GPII 1995 Insegnamenti 1881

Angelus: il Santo Padre guida la rilettura del Concilio Vaticano II a trent'anni dalal conclusione - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: Dalla "Dei Verbum" una grande spinta a fare della Parola di Dio il criterio dell'evangelizzazione

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1882
1. Continuando la riflessione intrapresa da qualche settimana sui documenti del Concilio Vaticano II, desidero oggi soffermarmi sulla Costituzione Dei Verbum, nella quale i Padri conciliari hanno affrontato il tema della divina Rivelazione: tema decisivo, che sta alle sorgenti stesse del cristianesimo.

La Costituzione ricorda che "piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e il mistero della sua volontà (
DV 2). Mistero grande, questo! Mistero che non cessa di suscitare nei figli della Chiesa adorante stupore. Dio, anelito perenne del cuore umano, non è rimasto chiuso in un silenzio inaccessibile, ma "ha parlato agli uomini come ad amici... per invitarli e ammetterli alla comunione con sé" (DV 2). La Rivelazione, dunque, lungi dal ridursi a un complesso di verità additate alla sola intelligenza, è soprattutto una proposta di comunione e di vita. E' una storia di salvezza! Il Creatore si è messo con infinita tenerezza al passo delle sue creature, introducendole progressivamente alla conoscenza del mistero della sua vita intima, vorrei dire del suo cuore, fino alla manifestazione piena in Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne per la salvezza dell'umanità.

1883
2. Il cristianesimo è tutto in questo annuncio gioioso, offerto innanzitutto con la parola viva di quanti furono testimoni degli eventi salvifici e fissato poi nella Sacra Scrittura, di cui Dio stesso deve dirsi autore, in quanto è Lui che l'ha ispirata. La Rivelazione divina viene così trasmessa integralmente mediante la Sacra Tradizione e la Scrittura Sacra: ambedue "scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine" (
DV 9). In esse, come in uno specchio, "la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com'Egli è" (DV 7). Poiché tuttavia gli autori umani, strumenti docili ma non passivi, hanno lasciato nel testo sacro l'impronta della loro personalità, apportandovi il segno e persino i limiti del loro tempo, la Bibbia va accostata con l'aiuto di una valida esegesi. Soprattutto, essa va letta in sintonia con la Chiesa, alla quale la parola di Dio è stata affidata con la garanzia di una speciale assistenza dello Spirito Santo. Il Magistero ecclesiastico, che non è superiore alla parola di Dio ma ad essa serve, può così piamente ascoltare, santamente custodire e fedelmente esporre quella parola in tutta la sua ricchezza di verità (cfr. DV 10).

Dalla Dei Verbum è venuta una grande spinta a fare sempre più della Parola di Dio il criterio della evangelizzazione, della vita personale ed ecclesiale, dell'ecumenismo. A distanza di trent'anni, dobbiamo chiederci con coraggio: è stata pienamente recepita, in ogni comunità cristiana, questa fondamentale indicazione del Concilio?

1884
3. Guardiamo a Maria, nostra dolcissima Madre. Nel Vangelo è scritto di lei che "serbava nel suo cuore" le parole del Figlio divino (cfr.
Lc 2,51). La Vergine Santa è davvero il modello dei discepoli di Cristo. Voglia ella suscitare in ciascuno di noi un grande bisogno di conoscere sempre di più la Parola di Dio e di assumerla come orientamento di vita.

(Quindi il Santo Padre ha così ricordato la morte del Primo Ministro di Israele:] Ieri sera, una notizia drammatica ha colpito il cuore di tanti uomini di buona volontà: la notizia sconcertante dell'assassinio del Primo Ministro di Israele Yitzhak Rabin.

Egli, servitore del suo Paese, abile statista, era soprattutto uno dei principali protagonisti del processo di pace per il Medio Oriente.

Mentre invoco da Dio misericordia per il defunto, imploro consolazione per i suoi familiari e i suoi concittadini.

Spero vivamente che questo fatto grave e doloroso non turbi in modo irreparabile la ricerca della pace, ma, al contrario, ne sia un ulteriore stimolo.

