GPII 1995 Insegnamenti 1330

Il Papa all'Orchestra Filarmonica di Cracovia - Città del Vaticano

Titolo: L'incontro di due grandi tradizioni musicali

A tutti voi, gentili Signore e Signori che avete voluto prendere parte all'incontro musicale di questa sera, va il mio cordiale saluto. Ringrazio il Signor Staniak Zbigniew ed il Professor Agostino Palazzo per i sentimenti espressi negli indirizzi che mi hanno poc'anzi rivolto. Saluto, in particolare, l'Onorevole Irene Pivetti, Presidente della Camera dei Deputati, che ringrazio per la significativa presenza. Ugualmente esprimo grati sentimenti ai rappresentanti del Governo italiano ed alle altre Autorità amministrative e politiche, che non hanno voluto mancare d'intervenire a questo appuntamento artistico, promosso dalla Fondazione del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Desidero poi ringraziare quanti hanno collaborato all'allestimento di così splendido concerto, che mi ha offerto l'opportunità di rivisitare una significativa porzione della cultura e della tradizione musicale polacca.

Con stima ed ammirazione mi rivolgo al Direttore, Maestro Vladimir Ponkin, ed a tutti i Componenti della prestigiosa Orchestra Filarmonica di Cracovia, come pure ai Membri della Fondazione Festival Pucciniano, che hanno curato questa suggestiva serata musicale.

Di Stanislav Moniuszko, compositore vissuto nel secolo scorso e considerato il fondatore dell'opera nazionale polacca, sono stati eseguiti due brani significativi, nei quali viene magnificamente riflessa l'ispirazione popolare e l'amore alla patria. A queste due testimonianze della tradizione musicale in Polonia ha come fatto da contrappunto la composizione di un brillante musicista polacco contemporaneo, Wojciech Kilar, la cui opera è caratterizzata dall'interesse per le attuali ricerche nel campo della musicalità e della vocalità. Il brano eseguito offre un tipico esempio della sua produzione musicale.

Il programma della serata si è concluso con l'Aria di introduzione al Terzo Atto di Tosca, in cui Giacomo Puccini sa creare un'intensa atmosfera poetica, pervasa da un profondo sentimento di umanità. Si può dire che in tal modo la musica ha in un certo senso reso possibile l'incontro di due grandi tradizioni musicali, quella italiana e quella polacca, stringendo le due Nazioni in un unico inno ai valori dello spirito e dell'autentica umanità.

Nell'esprimere vivo apprezzamento per la magnifica esecuzione che abbiamo ascoltato, auspico che il Festival Puccini, in corso in questi giorni a Torre del Lago, dove il grande Musicista toscano compose le sue opere più popolari, costituisca una valida occasione per diffondere anche attraverso l'impegno musicale ed artistico i valori della pace, della reciproca comprensione e della solidarietà tra popoli e culture diverse.

Con questi sentimenti, mentre invoco su tutti i presenti copiosi doni di prosperità e di pace nel Signore, di cuore imparto a ciascuno ed alle rispettive famiglie la Benedizione Apostolica.

(Segue saluto in polacco ai Connazionali presenti]

Data: 1995-07-30 Data estesa: Domenica 30 Luglio 1995


Alla recita del Rosario il Santo Padre ricorda il bombardamento atomico sul Giappone e la situazione nei Balcani - Castel Gandolfo

Titolo: "Maria, Regina della pace tocchi il cuore dei responsabili e li spinga a decisioni di riconciliazione"

Cinquant'anni or sono, proprio in questi giorni, avvennero le terribili esplosioni atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Fu un evento sconvolgente, che provoco devastazione e morte con conseguenze drammatiche per quelle sventurate popolazioni. La memoria di fatti tanto luttuosi non può non spingerci ad invocare dal Signore la pace e ad operare con ogni impegno per promuoverne l'avvento ed il consolidamento nel mondo.

Non dobbiamo dimenticare! Proprio in questa prospettiva, oggi, nella Basilica Vaticana è stata celebrata una solenne Santa Messa e ora nell'Aula Paolo VI si sta svolgendo una manifestazione commemorativa, alla quale, non potendo intervenire di persona, ho voluto prender parte con uno speciale Messaggio.

"Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace", ebbi a dire nel 1981 al "Peace Memorial Park" di quella città. Costruire la pace! Ecco un invito che s'impone con urgenza anche oggi davanti alle varie situazioni di conflitto che causano distruzione e sterminio in non poche parti del mondo. In particolare, come non pensare ai Balcani, dove il rischio di un allargamento della guerra si fa, purtroppo, sempre più minaccioso e incombente? Invochiamo Maria, Regina della pace, perché tocchi il cuore dei responsabili e li spinga a decisioni di riconciliazione e di pace. Ottenga la Vergine Santa per tutti noi il dono di un cuore nuovo e riconciliato, presupposto indispensabile per la ricerca sincera della pace in ogni luogo e in ogni circostanza.

(Al termine della preghiera mariana il Papa ha ricordato che l'ultima recita del Rosario si è tenuta a Bratislava, durante la visita pastorale in Slovacchia, e la penultima a Bruxelles, durante il viaggio apostolico in Belgio.]

Data: 1995-08-05 Data estesa: Sabato 5 Agosto 1995

Messaggio del Papa in occasione del concerto commemorativo a 50 anni dalla tragedia di Hiroshima e di Nagasaki - Castel Gandolfo

Titolo: Quell'evento tristissimo è diventato per i responsabili dei popoli un severo monito a respingere la corsa agli armamenti

(così Giovanni Paolo II a cinquant'anni dal tragico evento di Hiroshima e Nagasaki ha scritto nel Messaggio pronunciato dal Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio "Co Unum", in apertura del concerto commemorativo che ha avuto luogo sabato sera 5 agosto nell'Aula Paolo VI. Questo il testo del Messaggio:] "Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace" (Discorso ad Hiroshima, AAS 73 (1981], 417). Queste parole, da me pronunciate ad Hiroshima, nel 1981, al "Peace Memorial Park", desidero ripetere oggi, in occasione del Concerto che commemora i cinquant'anni dal tragico evento del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki.

La memoria di quelle terribili esplosioni atomiche, avvenute nel mese di agosto del 1945, resti incancellabile nella mente dell'umanità! Non si possono dimenticare le enormi perdite umane da esse causate. Quelle micidiali deflagrazioni sono diventate il simbolo di tutte le sofferenze e distruzioni che la seconda guerra mondiale ha portato alle famiglie, alle nazioni ed al creato in tante parti del mondo.

Il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki costituisce la dimostrazione dell'incredibile potenza distruttiva che l'uomo e la scienza moderna sono in grado di produrre. Ne è rimasto come un incubo il ricordo nella coscienza dell'umanità, consapevole ormai di ciò che una guerra nucleare significherebbe per la nostra civiltà. Quell'evento tristissimo è diventato così per i responsabili dei popoli un severo monito a respingere le suggestioni della corsa agli armamenti e ad impegnarsi fattivamente per garantire la convivenza pacifica tra le nazioni.

Se oggi ricordiamo quella tragedia è, pero, soprattutto per "rinnovare la nostra fede" e per "tradurre un disastro in un nuovo inizio" (). E' nel cuore delle persone che si colloca il punto di inizio tanto delle guerre quanto delle riconciliazioni. Un futuro di pace si costruisce a partire da un "cuore nuovo", un cuore capace di riconoscere in ogni persona un fratello o una sorella, con uguale dignità da rispettare, con diritti fondamentali da promuovere, con legittime attese da soddisfare. Il cuore nuovo guarda all'altro, persona o popolo, come a realtà viva da accogliere, sostenere, amare.

Mentre saluto cordialmente quanti, oggi, opportunamente han desiderato unirsi a questo atto commemorativo mediante la radio e la televisione, invoco la misericordia del Signore per le vittime di ogni violenza e di ogni conflitto bellico. In questa prospettiva, la manifestazione odierna costituisce un invito ad un momento di silenzio di fronte al grido di chi ha sofferto cinquant'anni or sono a Hiroshima e Nagasaki e di quanti ancora oggi continuano a soffrire. Essa rappresenta anche un appello, in nome di ciò che accomuna nel profondo tutta l'umanità, alla coscienza di quanti ancora promuovono e mettono in opera progetti di guerra. "Non si edifica una società degna della persona sulla sua distruzione, sulla repressione e sulla discriminazione. Questa lezione della seconda guerra mondiale non è stata ancora recepita pienamente e dappertutto. Eppure essa resta e deve restare come monito per il prossimo millennio" (Messaggio in occasione del 50 anniversario della fine in Europa della seconda guerra mondiale, 7).

Imploriamo per tutti dal Dio della Pace il dono della conversione del cuore, presupposto indispensabile per ogni riconciliazione sincera e per il consolidamento di una pace onorevole e stabile.

