GPII 1995 Insegnamenti 980

Udienza: Giovanni Paolo II al Presidente della ex Repubblica Jugoslava di Macedonia - Città del Vaticano

Titolo: Cirillo e Metodio hanno contribuito alla costruzione dell'Europa

Signor Presidente, Signori Rappresentanti del Governo, Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo!

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1. Nel porgervi il mio cordiale benvenuto, intendo salutare in voi l'intero popolo che rappresentate. Lo scopo che ispira la vostra visita è di rendere omaggio ai santi Cirillo e Metodio nella ricorrenza della loro festa secondo il calendario orientale. E' questa una gradita occasione per la Chiesa di Roma e per il suo Vescovo di constatare ancora una volta quali fiorenti legami spirituali uniscano l'Occidente e l'Oriente, anche per il tramite dei due Apostoli degli Slavi.

Cirillo e Metodio sono infatti, e in primo luogo, "i campioni ed insieme i patroni nello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente" (Ep. Enc. Slavorum Apostoli, n. 27). Ma l'insegnamento e l'esempio dei due santi Fratelli debbono nutrire anche gli ideali della società in quanto tale. Essi, infatti, "recarono un contributo decisivo alla costruzione dell'Europa non solo nella comunione religiosa cristiana, ma anche ai fini della sua unione civile e culturale" ().

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2. Si può ben comprendere come questi due aspetti del loro messaggio si integrino e si completino a vicenda. Durante le mie visite in vari Paesi europei e in molte iniziative a cui ho avuto modo di partecipare, non ho mancato di ricordare le radici cristiane dell'Europa, sottolineando come da esse salga la linfa che alimenta la coesione del continente e ne concilia le diversità. E' proprio risalendo a questo comune patrimonio che i popoli d'Europa possono sentirsi incoraggiati alla mutua comprensione e alla prontezza nella cooperazione mediante lo scambio generoso dei frutti delle rispettive peculiarità culturali e spirituali. La ricca diversità che costituisce il composito tessuto dell'Europa deve tuttavia contribuire ad abbellire il Continente, spingendolo verso la ricerca di una vitale unità nella reale comunione delle varie componenti.

Su due piani diversi, ma con uguali responsabilità, la società civile e la comunità ecclesiale nel suo insieme sono chiamate ad operare perché la via additata dai santi Fratelli di Tessalonica sia percorsa anche oggi con coraggio e perseveranza.

Questo è il mio sincero augurio per voi che provenite da una regione che porto nel cuore e che è costantemente nella mia preghiera. Possa la vostra terra essere sempre benedetta dalla concordia sociale, dalla lungimiranza di intenti e dalla prosperità per tutti.

Nel ringraziare ciascuno di voi per l'amabile cortesia di questa visita, invoco l'aiuto del Signore e la protezione dei santi Cirillo e Metodio su tutto il vostro popolo.

Data: 1995-05-26 Data estesa: Venerdi 26 Maggio 1995

Udienza: il discorso del Papa ad un gruppo di fedeli albanesi provenienti dalla madrepatria e da altri Paesi del mondo - Città del Vaticano

Titolo: Come Ambasciatori di un popolo martire il vostro pellegrinaggio sia una vibrante invocazione di pace per i Balcani e per l'Europa

Vëllezër e motra shqiptarë, qoftë lëvduar Jezu Krishti! (Fratelli e sorelle Albanesi, sia lodato Gesù Cristo!)

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1. E' grande la mia gioia nell'accogliervi, pellegrini albanesi provenienti dalla Madrepatria, dall'Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti d'America e da altri Paesi. Ringrazio il Signore, che mi concede l'opportunità di ricambiare l'ospitalità a me offerta il 25 aprile di due anni fa, quando ebbi la gioia di compiere una breve ma indimenticabile visita in Albania. Quella giornata veramente storica confermo la rinascita della Chiesa nel vostro amato Paese. Mi fu dato infatti, in quella circostanza, di ordinare i nuovi Pastori delle Diocesi albanesi, che oggi sono lieto di poter riabbracciare.

