GPII 1995 Insegnamenti 1963

Udienza: il Papa ai partecipanti ad un corso sulla regolazione naturale della fertilità organizzato dall'Università Cattolica - Sala del Concistoro, Città del Vaticano

Titolo: I coniugi che chiamano alla vita un nuovo essere umano esprimo la ricchezza del loro rapporto e cooperano con Dio

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1964
1. Mi è gradita l'opportunità di porgere, anche quest'anno, un cordiale saluto a voi, che partecipate al Corso di formazione, organizzato dal "Centro Studi e Ricerche sulla regolazione naturale della fertilità", dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Mi congratulo con l'équipe del Centro per la buona riuscita dell'iniziativa, che non mancherà di portare frutti, a vantaggio delle famiglie e della Comunità ecclesiale.

L'argomento dei vostri lavori vi pone a stretto contatto col mistero della vita e della sua trasmissione, che voi intendete approfondire in sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Guidati dalla luce della fede, vi accostate alle sorgenti dell'esistenza, coscienti che "la vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta 'l'azione creatrice di Dio' e rimane per sempre in una relazione speciale con il suo Creatore, suo unico fine" (Istr. Donum vitae, introd., 5).

Ciò implica sempre un'inderogabile dimensione morale, non solo da parte dei genitori che fanno dono dell'esistenza ad una nuova creatura, ma anche da parte di quanti si accostano al "mistero" della trasmissione della vita, mossi dal desiderio di acquisire e diffondere conoscenze scientifiche circa la regolazione della fecondità umana.

1965
2. Nel momento in cui l'uomo e la donna, unendosi "in una sola carne", chiamano alla vita un nuovo essere umano, essi esprimono la ricchezza del loro rapporto interpersonale, diventando cooperatori dell'amore di Dio Creatore e della sua tenerezza.

Sono, queste, due dimensioni che non possono essere separate artificialmente, senza intaccare la verità intrinseca dell'atto coniugale stesso (cfr.
LF 12). L'insegnamento della Chiesa su tale argomento è sempre stato coerente, anche a costo di opporsi a ricorrenti ed agguerrite opinioni di diverso orientamento. In ciò il Magistero, lungi dal porre in questione la libertà dell'uomo e della donna nei riguardi della sessualità, persegue lo scopo di mantenere e di promuovere in tutta la loro ricchezza le dimensioni dell'amore coniugale. E' infatti nella libertà guidata dai valori morali oggettivi e sorretta dalla divina grazia che l'amore umano può esprimere la verità piena delle persone dei coniugi.

1966
3. La Chiesa, attenta al disegno di Dio, non si stanca di ribadire che "al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all'altro in totalità" (Esort. ap.
FC 32). Ecco allora che lo studio dei cicli naturali della fecondità femminile, unito alla formazione alle dimensioni spirituali e psicologiche del dominio di sé, rivela il suo valore di autentico servizio agli sposi cristiani, perché consente loro di esercitare la loro paternità e maternità in modo responsabile e pienamente rispondente alla verità della loro stessa umanità.

1967
4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Auspico che il corso di formazione al quale partecipate sia per voi un'occasione per comprendere come oggi esista il bisogno non soltanto di maestri, ma soprattutto di testimoni illuminati e saggi. Affido le vostre fatiche ed il vostro impegno alla protezione della Santa Famiglia di Nazaret e cordialmente vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo ai vostri cari ed alle famiglie con cui verrete a contatto.

Data: 1995-11-18 Data estesa: Sabato 18 Novembre 1995

Angelus: Giovanni Paolo II guida la rilettura del Concilio Vaticano II a trent'anni dalla conclusione - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: Nella "Lumen gentium" e nel Decreto "Christus Dominis" la fecondità della collegialità episcopale

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1968
1. L'identità e l'ufficio pastorale dei Vescovi furono tra i temi maggiormente approfonditi dal Concilio Vaticano II, prima nella Lumen gentium e poi nel Decreto Christus Dominus.

Opportunamente, nella Costituzione sulla Chiesa, il discorso sulla sacra gerarchia è stato collocato dopo quello relativo al popolo di Dio. E' infatti all'interno e al servizio di questo popolo che si esplica il ministero di coloro "che per istituzione divina sono succeduti agli Apostoli quali pastori della Chiesa" (
LG 20), ha ribadito il Concilio in linea con la Scrittura e la Sacra Tradizione. I Vescovi ricevono la pienezza del sacramento dell'Ordine, che li abilita a "svolgere la parte dello stesso Cristo maestro, pastore e sacerdote", agendo in sua persona (LG 21). Ciò essi fanno nella comunione gerarchica di un unico collegio, che si ricollega al "collegio apostolico", ed ha a capo il Successore di Pietro (LG 22).