Con tali voti invio il mio saluto agli organizzatori, agli artisti ed a quanti assistono al concerto, mentre a tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

Da Castel Gandolfo, 5 agosto 1995.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-08-05 Data estesa: Sabato 5 Agosto 1995

Angelus: il Santo Padre in vista della IV Conferenza mondiale sulle donne indetta dall'ONU per il prossimo settembre - Castel Gandolfo

Titolo: Le donne protagoniste di cultura

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Vorrei oggi introdurre la riflessione sulla missione della donna, riflessione che ci accompagna in queste settimane di preparazione all'incontro di Pechino, con un pensiero del Servo di Dio Paolo VI, morto qui a Castel Gandolfo esattamente 17 anni or sono. Parlando nel 1970 di Maria Montessori, in occasione del centenario della nascita, egli faceva osservare che il segreto del suo successo, in certo senso le radici stesse dei suoi meriti scientifici, andavano cercate nella sua anima, ossia in quella sensibilità spirituale e femminile insieme, che le aveva consentito la "scoperta vitale" del bambino, e l'aveva portata a costruire, su tale base, un originale modello educativo (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, VIII (1970], 888).

Il nome della Montessori ben rappresenta le tante donne, che hanno dato importanti contributi al progresso della cultura. Purtroppo, guardando obiettivamente la realtà storica, è giocoforza constatare, con amarezza, che, anche a questo livello, le donne hanno risentito di una sistematica emarginazione.

Troppo a lungo si è negato o ridotto il loro spazio di espressione al di fuori della famiglia, e grande ha dovuto essere l'intraprendenza di quelle donne che, pur così penalizzate, sono riuscite ad affermarsi.

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2. E' ora, dunque, che il divario di opportunità culturali tra uomo e donna venga dappertutto colmato. Auspico di cuore che la prossima Conferenza di Pechino dia un impulso decisivo in tale direzione. Da ciò trarranno vantaggio non soltanto le donne, ma la cultura stessa, giacché il vasto e molteplice mondo del pensiero e dell'arte ha più che mai bisogno del loro "genio". Non sembri, questa, un'affermazione gratuita. L'attività culturale, chiama in causa la persona umana nella sua interezza, nella duplice e complementare sensibilità dell'uomo e della donna.

Ciò ha rilievo sempre, ma soprattutto quando sono in gioco gli interrogativi ultimi dell'esistenza: chi è l'uomo? qual è il suo destino? qual è il senso della vita? Queste domande decisive non trovano adeguata risposta nei laboratori della scienza positiva, ma interpellano l'uomo nel profondo, ed esigono, a così dire, un pensiero globale, capace di sintonizzarsi con l'orizzonte del mistero. Come sottovalutare, a tal fine, il contributo dell'animo femminile? L'ingresso sempre più qualificato delle donne non soltanto come fruitrici, ma come protagoniste, nel mondo della cultura in tutte le sue branche - dalla filosofia alla teologia, delle scienze umane a quelle naturali, dalle arti figurative alla musica - è un dato di grande speranza per l'umanità.

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3. Volgiamo, con fiducia, lo sguardo alla Vergine Santa. Ella porto, non meno delle altre donne del suo tempo, il peso di un'epoca in cui ben poco spazio veniva loro concesso. Eppure il Figlio di Dio non esito a mettersi, in qualche modo, alla sua scuola! Voglia Maria ottenere a tutte le donne del mondo la piena consapevolezza delle loro potenzialità e del loro ruolo al servizio di una cultura sempre più autenticamente umana e conforme al disegno di Dio.

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesca, spagnola, portoghese e polacca] (Giovanni Paolo II ha poi rivolto le seguenti parole ai fedeli italiani:] Desidero ora salutare tutti i pellegrini qui convenuti, in particolare il gruppo della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Arcellasco d'Erba (Como).

Vi auguro, carissimi, di trascorrere in serenità questo tempo di riposo per ritemprare il corpo e lo spirito.

Data: 1995-08-06 Data estesa: Domenica 6 Agosto 1995

Santa Messa: omelia del Santo Padre nel XVII anniversario della morte di Papa Montini - Castel Gandolfo

Titolo: Paolo VI: testimone della Trasfigurazione, annunciatore della signoria di Cristo sulla storia

"Splende sul suo volto la gloria del Padre" (Sal. resp.).

