loro diocesi, alcune delle quali rimaste per lungo tempo senza Pastore. La Conferenza Episcopale muoveva i suoi primi passi. Un soffio di vita nuova si respirava sensibilmente nell'aria.

Sovrabbondo di gioia nel ritrovarmi con voi, carissimi fedeli Boemi e Moravi: sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, diaconi permanenti, membri di Istituzioni laicali, giovani e padri e madri di famiglia. Tutto il variegato mondo della Chiesa si è ampiamente dispiegato in questi anni, dando prova della tradizionale vitalità dei cristiani di questa terra generosa.

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3. In modo particolare saluto i venerati Fratelli in Cristo, rappresentanti delle varie Chiese e Comunità cristiane, con cui avro oggi un incontro nella sede della Nunziatura Apostolica. Fin da questo primo momento, voglio sottolineare che vengo come pellegrino di pace e di amore. Le vicende dolorose dei secoli passati, come già dicevo nella mia precedente visita, "devono aiutare ad instaurare una nuova mentalità e nuove relazioni" (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 969).

In questi cinque anni molti passi sono stati fatti in questa direzione: iniziative ecumeniche a vario livello, incontri e colloqui, mutui accordi e, soprattutto, intense celebrazioni di preghiera hanno contribuito ad accrescere la conoscenza e la stima reciproca. E' stato intrapreso un cammino di fraterna collaborazione che induce a sperare in ulteriori, significativi progressi.

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4. Questa Visita pastorale nella Repubblica Ceca avrà il suo punto culminante nelle due canonizzazioni di Olomouc. perciò la mia sosta a Praga sarà breve, ma certamente molto intensa. Ci rivedremo, a Dio piacendo, più a lungo nel 1997, per le celebrazioni del Millennio del martirio di sant'Adalberto, quando mi rechero nelle varie città d'Europa ov'egli più profonda lascio l'orma della sua fede, del suo zelo pastorale e della sua testimonianza coronati dalla prova suprema del sangue.

Cinque anni fa, arrivando qui, auspicavo che il Decennio della rinascita spirituale, iniziato con intuito profetico dal Cardinale Tomasek in vista di questo avvenimento, potesse costituire "un'efficace preparazione alla celebrazione del Millennio della morte di sant'Adalberto, divenendo una sorta di palestra di un nuovo stile di vita per il nuovo millennio" (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p.941).

Sono certo che il cammino sempre più fermo e sicuro di questi anni vi ha aiutato a progredire nella ricerca di questo stile di vita. Vi auguro di perseverare nella realizzazione degli impegni intrapresi, in modo da rendere particolarmente feconde le celebrazioni a cui vi state alacremente preparando.

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5. Intanto disponiamoci a vivere con intensità queste ore di comunione ecclesiale.

Sarà un'occasione per rivisitare insieme l'itinerario di fede che avete percorso dopo la caduta del sistema totalitario, per verificare la profondità e la genuinità della vita e della pratica cristiana in terra di Boemia nel periodo della recuperata libertà. Sarà soprattutto l'occasione per una più viva presa di coscienza della propria identità cristiana e delle responsabilità che ne scaturiscono in ordine all'impegno della nuova evangelizzazione.

Come è avvenuto cinque anni fa, sono certo che l'anima di Praga e della Repubblica Ceca vibrerà all'unisono negli incontri che avremo oggi, come in tutta la durata della mia permanenza nella vostra cara Nazione. I preziosi valori di fede, di spiritualità, di storia, di cultura, d'arte, di cui essa gode, hanno certamente il potere e la forza di unire tutti voi come in una grande famiglia, pur nelle differenze esistenti, che rendono, d'altra parte, ancora più interessante il panorama spirituale di questa Nazione. Nella consapevolezza di questa ricca realtà, auspico per tutti voi un crescente progresso civile, morale e sociale.

Signor Presidente, venerati Fratelli, Signore e Signori! In questa magnifica visione del patrimonio spirituale e culturale, che impreziosisce in modo straordinario la vostra Patria e rende Praga un qualificato centro di incontro e di condivisione, rinnovo a voi il mio deferente saluto e, nel darvi appuntamento agli incontri di questa giornata, affido voi ed i vostri cari alla sempre provvida assistenza di Dio Onnipotente.

Pochvalen bu Jezis Kristus!

Data: 1995-05-20 Data estesa: Sabato 20 Maggio 1995

Incontro di preghiera: l'omelia nell'Arena sportiva di Strahov per la popolazione della Boemia - Praga

Titolo: Affidiamo a Dio le necessità del vostro Paese e della Chiesa che da oltre dieci secoli compie la sua missione in Terra ceca



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1. Chvala Kristu! Carissimi Fratelli e Sorelle! Si rinnovano oggi nel mio cuore il gaudio, l'emozione e la riconoscenza a Dio che ebbi a sperimentare cinque anni fa, al mio primo arrivo nella vostra terra di Boemia.

