GPII 1995 Insegnamenti 1202

Il discorso durante l'incontro con il clero, i religiosi, le religiose nella Con-cattedrale di san Martino - Bratislava (Slovacchia)

Titolo: "Siano rese grazie a Dio per la vostra eroica fedeltà a Cristo nei quarant'anni della dittatura comunista"



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1. "Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero!" (
2Co 2,14).

Con queste parole dell'Apostolo Paolo esprimo la mia riconoscenza al Signore per avermi concesso di essere, oggi, in questo stupendo Duomo di san Martino, recentemente riconosciuto come con-Cattedrale dell'Arcidiocesi di Bratislava-Trnava. Gioisco soprattutto di trovarmi con voi, cari sacerdoti, religiosi, religiose e giovani seminaristi, che cordialmente saluto.

Stringo a me in fraterno abbraccio l'Arcivescovo di questa Arcidiocesi, Mons. Jan Sokol, e lo ringrazio per le fervide espressioni di benvenuto e di spirituale vicinanza indirizzatemi. Saluto i venerati Cardinali Jan Chryzostom Korec e Jozef Tomko, come pure gli Ausiliari dell'Arcivescovo e gli altri Presuli presenti, l'Arcivescovo John Bukovsky, Nunzio Apostolico, Rappresentante della Santa Sede presso la Federazione Russa, e l'Arcivescovo McCarrick di Newark negli Stati Uniti, e anche il Signor Ambasciatore della Repubblica Slovacca presso la Santa Sede.

Come non evocare, in questa suggestiva cornice spirituale la memoria di Marco Krizevci, sacerdote diocesano e canonico, di Stefano Pongracz e di Melchiorre Grodziecki, religiosi gesuiti, che avro l'onore di canonizzare proprio durante questa mia visita pastorale? Siano rese grazie a Dio che mai fa mancare al suo popolo guide e pastori santi! Il profumo della santità di questi vostri Protettori si espande in tutta la Comunità ecclesiale e attraverso di essa nel mondo intero.

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2. Carissimi Fratelli e Sorelle, non sono pochi tra voi coloro che hanno vissuto con eroica fedeltà l'adesione a Cristo durante i quarant'anni di dittatura comunista. Il Papa vi esprime oggi, a nome della Chiesa, il suo apprezzamento.

Avete prolungato in voi la passione di Gesù; con Lui avete accettato di patire, con Lui siete riusciti a resistere alle ingiustizie e alle violenze, con Lui ora potete gioire della prova vittoriosamente superata. E questo lo sapevo bene, quando ero Vescovo dall'altra parte dei Monti Tatra. So bene quale era la situazione di là e di qua. E spero che porti frutti. I seminaristi presenti sono questi frutti.

Per questo meraviglioso esempio di fedeltà siano rese grazie a Dio! Si può ben dire che la vostra sofferenza, vissuta in unione col Crocifisso, non è stata vana, ma ha portato e porterà abbondanti frutti di santità e numerose grazie celesti.

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3. Cari sacerdoti, se fino a qualche anno fa siete stati impediti nel normale esercizio pastorale, se siete stati privati di libri e sussidi per lo studio e l'approfondimento della parola di Dio e del magistero ecclesiastico, oggi finalmente potete vivere la vostra vocazione sacerdotale nella tanto desiderata libertà. Nessuno meglio di voi può apprezzare questa fortuna: ciò vi deve spingere ad integrare e qualificare la vostra formazione spirituale e culturale sia per recuperare il tempo perduto a causa della dura esperienza del regime dittatoriale, sia per corrispondere appieno alle odierne esigenze del ministero.

Con gli occhi fissi in Cristo, approfondite la consapevolezza della vostra identità: voi siete, per la Chiesa e nella Chiesa, la ripresentazione sacramentale dell'unico ed eterno Sacerdote. Di Gesù, Capo e Pastore, voi proclamate autorevolmente la parola, ripetete i gesti di perdono e di offerta, esercitate l'amorevole sollecitudine donando voi stessi al servizio del popolo di Dio.

Sacerdoti di Cristo per sempre! Sempre preziosi per la Chiesa e per il mondo: oggi nella libertà, come ieri nel forzato nascondimento. La Chiesa, che si accinge a celebrare l'avvento del terzo millennio cristiano, avverte l'urgenza di una nuova evangelizzazione quale compito di tutta la comunità ecclesiale. In tale vasta ed impegnativa missione il vostro contributo, ovviamente, è primario e insostituibile.

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4. Proprio per essere portatori del lieto annuncio evangelico con la carità del Buon Pastore, voi non mancherete di coltivare con impegno la vita spirituale, utilizzando tutti quei sussidi "sia comuni che specifici, sia tradizionali che nuovi, che lo Spirito Santo non ha mai cessato di suscitare in mezzo al popolo di Dio, e la Chiesa raccomanda - anzi talvolta prescrive - per la santificazione dei suoi membri" (
PO 18). Tali sono: l'esercizio responsabile del ministero, la pratica delle virtù della castità, povertà ed obbedienza, la conveniente celebrazione della Santa Messa, la recita puntuale della Liturgia delle Ore, il Santo Rosario, la meditazione, il periodico ricorso al Sacramento della Penitenza. E' questo un programma ascetico irrinunciabile, se si vuole raggiungere la santità di vita richiesta proprio dalla partecipazione al sacerdozio di Cristo.

Di grande utilità ed efficacia sono pure gli Esercizi spirituali, che vi raccomando di programmare con regolarità ogni anno. Non solo vi esorto ad esserne voi i destinatari privilegiati, ma vi incoraggio a farvi a vostra volta convinti apostoli di queste pause di riflessione e di preghiera, utili non solo alle persone consacrate, ma anche ai fedeli laici. Qui è presente il Signor Krcmery e lo sa molto bene.

