GPII 1995 Insegnamenti 2007

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II al Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina - Sala Clementina, Città del Vaticano

Titolo: La vostra adesione al'insegnamento del Concilio non mancherà di recare frutti positivi alla Comunità ucraina ed all'intero popolo che è in Europa

Signor Cardinale! Venerati Fratelli nell'Episcopato!

2008
1. E' per me motivo di grande gioia incontrarvi in occasione della solenne Assemblea sinodale, nella quale celebrate il quarto centenario della ristabilita unità tra la Metropolia di Kiev e la Sede di Roma.

Vi saluto tutti con grande affetto, dal Cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky agli Eparchi ed a quanti hanno preso parte a questa riunione. Con voi intendo abbracciare tutte le Comunità affidate alle vostre cure pastorali.

Il 23 dicembre 1595 il Papa Clemente VIII, di venerata memoria, accoglieva a Roma i Vescovi rappresentanti della Metropolia di Kiev, e con la Costituzione apostolica Magnus Dominus et laudabilis nimis dava al mondo intero l'annuncio della raggiunta piena comunione, che realizzava l'ardente desiderio di un significativo numero di Pastori e di fedeli della Rus' di Kiev. Il felice evento porta il nome di "Unione di Brest", perché fu solennemente proclamata a Brest-Litovsk, sul fiume Bug, il 16 ottobre 1596.

Quel momento costitui il punto di partenza di un cammino ricco di luci ma anche di ombre, per le difficoltà e le incomprensioni che la Chiesa greco-cattolica ucraina è stata costretta ad affrontare in questi quattro secoli di storia, al fine di mantenere salda la propria identità. La fedeltà al Successore di Pietro, vissuta con perseveranza e amore, ha profondamente segnato le vostre Comunità cristiane e le ha rese testimoni viventi di fede davanti alla Chiesa universale. L'incomprensione non le ha scoraggiate, la persecuzione non le ha piegate, l'oppressione non le ha soffocate; anzi, il sangue di coloro che hanno saputo donare la vita per la causa del Vangelo è diventato linfa capace di dare rinnovata vitalità al tessuto ecclesiale.

Rendiamo grazie a Dio onnipotente per aver infuso nel cuore dei figli della vostra Chiesa il coraggio di testimoniare, senza tentennamenti, la fede in Cristo e la comunione col Vescovo di Roma! Alcuni giorni fa è stata pubblicata la Lettera apostolica con la quale ho voluto richiamare all'attenzione della Chiesa intera questa importante ricorrenza ed il suo significato (cfr. L'Osservatore Romano, 17 novembre 1995, pp.

1 e 6). Oggi vorrei piuttosto soffermarmi con voi sulle prospettive presenti e future che la divina Provvidenza ha riservato alla Comunità ecclesiale ucraina e che sono oggetto della vostra riflessione di questi giorni.

2009
2. "La Chiesa greco-cattolica in Ucraina - ho scritto nella Lettera - è tornata a respirare l'aria della libertà ed a riacquistare in pieno il proprio ruolo attivo nella Chiesa e nella storia. Questo compito, delicato e provvidenziale, richiede oggi una riflessione particolare, perché sia svolto con sapienza e lungimiranza" (n. 4). A tale esigenza di discernimento risponde la riunione di questi giorni.

Essa, come dimostra il programma dei lavori, si riallaccia esplicitamente al Concilio Vaticano II, il cui insegnamento proietta la Chiesa verso il terzo millennio cristiano. E come i vostri antenati ristabilirono la piena comunione con Roma in spirito di fedeltà al Concilio di Firenze (cfr. ivi, 2), così la vostra adesione al Vaticano II non mancherà di recare frutti positivi alla Comunità ucraina ed all'intero popolo di Dio che è in Europa, aiutandolo a "respirare" con entrambi i suoi "polmoni", orientale ed occidentale.

In tale prospettiva, la Chiesa greco-cattolica ucraina è chiamata ad apportare il proprio ricco patrimonio di fede, di preghiera e di testimonianza, maturato nei secoli, avvalorato dalla sofferenza e sigillato col sangue, come contributo al cammino verso il Grande Giubileo dell'Anno 2000. Sarà particolare cura di voi Pastori coniugare le linee emerse dalla riflessione sulla vostra storia con quelle da me proposte a tutta la Chiesa nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente.