Voi uscivate allora da un'esperienza di oppressione e di persecuzione ed io volli essere fra voi per esprimervi l'ammirazione, la simpatia, l'incoraggiamento del mondo libero e della Chiesa per l'ammirevole lezione di stile, di equilibrio, di superiorità morale da voi offerta in quei quattro lunghi decenni di dittatura comunista. Non bisogna dimenticare né questa significativa lezione né la triste situazione che ne fu all'origine. Non bisogna dimenticare! Rinnovo a Lei, Signor Presidente della Repubblica, le espressioni del mio grande rispetto. Grazie per la sua presenza, così attenta ed amabile! Con Lei saluto il Primo ministro, le Autorità politiche e militari della Nazione, gli esponenti della vita sociale, civile ed economica del Paese ed i Membri del Corpo Diplomatico.

Rivolgo poi un affettuoso saluto al Cardinale Miloslav Vlk ed ai Vescovi della Boemia e della Moravia, come pure ai membri del Clero, degli Ordini e Congregazioni religiose, maschili e femminili, che hanno svolto e svolgono un'opera tanto preziosa nel Paese. Un particolare pensiero desidero riservare alle Monache contemplative, che, per la riuscita di questa Visita Apostolica, hanno offerto sacrifici e preghiere che solo Dio conosce e sa premiare. Ricordo con ammirazione e riconoscenza il contributo significativo recato al Sinodo sulla vita religiosa, nello scorso autunno, da membri di Congregazioni religiose operanti in questa e in altre terre dell'Est europeo. Vi ravviso un segno di speranza per il futuro.

Saluto voi, fedeli cattolici di Praga, della Boemia e della Moravia, qui convenuti con grande sacrificio. Siete tutti presenti nel mio pensiero e nel mio affetto.

Un particolare saluto dirigo anche a voi, fedeli delle Chiese cristiane, numerose in questa Repubblica, cui ci unisce la fede in Cristo; come pure a voi, che non credete, ma che siete animati da un'uguale aspirazione agli ideali di onestà, giustizia e solidarietà.

Stringo poi, come in un solo abbraccio, tutti gli abitanti di questa intera, a me sempre cara, Terra ceca.

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2. La parola di Dio, che abbiamo poco fa ascoltato, ci offre la luce necessaria per comprendere il senso di questo odierno incontro: "Ti raccomando dunque, innanzitutto, - scrive l'autore della Prima Lettera a Timoteo - che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità" (
1Tm 2,1-2). Nello spirito di questa accorata esortazione vogliamo dedicare il nostro incontro alla preghiera per lodare Dio, per chiedergli di perdonare le nostre colpe e per abbracciare le necessità della Chiesa e del mondo, e, prima di tutto, quelle del vostro Paese e della Chiesa cattolica che da oltre dieci secoli compie la sua missione in Terra ceca.

Questa solenne intercessione vede coinvolta, in un certo senso, tutta la storia della vostra Nazione: dai primi Premyslidi, a san Venceslao e santa Ludmilla, a sant'Adalberto, santa Agnese di Praga, san Giovanni Nepomuceno, fino al beato Jan Sarkander ed alla beata Zdislava, che saranno canonizzati domani a Olomouc.

Sono qui presenti con noi anche le grandi figure della storia recente di questa Chiesa in terra boema e morava: dal Card. Josef Beran, le cui spoglie mortali riposano nella Basilica Vaticana, al Card. Stepan Trochta, compianto Vescovo di Litomerice; al Card. Frantisek Tomasek, indimenticabile pastore di questa Chiesa praghese; dal P. Adolf Kaipr, morto in fama di santità nella prigione di Leopoldov, al P. Jan Evangelista Urban, coraggioso testimone della fede in tempi difficili; dal P. Silvester Braito, noto pensatore cristiano e giornalista, al sacerdote Josef Zverina, dotto teologo ed intrepido difensore dei diritti umani conculcati.

I santi e beati dei secoli passati, come pure i confessori della fede degli anni recenti preghino con noi e per noi! Grazie a loro, noi entriamo nel grande mistero della comunione dei santi, che dilata i cuori dei credenti, permettendo loro di rendere gloria a Dio Uno e Trino e di respirare profondamente l'atmosfera della fede, della speranza e della carità.

Lo Spirito Santo faccia si che il nostro pregare insieme rivesta la triplice dimensione di cui parla sant'Agostino: Cristo "prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio" (Enarr. in Ps 85,1, CC 1176).

Lo Spirito ci introduce anche nella dimensione trinitaria della preghiera, la quale si rivolge al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, come viene evidenziato dalla dossologia di tutte le orazioni liturgiche: "Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen".