La scelta del compianto Primo Ministro Rabin in favore della pace, come egli stesso ha ricordato poco prima di essere colpito a morte, e il suo sacrificio portino gli auspicati frutti di riconciliazione, per i quali il mondo intero nutre grande speranza! Allo stesso tempo, mi auguro che tutti i cittadini di Israele e tutti coloro che, con il Primo Ministro Rabin, hanno cercato la pace abbiano lo stesso suo coraggio e continuino nel cammino intrapreso. Questo chiedo anche a Dio, Datore di ogni bene.

Pace! Shalom! (Il Papa ha poi rivolto particolari espressioni di saluto ai pellegrini presenti.

Ai fedeli giunti dalla Slovacchia ha detto:] Benvenuti, pellegrini della Slovenia, che desiderate, con la visita ai monumenti cristiani di Roma, approfondire la vostra fede in Cristo e nella sua Chiesa. La Madre Celeste vi accompagni sulla via della santità. Con questo augurio benedico voi e i vostri cari.

(Ai pellegrini di lingua polacca si è poi rivolto con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana: Saluto i pellegrini venuti dalla Polonia, soprattutto da Danzica. Questa visita dei pellegrini di Danzica che avviene all'inizio di novembre è ormai una tradizione. Dio ricompensi Mons. Tadeusz GocLowski, tutti gli abitanti di Danzica e tutti i polacchi.

(Infine, il Papa ha salutato i fedeli italiani:] Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo della parrocchia dei Santi Angeli Custodi in Riccione. Carissimi, la sosta presso la tomba dell'Apostolo Pietro rafforzi in ciascuno la fede e l'impegno di una coerente testimonianza cristiana.

A tutti auguro una buona domenica e imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-11-05 Data estesa: Domenica 5 Novembre 1995

Visita pastorale: il Papa durante la Concelebrazione Eucaristica nella parrocchia dei Santi Mario e Famiglia Martiri - Roma

Titolo: La vostra parrocchia, casa di tutti, sia il punto di partenza per evangelizzare il quartiere



1885
1. "Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (
Lc 19,10).

Una chiave significativa per le letture della liturgia di questa trentunesima domenica del tempo ordinario la troviamo certamente nell'odierno brano evangelico, in cui san Luca racconta un evento svoltosi a Gerico. Un pubblicano di nome Zaccheo cercava di vedere Gesù, che stava entrando nella città, ma non riusciva perché era piccolo di statura e per di più si trovava lontano, dietro la folla che circondava il Maestro. Sali pertanto su un albero, per vedere meglio; ed ecco che Gesù, mentre passava, si fermo, lo noto e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua" (Lc 19,5). Ordine che il pubblicano esegui immediatamente, e con gioia l'accolse in casa. Anche se molti mormoravano, osservando come il Signore andasse a trovare un peccatore, la casa di Zaccheo visse quel giorno il grande "momento" della salvezza. Zaccheo si converti: dono ai poveri metà dei suoi beni, promise di restituire quattro volte quanto aveva defraudato riparando l'eventuale torto arrecato ad altri. Vedendo tutto questo il Signore disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo" (Lc 19,9).

1886
2. Alla luce di questo testo evangelico si è invitati a meditare, da un lato, sull'infinita grandezza di Dio e, dall'altro, sulla piccolezza dell'uomo.

La pagina del Libro della Sapienza, proclamata nella prima Lettura, osserva che Dio è infinitamente grande. "Tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra (...). Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose" (
Sg 11,22 Sg 11, . Ritroviamo qui la riflessione dei sommi pensatori circa la grandezza di Dio. Non annunziava forse Tommaso d'Aquino che solo Dio è "l'essere sussistente" quanto esiste fuori di lui, cioè tutto il creato, esiste unicamente perché dal Creatore ha ricevuto l'esistenza? Ogni essere creato riceve l'esistenza mediante partecipazione.

Perché è stato creato il mondo? Perché nel mondo è venuto all'esistenza l'uomo? Perché Dio, nella sua sconfinata onnipotenza e bontà, ha voluto donare l'esistenza a tutti gli esseri fuori di sé, e in particolare all'uomo, formato a sua immagine e somiglianza. E non soltanto egli ha creato il mondo, ma lo mantiene in esistenza. Di questo parla il Libro della Sapienza presentandoci Dio come Colui che ama la vita. Egli è l'Amore che spiega la creazione del mondo e la sua conservazione nell'esistenza; è l'Amore che fa comprendere l'esistenza dell'uomo e la sua peculiare vocazione nei confronti di Dio.

