GPII 1995 Insegnamenti 1228

Recita del Santo Rosario a Bratislava (Slovacchia)

Titolo: Vergine Addolorata ottieni la pace per tutti i popoli che soffrono, vittime dell'intolleranza e della sopraffazione



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1. "Benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù". E' questa la lode a Maria che, continuando il saluto di Elisabetta, anche noi questa sera ripetiamo, recitando il Rosario.

Eleviamo la nostra lode alla Vergine Santa con il pensiero rivolto ai numerosi santuari mariani di questo Paese e con la mente fissa soprattutto all'immagine della Madonna Addolorata, grande Patrona della Slovacchia.

Il frutto del grembo di Maria è il Verbo fattosi carne, Cristo che ci ha redenti sottoponendosi alla Croce (cfr.
He 12,2). In Lui il Padre ha voluto riconciliare a sé ogni cosa.

Maria porta in grembo il Redentore del mondo e lo presenta, "segno di contraddizione" e vittima di redenzione per l'intera umanità. Ai piedi della Croce Maria, vivente icona della Chiesa, accoglie nuovamente tra le braccia il corpo del Cristo. Anche la Chiesa presenta al mondo il Cristo Redentore, ed è sempre testimone attenta di Colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte degli uomini.

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2. Primo e più splendido frutto della redenzione, Maria ci precede nella fede ed annuncia a tutti i misteri della speranza e della gloria. Ella che, adombrata dallo Spirito divino, ha concepito e dato alla luce il Verbo incarnato, riappare al centro della Comunità apostolica nel momento della Pentecoste, come Madre della Chiesa. Esaltata al cielo in anima e corpo nell'Assunzione, è modello offerto al mondo di un'umanità rinnovata.

Con Lei anche noi guardiamo al cielo, dove la nostra umanità è già entrata insieme con Cristo, asceso alla destra del Padre per prepararci un posto accanto a sé nella gloria (cfr.
Jn 14,2-3).

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3. Questa sera invochiamo la protezione di Maria affinché, come Madre del Redentore, chieda per noi il dono della pace di Cristo. Una pace duratura e proficua, fonte di progresso per tutta la società della Slovacchia. Ogni persona ritrovi la gioia di poter vivere in amicizia, con fiducia ed impegno, in mezzo ai fratelli della propria Nazione e della propria Terra.

Maria, Regina della Pace, doni all'intera Comunità dei Popoli d'Europa e delle Nazioni che la compongono la possibilità di comprendersi, di rispettarsi, di nutrire reciproca fiducia, per poter costruire insieme un futuro di solidarietà e di progresso.

Ottenga Maria, la Madre del Redentore crocifisso, la pace ai popoli che soffrono, vittime dell'intolleranza e della sopraffazione. Sorga presto anche per loro l'alba della pace e della vita nuova.

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4. Vergine Santa, noi proclamiamo benedetto il frutto del tuo grembo. Guidaci alla comprensione della sua parola esigente ma vera e, come tale, capace di risvegliare nel cuore l'autentica gioia. Vergine Addolorata, fa che condividiamo i sentimenti di Cristo, tuo Figlio; aiutaci a seguirlo sulla strada ripida del Calvario per scoprire nella Croce il segreto di una vita nuova non più soggetta alla morte.

Vergine gloriosa, nei momenti difficili ravviva in noi la speranza dell'incontro beatificante con Dio quando "saremo simili a Lui, perché lo vedremo così com'Egli è" (
1Jn 3,2).

Data: 1995-07-01 Data estesa: Sabato 1 Luglio 1995

L'omelia di Giovanni Paolo II durante la Concelebrazione Eucaristica per la canonizzazione dei tre Martiri - Kosice (Slovacchia)

Titolo: Coraggiosi testimoni del Vangelo resistettero alle lusinghe ed alle torture ed affrontarono la morte pur di non rinnegare la fede e la fedeltà a Cristo e alla Chiesa



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1. "Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur. Te aeternum Patrem omnis terra veneratur...".