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5. A questo riguardo, il Concilio Vaticano II ricorda che tutti i fedeli hanno il diritto di attendere dalle labbra dei sacerdoti la parola del Dio vivente (cfr. ivi, n. 4). Questa parola, letta, pregata, meditata quotidianamente alla luce delle opere dei Padri e dei documenti del Magistero, costituisce la fonte genuina alla quale vi esorto ad attingere la ricca e sana dottrina, che è come "una spirituale medicina per il popolo di Dio" (Pont. Rom., De Ordinatione Presbyterorum).

In particolare non mancherete di approfondire la dottrina sociale della Chiesa, così da essere in grado di offrire ai fedeli i principi ed i valori a cui essi si ispireranno nel loro impegno a servizio del bene comune del Paese.

Cari Confratelli nel sacerdozio, sappiate operare un'armoniosa sintesi fra ministero, preghiera e studio. Siate profondamente convinti che, come lo sforzo pastorale è reso fecondo dalla preghiera, così il tempo dedicato allo studio e all'aggiornamento culturale e pastorale alimenta la vostra vita spirituale e qualifica l'esercizio del vostro ministero.

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6. Una speciale parola voglio ora riservare a voi, religiosi e religiose! La vostra presenza nella Chiesa è un dono irrinunciabile. Con la professione dei consigli evangelici voi costituite per tutti un potente richiamo, tra le realtà mutevoli del tempo, ai valori imperituri del Regno di Dio.

Quali testimonianze di fede in Dio e di amore per i fratelli avete saputo offrire nella clandestinità degli anni bui del totalitarismo! Fede in Dio e amore per i fratelli che si sono fatti perdono e preghiera per i responsabili stessi della persecuzione diretta ad annientarvi; si sono fatti perseverante pazienza per non privare le nuove generazioni del dono della vita consacrata; si sono fatti testimonianza profetica, nel buio della prova, dell'alba di tempi migliori. Chi se lo aspettava che oggi il Papa fosse presente in questa chiesa.

In quegli anni difficili il Signore era con voi. Il suo amore vi sosteneva e, dilatando il vostro cuore, vi insegnava ad abbracciare la Croce e a percorrere la via stretta che porta alla vera vita. La vostra testimonianza è stata grande e la Chiesa ve ne è riconoscente! Il mio pensiero va anche alle carissime monache di clausura! La loro silenziosa presenza nel popolo di Dio è un dono da accogliere e valorizzare sempre più. perciò vi incoraggio, carissime Sorelle, a presentare al Signore, attraverso l'espressione orante della vostra esistenza, le necessità, i timori e le speranze dell'umanità contemporanea, invocando per essa soprattutto il bene supremo dell'incontro salvifico col Redentore. Sarà proprio questo costante impegno di intercessione per i fratelli ad aiutarvi a progredire speditamente nel cammino ascetico così da essere, nel nascondimento e nel silenzio del chiostro o del monastero, serve del Signore a servizio della sua Chiesa.

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7. Carissimi Fratelli e Sorelle, tutti insieme, nella diversità dei carismi e dei ministeri suscitati dallo Spirito Santo, guardate al futuro con speranza. Sorretti dalla grazia del Signore, perseverate lieti e sereni nell'impegno di personale santificazione e di apostolica dedizione.

La carità pastorale di voi, presbiteri, la gioiosa fraternità di voi, religiosi e religiose, e l'incessante preghiera di voi, monache di clausura, siano sostegno e stimolo per quanti, nella nuova generazione, il Signore chiama a consacrarsi al suo pieno servizio.

La Chiesa che è in Slovacchia attende molto da voi, carissimi seminaristi, novizi e novizie. Siate generosi nel rispondere al Signore che vi invita a seguirlo. Preparatevi ad essere testimoni coraggiosi del suo Vangelo, pronti ad affrontare difficoltà e resistenze pur di restare fedeli a Colui che vi ha scelto per essere il vivente tramite del suo amore misericordioso.

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8. Su tutti invoco la celeste protezione di Maria Santissima. La Vergine Madre di Dio vi accompagni e renda ricco di frutti il vostro quotidiano servizio, specialmente confortando chi è nella sofferenza e nella solitudine. Vi aiutino i santi Patroni della Slovacchia! Vi sia d'incoraggiamento anche l'assicurazione del mio orante ricordo, avvalorato da una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a voi qui presenti ed a quanti vi sono cari nel Signore.

Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1995-06-30 Data estesa: Venerdi 30 Giugno 1995

Il discorso del Santo Padre durante la celebrazione della Liturgia della Parola con le nuove generazioni - Nitra (Slovacchia)

Titolo: "Non confondete la libertà con l'individualismo Non c'è libertà autentica senza amore per gli altri"

Sia lodato Gesù Cristo! Saluto il Signor Presidente del Parlamento Slovacco, Gasparovic, il Signor Primo Ministro del Governo, Meciar, ed i graditi ospiti.

Saluto tutti i giovani amici.

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1. Carissimi giovani! Nel brano evangelico appena proclamato, abbiamo sentito parlare di alcuni Greci che desideravano vedere Gesù. Greci erano anche i due santi fratelli di Tessalonica, Cirillo e Metodio. Grazie alla loro dedizione apostolica, lo Spirito fece giungere il buon seme del Vangelo in questa vostra terra, dove s'era manifestato il desiderio dei vostri antenati di conoscere Cristo. Questo desiderio fu espresso dal principe Rastislav mediante i suoi messaggeri a Costantinopoli. E in questo solco seminarono poi i santi Fratelli, dando la propria vita per piantare e far crescere il Regno di Dio.