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3. Cristo Signore ci ha offerto il più alto esempio di preghiera. Tra i vari passi evangelici che ce ne parlano, particolare rilievo ha la pagina poc'anzi proclamata: in essa è riportata la preghiera che Cristo pronuncio nel Cenacolo alla vigilia della sua morte in croce. Nel momento del congedo dagli Apostoli, egli si rivolge al Padre ed a Lui li raccomanda: "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità... Consacrali nella verità. La tua parola è verità" (
Jn 17,17-19).

Cristo parla al Padre come Figlio, come Verbo eterno che è pienezza della Verità; Verità che consacra e santifica l'uomo, introducendolo nella profondità della santità stessa di Dio. Gli Apostoli provengono dalla scuola della Verità, che è il Verbo di Dio. Cristo ora li invia nel mondo, raccomandando al Padre la loro missione. Ecco il primo anello della catena di trasmissione della divina Verità, da cui dipende l'identità della Chiesa di Cristo, che, proprio perché fondata sugli Apostoli, viene definita apostolica.

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4. Ma questo primo anello è soltanto l'inizio. Dice infatti il Signore: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me" (
Jn 17,20). La preghiera del Cenacolo è, dunque, la preghiera per la Chiesa in cammino lungo i secoli, attraverso la storia delle Nazioni. Attraverso la storia anche della vostra Nazione, della Boemia e della Moravia. Tutte le generazioni e tutti i secoli sono compresi in questa preghiera, abbracciati dalla sollecitudine del Redentore del mondo e dal suo stesso amore.

Questo fatto riveste una particolare rilevanza nel momento in cui la Chiesa intera, e pertanto anche quella presente nella vostra Terra, si avvia a grandi passi verso l'Anno 2000: grazie al Giubileo, la preghiera sacerdotale di Cristo ci diventa particolarmente cara ed attuale. Non solo perché l'evento giubilare chiude una grande tappa della storia, ma soprattutto perché, mentre entriamo nel nuovo millennio, nutriamo la consapevolezza che la preghiera di Cristo nel Cenacolo accompagna e continuerà a guidare la Chiesa e l'umanità.

Per vivere in pienezza la realtà del prossimo Giubileo è allora importante penetrare in profondità nella preghiera di Cristo nel Cenacolo. Per chi prega il Verbo incarnato? L'abbiamo sentito poc'anzi. Prega prima di tutto affinché tutti siano una cosa sola: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,20-21).

Si, una notevole parte dell'umanità crede già in Cristo, ma restano ancora molti che attendono di essere introdotti nel suo mistero di verità e di salvezza. Inoltre, coloro che hanno creduto in lui, i cristiani, si sono spesso divisi nel corso del secondo millennio in Chiese e Comunità diverse. Forse per questo Cristo nel Cenacolo per due volte prega per l'unità. Infatti, rivolgendosi ancora al Padre aggiunge: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,22-23).

Queste parole di Cristo ci chiamano in causa. Esse ci pongono ogni volta con forza nuova di fronte alla questione dell'unità dei cristiani. Anche oggi esse ci ricordano che l'unità piena e visibile rappresenta uno dei compiti peculiari in cui, come credenti, siamo tenuti ad impegnarci con l'aiuto di Dio, nella prospettiva dell'anno 2000.

E' un impegno che riguarda tutti; riguarda pure la vostra Patria. La canonizzazione di Jan Sarkander ricorda in effetti uno dei momenti più drammatici della divisione della Chiesa in Boemia e in Moravia, ma, allo stesso tempo, offre la testimonianza che i santi e specialmente i martiri, partecipando intensamente al desiderio di Cristo, manifestato prima della passione nella preghiera sacerdotale, sono i primi intercessori dell'azione ecumenica.

Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio, e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1Tm 2,4-6).

Cari Fratelli e Sorelle, questa sia la vostra fede! Essa conferisca giuste dimensioni e profondità alla vostra vita e alla vostra preghiera. La Chiesa, che è nella Repubblica Ceca, nel ricordo delle sofferenze sperimentate, specialmente in questo secolo, si unisca a Cristo crocifisso, preghi animata dalla speranza che nasce dalla Risurrezione del Signore e guardi con fiducia verso il futuro.

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5. Con tali auspici, mentre ormai ci avviamo a grandi passi verso il terzo millennio, auguro alla vostra Nazione, ricca di tradizioni culturali e religiose, di collaborare con passione alla costruzione della pace e alla promozione della fraterna convivenza fra i popoli. Notevole sarà così il vostro contributo alla costruzione della civiltà dell'amore.

Numerosi santuari della Madre di Dio costellano le vostre belle regioni.

Vi protegga Maria e dia gioia alle vostre famiglie, ai bambini, alla gioventù, ai malati ed all'intera popolazione.

I santi Cirillo e Metodio ed i vostri santi boemi e moravi vi guidino sulla strada della fedeltà al Vangelo.

Vi accompagni anche il mio costante ricordo, mentre volentieri tutti vi benedico.

Data: 1995-05-20 Data estesa: Sabato 20 Maggio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 885