1887
3. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (
Jn 3,16). Se il Libro della Sapienza loda la grandezza di Dio indicandone l'onnipotenza, le parole del Vangelo di Giovanni ne sottolineano in modo singolare l'amore. E' stato il suo infinito amore a spingere Dio ad "uscire da sé" e, per così dire, a "scendere" verso l'intera creazione: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19,10).

Si realizza così una stretta correlazione tra l'ordine della creazione e quello della salvezza, come ben mostra il Libro della Sapienza, nel quale leggiamo ancora: "Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore" (Sg 12,2). L'ordine della salvezza si manifesta qui come la fonte della conversione: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19,10).

L'apostolo Paolo scrive nello stesso spirito ai Tessalonicesi: "Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo" (2Th 1,11-12). Paolo adopera espressioni diverse, ma rende nota la stessa verità che emerge nel Vangelo di Giovanni: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (3,16).

1888
4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Celebriamo oggi l'Eucaristia nella parrocchia dei Santi Mario e Famiglia Martiri. Sono lieto di trovarmi tra voi, in questa borgata dove certo non mancano i problemi, per invitarvi ad essere portatori di Cristo e della speranza evangelica. So con quanta pazienza avete atteso la costruzione della nuova chiesa parrocchiale e la generosità con cui l'intera comunità ha partecipato a questa impresa. Come dimenticare i tempi in cui nacque questa parrocchia, quando i suoi locali erano ospitati in un garage, mentre le strade del quartiere non erano neppure asfaltate? Come non ricordare con ammirazione e gratitudine lo zelo apostolico del vostro primo parroco, Don Felice Manfredi, Oblato del Divino Amore, che ora, chiamato dal Signore, continua certamente a pregare per la sua Chiesa di Roma e per ciascuno di voi? Fin da allora la vostra comunità si è avvalsa della preziosa presenza delle suore Canossiane e dei "Missionari Identes", che con amore hanno collaborato con i sacerdoti.

Saluto tutti voi con affetto, insieme con il Cardinale Vicario e il Vescovo Ausiliare del Settore. Saluto il Parroco e il suo nuovo Collaboratore, le Religiose Canossiane e i numerosi laici impegnati. Vi incoraggio, carissimi, a proseguire nel lavoro apostolico che già state svolgendo con zelo e generosità.

Penso ai corsi di catechesi per le varie categorie di fedeli, alle comunità neocatecumenali, ai gruppi familiari, giovanili, caritativi, alla Legione di Maria, ai momenti occasionali di amicizia, convivialità e attività ricreativa.

Tutto questo, unito alla preghiera assidua, individuale e comunitaria, e alle opere di carità, contribuisce a rendere la comunità un autentico centro di vita cristiana.

1889
5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La vostra parrocchia sia ogni giorno di più la casa di tutti, luogo in cui ognuno incontra Cristo e ascolta la sua parola. Ma, nel contempo, essa diventi sempre più centro di irradiazione dell'amore misericordioso di Gesù, punto di partenza per evangelizzare il quartiere, affinché in ogni casa, in ogni famiglia entri la salvezza del Signore. Stretti intorno ai vostri sacerdoti, sentitevi "uno" in Cristo, animati da rinnovato slancio missionario, per testimoniare la fede nella carità verso i fratelli. Prendete esempio dai santi Martiri a cui è dedicata la vostra chiesa, i santi coniugi Mario e Marta e i loro figli Audiface e Abaco, venuti a Roma per venerare le reliquie dei martiri e divenuti loro stessi martiri, testimoni della fede. Prendete esempio da loro per fare delle vostre famiglie veri santuari della fede e della carità, dove, sotto lo sguardo vigile di Maria da voi teneramente venerata, si levi incessante l'inno di lode e di ringraziamento al Signore.