Voi, cari ragazzi e ragazze, gioventù di questo Paese, siete un nuovo raccolto del campo di Dio, di quella messe le cui radici risalgono ai tempi dell'evangelizzazione dei Santi di Tessalonica. Per essere loro degni continuatori, accettate la sfida a consacrarvi generosamente all'opera della nuova evangelizzazione, formando un ponte tra il secondo e il terzo millennio cristiano.

Nitra ci parla del primo millennio: qui vicino fu costruita la prima chiesa cristiana di tutta l'Europa centro-orientale; qui, dall'anno 828, il frumento divenne nell'Eucaristia Corpo di Cristo, che unisce in sé quanti lo ricevono con fede. Per questo ho desiderato visitare Nitra: vivente ancora san Metodio vi fu eretta la Diocesi, e la Cattedrale che domina la città è una delle più antiche Sedi vescovili nelle nazioni slave. In questa regione nacque Gorazd, "uomo della vostra terra, ben istruito... e ortodosso", discepolo fidato che Metodio scelse come suo successore.

Vedo con commozione il profilo di Zobor. Sulle sue pendici si ergeva intorno al Mille il convento di sant'Ippolito, dove si formarono il mio compaesano sant'Andrea Svorad e il suo discepolo san Benedetto, celesti Patroni della vostra città e diocesi. Questi, e tanti altri meno noti eroi della fede - penso, ad esempio, al santo Vescovo Bystrik -, sono come semi caduti nella fertile terra di Nitra, terra di araldi e intrepidi apostoli di Cristo.

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2. In questa terra benedetta oggi incontro voi, cari ragazzi e ragazze delle Diocesi slovacche! Vi saluto tutti con affetto, insieme col Vescovo di Nitra, il Cardinale Jan Chryzostom Korec, col suo Ausiliare Mons. Frantisek Rabek e con gli altri Vescovi presenti, e con tutti i vostri sacerdoti. Saluto anche i giovani dei Paesi vicini: Boemi e Moravi, Austriaci, Ungheresi, Polacchi, come pure i giovani Rom. Sono lieto di vedere i rappresentanti di quelli che stanno facendo il servizio militare. Un saluto speciale va poi a quanti, per vari motivi, non hanno potuto venire, e sono spiritualmente uniti a noi.

Carissimi, come i Greci di cui parla il brano evangelico proclamato, anche voi desiderate "vedere Gesù". Cristo, Figlio di Dio e Redentore dell'uomo, risponde in pienezza ai desideri più autentici del cuore umano. Egli è venuto perché "abbiamo la vita in abbondanza" (cfr.
Jn 10,10), Egli ha "parole di vita eterna" (Jn 6,68), Egli è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Molti di voi sono convinti di questo. Molti hanno anche pagato di persona la loro fedeltà a Cristo. Altri, forse, non hanno potuto conoscere a fondo Cristo e la Chiesa, perché è stato loro impedito e oggi si pongono tante domande sulla fede. Altri restano indecisi, perplessi e rischiano di cedere al fallace richiamo di dottrine effimere e passeggere.

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3. Come leggiamo nel Vangelo, i Greci, per poter conoscere Gesù, si rivolsero a Filippo, uno dei Dodici. Gesù ha affidato la testimonianza autentica della sua verità agli Apostoli. Ricordate cosa avvenne al sentire le sue parole? Molti dei discepoli si tirarono indietro. Egli chiese ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". Fu Pietro allora a rispondere: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (
Jn 6,68-69), cioè il Messia. Gesù stesso sottolineo che tale proclamazione della fede da parte di Pietro era un dono del Padre celeste. E proprio sopra questa fede è stata costruita la Chiesa (cfr. Mt 16,16-18). Per la fede di Pietro Gesù prego, affinché egli potesse confermare i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32).

Ecco perché il Successore di Pietro visita le Chiese sparse nel mondo, ed oggi è qui in mezzo a voi. E voi siete venuti da me con un desiderio simile a quello di quei Greci che si rivolsero all'apostolo Filippo dicendo: "Vogliamo vedere Gesù". Si, carissimi, la conoscenza vera di Gesù potete trovarla solo nella comunione con i successori degli Apostoli, uniti nella stessa fede col successore di Pietro. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Cari giovani, fate vostra la fede apostolica della Chiesa! Rimanete uniti ai vostri Pastori, ascoltateli, incontrate i sacerdoti, nelle parrocchie e nelle scuole. Sotto la loro guida approfondite la conoscenza di Cristo, siate assidui nell'ascolto della parola di Dio, nella preghiera, nella pratica dei sacramenti, specialmente dell'Eucaristia e della Penitenza. Questo vado dicendo ai giovani di ogni Paese, soprattutto negli Incontri mondiali della gioventù, e questo ripeto oggi a voi, amici Slovacchi!

