GPII 1995 Insegnamenti 1524

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1. La mia breve visita in Sud Africa è giunta al termine e devo proseguire per proclamare il messaggio della Sessione Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi alla Chiesa in un'altra parte di questo amato continente. Grato a Dio ringrazio tutti i sudafricani per la calorosa ospitalità ricevuta in questi giorni. Nelle mie preghiere ricordero tutti voi, soprattutto i giovani, i malati, i bisognosi e tutti coloro che soffrono ancora per la giustizia e la libertà.

Ringrazio in particolare il Presidente Mandela e le autorità civili che hanno reso possibile questa visita e sono stati presenti ai vari eventi. Ringrazio le autorità pubbliche e i molti volontari che hanno aiutato in ogni modo possibile. Sono grato anche agli operatori della stampa, della radio e della televisione che hanno trasmesso l'avvenimento in altre parti dell'Africa e nel mondo.

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2. Ai Vescovi cattolici e ai fedeli esprimo anche la mia profonda gratitudine e il mio apprezzamento. Abbiamo pregato insieme e celebrato i misteri della nostra fede. Abbiamo invocato la benedizione e la protezione di Dio sulla Chiesa e sulla società. Portero con me le immagini e i suoni della gioiosa accoglienza che avete riservato ai risultati del Sinodo per l'Africa. Traggo incoraggiamento dal vostro generoso impegno a mettere in pratica le sue decisioni e i suoi orientamenti, mentre l'intera Chiesa si prepara a entrare nel terzo millennio cristiano, sempre più conformata al suo Signore Crocifisso e Risorto.

Rassicuro i nostri fratelli cristiani e i seguaci di altre tradizioni religiose del fatto che, rispondendo alle aspirazioni dei popoli di questo continente alla dignità, alla libertà e alla pace autentiche, la comunità cattolica sente il bisogno d'intensificare la cooperazione ecumenica e il dialogo interreligioso. Seguendo il cammino della stima reciproca e dell'amicizia possiamo operare insieme per il bene comune. Divisi possiamo solo rimandare l'avvento della giustizia e della pace autentiche.

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3. La storia recente del Sud Africa dimostra che la pace è la vittoria dello spirito umano che decide di abbandonare il cammino delle divisioni e dei conflitti e di seguire la via del perdono e della fratellanza. Una nazione che affronta un nuovo inizio, in mezzo a difficoltà di ogni genere, ha bisogno della cooperazione e della solidarietà di tutti. La pace richiede un coraggio maggiore della insensata temerarietà che continuerebbe a ricorrere ai vecchi metodi della violenza. Se è importante conoscere la verità sugli errori del passato e attribuire debitamente le responsabilità, è ancor più importante curare la pianta di una società multirazziale giusta e armoniosa che sta germogliando e permetterle di crescere. Tutta l'Africa, anzi tutto il mondo, segue ogni vostro passo, sapendo che ogni conquista lungo il cammino verso una società più giusta, più umana, più degna dei suoi cittadini, è una vittoria di tutti, poiché porta l'ispirazione e la speranza di un simile successo ovunque.

Che Dio benedica quanti operano a favore della giustizia e dell'armonia, senza discriminazioni, tra i popoli e le nazioni dell'Africa! Possa l'Onnipotente infondere la sua pace nei cuori di tutti i sudafricani! Arrivederci! Che Dio benedica tutti voi!

Data: 1995-09-18 Data estesa: Lunedi 18 Settembre 1995

Arrivo: il discorso durante la cerimonia di benvenuto all'aeroporto internazionale "Jomo Kenyatta" - Nairobi (Kenya)

Titolo: La Chiesa è alleata di quanti operano per un'Africa migliore e mostra il cammino dell'armonia e della fede

Sua Eccellenza Signor Presidente, Membri del Governo, Caro Cardinale Otunga Cari Fratelli Vescovi, Caro Popolo del Kenya,

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1. Ringrazio Dio Onnipotente, la cui meravigliosa Provvidenza mi ha permesso di tornare per la terza volta nel bellissimo Kenya. La ringrazio, Signor Presidente, per le Sue cordiali parole di benvenuto. Saluto le autorità civili, nella cui presenza scorgo un segno di amicizia e del nostro comune desiderio di servire il benessere di tutti i kenyoti. Con sincera stima saluto l'intera Nazione: tutti i suoi popoli nella ricca varietà della propria origine e cultura. Grato per il calore della vostra tradizionale ospitalità, vi dico: Wananchi wote, wananchi wote wapenzi. (Caro popolo, mio carissimo popolo!)

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2. Questo mio viaggio in Africa è una celebrazione della Sessione Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Quell'importante incontro ha riaffermato l'impegno della Chiesa Cattolica alla propria missione spirituale e umanitaria in questo Continente. Quale Pastore universale della Chiesa Cattolica, ho desiderato venire in Africa in questo momento al fine di esortare i miei fratelli e le mie sorelle nella fede a rimanere fedeli al Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo e ad accogliere con inesauribile generosità la sfida che il Sinodo propone: una nuova evangelizzazione, in un nuovo spirito di servizio ai popoli di questo Continente.