Li saluto cordialmente e ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Mons. Frano Illia, per le parole con cui ha interpretato i vostri sentimenti. Saluto anche i Vescovi di Lungro e di Piana degli Albanesi, con il carissimo Nunzio Apostolico. Invio inoltre un pensiero di fraterno affetto al venerando Cardinale Mikel Koliqi, luminosa figura di testimone di Cristo in tempi difficili. Uno speciale saluto voglio riservare a Madre Teresa di Calcutta, presente oggi con noi: nata nella vostra terra, Madre Teresa ne ha reso famoso il nome nel mondo.

E' vivo in me il ricordo dei momenti di intensa preghiera vissuti nella Cattedrale di Scutari e del Regina Caeli, cantato dal balcone dell'Arcivescovado.

Come dimenticare, poi, il clima di festosa cordialità in cui si svolsero, all'inizio e al termine della visita, gli incontri con la popolazione di Tirana e con le Autorità albanesi? Furono momenti indimenticabili, nei quali si rivelarono con toccante immediatezza le doti di gentilezza e di spontaneità che caratterizzano l'animo della vostra gente.

Cento anni or sono la Madonna del Buon Consiglio fu proclamata Patrona d'Albania e ad essa fu consacrato il vostro popolo. Per ricordare e celebrare questo evento avete voluto venire in pellegrinaggio a Roma ed al Santuario di Genazzano, dove io stesso mi raccolsi in preghiera alla vigilia del viaggio in Albania, per affidare quella visita alla vostra Patrona. La madre della Chiesa non cessa, lungo i secoli, di tracciare nel mondo, in Europa e, in particolare, su questa "rotta" che congiunge le due sponde del Mare Adriatico "ponti" di preghiera e di cristiana solidarietà.

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2. Benvenuti dunque, cari fratelli albanesi! Il Vescovo di Roma vi accoglie a braccia aperte. Vi accoglie come ambasciatori di un popolo martire, sottoposto per decenni ad una spietata persecuzione antireligiosa. Vi ripeto quanto dissi a Scutari: "La vostra esperienza di morte e di risurrezione appartiene a tutta la Chiesa e a tutto il mondo (...]. Non bisogna dimenticare quel che è stato" (Omelia a Scutari, n. 2, "L'Osservatore Romano", 26-27 aprile 1993, p. 6).

Carissimi, in voi accolgo e saluto tutti i vostri connazionali: non solo i cattolici ma anche gli ortodossi, devotissimi della Madre di Dio, ed i musulmani, che pure di Maria hanno grande venerazione. Auspico che questo pellegrinaggio costituisca una vibrante invocazione di pace per i popoli d'Europa e in particolare dei Balcani. Sia incitamento a rinnovato impegno di pacifica convivenza tra gli appartenenti alle diverse religioni, presenti in Albania.

La storia della Chiesa, fecondata dal sangue dei martiri, mostra che il vostro Paese possiede una speciale vocazione in fatto di accoglienza reciproca e di tolleranza. Possa l'Albania diventare sempre più patria dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso! Quale più degno motivo di vanto per voi che quello di essere additati, in Europa e nel mondo intero, ad esempio di dialogo, di non-violenza, di accettazione reciproca? Al termine del secondo millennio, su cui grava purtroppo la memoria di laceranti conflitti religiosi, è provvidenziale ogni testimonianza del fatto che la vera fede non ammette costrizioni e violenze.

Non è un caso che il popolo albanese abbia ricevuto una tale vocazione: esso infatti ha conosciuto la povertà e l'oppressione, e la Scrittura ci insegna che proprio ai poveri e agli oppressi il Signore mostra le sue vie, le vie che dalla schiavitù conducono alla libertà. Ora, carissimi, vi sta di fronte una nuova, impegnativa sfida: quella di conciliare lo sviluppo del Paese con la salvaguardia di questo patrimonio religioso e morale, respingendo ogni lusinga di ordine economico, politico o anche religioso, che possa causare divisione, contrapposizione, conflitto tra fratelli. Non manca purtroppo, proprio nei Balcani, la straziante dimostrazione di come gli uomini, figli dello stesso Dio, possano arrivare a distruggersi a vicenda quando cedono a tali tentazioni.