2010
3. Le due grandi sfide che in qualche modo riassumono la presente stagione della vita della Chiesa sono la nuova evangelizzazione e l'ecumenismo. Esse sono strettamente legate l'una all'altra, e ciò è particolarmente evidente in quei Paesi che ospitano al proprio interno una consistente compresenza di diverse confessioni cristiane.

Il dialogo e la collaborazione con i fratelli ortodossi sono elementi importanti per la necessaria azione di diffusione del Vangelo tra popolazioni per lungo tempo sottoposte a persistente propaganda ateistica. Se tale collaborazione è stata vivamente auspicata dal Concilio Vaticano II per la prima evangelizzazione (cfr. Decr.
AGD 6), essa s'impone anche per l'opera di ri-evangelizzazione, specialmente in situazioni come quella in cui si trova l'Ucraina oggi. Come scrivevo nell'Enciclica Redemptoris missio, "l'attività ecumenica e la testimonianza concorde a Gesù Cristo dei cristiani appartenenti a differenti Chiese e Comunità ecclesiali, hanno già recato abbondanti frutti. Ma è sempre più urgente che essi collaborino e testimonino insieme in questo tempo nel quale sètte cristiane e paracristiane seminano la confusione con la loro azione" (RMi 50).

Auspico vivamente che anche in Ucraina si possa trovare una risposta efficace al preoccupante problema delle sètte. Tale risposta richiede, da parte delle Chiese cristiane, l'impegno di un'azione concordata nel campo dell'evangelizzazione, un'azione, cioè, che nell'annuncio di Cristo orienti le persone a riscoprire le proprie radici religiose, nel pieno rispetto della libertà di coscienza di ciascun fedele e senza mire di proselitismo.

2011
4. Un attento ascolto di "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (
Ap 2,7), suggerisce, inoltre, alla Comunità greco-cattolica ucraina di promuovere l'impegno di riconciliazione tra i fedeli cattolici e ortodossi là dove ancora permangono tensioni. Tale riconciliazione implica, anzitutto, l'accettazione e il rispetto reciproci. Dovunque essi si trovino, su tutto il territorio del Paese ed in qualsiasi proporzione numerica, greco-cattolici ed ortodossi debbono imparare a vivere insieme da fratelli che hanno in comune più di quanto li divida.

Con maggior forza, inoltre, lo Spirito esorta alla conversione dei cuori ed alla preghiera, le quali indurranno anche alla necessaria purificazione della memoria storica (cfr. Enc. UUS 2).

Un simile servizio alla conversione ed alla riconciliazione non mancherà di riflettersi positivamente sul bene comune del Paese, già provato da non poche problematiche e difficoltà.

2012
5. Venerati Fratelli, il processo di rinnovamento - voi lo sapete - sarà lungo e richiederà pazienza e perseveranza, ma certamente porterà i frutti sperati. Siete sulla buona strada. Proseguite nel condurre a compimento quanto avete iniziato.

L'impegno di evangelizzazione esige una valida formazione del clero, e ho appreso con piacere che questa è stata la vostra prima preoccupazione. Avete subito aperto i Seminari e organizzato corsi di aggiornamento per i sacerdoti che non avevano potuto ricevere un'adeguata formazione nella clandestinità.

Intensificate questo sforzo; ricorrete all'opera di validi maestri di fede, che siano testimoni di autentica fedeltà al Vangelo, esperti nelle discipline teologiche e nella tradizione orientale, dotati di profondo spirito ecumenico, che sappiano, inoltre, trasmettere ai sacerdoti e ai seminaristi la ricchezza della dottrina sulla Chiesa messa in particolare evidenza dal Concilio Vaticano II e dal Magistero post-conciliare.

Orientate sempre più la vostra azione pastorale verso il mondo dei giovani, che portano nei loro cuori tante aspettative e rappresentano il futuro della Chiesa e della patria Ucraina. Stimolate le iniziative di formazione dei catechisti e delle catechiste, già felicemente avviate. Sono essi, insieme con i sacerdoti e le religiose e sotto la guida dei Vescovi, gli artefici della nuova evangelizzazione specialmente per i giovani, sempre più esposti al dilagare di movimenti religiosi esterni alla tradizione cristiana delle vostre terre.

