GPII 1995 Insegnamenti 1593

Lettera all'Arcivescovo di México - Città del Vaticano

Titolo: Per il centenario dell'incoronazione di N. Signora di Guadalupe

Al Venerabile Fratello Norberto Rivera Carrera Arcivescovo del México, agli altri Fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli.

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1. In occasione del I Centenario dell'incoronazione dell'immagine di Nostra Signora di Guadalupe, desidero unirmi spiritualmente all'amato fedele popolo di México, per rendere omaggio alla sua Regina e Patrona nel suo Santuario nazionale, e allo stesso tempo rendere grazie al Signore per il dono della fede e per la continua presenza della Vergine Maria su questa terra benedetta.

In questa particolare circostanza, la comunità cattolica ha voluto recarsi al Santuario di Tepeyac, casa comune di tutti i messicani, per esprimere ancora una volta alla sua Signora e Madre tutto l'affetto e la devozione che le portano, preziosa eredità di quanto le è stato dato attraverso tante generazioni.

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2. Questa celebrazione giubilare deve essere un'occasione favorevole per ricordare e ringraziare del ruolo avuto nell'evangelizzazione del Continente dalla Vergine Maria. Essa ci mostra Gesù e ci conduce a Lui. Tutto ciò è confermato anche dalla devozione espressa attraverso i numerosi Santuari che, sotto uno stesso nome, rappresentano una vera e propria "geografia della fede" e della pietà mariana.

Essa, la Madre di Gesù, è stata veramente la Stella dell'Evangelizzazione, colei che precede e accompagna i suoi figli nel cammino della fede e della speranza.

Non si può annunciare Gesù Cristo, Dio e vero uomo, senza parlare della Vergine Maria, sua Madre. Non si può professare la fede nell'Incarnazione senza proclamare, come ha fatto la Chiesa fin dall'antichità nel Simbolo Apostolico, che il Figlio di Dio "fu concepito per opera e per grazia dello Spirito Santo, nacque dalla Santa Maria Vergine". Non si può contemplare il mistero della morte redentrice di Cristo senza ricordare che Gesù stesso, dalla croce, ce la diede come Madre e ce la raccomando affinché la accogliessimo fra i doni più preziosi che Egli stesso ci ha lasciato. In questo modo, con il Vangelo di Gesù, la Chiesa riceve l'annuncio della presenza materna di Maria nella vita dei cristiani.

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3. Come nella Chiesa nascente di Pentecoste. La figura di Nostra Signora ha voluto farsi presente anche, fin dal principio, nell'evangelizzazione della vostra patria. La Vergine ci offre il suo divino Figlio e ci invita a credere in Lui come Maestro di verità e Pane di vita. perciò, le parole di Maria a Cana, "Fate quello che vi dirà" (
Jn 2,5), rappresentano anche oggi il nucleo della Nuova Evangelizzazione. Infatti, si tratta di rendere vita la fede che professiamo e di mettere in atto i comandamenti di Dio, che hanno nel precetto dell'amore fraterno il centro e il culmine dell'identità cristiana.

E necessario quindi annunciare instancabilmente Gesù Cristo affinché il suo messaggio di salvezza penetri nella coscienza e nella vita di tutti, converta i cuori e rinnovi le strutture della società. Per questo Maria vi dona Cristo come fondamento della pace e della convivenza fraterna nella società messicana: una convivenza che richiede la pratica della vera giustizia sociale, che dia ad ognuno ciò di cui ha bisogno, attraverso una giusta distribuzione dei beni e la solidarietà con i più poveri, e allo stesso tempo favorisca la partecipazione responsabile di tutti ai destini della Nazione.

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4. Nella società attuale sono in gioco molti valori che coinvolgono la dignità dell'uomo. La difesa e la promozione di essi dipende in gran parte dalla vita di fede e dalla coerenza dei cristiani con le verità che professano. Fra questi valori è opportuno sottolineare il rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale; la garanzia effettiva dei diritti fondamentali della persona; la santità e indissolubilità del matrimonio cristiano così come la stabilità e la dignità della famiglia. Queste sono le esigenze più urgenti per rendere possibile la tanto sospirata pace sociale.

Per questo, la devozione mariana esige oggi dai credenti una chiara e coraggiosa testimonianza di amore per Cristo, che renda evidente l'identità personale e comunitaria dei cattolici contro il pericolo del secolarismo e del consumismo e allo stesso tempo favorisca nelle famiglie la pratica delle virtù cristiane. Solo così questa devozione aiuterà a consolidare i vincoli di comunione con i Pastori della Chiesa di Cristo facendo fronte alla disgregazione della fede, spesso favorita dal proselitismo delle sette. Solo così i discepoli del Signore potranno essere per gli altri il sale della terra e la luce del mondo (cfr.
Mt 5,13-14).

