GPII 1995 Insegnamenti 1746


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-10-11 Data estesa: Mercoledi 11 Ottobre 1995

Udienza: il Papa ai partecipanti alla prima Assemblea plenaria della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa - Città del Vaticano

Titolo: L'importanza del patrimonio artistico nell'espressione della fede e nel dialogo con l'umanità

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Illustri Signori e gentili Signore!

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1. "Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (
Ph 4,8). Con queste parole dell'apostolo Paolo saluto cordialmente tutti voi, carissimi Componenti della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, riuniti per la prima volta in sessione plenaria, a sei anni dalla Costituzione Apostolica Pastor bonus, che diede avvio al vostro giovane Dicastero, e a tre anni dal potenziamento che gli impresse il Motu proprio Inde a Pontificatus Nostri initio.

Rivolgo un particolare pensiero al vostro Presidente, l'Arcivescovo Francesco Marchisano, che ringrazio per le parole con le quali ha poc'anzi tracciato un quadro sintetico ma efficace delle molteplici attività svolte in questi anni.

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2. Questo incontro mi offre la gradita opportunità di ribadire l'importanza dei beni culturali nell'espressione e nell'inculturazione della fede e nel dialogo della Chiesa con l'umanità. Nel mio ministero di Vescovo di Roma ho sempre mantenuto un rapporto aperto e fiducioso col mondo della cultura e dell'arte, cercando di avvicinarlo anche nelle Visite pastorali alle Chiese sparse nel mondo.

Cultura ed arte si richiamano e si svelano reciprocamente. Non si dà un momento storico ricco di cultura che non fiorisca in produzione artistica, così come non si dà un periodo artisticamente fecondo che non postuli una globale ricchezza culturale. Ma anche tra religione ed arte, tra religione e cultura corre un rapporto molto stretto. Innumerevoli sono le opere di pensiero ed i capolavori artistici che traggono ispirazione dai valori religiosi. Ed è a tutti noto l'apporto che al senso religioso arrecano le realizzazioni artistiche e culturali, che la fede delle generazioni cristiane è venuta accumulando nel corso dei secoli.

Significative sono, a questo proposito, le parole della Gaudium et spes, da me riprese nel Motu proprio Inde a Pontificatus Nostri initio: "A modo loro, anche la letteratura e le arti sono di grande importanza per la vita della Chiesa... Bisogna perciò impegnarsi affinché i cultori di quelle arti si sentano riconosciuti dalla Chiesa nella loro attività e, godendo di un'ordinata libertà, stabiliscano più facili rapporti con la comunità cristiana" (
GS 62).

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3. In questi primi anni di vita della vostra Pontificia Commissione non mi sono mancate occasioni per seguirne le principali iniziative e per orientarne lo sviluppo. Perché sviluppo c'è stato. Ben presto la parola "conservazione", presente nella qualificazione iniziale della vostra Commissione, è apparsa chiaramente inadeguata, perché riduttiva e statica: se si vogliono inserire i beni culturali nel dinamismo dell'evangelizzazione, non ci si può limitare a mantenerli integri e protetti; è necessario attuare una loro organica e sapiente promozione per inserirli nei circuiti vitali dell'azione culturale e pastorale della Chiesa.

L'attuale dizione - "per i beni culturali della Chiesa" - esprime meglio le finalità del vostro Organismo.

Leggendo i vari documenti pubblicati in questi anni, si scopre un vero e proprio glossario, messo a punto per indicare altrettante azioni o dimensioni della sollecitudine della Chiesa verso i beni culturali e artistici. Sono termini densi di significato e forieri di impegno per tutti coloro che hanno a cuore i valori della cultura umana e religiosa.

In questo contesto si è voluto dare un significato preciso e un contenuto immediatamente afferrabile anche allo stesso concetto di "bene culturale", comprendendo in esso, innanzitutto, i patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell'architettura, del mosaico e della musica, posti al servizio della missione della Chiesa. A questi vanno poi aggiunti i beni librari contenuti nelle biblioteche ecclesiastiche e i documenti storici custoditi negli archivi delle comunità ecclesiali. Rientrano, infine, in questo ambito le opere letterarie, teatrali, cinematografiche, prodotte dai mezzi di comunicazione di massa.