E' quindi con una gioia particolare che saluto il Cardinale Otunga, i miei Fratelli Vescovi del Kenya, e i rappresentanti delle Conferenze Episcopali dell'Africa Orientale. Soprattutto, sono ansioso di incontrare il clero, i religiosi e i laici nell'atto più sacro del nostro culto: la celebrazione della Santa Eucaristia.

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3. Vengo come amico del Kenya: come chi è vicino alle aspirazioni, alle prove e ai successi di tutti i kenyoti, senza distinzioni.

Nel compiere la propria missione spirituale, la Chiesa promuove e difende la dignità, la libertà e il progresso della persona umana. Essa lo fa concretamente attraverso le sue numerose scuole e progetti educativi, le proprie istituzioni caritative, sanitarie e sociali, tutti i suoi sforzi volti a promuovere il progresso sociale. La Chiesa in Kenya, sotto la guida dei Vescovi, ha una solida storia di servizio al bene comune, e sono certo che, per il bene della Nazione, tutti desiderano elevare il livello della fiducia e della cooperazione reciproche.

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4. Cari amici, sono ben consapevole dell'importanza che il Kenya, e Nairobi in particolare, riveste quale centro commerciale, di comunicazioni, di educazione e di cultura, e quale sede di molte organizzazioni ed agenzie internazionali per tutta l'Africa. Vengo come chi è profondamente preoccupato per il destino dei popoli dell'Africa. L'Africa si trova a un crocevia. I suoi popoli e i loro governanti sono chiamati a far ricorso a tutta la loro saggezza nel difficile e urgente compito di promuovere uno sviluppo che non sia solamente economico e materiale, ma che comporti l'edificazione di una civiltà basata sul rispetto per tutti i membri della società, per i loro diritti e le loro libertà, così come per la natura spirituale di ciascuna persona; una civiltà fondata sulle migliori tradizioni di questo Continente, che privilegi le persone sulle cose; una civiltà che promuova la comprensione, l'armonia e la cooperazione, e non le tendenze alla divisione. L'unità e la solidarietà sociali nella maggior parte dei casi, non sono facili. Sono infatti rese ancor più difficili quando si permette alle divisioni etniche, politiche e sociali di soffocare l'anelito alla vera pace che dimora nei cuori dei popoli.

La Chiesa è un'alleata di quanti operano per un'Africa migliore. Essa continuerà a mostrare il cammino dell'armonia e della pace, poiché il Vangelo dice: "Beati gli operatori di pace" (
Mt 5,9). Essa farà tutto quanto in suo potere per difendere i poveri, i deboli e quanti non hanno voce, poiché sono "beati quelli che hanno fame e sete della giustizia" (Mt 5,6). Il Sinodo per l'Africa, che sono qui a celebrare, è un dono provvidenziale alla Chiesa e a tutta la società africana. Il Sinodo esorta la Chiesa a rafforzare in tutti gli africani la speranza dell'autentica liberazione. La nostra fiducia che ciò sia possibile si basa sulla promessa di Dio, che ci assicura che la nostra storia attuale non è chiusa in se stessa, ma è aperta al potere di trasformazione della grazia e dell'amore di Dio (cfr. Ecclesia in Africa, n. 14).

Invocando le Sue abbondanti benedizioni su tutti voi, vi ringrazio per la vostra cordiale accoglienza.

Vi sono molto grato per questa meravigliosa accoglienza, molto sentita, molto cordiale. Vi ringrazio tanto.

Data: 1995-09-18 Data estesa: Lunedi 18 Settembre 1995





Omelia: la Concelebrazione Eucaristica alla quale hanno partecipato un milione di fedeli convenuti all'"Uhuru Park" - Nairobi (Kenya)

Titolo: L'Africa è il Continente della famiglia e l'evangelizzazione passa attraverso la famiglia

"Lodiamo il Signore, fonte di vita".

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

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1. Lo scorso anno la Sessione Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha tenuto le sue sessioni di lavoro a Roma, vicino alla tomba dell'Apostolo Pietro.

Ora, un anno dopo, i risultati del Sinodo sono stati raccolti nella Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa e il Successore di Pietro si reca presso la Chiesa in Africa per incoraggiare tutti ad ascoltare il messaggio del Sinodo e a metterlo in pratica. Saluto con gioia il mio caro Fratello, il Cardinale Otunga, i membri della Conferenza Episcopale del Kenya, e anche i Vescovi dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Orientale.

Saluto i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i laici, uomini e donne, i giovani e gli anziani. Porgo un cordiale benvenuto ai membri delle altre denominazioni cristiane e ai seguaci di altre tradizioni religiose.