Insieme con tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, desidero intonare questo "Te Deum" in terra Slovacca, qui a Kosice. A questa Città, infatti, ed a questa Chiesa è legato da diversi secoli il culto dei Martiri di Kosice. Ritorniamo così all'Inno "Te Deum laudamus", col quale proclamiamo: "Te gloriosus apostolorum chorus. Te prophetarum laudabilis numerus, Te martyrum candidatus laudat exercitus".

Siamo abituati ad unire al ricordo liturgico del martirio il colore rosso. Se l'Inno ambrosiano parla invece della "candida schiera dei martiri" - candidatus -, ciò trova fondamento nel Libro dell'Apocalisse, dove l'Apostolo Giovanni afferma che i martiri "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (
Ap 7,14). Si tratta di un singolare riflesso del mistero della Redenzione, a cui la Chiesa partecipa mediante tutti i santi che lodano il nome di Dio.

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2. Mentre oggi ho la gioia qui, a Kosice in Slovacchia, di presiedere alla liturgia di canonizzazione dei suoi Martiri, desidero ricordare tutti i santi che la vostra amata terra ha conosciuto nei dodici secoli della sua storia cristiana.

I primi di questa grande schiera sono gli apostoli degli Slavi, i santi Cirillo e Metodio, che hanno svolto la loro missione evangelizzatrice innanzitutto nella Grande Moravia, dando così inizio al cristianesimo sia in Slovacchia che in Boemia. Lo testimonia in modo particolare la fondazione antichissima della Sede vescovile di Nitra alla quale è legata la memoria del santo vescovo Bystrik. I Fratelli di Salonicco ebbero qui numerosi discepoli, e tra loro anche san Gorazd, figlio della terra slovacca.

La fine del decimo secolo è illuminata dalla vita eremitica dei santi Andrea e Benedetto, che, operando anche nelle regioni della Polonia meridionale e specialmente nel territorio dell'attuale diocesi di Tarnow, si legarono infine stabilmente alla Skalka presso Trencin nella valle di Vah. Le loro reliquie riposano a Nitra.

Occorre poi ricordare che i santi Adalberto e Giovanni Nepomuceno, pur essendo direttamente collegati con la Boemia, in Slovacchia sono ben conosciuti.

Lo stesso si può dire di santa Zdislava e san Jan Sarkander, che ho avuto la gioia di canonizzare recentemente ad Olomouc in Moravia. Vi sono cari certamente anche i santi della vicina Ungheria, in primo luogo santo Stefano e santa Elisabetta d'Ungheria.

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3. Nell'ampio contesto che ci apre dinanzi la Comunione dei Santi, vogliamo oggi soffermarci a riflettere in modo particolare sui tre Martiri di Kosice che, durante i travagliati avvenimenti della prima parte del diciassettesimo secolo, insieme con molte altre vittime della violenza omicida sacrificarono la loro vita per la causa di Cristo e del Vangelo.

Ci si fa incontro innanzitutto il canonico di Esztergom (Strigonia) Marco da Krizevci, venuto in terra slovacca dalla nativa Croazia per offrire il proprio generoso servizio pastorale ad una Chiesa in difficoltà a causa del ridotto numero di sacerdoti. Ad immagine del Buon Pastore, nel momento del pericolo Marco da Krizevci non abbandono il proprio gregge, come avrebbe fatto un mercenario (cfr.
Jn 10,11-15), ma rimase a servizio del popolo di Dio, offrendo un luminoso esempio di fedeltà a Cristo ed alla propria missione. Oggi continua dal cielo a vegliare su di voi, invitando ciascuno ad una coraggiosa testimonianza evangelica e ad un generoso servizio ecclesiale.

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4. Non minore eroismo seppe mostrare il sacerdote gesuita Stefano Pongracz, di nazionalità ungherese, il quale suggello con il dono della vita un'esistenza interamente consacrata al servizio di Dio e dei fratelli. Dalla vicina Transilvania Stefano, lasciandosi alle spalle le prospettive di una brillante carriera mondana, venne ad annunciare il Vangelo nelle terre della Slovacchia orientale. Qui a Kosice, mentre svolgeva con coraggio il difficile compito apostolico affidatogli, il Signore volle premiarne la disponibilità e lo spirito di sacrificio, donandogli la gloriosa palma del martirio. Oggi lo iscriviamo nel Martirologio della Chiesa slovacca.