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1. La seconda lettera di Pietro, poc'anzi proclamata, ci ha presentato la testimonianza dell'Apostolo circa l'evento della Trasfigurazione: Pietro, in compagnia di Giacomo e Giovanni, come più diffusamente racconta il Vangelo, vide con i propri occhi il volto di Cristo cambiare d'aspetto e la sua veste diventare candida e sfolgorante (cfr.
Lc 9,29); udi con i propri orecchi la voce del Padre che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (2P 1,17).

Carissimi Fratelli e Sorelle, come in passato i primi cristiani, a cui Pietro direttamente si rivolgeva, oggi siamo noi i destinatari di questa testimonianza, rivelata per alimentare e confermare la nostra fede, la nostra gioia e la nostra comunione.

Mentre celebriamo, nel giorno del Signore, tale affascinante mistero della vita di Cristo, il pensiero va all'indimenticabile figura del venerato mio predecessore il Papa Paolo VI, che diciassette anni fa, proprio in questo giorno, lasciava questo mondo per entrare nell'eternità. Egli è stato, a suo modo, un testimone della Trasfigurazione. Quella che in Simon Pietro fu esperienza oculare e storica, nel Servo di Dio, Paolo VI, è stata esperienza del mistero, rivissuto nella fede. Mistero che, per la forza dello Spirito Santo, rimane vivo ed attuale nella mediazione sacramentale della Chiesa.

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2. Paolo VI fu testimone della Trasfigurazione anzitutto come uomo di preghiera.

L'evangelista Luca, particolarmente attento a questa dimensione spirituale, sottolinea che Gesù "sali sul monte a pregare" (
Lc 10,28), e che si trasfiguro "mentre pregava" (Lc 10,29).

La preghiera di Cristo è un abisso di verità e d'amore, nel quale è impossibile fissare lo sguardo, ma il mistero che oggi celebriamo ci permette di conoscerne, per così dire, le coordinate. Queste sono l'obbedienza al Padre e l'oblazione sacrificale per noi peccatori. Gesù si trasfigura, rivelando la dimensione della gloria che gli è propria come Figlio di Dio, perché si immerge con tutta la propria umanità nella volontà d'amore del Padre, seguendo la quale egli darà la vita sulla croce. Il fenomeno luminoso è la manifestazione visibile dell'invisibile ed ineffabile unione dell'umanità di Cristo con Dio nello Spirito Santo.

Ripensando alla figura di Paolo VI, possiamo con gioia e riconoscenza attestare che il Signore gli dono di imitare la preghiera di Cristo e di fare proprie queste sue essenziali dimensioni. L'alta spiritualità che lo distingueva non lo porto mai ad evadere dalla storia e dai suoi drammi; lo spinse, al contrario, ad assumerli come propri e a trasfigurarli, mediante la fede e l'amore, in elementi del disegno divino della salvezza.

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3. Papa Paolo VI è stato testimone della Trasfigurazione anche come annunciatore della signoria di Cristo sulla storia. La prima lettura odierna, tratta dal Libro di Daniele, ci ha presentato la misteriosa figura del "Figlio dell'uomo" - noi sappiamo che Gesù applicherà a se stesso questo appellativo - al quale il "vegliardo" - chiaramente, Dio Padre - dà "potere, gloria e regno". Commenta il profeta: "Il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, il suo regno è tale che non verrà mai distrutto" (
Da 7,14).

Del potere regale di Cristo Paolo VI è stato intrepido testimone. In un tempo nel quale larghi strati della società raccoglievano i frutti di una secolare deriva razionalistica e positivistica, approdando alle contraddizioni di un relativismo assoluto, egli non ha esitato ad entrare in dialogo con la cultura contemporanea, per riaffermare con forza l'assoluto cristiano, cioè la verità salvifica di Cristo Signore.

Nel "Figlio dell'uomo" egli ha saputo contemplare, come Daniele e come gli Apostoli, il volto di Dio, il Dominatore dei secoli. Ed ha saputo resistere alla tentazione, molto forte in questo nostro tempo, di misurare Dio sull'uomo, impegnandosi invece durante tutto il pontificato a misurare l'uomo su Dio, in Cristo Gesù, e a promuovere così l'autentico umanesimo cristiano.