Sviluppate l'impegno in favore della famiglia e della vita, utilizzando ogni mezzo per educare le coscienze, per restituire al matrimonio cristiano la dignità e la stabilità che gli sono proprie ed eliminare il più possibile la piaga dell'aborto.

2013
6. Il prossimo anno, il 1996, sarà consacrato al ricordo della storica "Unione di Brest". Sarà un singolare anno giubilare. Le celebrazioni che state programmando, e che in questi giorni avete previsto, saranno caratterizzate da un corale rendimento di grazie al Signore onnipotente per il clima di ritrovata libertà religiosa in cui il giubileo potrà celebrarsi. Siano anche supplica allo Spirito Santo per ottenere l'amore fraterno insieme col perdono delle ingiustizie subite nel passato; siano invocazione di coraggio e di speranza per avanzare nel cammino ecumenico.

Io vi sono vicino e vi seguo con affetto fraterno, affidando ogni sollecitudine per il bene e lo sviluppo di tutte le Eparchie della Chiesa in Ucraina e nell'emigrazione all'intercessione della Madre di Cristo, sempre presente nell'opera del Signore e del suo Popolo.

E' con tali sentimenti di profonda comunione, cari e venerati Fratelli, che imparto di cuore a tutti voi, ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose, ai seminaristi, ai fedeli dell'amata Chiesa che è in Ucraina e all'intera vostra Nazione una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1995-11-24 Data estesa: Venerdi 24 Novembre 1995

Al Comitato di Dialogo tra Chiesa cattolica e assira - Città del Vaticano

Titolo: Lo Spinto Santo guidi il vostro lavoro

Loro Eccellenze, Cari Fratelli in Cristo, Sono felice di avere l'occasione di incontrare il Comitato Misto di Dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente. A un anno dalla firma della Dichiarazione Cristologica tra le nostre due Chiese, vi ritrovate per esaminare importanti temi di reciproco interesse, nella fattispecie i Sacramenti e, in particolare, l'Eucaristia.

Desidero rivolgere uno speciale benvenuto ai delegati assiri del vostro Comitato, chiedendo loro di voler gentilmente trasmettere a Sua Santità il Patriarca Mar Dinkha IV, oltre che agli altri membri del Santo Sinodo e ai sacerdoti, i miei saluti nella preghiera e i migliori auguri per la delicata missione pastorale da loro portata avanti tra i fedeli assiri sparsi in tutto il mondo.

Lo Spirito Santo guidi le discussioni di questi giorni, perché il lavoro della vostra commissione possa efficacemente aiutare ad affrettare l'arrivo del giorno in cui potremo celebrare insieme l'Eucarestia.

Vi conceda il Signore la forza nel vostro servizio all'unità di fede e alla comunione di vita della Chiesa.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-11-24 Data estesa: Venerdi 24 Novembre 1995




Ai membri del P. Consiglio per il Dialogo Inter-religioso - L'importanza del "dialogo della spiritualità"

2014

Caro Cardinale Arinze, Loro Eminenze, Cari Fratelli nell'Episcopato, Amici in Cristo,


1. Sono felice di avere l'opportunità di poter incontrare i membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso riuniti per la vostra Assemblea Plenaria.

Vi porgo il benvenuto nella pace di Cristo, per mezzo del quale "abbiamo ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio" (
Rm 5,2).

A trent'anni dalla pubblicazione della Dichiarazione conciliare sui rapporti della Chiesa con le Religioni Non-Cristiane, il vostro impegno nel dialogo inter-religioso può solo continuare a essere guidato e incoraggiato dall'insegnamento e dalle intuizioni di quell'importante documento. Il tema della vostra Assemblea, il dialogo della Spiritualità e la Spiritualità del Dialogo, offre infatti un'eccellente occasione per riflettere su quella che può essere definita "la lettura dell'anima dell'uomo", punto di partenza della Nostra Aetate, la quale afferma: "Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana... La natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo" (NAE 1).