A trent'anni dal Concilio è possibile toccare con mano quanto sia stata feconda la prospettiva conciliare della collegialità episcopale. Proprio in forza di tale prospettiva il decreto Christus Dominus ha potuto additare quei nuovi percorsi di comunione che stanno arricchendo il volto e la vita della comunità ecclesiale. Basti pensare, tra l'altro, all'internazionalizzazio- ne della Curia Romana (CD 10) e all'istituzione delle Conferenze Episcopali (CD 37).

E come non ringraziare il Signore per i frutti che ha portato e promette di portare il Sinodo dei Vescovi, istituito da Paolo VI in risposta ai voti dei Padri Conciliari? Si tratta di un'espressione privilegiata della "sollecitudine della Chiesa universale", cui i Vescovi sono chiamati in collaborazione col Romano Pontefice (CD 5).

1969
2. Il decreto Christus Dominus, in sintonia con la Lumen gentium, ha dedicato molta attenzione anche alla vita delle Chiese particolari, nelle quali "è veramente presente ed opera la Chiesa di Cristo" (
CD 11). E' in esse che la Chiesa, guidata dal Vescovo, con la forza della Parola di Dio e dell'Eucarestia, ogni giorno si edifica e cresce.

Il modello di Vescovo disegnato dal Concilio è quello del pastore, che esercita a nome di Cristo la funzione di insegnare, santificare e governare il popolo di Dio. E' un ministero implicante una specifica autorità, che va compresa ed esercitata nella logica della comunione e del servizio.Il Vescovo deve essere per la sua comunità un "vero padre, che si distingua per spirito di carità e di sollecitudine verso tutti" (CD 16). Deve essere capace di ascoltare e valorizzare tutti i carismi, pronto a cogliere le legittime esigenze di ogni credente. Proprio per favorire ciò il Decreto Christus Dominus ha promosso l'attiva partecipazione di sacerdoti, religiosi e laici alla programmazione pastorale attraverso organi istituzionali come il Consiglio pastorale diocesano (CD 27).

1970
3. In attesa della Pentecoste nel cenacolo c'era Maria, insieme con gli Apostoli.

Per loro era il volto di Cristo, era la Madre! Noi la invochiamo spesso come "Regina Apostolorum". Voglia la Vergine Santissima intercedere per tutti i pastori della Chiesa, perché nel loro non facile ministero siano sempre più conformi all'immagine del Buon Pastore.

(Si è celebrata in Italia, domenica 19 novembre, la Giornata Nazionale delle Migrazioni, dedicata al tema: "Donna: profezia di una nuova società". Nel sottolineare il significato dell'avvenimento, il Papa ha detto:] Si celebra oggi in Italia la Giornata Nazionale delle Migrazioni, che si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi di quanti vivono lontano dalla loro terra d'origine o non hanno fissa dimora: emigrati, immigrati, nomadi Rom e Sinti, circensi, marittimi. Il tema della Giornata, "Donna: profezia di una nuova società", si pone nella scia della recente Conferenza mondiale di Pechino.

Esso invita a fissare l'attenzione particolarmente sulle donne migranti, che hanno sempre svolto un ruolo decisivo infondendo fiducia in un domani migliore, tenendo unita la famiglia e custodendo i valori religiosi e morali del loro popolo. Quant'è importante che le donne immigrate in Italia possano trovare un proprio ruolo all'interno della comunità! E com'è doloroso invece saperle a volte disprezzate e sfruttate! Le affido tutte alla protezione di santa Francesca Saverio Cabrini, madre dei migranti, ed auspico di cuore che esse possano trovare nella Chiesa la loro patria.

(Il Papa ha poi ricordato che martedi 21 novembre, festa liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, si celebrerà la Giornata "Pro Orantibus". Queste le parole pronunciate dal Santo Padre:] Vorrei poi ricordare un'altra prossima ricorrenza: dopodomani, festa liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, si celebrerà la Giornata "Pro Orantibus", in favore delle Monache e dei Monasteri che si trovano in particolari necessità. Carissimi, vi invito ad essere spiritualmente e concretamente vicini a queste sorelle che dedicano tutta la vita alla preghiera e al sacrificio. E' un gesto di fattiva solidarietà che il Signore ricompenserà generosamente.

(Poi il Papa ha lanciato un nuovo appello per la pace nei Balcani:] In queste ultime settimane, le conversazioni in corso a Dayton, negli Stati Uniti, fanno accrescere la speranza per la pace nei Balcani.