Gesuita era pure Melchiorre Grodziecki, di nazionalità polacca, originario della Slesia, ma giunto qui dopo aver esercitato per anni il ministero sacerdotale a Praga come educatore della gioventù. Costretto ad abbandonare la città insieme con gli altri Gesuiti a causa dello scoppio della guerra dei trent'anni, percorse la Moravia e la Slovacchia, e si stabili infine a Kosice. Qui gli fu dato di suggellare col sangue la sua totale consacrazione a Cristo e al servizio dei fratelli. Oggi noi ricordiamo con grata ammirazione questi tre coraggiosi testimoni del Vangelo che, venuto il momento della prova, resistettero alle lusinghe ed alle torture ed affrontarono la morte pur di non rinnegare la fede e la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Questa loro suprema testimonianza risplende davanti a noi come luminoso esempio di coerenza evangelica a cui guardare nelle scelte difficili e rischiose che anche oggi non mancano.

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5. Carissimi Fratelli e Sorelle! L'odierna liturgia ci invita a riflettere sui tragici fatti dell'inizio del diciassettesimo secolo, mettendo in luce, da una parte, l'assurdità della violenza che si accani contro vittime innocenti e, dall'altra, lo splendido esempio di tanti discepoli di Cristo, che seppero affrontare sofferenze d'ogni genere pur di non rinnegare la propria coscienza.

Accanto ai tre Martiri di Kosice, infatti, molte persone, appartenenti anche ad altre confessioni cristiane, furono sottoposte a torture e subirono pesanti condanne: alcune furono anche uccise. Come non riconoscere, ad esempio, la grandezza spirituale dei ventiquattro fedeli, appartenenti alle Chiese evangeliche, uccisi a Presov? Ad essi ed a quanti hanno accettato sofferenze e morte per coerenza con le proprie convinzioni di coscienza la Chiesa rende lode ed esprime ammirazione.

In questo spirito di intensa comunione ecclesiale desidero salutare tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, rivolgendo uno speciale pensiero ai Cardinali Jan Chryzostom Korec e Jozef Tomko, a tutti i Cardinali della Chiesa, al Pastore di questa arcidiocesi, Mons. Alojz Tkac, con il suo Vescovo ausiliare Mons. Bernard Bober, e a tutti i Vescovi presenti. Saluto anche con profondo affetto i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i membri delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali e tutto il popolo di Dio. Con rispetto saluto il signor Presidente della Repubblica Slovacca, Michal Kovac e il signor Primo Ministro del governo Vladimir Meciar, e di cuore li ringrazio per la partecipazione a questa Celebrazione. Il mio deferente pensiero va, inoltre, alle Autorità civili, politiche e militari, come pure ai membri delle delegazioni ufficiali della Croazia, della Polonia e dell'Ungheria, che ringrazio per la presenza a questa solenne Celebrazione. Sento la particolare presenza spirituale degli ammalati, organizzati nella grande e benemerita Famiglia dell'Immacolata e di tutti i sofferenti che sono uniti a noi in questo momento mediante la radio e la televisione. A tutti sono grato per il sostegno della preghiera, elevata a Dio insieme con l'offerta della sofferenza: il ministero del Papa, dei Vescovi, dei sacerdoti molto deve a questa collaborazione spirituale veramente preziosa.

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6. Ci sembra di udire oggi dalle labbra dei santi Martiri le parole che la liturgia ci ha fatto ascoltare. Essi ridicono a noi con san Paolo: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?... In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso - scrive l'Apostolo - che né morte né vita, ... né presente né avvenire, ... né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (
Rm 8,35-39). Il martirio è la più completa e la più radicale manifestazione di tale amore, secondo la parola stessa di Gesù: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Iscriviamo con gioia i tre Martiri di Kosice nel Martyrologium della Chiesa, questo albo glorioso che, in una straordinaria comunione di santità, attraverso tutta la storia, ci congiunge ai tempi apostolici. Agli antichi martiri dell'Occidente e dell'Oriente cristiano, a quelli dei secoli successivi e, in particolare, del diciassettesimo, il nostro secolo aggiunge una nuova schiera di splendidi testimoni di Cristo, che con la loro morte proclamano la fedeltà all'alleanza di amore da Dio stretta con l'umanità. A questo Martyrologium ho fatto riferimento anche nella Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, esortando ad aggiornarlo, dopo le atroci esperienze del nostro secolo, completandolo con i nomi dei martiri che ci hanno aperto il cammino verso il nuovo millennio del cristianesimo (cfr. TMA 37). Il martirio ci unisce con tutti i credenti in Cristo, sia in Oriente che in Occidente, con i quali attendiamo ancora di raggiungere la piena comunione ecclesiale (cfr. TMA 34).