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5. Cari fratelli e sorelle, raccomando tutte e ognuna delle Comunità ecclesiali messicane all'intercessione di Nostra Signora corroborate nella speranza, generose nella carità. La supplico di infondere in esse un maggiore dinamismo che faccia di ogni cristiano un vero apostolo.

Chiedo anche che si rafforzi in tutti la devozione per la Vergine Maria e che le manifestazioni più autentiche mediante la liturgia e la pietà popolare siano fonte di rinnovamento cristiano per il Popolo di Dio in Messico, in viaggio verso il Padre.

Per dimostrarvi il mio grande affetto, vi imparto l'implorata Benedizione Apostolica.

Vaticano, 29 settembre 1995.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-09-29 Data estesa: Venerdi 29 Settembre 1995

Alle Suore di San Paolo di Chartres - Città del Vaticano

Titolo: "Tutto posso in colui che mi dà forza"



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1. Eccovi qui a Roma per tenere il vostro Capitolo generale e, in occasione di questo importante momento della vita della vostra Congregazione, avete chiesto di incontrarmi per manifestare la vostra devozione al Successore di Pietro. E con grande gioia che vi porgo il mio benvenuto! In veste di partecipanti al capitolo vedo le quattromila Sorelle di San Paolo di Chartres. Con voi è un po' come se tutti e cinque i continenti fossero ora tutt'insieme presenti qui. Infatti in ciascuno di essi le Sorelle che vi hanno preceduto hanno fondato case per rispondere a tutti gli appelli loro rivolti da ormai trecento anni. Perché è questo l'anniversario che voi festeggiate quest'anno: sono trascorsi trecento anni dal giorno in cui Marie-Anne de Tilly e il reverendo Louis Chauvet, spinti dallo Spirito e mossi dalle miserie di cui ogni giorno erano spettatori nei villaggi dell'Ile-de-France, decisero di consacrare tutte le loro energie al servizio dei più poveri.

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2. Come non rendere grazie al Signore per lo splendore del suo operato? E Lui che concede di crescere e di esistere. Siamo sempre nelle sue mani. Quando operiamo, è Lui che ci guida per condurci verso il Regno. Come dice il prefazio del Comune dei Santi, quando Lui incorona i loro meriti, incorona i suoi doni. A considerare l'opera svolta dai vostri fondatori, come si può non restare stupiti dalla generosità da loro profusa, dalla capacità da loro dimostrata, dalla costanza di cui hanno dato prova? Tuttavia come si può non vedere che è stato Dio a permettere loro di operare in questo modo e a voler servirsi di loro "per la sua gloria e per la salvezza del mondo"?

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3. "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (
Ph 4,13). E bene ricordare queste parole del vostro Santo protettore quando ripensiamo l'opera fin qui compiuta. Si, da tre secoli le vostre Sorelle, gradualmente insediatesi nei cinque continenti, hanno saputo meditare e mettere in pratica le parole di Cristo nell'Ultima Cena "Senza di me non potete fare nulla" (Jn 15,5). Senza colui al quale avete donato le vostre vite, la vostra testimonianza sarebbe vuota, il vostro impegno senza alcun valore, la vostra vita priva di significato. Ma grazie alla vostra costanza, alla vostra osservanza fedele dei tre consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, siete diveniate Sorelle di Gesù Cristo, completamente consacrate a Colui di cui un giorno avete, senza pentirvene, accolto l'invito: "Vieni, esaudiro i desideri del tuo cuore".

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4. Proseguite senza posa il vostro impegno di evangelizzazione nei vari luoghi in cui siete già presenti. Nell'annuncio diretto della Buona Novella attraverso la catechesi dei bambini, dei giovani e degli adulti, nulla deve essere tralasciato per far assaporare la Parola di Dio. San Paolo fu forse il più grande catechista di tutti i tempi e vi darà la forza di essere vere testimoni "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (
2Tm 4,2). Voi conoscete e meditate le parole di fuoco che risplendono nelle sue lettere: "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1Co 2,2), o ancora: "Per me infatti il vivere è Cristo" (Ph 1,21). Care Sorelle, il Cristo crocifisso è resuscitato, il Signore della gloria, vi accompagnerà e vi guiderà Lui stesso, facendo di voi degli apostoli dei tempi moderni per tutti e tutte coloro che saranno posti sul vostro cammino.

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5. Spinte dalla fede ad annunciare la fede, voi siete anche mosse dalla carità del Signore a mettere in pratica l'amore per i vostri fratelli e le vostre sorelle.