Dopo quattro anni di sofferenze, morti e distruzioni, sembra che quelle provate popolazioni possano intravvedere giorni migliori.

Affidiamo a Maria Santissima gli sforzi di tutte le parti impegnate per porre termine a questo drammatico conflitto, mediante una pace giusta e duratura.

Voglia Iddio che la comunità internazionale continui con perseveranza a favorire e a sostenere questo cammino di pace affinché, in quella parte dell'Europa a tutti noi così cara, fioriscano finalmente la riconciliazione, la pacifica convivenza e la fraternità! (Ai fedeli italiani presenti:] Saluto ora tutti i pellegrini, in particolare i fedeli provenienti da Brindisi, Foggia, Taranto, Belluno, Pesaro e Urbino. Carissimi, la sosta presso la tomba di Pietro vi confermi nella fede e sostenga la vostra testimonianza. Saluto anche gli alunni che domani riceveranno il premio "Livio Tempesta" per la bontà nella scuola.

(Al termine della recita dell'Angelus, il Santo Padre ha detto:] Ringraziamo il Signore per questa bella giornata, fresca e calda. Auguro a tutti la protezione del Signore, la protezione di sua Madre; auguro a tutti una buona domenica e una buona settimana.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-11-19 Data estesa: Domenica 19 Novembre 1995

Visita pastorale: l'omelia del Papa durante la Santa Messa nella parrocchia dei Santi Martino e Antonio Abate - Roma

Titolo: Affrontando difficili prove la Chiesa del nostro secolo è diventata "segno di contraddizione" che guida i credenti sul cammino della storia



1971
1. "E' stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (
He 9,27).

La liturgia di questa domenica riveste un carattere "escatologico", parla cioè delle "ultime realtà" che riguardano la morte di ogni essere umano e la fine del mondo. Parla in modo particolare del giudizio. Il Salmo responsoriale ci ha fatto ripetere nel ritornello: "Vieni, Signore, a giudicare il mondo", ed invita la creazione a lodare Dio perché Egli "viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine" (Ps 97,9).

E' significativo che l'avvento del Signore non abbia qui niente di terrificante, ma che piuttosto venga posta in rilievo la gioia che pervade tutta la natura: il mare freme, i fiumi battono le mani e le montagne esultano di letizia (cfr. Ps 97,8). Anche gli uomini vengono esortati ad entrare in questo clima di gioia: "Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore" (Ps 97,5-6).

L'avvento definitivo di Dio è Cristo, vangelo di salvezza, in cui si compie l'attesa escatologica dell'umanità. Il mondo e l'uomo, che in esso vive, non sono più condannati alla morte. L'essere umano non è destinato più a ritornare per sempre a quella polvere dalla quale è sorto, ma a presentarsi davanti al volto di Dio e ad entrare nell'eterna comunione con Lui, partecipando così al suo Regno ed alla sua vita.

1972
2. Perché questo si compia, è pero necessario superare la soglia del giudizio di Dio, a cui verrà sottoposta l'intera vita condotta dall'uomo sulla terra.

Il profeta Malachia ha espresso questa verità con parole concise nella prima Lettura: "Ecco, sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà... Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia" (3,19-20). I due elementi, il fuoco e la luce, si fondono qui con l'annuncio del giudizio finale. Il fuoco brucia e purifica. La luce illumina e rende felici nella visione beatifica di Dio. Ma il giudizio per ogni singolo individuo avviene al termine del suo pellegrinaggio terreno. Per lui morire è in un certo senso anche sperimentare la fine del mondo.

Ecco allora che l'odierna domenica, penultima dell'anno liturgico, ci stimola a meditare sui "novissimi", le "ultime realtà": la morte, il giudizio, il premio celeste, il purgatorio e l'inferno. Si potrebbe quasi dire che essa costituisce come il seguito della Solennità di tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti, che abbiamo celebrato all'inizio del mese di novembre.

1973
3. Anche il brano del Vangelo tratto da Luca ha un carattere escatologico. In esso, pero, non è preponderante il tema della fine del mondo, ma l'annuncio della distruzione di Gerusalemme. "Verranno giorni - dice Gesù - in cui di tutto quello che ammirate non resterà pietra su pietra che non venga distrutta" (21,6). Chi ascoltava queste parole aveva visto con i propri occhi la magnificenza del tempio di Gerusalemme. Il Signore, pertanto, annunciava eventi relativamente vicini nel tempo. E' noto, infatti, che la distruzione di Gerusalemme e del tempio ebbero luogo nel settanta dopo Cristo.