Rivolgo uno speciale saluto a Sua Eccellenza il Presidente e alle altre autorità della città e dello Stato per la loro gradita presenza.

Profondamente grato a Dio, effettuo questo viaggio in Africa. Ogni tappa di questo viaggio di celebrazione mette in evidenza ora l'uno ora l'altro dei temi principali del Sinodo: a Yaoundé in Camerun, la vitale questione dell'evangelizzazione della cultura e dell'inculturazione, a Johannesburg, nella Repubblica Sudafricana, la questione della pace e della giustizia nella società e nella Chiesa, e ora qui, a Nairobi, capitale del Kenya, rivolgiamo la nostra attenzione agli agenti di evangelizzazione e in particolare alla famiglia.

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2. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (
Ep 1,3).

Con queste parole tratte dalla Lettera agli Efesini, questa Assemblea eucaristica si rivolge al Padre, che la Chiesa prega ogni giorno con le parole della Preghiera del Signore. Ci rivolgiamo a Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo. Attraverso Lui, Verbo Eterno, l'Africa, Continente delle famiglie, delle razze e dei popoli, come l'intera storia umana, viene inserita nel piano eterno di Dio realizzatosi in Cristo, figlio unigenito, nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. I nostri cuori si volgono verso il Padre che, attraverso Cristo, ci ha donato ogni benedizione spirituale, scegliendoci in Lui prima che iniziasse il mondo, e predestinandoci, nella carità, a essere, per opera di Cristo, suoi figli adottivi (cfr. Ep 1,4-5). Grazie all'inesauribile amore di Cristo per noi siamo stati redenti e i nostri peccati sono stati perdonati con il suo sangue. Per questo diciamo: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".

Il Signore Crocifisso e Risorto è diventato Capo della Chiesa, suo Corpo Mistico, che è in pellegrinaggio verso la pienezza dei tempi, l'avvento finale, quando l'intero creato sarà colmo della Gloria del Dio vivente. E' questa la fede che professiamo ogni giorno nell'Eucaristia quando dopo la consacrazione diciamo: Cristo è morto, Cristo è risorto, Cristo tornerà.

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3. Desidero ardentemente associare a questa Celebrazione Eucaristica qui a Nairobi l'intera grande famiglia dei popoli dell'Africa, iniziando con la popolazione del Kenya.

Cristo è la nostra pace! Popolo del Kenya, non stancarti mai di pregare e di operare per la pace.

Vorrei riunire intorno a questo altare i popoli del Camerun e della Repubblica Sudafricana che ho appena lasciato; i popoli dello Zaire, che hanno ancora delle difficoltà a riunire in modo democratico le loro diverse componenti, e quelli del Congo; quelli del Malawi e del Mozambico, dello Zambia e dello Zimbabwe, del Lesotho e dello Swaziland, del Botswana e della Namibia. Invito ad avvicinarsi a questo altare i popoli dell'Angola, straziati da lunghi anni di guerra civile. Invito i popoli del Sénégal, di Capoverde, di Sao Tomé e Principe; i popoli della regione del Sahel, del Burkina-Faso, del Niger, del Mali e della Mauritania.

Invito la Tunisia, il Marocco e l'Algeria, Paesi a maggioranza musulmana, che pero hanno conosciuto la presenza del cristianesimo già dai suoi primi secoli di esistenza. Invito la Costa d'Avorio, il Ghana, il Togo e il Bénin; il Gambia, la Guinea-Bissau, la Repubblica di Guinea, la Guinea Equatoriale, il Gabon, la Sierra Leone e la Liberia. Volgendomi al centro dell'Africa, invito i numerosi popoli della Nigeria, con i suoi quasi cento milioni di abitanti, la Repubblica Centrafricana e l'Uganda dei martiri. Mi rivolgo all'Egitto, alla Libia e al Sudan dove, qualche anno fa, ho reso onore alle reliquie della beata Joséphine Bakhita: ancora bambina, era stata venduta come schiava; dopo essere stata riscattata, fu battezzata e divenne una religiosa; condusse una vita esemplare e fu elevata agli onori degli altari per diventare la patrona celeste del suo Paese d'origine tanto tormentato, Patrona celeste del Sudan.

Invito i popoli del Burundi e del Rwanda. Serbo vivi ricordi delle mie visite in questi magnifici Paesi in tempi di pace, mentre oggi pensiamo con tristezza, con preoccupazione al terribile conflitto etnico, ancora latente dopo avere mietuto tante vittime innocenti. Durante il Sinodo per l'Africa noi, Pastori della Chiesa, abbiamo sentito il dovere di esprimere la nostra costernazione, la nostra preoccupazione e di lanciare un appello al perdono e alla riconciliazione: è l'unico modo per dissipare le minacce di etnocentrismo che incombono sull'Africa, etnocentrismo che negli ultimi tempi ha colpito tanto brutalmente il Rwanda e il Burundi.

