GPII 1995 Insegnamenti 1903

Annuncio di vita e di speranza.

Apice dell'itinerario conciliare

1904
3. E' questo, in definitiva, il grande messaggio che la Gaudium et spes ha inviato "a tutti indistintamente gli uomini" (
GS 2), come annuncio di vita e di speranza.

E' il messaggio che fa della Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo - ultimo dei documenti promulgati dal Concilio Vaticano II, e di tutti il più esteso - in qualche modo l'apice dell'itinerario conciliare. Con questo documento i Vescovi del mondo intero, stretti intorno al Successore di Pietro, intesero manifestare l'amorevole solidarietà della Chiesa verso gli uomini e le donne di questo secolo, segnato da due immani conflitti e attraversato da una profonda crisi dei valori spirituali e morali ereditati dalla tradizione.

Non era mai accaduto, nella bimillenaria storia della Chiesa, che un Concilio ecumenico rivolgesse con così profondo coinvolgimento la sua preoccupazione pastorale alle vicende temporali dell'umanità. Proprio di qui scaturisce l'interesse particolare che questa Costituzione ha suscitato fin dal suo primo apparire. D'altra parte, lungi dal limitarsi a considerazioni storiche e sociologiche, i Padri conciliari affrontarono ampiamente, in ottica teologica, gli interrogativi fondamentali che da sempre assillano il cuore umano: "Che cosa è l'uomo? Quale è il significato del dolore, del male, della morte, che malgrado ogni progresso continuano a sussistere?" (GS 10). Scandagliando così il "mistero dell'uomo" alla luce della Parola di Dio, impegnarono anche, e fortemente, la comunità cristiana ad offrire uno specifico contributo per "rendere più umana" l'intera famiglia degli uomini (GS 40).

Una riflessione per cogliere oggi la sapienza del Documento

1905
4. Oggi rileggiamo quelle pagine in uno scenario mondiale decisamente mutato.

Quanti cambiamenti - politici, sociali, culturali - sono intervenuti da quel 7 dicembre 1965! E' finita la guerra fredda, la scienza e la tecnica hanno realizzato progressi inauditi: dai voli nello spazio all'atterraggio sulla luna, dai trapianti cardiaci all'ingegneria genetica, dalla cibernetica alla robotica, dalle telecomunicazioni alle più avanzate tecnologie telematiche. Ai fattori di cambiamento connessi con l'urbanizzazione e l'industrializzazione, si è aggiunto l'enorme incremento dei mass-media, che influenzano sempre di più la vita quotidiana degli uomini in ogni angolo della terra.

Di fronte a tanti elementi di novità rispetto alla situazione degli anni sessanta, ci si potrebbe chiedere quanto rimane della prospettiva storica adottata dalla Gaudium et spes. In realtà, se si va al cuore dei problemi, permane nella sua incisività ed acquista attualità persino maggiore l'interrogativo di fondo che allora la Costituzione poneva: i cambiamenti intervenuti nell'età contemporanea sono tutti utili al vero bene dell'umanità? (cfr.
GS 6). In particolare, si può avere "un ordine temporale più perfetto, senza che cammini di pari passo il progresso spirituale"? (GS 4). E' pertanto legittimo, alla soglia ormai del terzo Millennio, tornare a riflettere sulle analisi e sulle indicazioni offerte dalla Gaudium et spes per verificarne il valore e coglierne la sapienza. Mi sia permesso di ricordare alcune tra le tematiche più significative del documento.

La perenne ricerca umana del significato

1906
5. Anzitutto, la Gaudium et spes ha posto in luce la perenne ricerca umana del significato: la nostra origine, lo scopo della vita, la presenza del peccato e della sofferenza, l'inevitabilità della morte, il mistero dell'esistenza al di là di questo traguardo sono tutte domande che non si possono eludere (cfr. GS, 4,10,21,41). In ogni tempo e luogo tali interrogativi sollecitano il cuore umano e lo spingono a cercare una risposta piena e definitiva. La Gaudium et spes sottolinea con forza che tale risposta si trova soltanto in Gesù Cristo, il quale è "la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana" (
GS 10).

Connessa al problema del significato è anche l'attenzione che il Documento conciliare dedica alla sfida dell'ateismo contemporaneo (cfr. GS 19-21). Il Concilio l'affronta con il suo tipico stile dialogico, cercando di distinguere le diverse espressioni di questo complesso fenomeno, ma soprattutto sforzandosi di cogliere le ragioni che ne stanno all'origine. Lo fa col coraggio della verità nel denunciare l'errore, ma insieme con atteggiamento di comprensione verso gli erranti, non esitando a riconoscere le colpe che non di rado hanno, al riguardo, gli stessi credenti quando, per inadeguatezza dottrinale e soprattutto per incoerenza pratica, finiscono col "nascondere, più che manifestare, il genuino volto di Dio e della religione" (GS 19).