Alla domanda: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?" (
Lc 21,7), Cristo dà una risposta che direttamente riguarda la distruzione di Gerusalemme, ma potrebbe anche riferirsi alla fine del mondo. Preannuncia guerre e rivolgimenti, ammonendo contro i falsi messia: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo" (Lc 21,10-11).

Simili eventi accompagnarono la caduta di Israele e la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani, ma si può dire che si sono realizzati anche in altre epoche della storia. Non ha forse visto il nostro secolo molte guerre e rivoluzioni? La storia dell'uomo e quella dell'umanità portano il segno del loro destino escatologico. L'orientamento del tempo verso le "ultime realtà" ci rende consapevoli di non avere sulla terra una stabile dimora. Siamo infatti in attesa di un eterno destino, costituito da quel mondo futuro, l'eone redento, in cui abitano stabilmente la giustizia e la pace.

1974
4. Le parole di Cristo si riferiscono indubbiamente pure alla comunità dei primi discepoli: essi dovranno attraversare prove difficili, saranno consegnati alle sinagoghe e saranno messi in prigione, trascinati davanti a re ed a governanti a causa del suo nome (cfr.
Lc 21,12). E subito aggiunge: "Questo vi darà occasione di rendere testimonianza" (21,13). Cristo, che dirà: "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8), sottolinea qui che non si tratterà di una testimonianza facile, ma tanto più difficile per il fatto che quanti professano pubblicamente la loro fede potranno sperimentare la persecuzione da parte dei loro cari. "Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome" (Lc 21,16-17). Noi, oggi, ascoltiamo ancora una volta queste gravi parole che hanno preparato gli Apostoli e tutta la Chiesa ad affrontare varie prove, non soltanto quelle incontrate dai cristiani dei primi secoli ma anche quelle del nostro secolo.

1975
5. Allo stesso tempo, pero, Cristo non presenta ai discepoli unicamente la prospettiva delle difficoltà e delle prove. Se parla di una difficile testimonianza, aggiunge immediatamente: "Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi daro lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere" (
Lc 21,14-15). Molte volte si è adempiuta questa promessa! In virtù delle parole di Cristo, la Chiesa è diventata "segno di contraddizione" (Lc 1,34), che va avanti nella storia e guida i credenti su tale cammino.

In molte epoche e in molti luoghi i cristiani sono stati oggetto di odio, di persecuzioni e di sterminio; hanno sperimentato pero la consolante promessa del Redentore: "Nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime" (Lc 21,18-19). Non si tratta certo di salvare la vita fisica. Basta leggere gli Acta Martyrum per convincersi che ai grandi testimoni di Cristo e ai confessori della fede non è stata risparmiata la vita terrena. Andavano incontro alla morte con grande coraggio, consapevoli che accettando di morire per Cristo in realtà si avvicinavano alla pienezza di quella vita divina da Cristo comunicata all'uomo nel mistero pasquale.

1976
6. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia dei Santi Martino e Antonio Abate! Oggi il Papa è venuto in mezzo a voi per confermare la vostra fede nel Signore della vita. La vostra Parrocchia si trova in una zona di Roma che è diventata, in poco più di cinquant'anni, da piccola comunità contadina, un'affollata borgata di periferia. Erano, allora, poco più di cinquecento i contadini immigrati da varie regioni d'Italia: oggi siete una Comunità di quindicimila persone appartenenti ad oltre tremila nuclei familiari. Non è difficile per me immaginare quanti problemi vi assillino ogni giorno.

L'occupazione, innanzitutto, che costituisce un bene primario per una degna esistenza. Poi l'alloggio, i servizi fondamentali, come i trasporti, l'assistenza sanitaria, l'istruzione, la cultura, il tempo libero. Mi sono ben note le vostre attese e preoccupazioni ed auspico che possano essere risolti i problemi del vostro quartiere grazie all'attenzione degli Amministratori ed alla solidale collaborazione da parte di tutti.

Come poi non gioire con voi per la realizzazione dell'antico desiderio di un nuovo complesso parrocchiale, quale luogo di aggregazione spirituale, sociale e culturale? Ora voi potete contare su spazi più ampi ed una aumentata capacità di accoglienza. Ringrazio con voi il Signore perché la chiesa di Gesù Divin Salvatore è ormai una realtà, mentre si sta provvedendo alla sistemazione dell'annesso complesso sportivo.