2015
2. Spesso oggi, in molte parti del mondo, la cultura materialistica imprigiona, per così dire gli uomini nello spazio e nel tempo, così da farli trovare disorientati e incapaci di dare un senso alla vita. Alcuni, come ebbe già a notare il Concilio Vaticano II, vivendo in un'atmosfera di materialismo pratico, non percepiscono questo dramma dell'uomo (cfr.
GS 10). Altri poi "dai soli sforzi umani attendono una vera e piena liberazione dell'umanità, e sono persuasi che il futuro regno dell'uomo sulla terra appagherà tutti i desideri del loro cuore" (Ibidem GS 10). Una terza categoria poi, quelli che credono in Dio o cercano l'Assoluto, trova risposta a questi interrogativi del cuore dell'uomo attraverso la spiritualità, in altre parole, attraverso una concezione della vita e della storia dell'uomo non constretta negli angusti limiti della nostra esistenza umana, ma aperta alla trascendenza e all'eternità. La Chiesa, dal suo canto, "crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione". Essa crede inoltre "di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana" (Ibidem GS 10).

2016
3. La "spiritualità", oggi al centro delle vostre riflessioni, implica l'idea di una ricerca da parte dell'uomo di un rapporto personale con Dio, un rapporto che può dare vita e consistenza ai suoi rapporti con i credenti di altre tradizioni religiose. La "spiritualità" non è solo conoscenza e dibattito. E inseparabile dalla ricerca della santità, la quale, in senso assoluto, appartiene solo a Dio, ma che, attraverso la sua amorevole misericordia, è concessa anche all'uomo come dono e responsabilità. Il Concilio Vaticano II ha riecheggiato l'esortazione di San Paolo: "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione" (
1Th 4,3), sottolineando in più occasioni che tutti sono chiamati alla santità (cfr. LG 42).

In una prospettiva più ampia, la ricerca della perfezione, della purificazione, della conformazione alla volontà di Dio non è limitata ai soli cristiani. Riguarda ogni essere umano. Non c'è da meravigliarsi quindi se riscontriamo nelle tradizioni religiose dell'umanità una chiara consapevolezza della chiamata ai più alti valori. Le varie religioni, come insegnava il mio predecessore Paolo VI, "portano in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine. Posseggono un patrimonio impressionante di testi profondamente religiosi. Hanno insegnato a generazioni di persone a pregare. Sono tutte cosparse di innumerevoli "germi del Verbo"" (EN 53).

2017
4. Pertanto il tema della spiritualità rappresenta un naturale punto di contatto tra i fedeli di varie tradizioni religiose e un proficuo argomento per il dialogo inter-religioso. Come la vostra Assemblea Plenaria ha dimostrato, il "dialogo della Spiritualità" è una forma essenziale e suprema di dialogo tra uomini e donne di esperienze religiose diverse. Essa permette a "persone radicate nelle proprie tradizioni religiose" di dividere "le loro ricchezze spirituali, per esempio per quanto riguarda la preghiera e la contemplazione, la fede e i modi di cercare Dio o l'Assoluto" (Ibidem, EN 42). Questo tipo di scambi, per i quali dovrebbero essere adeguatamente preparati, possono essere fonte di arricchimento reciproco e stimolo a una proficua collaborazione nella promozione e nella salvaguardia dei più elevati valori e ideali spirituali dell'umanità. All'interno di questo dialogo ci sarà l'ampia possibilità per i cristiani di condividere l'essenza del messaggio evangelico e per comunicare "la ragione della speranza che è in noi" (
1P 3,15).

Sebbene il dialogo possa assumere altre forme - il "dialogo della vita", il dialogo della cooperazione, il dialogo formale o i dibattiti tra esperti -, tutte importanti, il dialogo della spiritualità offre una profondità e una qualità che potranno evitare alle altre forme di dialogo il pericolo di un puro e semplice attivismo.

2018
5. Questo dialogo della spiritualità ha bisogno di una spiritualità del dialogo, vale a dire, di una visione capace di sostenere gli sforzi compiuti per favorire rapporti buoni e armoniosi tra i fedeli di religioni diverse. Il dialogo inter-religioso non è mai semplice. Ha bisogno di solide convinzioni, di grande comprensione e profonda sensibilità delle diversità. E mio auspicio che dal vostro incontro escano le linee guida di una spiritualità del dialogo, le quali potranno essere d'aiuto ai pastori e ai fedeli di ogni dove, perché "tutti i fedeli e le comunità cristiane sono chiamati a praticare il dialogo, anche se non nello stesso grado e forma" (
RMi 57).