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3. Sia nuovamente Maria, la Madre del Buon Consiglio, a tracciare il cammino dinanzi a voi: il cammino della fede e della pace, per ricostruire l'Albania nel rispetto dei diritti di tutti i suoi figli, bandendo ogni forma di ingiustizia. La Madonna del Buon Consiglio sia ancora una volta stella di speranza al vostro orizzonte, stella della nuova evangelizzazione. I frutti della sua materna protezione già si vedono abbondanti. La Chiesa in Albania sta conoscendo infatti una nuova primavera: numerose conversioni e ritorni alla pratica della fede, aumento promettente di vocazioni sacerdotali e religiose, diffusione della Bibbia e dei testi liturgici in lingua albanese, opere sociali ed educative al servizio di tutti i cittadini senza alcuna distinzione.

Tutto questo è motivo per voi di sentita gratitudine al Signore, gratitudine che in questi giorni affidate alle mani di Maria Santissima, mentre volge al termine il mese di maggio a Lei dedicato. Permettetemi di unirmi spiritualmente a voi e di rinnovare insieme con voi l'affidamento dell'Albania alla Madre del Buon Consiglio.

O Zoja e Keshillit të Mirë, Pajtorja e popullit shqiptar, lutu për ne! (O Madonna del Buon Consiglio, Patrona del popolo albanese, prega per noi!).

Con questi sentimenti vi assicuro di uno speciale ricordo nella preghiera e di cuore imparto a voi qui presenti ed all'intero popolo albanese la Benedizione Apostolica.

(In inglese:] Ai pellegrini di lingua albanese provenienti dagli Stati Uniti estendo un caloroso benvenuto e vi incoraggio a conservare la stima per la vostra patria e per i valori della vostra cultura. Dio benedica voi e le vostre famiglie, e vi tenga vicini al suo cuore! (Dopo aver pronunciato un saluto in lingua inglese il Papa ha così concluso:] Zoti e ruajtë atdheun tuaj, Zoti e mbrojtë popullin shqiptar në mbarë botën! (Iddio protegga la vostra Patria, Iddio protegga il popolo albanese in tutto il mondo!).

Data: 1995-05-27 Data estesa: Sabato 27 Maggio 1995

Regina Caeli: la preghiera mariana di Giovanni Paolo II - Città del Vaticano

Titolo: Il mistero dell'Ascensione: l'inizio di una nuova presenza

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Cade oggi, in molte nazioni, la solennità dell'Ascensione, che in altre, secondo la tradizione antica, è stata già celebrata giovedi scorso. Essa ci fa rivivere il momento in cui il Cristo Risorto prese congedo dai suoi, per entrare definitivamente nella gloria divina.

Apparentemente, si tratta di un distacco. In realtà è l'inizio di una nuova presenza. Assiso alla destra del Padre, Cristo si fa, in modo ancora più profondo ed intimo, compagno di viaggio dell'uomo, di ogni uomo. Se con l'Incarnazione il cielo è disceso sulla terra, con l'Ascensione la terra è, in qualche modo, ascesa al cielo! Pertanto il mistero dell'Ascensione è un grande annuncio di speranza. Di fronte al buio della morte e alle incognite del futuro, siamo invitati ad alzare lo sguardo verso il Cristo, non per dimenticare le cose di quaggiù, ma per fissare la meta definitiva della umana esistenza, e trovare così la forza di camminare e di impegnarci per costruire un mondo migliore.

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2. Alla costruzione d'una umanità più fraterna e solidale possono contribuire di sicuro gli strumenti della comunicazione sociale, che abbattono le distanze di spazio e di tempo. Oggi si celebra proprio la Giornata Mondiale ad essi dedicata.

La Chiesa è consapevole della grande importanza dei mass media, chiamati a favorire la comunicazione, l'incontro, il dialogo tra le persone e tra i popoli.

E' tuttavia sotto i nostri occhi anche l'ambivalenza di tali strumenti. A seconda di come vengono usati, essi possono essere veicoli di verità, di solidarietà, di autentico amore, oppure essere mezzi di manipolazione, persino di violenza o di volgare sfruttamento degli istinti più bassi dell'uomo.