E' sulla base di questa impegnativa posizione della Gaudium et spes che il Papa Paolo VI creo nel 1965 un "Segretariato per i non-credenti", denominato poi "Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non-credenti", e successivamente incorporato nel "Pontificio Consiglio per la Cultura".

Io stesso, ponendomi nella scia della Gaudium et spes, in questi anni ho ritenuto mio dovere di illustrare in diverse occasioni come, nonostante i deprecabili conflitti del passato, la scienza e la fede non abbiano alcun vero motivo di antagonismo, ma traggano piuttosto reciproco vantaggio dall'incontro e dalla mutua collaborazione (cfr. GS 36).

La dignità e la santità del matrimonio e della vita familiare

1907
6. Non posso qui dilungarmi, passando in rassegna i temi davvero fondamentali che la Costituzione tratta specialmente nella sua prima parte: la dignità della persona umana, la comunità degli uomini, l'attività umana nell'universo. Basti sottolineare che su tutto questo il Concilio getta la luce che viene dalla rivelazione, additando Cristo come senso e pienezza di ogni creatura, alfa e omega del mondo. E nel quadro di questa visione globale, il Concilio illustra stupendamente la missione della Chiesa, mettendo in evidenza l'aiuto che essa dà, non senza riconoscere quello che essa riceve dal mondo contemporaneo (cfr.
GS 44).

Ma la Gaudium et spes non si limita agli interrogativi di fondo. Nel desiderio di rendere un più concreto servizio all'uomo del nostro tempo, essa scende anche sul terreno dei problemi immediati che lo assillano. Tra questi ha certamente particolare rilevanza la necessità di promuovere la dignità e la santità del matrimonio e della vita familiare.

Negli anni successivi al Concilio, l'ulteriore evoluzione del costume ha mostrato quanto la Chiesa avesse visto nella giusta direzione, ponendo con chiarezza questa urgenza all'attenzione della comunità cristiana e di tutta l'umanità. La famiglia è oggi messa a repentaglio non solo da fattori esterni, quali la mobilità sociale e le nuove caratteristiche della organizzazione del lavoro, ma anche e soprattutto da una cultura individualistica, priva di solido ancoraggio etico, che fraintende il senso stesso dell'amore tra i coniugi e, contestandone la connaturale esigenza di stabilità, insidia la tenuta dei nuclei familiari nella comunione e nella pace. In molte occasioni il magistero della Chiesa degli anni trascorsi è intervenuto a ribadire e ad illustrare il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. Come non ricordare l'Esortazione post-sinodale Familiaris consortio e le iniziative che hanno contraddistinto il recente "Anno della Famiglia"? E' un cammino di riflessione e di testimonianza che proprio nella Gaudium et spes ha trovato una costante e inesauribile fonte di ispirazione.

La vita economico-sociale in un contesto segnato ancora da assurde sperequazioni e da guerre tra poveri

1908
7. Non è possibile, poi, passare sotto silenzio, di fronte agli enormi problemi sociali che ancora assillano il mondo specialmente nel Sud del pianeta, la riflessione che la Gaudium et spes ha dedicato alla vita economico-sociale. Fin dall'esposizione introduttiva essa richiama l'attenzione sul grande scandalo del nostro secolo: "Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica, e tuttavia una grande parte degli abitanti del globo è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini non sanno né leggere né scrivere" (
GS 4). C'era da sperare che questa amara constatazione di trent'anni orsono dovesse essere superata dallo sviluppo successivo, specialmente dopo che la caduta del comunismo e la fine della guerra fredda hanno messo l'umanità in grado di affrontare con nuova energia ed impegno corale il problema della povertà. Siamo invece costretti a lamentare ancora oggi assurde sperequazioni, aggravate da guerre tra poveri, a cui il mondo dell'opulenza spesso fornisce non l'aiuto efficace e solidale, ma il potenziale distruttivo di armi micidiali.