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4. Essere testimone della Trasfigurazione ha significato per il compianto Pontefice essere inoltre appassionato cultore della vera bellezza, quella che trova il suo archetipo in Cristo, ma che si rivela anche nell'uomo e nella natura e raggiunge nella interpretazione artistica una sorta di trasfigurazione. Paolo VI fu uomo di notevole gusto estetico, di quell'estetica che un noto teologo contemporaneo avrebbe definito "teologica". Nella letteratura, nelle arti figurative e nella musica egli seppe ricercare le tracce di quella gloria che si rivela perfettamente e singolarmente nel Verbo incarnato, e che nel Mistero pasquale - il dramma dell'Amore - ha conosciuto la sua ultima, paradossale e compiuta manifestazione.

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5. "Splende sul suo volto la gloria del Padre". Il Salmo responsoriale parla di Cristo Signore. Sul suo volto trasfigurato splende la gloria divina.

Possa il venerato Servo di Dio, il Papa Paolo VI, - è questa la nostra preghiera - contemplare il volto glorioso di quel Cristo, nel quale ha creduto con fede appassionata durante il pellegrinaggio terreno; gli sia concesso di trarre dallo splendore dell'umanità glorificata del Redentore eterna beatitudine nella pace del cielo.

Amen!

Data: 1995-08-06 Data estesa: Domenica 6 Agosto 1995


Angelus: il Santo Padre in vista della IV Conferenza mondiale sulle donne indetta dall'ONU per il prossimo settembre - Castel Gandolfo

Titolo: Le donne, angeli di consolazione per i bambini, per i sofferenti, per gli anziani, per gli ammalati

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Una lunga storia, in massima parte non scritta, attesta il ruolo privilegiato da sempre svolto dalle donne nelle situazioni di sofferenza, di malattia, di emarginazione, di anzianità, quando l'essere umano si rivela particolarmente fragile e bisognoso di una mano amica.

Si direbbe che, per taluni casi, la vocazione della donna alla maternità la renda più sensibile a cogliere i bisogni, e geniale nel darvi sollecita risposta. Quando a tali doti naturali si aggiunge anche un consapevole atteggiamento di altruismo, e soprattutto la forza della fede e della carità evangelica, allora si verificano veri e propri miracoli di dedizione. La storia della Chiesa ne è particolarmente ricca. Per fare un esempio, mi piace ricordare l'opera svolta tre secoli or sono da santa Luisa de Marillac, sulla scia tracciata da san Vincenzo de' Paoli. Nel cuore di questa donna infaticabile, la carità non conosceva limiti. Ammalati, nullatenenti, vecchi, bambini abbandonati, condannati ai lavori forzati: tutti serviva con l'amore di madre e la concretezza di rare doti organizzative. Opportunamente Giovanni XXIII, nel 1960, la proclamo celeste patrona di tutti coloro che si dedicano alle opere sociali cristiane (cfr. AAS LII (1960] 556-568).

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2. Ma quante sono, nella comunità cristiana come nella società civile, le donne che si sono fatte angeli di consolazione per innumerevoli sofferenti? Desidero rinnovare loro il grazie della Chiesa! Grazie alle donne impegnate accanto ai bambini, ai sofferenti, agli anziani: nelle famiglie, nelle corsie degli ospedali, nei dispensari delle missioni, in tante istituzioni pubbliche e private, nel volontariato. In tutti questi ambiti è irrinunciabile la presenza di donne che sappiano unire alla necessaria professionalità spiccate doti di generosità, di praticità, di intuito, di tenerezza. E' confortante constatare come oggi siano molte le donne dedite alla professione medica, una di quelle che maggiormente esigono, accanto alla competenza, una grande dose di umanità. Chi ne ha fatto esperienza sa bene che l'ammalato non si cura solo con le medicine: molto vale per lui l'accoglienza, la comprensione, l'ascolto, il conforto fraterno. A ciò sono chiamati quanti si dedicano ai servizi medici e paramedici. Ma come negare che le donne hanno molto spesso uno speciale talento per gli aspetti più delicati ed umani di così esigente missione? Cosa dire di tante infermiere? Nella mia esperienza dovrei dire tante cose, ringraziando queste suore, queste infermiere, specialmente negli ospedali che ho frequentato. Penso specialmente a Suor Ausilia.

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3. In questo nostro mondo dove, nonostante il progresso scientifico ed economico, continua ad esserci tanta povertà ed emarginazione, occorre veramente un supplemento d'anima. Le donne in tale impegno continuino a restare sempre in prima fila.

Maria Santissima benedica l'immensa schiera di donne operanti nei servizi sociali, sanitari, e nei vari campi dell'umana solidarietà ed ottenga a tutti noi di sperimentare la gioia del servizio reso con amore.