E' perciò necessario che cresca il senso di responsabilità nei promotori della comunicazione sociale, come pure occorrono formazione e capacità critica in quanti ne sono fruitori. Desidero sottolineare tutto ciò soprattutto in rapporto al cinema, del quale ricorre quest'anno il primo centenario. Mi auguro che esso, onorando le sue migliori tradizioni, divenga sempre più veicolo di cultura e proposta di autentici valori.

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3. Rivolgiamo, infine, il nostro pensiero filiale alla Vergine Santa, al termine di questo mese di maggio a Lei dedicato. Ella ci aiuti a guardare in alto, a Cristo risorto e asceso al Cielo, per attingere da Lui la speranza che ci salva.

Mentre ci avviamo a celebrare la festa della Pentecoste, Maria ci renda docili all'azione dello Spirito Santo, che è Spirito di comunione, di verità e di pace.

(Il Santo Padre ha poi rivolto il seguente appello per la pace nella ex-Jugoslavia:] Seguo con costernata preoccupazione il tragico evolversi degli eventi nell'ex Jugoslavia.

In questo momento, il mio pensiero va a quelle persone, dovunque esse si trovino e chiunque esse siano, che vivono in preda alla paura, soggette all'esodo o in pianto per i loro cari.

Innumerevoli volte sia il Papa che i Vescovi del luogo hanno fatto appello al dialogo, alla fratellanza, ad un senso elementare di umanità che avrebbe evitato odio, distruzione e morte.

A tutti coloro che sono responsabili, in un modo o nell'altro, di questa terribile guerra Dio domanderà un giorno: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo" (
Gn 4,10).

La Regina della pace interceda per tutti, affinché si metta fine, dopo tanta sofferenza, al conflitto in corso. La Bosnia ed Erzegovina l'implora! Il mondo l'attende! Per questo preghiamo! (Quindi Giovanni Paolo II ha salutato i pellegrini di lingua portoghese, italiana e polacca. Queste le sue parole in italiano:] Rivolgo il mio saluto ai numerosi pellegrini e ai Romani presenti nella piazza. Uno speciale saluto ai più di mille giovani che otto giorni fa hanno preso parte al "GENFEST '95" ed ora a Castel Gandolfo stanno approfondendo la spiritualità del Movimento dei Focolari. Carissimi giovani, come ho fatto durante il GENFEST, vi incoraggio a proseguire il vostro impegno per un mondo unito. La domenica del "GENFEST" sono stato a Praga, ad Olomouc, e ho incontrato anche là molti Focolarini.

Sono inoltre lieto di benedire la statua di sant'Antonio, destinata al Convento di Padova nell'ottavo Centenario della nascita del Santo. Mi congratulo con lo scultore e con i fonditori dell'opera, che esprime in modo singolare la straordinaria mediazione di grazie esercitata da sant'Antonio per tutto il popolo di Dio.

Saluto i fedeli della parrocchia di Gesù Nostra Riconciliazione in Rimini, e volentieri benedico le campane per la nuova chiesa; i Delegati all'assemblea nazionale della Federagenti con i loro familiari, i partecipanti al Convegno promosso dal Comitato Organizzativo Mondiale Arte e Cultura, gli alunni della Scuola elementare "Maria Consolatrice" di Milano e il gruppo "Amici della montagna" di Lurago d'Erba.

A tutti auguro buona domenica.

Data: 1995-05-28 Data estesa: Domenica 28 Maggio 1995

Omelia: il Papa a S. Maria in Vallicella in occasione del 400 anniversario della morte del Santo - Roma

Titolo: L'eredità di San Filippo costituisce una risorsa di notevole valore per l'opera della nuova evangelizzazione a Roma e in tutta l'Europa



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1. Alla vigilia della sua passione, durante l'Ultima Cena con gli Apostoli nella quale istitui l'Eucaristia, il Signore pronuncio le parole che leggiamo nell'odierno Vangelo: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (
Jn 17,20-21). Nell'imminenza degli eventi pasquali, Gesù rivela apertamente il mistero della sua divinità, della sua unità con il Padre: il Padre è nel Figlio, e il Figlio nel Padre, nell'unità divina. Facendosi uomo, il Figlio è venuto nel mondo per attirare gli uomini ed introdurli in questa unità.