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4. Quando la fede è autentica adesione personale a Cristo e al Vangelo, essa si incarna nella vita. Lo dice Gesù: "Chi mi ama, osserverà la mia parola" (
Jn 14,23). Osservare la parola del Signore è realizzare la missione che ci è stata affidata. A Manila ci siamo soffermati su questa realtà, meditando con giovani venuti da tutto il mondo. Ci hanno guidato le parole rivolte agli Apostoli dal Signore risorto: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Questo mandato riguarda ogni cristiano, ognuno di voi! Nitra è stata la sede di un forte movimento missionario. Cari giovani, a voi il compito di far rivivere l'entusiasmo di un tempo. Gesù ha fiducia in voi. Mediante voi vuole raggiungere ogni ambiente sociale e trasformarlo con la forza della sua verità e del suo amore. In questa missione non siete soli. E' con voi lo Spirito Santo. San Cirillo prima di morire domando per i cristiani di questa vostra terra il dono dello Spirito dicendo: "Infondi nei loro cuori la parola della tua figliolanza!". Solo chi è interiormente vivificato dallo Spirito e si comporta da figlio di Dio può essere un seme di vita nuova. Apritevi, dunque, cari giovani, a questo alito divino, a questa partecipazione alla vita, all'amore di Dio! Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, che vivifica il Corpo mistico della Chiesa. Per essere animati dallo Spirito, bisogna rimanere uniti alla Chiesa. Si illude chi vorrebbe contrapporsi alla Chiesa in nome dello Spirito.

Solo chi ama la Chiesa e lavora per la sua unità è mosso dallo Spirito di Dio e cammina secondo il Vangelo.

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5. Cari amici, prendete coscienza del dono inestimabile a voi fatto da Dio: esso è giunto a voi per la lunga strada delle generazioni dai tempi dei santi Cirillo e Metodio. Accoglietelo con libertà responsabile e sviluppatelo con impegno. Non tiratevi indietro di fronte alle esigenze radicali del Vangelo! Ricordate che lo Spirito di Dio, che è in voi, è più forte dello spirito del mondo (cfr.
1Jn 4,4).

Col suo aiuto è possibile osservare i comandamenti traendone gioia.

Non confondete la libertà con l'individualismo! Non c'è libertà autentica senza amore per gli altri: i cristiani vivono la libertà come servizio, convinti che da questo dipende lo sviluppo dell'autentica civiltà, in Europa e nel mondo intero. I santi Cirillo e Metodio hanno pagato con la vita il rifiuto di piegare la fede ad interessi di parte. La fede difende sempre la vera libertà e denuncia le schiavitù di ordine sia fisico che morale. Le schiavitù fisiche sono più visibili di quelle morali, ma queste ultime non sono meno pericolose. Vi è infatti una schiavitù imposta dagli altri e una schiavitù che l'uomo si procura da sé. Giovani slovacchi, tenete sempre ben aperti gli occhi! Non lasciatevi irretire dall'ideologia di una falsa libertà, che in nome di un apparente benessere diffonde indifferenza e relativismo svuotando le coscienze dei valori che danno senso al vivere. Anche a livello sociale, la libertà non va confusa col nazionalismo. La varietà delle culture è un patrimonio da amministrare con grande rispetto reciproco e fattiva collaborazione. Respingete ogni tentazione di violenza e di razzismo. Siate operatori di pace, di dialogo e di solidarietà.

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6. Siate pronti a rispondere generosamente alla chiamata di Cristo! Siate pronti particolarmente voi, cari giovani, che avete ricevuto il dono della vocazione alla vita sacerdotale o religiosa. Carissimi seminaristi, cari novizi e novizie, preparatevi coscienziosamente a servire il Signore ed i fratelli seguendo l'esempio dei santi Cirillo e Metodio.

Ma siate pronti anche voi, cari giovani chiamati al matrimonio ed alla vita familiare. Stupenda vocazione anche questa! Imparate da Cristo l'amore vero, che è amore esigente, non ripiegato nella ricerca del piacere egoistico, ma aperto al dono di sé. Con questa interiore disposizione potrete formare famiglie che siano autentici santuari dell'amore, dove la vita umana è accolta e curata dal suo primo sbocciare fino al naturale tramonto.

Molti di voi si stanno preparando ad un lavoro e ad un impegno nella società, altri già lavorano. Operate sempre con grande impegno e competenza, fedeli alla morale cristiana e disponibili a svolgere un servizio in campo civile e politico senza mai perdere di vista il bene comune. Come non pensare anche a quei giovani che patiscono difficoltà di vario genere: disoccupazione, malattie, invalidità, scoraggiamento? Cristo, che ha accettato la croce per liberarci dal peccato, è particolarmente vicino a chi ne porta il peso, e lo rafforza nella prova col suo Spirito.

Carissimi, Cristo oggi ci ha ripetuto: "Se uno mi vuol servire mi segua" (
Jn 12,26). Ed ha aggiunto a nostro conforto: "Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Jn 12,26). E' quanto è avvenuto con i santi Cirillo e Metodio e con tanti altri santi delle terre di lingua slava: il Padre li ha onorati. E' quanto avverrà anche con i tre Martiri di Kosice, che tra due giorni proclamero santi per tutta la Chiesa: hanno seguito Cristo e il Padre li ha onorati davanti al mondo intero.

Siamo capaci di far credito alla parola di Cristo? Siamo capaci di accettarne le richieste e di seguirlo per servirlo? Si, lo sappiamo: solo nello Spirito Santo ciò è possibile! Prego Dio onnipotente per ciascuno di voi e per tutti i giovani che abitano questa terra sotto i monti Tatra: "Infondi in loro, Signore, la parola della tua figliolanza!".

Di cuore benedico tutti voi e le vostre famiglie.

Data: 1995-06-30 Data estesa: Venerdi 30 Giugno 1995

L'omelia del Papa durante la Santa Messa presso il Santuario mariano - Sastin (Slovacchia)

Titolo: In questo Santuario, Casa di Maria, ogni abitante della Slovacchia, di qualsiasi etnia, si senta a casa propria



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1. "Tu sei la Madre benigna - la Patrona compassionevole, prega sempre per la nostra Nazione il tuo divin Figlio" (JKS 394).