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4. La Pontificia Commissione ha pure cercato di enucleare le principali attività circa tali beni, individuandole nell'impegno di restaurarli, custodirli, catalogarli, difenderli. Al tempo stesso, è stata sottolineata l'importanza di una loro valorizzazione, che ne favorisca una migliore conoscenza ed un adeguato utilizzo tanto nella catechesi quanto nella liturgia. Né si è mancato di pensare alla promozione di nuovi beni culturali, fornendo agli artisti stimolanti contenuti teologici, liturgici, iconografici; motivandoli con nuove e degne committenze; approfondendo una rinnovata alleanza fra artisti e Chiesa, come già il Concilio auspicava e l'indimenticabile Papa Paolo VI appassionatamente propugnava e attuava.

La Pontificia Commissione ha poi cercato di individuare gli attori principali del servizio ecclesiale in questo campo, partendo da coloro che vi sono coinvolti istituzionalmente, come le Conferenze Episcopali, i Pastori delle Diocesi, le Congregazioni romane dell'Educazione Cattolica, del Culto Divino e il Pontificio Consiglio della Cultura.

In sintonia con questi attori principali, svolgono poi un prezioso lavoro di coscientizzazione e di animazione le Commissioni Episcopali nazionali, i vari Responsabili delle Commissioni di Arte Sacra e per i Beni culturali ecclesiastici, i Bibliotecari ed Archivisti, le Associazioni degli artisti cattolici, i direttori dei Musei ecclesiastici, i docenti delle Università ecclesiastiche e cattoliche, gli Operatori nelle Scuole specializzate per i Beni Culturali ecclesiastici che stanno sorgendo sull'esempio di quella già operante nella Pontificia Università Gregoriana, i Religiosi e le Religiose impegnati specificamente in tali delicati settori o, comunque, i curatori dei beni artistici e storici nelle rispettive comunità, gli artigiani restauratori dei documenti e dei patrimoni d'arte.

La concorde dedizione di un simile "esercito" di operatori non mancherà di suscitare una rinascita della cultura artistica, irradiando nella Chiesa e nel mondo un rinnovato fervore di pensiero e di opere ad illustrazione dei valori della bellezza e della verità.

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5. La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa ha cercato, altresi, di perfezionare il proprio metodo di lavoro, che viene definito dalla Costituzione Apostolica Pastor Bonus con le parole "agere una cum" (cfr. art.

102). A questo proposito, sono lieto di costatare i buoni rapporti avviati con i Rappresentanti Pontifici, le Conferenze Episcopali e i singoli Vescovi, come pure con le Commissioni per i beni culturali e i singoli Operatori locali. In questo modo, la Pontificia Commissione sta divenendo sempre più un organo di propulsione e un punto di riferimento bene accolto, perché discreto, aperto, propositivo.

Non posso, poi, non rallegrarmi dell'intenso e rispettoso dialogo instaurato con gli Organismi internazionali del settore, i quali, a suo tempo, hanno salutato la nascita della Pontificia Commissione come un fatto assai positivo ed hanno registrato favorevolmente la possibilità loro offerta di interloquire con un Ufficio unitario e centrale della Chiesa cattolica su queste delicate materie.

Nell'esprimere la mia personale soddisfazione per l'attuazione fedele e dinamica delle direttive della Costituzione Apostolica Pastor bonus, ringrazio ciascuno di voi, carissimi, per quanto già avete fatto in questi anni e per i progetti che avete in cantiere per il futuro.

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6. Vi esorto a perseverare con entusiasmo nel vostro prezioso lavoro. Fate in modo che l'arte continui a celebrare i dogmi della fede, ad arricchire il mistero liturgico, a dare forma e figura al messaggio cristiano, rendendo sensibile il mondo invisibile (cfr. Messaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II agli artisti).

Quale nobile missione! Non risparmiate energie nel promuovere l'arte sacra. E' noto come la peculiarità dell'arte sacra non consista nell'essere una decorazione semplicemente sovrapposta a delle realtà che, diversamente, risulterebbero insignificanti. In tal caso l'arte si ridurrebbe ad un abbellimento estetico di un soggiacente essere informe.

In Dio, lo sappiamo bene, la bellezza non è un attributo derivato, ma coincide con la sua stessa realtà che è "gloria", come afferma la Scrittura: "Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, la maestà e lo splendore" (
1Co 29,11). Quando la Chiesa chiama l'arte ad affiancare la propria missione, non è soltanto per ragioni di estetica, ma per obbedire alla "logica" stessa della rivelazione e dell'incarnazione. Non si tratta di addolcire con immagini tonificanti il cammino aspro dell'uomo, ma di offrirgli la possibilità di fare fin d'ora una qualche esperienza di Dio, il quale raccoglie in sé tutto ciò che è buono, bello, vero.