(Dopo aver salutato i pellegrini francesi, inglese, teedeschi, spagnoli, portoghesi e polacchi, il Santo Padre ha rivolto queste parole ai fedeli di lingua italiana:] Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, cari pellegrini e villeggianti, in particolare alle Suore Oblate di S. Luigi Gonzaga, alle Religiose della Compagnia di S. Teresa di Gesù ed ai giovani che prendono parte al corso di formazione del Movimento FAC. Auguro buona domenica ed invito ciascuno a prepararsi a celebrare con gioia e devozione, dopodomani, la solennità dell'Assunzione di Maria. La Vergine Santa vegli su questi giorni di Ferragosto, perché trascorrano sereni e proficui per lo spirito e per il corpo.

Data: 1995-08-13 Data estesa: Domenica 13 Agosto 1995

Appello del Papa per la riconciliazione in Europa al termine del concerto offerto dall'Accademia "Respighi" - Castel Gandolfo

Titolo: La pace non si costruisce sulla sopraffazione e sull'oppressione

Al termine di questo interessante concerto, desidero salutare cordialmente tutti i presenti ed esprimere il ringraziamento più vivo a quanti hanno resa possibile una così splendida esecuzione.

Rivolgo un particolare saluto al Maestro Alberto Lysy, Direttore della "International Menuhin Music Academy" di Gstaad, al Presidente e al Direttore artistico dell'Accademia Musicale Ottorino Respighi, come pure ai giovani artisti della "Camerata Lysy", orchestra da camera stabile della Scuola di Gstaad. Saluto, altresi, le personalità del mondo della cultura e della musica, provenienti dall'Argentina, e quanti sono intervenuti a questo appuntamento artistico.

Il concerto di questa sera, che rientra tra le iniziative della "diciassettesima Festa Musica Pro Mundo Uno", promossa dall'Accademia Musicale Ottorino Respighi (A.M.O.R.) e patrocinata dal Pontificio Consiglio della Cultura, è stato realizzato grazie alla fattiva e qualificata collaborazione di persone di diversa competenza, esperienza, età e origine: artisti affermati e giovani talenti, vincitori di premi internazionali, provenienti dall'Ovest e dall'Est europeo e da vari continenti, uniti dall'amore per la musica e dalla volontà di mettere insieme le loro capacità per offrire messaggi di bellezza e di armonia.

I brani eseguiti ci hanno avvicinato ad un'arte, che, richiamando un contesto profondamente segnato dalla fede cristiana, invita a costruire sui grandi valori umani ed evangelici il futuro dell'Europa e dell'Umanità.

Mentre, purtroppo, la guerra infuria in diverse regioni del mondo e, anche non lontano da noi, c'è chi si illude di poter costruire la pace sulla sopraffazione e sull'oppressione delle identità nazionali e personali, questo concerto, frutto dell'azione concorde e motivata di persone e di strumenti tanto diversi, ci ricorda invece che la pace è possibile solo quando ognuno, accogliendo le ricchezze degli altri, si impegna ad offrire il meglio di sé e ad assumere la propria vocazione, in atteggiamento di dialogo paziente e determinato.

Auspico di cuore che le feste musicali "pro Mundo Uno" e l'Associazione Ottorino Respighi possano continuare ad educare molti giovani europei, attraverso la musica, agli ideali della pace e della solidarietà, per costruire anche con il loro contributo artistico un mondo più libero e fraterno.

Con tali sentimenti, mentre invoco dal Signore copiosi doni di prosperità e di pace, affido tutti i presenti alla materna protezione di Maria Santissima e volentieri imparto a ciascuno ed alle rispettive famiglie una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1995-08-13 Data estesa: Domenica 13 Agosto 1995

Solennità dell'Assunta: il Papa durante la Santa Messa nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Titolo: "Dal mistero dell'Assunzione di Maria scaturisca una vivissima luce sulla Chiesa e sull'umanità"



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1. "Una donna vestita di sole" (
Ap 12,1).