Voglio qui salutare tutte le opere caritative a cui vi siete dedicate con generosità e altrettante competenza ed efficacia. I vostri fondatori avevano lungamente meditato sulla frase di Cristo che è la chiave dell'azione del cristiano: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avrete fatto a me" (
Mt 25,40). Riprendo volentieri queste parole alla vostra presenza, in occasione di questo capitolo generale. In ognuna delle vostre case, prima, e attorno a voi, poi, prediligete la carità fraterna, quella che permette di riconoscere i discepoli di Cristo. Scuole, ospedali, ambulatori, cliniche, centri di accoglienza per i senza tetto, non c'è luogo in cui la carità non possa trovare espressione, in cui il volto del fratello non possa ricordare quello del Signore. Trecento anni di pratica della carità vi conferiscono una forza incredibile per continuare ad essere, nell'umiltà e nella gioia della vita consacrata, quelle apostole dell'amore di cui il mondo ha tanto bisogno.

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6. Chartres, Cayenna, Guadalupe e Martinica, Hong-Kong, Madagascar, Borneo, Corea, Vietnam, è lunga la lista dei paesi e delle città dove vi siete insediate per crearvi delle fondazioni. Davanti a voi, amate Sorelle, si apre un vasto campo di azione. Il mondo intero, come dicevo all'inizio, è una sola terra di missione. E voi siete le ancelle del Seminatore, le amiche dello Sposo che il Maestro troverà sveglie al suo ritorno. Vi ringrazio per la testimonianza da voi finora portata e vi esorto a proseguirla senza posa, fiduciose nel Cristo Salvatore il quale ogni giorno ripete a ciascun cristiano: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (
Jn 16,33). Possa San Paolo essere il vostro compagno d'anni, lui, l'atleta di Cristo, che fino alla fine "ha combattuto la buona battaglia" (2Tm 4,7)! Possa Maria, Madre del Redentore, condurvi ai più poveri, ai più diseredati, a quanti vi attendono e non osano sollevare il capo! Abbiate la certezza che il Papa conta su di voi e che vi accompagna nella vostra nobile missione al servizio di Cristo e della Chiesa! Affinché il Signore vi sostenga nella vostra vita religiosa e nella vostra attività, vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica, estesa a tutte le vostre consorelle, alle vostre famiglie e a quanti vi sono affidati.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-09-30 Data estesa: Sabato 30 Settembre 1995

Messaggio: lettera del Papa ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Gregoriana per il 125 della "Dei Filius" - Castel Gandolfo

Titolo: Ogni teologia per essere fruttuosa deve essere coltivata nella Chiesa, in sintonia con essa ed a servizio di essa

Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Carissimi Docenti e Studenti di teologia!

1605
1. "Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo" (
2Co 4,13). Quanto afferma l'apostolo Paolo esprime in modo assai efficace lo scopo di ogni ricerca teologica: l'approfondimento dei contenuti della fede porta sempre con sé la necessità dell'annuncio e della comunicazione. Voi, Docenti di Teologia, questo lo sapete e lo vivete, e proprio su questo avete riflettuto nel corso del Congresso Internazionale di teologia fondamentale, promosso in questi giorni a Roma per celebrare i 125 anni dalla promulgazione della Costituzione dogmatica Dei Filius, del Concilio Vaticano I.

Rivolgo un particolare pensiero al Signor Cardinale Pio Laghi, Gran Cancelliere della Pontificia Università Gregoriana. Estendo il mio riconoscente saluto al Padre Giuseppe Pittau, Rettore della medesima illustre Università, al Comitato scientifico e ai relatori che hanno collaborato alla realizzazione del convegno. A tutti voi, che partecipate a questo importante incontro teologico internazionale, va il mio cordiale benvenuto.

Durante queste intense giornate di studio avete posto al centro della vostra ricerca l'identità della Teologia Fondamentale e la sua collocazione scientifica tra fede e ragione. La relazione tra questi due poli qualifica giustamente il cammino compiuto dalla vostra disciplina teologica nel corso dei secoli e ne specifica la necessità per la vita della Chiesa, costantemente chiamata a dare ragione della propria speranza (cfr. 1P 3,15).

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2. Lo studio della Costituzione Dei Filius, condotto alla luce della Costituzione del successivo Concilio Vaticano Dei Verbum, permette innanzitutto di cogliere la continuità nell'insegnamento del Magistero, che presenta "id quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est" (Vincenzo di Lérins, Commonitorium 2, 5).

Nello stesso tempo, esso evidenzia l'approfondimento che il depositum fidei consente e sollecita.