"Padre giusto - dice Cristo - il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo faro conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Jn 17,25-26). Quest'amore, riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo fa si che diventiamo partecipi della vita di Dio, vita che Cristo è venuto a portarci in dono, per farcene partecipi. Tale partecipazione alla vita divina, la grazia santificante, è fonte e fondamento della santità dell'uomo.

Il Vangelo dell'odierna domenica ci fa prendere coscienza di questa verità. Ci uniamo quest'oggi alla Chiesa di Roma che ricorda i 400 anni dalla morte di san Filippo Neri. Egli appartiene a quella schiera di anime elette la cui esistenza ha segnato per sempre la Città Eterna. E' grazie al loro apporto che s'è costituito quel "patrimonio di santità" che è andato accumulandosi nel corso dei secoli e che resta ormai indissolubilmente legato alla storia di Roma.

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2. In pieno Rinascimento, nell'epoca in cui i dotti e gli artisti cercavano ispirazione nei "Classici", Filippo Neri, fiorentino di nascita ma romano di adozione, avverti in modo straordinario il richiamo delle origini cristiane. Il suo itinerario preferito era il giro delle "sette chiese". Soprattutto amava sostare in preghiera alle catacombe di san Sebastiano, a quel tempo quasi inesplorate. Quant'è provvidenziale per noi, oggi, alla vigilia del grande Giubileo del 2000, questa sua testimonianza! Filippo ci invita ad attingere dai luoghi santi di Roma cristiana la linfa vitale per infondere nella città la novità del Vangelo, per viverne quell'inesauribile carica innovatrice che è la forza dei santi.

Caratteristica tipica di Filippo Neri fu una sorta di un costante entusiasmo, mai privo di sapiente equilibrio, che lo sostenne nelle varie opere di accoglienza, in occasione proprio del Giubileo del 1550, e soprattutto nell'avvio dell'Oratorio, "sua vera invenzione" (Lettera al Delegato per la Confederazione dell'Oratorio, n. 3). La sua santità personale e l'amore per il Signore, che seppe trasfondere nelle persone e nelle opere, era frutto dello Spirito Santo, di quello Spirito che gli infiammo il cuore nella singolare esperienza della Pentecoste del 1544. Egli seppe custodire ed alimentare quotidianamente tale dono divino con una preghiera intensa che culminava nella celebrazione dell'Eucaristia, con la meditazione assidua della Parola di Dio, con una sentita devozione alla Madonna.

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3. La sua figura umile e vivace, mite e coraggiosa, modesta ed arguta, emana ancora oggi un'immediata simpatia. La propongo volentieri come modello ai cristiani romani di oggi, sia laici che sacerdoti. In particolare egli è di esempio per coloro che abbracciano il servizio del Vangelo nella Chiesa, soprattutto dedicandosi alla cura della gioventù. Penso a tutti i sacerdoti che animano la pastorale giovanile parrocchiale e diocesana; penso particolarmente ai suoi seguaci e figli spirituali della Famiglia Oratoriana.

La Congregazione dell'Oratorio è chiamata a prolungare nel tempo l'originalità e la fecondità del suo carisma, incarnandone la spiritualità nelle varie situazioni del nostro tempo. Al riguardo, non v'è dubbio che l'eredità di san Filippo Neri costituisce una risorsa di notevole valore per l'opera della nuova evangelizzazione, nella quale la Chiesa è impegnata anche a Roma e in Europa. Più in generale, pero, l'eredità di san Filippo è per tutto il popolo di Dio, chiamato ad irradiare nel mondo gioia e fiducia e a camminare nella fede e nella speranza, rispondendo fedelmente alla universale vocazione alla santità.

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4. Nel Vangelo oggi proclamato, Gesù prega per l'unità che i suoi seguaci attingono dal mistero della Santissima Trinità, cioè dalla comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Egli invoca quest'unità per tutti i credenti: prima per gli Apostoli, poi per tutte le generazioni di coloro che grazie alla loro parola crederanno in Lui (cfr.
Jn 17,20). Egli prega, dunque, anche per la nostra unità, per l'unità della nostra generazione, incamminata verso il termine del secondo millennio. "Perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23). Proprio questo amore è la fonte dell'unità: l'Amore che, nel mistero trinitario di Dio, è lo Spirito Santo, il quale procede dal Padre e dal Figlio ed è il Soffio del Dio vivente e vivificante, che pervade l'opera della creazione sin dal principio. Lo Spirito Santo è la misteriosa fonte di vita in tutto il creato, e specialmente nell'uomo.