Con queste parole i pellegrini che giungono a Sastin da tutta la Slovacchia salutano la Madre di Dio, Patrona della Nazione. In modo simile la salutano i pellegrini polacchi a Czestochowa: "Tu sei la grande gloria della nostra Nazione!".

Carissimi Fratelli e Sorelle, Sastin è il santuario nazionale della Slovacchia. Oggi il Papa, come pellegrino, entra in questa basilica all'inizio della Sua Visita apostolica.

Questo tempio ricorda tutte le generazioni di pellegrini che qui sono giunti da ogni parte del vostro Paese. Custodisce il ricordo di tutto ciò che forma la loro vita: gioie ma anche tristezze e sofferenze, che non sono mancate nella vostra storia, come in quella di ogni uomo e nazione sulla terra. E' bene che l'uomo abbia qualcuno con cui condividere gioie e tristezze. E' bene che, nella vostra grande famiglia slovacca, vi sia una Madre alla quale poter confidare ed affidare dolori e speranze. Voi la venerate qui come Addolorata, Madre dei Sette Dolori, la Madre il cui cuore, ai piedi della croce, è stato trapassato dalle sette spade della sofferenza, come mette in rilievo la tradizione.

E' provvidenziale che proprio questo sia il santuario mariano del vostro popolo, il tempio verso il quale si muove in pellegrinaggio tutta la Slovacchia. I vostri connazionali hanno cercato qui conforto per la loro non facile esistenza, specialmente nei periodi maggiormente segnati dalla sofferenza.

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2. L'odierna liturgia ci permette di associare il santuario di Sastin al cenacolo di Gerusalemme. Il cenacolo fu il luogo dove il Signore Gesù istitui l'Eucaristia.

Fu anche il luogo nel quale, dopo l'Ascensione al cielo, gli Apostoli rimasero in preghiera insieme a Maria, Madre di Cristo. così dunque la liturgia di oggi vuol dirci che qui, in questo luogo, Maria prega insieme a noi. Non soltanto siamo noi a presentarle le nostre preghiere, le domande, gli atti di ringraziamento e di riparazione, ma prima di tutto Lei stessa prega insieme a noi, come prego con gli Apostoli nell'attesa della Pentecoste. E quell'attesa orante fu coronata con la discesa dello Spirito Santo, che si poso sugli Apostoli radunati nel cenacolo e trasformo i loro cuori. In virtù di questa trasformazione, da uomini paurosi essi divennero coraggiosi testimoni, pronti ad assumersi il compito affidato loro da Cristo. Il giorno stesso della Pentecoste iniziarono da Gerusalemme la loro missione apostolica.

Che cosa significa questo per noi qui riuniti, per voi che siete giunti a Sastin da varie parti della Slovacchia? Ecco, Maria ci accoglie qui nella medesima comunione di preghiera che con Lei formavano gli Apostoli nel cenacolo di Gerusalemme, e in questa comunione prega con noi per la "metanoia" dei nostri cuori. I santuari mariani, infatti, sono luoghi di trasformazione spirituale, luoghi di conversione. L'esperienza dimostra che questi sono luoghi in cui la gente con più frequenza ritorna al Sacramento della Riconciliazione, per iniziare nella casa della Madre una nuova vita, per ripartire rinnovati nello spirito.

Come Pastore di tutta la Chiesa, vorrei oggi ringraziare in modo particolare l'Addolorata di Sastin per questa trasformazione dei cuori degli uomini. E contemporaneamente, avendo la consapevolezza dei tempi nuovi e delle nuove necessità spirituali delle popolazioni che abitano in questa terra, desidero chiedere alla Madonna, in questo santuario, che non cessi la sua materna disponibilità per la conversione dei cuori. Le chiedo di vegliare su tutta la vita spirituale della Slovacchia. In modo particolare, le raccomando le giovani generazioni, tutti i sofferenti, tutti coloro che sono alla ricerca. Le raccomando tutta la vostra Nazione, che ha da poco varcato la soglia di quell'autonomia alla quale aspiravate da così lungo tempo. Come Nazione indipendente potete, con gioia ancora più grande, cantare sulla soglia del santuario mariano di Sastin: "Tu sei la Madre benigna - la Patrona compassionevole, prega sempre per la nostra Nazione il tuo divin Figlio" (JKS 394).

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3. In molti luoghi del mondo, e in molti giorni dell'anno, viene proclamato il passo del Vangelo di San Giovanni che presenta Maria ai piedi della Croce. Questi luoghi sono, prima di tutto, i santuari mariani, nei quali sempre nuovamente si attualizza tale Vangelo. Quando Gesù dall'alto della croce vide la Madre e accanto a Lei il discepolo, disse alla Madre: "Donna, ecco il tuo figlio". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre". E da quel momento il discepolo la prese con sé (cfr.
Jn 19,25-27).

Cristo ci ha insegnato a rivolgerci a Dio, così come egli stesso faceva, chiamandolo: "Padre". In questo modo ci rivolgiamo all'Invisibile che è nei cieli e che abbraccia contemporaneamente tutta la creazione: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome". Questa preghiera ce l'ha insegnata Cristo, Figlio unigenito del Padre celeste, vero Dio. E ha condensato in essa tutto ciò che di più importante l'uomo può e deve esprimere al Padre celeste.

Similmente lo stesso Cristo, come vero uomo, ci ha insegnato a rivolgerci alla sua Madre terrena con le parole che trovarono la loro definitiva conferma al momento della morte sulla croce: "Donna, ecco il tuo figlio". Maria le riceve dalla voce e dal cuore di Gesù crocifisso. Esse si riferiscono direttamente all'Apostolo che sta là, sotto la croce, insieme a Lei, Giovanni evangelista. A lui Cristo dice: "Ecco la tua madre". Ma quelle parole hanno anche una valenza più vasta. Nell'ora della sua morte Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria, rivela la verità sull'universale maternità della sua Madre nei riguardi degli uomini.