L'etica politica: è ora che l'appello del Concilio venga ascoltato

1909
8. Il problema della povertà e del suo superamento mediante una sana economia, rispettosa del valore primario della persona, rimanda così a un discorso più ampio di etica politica. Giustamente pertanto la Gaudium et spes, dopo aver considerato l'ambito economico, dedica pagine eloquenti alla fondamentale necessità di promuovere nelle nazioni e tra le nazioni una vita politica ispirata ad irrinunciabili valori morali (cfr.
GS 73-90). L'appello del Concilio ad eliminare la furia distruttrice della guerra e a promuovere la pace è tutt'ora quanto mai vivo. Sono a tutti ben note le pagine accorate in cui la Costituzione esorta gli uomini, nello "spirito di famiglia proprio dei figli di Dio", a mettere da parte "ogni dissenso tra nazioni e razze" (GS 42) e a sviluppare una reale "comunità universale" (GS 9).

Purtroppo l'odio etnico e religioso, rinfocolato da memorie tribali e nazionali, continua a fomentare conflitti, genocidi e massacri, con le terribili conseguenze che eventi così dolorosi recano con sé: fame, epidemie e milioni di rifugiati in fuga. E' ora che l'appello del Concilio venga ascoltato. I credenti hanno in questo una speciale responsabilità, come ho più volte rilevato anche chiamando a raccolta i rappresentanti delle diverse religioni.

Come dimenticare, a questo proposito, la "Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace" che ha visto riuniti in Assisi, il 27 ottobre 1986, i principali leaders delle religioni mondiali? Eravamo certamente sulla lunghezza d'onda della Gaudium et spes quando, nella città di san Francesco, abbiamo pregato e digiunato, sorretti dalla fiducia di contribuire in tal modo ad umanizzare la convivenza tra gli uomini, ancora lacerata da contrasti mortali.

La "magna charta" dell'umana dignità

1910
9. Bastano questi rapidi cenni per sottolineare l'amplissimo orizzonte nel quale si muove la Gaudium et spes. Con essa la Chiesa ha voluto davvero abbracciare il mondo. Guardando agli uomini nella luce di Cristo, essa ha saputo coglierne gli aneliti profondi e i bisogni concreti. Ne è risultata una specie di "magna charta" dell'umana dignità da difendere e da promuovere.

Ponendosi in questa prospettiva, il Concilio ha potuto mettere a fuoco temi ed esigenze, che sarebbero poi affiorati in modo sempre più chiaro alla coscienza dell'umanità. Si pensi, ad esempio, alla specialissima difesa che la Gaudium et spes fa dei diritti e della dignità della donna (cfr.
GS 29). Dal Concilio ad oggi, molto è stato fatto al riguardo, ma molto rimane ancora da fare nella comunità internazionale e nelle singole nazioni. La Chiesa, da parte sua, come ho messo in evidenza in molteplici interventi - specie nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem e nella "Lettera alle Donne" - si sente fortemente impegnata a seguire fedelmente gli orientamenti del Concilio, operando in favore del vero benessere delle donne di tutto il mondo.

Il realismo della speranza richiede testimoni operosi 10. Si vede bene, anche solo da questa veloce carrellata, come la Costituzione conciliare non abbia perso nulla della sua attualità. Ci si potrebbe semmai chiedere se, di fronte ai gravi problemi che ancora ci angustiano, qualche sua espressione non sia eccessivamente ottimistica. In realtà, se ben si legge il testo, ci si accorge che il Concilio non si nascose affatto i problemi, ma volle affrontarli con l'atteggiamento che il Sinodo del 1985 chiamerà il "realismo della speranza" (Relazione finale D 2).

E' il realismo che non si lascia deprimere né fa spazio al cinismo paralizzante, perché sa che il mondo, nonostante tutto, è attraversato dalla grazia pasquale che lo sostiene e lo redime. Questa grazia ha bisogno di testimoni operosi, che siano per i fratelli il volto della speranza: tutti i figli della Chiesa sono chiamati ad esserlo.

In particolare, la Gaudium et spes fece appello alla testimonianza personale e all'iniziativa illuminata dei laici, uomini e donne, perché s'impegnassero a svolgere un ruolo maggiore nella vita della Chiesa e del mondo (cfr. GS 43). Tale scelta rimane ancora una delle grandi urgenze e, insieme, una delle più grandi speranze della Chiesa del nostro tempo.

Al riguardo, mi piace rilevare come la stessa partecipazione di qualificate personalità laiche di ogni parte del mondo al presente Congresso costituisca un modo quanto mai appropriato per celebrare l'anniversario di un documento che ha avuto un significato così grande nella vita della Chiesa durante i trent'anni trascorsi.