1890
6. Questa stessa lode ci invita ad elevare verso il cielo l'odierno Salmo responsoriale. Il Salmista loda Dio, ne glorifica il nome, e lo benedice ogni giorno. Allo stesso tempo esorta ogni creatura e tutte le opere da lui compiute a benedirlo, a parlare della gloria del suo regno, proclamando la potenza del suo amore. Loda Dio "paziente e misericordioso", lento all'ira e ricco di grazia, "buono verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature" (Ps 144(145],8-9); egli "sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto" (cfr. Ps 144(145],14).

Grande è la potenza dei Salmi ispirati dallo Spirito Santo! Con essi la Chiesa prega nella sua liturgia. Grazie a loro possiamo salire, come fece Zaccheo arrampicandosi su un albero, per vedere Cristo. I Salmi ci permettono in un certo senso di oltrepassare tutto ciò che lega alla terra, ciò che ci limita, ciò che può indurre alla sfiducia e al pessimismo. I Salmi ci permettono di invitare Dio nelle nostre case per allietarci della sua presenza, della sua visita. Ci offrono l'occasione di gioire della salvezza che egli porta venendo nei nostri cuori.

"Oggi la salvezza è entrata in questa casa, ... Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

Amen.

(Ai bambini:] Il vostro collega mi ha salutato e mi ha parlato in modo molto diretto e alla fine mi ha posto tre domande.

Cosa provo quando parlo con voi? Io provo gioia, una grande gioia d'incontrare i bambini che vanno a scuola, anche quelli in età prescolastica che vanno all'asilo. Ma io sento soprattutto chiasso, i bambini fanno molto chiasso, è difficile anche ascoltare, ma è un loro diritto fare chiasso.

Quando ho sentito questo chiasso ho pensato a tutti i Santi perché voi sapete che il primo giorno di novembre abbiamo celebrato questa grande Solennità di Tutti i Santi.

E i Santi sono molto più numerosi che voi. Loro non fanno chiasso, loro cantano, offrono a Dio Padre Onnipotente, alla Santissima Trinità, la gloria, il canto di gloria. Ma è vero che anche da questo vostro chiasso qualche gloria di Dio può uscire perché anche voi, ciascuno di voi, siete già, e poi lo sarete in futuro, un po' santi: siete chiamati alla santità.

I Santi che oggi celebriamo, come per esempio ieri San Carlo, erano una volta bambini come voi. Si, erano battezzati e con il Battesimo hanno ricevuto la prima santificazione e poi sono rimasti fedeli tutta la vita al loro Battesimo, alla Grazia del Battesimo, e sono diventati santi.

Anche voi siete battezzati, anche voi potete mantenere la fedeltà ai voti del Battesimo, anche voi potete diventare santi. E così in questo vostro chiasso di oggi io ho sentito, quasi pregustato, quella gloria di Dio che offrono al Signore tutti i Santi. E così ho risposto alla prima domanda.

La seconda domanda è: Quale paese ti ha commosso di più? Io direi che, a modo suo, ciascun paese, ciascuna città, ciascuna parrocchia, ciascun popolo, che ho visitato nei diversi continenti, mi ha commosso e con questa commozione ho quasi indovinato il mistero, il segreto, di ogni paese, di ogni popolo, di ogni città, di ogni gruppo.

In genere mi commuovono molto i malati, i sofferenti, e anche molto i bambini, i giovani.

La terza domanda è: Come ti sei sentito quando Dio ti ha chiamato? Mi ha chiamato più volte, la prima chiamata risale a quasi cinquant'anni fa. Mi sono sentito toccato da questa chiamata e dovevo ripensare, dovevo pregare, per dare una risposta giusta.

Oggi sto davanti a voi come vostro Vescovo. Ma questo Vescovo una volta era ragazzo come voi, poi è diventato giovane, da giovane è diventato sacerdote e poi Vescovo, poi è diventato anche Vescovo di Roma e oggi è Papa.

Vi ho spiegato bene? Le domande erano belle. Il vostro oratore, Marco, può dire con soddisfazione di aver posto al Papa tre domande e il Papa ha risposto a ciascuna di queste domande.

(Ai giovani:] Facciamo un po' di domande. Le faccio io le domande. La prima domanda è cosa vuol dire Romanina? Io penso che voglia dire piccola Roma. Voi siete qui in una piccola Roma.