2019
6. Mentre tutta la Chiesa si prepara al Giubileo dell'Anno 2000 dobbiamo considerare "il sempre maggior spazio dato al dialogo con le altre religioni" come uno dei "segni di speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo" (
TMA 46). In questo contesto desidero ringraziarvi per la vostra attenzione alle implicazioni e alle condizioni necessarie a questo dialogo.

Prego con tutto il cuore che l'avvento del Terzo Millennio veda un approfondimento e un consolidamento di relazioni sempre più cordiali tra le differenti tradizioni religiose, per il bene della pace e della solidarietà tra i popoli di ogni dove.

Nell'invocare su voi l'intercessione di Maria, Madre del Redentore, vi imparto di buon grado la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-11-24 Data estesa: Venerdi 24 Novembre 1995

Udienza: il discorso del Santo Padre ai partecipanti all'Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede - Sala del Concistoro, Città del Vaticano

Titolo: "La libertà propria della ricerca teologica non è mai libertà nei confronti della verità"

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio!

2020
1. Desidero innanzitutto esprimere la gioia di potervi incontrare al termine della vostra Congregazione Plenaria. E' questa un'occasione propizia per manifestarvi la mia riconoscenza. Il vostro lavoro, per tanti aspetti difficile e impegnativo, è di fondamentale importanza per la vita cristiana. Esso mira, infatti, alla promozione e alla difesa dell'integrità e della purezza della fede, condizioni essenziali perché gli uomini e le donne del nostro tempo possano trovare la luce per entrare nella via della salvezza.

Ringrazio il Signor Cardinale Joseph Ratzinger per i sentimenti espressi nel suo indirizzo e per l'esposizione del lavoro svolto nel corso della Plenaria, dedicata in particolare al problema della recezione dei pronunciamenti del Magistero ecclesiastico.

2021
2. Il costante dialogo con i Pastori e i teologi di tutto il mondo vi permette di essere attenti alle esigenze di comprensione e di approfondimento della dottrina della fede, di cui la teologia si fa interprete, e nello stesso tempo vi illumina circa le iniziative utili a favorire e rafforzare l'unità della fede e il ruolo di guida del Magistero nell'intelligenza della verità e nell'edificazione della comunione ecclesiale nella carità.

L'unità della fede, in funzione della quale il Magistero ha l'autorità e la potestà deliberativa ultima nell'interpretazione della Parola di Dio scritta e trasmessa, è valore primario che, se rispettato, non comporta il soffocamento dell'indagine teologica, ma le conferisce stabile fondamento. La teologia, nel suo compito di esplicitare il contenuto intellegibile della fede, esprime l'orientamento intrinseco dell'intelligenza umana alla verità e l'esigenza insopprimibile del credente di esplorare razionalmente il mistero rivelato.

Per raggiungere tale scopo la teologia non può mai ridursi alla riflessione "privata" di un teologo o di un gruppo di teologi. L'ambiente vitale del teologo è la Chiesa, e la teologia, per rimanere fedele alla sua identità, non può fare a meno di partecipare intimamente al tessuto della vita della Chiesa, della sua dottrina, della sua santità, della sua preghiera.

2022
3. E' in questo contesto che risulta pienamente comprensibile e perfettamente coerente con la logica della fede cristiana, la persuasione che la teologia ha bisogno della parola viva e chiarificatrice del Magistero. Il significato del Magistero nella Chiesa va considerato in ordine alla verità della dottrina cristiana. E' quanto la vostra Congregazione ha bene esposto e precisato nella Istruzione Donum Veritatis a proposito della vocazione ecclesiale del teologo.

Il fatto che lo sviluppo dogmatico, culminato nella definizione solenne del Concilio Vaticano I, abbia sottolineato il carisma dell'infallibilità del Magistero, chiarendone le condizioni di attuazione, non deve condurre a considerare il Magistero solo da questo punto di vista. La sua potestà e la sua autorità sono infatti la potestà e l'autorità della verità cristiana, a cui esso rende testimonianza. Il Magistero, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo (cfr.
DV 10), è un organo al servizio della verità, al quale spetta di far si che essa non cessi d'essere fedelmente trasmessa lungo la storia umana.