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7. Carissimi Fratelli e Sorelle! Creando la vostra Pontificia Commissione ho inteso rispondere all'esigenza di una più consapevole e vigile attenzione della Chiesa nei confronti dei beni culturali, sia ecclesiastici che civili: grazie per aver fatto vostra questa istanza e per la generosità con la quale cercate di tradurre in scelte operative gli orientamenti ricevuti.

A voi e a tutti coloro che assecondano il vostro qualificato lavoro va il mio auspicio di un sempre rinascente entusiasmo nella dedizione a così nobile causa. Mentre assicuro uno speciale ricordo davanti al Signore per voi e per le vostre attività, di cuore vi benedico, insieme con i vostri Collaboratori e con quanti vi sono cari.

Data: 1995-10-12 Data estesa: Giovedi 12 Ottobre 1995

Ai Vescovi che operano nei Paesi di Missione - Città del Vaticano

Titolo: Vi sono grato per la vostra dedizione a Cristo

Sua Eminenza, Cari Fratelli nell'Episcopato,

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1. Desidero ringraziare Lei, Eminenza, per i gentili saluti rivoltimi a nome dei Vescovi partecipanti al Seminario di studi organizzato dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Sono profondamente grato per lo spirito di comunione fraterna e di devozione filiale che i Pastori delle giovani Chiese hanno voluto manifestarmi alla conclusione di questo periodo di studio condotto qui a Roma. E per me una grazia tutta particolare poter oggi esprimervi di persona la profonda ammirazione e il fraterno affetto da me nutriti nei vostri riguardi.

Spinti dall'amore per Cristo a proclamare il Vangelo in tutta la sua forza, avete generosamente accettato di dedicare tre settimane a una riflessione teologica sistematica sul significato e sulla missione del Ministero Episcopale.

Sono felice di rivolgere i miei ringraziamenti alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli per aver organizzato questo appropriato programma di rinnovamento pastorale. Auspico che questa iniziativa possa avere un suo prosieguo, affinché Vescovi di altre aeree linguistiche possano godere di una simile esperienza.

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2. I Vescovi sono chiamati a essere "testimoni di Cristo al cospetto di tutti gli uomini" (
CD 11), edificando il Corpo di Cristo in santità, giustizia e verità. In quanto "economi della grazia del supremo sacerdozio" (LG 26), è vostra missione santificare il gregge affidato alla vostra cura. La santità di vita è l'essenza della missione e del ministero della Chiesa.

La pressante chiamata del Vangelo alla santità riveste particolare gravità in questo tempo di preparazione al grande giubileo che celebrerà l'Incarnazione Redentrice di Cristo. Ecco cosa lo Spirito dice a tutte le Chiese (Ap 2,7): "Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: "Voi sarete santi, perché io sono santo" (1P 1,15-16)". I Vescovi hanno il privilegio di essere mediatori di questa santità, infusa nel cuore degli uomini grazie allo Spirito Santo (cfr. Rm 5,5). Attraverso la forza della loro predicazione, l'ardore della loro celebrazione sacramentale e l'accortezza della loro guida pastorale, i Vescovi conducono gli uomini e le donne a Cristo. Non è Lui, e Lui solo, il solo Salvatore, il solo Mediatore tra Dio e gli uomini? (cfr. Tm 2,5). Auspico che possiate incoraggiare tutti, famiglie, giovani, sacerdoti, religiosi e religiose, ad essere sempre più solerti nella propria dedizione al Vangelo.

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3. Non possiamo poi dimenticare che gli uomini, colpiti più dalla testimonianza di vita che dalla forza delle parole, hanno il diritto di vedere nei loro pastori uomini che vivono tutta la loro vita avendo come centro Gesù Cristo. Gli uomini si attendono che come i primi Apostoli, primi testimoni della Vita, Morte e Risurrezione del Signore, anche noi trasmettiamo quanto "abbiamo veduto con i nostri occhi... che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato" (
1Jn 1,1). Spetta quindi ai Successori degli Apostoli trasmettere quanto loro stessi hanno ricevuto, erigendo una comunità locale di credenti attraverso la predicazione della Parola di Dio alla luce del Magistero della Chiesa e la celebrazione dei sacramenti che comunicano la grazia della Redenzione.