Già la vita naturale è, in effetti, partecipazione a quella vita ineffabile che ha il suo principio in Dio.

Ma lo Spirito Santo è prima di tutto il Soffio della vita divina, il Soffio santificante, che pervade l'uomo rendendolo, a somiglianza dell'eterno Figlio-Verbo, figlio adottivo di Dio. Quest'opera d'adozione si estende alla comunità del popolo di Dio, generata anch'essa dallo Spirito Santo. Bisogna rendersi conto di tutto ciò specialmente nell'odierna domenica, in cui la Chiesa vive il periodo dell'immediata preparazione alla solennità della Pentecoste. Essa trascorre i dieci giorni che vanno dall'Ascensione alla Pentecoste spiritualmente raccolta nel cenacolo, concorde nella preghiera insieme a Maria, madre di Cristo (cfr. Ac 1,14). La Chiesa prega perché la venuta dello Spirito Santo si attui a misura dei tempi in cui viviamo, a misura della missione che essa ha ricevuto da Cristo per tutti i tempi e per tutte le generazioni.

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5. Come sono eloquenti le ultime parole dell'Apocalisse: "Vieni, Signore Gesù" (
Ap 22,20)! "Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!"" (Ap 22,17). La sposa è la Chiesa, che dal giorno di Pentecoste a Gerusalemme, attraverso le generazioni ed i secoli, vive della medesima attesa. L'attesa della definitiva venuta di Cristo. Attesa creativa; attesa che costantemente ci aiuta a "rinnovare la faccia della terra".

La misteriosa fonte di tale attesa della Chiesa è proprio lo Spirito Santo. Ed i testimoni di quest'attesa nell'arco della storia sono in modo particolare i santi.

Per la Chiesa di Roma, un singolare testimone dell'attesa di Cristo nel XVI secolo non fu proprio san Filippo Neri? Non è forse egli uno di coloro nei quali si rinnovo il patrimonio della santità iniziato nella storia della Chiesa da santo Stefano Diacono, ricordato nell'odierna prima lettura? Il martire Stefano chiude la sua breve esistenza con le parole: "Io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio" (Ac 7,56). I santi di ogni tempo, e san Filippo Neri nella sua epoca, vivevano della visione del "cielo aperto". Sono testimoni del Figlio dell'uomo, che ha scelto di entrare nella storia e di percorrerla, al fine di diventare per tutti via, verità e vita (cfr. Jn 14,6).

Devo aggiungere la mia grande gioia che questo centenario di san Filippo Neri sia così solennemente celebrato a Roma nella sua Chiesa e nella sua parrocchia.

Secondo quanto ho sentito, vedo oggi che questa chiesa è sempre affollata ed è viva ancora la memoria di questo santo fortemente romano.

Saluto tutti i presenti, il Cardinale, gli Arcivescovi ed i Vescovi, i sacedoti, i religiosi, le religiose, tutti i fedeli e soprattutto i Padri filippini.

Saluto poi le Autorità presenti a questa Celebrazione: Autorità dello Stato Italiano, il Sindaco di Roma, tutti coloro che sentono come la persona di san Filippo Neri sia sempre viva e costituisca un patrimonio spirituale e culturale di questa Città Eterna.

Sono grato a Dio e alla Madonna che durante il Mese di Maggio, mese mariano, noi troviamo la fonte della letizia spirituale nella memoria di san Filippo Neri e nella commemorazione della sua opera apostolica, della sua santità e della sua gloria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-05-28 Data estesa: Domenica 28 Maggio 1995

Al Movimento "Pax Christi" - Città del Vaticano

Titolo: Movimenti come il vostro sono preziosi

Signor Cardinale, Cari Fratelli nell'Episcopato, Cari amici,

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1. Sono felice di ricevervi in occasione del Consiglio Internazionale del Movimento Pax Christi, svoltosi la settimana scorsa ad Assisi, e del raduno nel corso del quale avete celebrato il cinquantesimo anniversario della fondazione del vostro movimento, nato all'indomani della II Guerra Mondiale. Rivolgo un saluto particolare al Cardinale Godfried Danneels, vostro Presidente, e ai Vescovi presenti.