A questa grande Assemblea eucaristica invito i popoli del Ciad e delle antiche terre dell'Etiopia che sono venuti per unirsi oggi a noi in questa seconda parte della liturgia, della Somalia, dell'Eritrea e del Djibouti. Il nostro pensiero è rivolto anche alla Tanzania, alle pendici del monte Kilimandjaro.

Saluto il Madagascar e le Isole dell'Oceano Indiano, con i loro popoli di origine africana e indiana, Maurizio, Réunion, le Seychelles e le Comore.

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4. In passato ho potuto visitare molti di questi Paesi ed ho incontrato la grande famiglia dei popoli africani. Spero di potermi recare un giorno dove finora non mi è stato possibile. Ci si chiede spesso: perché il Papa visita tanto spesso l'Africa? Esiste una risposta: l'Africa è il Continente della famiglia e il futuro della missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la famiglia.

Nel momento culminante della sua opera di creazione Dio fece l'uomo; "maschio e femmina li creo" (
Gn 1,27). Il libro della Genesi prosegue: "l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24). Attraverso l'unione di marito e moglie continua a rinnovarsi il miracolo della creazione; il miracolo con il quale il Creatore chiama alla vita un nuovo essere, fatto a sua immagine e somiglianza. La coppia sposata, uomo e donna uniti al cospetto di Dio, formano un'unità singolare che deve essere permanente e indissolubile se la famiglia deve diventare una vera comunità di vita e d'amore, se deve garantire il futuro dei suoi figli, se deve essere la "chiesa domestica" e il luogo principale di evangelizzazione, come auspicato dal Sinodo per l'Africa.

La famiglia è fondamentale in Africa! La società africana è profondamente radicata nella famiglia! Si tratta di un tesoro che deve essere conservato e mai sottovalutato, poiché ogni indebolimento della famiglia è fonte di complessi problemi. Se prevale una concezione utilitaristica e materialista della famiglia, i suoi membri tendono ad avere aspettative ed esigenze individualistiche che minano la sua unità e la sua capacità di creare armonia e di educare nella solidarietà. Al contrario, laddove la famiglia viene considerata un valore di per sé, i suoi membri comprendono che il loro bene personale coincide con il loro dovere di amarsi, rispettarsi e aiutarsi reciprocamente. Il loro legame affettivo e il sostegno reciproco li aiutano ad affrontare insieme ogni sfida e a superare molti momenti difficili.

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5. Cana in Galilea ci parla della famiglia e dell'evangelizzazione. Gesù vi si era recato insieme a sua Madre e agli Apostoli per assistere a un festa di nozze.

Quando sua Madre gli fece notare che non vi era più vino egli trasformo l'acqua in vino. Maria svolse un ruolo particolare in questo primo miracolo di Gesù. La sua sensibilità di madre voleva salvare la coppia dalla vergogna, e sapeva che il Figlio non l'avrebbe tradita. Disse quindi ai servi: "Fate quello che vi dirà" (
Jn 2,5). Gesù ordina loro di riempire d'acqua le giare e di portarne alcune al maestro di tavola. Dopo averlo assaggiato il maestro di tavola chiamo lo sposo e disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono" (Jn 2,10).

L'aspetto saliente di questo passaggio è proprio il fatto che il Signore ha iniziato la sua attività messianica partendo dalla famiglia.

Cana in Galilea ci insegna che la famiglia è il primo luogo di evangelizzazione. Ci insegna che mentre entrambi i genitori sono responsabili in ogni cosa concernente la famiglia, è la madre a essere generalmente il primo evangelizzatore. E' stata Maria a dire: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

L'esperienza dimostra che spesso sono le madri cristiane le prime ad insegnare la verità su Dio, le prime a unire le mani dei loro figli nella preghiera e a pregare con loro. Le madri insegnano ai propri figli a distinguere il bene dal male.

Insegnano loro i comandamenti di Dio, sia i comandamenti che Dio diede a Mosè sul monte Sinai, sia i comandamenti di amore di Dio e del prossimo che Gesù ha posto al centro della vita morale cristiana. La magnifica vocazione e la responsabilità dei genitori, e in primo luogo delle madri, consistono non solo nel mettere al mondo i figli, ma anche nel guidarli verso la maturità spirituale. La famiglia è l'ambiente naturale nel quale questo compito viene svolto. Il ruolo educativo della famiglia non è mai facile, tuttavia è sempre una impresa umana sublime e nobile.

Prima ancora delle parrocchie e delle scuole sono la madri e i padri a insegnare le Beatitudini enunciate nel Vangelo di oggi. Le Beatitudini rappresentano il programma completo della vita cristiana: della vita in spirito e in verità (cfr. Jn 4,23). C'insegnano a mostrare misericordia, a conservare la purezza del cuore, ad amarci l'un l'altro e a edificare la pace. C'insegnano la povertà di spirito che è la ricchezza più grande della persona. C'insegnano a consolare gli afflitti, ad avere fame e sete di giustizia. C'insegnano la mitezza, quel silenzio interiore che ci dona il controllo di noi stessi e delle situazioni.