Nei due documenti conciliari l'intelligenza della fede punta il suo sguardo direttamente sulla verità della rivelazione; nel primo la incontra in modo privilegiato nell'orizzonte gnoseologico, nel secondo in quello cristologico. La Dei Filius riconosce alla ragione umana la possibilità di raggiungere la verità in modo autonomo e, partendo dal creato, di arrivare a conoscere Dio creatore (can. II, 1); la Dei Verbum afferma che "la verità profonda su Dio e sulla salvezza degli uomini risplende a noi in Cristo" (
DV 2). In entrambi i documenti la rivelazione trae origine dalla libertà di Dio e il nostro credere si fonda sulla sua autorità. Lontano, quindi, dall'essere un semplice momento celebrativo, questo convegno indica le tappe salienti nella maturazione della fede e i punti fondamentali della sua intelligenza.

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3. Contenuto peculiare della vostra disciplina teologica, alla luce di tale insegnamento, è dunque la rivelazione di Dio all'umanità. Questo è anche il vero, grande centro della nostra fede: Dio che rivela il suo mistero di amore e, mentre investe di luce la mente che lo riceve, la abbaglia a tal punto da renderne la comprensione parziale e necessariamente imperfetta.

La rivelazione si apre la strada per comprendere in profondità lo stesso mistero dell'uomo. In Gesù di Nazaret la vita personale acquista pienezza di luce e di significato; lontano da lui l'uomo smarrisce irrimediabilmente il senso pieno della propria esistenza (cfr.
GS 22). Il teologo pertanto, nella misura in cui resta fedele alla rivelazione, diventa anche esperto dell'uomo e del suo destino. Qui si colloca la competenza propria della teologia e la sua specificità rispetto alle altre scienze (cfr. Summa contra Gentiles I, 4; I 8,2).

Tenendo fissi gli occhi sulla rivelazione, voi avete la possibilità di mostrare non solo la chiamata universale di Dio, ma anche il perenne valore della sua verità per l'uomo di ogni tempo. Si coglie in questo modo la peculiarità della fede cristiana nei confronti delle altre religioni. Come ho recentemente ricordato nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, "nel cristianesimo l'avvio è dato dall'incarnazione del Verbo. Qui non è soltanto l'uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in Persona a parlare di sé all'uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo... Il Verbo incarnato è, dunque, il compimento dell'anelito presente in tutte le religioni dell'umanità" (TMA 6).

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4. Più di altre discipline teologiche, la vostra si trova nella condizione privilegiata di toccare i punti referenziali e normativi del credere. Per questo motivo vi esorto, carissimi, a dare particolare spazio alla pedagogia della fede, approfondendo le espressioni che essa ha assunto nel corso dei secoli.

A voi compete trovare le ragioni perché la rivelazione, soprattutto oggi, sia percepita nella sua evidente credibilità, quando presenta l'amore del Dio crocifisso e risorto, vera e unica fonte di ogni autentico amore. La ricerca delle condizioni nelle quali l'uomo pone da sé le prime domande fondamentali sul senso della vita, sul fine che ad essa vuole dare e su ciò che l'attende dopo la morte, costituisce per la teologia fondamentale il necessario preambolo affinché, anche oggi, la fede abbia a mostrare in pienezza il cammino ad una ragione in ricerca sincera della verità. In tal modo la fede, dono di Dio, pur non fondandosi sulla ragione, non può certamente far a meno di essa; al tempo stesso, appare la necessità per la ragione di farsi forte della fede, per scoprire gli orizzonti ai quali da sola non potrebbe giungere.

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5. Nel contatto con le diverse culture, reso spesso difficile per la volontà di imporre la supremazia del particolare, spetta a voi trovare nuove forme di dialogo, perché emergano i caratteri indelebili di apertura al Trascendente, il desiderio di verità piena, radicato nell'intimo di ciascuno, e le espressioni universali, che sono sempre segni di unità e mai di divisione.

Alla stessa stregua, nel necessario ed utile dialogo con le diverse scienze e discipline, mentre ne riconoscete l'autonomia e le conquiste, non mancate di rilevare che, avendo esse sempre dei riflessi sull'esistenza personale e sociale, suppongono a loro volta un necessario rapporto con i fondamentali valori, presenti nel cuore dell'uomo. Spetta a voi difendere l'insegnamento della Chiesa nei confronti di quelle forme di pensiero che vogliono negare all'uomo ogni apertura alla trascendenza, per rinchiuderlo nel vicolo cieco del nulla oltre se stesso.