Desidero, dunque, esprimere la mia gioia per aver potuto oggi aggiungere questi nuovi nomi al Martyrologium della Chiesa che è in Slovacchia, e confido che questo costituisca un incoraggiamento per tutte le Chiese sorelle, specialmente per quelle dell'Europa Centrale e Orientale.

I tre nuovi Santi appartenevano a tre Nazioni diverse, ma condividevano la stessa fede e, da questa sorretti, seppero affrontare uniti anche la morte. Che il loro esempio ravvivi nei loro connazionali di oggi l'impegno della reciproca comprensione e rafforzi soprattutto tra gli slovacchi e la minoranza ungherese i legami di amicizia e di collaborazione. Solo sulla base del mutuo rispetto dei diritti e dei doveri di maggioranze e minoranze uno Stato pluralista e democratico può vivere e prosperare.

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7. "Salvum fac populum Tuum Domine et benedic haereditati tuae".

L'Inno ambrosiano, dopo aver proclamato i più grandi misteri della fede, assume i toni di una grande supplica. Dio che è "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (
2Co 1,3), Cristo che è il Redentore del mondo, lo Spirito Santo che è il Consolatore, esaudiscano questa supplica che oggi innalziamo nel cuore della terra Slovacca.

"Salvum fac populum Tuum Domine". Questo popolo è la tua eredità, o Cristo, lungo la sua storia ricca di tante vicende gloriose. Questo popolo vive della fede nella Redenzione compiuta mediante la tua Croce e la tua Risurrezione.

Questo amato popolo è in cammino, attraverso la sua bella terra adagiata sotto i Tatra, verso la meta di tutti i credenti: la Patria eterna.

"Rege eos et extolle illos usque in aeternum". Questo popolo vuole benedirTi ogni giorno, o Dio d'infinita maestà: "in singulos dies benedicimus Te et laudamus nomen Tuum in saeculum et in saeculum saeculi". Per mezzo della mia voce la Slovacchia Ti rende oggi grazie per tutti i santi che hanno segnato il cammino della storia della salvezza in questa terra.

Ti benedice per i santi Marco da Krizevci, Stefano Pongracz, Melichiorre Grodziecki. Ti loda anche per il Vescovo Jan Wojtassak di Spis, il Vescovo Pavol Gojdic di Presov, come pure per tutti gli altri figli e figlie di questa terra, appartenenti alle diverse confessioni cristiane, che hanno offerto la loro testimonianza eroica per Cristo fino al dono supremo della vita.

"Benedicamus Patrem et Filium et Sanctum Spiritum, laudemus et exaltemus eum in saecula".

Amen!

Data: 1995-07-02 Data estesa: Domenica 2 Luglio 1995

La riflessione del Papa al termine della preghiera mariana dell'Angelus - Kosice (Slovacchia)

Titolo: I Martiri incoraggiano i credenti di oggi a non indietreggiare di fronte alle difficoltà

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Al termine della Liturgia di canonizzazione dei santi Martiri di Kosice vogliamo innalzare la nostra lode al Signore per le "grandi cose" (cfr.
Lc 1,49) che ha compiuto in loro, manifestando in uomini deboli e fragili la forza vittoriosa della sua grazia. Si è attuata in loro la parola di Cristo: "Quando verrà il Consolatore che io vi mandero dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio" (Jn 15,26-27).

Gli Apostoli resero questa testimonianza a Gesù con la parola, con l'esempio e col sangue. Dopo di loro innumerevoli altre persone nel corso dei secoli hanno attuato nella vita questa parola di Cristo giungendo fino all'estremo sacrificio. Di tale nobile schiera fanno parte anche i santi Martiri di Kosice.