La vostra parrocchia è intitolata a San Mario. Grazie a Dio che sono venuto qui così posso capire quel nome, Mario, che ho sentito molte volte specialmente in Italia. Veramente era un martire romano, un martire padre di famiglia. Oggi commemoriamo questa famiglia di martiri dei tempi romani. Allora è un grande incoraggiamento. E la prima volta che ho identificato questo nome, Mario, che molte volte ho sentito, ma non sapevo a chi si riferisse. Questa era la seconda domanda.

Terza domanda: cosa vuol dire Loreto? Loreto è un Santuario mariano in Italia. E un Santuario molto speciale perché secondo la tradizione a Loreto è stata trasferita la Casa di Maria, la Casa di Nazareth, la Casa dove viveva, secondo questa tradizione, la Santa Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria.

Vi ho chiesto di Loreto a causa dei giovani perché appena due mesi fa a Loreto c'è stata una grande adunanza dei giovani europei. Al Santuario di Loreto sono convenuti i giovani da tutta l'Italia e anche dagli altri paesi d'Europa. Ho ancora negli occhi questa visione europea dei giovani e voi siete pane di questi giovani europei, voi giovani di Roma, della parrocchia di San Mario e Famiglia.

Io penso che il vostro parroco vi dirà un po' di più su Loreto.

Vorrei ritornare ancora una volta, attraverso Loreto, a San Mario e alla sua famiglia. A voi giovani spetta di formare in futuro una famiglia. Se uno è chiamato ad essere sacerdote deve mantenersi fuori da una famiglia cioè deve essere celibe. Se uno ha la vocazione religiosa lo stesso. Ma la maggior parte della gente, dei giovani, pensa alle famiglie e cerca di formare una famiglia.

E bene che il Patrono di questa parrocchia, San Mario, sia un uomo di famiglia. Direi che avete un buon Patrono per questa vocazione, per questa chiamata alla vita della famiglia. E preghiamolo adesso perché tutti i giovani della parrocchia a lui intitolata possano formare buone famiglie in futuro, possano prepararsi bene alla vita nella famiglia perché oggi la famiglia è in crisi. Sapete bene quanti sono i divorzi e gli altri peccati contro l'amore e contro la vita.

Preghiamo adesso il Padre Nostro e la Madre di Gesù affinché voi vi prepariate bene a formare una famiglia in futuro. Preghiamo anche per i nostri fratelli e sorelle defunti.

(Al Consiglio pastorale:] Si sentono questi martiri di Roma... Due settimane fa sono andato in visita pastorale alla parrocchia di San Romano Martire. E oggi di nuovo altri martiri: Mario e la sua famiglia, la moglie e i figli. La presenza dei martiri qui in Roma è sempre molto viva. Veramente qui in Roma la Chiesa ha fatto la grande prova storica delle sue energie spirituali attraverso i secoli, tre secoli e forse più, i secoli del martirio.

Devo ringraziare il vostro rappresentante per questa presentazione, veramente mi ha spiegato bene come vive la parrocchia, quante sono e quali sono le energie. E una parrocchia giovane, ma in questi pochi anni si vede che ci sono già molte ricchezze, non solamente la chiesa, abbastanza trasparente, moderna ma non troppo, rustica. Ci sono le ricchezze spirituali, ricchezze diverse che ha citato tutte, anche i movimenti, anche i neocatecumenali, anche il vostro vicario è un neocatecumenale. Il parroco energico mi ha spiegato prima la composizione di questa parrocchia, la composizione gerarchica, sociale e le opere.

Vi ringrazio per questo Consiglio o piuttosto per questi consigli che voi date al vostro parroco e al suo vicario, ai vostri sacerdoti, perchè così si vive in famiglia. In famiglia si vive con i consigli, sempre si cerca di parlare insieme, di chiedersi insieme, di dare risposte, di suggerire. Questa ricerca dei consigli è una cosa tipica della famiglia. La parrocchia è una famiglia più grande dove ci vuole molto di questo spirito di ogni famiglia in cui si parla, in cui si cercano e si danno consigli. E voi siete appunto il Consiglio Pastorale destinato per questo scopo.