Il messaggio è Cristo stesso, Redentore dell'uomo 11. Cari Fratelli e Sorelle, ho voluto ricordare alcuni dei temi presenti nella Gaudium et spes, quasi per avviare l'analisi approfondita che sarà compiuta nel prossimi giorni durante il Congresso. Se un augurio posso esprimere, è che la ricorrenza anniversaria susciti un rinnovato interesse per il documento e spinga i fedeli a riscoprirlo nella sua integrità, cogliendone il messaggio profondo e sempre valido.

In effetti, chiunque legga il documento con animo attento e sereno non può non concludere che il suo messaggio ultimo è Cristo stesso, Redentore dell'uomo. E' lui che il Concilio addita come "il fine della storia umana, 'il punto focale dei desideri della storia e della civiltà', il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle sue aspirazioni" (GS 45). Gesù Cristo rimane presente come Luce del mondo che illumina il mistero dell'uomo non solo per i cristiani, ma anche per l'intera famiglia umana; rivela l'uomo a se stesso; chiama tutti all'identico destino e, mediante lo Spirito Santo, "offre a tutti la possibilità di venire a contatto" con la sua definitiva vittoria sulla morte (GS 22).

Le speranze per un mondo più umano espresse dalla Gaudium et spes non potranno essere realizzate senza Cristo, senza l'accoglienza della sua grazia, che invisibilmente lavora nel cuore di ogni uomo di buona volontà (GS 22). Questa convinzione guida e sorregge il cammino della Chiesa, particolarmente ai nostri giorni, segnati si da ombre ed incertezze, ma anche da un diffuso risveglio della fede e dal desiderio di costruire un mondo più fraterno e solidale.

La Vergine Maria, presso il cui Santuario si svolgerà il Congresso dedicato all'approfondimento dei temi della Gaudium et spes, avvalori gli sforzi di quanti, in sintonia con il suo messaggio, s'impegnano a testimoniare nel mondo il vangelo dell'amore e della pace.

A tutti la mia Benedizione!

Data: 1995-11-08 Data estesa: Mercoledi 8 Novembre 1995





Lettera al Cardinale Angelo Sodano - Città del Vaticano

Titolo: Per la chiusura dell'VIII centenario della nascita di Sant'Antonio

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Angelo Sodano Segretario di Stato La Chiesa cattolica è solita onorare con culto adeguato tutti i Santi, ma soprattutto quelli che si sono dedicati con coraggio e sapienza all'apostolato, ammaestrando i fedeli con ferma dottrina e discorsi pieni di sostanza. Tra di essi va senza dubbio annoverato Sant'Antonio da Padova. Egli, dotato di un'ottima formazione e adorno della ricchezza delle virtù, fu considerato "arca del Nuovo Testamento e scrigno delle Sacre Scritture", riuscendo, nella sua epoca, ad essere un efficace araldo e propagatore del Vangelo.

Sappiamo che 1'8 dicembre, a Padova, avranno termine, con una adeguata solennità, le celebrazioni dell'ottavo centenario della morte di questo Santo. Non abbiamo mai dimenticato la visita pastorale da Noi compiuta nel 1982 in quella illustre città e nella splendida basilica che i fedeli fecero costruire un tempo con arte eccezionale, per dimostrare il religioso culto e la particolare devozione verso Antonio da Padova.

perciò vogliamo volentieri venire incontro alla richiesta del Venerato Fratello Marcello Costalunga, Delegato Pontificio della Basilica di Sant'Antonio da Padova, che ha chiesto a Noi, perché l'evento si svolga in forma più solenne, di inviarvi una persona eminente.

Abbiamo allora rivolto il pensiero a Lei, Venerato Fratello Nostro, che è così vicino a Noi, ritenendoLa senz'altro in grado di assumersi questo incarico, Lei, con cui viviamo una familiarità e una frequentazione quasi quotidiana. così, dimostrandoLe la Nostra grande stima, Venerato Fratello Nostro, La nominiamo e costituiamo Legato Pontificio per lo svolgimento di quel sacro rito.

Dimostrerà a tutti i partecipanti a questa commemorazione ed ai presenti il Nostro favore e la Nostra benevolenza, con cui vogliamo abbracciare tutta l'illustre famiglia Francescana e tutta la comunità padovana. Invochiamo infine su tutti il patrocinio dello stesso Sant'Antonio. Si degni di venire a tutti in aiuto con i benefici celesti, affinché i fedeli corrano senza lentezze e indugi sulle sue orme.. Vogliamo, da ultimo, che impartisca la Nostra Benedizione Apostolica, che sia apportatrice di divine grazie e stimolo per un rinnovamento degli animi.