L'apostolo Giovanni sta sotto la croce a rappresentare ciascuno di noi. E noi, nelle parole rivolte da Cristo a Giovanni, possiamo ritrovare la stessa verità sulla maternità di Maria, come è stata a lui trasmessa. Da allora possiamo dirle: "Madre mia" e "Madre nostra". "Madre mia", come singole persone; "Madre nostra", come comunità. Le nazioni intere possono chiamarla Madre, come voi fate, affidandole "ogni vostra giornata".

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4. Conferma di questo sono le parole finali del Vangelo di oggi. "Il discepolo la prese nella sua casa" come propria Madre (cfr.
Jn 19,27). Ella abiterà insieme a lui, come una madre col figlio. Questo particolare, annotato nel Vangelo di san Giovanni, ha la sua importanza anche per voi, che chiamate Maria "Madre!". Lei desidera che l'accogliate nella vostra casa; in ogni casa slovacca, in tutta la vostra vita nazionale. Che cosa rappresenta, infatti, questo santuario di Sastin, se non il fatto che Maria, Madre degli Slovacchi, abita in questa singolare casa, nella quale tutti i figli e figlie della vostra nazione si sentono come nella casa materna? Qui Maria, Madre di Cristo, vuole "essere per voi madre"; vuole che siate con Lei particolarmente sinceri e semplici. Qui si trova la sua dimora e, grazie al fatto che nella vostra terra slovacca c'è la casa della Madre di Dio, nessuno di voi è senza casa. Ognuno può venire qui e sentirsi come nella casa della Madre.

Visitando oggi il santuario di Sastin il Papa vuole in modo particolare ringraziare la Madre di Dio per questa casa di famiglia, nella quale tutti gli abitanti della Slovacchia, tutti i fedeli, nonostante la loro appartenenza etnica, possono sentirsi a casa, affidandosi all'amore di una Madre che qui sempre li attende per ascoltarli, comprenderli, confortarli.

Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, Madre nostra, prega per noi!

Data: 1995-07-01 Data estesa: Sabato 1 Luglio 1995

Il discorso del Santo Padre alla Conferenza Episcopale della Slovacchia - Sastin (Slovacchia)

Titolo: La Chiesa deve essere modello trasparente di servizio disinteressato, di dialogo e di forte tensione morale

Venerati Fratelli nell'Episcopato!

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1. Vi saluto con particolare gioia ed affetto in questo mio primo incontro con la nuova Conferenza Episcopale Slovacca, costituita dopo gli eventi che hanno portato il vostro popolo all'indipendenza. Un avvenimento, quest'ultimo, che ha riempito di ammirazione il mondo: i Cechi e gli Slovacchi, infatti, hanno saputo perseguire i loro obiettivi attraverso le vie del dialogo, della pace e della democrazia, costituendo un modello per tanti popoli straziati da sanguinosi conflitti.

Si è aperta così una nuova fase nella storia millenaria del vostro Paese, nella quale la Conferenza Episcopale è chiamata a svolgere un ruolo molto importante: testimoniare in modo concreto l'amore della Chiesa per la Nazione, attraverso il rinnovato impegno per l'evangelizzazione e la promozione degli autentici valori dell'uomo.

Poiché la Chiesa, come ci ricorda il Vaticano II, "non può non stabilire un dialogo con la società umana, in mezzo alla quale vive, incombe in primo luogo ai Vescovi il dovere di avvicinare gli uomini e di sollecitare e promuovere un dialogo con loro. Ma perché in questi salutari dialoghi la verità vada sempre unita con la carità e la comprensione con l'amore, è necessario non solo che essi si svolgano con chiarezza di linguaggio e insieme con umiltà e con mitezza, ma anche che in essi alla doverosa prudenza si accompagni pure la fiducia; perché tale fiducia, favorendo il sorgere dell'amicizia, è destinata ad unire gli animi" (Decr.
CD 13).

Sull'esempio di Cirillo e Metodio, i santi Fratelli evangelizzatori del popolo slovacco, la vostra Conferenza Episcopale è chiamata ad essere centro propulsore di comunione per tutta la Comunità cristiana. In questa delicata fase di affermazione e di crescita della vostra Patria, che nei valori cristiani ha sempre trovato un elemento fondamentale della propria identità, nuovi ed impegnativi compiti attendono la Chiesa: essa dovrà porsi come modello, trasparente ed esemplare, di servizio disinteressato, di dialogo, di amore agli ultimi, e di forte tensione morale, per contribuire alla costruzione di un futuro degno dell'uomo.

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2. L'apertura delle frontiere, le nuove condizioni di libertà e di democrazia, l'allargata possibilità di scambi e di informazioni stanno introducendo nella vostra realtà, insieme ad innegabili benefici, nuove difficoltà per i credenti e per l'ordinata convivenza civile. Occorre, pertanto, che, come avete aiutato il vostro popolo a respingere gli attacchi del comunismo ateo, vi preoccupiate adesso di offrire strumenti adeguati per fortificarlo contro i nemici dell'oggi: il soggettivismo esasperato, il materialismo pratico, l'indifferenza religiosa, il consumismo, il secolarismo e l'edonismo.