Pax Christi è nato in seguito alla presa di coscienza dell'incredibile forza distruttrice della guerra e all'esperienza delle grandi sofferenze patite dalle popolazioni durante gli anni di guerra. Il movimento rappresenta un segno della volontà dei cristiani di evitare che una tale catastrofe si ripeta. Dinanzi all'odio e alla mancanza di rispetto per la persona umana e per i suoi diritti fondamentali, il vostro movimento non ha cessato di operare a favore della pace e della riconciliazione. Fu infatti fondato per promuovere le armi della preghiera, del dialogo e della riflessione, le uniche che possano opporsi in modo definitivo alla violenza e a tutti gli effetti disumani delle ideologie totalitarie.

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2. Nel mio recente messaggio in occasione del cinquantenario della fine della II Guerra Mondiale ho voluto ricordare cosa quella guerra abbia significato per gli uomini di allora e per quelli di oggi. "La tragica esperienza compiuta tra il 1939 ed il 1945 rappresenta oggi come un punto di riferimento necessario per chi vuole riflettere sul presente e sul futuro dell'umanità" (n. 2). Le grida delle vittime di quella guerra non possono lasciare indifferenti gli uomini di oggi, e in special modo i giovani. Un esame attento dei fattori che hanno portato allo scoppio di quel conflitto, alle numerose distruzioni e alle grandi sofferenze ci invita a affermare con sempre maggior fermezza: mai più la guerra, che in modo duraturo ferisce l'essere fratelli in Cristo.

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3. La nostra società deve essere vigile per evitare che ritornino le ideologie totalitarie poiché esse offendono la dignità di tutte le persone, fomentando il rifiuto di una parte dell'umanità in nome di un'appartenenza culturale o religiosa. Non bisogna mai smettere di ricordare che tutto ciò che si oppone alla vita umana apre la via alla cultura della morte e che qualsiasi crimine contro la vita è un attentato alla pace (cfr. Paolo VI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1977). Analizzando le cause della II Guerra Mondiale scopriamo che la cultura dell'odio e dell'intolleranza, unita al rifiuto del diverso, avevano preparato il terreno al regno della violenza.

Nel 1945, al termine dei cruenti combattimenti, una speranza di pace e di solidarietà poté rinascere tra le popolazioni d'Europa, le quali desideravano ardentemente che tutti gli uomini finalmente dialogassero e costruissero una società fraterna. In questo spirito nacque il Movimento Pax Christi come movimento di riconciliazione tra le persone e i popoli. Questo nome richiama con forza l'origine della vera pace: il Signore, il quale venne per infondere nei nostri cuori la grazia necessaria alla conversione e alla riconciliazione, cammini della vera umanità. Infatti il mondo non può darsi da solo la pace che ha inizio ricevendo personalmente il perdono di Dio misericordioso.

Riconciliato, rappacificato e unificato da Cristo, ciascuno può a sua volta combattere il peccato che lo allontana dai suoi simili. Diviene così artefice di pace per tutti i suoi fratelli, non solo per i suoi amici, ma anche per i suoi nemici. Amare questi ultimi, infatti, è "caratteristica dei soli cristiani" (Tertulliano, Ad scapulam, I, 3), poiché è un frutto clamoroso dell'amore divino.

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4. In questi ultimi anni il vostro movimento si è anche impegnato a promuovere, in modo paziente e disinteressato, la comunione e il dialogo tra i cristiani e tra le diverse confessioni religiose. Ovunque sia stato possibile avete lavorato per costruire la pace, attraverso la comprensione reciproca delle comunità, nel rispetto dei diritti e delle culture particolari delle persone e dei popoli.

Attraverso la strada del dialogo avete dimostrato che divisioni e barriere storiche tra gruppi di uomini potrebbero essere superate e che la convivenza è possibile se si sviluppa la solidarietà.