Con il loro esempio e la loro intercessione essi incoraggiano anche i credenti della presente generazione a non indietreggiare di fronte alle difficoltà che la coerente adesione alle esigenze della fede comporta.

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2. In questo momento di gioia e di comunione ecclesiale, il mio cordiale saluto va a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle della Slovacchia, che oggi esultate per il dono di questi tre nuovi Santi. Insieme con voi, desidero salutare anche tutti coloro che dalle Nazioni vicine, in particolare dalle terre di origine dei tre Martiri, sono venuti qui, a Kosice, per rendere onore a questi coraggiosi testimoni di Cristo.

Un cordiale benvenuto rivolgo alla delegazione dell'Ungheria, qui giunta sotto la guida del Signor Gabor Fodor, ministro della Pubblica Istruzione, nonché a voi tutti, cari pellegrini ungheresi, che pure avete partecipato alla canonizzazione dei sacerdoti e martiri di Kosice: Marco da Krizevci, Stefano Pongracz e Melchiorre Grodziecki. Attraverso di voi saluto ugualmente di cuore tutti gli ungheresi della Slovacchia, esortandoli a trarre esempio dal loro connazionale Stefano Pongracz nell'offrire a Cristo la coraggiosa testimonianza di una vita ispirata ai valori del Vangelo. Per l'intercessione dei tre santi martiri il Signore corrobori la vostra fede e vi accompagni con la sua benedizione.

Cordialmente saluto i membri della delegazione croata giunti insieme con i pellegrini dalla Croazia, per la canonizzazione dei tre martiri da Kosice, tra i quali c'è il vostro compatriota Marco da Krizevci, che subi il martirio perché non volle rinnegare la fede cattolica e la fedeltà al Vescovo di Roma. In tale modo san Marco rappresenta un simbolo della travagliata storia della vostra Nazione e dell'eroica fedeltà del popolo croato al Papa e alla Santa Sede. L'esempio di San Marco sia a tutti voi un invito a conoscere in modo appropriato la dottrina cattolica, a divenire testimoni di Gesù Cristo e annunciatori del Suo messaggio, e ad ulteriormente rafforzare i vincoli di unità con la Sede Apostolica.

Saluti cordiali alla Delegazione venuta dalla Romania per la Canonizzazione dei Santi Martiri di Kosice. Rivolgo il mio pensiero a quella Nazione, augurandole ogni bene.

Saluto molto cordialmente anche i pellegrini giunti dalla Polonia per l'odierna canonizzazione dei tre Martiri di Kosice, tra i quali c'è S. Melchiorre Grodziecki, originario di Grodziec - un villaggio situato tra Bielsko e Cieszyn.

Saluto il qui presente Cardinale Primate Jozef Glemp, il Cardinale Metropolita di Cracovia, gli Arcivescovi e i Vescovi, il Vescovo Tadeusz Rakoczy insieme ad un folto gruppo di pellegrini della Diocesi di Bielsko-Z\ywiec, dalla quale proveniva San Melchiorre. Saluto anche la Delegazione del Governo della Repubblica di Polonia. Saluto la Pontificia Accademia Teologica di Cracovia.

Il santo Melchiorre Grodziecki, come fedele figlio di S. Ignazio di Loyola, offri a Cristo "tutta la sua libertà, ... la volontà, ... tutto quello che aveva e possedeva". Questo amore non temette la minaccia delle torture, del martirio e perfino della morte.

Possa l'esempio di questo Santo sacerdote martire e dei suoi compagni S.

Stefano Pongracz e S. Marco da Krizevci incoraggiare tutti a rendere una coraggiosa testimonianza a Cristo ed al suo Vangelo, senza alcun compromesso con lo spirito di questo mondo.

Saluto cordialmente i numerosi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, provenienti da vari Paesi, che hanno preso parte a questa solenne Concelebrazione.

Con particolare sentimento saluto il Preposito Generale della Compagnia di Gesù e tutti i Gesuiti presenti. Rivolgo un pensiero affettuoso anche ai molti ex alunni del Collegio germanico-ungarico. Alla schiera delle luminose figure di santi della Compagnia fondata da Sant'Ignazio, oggi sono stati aggiunti due nuovi martiri, che hanno dato testimonianza a Cristo in questa terra e in questa città di Kosice.