Anche per le vostre Chiese "l'ora è venuta per intraprendere una nuova evangelizzazione"! (
CL 34). Questa consiste innanzitutto nell'annunciare Cristo, Redentore dell'uomo e la sua "imperscrutabile ricchezza che nessuna cultura, né epoca alcuna possono esaurire e alla quale possiamo sempre ricorrere noi uomini per arricchirci" ( , vol. XV, 2P 318). Infatti "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, non siano proclamati" (EN 22).

Di fronte alle sfide del mondo contemporaneo occorre, pero che un nuovo ardore animi e sostenga l'annuncio del Vangelo. Questo entusiasmo deve spingere ad uno stile di vita più autenticamente cristiano e ad uno sforzo continuo per tradurre, nella piena fedeltà al deposito della fede, con metodi ed espressioni appropriate, la perenne giovinezza del messaggio salvifico. Il Vangelo sarà così per il vostro popolo punto di riferimento, anima vera della sua cultura, fattore determinante della sua civiltà.

Concretamente, come ricordavo nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici, "urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali" (CL 34).

La nuova evangelizzazione mira a coinvolgere, quindi, la stessa vita della vostra Chiesa, chiamata, nelle mutate situazioni, ad una nuova fedeltà e ad un rinnovato amore a Cristo. Come ricorda l'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, per essere "evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l'evangelizzare se stessa... Essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell'amore. Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir proclamare "le grandi opere di Dio", che l'hanno convertita al Signore, e d'essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire, in una parola, che essa ha sempre bisogno d'essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo" (EN 15).

Una rinnovata tensione verso la santità, un nuovo stile di comunione, una più intensa passione per il Vangelo, una più trasparente presenza nelle vicende del vostro Popolo: ecco che cosa esige la nuova evangelizzazione!

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3. Opera di tutto il Popolo di Dio, questo rinnovato annuncio del Vangelo ha il suo centro propulsore nella Chiesa locale e nella parrocchia, che ne è l'"espressione più immediata e visibile" e l'"ultima localizzazione" (
CL 26).

Occorre, pertanto, fare ogni sforzo perché, anche nel vostro Paese, questa "antica e venerata struttura" della parrocchia sia sollecitata ad un "più deciso rinnovamento". La Parola di Dio, accolta, celebrata e testimoniata, traboccherà così con rinnovato entusiasmo missionario verso il mondo giovanile, la famiglia, la scuola e l'intera società, tutto fermentando e animando con la forza e la luce del Vangelo.

Accanto alla parrocchia vanno incoraggiati e sostenuti i movimenti e le associazioni laicali, riconosciuti dall'autorità ecclesiale e diffusi anche in altre parti del mondo: operando soprattutto negli ambienti difficilmente raggiungibili dalla pastorale ordinaria, contribuiscono con il loro carisma, la loro vivacità ed il loro impegno ad un annuncio sempre più incarnato e vivo del Vangelo, e al rinnovamento della stessa azione pastorale della Chiesa locale.

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4. Venerati Fratelli nell'Episcopato, per il buon esito della nuova evangelizzazione saranno decisivi due impegni pastorali, già felicemente avviati nelle vostre Chiese: la formazione del clero e la preparazione dei laici.

Dopo anni di isolamento e di impossibilità di accedere ai normali mezzi e strumenti di aggiornamento, sofferti da molti sacerdoti, occorre dare priorità assoluta alla loro formazione permanente, non solo per colmare alcune lacune, ma soprattutto per attrezzarli ai nuovi compiti pastorali, orientando così verso nuovi traguardi missionari energie e ricchezze spirituali, accumulate negli anni della persecuzione.

In primo luogo essi dovranno essere aiutati a conoscere i grandi documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, l'avvenimento centrale della storia cristiana del nostro secolo, perché le grandi intuizioni conciliari siano pienamente recepite come grazia e come strumento irrinunciabile per l'annuncio del Vangelo nella società contemporanea.

Al raggiungimento di tali obiettivi andranno orientate le normali occasioni di formazione: esercizi e ritiri spirituali, incontri di aggiornamento teologico e pastorale, confronti con esperienze sperimentate altrove, per promuovere una spiritualità di comunione e uno stile di corresponsabilità pastorale.

Non meno importante è, poi, la preparazione dei futuri presbiteri. Con grande gioia constato che nel vostro Paese è in crescita il numero dei seminaristi: ciò testimonia la vitalità e la giovinezza delle vostre Chiese ed è promettente segno di speranza per il futuro.

Questa fioritura di vocazioni vi impegna ad adeguare la formazione e le strutture dei Seminari agli orientamenti offerti dal Concilio e dai successivi documenti della Chiesa, per coniugare le necessarie attenzioni pedagogiche con la fedeltà ai cardini di ogni formazione seminaristica: la retta dottrina, la soda spiritualità e la qualificazione pastorale.

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6. La nuova evangelizzazione, opera di tutta la comunità cristiana, richiede, inoltre, un grande impegno per la formazione dei laici. Esclusi dalla promettente stagione di impegno laicale aperta in tutta la Chiesa dal Concilio Vaticano II, essi attendono di essere aiutati a recuperare il tempo perduto. La loro cura deve essere al centro delle vostre preoccupazioni pastorali. Membri a pieno titolo del Popolo di Dio, in virtù del battesimo e della confermazione, essi vanno sempre più coinvolti nella missione profetica, sacerdotale e regale di tutta la Chiesa, per contribuire attivamente alla inculturazione della fede all'interno delle nuove prospettive che si aprono per il vostro Paese.

Occorre offrire loro molteplici opportunità di formazione, finalizzate al recupero della piena consapevolezza delle esigenze evangeliche, grazie ad una coscienza sempre più viva delle loro responsabilità. Infatti, attraverso la formazione dei laici passa il rinnovamento cristiano della famiglia, della cultura, della scuola, del mondo del lavoro, della politica e dell'intera società.