Quando poi cercate di individuare le condizioni che permettono alla teologia di essere una "scienza" a titolo non inferiore rispetto alle altre, la vostra indagine deve mantenere fermo il primato della rivelazione e l'orizzonte della ecclesialità (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum veritatis nn. 10-11). Ogni teologia, per essere fruttuosa, deve essere coltivata nella Chiesa, in sintonia con essa ed a servizio di essa. L'equilibrio trovato con fatica dai santi Padri tra fede e ragione non abbia ad oscillare in modo irrecuperabile verso forme estreme, per non umiliare né la fede né la ragione, come è purtroppo a volte accaduto nella storia della teologia. E' urgente, pertanto, che si trovino adeguate forme espressive, perché in un linguaggio attuale, senza mai tradire la verità espressa dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa, si possa presentare anche agli uomini del nostro tempo il grande tesoro della rivelazione cristiana.

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6. Carissimi, so che molti di voi insegnano teologia fondamentale nelle Facoltà ecclesiastiche e nei Seminari. In tale impegnativa missione vi rivolgete a giovani che si preparano al Sacerdozio, spinti dall'entusiasmo di seguire Cristo e desiderosi di celebrare i sacri Misteri nell'esercizio delle responsabilità pastorali.

Siate per loro, nel vostro compito di cultori della teologia, degli autentici formatori: sappiate cioè mostrare che la realtà del mistero di fede è da voi non solo insegnata ma vissuta in prima persona, nell'impegno di coniugare insieme approfondimento teoretico e testimonianza concreta in mezzo al Popolo di Dio.

Comunicate agli studenti il gusto della ricerca e la passione per la verità. Imparino da voi come trasmettere, a loro volta, le verità della fede, cogliendo nel vostro insegnamento la fedeltà alla Parola di Dio e al Magistero della Chiesa, il quale, per primo, vi chiede di esprimere al meglio il mistero della fede, perché il popolo di Dio possa crescere nella verità.

1611
7. Sappiate infine essere autentici apologeti del mistero della Redenzione.

Inseritevi con generosità nella lunga schiera di coloro che hanno fondato il proprio cammino di credenti sulle parole dell'apostolo Pietro, il quale esorta ad essere "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (
1P 3,15). Auspico che possiate arricchire la schiera degli apologeti, testimoniando anche nel nostro tempo la stessa grandezza di Giustino, Tertulliano, Origene, Agostino, Anselmo, Tommaso e, in secoli più vicini a noi, san Roberto Bellarmino ed il Cardinale John Henry Newman. Fate vostra la loro passione per la verità della fede, da testimoniare, se necessario, anche fino al martirio.

Con tali sentimenti, mentre invoco la materna protezione della Vergine Maria, Madre di Dio e Sede della Sapienza, affinché disponga i vostri cuori ad accogliere e a custodire la Parola di cui cercate l'intelligenza, imparto a tutti voi qui presenti e a coloro a cui si rivolge il vostro insegnamento teologico una speciale Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 30 Settembre 1995.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-09-30 Data estesa: Sabato 30 Settembre 1995

Udienza: il Santo Padre al Sindaco e a membri del Consiglio Comunale di Castel Gandolfo

Titolo: La reciproca vicinanza vi ha consentito di avvertire le mie speranze e le mie preoccupazioni per quanto avviene nel mondo

Signor Sindaco! Carissimi Fratelli e Sorelle!

1612
1. E' gradita consuetudine che il Papa, prima di lasciare la residenza di Castel Gandolfo a conclusione del suo soggiorno estivo, si incontri con i Rappresentanti dell'Amministrazione comunale per esprimere loro, in una speciale Udienza, un riconoscente pensiero.

Saluto innanzitutto Lei, Signor Sindaco, e La ringrazio per le nobili parole con le quali ha saputo interpretare i sentimenti dei presenti e dell'intera cittadinanza; saluto, inoltre, voi, Membri del Consiglio comunale e dipendenti dell'Amministrazione municipale.

Sono lieto di porgere, con il saluto, il mio ringraziamento a ciascuno di voi per le attenzioni e le premure, tese a rendermi la permanenza riposante e serena.

Manifesto pure cordiale apprezzamento per l'organizzazione e per l'ospitalità riservata ai pellegrini, saliti quassù per incontrarmi. E' vero: cortesia e simpatia contraddistinguono lo stile della popolazione e dell'Amministrazione di questa cittadina a me tanto cara.

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2. Carissimi Fratelli e Sorelle, mi congedo da voi dopo aver trascorso a Castelgandolfo alcuni mesi ricchi di riflessione e di incontri. Nella serenità di questi luoghi ho potuto prepararmi al pellegrinaggio a Loreto per incontrare attorno alla Casa di Maria i Giovani dell'Europa, e poi al Viaggio apostolico in Camerun, Sud Africa e Kenya, nel corso del quale ho potuto consegnare ai Pastori ed ai fedeli di quelle Chiese l'Esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa.

La reciproca vicinanza ha inoltre consentito a voi di avvertire, forse più di altri, le mie speranze e le mie preoccupazioni per quanto avviene nel mondo; ed a me ha permesso di conoscere l'ordinato vivere di questa Città e l'attenzione che si pone al rispetto della dignità di ogni persona.