Esprimo vivo compiacimento per il completamento di queste importanti opere, delle quali si sono fatti promotori i Padri Salvatoriani, l'Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di nuove chiese in Roma, ma che non avrebbe raggiunto tali risultati senza il vostro contributo attivo e concreto.

Carissimi fedeli, siete, dunque, in grado di poter dar vita ora alle molte attività pastorali che, con non lieve sacrificio, avete iniziato negli anni scorsi, sotto la guida dei vostri sacerdoti, specialmente per venire incontro alle necessità dei giovani, grazie a Dio, molto numerosi nella vostra Comunità.

Vi saluto tutti con affetto. Saluto il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro parroco, Padre Agostino Maiolini, ed i sacerdoti suoi collaboratori. Saluto le Suore Dorotee, che affiancano e sostengono da sempre le svariate iniziative della Parrocchia e quanti, a vario titolo, lavorano in Parrocchia, imprimendo ad essa una coraggiosa spinta apostolica e missionaria.

1977
7. Carissimi, tra le Letture di questa domenica, impregnate di temi escatologici, si trova un brano della seconda Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, che in qualche modo bilancia la prospettiva delle "ultime realtà" con significative indicazioni sul tema della temporalità. A coloro che attendevano come imminente la prossima venuta di Cristo - la Parusia - e proprio per questo trascuravano la necessaria sollecitudine per gli impegni quotidiani e per il lavoro, san Paolo scrive: "Alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione... Quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi" (
2Th 3,11 2Th 3,10).

Certamente Paolo tiene lo sguardo fisso verso la venuta di Cristo; allo stesso tempo, pero, è consapevole che l'attesa escatologica non può offuscare i doveri quotidiani. Anzi, la fatica d'ogni giorno costituisce per il credente un modo per prepararsi alla venuta di Cristo. E' la lezione che la Costituzione conciliare Gaudium et spes ha riproposto con grande efficacia: "L'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensi piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo" (GS 39).

Ci aiuti il Signore a preparare, giorno dopo giorno, con gioia e con coraggio la venuta del suo Regno glorioso.

Amen!

(Ai bambini:] Sia lodato Gesù Cristo! Saluto tutti i presenti, non solamente i ragazzi e le ragazze della scuola elementare e media, ma anche i genitori e i maestri che si trovano dietro.

Vorrei farvi una domanda: conoscete il latino? Io vi diro una parola: "Tertio Millennio Adveniente". Vuol dire che si avvicina il Terzo Millennio dopo Cristo perché siamo nel 1995, e fra cinque anni raggiungeremo il Duemila. E con il Duemila comincia il terzo millennio. Questo Terzo Millennio si riferisce ad una data storica, la nascita di Cristo. Quando sono entrato qui, ho guardato voi e pensavo così: ma tutti quei ragazzi, loro sono del Terzo Millennio! Lo sapete quanti anni ha il Papa? quanti ne ha il Cardinale Ruini e Mons. Riva? Certamente ciascuno di noi ha più anni di voi. Allora forse il Signore ci porterà a vedere il Duemila, questo inizio del Terzo Millennio. Ma spero che farà questo a voi tutti, che appartenete già al Terzo Millennio, voi ragazzi delle scuole elementari e medie.

Che cosa dovrei augurare a voi? Auguro a voi di conoscere bene Gesù Cristo, perché vedete che sono passati duemila anni e si ritorna sempre alla sua persona, alla sua figura, alla sua missione, alla sua morte e alla sua risurrezione. Sempre si ritorna è ciò vuol dire che Cristo era una persona straordinaria che attraversa secoli e millenni. E in questi secoli e millenni rimane presente ieri, oggi e per sempre. Allora se una persona è così importante, bisogna imparare molto da lui.

Auguro tutto questo alla parrocchia che visito oggi, auguro ciò alle vostre famiglie, che sono l'ambiente dove si insegna e si impara Gesù Cristo, alle vostre scuole. Io penso che voi sapete già molte cose su Gesù Cristo. Avete fatto la Prima Comunione? La maggior parte si. Questo è importante perché si conduce Gesù non tanto attraverso le parole, ma attraverso l'Eucaristia, attraverso la comunione con Lui. Allora quando si riceve la Comunione, sempre si aprono gli occhi della nostra anima, del nostro spirito, e noi conosciamo meglio Gesù Cristo.