Dal Vaticano, 8 novembre 1995, diciottesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-11-08 Data estesa: Mercoledi 8 Novembre 1995

Per un pellegrinaggio promosso dall'Ordine di Malta - Città del Vaticano

Titolo: La vostra assistenza è caratterizzata da generosità e competenza

Care Sorelle e Cari Fratelli! In occasione del nostro incontro saluto di cuore voi tutti e vi esprimo la mia profonda gratitudine per il dono della vostra presenza. Per la Chiesa, che è chiamata a proseguire l'opera di salvazione nel mondo, la vostra presenza è molto preziosa, perché siete voi a conferirle una particolare forza per il suo operato benefico.

Il mio saluto va in particolare alle Sorelle ed ai Fratelli sulla sedia a rotelle ed a tutti coloro che sono afflitti da una malattia. Saluto di cuore anche tutti coloro che vi danno assistenza: i responsabili, i medici, gli infermieri e tutti gli assistenti volontari ed i collaboratori del "Malteser-Hilfsdienst". Col vostro esempio luminoso rianimate l'antichissima tradizione del Sovrano Ordine Militare di Malta: "tuitio fidei et obsequium pauperum".

Il "Malteser-Hilfsdienst", nato da una fertile collaborazione tra l'Ordine Maltese e la Caritas tedesca, si distingue per la sua attività nobile e generosa, resa possibile dall'aiuto di molti giovani collaboratori ed assistenti volontari che sacrificano le loro vacanze ed il loro tempo libero e che pagano inoltre le spese del viaggio.

Voi date una risposta concreta alla domanda della parabola del Buon Samaritano: "Chi è il mio prossimo?". Questa parabola appartiene al Vangelo della sofferenza. Essa indica, infatti, quale debba essere il rapporto di ciascuno di noi verso il prossimo sofferente. Non ci è lecito "passare oltre" con indifferenza, ma dobbiamo "fermarci" accanto a lui. Buon Samaritano è ogni uomo, che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque essa sia" (Salvifici Doloris, n. 28).

Il Buon Samaritano "non si ferma alla sola commozione e compassione.

Queste diventano per lui uno stimolo alle azioni", per un "aiuto, in quanto possibile, efficace. In esso egli mette il suo cuore, ma non risparmia neanche i mezzi materiali. Si può dire che dà se stesso, il suo proprio "io", aprendo quest"'io" all'altro". (Ibidem).

Il malato ed il disabile stanno al centro della vostra assistenza che è caratterizzata dalla generosità e dalla competenza. Senza troppe parole offrite un'assistenza pratica ed è proprio questo che coinvolge i giovani.

Dico a tutti voi: "Grazia e pace a voi in abbondanza" (1P 1,2), e vi auguro che quest'incontro possa diventare un momento di fertile riflessione in modo che possiate comprendere sempre meglio il significato della squisita missione accanto alle sorelle ed ai fratelli malati e sofferenti.

La malattia e la sofferenza non sono un inutile fastidio, non sono qualcosa che opprime senza lasciare nulla di positivo. Al contrario, se vengono affrontate insieme a Cristo diventano la fonte della speranza, della salvezza e della risurrezione, per voi e per l'intera umanità.

Forte di questa fede, imparto di cuore a tutti voi ed ai vostri cari a casa la Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal tedesco]

Data: 1995-11-09 Data estesa: Giovedi 9 Novembre 1995

Lettera al Cardinale Angelo Sodano - Città del Vaticano

Titolo: Per la conclusione del VII centenario del Santuario di Loreto

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Angelo Sodano Segretario di Stato Pieni di ammirazione già da molto tempo per il Santuario di Loreto, e per il mistero stesso di Maria, Noi non possiamo fare a meno di rinnovare, con grande gioia, il ricordo dei Nostri pellegrinaggi, ma soprattutto di quel felicissimo momento in cui, uniti alle migliaia di fedeli presenti, anzi a tutta la Chiesa di Dio, abbiamo voluto celebrare assieme l'anniversario della stessa "Santa Casa".

Ora che questi numerosi e solenni riti di vario genere, così fruttuosi e salutari, volgono verso la loro naturale conclusione, pensiamo alla bella domenica del prossimo 10 dicembre, in cui la commemorazione dei settecento anni del Santuario Lauretano si chiuderà felicemente. Non vogliamo certo che a questa celebrazione manchi l'onore e il decoro che merita, affinché la venerazione della Vergine Maria Madre di Cristo sotto un titolo tanto insigne e famoso si propaghi efficacemente ancora per molto tempo.