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4. Non posso qui non ricordare l'importanza del difficile e delicato compito dell'inculturazione, compito necessario affinché il Vangelo possa attecchire nei vari luoghi in cui esercitate il vostro ministero. Questa impellente urgenza presenta una grande sfida all'evangelizzazione: trasformare le culture, purificandole alla luce irraggiata dal Mistero Pasquale (cfr. Ecclesia in Africa, nn. 59-62). Perché si abbia autentica inculturazione, è necessario che questa sia sempre rispettosa della pienezza del deposito di fede ricevuto e sia sempre attuata in comunione con tutte le Chiese e, in special modo, con questa Sede di Pietro, la quale "presiede l'universale comunione d'amore" (Sant'Ignazio, Ad Rom., prefazione).

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5. Cari Vescovi delle giovani Chiese: siete sicuramente consapevoli delle pesanti responsabilità a voi assegnate dallo Spirito Santo (cfr.
Ac 20,28). Ma non abbiate paura! Il Signore ci dice che questo giogo è dolce e il suo carico leggero (cfr. Mt 11,30). L'Eterno Pastore accompagna la vostra missione e lo Spirito Santo è sempre all'opera attraverso il vostro ministero.

Questa mattina voglio soprattutto ricordare la bontà e l'amore del Signore. Egli che è potente ha fatto grandi cose per voi (cfr. Lc 1,49). Ecco perché dobbiamo ringraziare e lodare Dio! Le Chiese che voi presiedete sono vive ed esuberanti grazie alla freschezza della loro gioventù e il vostro entusiasmo per il Vangelo è fonte di ispirazione per i cristiani di tutto il mondo. Come pastore della Chiesa universale sono profondamente grato a voi e alla vostra gente per la testimonianza della vostra dedizione a Cristo, il vostro coraggio nella sofferenza e il vostro zelo nel vivere la Buona Novella.

Nell'affidarvi all'intercessione di Maria, Madre della Chiesa, invoco l'effusione dello Spirito Santo su voi e su tutti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese particolari, e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-10-12 Data estesa: Giovedi 12 Ottobre 1995

Messaggio per il Capitolo generale delle Orsoline - Città del Vaticano

Titolo: Proseguite il vostro compito educativo

Care Sorelle Orsoline,

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1. Con gioia vi accolgo in occasione del vostro Capitolo generale. Rivolgo un cordiale saluto ad ognuna di voi e in particolare alla vostra Priora generale, Suor Colette Lignon. Il mio pensiero in questo momento va alle numerose comunità del vostro Istituto sparse nei cinque Continenti. Ringrazio il Signore per la vostra presenza nella Chiesa e gli chiedo di aiutarvi a compiere fruttuosamente la vostra missione di "Figlie di Sant'Angela, di fronte alle sfide del mondo, alle soglie del XXI secolo" come dice il tema delle vostre riunioni capitolari.

Siate figlie fedeli di Sant'Angela Merici, trovando una rinnovata ispirazione nel carisma della vostra fondatrice. La sua esperienza spirituale ed ecclesiale si è svolta nell'Italia della prima metà del XVI secolo. Ma le sue intuizioni centrali rimangono ancora essenziali per voi. Cristo era per Angela il centro di ogni cosa: ella si era consacrata a lui con la totalità del cuore. E aveva compreso che Cristo è la via sulla quale bisognava accompagnare le adolescenti per aiutarle a maturare, come gli aveva suggerito in gioventù la sua visione della scala di Giacobbe: aveva visto salire verso il cielo assieme agli angeli, un gran numero di ragazze.

La sua opera rispondeva ad un bisogno particolarmente sentito in quell'epoca e sempre attuale: infatti, durante il Rinascimento, come oggi, era diffuso un certo neo-paganesimo e oggi l'influenza dei media rafforza questa tendenza. E quindi ancora più importante portare avanti un serio lavoro di formazione, soprattutto nei confronti delle giovani chiamate ad avere un ruolo decisivo nella società, a cominciare dalla loro funzione all'interno di quella cellula vitale che ancora rimane la famiglia.

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2. Questo ci porta al secondo aspetto del vostro tema: essere Orsoline vuol dire essere, come Angela e, seguendo lei, "in missione, di fronte alle sfide del mondo". Quali sono le sfide del mondo contemporaneo? Il Concilio Vaticano II si è espresso chiaramente nella Costituzione Gaudium et Spes di cui celebreremo il trentesimo anniversario il mese prossimo. Il Magistero pontificio non ha cessato di riprendere e di precisare questo insegnamento negli ultimi anni, al fine di illuminare la missione della Chiesa attraverso i rapidi mutamenti della nostra epoca.