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5. Dinanzi a voi vorrei ancora ricordare gli appelli dei miei predecessori e quelli che ho io stesso più volte lanciato, sulle implicazioni morali del ricorso sistematico o troppo facile alle armi e sulla necessità di procedere sulla strada del disarmo. Nessuna forma di violenza può risolvere i conflitti tra persone o nazioni, poiché la violenza genera violenza. Occorre richiamare i paesi produttori di armi alla loro responsabilità morale: in particolare nei loro scambi con i paesi in via di sviluppo in cui troppa importanza viene data alla fornitura degli armamenti mettendo così questi Paesi in condizioni di grave indebitamento invece di aiutarli a utilizzare le proprie risorse e gli aiuti internazionali per la promozione delle persone. Esistono oggi numerosi strumenti, a livello sia nazionale che internazionale, per favorire la trasparenza e il rispetto della legalità nel commercio delle armi. A tale proposito dobbiamo salutare la recente decisione presa dalle Nazioni Unite di prorogare a tempo indeterminato il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, nell'auspicio che tutti i paesi si impegnino a una migliore e totale attuazione di questo Trattato, in vista della creazione di un ordine internazionale che assicuri la sicurezza di tutti e permetta di giungere al disarmo. Inoltre è lodevole il fatto che l'opinione pubblica, grazie a movimenti come il vostro, sia sensibilizzata e riceva l'educazione necessaria per fare giusta pressione sulle Autorità e sui diversi gruppi di uomini perché il fragile edificio della pace non sia messo in pericolo solo per ragioni di interesse.

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6. I capi delle nazioni e i rappresentanti della vita politica ed economica hanno gravi responsabilità nella produzione e nell'utilizzo di certi tipi di armamenti dagli effetti particolarmente devastanti, che colpiscono in modo crudele e indiscriminato le popolazioni civili, con conseguenze che si protraggono anche dopo i conflitti. Vorrei nuovamente lanciare un appello affinché cessi definitivamente la fabbricazione e l'utilizzazione di quelle armi definite "mine anti-uomo" che, in numerosi Paesi, compromettono per lungo tempo il ritorno alla pace. Esse vengono infatti collocate sulle strade e nei campi con l'intento di colpire indiscriminatamente il maggior numero di persone. In effetti, ben oltre la fine delle ostilità, esse continuano a uccidere e a causare danni irreparabili provocando negli adulti, e soprattutto nei bambini, gravi mutilazioni.

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7. Tuttavia la diminuzione degli armamenti, il disarmo o l'assenza di guerra non conducono immediatamente alla pace. E essenziale creare una cultura della vita e della pace. Si tratta di un processo educativo che deve cominciare molto presto, già nella famiglia e nei diversi ambiti di insegnamento. Infatti i comportamenti che costruiscono la pace diventano familiari quando impariamo a rispettare il nostro prossimo, quando ci impegniamo a risolvere con mezzi pacifici i conflitti tra persone che vivono insieme e quando sviluppiamo le strade del perdono, che disarmano i sentimenti violenti. I genitori hanno dunque un ruolo importantissimo nella creazione di un clima familiare armonioso, che aiuti la maturazione dei giovani e ponga nei loro cuori il desiderio di cercare la pace malgrado tutti.

I movimenti come il vostro sono preziosi. Essi mettono in guardia da ogni violenza che possa rovinare l'armonia tra le persone e nel creato.

Partecipano alla formazione delle coscienze affinché nei rapporti tra gli uomini e i popoli trionfino la giustizia e la ricerca del bene comune, fondamenti di una pace duratura (cfr.
CA 5 San Tommaso d'Aquino, II-II 29,2, ad.3; CEC 2302-2317).

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8. In questi giorni che precedono la festa della Pentecoste, contempliamo la prima comunità cristiana, raccolta con la Vergine Maria. Nella preghiera essa ricevette il dono della pace che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990). Con San Paolo vi esorto: "State ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace" (
Ep 6,14-15). Con questi sentimenti di cuore benedico voi e tutti i membri del movimento Pax Christi da voi rappresentati, affinché attraverso le vostre parole e la vostra vita il mondo riconosca che la pace è un dono di Dio e che la pace è possibile per il mondo in Cristo, nostra Pasqua e pace ultima.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-05-29 Data estesa: Lunedi 29 Maggio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 980