Questo vorrei dirvi oggi, augurando a tutti voi, insieme con le vostre famiglie, le scuole e questa parrocchia, che sia felice la vostra giovinezza attraverso la grazia del Signore nostro Gesù Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo! (Al Consiglio Pastorale:] Volevo dirvi che adesso sto leggendo la vita di Sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli. Il Vescovo di Vercelli visse ai tempi risalenti subito dopo Costantino il Grande. Lui ha prima passato venti, venticinque anni a Roma, e dà molte informazioni su questa Chiesa. E constato che la Chiesa di Roma di allora, diciassette secoli fa, è abbastanza simile alla Chiesa della Roma di oggi. C'erano il Vescovo, i sacerdoti, i diaconi, e c'erano i laici. Questa parola, che viene dal greco, era molto usata in quell'epoca. Allora penso che c'era anche un Consiglio Pastorale. Certamente. Perché non si poteva vivere direttamente la Chiesa, la comunità, qualsiasi realtà diocesana o parrocchiale, senza questa collaborazione tra sacerdoti e laici.

Volevo dirvi questo per confermare che, essendo abbastanza anziani, siete quindi radicati nell'antichità della Chiesa di Roma, nella sua tradizione bimillenaria. Vi auguro di continuare bene questo compito, di dare buoni consigli al vostro parroco. Lui già da solo ha molti buoni consigli. Me lo ha detto quando è stato invitato da me a pranzo. Ma ha anche bisogno di essere consigliato, come tutti noi.

La mia benedizione alle vostre persone, alle vostre famiglie, a questo Consiglio e a questa bella parrocchia.

Sia lodato Gesù Cristo! (Ai giovani:] Noi non abbiamo molte ricchezze, questo è giusto, questo è vero. Senza dubbio non avete molte ricchezze, ma siete ricchezza. Avete anche molte domande, domande che seguono il Papa dappertutto. Dove va incontra i giovani e sempre dappertutto incontra le domande alle quali deve dare una risposta.

Ecco, questo inno sulle ricchezze che non avete appartiene alla Comunità di Sant'Egidio. E qui la comunità è molto presente. Una comunità che porta con sé una spinta apostolica e dà vita a tutto il quartiere.

E bello che i giovani della Comunità di Sant'Egidio amano gli anziani.

Si deve cercare questa comunione tra le generazioni. Gli anziani non devono essere mai abbandonati, devono essere seguiti, serviti, sostenuti, perché ne hanno bisogno. Poi dobbiamo pensare che col tempo tutti noi diventeremo anziani. Non si pensa a questo quando si hanno sedici diciotto anni. Anch'io ho avuto sedici diciotto anni e non pensavo di arrivare a 75 anni.

Vi auguro una bella giovinezza, unita a Cristo, vissuta alla luce del suo Vangelo, vissuta con la forza della sua Eucaristia, e vissuta con grande apertura verso il mondo di domani. Ho detto ai piccoli e ai ragazzi, i vostri fratelli e sorelle più piccoli, che a loro appartiene il Terzo Millennio. Lo dico anche a Voi. Vi auguro di camminare avanti, di entrate in questo Terzo Millennio con grande speranza. E vi do la benedizione perché già devo pensare all'Angelus Domini che fra poco ci riunirà sotto la finestra del Papa a San Pietro.

Allora, coraggio giovani! (Il saluto di congedo alla comunità:] Saluto ancora tutti i parrocchiani, ringraziandoli per la loro presenza.

Molti sono rimasti anche fuori della chiesa durante la Celebrazione Eucaristica.

Vi auguro una buona domenica, una buona settimana, buon anno e tanti altri anni. E vi auguro Buon Natale, che è fra cinque settimane. E vi auguro una buona continuazione di missione in questa comunità, edificando la tanto bella chiesa materiale, visibile, ed edificando la chiesa invisibile ma molto reale nelle nostre anime.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-11-19 Data estesa: Domenica 19 Novembre 1995

Udienza: il discorso del Santo Padre ai membri della Pontificia Accademia per la Vita riuniti in Assemblea Generale - Sala del Concistoro, Città del Vaticano

20115 Titolo: "Non possiamo nascondere il pericolo che la scienza subisca la tentazione del potere demiurgico, dell'interesse economico e delle ideologie utilitariste"

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi, illustri Membri della Pontificia Accademia per la Vita, riuniti per la seconda volta in Assemblea Generale, durante la quale intendete compiere un primo approfondimento sulla Lettera Enciclica Evangelium vitae, per cogliere in essa ispirazione e sostegno nel vostro impegno, insieme con le indicazioni concrete per il vostro futuro lavoro.

Saluto cordialmente il Presidente dell'Accademia, Professor Juan de Dios Vial Correa, che ringrazio per le cortesi parole con le quali ha espresso i sentimenti di tutti i presenti. Rivolgo, inoltre, uno speciale pensiero al Vice Presidente, Mons. Elio Sgreccia, per la cui dedizione a servizio dell'Accademia esprimo affettuoso compiacimento. Accolgo, infine, con soddisfazione ciascuno di voi, che offrite la vostra competente collaborazione alla nobile causa della difesa e promozione della vita umana in tutte le sue fasi.