Care Sorelle, vorrei ripetervi le sfide urgenti che si presentano nei campi in cui siete chiamate ad operare. Penso all'indifferenza verso l'esperienza religiosa, un'indifferenza che non ha niente di naturale ma che deriva da condizionamenti culturali; penso alla confusione che regna nel campo dei valori morali, cosa che rischia di ridurre sempre di più la capacità di discernere con obiettività ciò che è bene e ciò che è male; penso alla crisi della famiglia e alle contraddizioni che constatiamo nel campo della salvaguardia e della promozione della vita umana.

Come sapete, la Chiesa è impegnata su questi fronti. Io stesso, più volte e soprattutto quest'anno, ho ribadito che le donne hanno un ruolo determinante nel raccogliere queste sfide. E dunque evidente che, in questa situazione sociale, culturale e ecclesiale, la testimonianza di Sant'Angela Merici e delle sue figlie spirituali conserva tutto il suo valore. Lo sviluppo del vostro Istituto in tutto il mondo vi invita a fare l'analisi di questi problemi in modo concreto e ad impegnarvi a trovare le riposte nelle varie situazioni in cui vi trovate a lavorare. Non c'è dubbio, comunque che le grandi sfide riguardano oggi l'intero pianeta e che lavorare per la promozione delle giovani generazioni a partire da un progetto cristiano integrale, vuol dire lavorare per il bene di ogni essere umano e di tutta l'umanità.

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3. Il tema del vostro Capitolo comprendeva un terzo aspetto: la vostra responsabilità nei confronti della generazione che sta per superare la soglia, ormai prossima, del XXI secolo. Care Sorelle, vi esorto ad affrontare nella fede e nella speranza cristiana questo momento importante per la nostra storia e a vedere in esso un richiamo della Provvidenza, un invito a lavorare con rinnovato ardore nella vigna del Signore, per il suo Regno di giustizia, di amore e di pace.

In questo contesto, vorrei incoraggiarvi a proseguire con entusiasmo il vostro compito educativo. Davanti alle sfide che il mondo presenta alle soglie dell'anno 2000, Angela Merici rifarebbe senz'altro con voi la scelta che fece a metà del secondo millennio, sceglierebbe cioè di consacrarsi a Cristo e, in suo nome, alle giovani generazioni, affinché gli uomini e le donne del XXI secolo siano saldi nella fede, nella speranza e nella carità e, formati alle virtù evangeliche, sappiano portare avanti bene il loro ruolo nella famiglia e nella vita professionale.

Vorrei concludere innalzando al Signore una preghiera particolare, per intercessione della Vergine Santissima, di Sant'Orsola e di Sant'Angela Merici: lo Spirito Santo vi illumini nella vostra scelta, vi dia la forza di metterla in opera per la gloria di Dio e vi ricordi che Dio è glorificato, grazie al mistero pasquale di Cristo, nell'uomo vivo. Affinché la grazia del Signore vi accompagni e vi sostenga sul vostro cammino, vi do di tutto cuore la Benedizione Apostolica, sia a tutte voi che a tutte le comunità dell'Unione romana dell'Ordine di Sant'Orsola.

Data: 1995-10-12 Data estesa: Giovedi 12 Ottobre 1995

Ai membri della "John Carroll Society" - Città del Vaticano

Titolo: Convertire i cuori degli uomini

Caro Cardinale Hickey, Cari Fratelli e Sorelle in Cristo, Sono felice di dare il benvenuto a Voi, membri della John Carrol Society, e vi porgo il mio saluto nell'amore del Signore. Poiché nel corso della mia visita negli Stati Uniti, da poco conclusasi, non mi è stato possibile recarmi a Washington, ecco che Washington è venuta dal Papa! Non posso che ringraziarvi per il lavoro da voi svolto per la promozione degli autentici valori del Vangelo nei differenti ambiti della società americana: in questo voi siete veri "ambasciatori per Cristo" (2Co 5,20). La vostra competenza, qualunque sia il suo campo d'applicazione, è di grande servizio al Regno quando viene usata per convertire i cuori degli uomini. Come lo stesso Gesù ci ha insegnato, il vero male da temere, sia esso individuale o collettivo, sociale, politico o economico, è quello che viene dal cuore (cfr. Mt 7,21). Il rimedio è allora far si che i cuori degli uomini cambino. Quanto più grande sarà la nostra disponibilità alla verità di Cristo, alla sua gioia e alla sua pace, tanto più efficacemente potrà la sua grazia operare in noi e riversarsi così nelle vite degli altri, trasformando la società.