Certamente, benché da lontano, parteciperemo anche Noi con lo spirito lieto e colmo di gratitudine alle sacre liturgie ed alle fervidissime preghiere dei presenti; ma vorremmo che la Nostra persona potesse rendersi presente ed essere sentita in modo visibile in mezzo agli altri pastori della Chiesa, al gregge dei fedeli, alla moltitudine dei cittadini, poiché non v'è nessuno che non sappia con quanto amore ed impeto di fede abbiamo promosso tutta l'iniziativa dell'anniversario. E non riteniamo che possa trovarsi persona più adatta di Lei, Venerato Fratello Nostro, che abbiamo chiamato a partecipare e condividere così da vicino tutte le Nostre decisioni.

Così, con questa Nostra Lettera La destiniamo e nominiamo Nostro Legato personale per quegli atti pubblici e riti con cui, il prossimo 10 dicembre, verrà concluso in forma solenne il settecentesimo anniversario del Santuario Lauretano.

Ad esse presenzierà ufficialmente a Nostro nome, parlerà in vece Nostra secondo il Nostro intendimento, porterà con umanità e larghezza il Nostro saluto e la Nostra Benedizione.

InviandoLa a svolgere questo incarico così importante ed onorifico con tutta la fiducia e la benevolenza del Nostro animo fraterno, invochiamo contemporaneamente per Lei dal cielo il lume divino e la forza che sono sempre necessari nelle cose umane.

Dal Vaticano, 10 novembre 1995, diciottesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-11-10 Data estesa: Venerdi 10 Novembre 1995

Visita "ad limina": il discorso rivolto da Giovanni Paolo II ad un gruppo di Presuli dell'Argentina - Città del Vaticano

Titolo: Solo una nuova proposta dei valori morali fondamentali può assicurare lo sviluppo integrale di tutti gli argentini

Amati Fratelli nell'Episcopato,

1911
1. E' per me motivo di grande gioia ricevere oggi voi, Vescovi dell'Argentina, che siete venuti a Roma per "consultare Cefa" (
Ga 1,18), riaffermando così la vostra comunione e quella delle Chiese particolari che presiedete con la Chiesa di Roma e con il suo Vescovo, chiamato a confermare i suoi fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32). Vi saluto con affetto e vi auguro di cuore "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2). Attraverso di voi, estendo il mio saluto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose e a tutto il popolo di Dio delle vostre diocesi.

Desidero ringraziare in primo luogo il Cardinale Raul Francisco Primatesta, Arcivescovo di Cordoba, per le amabili parole che mi ha rivolto a nome di tutti, facendosi interprete dei sentimenti di adesione e di affetto alla persona e al magistero del Papa.

Gli incontri di questi giorni e il dialogo che ho avuto con ognuno di voi mi hanno permesso di costatare lo zelo con cui svolgete il vostro ministero, e mi hanno offerto l'opportunità di condividere gli aneliti e le speranze, le preoccupazioni e le gioie del vostro servizio a "un popolo religioso che, attorno ai suoi Pastori e in unione con il Successore di Pietro, desidera manifestare la sua fede e confermare il suo impegno cristiano" (Discorso di congedo a Ezeiza, 12.4.1987).

1912
2. Anche se "la missione salvifica della Chiesa nel mondo è attuata non solo dai ministri in virtù del sacramento dell'Ordine ma anche da tutti i fedeli laici" (
CL 23) è indubbio che i presbiteri hanno un ruolo fondamentale in tale missione. Per questo desidero condividere la vostra preoccupazione per la promozione delle vocazioni al sacerdozio e per la formazione dei futuri Pastori del Popolo di Dio.

L'importanza di questo tema esige una riflessione continua e un nuovo e deciso impegno da parte di tutte le comunità cristiane sotto la guida di coloro che "lo Spirito Santo" ha posto "come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio" (Ac 20,28). La pastorale in questo campo deve essere incentrata sul mistero della vocazione, ossia sulla chiamata alla sequela e al ministero che il Signore esercita in modo personale attraverso la fecondità della Chiesa e la profondità della sua vita, alimentata dalla purezza della fede, mediante la grazia dei Sacramenti, lo spirito di conversione e la preghiera fervente dei membri del Corpo Mistico di Cristo. Tutti devono pertanto partecipare in qualche modo alla pastorale vocazionale, confidando nel fatto che Dio risponderà con i suoi doni alla fedeltà del suo popolo dandogli i ministri necessari.