1979
2. Nell'Enciclica Evangelium vitae viene esplicitamente definito il ruolo di grande rilievo scientifico, culturale ed ecclesiale della vostra Accademia, istituita "con il compito di "studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del Magistero della Chiesa" (
EV 98).

A questo fine ho disposto che essa operi in stretto collegamento col Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, collaborando con i Dicasteri della Curia Romana direttamente impegnati a servizio della vita, primi fra tutti la Congregazione per la Dottrina della Fede e il Pontificio Consiglio per la Famiglia, oltre che la Congregazione per l'Educazione Cattolica (cfr. Motu proprio Vitae mysterium, 4; Statuto, art. 1).

Così inserita, con una propria autonomia, all'interno delle istituzioni ecclesiali, la Pontificia Accademia è chiamata a diventare punto di riferimento anzitutto per gli intellettuali cattolici, per stimolarli a "rendersi attivamente presenti nelle sedi privilegiate dell'elaborazione culturale, nel mondo della scuola e delle università, negli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, nei luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica" (Enc. EV 98). Sarà così possibile avviare un ampio dialogo di confronto e di proposta che coinvolga attivamente quanti hanno a cuore la difesa e la promozione della vita umana, anche tra credenti di altre confessioni o religioni e tra coloro che, pur senza professare una specifica appartenenza religiosa, esprimono sincera attenzione ai valori della vita.

1980
3. In questo momento l'Accademia, con la sua organizzazione interna, articolata in gruppi di lavoro, sta muovendo i primi passi. Una volta completata la nomina dei membri effettivi, secondo il numero previsto dallo Statuto, e dopo aver raccolto dalle diverse parti del mondo l'adesione di membri corrispondenti e di qualificati centri di ricerca scientifica ed etica, occorrerà sviluppare un intenso programma di studio, di contatti e di pubblicazioni per divulgare i risultati raggiunti.

Vi attende, dunque, carissimi Fratelli e Sorelle, un ampio e stimolante campo di lavoro. La vostra Accademia, istituita seguendo anche il suggerimento e l'ispirazione del suo primo Presidente, il compianto Professor Jérôme Lejeune, uomo di grandi meriti scientifici e di limpida testimonianza cristiana, è chiamata ad operare in un momento particolarmente importante per l'orientamento della ricerca biomedica e dello sviluppo delle legislazioni sociali.

Le scienze biomediche stanno attualmente registrando, infatti, un momento di rapido e meraviglioso sviluppo, soprattutto in relazione alle nuove conquiste negli ambiti della genetica, della fisiologia riproduttiva e delle neuroscienze. Ma perché la ricerca scientifica sia orientata al rispetto della dignità della persona e al sostegno della vita umana, non è sufficiente una sua validità scientifica secondo le leggi proprie di ogni disciplina. Essa deve anche qualificarsi positivamente dal punto di vista etico, e ciò suppone che i suoi sforzi siano impostati fin dall'inizio in vista del vero bene dell'uomo, inteso come singola persona e come comunità.

1981
4. Ciò avviene quando si opera per eliminare le cause delle malattie, attuando un'autentica prevenzione; o quando si cercano terapie sempre più efficaci per la cura di malattie gravi ancora capaci di stroncare vite umane o di nuocere gravemente alla salute delle popolazioni; o, infine, quando si offrono metodi e risorse per la riabilitazione dei pazienti in via di guarigione. La ricerca scientifica in ambito biologico può contribuire anche ad individuare nuove risorse utili per eliminare o ridurre l'improduttività di tante zone della terra e contribuire validamente nella lotta contro la fame e la miseria.

La qualificazione etica positiva di una ricerca dovrà risultare anche dalle garanzie etiche offerte nelle sperimentazioni, per quanto riguarda sia i fattori di rischio che il necessario consenso delle persone coinvolte. Essa dovrà estendersi, inoltre, anche all'applicazione delle scoperte e dei risultati.

Questa integrazione della ricerca scientifica con le istanze dell'etica in ambito biomedico è un'urgente necessità dell'epoca presente. Se pensiamo che tale ricerca oggi raggiunge le strutture più elementari e profonde della vita, come i geni, e i momenti più delicati e decisivi dell'esistenza di un individuo umano, come il momento del concepimento e della morte, nonché i meccanismi di ereditarietà e le funzioni del cervello, ci si rende conto di quanto sia urgente offrire a coloro che operano in questo ambito la luce dell'etica razionale e della rivelazione cristiana.