Il Signore, che edifica e custodisce ogni umana convivenza (cfr. Salmo 126), continui a vegliare su di voi e ad accompagnarvi con la sua grazia nei vostri impegni quotidiani.

La Vergine Santa avvalori questi miei voti augurali e conceda a tutti doni abbondanti di prosperità e di pace.

Assicurando la mia preghiera riconoscente, imparto di cuore a voi, ai vostri cari, particolarmente alle vostre famiglie, e all'intera cittadinanza la propiziatrice Benedizione Apostolica, segno della mia costante benevolenza.

Data: 1995-09-30 Data estesa: Sabato 30 Settembre 1995

Angelus: il Papa ricorda che il mese di ottobre è particolarmente legato alla riscoperta del Santo Rosario - Città del Vaticano

Titolo: "Alla intercessione dei Beati affido la visita che compiro il prossimo 5 ottobre all'Onu"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1614
1. Il mese di ottobre, nella vita della comunità cristiana, è dedicato a Maria ed è particolarmente legato alla riscoperta del Santo Rosario.

Si tratta di una preghiera semplice e profonda, adatta ai singoli e alle comunità, alle persone d'ogni ceto e formazione culturale. E' preghiera mariana, ma al tempo stesso cristologica, perché scandita dalla meditazione della vita di Cristo. Maria ci porta a Gesù! Ripetendo preghiere abituali e care come il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Gloria, l'anima si raccoglie nella contemplazione dei misteri della salvezza e presenta a Dio, per intercessione della Vergine, i propri bisogni e quelli dell'umanità intera, implorando dal Signore la forza per un impegno evangelico più coerente e generoso. Un tempo era diffusa la recita quotidiana del Rosario in famiglia. Quanto gioverebbe ancor oggi simile pratica! La corona di Maria allontana i germi della disgregazione familiare; è vincolo sicuro di comunione e di pace.

(Il Papa ha quindi rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di pellegrini di lingua spagnola e francese convenuti in Piazza San Pietro per le beatificazioni:]

1615
2. I Beati, che ho avuto poc'anzi la gioia di elevare agli onori degli altari, furono sinceramente devoti della Vergine Santissima e seppero sempre cercare nella recita del Rosario conforto e sostegno in ogni circostanza della loro vita. Alla loro intercessione affido la visita che compiro il prossimo 5 ottobre all'Organizzazione delle Nazioni Unite in New York. Possa anche questa iniziativa contribuire alla causa della pace e della solidarietà tra i popoli.

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare a quanti sono convenuti a Roma per partecipare all'odierna Beatificazione. Il coraggio con cui i nuovi Beati hanno dato la vita per Cristo sproni ciascuno a generoso impegno di testimonianza cristiana.

3 Saluto con grande affetto tutti i pellegrini di lingua spagnola. In modo speciale i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli dei numerosi pellegrinaggi, così come le autorità civili che partecipano a questa cerimonia.

Iniziando il mese di ottobre, dedicato al santo Rosario, vi invito a pregarlo con devozione, ricordando che è l'orazione a cui ricorsero con gran fervore, nei momenti più difficili, i martiri beatificati oggi. La loro fiducia filiale alla Vergine Maria sia per tutti noi modello di amore verso la nostra Regina e Madre.

Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

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4. Saluto molto cordialmente i pellegrini della Francia che sono venuti per la messa di beatificazione di questa mattina. Cari amici, è con gioia che vi ho visto pregare con fervore. Per il rinnovo spirituale delle vostre diocesi, disponete ormai di nuovi intercessori. Li invoco nel vostro nome e chiedo a Dio di benedirvi e custodirvi ogni giorno.

Data: 1995-10-01 Data estesa: Domenica 1 Ottobre 1995

Nel corso della solenne Concelebrazione Eucaristica in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II beatifica 64 vittime della rivoluzione francese, 45 vittime della guerra civile in Spagna e un religioso scolopio italiano - Città del Vaticano

Titolo: La gloria dei martiri



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1. "Loda il Signore, anima mia" (Ps 145(146],1).

L'invito del salmo vien fatto proprio dalla Chiesa nel giorno della Beatificazione dei martiri, che hanno testimoniato col sangue la loro fedeltà a Cristo durante la rivoluzione francese ed al tempo della guerra civile in Spagna.

Il martirio è un particolare dono dello Spirito Santo: un dono per tutta la Chiesa. Esso trova il suo coronamento nell'odierna liturgia di Beatificazione, nella quale rendiamo in modo speciale gloria a Dio: "Te martyrum candidatus laudat exercitus". Dio, che mediante un atto solenne della Chiesa - la Beatificazione - corona i loro meriti, manifesta allo stesso tempo il dono di grazia a loro fatto, come proclama la liturgia: "Eorum coronando merita, tua dona coronas" (Missale Romanum, Praefatio de Sanctis I).