Il mio più fervido augurio per voi e, in particolare, per il Cardinale Hickey è che il vostro pellegrinaggio a Roma vi rinnovi nella fede, nella speranza e nell'amore, e vi renda più torti nella vostra testimonianza del Vangelo della Vita. Nell'affidarvi alla potente protezione di Maria, l'Ancella scelta dal Signore, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-10-12 Data estesa: Giovedi 12 Ottobre 1995

Ad alcuni fedeli della diocesi di Richmond - Città del Vaticano

Titolo: Questa visita vi confermi realmente nella fede

Caro Vescovo Sullivan, Cari Amici in Cristo, Sono felice di incontrare i partecipanti a questo Pellegrinaggio di Fede proveniente dalla Diocesi di Richmond in occasione del 125° anniversario della creazione della Diocesi e del 25° anniversario della Consacrazione episcopale del Vescovo Sullivan.

Siete voluti venire a Roma presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo per manifestare e rafforzare i vincoli di fede e amore tra la vostra Chiesa locale e la Sede di Pietro, alla quale, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è stata affidata la missione di "promuovere sia il bene comune della Chiesa Universale, sia il bene delle singole Chiese" (CD 2).

Auspico e prego che la vostra visita possa realmente confermarvi nella fede una, santa e apostolica. Nel corso della mia recente visita nel vostro paese ho avuto la gioia di celebrare questa fede insieme a molti fedeli. Nostro impegno comune, alle soglie del Terzo Millennio, deve essere quello di vivere in modo più completo e profondo la nostra eredità di cattolici e di trasmetterla nella sua interezza alle generazioni più giovani. Effonda Signore i suoi doni su voi e sulle vostre famiglie, e benedica la vostra Diocesi e il vostro paese.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-10-13 Data estesa: Venerdi 13 Ottobre 1995

Messaggio ai Missionari della Sacra Famiglia - Città del Vaticano

Titolo: Testimoniate nella vita Colui che vi ha inviato

Cari Missionari della Sacra Famiglia!

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1. E con gioia particolare che imparto a voi, cari membri del Capitolo generale dei Missionari della Sacra Famiglia, una cordiale benedizione. In qualità di rappresentanti di tutte le province e regioni nelle quali è attiva la vostra Congregazione siete convenuti a Roma in occasione del vostro X Capitolo generale, per discutere le linee fondamentali del vostro prossimo operato missionario, secondo lo spirito del vostro fondatore, il servo di dio P. Jean Berthier, che ha dato vita cento anni fa alla vostra comunità. La mia migliore benedizione; va a Lei, caro Padre Wilhelmus van der Weiden, che è stato nominato Superiore generale per i prossimi sei anni, e agli altri membri della nuova direzione generale. Al contempo desidero cogliere l'occasione per manifestare il mio apprezzamento al Superiore generale che è stato finora in carica e ai suoi collaboratori per il servizio reso nella direzione della vostra comunità. Per vostro tramite ai membri della vostra Congregazione di tutto il mondo va il mio cordiale saluto, al quale unisco un sincero ringraziamento per l'opera prestata in vari campi e molto benefica, grazie alla quale avete contribuito all'edificazione e alla crescita della Chiesa.

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2. "Famiglia - la nostra vita, la nostra missione": su questo tema conduttore si sono basate le discussioni del vostro Capitolo generale. Voi vi siete dedicati a una gamma di questioni che è di primaria importanza per la Chiesa e per il mondo, è infatti la famiglia al contempo la pietra su cui si fonda la società umana e la cellula germinale della vita ecclesiastica. Con il modello della Sacra Famiglia di Nazareth avete davanti agli occhi a mo' di esempio quel fatto fin dalla vostra fondazione. Purtroppo questa cellula originaria della vita umana e spirituale è oggi esposta a inusitate minacce che impongono di rammentarsi della sua santità e della sua inviolabilità originarie. Per tale ragione io sono unito a voi nella ferma convinzione che come base di un pacifico futuro della famiglia umana in vista dell'ormai prossimo terzo millennio cristiano, deve esserci il ricordo delle fondamenta sicure dei valori naturali e spirituali, che conformemente alla creazione sono insiti nell'uomo. perciò desidero "aggiungere l'esortazione più pressante ai responsabili degli Istituti di vita consacrata, a voler considerare - sempre nel sostanziale rispetto del carisma proprio ed originario - l'apostolato rivolto alle famiglie come uno dei compiti prioritari, resi più urgenti dall'odierno stato di cose" (
FC 74).