La formazione cristiana dei laici ha i suoi cardini nella vita di preghiera, nella direzione spirituale e soprattutto nella catechesi, organica e sistematica, che deve accompagnare ogni stagione della vita, a cominciare dal periodo scolastico, momento fondamentale per ogni successivo sviluppo. Di grande aiuto, in tal senso, sarà il Catechismo della Chiesa Cattolica, "testo di riferimento sicuro e autentico per l'insegnamento della dottrina cattolica, e in modo tutto particolare per l'elaborazione dei catechismi locali" (Cost. Ap. Fidei depositum, n. 4).

Speciale attenzione va riservata alla catechesi degli adulti, problema centrale della pastorale contemporanea e "principale forma della catechesi, in quanto si rivolge a persone che hanno le più grandi responsabilità e la capacità di vivere il messaggio cristiano nella sua forma pienamente sviluppata" (Catechesi tradendae,
CTR 43). A tal fine, è necessario che la Comunità cristiana sappia attivare luoghi catechistici idonei, e rinnovare con un sistematico annuncio della Parola le tradizionali espressioni della religiosità popolare. Non va dimenticato che il primo e più importante luogo catechistico resta la famiglia, alla quale deve essere perciò riservata un posto privilegiato nella cura pastorale!

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7. Il discorso sulla formazione dei laici sarebbe carente se non mi soffermassi a sottolineare l'importanza della promozione di un laicato cristiano colto che, nutrito di una fede illuminata ed avendo assimilato a fondo il patrimonio della tradizione in cui è come racchiusa l'anima della Nazione, sia in grado di aprirsi alle istanze contemporanee, assumendole in nuove sintesi dei valori universali che sono al fondamento di un autentico umanesimo. E' questo il compito della vera cultura: proprio per questo si può affermare che la cultura fa la Nazione: l'avvenire di un popolo si prepara nel crogiuolo del dibattito culturale in atto tra i suoi uomini migliori. E' perciò di primaria importanza creare strutture adeguate per gettare un ponte tra le ricchezze della tradizione umana e cristiana e le prospettive aperte dalle acquisizioni del presente; e, nel presente stesso, tra l'antica cultura classica e la nuova cultura scientifica, tra gli apporti della cultura moderna e l'eterno messaggio del Vangelo: è una sfida di fronte alla quale la Chiesa non può restare indifferente.

Nel contesto della qualificazione del laicato, infine, non va disattesa la formazione all'impegno socio-politico attraverso la diffusione e lo studio, nelle forme appropriate, della dottrina sociale della Chiesa. Spetta infatti ai laici cattolici, opportunamente formati, la missione di portare il messaggio del Vangelo in ogni ambiente della società, compreso quello politico. I Vescovi, per parte loro, sono chiamati a illuminare le coscienze dei fedeli e degli uomini di buona volontà, proponendo i principi etici che stanno alla base di un'autentica democrazia, rispettosa della dignità dell'uomo e della sua vocazione umana e cristiana. E' compito altresi dei Vescovi adoperarsi affinché nella vita sociale prevalga la ricerca del bene comune, della concordia e della riconciliazione.

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8. Nella vostra Repubblica, oltre agli slovacchi, vivono cattolici appartenenti ad altre comunità nazionali: cechi, rom e, in maniera consistente, ungheresi. Mi è nota la premura con la quale cercate di assicurare le condizioni per un'adeguata assistenza pastorale a tali fedeli, così che ognuno di essi possa lodare il Signore nella propria lingua.

Nei vostri Seminari anche i candidati slovacchi al sacerdozio studiano la lingua magiara per poter provvedere pastoralmente a tale comunità. Alcuni Vescovi conoscono bene la cultura e la lingua magiara. Sono sicuro che tali sforzi continueranno affinché cresca l'intesa e la comprensione reciproca.

La diversità di lingue e di culture non deve essere mai un motivo di discordia, ma diventare occasione per un arricchimento reciproco. Nell'impegno con cui la Chiesa si apre alle legittime attese delle comunità minoritarie, appare ancora più evidente la dimensione della sua cattolicità. Ovviamente, la Chiesa non può prestarsi alle pretese e alle strumentalizzazioni di alcun nazionalismo ma, sulla base della sua esperienza millenaria, sente il dovere di rispettare i diritti e i doveri sia della comunità maggioritaria che di quelle minoritarie esistenti nella Nazione.

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9. Carissimi e venerati fratelli nell'Episcopato! L'avvento del Terzo Millennio Cristiano chiama tutta la Chiesa a professare con nuovo vigore la fede nell'unico Signore e ad offrire al mondo contemporaneo una testimonianza più chiara e visibile di carità e di unità.

Nel manifestare il mio compiacimento per l'impegno di rinnovamento delle vostre comunità, che trova il suo principale strumento nel Piano pastorale decennale e il punto di forza nella preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000, vi esorto a proseguire con grande coraggio nell'opera intrapresa.

La testimonianza e l'esempio dei vostri santi patroni, Cirillo e Metodio, il fulgido esempio dei martiri di Kosice, che avro la gioia di proclamare santi domani, vi stimolino a fondare sempre più nella carità di Cristo e nella dedizione completa e disinteressata alla causa del Vangelo, ogni vostro intendimento ed ogni vostra azione.

Alla Vergine Addolorata, patrona della Slovacchia, affido tutti voi, i vostri impegni ed i vostri propositi, accompagnando questi miei voti con l'assicurazione di un costante ricordo al Signore e con una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1995-07-01 Data estesa: Sabato 1 Luglio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1202