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3. L'esempio dei Martiri oggi canonizzati ci invita anche ad una sincera devozione verso la Madre di Dio. Essi si segnalarono per un profondo legame di amore verso la Madonna. Ella, che sotto la Croce fu silenziosa testimone della morte redentrice di Gesù e partecipo spiritualmente alle sue sofferenze, interceda per tutti noi, rendendoci coraggiosi apostoli del Vangelo e araldi della Verità in ogni situazione.

La Vergine Addolorata, Patrona della Slovacchia, sia accanto a ciascuno con la sua materna protezione, come fu vicina nel momento della prova suprema ai santi Marco, Stefano e Melchiorre.

Regina degli Apostoli e dei Martiri, prega per noi!

Data: 1995-07-02 Data estesa: Domenica 2 Luglio 1995

Il discorso del Santo Padre durante l'incontro con i cattolici di rito bizantino - Presov (Slovacchia)

Titolo: Riscoprire le radici cristiane che hanno portato valori e civiltà all'intera Europa, ad Est come ad Ovest

Slava Isusu Christu! (Gloria a Gesù Cristo!) Venerati Fratelli nell'Episcopato, Amati Fedeli di questa Eparchia greco-cattolica, Cari cittadini di Presov!

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1. "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (
Lc 1,49). Il Magnificat, risuonato nel corso di questa bella liturgia bizantina, è il cantico gioioso di Maria, l'umile serva del Signore, che contempla le grandi cose fatte in Lei dall'Onnipotente. Con le parole di Maria s'esprime la Chiesa, che ringrazia il Signore per i benefici ricevuti; s'esprime, in particolare, la Chiesa greco-cattolica in Slovacchia, che dopo anni di dura oppressione può nuovamente respirare nella libertà.

Con le stesse parole della Vergine Santa si unisce oggi a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, il Successore di Pietro. Saluto con grande affetto il vostro Gerarca, Mons. Jan Hirka, il suo Ausiliare, Mons. Milan Chautur, i Presuli presenti. Saluto il Signor Presidente, il Signor Primo Ministro, le Autorità cittadine e tutti voi che prendete parte a questo solenne moleben. Sono qui per lodare il Signore insieme con voi e per rallegrarmi delle grandi cose che Egli ha fatto con voi e per voi.

Estendo di cuore il mio saluto ai fedeli della Chiesa ortodossa ed ai loro Pastori. Mentre è ancora viva in me la gioia per l'incontro avuto a Roma pochi giorni fa, nella Festa dei Santi Pietro e Paolo, col Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, prego perché siano superate le tensioni dovute a motivi storici e si possa camminare con reciproca comprensione verso la piena unità.

Desidero rivolgere anche un pensiero a tutti i Ruteni presenti. Cari fratelli, grazie della vostra partecipazione. Il Signore dia pace e cristiano benessere alle vostre comunità ed alle vostre famiglie.

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2. Tornano alla mente le parole di san Paolo agli Efesini: "Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (
Ep 4,4-6).

In questa mia visita in Slovacchia, soprattutto in questa parte orientale del Paese, ho potuto rendermi conto direttamente delle peculiarità che caratterizzano la vita religiosa e le tradizioni del territorio. Qui l'Occidente si incontra con l'Oriente, il rito latino con l'orientale. Quasi in modo palpabile possiamo riscontrare le tracce del patrimonio e del messaggio dei santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi e compatroni d'Europa.

I santi Fratelli di Tessalonica, mediante la loro opera evangelizzatrice, hanno elaborato un modello di vita ecclesiale che unisce la ricchezza canonica, liturgica e teologico-spirituale della tradizione orientale con il principio dell'una, sancta, catholica et apostolica Ecclesia, in comunione con il Vescovo di Roma.

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3. Nel corso della storia vi sono stati dei momenti in cui è sembrato troppo difficile conservare questo modello che coniugava la diversità delle tradizioni con l'esigenza dell'unità voluta da Cristo per la sua Chiesa. Ma la vostra stessa presenza è un'eloquente testimonianza di come, lungo i secoli e nonostante le difficoltà, sia possibile mantenersi fedeli all'originale modello attuato da Cirillo e Metodio, pur conservando la comunione con la Chiesa universale e con la Sede di Roma, che, per volontà di Dio, ne costituisce il centro.