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3. Unitamente alla preoccupazione per la famiglia nei molteplici rapporti della sua concreta vita quotidiana nella Chiesa e nel mondo, la vostra attenzione si volga in particolare anche alla vocazione pastorale, e dunque alla famiglia intesa come cellula germinale della vita spirituale. Là dove la famiglia si può sviluppare appieno nel suo patrimonio spirituale, è in grado essa stessa di essere "come il primo seminario" (
OT 2). Ma anche l'operato dei religiosi nella loro consacrazione a Dio nell'ambito della pastorale familiare può ampliare le vedute su "quella mirabile unione operata da Dio... mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico sposo" (PC 12), e attraverso ciò essi divengono testimoni di quell'ineffabile amore "che, per mezzo della castità abbracciata per il Regno dei cieli, li rende sempre più disponibili per dedicarsi generosamente al servizio divino e alle opere di apostolato" (FC 74). così dall'incontro con voi e dalla vostra testimonianza di vita possono essere conquistati nuovi testimoni per il Vangelo della vita; così può la vostra missione aprire il cuore a nuovi missionari, per contribuire alla missione della Chiesa e continuare l'opera di salvezza del Signore (cfr. RMi 61): "Mi sarete testimoni a Gerusalemme; in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra"(Ac 1,8).

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4. Lavorando così alacremente, cari Missionari della Sacra Famiglia, nei centri vicini e lontani, nelle strade e nei crocevia del mondo, opererete partendo dal più intimo mistero della Chiesa. La forza del Verbo di Dio fattosi Uomo, il quale ha iniziato la sua missione in una famiglia umana. Voi stessi vi sentite nel senso più vero della parola "mossi" quando, proprio come il Signore, vedete le tante genti che sono stanche e stremate come pecore prive del pastore (cfr.
Mt 9,36).

Donate a queste persone, alle quali vi sapete inviati, un luogo nel quale esse possano svilupparsi umanamente ed elevarsi spiritualmente. Siate sempre di più quello che voi avete posto al centro della vostra spiritualità come base di tutta la vita: una famiglia spirituale che vive la sua missione nel r apporto con Dio, nella semplicità e nella moderazione e che testimonia nella vita Colui che vi ha inviato. Non lasciate oscurare la bellezza e la forza di irraggiamento della vostra vocazione missionaria. Edificate sull'esperienza dei confratelli più anziani e confidate nell'impegno e nel patrimonio di idee dei più giovani: in essi risiede il futuro della vostra comunità, in essi e in tutti i giovani io ripongo con profonda fiducia e in modo particolare la mia speranza per tutta la Chiesa.

Loro porteranno la fiaccola della fede nel prossimo millennio.

A voi tutti, cari fratelli, vanno i miei sinceri auguri per il futuro della Congregazione dei Missionari della Sacra Famiglia. Raccomando voi, le vostre preoccupazioni e i vostri desideri, i vostri propositi e le vostre speranze alla Madre di Dio, alla quale il vostro fondatore sul monte di La Salette, dove essa viene venerata come "Madre della Riconciliazione", ha affidato la sua opera. Per questo imparto di cuore a voi e a tutti i membri della vostra Congregazione la mia particolare Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 14 ottobre 1995.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal tedesco]

Data: 1995-10-14 Data estesa: Sabato 14 Ottobre 1995

Udienza: il Santo Padre al Capitolo Generale delle Missionarie di San Pietro Claver - Città del Vaticano

Titolo: Ritornare al carisma originario per raccogliere nuovi e abbondanti frutti apostolici e missionari

Carissime Sorelle Missionarie di san Pietro Claver!

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1. Sono lieto che la celebrazione del vostro Capitolo Generale, in svolgimento in questi giorni a Roma, mi offra l'occasione per questo incontro col vostro Istituto; incontro previsto già lo scorso anno, in cui ricorreva il centenario di fondazione della vostra Congregazione da parte della beata Maria Teresa Ledochowska.

Porgo un cordiale saluto a ciascuna di voi, estendendolo a tutte le Consorelle impegnate in varie parti del mondo nell'animazione missionaria. Alla neoeletta Superiora Generale, Suor Elisabetta Adamiak, rivolgo una speciale parola di augurio e di incoraggiamento per il servizio che l'attende.

Durante la presente assemblea, carissime, all'indomani dell'importante centenario, avete voluto anzitutto attingere rinnovato entusiasmo alle radici della vostra opera. Il continuo ritorno al carisma originario costituisce infatti l'indispensabile condizione per nuovi e abbondanti frutti apostolici e missionari.

Le vostre radici stanno nel carisma della beata Maria Teresa Ledochowska, che, nel 1894, fondo la Società di san Pietro Claver per le missioni d'Africa, oggi denominata Congregazione delle Suore Missionarie di san Pietro Claver.