Data: 1995-11-05 Data estesa: Domenica 5 Novembre 1995

Udienza: il Papa alle Suore di Carità di San Vincenzo de' Paoli per il 150 della presenza della Congregazione a Zagabria - Sala Clementina, Città del Vaticano

Titolo: Lenite in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina le sofferenze causate dal periodo totalitario ed ateo e dall'orribile guerra

Care Sorelle in Cristo!

1891
1. Sono lieto di accogliervi in occasione dei festeggiamenti del 150 della presenza della vostra Congregazione nella capitale croata, da dove ben presto avete potuto sviluppare la vostra attività in tutta la Croazia e la Bosnia ed Erzegovina, come pure in altri Paesi europei e nel continente americano, portando abbondanti frutti per la Chiesa e per la società.

Dio vi ha chiamate a manifestare il suo amore e la sua provvidenza misericordiosa verso ogni persona creata a sua immagine e somiglianza (cfr.
Gn 1,26). E che tale amore non conosca limiti, lo mostra proprio la Croce del suo Figlio, Redentore dell'uomo.

1892
2. Il vostro nome di "Sorelle della Misericordia" rispecchia sia il programma delle vostre attività, che il vostro carisma specifico nella Chiesa e per la Chiesa, in favore dell'uomo e della donna. Il vasto campo della vostra molteplice attività, che abbraccia la cura di malati, anziani, poveri ed emarginati, l'istruzione delle giovani generazioni, l'impegno nel campo culturale e l'attività pastorale ed apostolica, richiede da voi, ieri come oggi, la fedeltà al Carisma originario. La Chiesa ha confermato la validità delle vostre Costituzioni, che sono una via sicura per realizzare la perfezione evangelica di cui parla Gesù. Vi siano di modello gli esempi eloquenti San Vincenzo de' Paoli e Santa Luisa di Marillac, che nel 1633 hanno iniziato la grande famiglia delle Figlie della Carità Cristiana, a cui appartiene anche la vostra Congregazione.

Continuate a seminare il buon seme della carità cristiana. Le esperienze del passato ed i nuovi orizzonti che si prospettano davanti alla Chiesa ed alla società di oggi alle soglie del 2000, nel clima della ristabilita libertà delle persone e dell'intera società, richiedono da voi la saggezza e il coraggio delle scelte fatte secondo gli impulsi dello Spirito Santo. In tale contesto da voi si attende pure un ulteriore sforzo nella Croazia e nella Bosnia ed Erzegovina per lenire le molteplici sofferenze dei singoli e delle famiglie, causate dai decenni difficili del periodo totalitario ed ateo e dall'orribile guerra.

1893
3. L'adempimento degli impegni tipici del vostro Istituto non vi distragga, pero, dalla dimensione spirituale della vita religiosa. Dedicate sempre un sufficiente spazio alla preghiera ed alla contemplazione a livello sia comunitario che personale, ponendo al centro della vostra vita spirituale la partecipazione alla Santa Messa e la recita della Liturgia delle Ore.

Per poter essere veramente vicine ai vostri fratelli e sorelle, dovete avvicinarvi sempre di più a Dio. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che sappiano unire l'attività caritativa alla preghiera. Infatti, seguendo i consigli evangelici, e rimanendo fedeli al vostro Carisma, siete chiamate con la vostra vita ed opera a rendere testimonianza dei valori perenni e della dimensione soprannaturale dell'uomo. In modo speciale da voi si attende la carità tipica del genio femminile.

1894
4. Vorrei in questa circostanza esprimervi anche la mia riconoscenza per quanto la vostra Comunità sta facendo affinché le Rappresentanze pontificie a Zagabria ed a Belgrado possano svolgere la loro attività in favore delle Chiese locali in questi due Paesi.