Parimenti le Beatitudini c'insegnano ad accettare la persecuzione per il bene della giustizia. Questa è la legge di coloro che vanno verso la pienezza del Regno dei Cieli, dove Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi (cfr. Ap 21,4). Per questo motivo Gesù dice: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,12).

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6. Nel trasmettere lo spirito del Vangelo, le famiglie cristiane trovano un modello perfetto nella Santa Famiglia di Nazaret. Non possiamo credere che la Santa Famiglia fosse esente da problemi, prove difficili e sofferenze. La Santa Famiglia conobbe povertà, pericolo, persecuzione e fuga. Il duro lavoro rappresentava la costante della sua vita quotidiana. Non è dalla mancanza di sofferenze che si misura una felice vita familiare, bensi dal coraggio, dalla fedeltà e dall'amore, l'uno per l'altro e verso Dio, con i quali i membri della famiglia affrontano prove difficili, superandole o accettandole come espressione della volontà di Dio e come opportunità per partecipare al sacrificio redentore fatto da Gesù Cristo.

Nella nostra fede e nella nostra devozione la Santa Famiglia si distingue come Vangelo vivente della Vita, Vangelo del Lavoro e Vangelo dell'Amore. All'inizio e alla fine del recente Anno della Famiglia, iniziativa delle Nazioni Unite che la Santa Sede ha adottato come sfida spirituale e morale, un Legato Pontificio si è recato a Nazaret per dedicare quest'anno in modo speciale alla Santa Famiglia. Proprio durante questo stesso anno si è tenuta la Sessione di lavoro dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. E' stata un'occasione provvidenziale per i Padri sinodali per sottolineare l'importanza della famiglia nell'evangelizzazione e per vedere la Chiesa stessa come la Famiglia di Dio in Africa e nel mondo.

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7. Possano le famiglie africane trovare nella Santa Famiglia di Nazaret la via per un viaggio sicuro attraverso gli sconvolgimenti dovuti al cambiamento sociale che minaccia di privarle materialmente e spiritualmente delle proprie radici! Possano le famiglie cristiane di questo Continente sperimentare l'effusione della forza e della gioia dello Spirito Santo per il grande compito di essere evangelizzate per essere evangelizzatrici.

Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e ravviva in loro il fuoco del tuo amore. Alleluia. Amen.

(Al termine della Santa Messa, Giovanni Paolo II ha pronunciato in inglese le seguenti parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:] Al termine di questa Santa Messa, desidero esprimervi il mio apprezzamento per la viva partecipazione di tutti. Con i vostri canti, le vostre danze e i vostri gesti ci avete aiutato ad adorare il Signore con gioia.

So che voi kenyoti siete un popolo gioioso. Rimanete sempre così! E in particolare voi, giovani! Il Kenya è pieno di giovani meravigliosi! Continuate a vivere la vostra fede con coraggio, con dedizione e con gioia. Voi siete la speranza della Chiesa, voi siete il futuro dell'Africa! Terrete fede a questa speranza e a questa responsabilità? Non dimenticatelo mai, il Signore è con voi. Siate quindi forti e generosi! Seguite il Signore ovunque vi conduca! Ringrazio le parrocchie, i gruppi, i movimenti e le associazioni per la loro presenza. Rivolgo anche un caloroso ringraziamento a quanti tra voi sono venuti qui da altri Paesi africani.

Dio vi benedica tutti! (Ecco la traduzione italiana delle parole pronunciate in francese dal Papa:] Al termine di questa Celebrazione Eucaristica, che è stata una bella festa dell'Africa, desidero salutare i Pastori e i fedeli di lingua francese, venuti a volte da molto lontano.

In particolare, rivolgo il mio incoraggiamento affettuoso ai rifugiati del Rwanda e del Burundi.

Cari rifugiati, sappiate che, oggi più che mai, vi sono vicino e che condivido il vostro immenso dolore. Ciò che sta avvenendo nei vostri Paesi è una tragedia terribile che deve finire. Sappiate che non siete soli e che il Papa e la Chiesa sono con voi. Vi assicuro che continuero a fare tutto il possibile perché riceviate l'aiuto di cui avete bisogno e perché possiate ritornare nelle vostre case. Prego Dio affinché vi sostenga nel vostro dolore e renda la vostra croce meno pesante da portare.