1618
2. In questi nuovi Beati si manifesta in modo particolare Cristo: la ricchezza del suo mistero pasquale, della croce e della risurrezione. "Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (
2Co 8,9).

Ecco i nomi dei Beati che la Chiesa eleva oggi alla gloria degli altari, presentandoli alla venerazione dei credenti quale maturo frutto del mistero pasquale del Redentore: Anselmo, Felipe, Pedro Ruiz, Jean Baptiste, Dionisio, Pietro, Carlos, Fidel, Jesus, Suor Angeles, Vicente e l'intera schiera dei compagni e delle compagne di martirio.

(In spagnolo:]

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3. "Uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi.. alla fede" (
1Tm 6,11). Queste parole dell'apostolo Paolo hanno il loro compimento nei nuovi Beati Anselmo Polanco, Vescovo di Teruel, e Felipe Ripoll, suo General Vicario.

Anselmo Polanco, religioso agostiniano, scelse come motto vescovile: "Per conto mio mi prodighero volentieri, anzi consumero me stesso per le vostre anime" (cfr. 2Co 12,15). Il giorno del suo ingresso nella diocesi diceva come un presentimento: "Sono venuto a dare la vita per le mie pecore". Per questo, insieme a Felipe Ripoll, volle rimanere accanto al suo gregge in mezzo ai pericoli e soltanto con la forza fu separato da esso. I nuovi Beati, di fronte all'alternativa di abbandonare le esigenze della fede o morire per essa, irrobustiti dalla grazia di Dio, mettono il proprio destino nelle sue mani. I martiri rinunciano a difendersi non perché stimino poco la vita, bensi per il loro amore totale verso Gesù Cristo. Gli abitanti di Teruel, quelli di Palencia e i religiosi agostiniani gioiscono oggi con tutta la Chiesa per questa beatificazione.

1620
4. "Uomo di Dio, tendi... alla pietà" (cfr.
1Tm 6,11). I nove membri della Confraternita dei Sacerdoti Operai del Cuore di Gesù, che con Pedro Ruiz de los Panos y Angel alla loro testa, vengono beatificati oggi, furono martirizzati dopo aver lavorato, secondo il proprio carisma, alla formazione dei futuri sacerdoti in vari seminari della Spagna e del Messico.

Dediti da una profonda spiritualità sacerdotale al fomento delle vocazioni, come continuatori dello zelo apostolico del Beato Manuel Domingo y Sol, la loro vita, coronata dalla palma del martirio, ci ricorda l'urgenza di questo apostolato.

Pedro Ruiz de los Panos arricchi inoltre la Chiesa con la fondazione delle Discepole di Gesù, che si dedicano all'apostolato vocazionale. Grande è oggi la gioia di queste Religiose, insieme a quella della Chiesa in Castiglia, Catalogna e nella Comunità Valenziana, terre di cui sono originari i nuovi Beati.

1621
5. "Uomo di Dio tendi... alla pazienza" (
1Tm 6,11). L'Ordine delle Scuole Pie contempla oggi nella gloria quattordici suoi membri: il Padre Pietro Casani, primo compagno di San José de Calasanz e i tredici martiri della persecuzione religiosa del 1936 in Spagna.

Pietro Casani, nativo di Lucca, si unisce nel 1614 a José de Calasanz per "istruire nella pietà e nelle lettere" l'infanzia romana. Aperto alla carità verso il prossimo e dedito all'educazione dei bambini poveri, ripeteva prima della sua morte: "La pazienza e la preghiera possono fare molto" (Lettera, 22.9.1646).

Dioniso Pamplona e i suoi compagni martiri non sono eroi di una guerra umana, ma educatori della gioventù che per la propria condizione di religiosi e maestri affrontarono il loro tragico destino come autentica testimonianza di fede, dandoci con il proprio martirio l'ultima lezione della loro vita. Il loro esempio e la loro intercessione raggiungano tutta la famiglia calasanziana!

1622
6. "Uomo di Dio, tendi... alla mitezza" (
1Tm 6,11). I martiri della Compagnia di Maria, Carlos Erana, Fidel Fuidio e Jesus Hita, per la loro fede e la loro dedizione alla educazione cristiana dei bambini e dei giovani, seguirono Cristo fino all'immolazione di sé. Come marianisti impararono ad amare intensamente la Vergine e nel corso della loro vita si rifugiarono nella sua speciale protezione.