Mentre vi affido alla Vergine Santissima, prima discepola del suo Figlio divino, ben volentieri imparto a voi ed all'intera vostra Congregazione una speciale Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Data: 1995-11-06 Data estesa: Lunedi 6 Novembre 1995

Al Consiglio direttivo dei "Cavalieri di Colombo" - Città del Vaticano

Titolo: Edificate una nuova cultura della vita

Cari Amici, Mi è veramente gradito salutare Lei, Cavaliere Supremo Virgil Dechant, e il Consiglio Direttivo dei Cavalieri di Colombo, e porgere a voi tutti il benvenuto in Vaticano. In un certo senso l'incontro di oggi rinnova la gioia della nostra Celebrazione eucaristica, svoltasi a Brooklyn qualche settimana fa. La così numerosa presenza di Cavalieri provenienti da tutti gli Stati Uniti è stato un segno tangibile della vostra provata devozione al Successore di Pietro e del vostro perseverante impegno di sostenerlo nel suo servizio alla Chiesa universale.

Negli ultimi anni questo impegno ha trovato particolare espressione nel Vicarius Christi Fund; desidero ringraziarvi di tutto cuore per questa manifestazione, concreta del vostro desiderio di condividere le mie cure pastorali per i bisogni del popolo di Dio di tutto il mondo.

L'ampia varietà di opere buone intraprese dai Cavalieri di Colombo nel servizio a Cristo e alla Chiesa dimostra la vitalità spirituale del vostro Ordine nell'aspirazione di portare avanti l'ideale del suo fondatore, Padre Michael McGyvney. Auspico che i Cavalieri siano sempre l'avanguardia degli sforzi della Chiesa nella preparazione all'ormai prossimo Terzo Millennio del Cristianesimo, facendo risplendere la luce della fede sui pressanti problemi e questioni sociali del nostro tempo. Siano essi in piccole città o in grandi metropoli, i Cavalieri hanno un compito fondamentale da portare avanti nella edificazione di una nuova e "vibrante cultura della vita" (cfr. S. Messa nell'ippodromo di Brooklyn, 6 ottobre 1995, n. 8), in cui ognuno sia amato in quanto figlio di Dio e invitato a partecipare appieno alla vita della società.

Cari amici, vi esorto ad accompagnare le vostre opere buone con la assidua preghiera per la promozione del Regno di Cristo nel nostro mondo. Invoco su voi la gioia e la pace di Cristo, nostro Salvatore, e di cuore imparto la mia Benedizione Apostolica, con piacere estesa a tutti i Cavalieri e alle loro famiglie.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-11-06 Data estesa: Lunedi 6 Novembre 1995

Il Papa presiede la Concelebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti durante l'anno - Città del Vaticano

Titolo: Hanno servito la Chiesa con fedeltà e amore offrendo un prezioso contributo alla stagione conciliare e post-conciliare



1895
1. E' ancora viva in noi la risonanza delle celebrazioni dei giorni scorsi, nei quali la liturgia ci ha fatto vivere in modo intenso il mistero della comunione dei Santi e la commemorazione dei fedeli defunti. In questo clima di fede e di preghiera è dolce e doveroso ritrovarsi intorno all'altare, per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi che, durante l'anno trascorso, hanno terminato la loro esistenza terrena.

In modo particolare ricordiamo i compianti Fratelli Cardinali Vicente Enrique y Tarancon, Pietro Pavan, Agnelo Rossi, Yves Marie Congar, Robert Coffy e Mario Revollo Bravo; e con essi commemoriamo anche tutti gli Arcivescovi e Vescovi defunti, pregando il Signore, Pastore buono e misericordioso, di voler loro concedere di abitare per sempre nella sua casa, ricolmi di felicità e di grazia (cfr.
Ps 22,6).

1896
2. Ripensando alla testimonianza di questi nostri venerati Fratelli, possiamo riconoscere in essi quei "servi" di cui parla la parabola evangelica (
Lc 12,36-38): servi fedeli, che il padrone, di ritorno dalle nozze, ha trovato svegli e pronti. I Pastori che oggi ricordiamo hanno servito la Chiesa con fedeltà ed amore, affrontando talvolta dure prove, pur di assicurare al gregge loro affidato la necessaria assistenza. Nella varietà dei rispettivi doni e compiti, hanno dato prova di operosa vigilanza, di sapiente e generosa dedizione alla causa del regno di Dio, offrendo un prezioso contributo alla stagione conciliare e post-conciliare, stagione di profondo rinnovamento pastorale in tutta la Chiesa.