Data: 1995-09-19 Data estesa: Martedi 19 Settembre 1995

Il discorso durante la sessione celebrativa dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - "Resurrection Garden" di Nairobi (Kenya)

Titolo: Il Sinodo si è concluso, il Sinodo si è appena iniziato

"I Vescovi dell'Africa... ribadirono di credere fermamente che l'onnipotenza e la misericordia dell'unico Dio si sono manifestate soprattutto nell'Incarnazione redentrice del Figlio di Dio, Figlio che è consostanziale al Padre nell'unità dello Spirito Santo e che, in questa unità trinitaria, riceve in pienezza gloria e onore. Questa - affermarono i Padri - è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa, questa è la fede di tutte le Chiese locali che, disseminate sul continente africano, sono in cammino verso la casa di Dio" (Ecclesia in Africa, n.10) In questa stessa fede saluto Lei, caro Cardinale Otunga, Pastore della Chiesa in Nairobi; e voi, Confratelli Vescovi del Kenya, dell'Africa e di altre parti del mondo, Africa e Madagascar.

Saluto anche voi, Fratelli Sacerdoti, Diaconi, Seminaristi, Religiose e Religiosi, e Fedeli Laici della Famiglia di Dio in Africa.

Saluto i nostri Amici delle altre comunità cristiane e di altre tradizioni religiose.

Un orientamento della vita ecclesiale in Africa in vista del Giubileo del Duemila

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1. La Chiesa, per mezzo della quale abbiamo accesso al Padre attraverso Cristo nell'unico Spirito (cfr.
Ep 2,18), viene dal Padre e compie il suo pellegrinaggio verso di Lui attraverso il mondo, e quindi attraverso l'Africa. A questo mondo, la Chiesa deve proclamare "le cose di lassù" (cfr. Col 3 Col 1). Alla soglia del Terzo Millennio Cristiano, lo Spirito esorta la Chiesa a proclamare, con urgenza sempre maggiore e con una più forte consapevolezza di ciò che è in gioco per il bene della famiglia umana, la piena e genuina liberazione che si attua attraverso Gesù Cristo.

La Chiesa in Africa ha ascoltato questo appello dello Spirito durante la Sessione Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. In unione con i suoi Pastori, tutta la comunità cattolica si è impegnata a rinnovarsi in santità, ad essere in perenne stato di missione e, con coraggio e ferma speranza, a percorrere, con gli uomini e le donne di questo continente, il duro cammino della Croce. Ciò che lo Spirito vuole, è che la Chiesa in Africa diventi il frutto maturo del generoso impegno di tutti i membri della Chiesa: Vescovi, clero, religiosi e laici, ad attuare il programma pastorale messo a punto dai Padri sinodali ed ora esposto nell'Esortazione Apostolica Post-Sinodale Ecclesia in Africa.

L'Esortazione ricorda che in un momento cruciale della vita pubblica di Gesù, l'Apostolo Pietro professo la sua fede e quella degli altri Apostoli con queste significative parole: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Jn 6,68).

Quale Successore di Pietro ho atteso ardentemente di tornare ancora una volta in Africa per incoraggiarvi a fare delle conclusioni del Sinodo l'obiettivo e l'orientamento della vostra vita ecclesiale in vista del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Se l'Africa è frammentata e divisa la Chiesa deve essere modello di unità per la società

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2. Il Documento stesso, tuttavia, è soltanto uno strumento e un inizio. Ciò che conta è l'effettivo rinnovamento dei membri della Chiesa e il loro sempre più generoso ministero e servizio. La Chiesa esiste per continuare la missione del Figlio nel potere dello Spirito Santo, e per portare la Buona Novella della salvezza alla famiglia umana. Ma la stessa Chiesa, la comunità dei suoi membri, deve essere completamente evangelizzata perché possa avere la grazia e la vitalità di proclamare e rendere testimonianza al Vangelo del Signore Crocifisso e Risorto.

Nel disegno di Dio, la Chiesa non è uno strumento da usare per qualche impresa umana, non importa quanto nobile e utile. Piuttosto la Chiesa, così come ci viene dall'amorevole mano del Padre, è il segno e lo strumento della comunione della famiglia umana con Dio stesso e della sua profonda unità intrinseca. Se l'Africa è frammentata e divisa, la Chiesa, quale famiglia di Dio, deve essere un modello di unità per la società. Se l'Africa è colpita dalla povertà, dalla corruzione, dall'ingiustizia e dalla violenza, la Chiesa deve essere una comunità risanatrice, riconciliatrice, che perdona e che sostiene. L'amore è la forza di coesione di questa comunità in cui nessuno è tanto povero da non aver nulla da offrire, e nessuno tanto ricco da non aver nulla da ricevere. L'amore verso Dio e l'amore per ogni essere umano, soprattutto i poveri e gli indifesi, rappresenta la forza stimolante della missione evangelizzatrice a cui siete chiamati. L'amore impone ai seguaci di Cristo di portare la sua luce e la sua salvezza ai confini della terra: e perciò in ogni angolo dell'Africa.

Il futuro dell'evangelizzazione deve essere l'irradiazione di una fede vibrante e viva

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3. All'inizio di quest'anno ho avuto il meraviglioso privilegio di celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù con milioni di giovani a Manila, nelle Filippine.