Andarono con mansuetudine verso il martirio, atto supremo della loro dedizione a Cristo e a Maria e, come altri che li avevano preceduti, morirono perdonando, sicuri così di stare percorrendo i passi dello stesso Cristo. Le Comunità ecclesiali del Paese Basco e di La Rioja, luoghi di origine dei nuovi Beati, e quelle di Ciudad Real, terra che irrorarono con il proprio sangue, si mantengano salde nella fede che essi vissero, insegnarono e firmarono con il loro martirio!

1623
7. "Uomo di Dio, tendi... alla carità" (
1Tm 6,11). Questa esortazione paolina si compie nel martirio della Madre Angeles de San José Lloret Marti e diciassette sorelle della Dottrina Cristiana. Quando si dispersero le varie comunità della Congregazione, la Madre Angeles de San José raduno in un appartamento tutte coloro che non avevano familiari o amici che le ospitassero. Li, vivendo la carità fraterna, scoprirono come anche la persecuzione, la povertà e la sofferenza siano vie che portano a Dio.

Queste Sorelle, mettendo in pratica quello che avevano tante volte trasmesso nell'insegnamento del catechismo, trascorsero i loro ultimi mesi cucendo le vesti di coloro che avrebbero posto fine alle loro vite. La loro morte allora e la loro glorificazione adesso proclamano la forza del Risorto e la necessità di dedicarsi alla missione dell'evangelizzazione. Con esse, la Comunità Valenziana e la Catalogna aggiungono nuovi nomi al loro martirologio.

1624
8. "Uomo di Dio, tendi... alla giustizia" (
1Tm 6,11). Arricchisce il martirologio di Valenza, dalla sua città natale di Manises anche il Beato Vicente Vilar David, che corono con il martirio la sua esistenza vissuta dedicandosi totalmente a Dio, al prossimo e alla promozione della giustizia nel mondo del lavoro, specialmente nella Scuola di Ceramica e nel Patronato di Azione Sociale. La preghiera e la grande devozione all'Eucarestia nutrirono tutta la sua vita, tanto che il suo lavoro portava l'impronta della presenza di Dio.

Lo stato matrimoniale, l'esercizio della professione, le attività che sono proprie dei secolari, sono vie che conducono al la santità se sono vissute con sincerità e donazione evangelica, come esigenze del battesimo.

(In francese:]

1625
9. Questa mattina, cari Fratelli e Sorelle, il Nostro pensiero va a sessantaquattro preti francesi morti con centinaia di altri sui "pontoni di Rochefort". Come San Paolo raccomandava a Timoteo, anch'essi hanno combattuto "la buona battaglia della fede" (
1Tm 6,12). E allo stesso modo hanno conosciuto un lungo calvario per essere rimasti fedeli alla loro fede e alla Chiesa. Se sono morti è per aver voluto fino alla fine confermare la loro stretta comunione con Papa Pio VI. In una profonda solitudine morale hanno voluto ardentemente trattenere uno spirito di preghiera, "tra i tormenti" (Lc 16,23) della fame e della sete, non ebbero neanche una parola di odio verso i loro carnefici.

Lentamente si lasciarono identificare con il sacrificio di Cristo che celebrarono in virtù della loro ordinazione. Eccoli, quindi, ormai offerti ai nostri sguardi come un segno vivente della potenza di Cristo che agisce nella debolezza umana. In fondo alla loro miseria, hanno mantenuto il senso del perdono. L'unità della fede e l'unità della loro patria sono sembrate loro come le cose più importanti. Da allora noi possiamo con gioia riprendere le parole della Sacra Scrittura: le anime di questi giusti sono nella mano di Dio. "Parve che morissero; la loro partenza da noi fu ritenuta una rovina, ma essi sono nella pace" (Sg 3,2-3).

(Il Papa ha poi così concluso l'omelia in lingua italiana:] 10. "Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni" (1Tm 6,11-12).

La professione di fede, proclamata dai nuovi Beati con l'offerta della loro vita, come afferma l'Apostolo, crea particolari legami tra ciascuno dei testimoni (martyres) e Cristo, che è stato il primo Testimone (Martyr) "davanti a Ponzio Pilato" (1Tm 6,13).

11. Lo stesso Cristo, l'unico Signore di tutto l'universo, il Re dei re ed il Signore dei signori (cfr. Ap 17,14) - è la gloria dei martiri. Lui, infatti, è "il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16).

"A lui onore e potenza per sempre" ().

A lui, che per noi si è fatto povero per renderci ricchi con la sua povertà, gloria e onore nei nuovi Beati Martiri, che oggi costituiscono una nuova ricchezza di grazia e di santità per tutta la Chiesa.

Data: 1995-10-01 Data estesa: Domenica 1 Ottobre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1593