Nell'odierna solennità dell'Assunzione, la Chiesa riferisce queste parole dell'Apocalisse di san Giovanni a Maria. Esse ci raccontano, in un certo senso, la parte conclusiva della storia della "Donna vestita di sole": ci parlano di Maria Assunta in cielo. Opportunamente perciò la Liturgia le ricollega alla parte iniziale della vicenda di Maria: al mistero della Visitazione nella casa di santa Elisabetta. Si sa che la Visitazione ebbe luogo poco dopo l'Annunciazione, come leggiamo nel Vangelo di san Luca: "In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda" (Lc 1,39). Secondo una tradizione, si tratta della città di Ain-Karim. Entrata nella casa di Zaccaria, Maria saluto Elisabetta. Desiderava forse raccontarle quanto le era avvenuto, come aveva acconsentito alla proposta dell'angelo Gabriele, divenendo così, per opera dello Spirito Santo, Madre del Figlio di Dio? Elisabetta tuttavia la precedette e, sotto l'azione dello Spirito Santo, continuo con parole sue il saluto del messo angelico. Se Gabriele aveva detto: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28), essa, quasi subentrando, aggiunse: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42). così, dunque, tra l'Annunciazione e la Visitazione viene a formarsi la preghiera mariana più diffusa: l'"Ave Maria".

Carissimi Fratelli e Sorelle! Oggi, solennità dell'Assunzione, la Chiesa ritorna idealmente a Nazaret, luogo dell'Annunciazione; si reca spiritualmente sulla soglia della casa di Zaccaria ad Ain-Karim e saluta la Madre di Dio con le parole: "Ave Maria!", e con Elisabetta proclama: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore"! (Lc 1,45). Maria credette con la fede dell'Annunciazione, con la fede della Visitazione, con la fede della notte di Betlemme e del Natale. Oggi crede con la fede dell'Assunzione o, piuttosto, ormai nella gloria del cielo, contempla faccia a faccia il mistero da cui fu pervasa la sua esistenza terrena.

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2. Sulla soglia della casa di Zaccaria nasce anche l'inno mariano del Magnificat.

La Chiesa lo ripete nell'odierna liturgia, perché Maria di certo e con motivazioni anche maggiori lo ebbe a proclamare nella sua Assunzione in cielo: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (
Lc 1,46-49).

Maria loda Dio e da lui viene lodata. E' lode che si è ampiamente diffusa nel mondo intero. Quanti sono, infatti, i santuari mariani dedicati in ogni regione della terra al mistero dell'Assunzione! Sarebbe davvero difficile qui elencarli tutti.

"Maria è assunta in cielo: esultano le schiere degli angeli", proclama l'odierna liturgia nel canto al Vangelo. Ma esultano anche le schiere degli uomini di ogni parte del mondo. E numerose sono le nazioni che considerano la Madre di Dio come loro Madre e Regina. Il mistero dell'Assunzione è congiunto, infatti, a quello della sua incoronazione come Regina del cielo e della terra. "La figlia del re è tutta splendore" - come annunzia il Salmo responsoriale dell'odierna liturgia (Ps 44(45],14) - per essere elevata alla destra del suo Figlio: "Risplende la Regina, Signore, alla tua destra" (Ritornello del Salmo responsoriale).

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3. L'Assunzione di Maria costituisce una singolare partecipazione alla risurrezione di Cristo. Nell'odierna liturgia san Paolo mette in rilievo questa verità, annunziando la gioia per la vittoria sulla morte, riportata da Cristo con la sua risurrezione. "Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte" (
1Co 15,25-26). La vittoria sulla morte, diventata palese il giorno della risurrezione di Cristo, concerne oggi in maniera particolare la Madre sua. Se la morte non ha potere su di lui - cioè sul Figlio - non ha più potere neppure sulla Madre, cioè su colei che gli diede la vita terrena.

Nella prima Lettera ai Corinzi san Paolo fa quasi un commento approfondito al mistero dell'Assunzione. Scrive così: "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno pero nel suo ordine: prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo" (1Co 15,20-23). Maria è la prima tra "quelli che sono di Cristo". Nel mistero dell'Assunzione, Maria è la prima a ricevere la gloria; l'Assunzione rappresenta quasi il coronamento del mistero pasquale.

Cristo è risorto sconfiggendo la morte, effetto del peccato originale, ed abbraccia con la sua vittoria tutti coloro che accettano con fede la sua risurrezione. Anzitutto la Madre sua, liberata dal retaggio del peccato originale mediante la morte redentrice sulla croce del Figlio. Oggi Cristo abbraccia Maria, Immacolata sin dal suo concepimento, accogliendola in cielo nel corpo glorificato, quasi ad avvicinare per lei il giorno del suo ritorno glorioso sulla terra, il giorno della risurrezione universale, attesa dall'umanità. L'Assunzione al cielo costituisce come una grande anticipazione del definitivo compimento di ogni cosa in Dio, conformemente a quanto scrive l'Apostolo: "Poi sarà la fine quando egli (Cristo) consegnerà il regno a Dio Padre (...) perché Dio sia tutto in tutti" (1Co 15,24 1Co 15,28). Dio non è forse tutto in Colei che è la Madre Immacolata del Redentore? Ti saluto figlia di Dio Padre! Ti saluto, madre del Figlio di Dio! Ti saluto, mistica sposa dello Spirito Santo! Ti saluto, tempio della Santissima Trinità!