In quell'occasione ho potuto incontrare i Vescovi che partecipavano all'Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia. Ciò che ho detto loro a proposito del grande compito dell'evangelizzazione, può applicarsi allo stesso modo per l'Africa: "Quando cerchiamo di immaginare il futuro dell'evangelizzazione in questo Continente, non lo vediamo forse come l'irradiazione di una fede vibrante, viva, praticata e dichiarata dai singoli cristiani e dalle comunità cristiane?... Poiché irradiare la fede implica i livelli più alti di vita cristiana - una ricca vita di preghiera e di pratica sacramentale, e di integrità morale - da parte di ciascuno. Proclamare agli altri "la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore" (
Rm 6,23), esige, da parte di ogni membro della Chiesa, la santità e l'integrità di colui per il quale "il vivere è Cristo" (Ph 1,21). La proclamazione diventa credibile quando è accompagnata dalla santità di vita, dalla sincerità dei propositi e dal rispetto per gli altri e per tutta la creazione" (Indirizzo alla FABC, Manila, 15 gennaio 1995, n. 5).

Ai laici e alle famiglie: guardate alla vostra fede e alle vostre tradizioni, vi troverete la libertà

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4. Con quali risorse la Chiesa in Africa riuscirà ad affrontare queste enormi sfide? Il Sinodo dice: "La più importante (risorsa), dopo la grazia di Cristo, è evidentemente quella del popolo. Il popolo di Dio - inteso nel senso teologico della Lumen gentium, questo popolo che comprende i membri del Corpo di Cristo nella sua totalità - ha ricevuto il mandato, che è allo stesso tempo un onore e un dovere, di proclamare il messaggio evangelico... La comunità intera ha bisogno di essere preparata, motivata e rafforzata per l'evangelizzazione, ognuno secondo il proprio ruolo specifico all'interno della Chiesa" (
LG 53).

E' quindi con immensa gioia e speranza che affido l'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa a tutti i settori del popolo di Dio in Africa, agli agenti dell'evangelizzazione.

Innanzitutto ai laici.

La maturazione della comunità cattolica in Africa consisterà in larga misura nel mettere in grado i laici di esercitare responsabilmente la loro piena vocazione e dignità cristiana. I laici, uomini e donne, e soprattutto i giovani, sono spesso delusi per lo spazio loro concesso nella Chiesa, e per il fatto che non vengono aiutati a sviluppare in pieno i loro specifici carismi. I Padri Sinodali hanno riconosciuto la necessità di un laicato dinamico: genitori che siano persone profondamente credenti, educatori consapevoli delle proprie responsabilità, leader politici che abbiano un profondo senso della moralità (cfr. Ph 22).

I frutti del Sinodo sono affidati in modo particolare alle famiglie, alle famiglie che si sforzano di vivere pienamente la loro vocazione cristiana, poiché "il focolare è la prima scuola di vita cristiana e "una scuola di umanità più ricca"" (Ph 92).

E' giustamente a causa del vigore delle tradizioni familiari africane, che i Padri Sinodali hanno considerato la Chiesa Famiglia di Dio come idea-forza dell'evangelizzazione di questo continente (cfr. Ph 63). Ed è proprio nella famiglia e grazie alla famiglia che l'importante questione dell'inculturazione della fede può essere posta, in funzione dell'esperienza della realtà quotidiana.

I rapporti affettuosi della famiglia africana, l'attenzione che i suoi membri dedicano l'uno all'altro, soprattutto ai bambini e agli anziani, la solidarietà che lega la famiglia alla comunità più vasta, il suo amore e il suo rispetto profondo per la vita che si conclude e che nasce, tutto ciò costituisce un terreno fertile in cui lo spirito del Vangelo può generare una splendida fioritura dello spirito delle beatitudini. Quando i valori tradizionali della famiglia vengono purificati, elevati e trasformati dall'incontro con il Vangelo della vita, la comunità cattolica riscopre le dimensioni essenziali della fraternità e dell'amore cristiano, che si oppone all'individualismo eccessivo delle società secolarizzate (cfr. Ph 43).

Il Sinodo non poteva ignorare le nuove sfide che la famiglia africana deve affrontare, a motivo dell'adozione a volte imposta di modelli di sviluppo economico e sociale che non rispecchiano il carattere dell'Africa. E' così che in tutti i paesi africani si sperimentano i "fenomeni di sradicamento familiare, di urbanizzazione, di disoccupazione, come pure le molteplici seduzioni materialiste e quella sorta di trauma intellettuale che provoca la valanga di idee insufficientemente vagliate, diffuse dai media" (cfr. Ph 76). L'Africa ha certamente in sé le risorse umane e spirituali necessarie per trovare la propria via verso un migliore sviluppo materiale e un maggiore benessere, senza importare quanto le società dei consumi hanno di più negativo! Nell'Esortazione Apostolica ho voluto riprendere quanto ho detto nel corso della mia visita in Malawi nel 1988: "Io vi lancio una sfida oggi, una sfida che consiste nel rigettare un modo di vivere che non corrisponde al meglio delle vostre tradizioni locali e della fede cristiana. Molte persone in Africa guardano al di là dell'Africa, verso la cosiddetta 'libertà del modo di vivere moderno'. Oggi io vi raccomando caldamente di guardare in voi stessi. Guardate alle ricchezze delle vostre tradizioni, guardate alla fede che abbiamo celebrato in questa assemblea. Là voi troverete la vera libertà, là troverete il Cristo che vi condurrà alla verità" (Ph 48).