Non possiamo nascondere il pericolo che la scienza subisca la tentazione del potere demiurgico, dell'interesse economico e delle ideologie utilitariste. In ogni caso, pero, il supporto dell'etica dovrà essere offerto nel rispetto dell'autonomo statuto epistemologico di ogni scienza.

1982
5. Nella Costituzione Gaudium et spes è chiaramente affermato il rispetto della Chiesa per l'autonomia delle scienze umane nel loro specifico campo (cfr.
GS 59).

Ciò tuttavia non toglie, anzi esige, che nell'analisi dei problemi e nella ricerca delle soluzioni si tenga presente il bene dell'uomo da promuovere e da tutelare, e si inserisca in un'antropologia che, comprendendo tutte le dimensioni della persona, dia senso ai destini della società e della storia umana.

La necessità di un'antropologia, rispettosa dei valori umani e aperta alla trascendenza, è evidente e urgente, anche in relazione al pluralismo etico che minaccia l'universalità dei valori etici fondamentali. Non tutte le visioni etiche sono infatti compatibili con la visione integrale dell'uomo e con la proposta cristiana intorno al valore della vita e della persona umana, come ho ricordato nell'Enciclica Veritatis splendor (cfr. VS 74-75).

Alla luce di queste considerazioni si comprende quanto importante sia il compito affidato all'Accademia per la Vita, chiamata a favorire l'incontro e la collaborazione tra le scienze biomediche e le discipline etico-filosofiche e teologiche, in vista di un migliore servizio alla vita dell'uomo, oggi così gravemente minacciata. L'armonica composizione della visione e dei risultati delle scienze positive con i valori etici e gli orizzonti dell'antropologia filosofica e teologica costituisce un'urgenza primaria alle soglie del nuovo Millennio.

1983
6. Analoga, decisiva importanza assume l'altro ambito di problemi iscritto nelle finalità della stessa Accademia: è quello del diritto. Nel mondo sono state approvate legislazioni che contengono elementi in contrasto con le esigenze e i valori fondamentali dell'uomo. Penso in particolare alla legalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia. Nell'Enciclica Evangelium vitae ho riaffermato che tali leggi sono ingiuste, nocive al bene dell'uomo e della società, e tali da alterare gli stessi concetti di legge e di democrazia (cfr.
EV 11 EV 68-72).

Il prossimo futuro lascia prevedere nuovi pronunciamenti legislativi circa gli interventi dell'uomo sulla sua stessa vita, sulla corporeità e sull'ambiente. Stiamo assistendo alla nascita del biodiritto e della biopolitica.

E' quanto mai importante che ci si impegni a far si che questo cammino avvenga nel rispetto della natura dell'uomo, le cui esigenze sono espresse dalla legge naturale.

Vi esorto, perciò, a lavorare affinché giunga presto il momento in cui scienze positive e scienze umane e giuridiche si incontrino per offrire garanzie rassicuranti sul futuro dell'umanità.

1984
7. Ai credenti, impegnati nella riflessione filosofico-giuridica e nell'azione legislativa, è richiesta una preparazione veramente seria nel loro campo.

L'Accademia per la Vita, che deve studiare "le legislazioni urgenti nei vari paesi, gli orientamenti di politica sanitaria e le principali correnti di pensiero che hanno incidenza sulla cultura contemporanea della vita" (Statuto, art. 2/b), potrà utilmente offrire il proprio contributo in questa direzione, grazie anche alla più precisa definizione della metodologia di lavoro e dei propri strumenti operativi.

Molte speranze riponeva nella vostra Accademia il suo animatore e primo Presidente, il Prof. Lejeune, che ha speso la vita per promuovere l'armonia tra le scienze e la fede a favore dell'umanità, specialmente dei malati.

Mentre esprimo il mio apprezzamento per il lavoro finora svolto in questa prima fase di attività dell'Accademia, desidero affidarvi in modo particolare l'Enciclica Evangelium vitae. Approfonditela nei suoi contenuti specifici e nel suo messaggio di fondo, fatela conoscere all'interno e all'esterno della Chiesa, testimoniatene i valori nel vostro impegno scientifico.

Con tali auspici, mentre invoco su tutti voi e sul vostro lavoro la costante assistenza del Signore della vita, imparto di cuore a ciascuno di voi ed ai vostri collaboratori la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-11-20 Data estesa: Lunedi 20 Novembre 1995





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