Abbiate la fierezza di questa vostra antichissima tradizione e coltivate l'unità al vostro interno, salvaguardandola da ogni germe di discordia e di divisione. L'unione degli animi, che si traduce in intesa operativa, è la vostra forza.

E' nella memoria di tutti la drammatica situazione del recente passato, quando le forze di un'ideologia contraria alla libertà e alla dignità dell'uomo avevano condannato la vostra comunità ecclesiale all'annientamento. Ma Dio "ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili" (
Lc 1,52), perché tra loro solidali nella carità di Cristo.

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4. "Beati coloro che hanno creduto all'adempimento delle parole del Signore" (cfr.
Lc 1,45). La comunità greco-cattolica è uscita da tale prova rinnovata e rinforzata, grazie anche alla testimonianza e al sangue di non pochi martiri. La fede di un grande numero di laici, di religiosi e religiose, di sacerdoti e di Pastori ne costituisce un vivo documento. Basta pensare alle sofferenze del vescovo Vasil Hopko e al martirio del vescovo Pavol Gojdic. Alle soglie del terzo millennio cristiano, questo è il contributo prezioso che la vostra Comunità porta al tesoro della Chiesa e, in particolare, alla causa dell'ecumenismo.

Il cammino verso la piena unità di tutti i discepoli del Signore è un compito che impegna ciascuno; esso si esplica nella preghiera, nel lavoro apostolico, nella testimonianza quotidiana, nella purificazione della memoria storica e, soprattutto, nella conversione del cuore. Ho scritto, a tale proposito, nella recente Lettera Enciclica sull'ecumenismo che "occorre un pacato e limpido sguardo di verità, vivificato dalla misericordia divina, capace di liberare gli spiriti e di suscitare in ciascuno una rinnovata disponibilità, proprio in vista dell'annuncio del Vangelo agli uomini di ogni popolo e nazione" (UUS 2) Il Signore Gesù, alla vigilia della sua passione, ha chiesto al Padre "che tutti siano una sola cosa", affinché "il mondo creda" (Jn 17,21), aggiungendo subito dopo: "perché siano come noi una cosa sola" (Jn 17,22). Ecco il disegno di Dio sulla Chiesa: essa "non è una realtà ripiegata su se stessa, bensi permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica", chiamata "a raccogliere tutti e tutto in Cristo; ad essere per tutti 'sacramento inseparabile di unità'" (Congregazione per la Dottrina della fede, Dich. Communionis notio, 4).

Su questa strada dobbiamo tutti camminare, mossi dall'amore per la verità, ma senza mai trascurare le esigenze della carità vicendevole.

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5. "Un solo corpo, un solo Spirito" (
Ep 4,4). L'unità della Chiesa di Cristo è abbellita dalla koinonia delle legittime diversità che, lungo la storia, hanno permesso al vivificante annuncio del Vangelo di diventare patrimonio peculiare e tradizione propria di ogni popolo.

Voi, fratelli e sorelle di rito orientale, per secoli avete conservato la vostra liturgia, avete raccolto un multiforme patrimonio spirituale che caratterizza la vostra Chiesa e che si esprime negli edifici sacri, nelle icone, nei canti, nelle devozioni. Siate riconoscenti a Dio per la ricchezza che vi è stata elargita, e rimanete fedeli ai doni che Egli vi ha dato!

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6. Mi è capitato di udire spesso, dai pellegrini slovacchi venuti a Roma, questo invito: "Santo Padre, venga a vedere i monti Tatra anche dalla loro parte meridionale!" Oggi si sta adempiendo questo vostro e mio desiderio. I Tatra, i nostri comuni Tatra così cari tanto ai Polacchi quanto agli Slovacchi, nascondono una moltitudine di piccoli laghi, chiamati "plesa". Nelle loro acque trasparenti si rispecchia la maestosa grandezza delle cime: questo paesaggio unico nella varietà della creazione ci parla della bellezza e della bontà del Creatore.