Ai giovani: siate apostoli della vostra generazione trasmettete agli altri la luce di Cristo

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5. Affido i risultati del Sinodo ai giovani dell'Africa, poiché i giovani costituiscono la parte più ampia della popolazione e la speranza del vostro futuro. I giovani africani vengono spesso colti da una crisi di identità: tra modelli di vita contrastanti che li lasciano confusi e senza ideali. La Chiesa deve trovare modi opportuni per esser loro vicina, con particolare attenzione a quelli senza istruzione, ai bambini di strada, ai figli degli emigranti e dei rifugiati. Il Sinodo esorta i giovani ad essere apostoli della loro generazione, trasmettendo agli altri la luce di Cristo che illumina il loro intimo (cfr.
Ph 93).

I frutti del Sinodo sono affidati in modo speciale ai catechisti, che sono sempre stati e sono oggi "determinanti nella fondazione e nell'espansione della Chiesa in Africa" (cfr. Ph 91). A nome di tutta la Chiesa dico grazie a tutti i catechisti per l'indispensabile opera che compiono a servizio del Vangelo. Spesso voi operate in modo silenzioso, nascosto. Il Signore, che vede nel segreto dei vostri cuori, non mancherà di ricompensarvi! Alle persone consacrate: voi siete i segni viventi dell'amore a Dio e della dedizione al suo Regno

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6. Con particolare fiducia affido l'attuazione del Sinodo alla testimonianza e all'azione consacrata delle Religiose e dei Religiosi, sia africani che missionari di altri Paesi. Voi siete i segni viventi dell'amore assoluto a Dio e dell'assoluta dedizione alla crescita del Suo Regno. L'Esortazione Apostolica vi incoraggia a cercare possibilità di crescita e di espansione promuovendo nuove vocazioni e a continuare a portare la ricchezza dei vostri carismi alle Chiese e alla gente che servite, come avete fatto dall'inizio della plantatio Ecclesiae in questo Continente.

Faccio appello in special modo alle comunità religiose contemplative, perché continuino a portare le necessità della Chiesa e dei popoli dell'Africa dinanzi al trono della grazia di Dio. Con l'esempio della vostra adorazione e del vostro sacrificio, continuate a insegnare che Dio è il vero centro e obiettivo della vita umana, ed effondete sul popolo di Dio la fecondità soprannaturale che renderà gli anni a venire una nuova primavera per la Chiesa in Africa.

Ai sacerdoti e ai diaconi: in prima linea nella grande impresa dell'evangelizzazione

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7. In unione con i nostri Confratelli Vescovi, affido solennemente l'Esortazione Apostolica ai sacerdoti e ai diaconi dell'Africa.

Dipenderà soprattutto da voi e dai vostri Vescovi, se le vostre parrocchie, comunità e organizzazioni subiranno quel rinnovamento che lo Spirito sta offrendo e di cui i popoli dell'Africa hanno bisogno, al fine di entrare nel Terzo Millennio con "il fermo impegno di porre in atto con grande fedeltà le decisioni e gli orientamenti che, con l'autorità apostolica di Successore di Pietro, presento in questa Esortazione. Sono decisioni e orientamenti che si iscrivono nella genuina linea degli insegnamenti e delle direttive della Chiesa e, in particolare, del Concilio Vaticano II, che è stato la principale fonte d'ispirazione dell'Assemblea speciale per l'Africa" (
Ph 141). Con amore ardente nel Signore per ciascuno di voi, vi incoraggio ad essere servitori e leader attraverso la fedeltà all'Eucaristia e alla parola di Dio. Siete in prima linea nella grande impresa della nuova evangelizzazione, che deve incarnarsi alle verità e ai valori del Vangelo nella lingua, nella storia e nella vita sociale, politica ed economica dei vostri popoli" (cfr. Ph 59).

Tutti devono confidare nella promessa del Signore

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8. Il Sinodo si è concluso. Il Sinodo è appena iniziato. Il cammino da percorrere non sarà facile, ma ogni membro della famiglia di Dio in Africa - Vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi, Religiose e Religiosi e laici, uomini e donne - tutti devono confidare nella promessa del Signore: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (
Mt 28,20). A Lui la gloria e l'onore per tutti i secoli dei secoli.

Data: 1995-09-19 Data estesa: Martedi 19 Settembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1524