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4. "Allora si apri il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza (...). Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 11,19-12,1). Tale visione dell'Apocalisse viene considerata, in un certo senso, come l'ultima parola della mariologia. L'Assunzione tuttavia, che qui viene magnificamente espressa, possiede contemporaneamente un suo senso ecclesiologico. Contempla Maria non soltanto come Regina di tutto il creato, ma come Madre della Chiesa. E come Madre della Chiesa, Maria assunta e incoronata in cielo, non cessa di essere "coinvolta" nella storia della Chiesa che è la storia della lotta tra il bene e il male. San Giovanni scrive: "Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso" (
Ap 12,3). Questo drago è conosciuto dalla Sacra Scrittura come il nemico della Donna sin dai primi capitoli del Libro della Genesi (cfr. Gn 3,14). Nell'Apocalisse lo stesso drago si pone davanti alla Donna che sta per partorire, deciso a divorare il bambino appena nato (cfr. Ap 12,4). Il pensiero va spontaneamente alla notte di Betlemme e alla minaccia che alla vita del neonato Gesù fu recata dal perverso editto di Erode che ordinava di "uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù" (Mt 2,16).

Da quanto il Concilio Vaticano II ha scritto, emerge in maniera singolare l'immagine della Madre di Dio, vivamente inserita nel mistero di Cristo e della Chiesa. Maria, Madre del Figlio di Dio, è allo stesso tempo Madre di tutti gli uomini, diventati nel Figlio figli adottivi del Padre celeste. Proprio qui si manifesta l'incessante lotta della Chiesa. Come una madre, a somiglianza di Maria, la Chiesa genera figli alla vita divina, ed i suoi figli, figli e figlie nel Figlio unigenito di Dio, sono costantemente minacciati dall'odio del "drago rosso": satana.

L'autore dell'Apocalisse, mentre mostra il realismo di questa lotta che continua nella storia, mette pure in rilievo la prospettiva della vittoria definitiva ad opera della Donna, di Maria che è nostra Avvocata, che è potente alleata di tutte le nazioni della terra. L'autore dell'Apocalisse parla di questa vittoria: "Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo"" (12,10).

La solennità dell'Assunzione ci pone davanti agli occhi il regnare del nostro Dio e il potere di Cristo sull'intera creazione.

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5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Vorrei ora rivolgere un cordiale pensiero a tutti voi qui presenti parrocchiani della mia Castel Gandolfo, parrocchiani di questa parrocchia di cui divento anch'io conparrocchiano durante le vacanze. Saluto con affetto il Cardinale Angelo Sodano, mio primo collaboratore, Vescovo titolare della Chiesa Suburbicaria di Albano. Saluto il Pastore di questa Comunità diocesana, il carissimo Mons. Dante Bernini, che in questi giorni celebra il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, il suo giubileo d'oro. A lui sono lieto di porgere vivissimi auguri, ringraziandolo per il suo zelante e generoso servizio episcopale. Saluto poi il parroco ringraziandolo per le parole rivoltemi all'inizio della Celebrazione, i Superiori e i sacerdoti salesiani e i fedeli della parrocchia di Castel Gandolfo, a me tanto vicina. Insieme lodiamo la Madre di Cristo e della Chiesa, uniti a quanti la venerano in ogni angolo della terra.

Come vorrei che dappertutto e in ogni lingua si esprimesse la gioia per l'Assunzione di Maria! Come vorrei che da questo mistero scaturisse una vivissima luce sulla Chiesa e sull'umanità! Ogni uomo, ogni donna prenda coscienza di essere chiamato su strade diverse a partecipare alla gloria celeste della sua vera Madre e Regina. Amen! Ogni uomo e ogni donna chiamati ad essere partecipi della gloria come dice S. Ireneo "Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei". Sono parole che racchiudono in sé la nostra vocazione personale nel mondo e nella Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-08-15 Data estesa: Martedi 15 Agosto 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1330