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2. Per la vostra Fondatrice, san Pietro Claver fu l'eroico ispiratore di una generosa e intelligente dedizione alla causa delle missioni, specialmente in Africa. Come non rilevare che proprio nel centenario della vostra Congregazione si è svolta l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi? Posso immaginare l'attenzione con cui avrete seguito tale straordinario evento ecclesiale, e sono certo del sostegno orante con cui avete accompagnato il mio recente viaggio apostolico in terra d'Africa. Serva tutto ciò a mantenere sempre vivo quell'impegno particolare in favore del continente africano che vi contraddistingue e che il Sinodo ha riportato in primo piano all'attenzione di tutta la Chiesa.

D'altra parte, la stessa fedeltà al carisma originario ed agli insegnamenti della Chiesa vi spinge a dedicarvi all'animazione missionaria con un orizzonte planetario. Questo non mancherà di rendervi sollecite anche delle sorti di quei figli dell'Africa che vivono fuori della loro terra. Penso, in particolare, al continente europeo dove molti immigrati, in buona parte africani, con notevoli disagi vengono a cercare quella "fortuna" che non possono trovare in patria. Voi sapete bene a quali delusioni tale speranza sia spesso esposta! Ma sapete altrettanto bene che soccorrere il forestiero è per i credenti un dovere, oltre che un contributo necessario al fine di una rinnovata evangelizzazione dello stesso Occidente cristiano.

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3. Durante i lavori della vostra assemblea avete certamente tenuto ben presenti questa ed altre sfide illuminandole con gli insegnamenti della Chiesa, specialmente con quanto ho scritto nell'Enciclica Redemptoris missio. Vi esorto a meditare tale documento con particolare cura. Esso può offrire un ricco contributo in preparazione al grande Giubileo dell'Anno 2000.

Per quanto riguarda più specificamente l'animazione missionaria, nell'Enciclica ho riproposto i motivi che giustificano l'impegno in favore della missione ad gentes, ribadendone tutto il valore sia nei diversi "ambiti territoriali", che nei "mondi e fenomeni sociali nuovi", come anche nelle "aree culturali o areopaghi moderni". L'esempio di Maria Teresa Ledochowska, che il servo di Dio Paolo VI, durante l'omelia di beatificazione, defini "pioniera del moderno impegno di alfabetizzazione" (Insegnamenti, XIII, 1975, p.1148), costituisce per voi un costante invito a dedicarvi a tutte quelle forme di animazione apostolica che possono servire alla diffusione del Vangelo nel nostro tempo.

A voi, care Sorelle, ripeto quanto ho scritto nella Enciclica con riferimento alle religiose missionarie, nelle quali "la verginità per il regno si traduce in molteplici frutti di maternità secondo lo spirito: proprio la missione ad gentes offre loro un campo vastissimo per donarsi con amore in modo totale e indiviso... Auguro che molte giovani donne cristiane sentano l'attrattiva a donarsi a Cristo con generosità, attingendo dalla loro consacrazione la forza e la gioia per testimoniarlo tra i popoli che lo ignorano" (
RMi 70).

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4. Il vostro padre spirituale, san Pietro Claver, è stato anzitutto un mirabile testimone: vedendo lui, il suo modo di vivere con e per i neri, schiavo con gli schiavi, tutti potevano riconoscere la presenza di Cristo e l'amore del Padre.

Anche voi, non dimenticate mai che la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza, personale e comunitaria, la quale esige di essere costantemente alimentata dalla preghiera. Si tratta pertanto di assimilare sempre più profondamente la "spiritualità missionaria", la cui nota essenziale è la "comunione intima con Cristo". Scaturisce da li quella "carità apostolica" che non conosce confini. Si tratta, in sostanza, di diventare santi: "Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità" (
Mt 90).

Per questo affido voi qui presenti e tutte le vostre Consorelle alla Vergine Maria, prima e perfetta discepola di Cristo, serva del Signore sull'esempio del Figlio, che assunse per noi la condizione di servo (cfr. Ph 2,7). Ella vi ottenga di conformarvi sempre più all'ideale che san Pietro Claver e la beata Maria Teresa Ledochowska hanno incarnato e di godere quotidianamente della loro spirituale assistenza. Nel vostro impegno missionario vi accompagni anche l'Apostolica Benedizione, che imparto di cuore a voi e all'intera Famiglia delle Suore Missionarie di san Pietro Claver.

Data: 1995-10-14 Data estesa: Sabato 14 Ottobre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1746