E' anche importante tenere presente che la pastorale vocazionale trova il suo prologo e il suo contesto nella pastorale giovanile, volta alla formazione dottrinale, spirituale e apostolica dei giovani, sia nelle parrocchie e nei collegi, sia nei movimenti e nelle opere sopraparrocchiali. Dove è possibile, anche i seminari minori, tanto raccomandati dal Concilio Vaticano II (cfr. OT 3) offrono il loro valido contributo al discernimento vocazionale degli adolescenti e dei giovani. E' fondamentale in questo campo una formazione integrale e coerente, basata sull'intimità con Cristo, che disponga coloro che vengono scelti a ricevere con gioia la grazia del dono.

1913
3. A tale proposito, il Seminario deve essere per voi oggetto di particolare sollecitudine. In esso i candidati al sacerdozio acquisiscono negli anni quella identità che li configurerà come ministri di Cristo Maestro, Sacerdote e Re, identità che verrà poi suggellata dalla sacra ordinazione, che li renderà capaci di agire "in persona Christi". Questo processo formativo è una realtà misteriosa in cui la libertà umana deve rispondere generosamente all'azione della grazia.

Ai seminaristi bisogna presentare senza ambiguità la figura del sacerdote e la sua identità essenziale, che sono state delineate con chiarezza dai diversi orientamenti della Sede Apostolica e che io stesso ho ricordato nell'Esortazione Apostolica post- sinodale Pastores dabo vobis. Questa identità deve illuminare tutto il processo educativo e ispirare chiari criteri di selezione, come ho già avuto occasione di segnalare nella mia visita al vostro Paese, poiché "non bisogna ricercare soprattutto il numero, ma l'idoneità dei candidati. Abbiamo bisogno di molti sacerdoti, che siano adatti, degni, ben formati, santi" (Discorso nella sede della Conferenza Episcopale, 12.4.1987) e, come opportunamente esorta il Concilio Vaticano II, "in tutta la selezione degli alunni e nel sottoporli a debita prova, sempre si abbia fermezza d'animo, anche nel caso doloroso di penuria di clero, poiché Dio non permette che la sua Chiesa manchi di ministri" (
OT 6).

La testimonianza di fedeltà dei sacerdoti, al cui ministero s'integreranno i nuovi ordinati è anche un fattore importante per la formazione dei seminaristi. Rispondendo con generosità e con amore indiviso alla loro "vocazione nel sacerdozio", i presbiteri saranno modello di carità pastorale, di preghiera e di abnegato dono di sé per i giovani candidati agli ordini sacri. La preparazione dei futuri ministri del Signore deve continuare nella formazione permanente una volta che sono divenuti membri del presbiterio diocesano, il che è "un'esigenza intrinseca al dono e al ministero sacramentale ricevuto" (PDV 70).

1914
4. Sono lieto di sapere che state preparando la celebrazione del Giubileo dell'anno 2000 che deve essere un momento di grazia e di maggiore fervore nel cammino della Chiesa, in particolare nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Questi anni che mancano al bimillenario della nascita del nostro Redentore costituiscono un'occasione privilegiata per riaffermare nelle menti e nei cuori la verità della fede, rivitalizzare le comunità cristiane nell'esercizio della carità, esaminare i metodi e aggiornare gli strumenti pastorali che permettano alla Chiesa in Argentina di continuare con rinnovato ardore la missione che sta svolgendo dagli inizi dell'evangelizzazione.

La prima fase della preparazione immediata al Grande Giubileo si presenta come un tempo propizio per esaminare e apprezzare debitamente il radicamento dei valori cristiani nella società e i fattori che incidono sull'azione evangelizzatrice. Nella vostra Patria, come in altre nazioni dell'America Latina, la Chiesa "è riuscita ad impregnare la cultura del popolo, ha saputo porre il messaggio evangelico alla base del suo pensiero, nei suoi principi fondamentali di vita, nei suoi criteri di giudizio e nelle sue norme di comportamento" (Discorso inaugurale della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, n. 24).

Tuttavia l'esercizio quotidiano del vostro ministero vi rende consapevoli della presenza di "una crisi culturale di proporzioni insospettate" (Ibidem, n. 21), che si manifesta nella diffusione di un permissivismo contrario non solo alle norme cristiane, ma anche alla stessa morale naturale. In questo senso si sta diffondendo una mentalità antinatalista e a volte un'educazione errata alla sessualità; non mancano inoltre voci che propugnano che la legge autorizzi il grave crimine dell'aborto e s'intravede il pericolo della manipolazione genetica nei mezzi di riproduzione umana. Nell'ordinamento educativo s'insinuano anche tendenze contrarie alla tradizione culturale della nazione e, in un altro contesto, si corre il rischio che la corruzione e l'impunità si generalizzino, con le deplorevoli conseguenze d'indifferenza sociale e di scetticismo.