Dai pendii meridionali dei monti Tatra fino alle pianure di Zemplin da secoli vivono fianco a fianco con i fratelli e le sorelle di rito latino le comunità di rito orientale, anch'esse chiamate a rappresentare, come i piccoli laghi "plesa", la trasparente e luminosa generosità di Dio. E' il Signore stesso che arricchisce la sua Chiesa con la varietà delle forme e delle tradizioni.

perciò, dovunque i cattolici di rito bizantino vengano a trovarsi in un ambiente di altro rito, è compito di tutti non permettere che questi "laghi" diminuiscano o addirittura scompaiano.

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7. Nella recente lettera apostolica Orientale lumen sottolineavo che, nel primo millennio cristiano, "lo sviluppo di differenti esperienze di vita ecclesiale non impediva che, mediante reciproche relazioni, i cristiani potessero continuare a provare la certezza di essere a casa propria in qualsiasi Chiesa, perché da tutte si levava, in mirabile varietà di lingue e modulazioni, la lode all'unico Padre, per Cristo, nello Spirito Santo; tutte erano adunate per celebrare l'Eucaristia, cuore e modello per la comunità non solo per quanto riguarda la spiritualità o la vita morale, ma anche nella varietà dei ministeri e dei servizi sotto la presidenza del Vescovo successore degli Apostoli" (n. 18).

Proprio questo aveva in mente il Concilio Vaticano II quando ha richiesto che si procedesse ovunque a tutelare e ad incrementare le chiese particolari di rito orientale (cfr. Decr.
OE 4): l'incontro di tradizioni cristiane diverse deve condurre al dialogo vero, che è sempre un reciproco scambio di doni spirituali (cfr. LG 13). Ciò è fondamentale per la crescita nella comunione.

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8. A voi, giovani, è affidato questo patrimonio che i vostri padri hanno saputo gelosamente e coraggiosamente preservare. Riscoprite le che hanno portato valori e civiltà all'intera Europa, ad Est come ad Ovest. Esse traggono il loro vigore dalla testimonianza dei vostri padri, che hanno saputo restare tenacemente fedeli a Cristo, nonostante le difficoltà e le sfide che lungo i secoli hanno dovuto affrontare.

A quelli che, per diverse ragioni, hanno perso il senso profondo di tale patrimonio sappiate offrire il vostro aiuto nel cammino di riscoperta della fede, perché possano conoscerla bene, perché possano amarla ed impegnarsi a metterla in pratica nella vita di ogni giorno. Anche questo è un vostro compito da svolgere a fianco dei genitori, dei catechisti e dei sacerdoti, in piena unità con il vostro Vescovo.

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9. Cari fedeli! Oggi eleviamo l'inno Acatisto, quel bellissimo canto che la liturgia bizantina ha composto in onore di Maria, la sempre Vergine "Theotokos", Madre di Dio, che ha dato al mondo il Redentore dell'uomo. Da qui vorrei recarmi in spirituale pellegrinaggio in tutti quei luoghi dove da secoli si incontrano a pregare Maria i fedeli di questa Eparchia: Lutina, Klokocov, Krasny Brod, Bukova Hôrka e sostare idealmente in tante altre chiese dedicate alla Madonna.

In ogni famiglia, la persona che ne unisce tutti i membri è la madre. E' proprio lei, che con il suo amore, sa appianare i contrasti e superare le incomprensioni. Possa la sempre Vergine Maria, Madre del Signore e Madre della Chiesa, intercedere presso il Figlio per tutti noi. Ottenga, in particolare, l'unità per i membri della vostra Chiesa, per tutti i cristiani e per gli uomini di buona volontà che vivono in questa bella parte della Slovacchia. Con tali sentimenti, imparto volentieri a tutti l'Apostolica Benedizione.

Data: 1995-07-02 Data estesa: Domenica 2 Luglio 1995

L'omelia del Papa durante la Celebrazione Eucaristica nei pressi del Santuario dedicato al Mistero della Visitazione - Levoca (Slovacchia)

Titolo: Vengo a testimoniare un tempo in cui non c'era libertà religiosa affinché tutti rammentino i giorni dell'oppressione




GPII 1995 Insegnamenti 1228