La Mensa eucaristica, alla quale si sono accostati, dapprima come fedeli e poi, quotidianamente, come ministri, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso ai suoi servi: Egli stesso, sommo ed eterno Sacerdote, li farà mettere a tavola e passerà a servirli (Lc 12,37). Preghiamo perché ciò si compia presto, per tutti.

1897
3. Alimenta la nostra preghiera la speranza che "non delude" (
Rm 5,5). E' lo stesso Spirito Santo, con l'amore di Dio che riversa nei nostri cuori, a far si che questa speranza non sia vana. Dio Padre, ricco di misericordia, che ha dato alla morte il suo Figlio unigenito quando eravamo ancora peccatori, come non ci donerà la salvezza ora che siamo giustificati per il sangue di Lui (cfr. Rm 5,6-11)? La nostra giustizia - insegna l'apostolo Paolo - si basa sulla fede in Cristo. E' Lui il "Giusto", preannunciato in tutte le Scritture; è Lui il modello della vera longevità, costituita da una vita senza macchia (Sg 4,9).

Alla singolare esistenza umana del Figlio di Dio si affianca quella della sua Madre santa, che sola tra tutte le creature veneriamo Immacolata e piena di grazia. I nostri Fratelli Cardinali e Vescovi, di cui oggi facciamo memoria, hanno coltivato una tenera devozione per la Vergine Maria. Al suo Cuore immacolato vogliamo oggi affidare le loro anime, affinché, ammessi alla mensa celeste preparata per loro fin dall'inizio del mondo, riposino in pace nella casa del Padre, attorniati da tanti loro fedeli per i quali hanno speso la vita.

Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

Requiescant in pace. Amen.

Data: 1995-11-07 Data estesa: Martedi 7 Novembre 1995



Giovanni Paolo II alla solenne commemorazione del XXX anniversario della Costituzione "Gaudium et Spes" - Aula del Sinodo, Città del Vaticano

Titolo: La Chiesa ha voluto davvero abbracciare il mondo

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, Illustri Capi Missione del Corpo Diplomatico, Signori e Signore!

1902
1. Con grande "gioia e speranza" rivolgo il mio saluto a voi, convenuti stasera per commemorare l'ormai prossimo trentesimo anniversario della Costituzione pastorale Gaudium et spes, quasi avviando in quest'aula il Congresso Internazionale, che si terrà nei prossimi giorni a Loreto per iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici e del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con l'Amministrazione Apostolica della Santa Casa di Loreto, qui rappresentata dal caro Arcivescovo Pasquale Macchi, Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano.

Ringrazio cordialmente i Signori Cardinali Eduardo Pironio e Roger Etchegaray per le stimolanti riflessioni con cui hanno introdotto questa solenne Commemorazione, ponendo l'accento in particolare sulla rilevanza che la Gaudium et spes ha avuto nel favorire la partecipazione del laicato cattolico, nel corso di questi trent'anni, alla vita della Chiesa e all'animazione evangelica delle realtà temporali.

Quale giovane Vescovo di Cracovia...

1903
2. Da parte mia, desidero ora soffermarmi su alcuni temi della Gaudium et spes, per porne in risalto il valore storico ed insieme per sottolineare l'importanza che questo documento continua a rivestire per il futuro dell'umanità.

In realtà, devo confessare che la Gaudium et spes mi è particolarmente cara, non solo per le tematiche che sviluppa, ma anche per la diretta partecipazione che mi è stato dato di avere alla sua elaborazione. Quale giovane Vescovo di Cracovia, infatti, fui membro della sottocommissione incaricata di studiare i "segni dei tempi" e, dal novembre 1964, fui chiamato a far parte della sottocommissione centrale, incaricata di provvedere alla redazione del testo.

Proprio l'intima conoscenza della genesi della Gaudium et spes mi ha consentito di apprezzarne a fondo il valore profetico e di assumerne ampiamente i contenuti nel mio magistero fin dalla prima Enciclica, la Redemptor hominis. In essa, raccogliendo l'eredità della Costituzione conciliare, volli ribadire che la natura ed il destino dell'umanità e del mondo non possono essere definitivamente svelati se non nella luce del Cristo crocifisso e risorto.


GPII 1995 Insegnamenti 1881