Per questo, negli ultimi mesi, individualmente o per mezzo delle competenti Commissioni della Conferenza Episcopale, vi siete pronunciati con chiarezza e con fermezza su alcuni di questi problemi relativi all'educazione secondo le tradizioni culturali del Paese in quanto a moralità pubblica, problemi che sono oggetto di dibattito e motivo di confusione per i fedeli. Non risparmiate sforzi nell'esercizio del vostro magistero posto al servizio della dottrina morale cristiana e dell'autentica dignità dell'uomo (cfr.
VS 114).

Riprendendo l'esortazione di Paolo a Timoteo (cfr. 2Tm 4,2) vi dico: continuate ad offrire al vostro popolo questa valida testimonianza, senza farvi scoraggiare dalle incomprensioni e dalle critiche!

1915
5. Un'altra vostra preoccupazione, che coincide con un aspetto fondamentale della preparazione e della celebrazione del Grande Giubileo (cfr.
TMA 51) è la grave situazione economica in cui versa una considerevole parte della comunità argentina e di cui l'aumento della disoccupazione, come avviene anche in altri Paesi, è una delle manifestazioni.

E' opportuno ricordare che la condizione sociale non migliora solo applicando misure tecniche ma anche e soprattutto promuovendo riforme con una base umana e morale, che includa una considerazione etica della persona, della famiglia e della società. Pertanto solo una nuova proposta dei valori morali fondamentali, quali l'onestà, l'austerità, la responsabilità per il bene comune, la solidarietà, lo spirito di sacrificio e la cultura del lavoro, in una terra come la vostra che la Provvidenza ha creato fertile e feconda, può garantire un migliore sviluppo integrale per tutti i membri della comunità nazionale.

Voi avete proclamato ripetutamente questi valori e avete proposto, di fronte all'emergenza, di istituire a favore dei più bisognosi una Rete di carità che consiste nel "coordinare e potenziare il valido compito che la Chiesa sta svolgendo in tutte le comunità attraverso i suoi figli" e nel promuovere "la cooperazione con altre istituzioni aventi lo stesso proposito" (Esortazione della Commissione permanente della CEA, 10.8.1995). Mi rallegro di questa iniziativa e confido che sarà un segno dell'amore misericordioso di Dio, incarnato in gesti di fraternità cristiana e di solidarietà effettiva verso tutti coloro che soffrono.

Attraverso la vostra presenza e la vostra voce desidero stare vicino a tutti loro: i padri che non trovano lavoro, le madri angosciate dai bisogni della casa, i bambini che non possono ricevere un'alimentazione e un'educazione adeguate, i giovani minacciati dalla frustrazione delle loro speranze, gli anziani, i pensionati e i malati. Rivolgo il mio grato pensiero anche a coloro che hanno risposto o risponderanno con generosità al vostro appello e, mediante la preghiera e gesti concreti di carità, cercano di lenire la sofferenza dei loro fratelli: la loro offerta non rimarrà senza ricompensa poiché "Dio ama i poveri e pertanto ama anche coloro che amano i poveri; per questo noi nutriamo la speranza che Dio ci ami, in considerazione dei poveri" (San Vincenzo de' Paoli, Lettera, 2.546).

1916
6. Nel concludere questo incontro collettivo desidero esprimervi la mia gratitudine per l'instancabile lavoro che svolgete in tutti gli ambiti dell'azione pastorale. Vi incoraggio a continuare con rinnovata speranza il compito di condurre il Popolo di Dio che vi è stato affidato verso la meta della patria celeste mediante l'esercizio del vostro ministero apostolico, offrendo così anche un eccellente servizio all'intera comunità nazionale. Trasmettete il mio saluto affettuoso e la mia benedizione a tutti i vostri fedeli, in particolare a quanti collaborano con maggiore dedizione all'opera di evangelizzazione e a quanti soffrono per qualsiasi ragione e che per questo occupano un posto particolare nel cuore del Papa.

1917
7. Accogliendo con piacere la vostra richiesta, benedico ora una riproduzione della venerata e amata immagine di Nuestra Senora de Lujan, Patrona dell'Argentina, portata qui dal suo Santuario e che domani sarà intronizzata solennemente nella Chiesa Nazionale Argentina di Roma. Nell'invocare la sua protezione materna, le chiedo di intercedere per la santità di tutti i fedeli, per il benessere delle famiglie e per la prosperità del vostro Paese in giustizia e in pace, e nel contempo imparto a tutti di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-11-11 Data estesa: Sabato 11 Novembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1903