2023
4. Dobbiamo oggi prender atto di una diffusa incomprensione del significato e del ruolo del Magistero della Chiesa. Ciò è alla radice delle critiche e delle contestazioni nei confronti dei pronunciamenti, come voi avete rilevato specialmente a proposito delle reazioni di non pochi ambienti teologici ed ecclesiastici nei riguardi dei più recenti documenti del Magistero pontificio: le Encicliche Veritatis Splendor sui principi della dottrina e della vita morale, ed Evangelium Vitae, sul valore e l'inviolabilità della vita umana; la Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis, circa l'impossibilità di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale; e inoltre nei riguardi della Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede circa la recezione della comunione eucaristica da parte dei fedeli divorziati risposati.

A questo proposito, occorre certamente distinguere l'atteggiamento dei teologi che, in spirito di collaborazione e di comunione ecclesiale, presentano le loro difficoltà e i loro interrogativi, contribuendo così positivamente alla maturazione della riflessione sul deposito della fede, e l'atteggiamento pubblico di opposizione al Magistero, che si qualifica come "dissenso"; esso tende ad istituire una specie di contro-magistero, prospettando ai credenti posizioni e modalità di comportamento alternative. La pluralità delle culture e degli stessi orientamenti e sistemi teologici ha una sua legittimità solo se si presuppone l'unità della fede nel suo significato obiettivo. La stessa libertà propria della ricerca teologica non è mai libertà nei confronti della verità, ma si giustifica e si realizza nel conformarsi della persona all'obbligo morale di obbedire alla verità, proposta dalla Rivelazione ed accolta nella fede.

2024
5. Nello stesso tempo, come voi avete giustamente considerato in questa vostra assemblea, è necessario oggi favorire un clima di positiva recezione ed accoglienza dei Documenti del Magistero, facendo attenzione allo stile e al linguaggio, in modo da armonizzare la solidità e la chiarezza della dottrina con la preoccupazione pastorale di adoperare forme di comunicazione e modalità di espressione incisive ed efficaci per la coscienza dell'uomo contemporaneo.

Non è possibile, tuttavia, tralasciare uno degli aspetti decisivi che sta alla base del malessere e del disagio di alcuni settori del mondo ecclesiastico: si tratta del modo di concepire l'autorità. Nel caso del Magistero, l'autorità non trova attuazione soltanto quando interviene il carisma dell'infallibilità; il suo esercizio ha un ambito più vasto, quale è richiesto dalla conveniente tutela del deposito rivelato.

Per una comunità che si fonda essenzialmente sull'adesione condivisa alla Parola di Dio e sulla conseguente certezza di vivere nella verità, l'autorità nella determinazione dei contenuti da credere e da professare è qualcosa a cui non si può rinunciare. Che l'autorità includa gradi diversi di insegnamento è detto chiaramente nei due recenti Documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede: la Professio Fidei e l'Istruzione Donum Veritatis. Questa gerarchia di gradi dovrebbe essere considerata non un impedimento, ma uno stimolo per la teologia.

2025
6. Tuttavia ciò non autorizza a ritenere che i pronunciamenti e le decisioni dottrinali del Magistero richiedano un assenso irrevocabile soltanto quando esso li enuncia con giudizio solenne o con atto definitivo, e che, di conseguenza, in tutti gli altri casi contino soltanto le argomentazioni o le motivazioni addotte.

Nelle Encicliche Veritatis Splendor ed Evangelium Vitae, così come nella Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis, ho voluto riproporre la dottrina costante della fede della Chiesa, con un atto di conferma di verità chiaramente attestate dalla Scrittura, dalla Tradizione apostolica e dall'insegnamento unanime dei Pastori. Tali dichiarazioni, in virtù dell'autorità trasmessa al Successore di Pietro di "confermare i fratelli" (
Lc 22,32), esprimono quindi la comune certezza presente nella vita e nell'insegnamento della Chiesa.

Sembra quindi urgente recuperare il concetto autentico di autorità, non solo sotto il profilo formale giuridico, ma più profondamente come istanza di garanzia, di custodia e di guida della comunità cristiana, nella fedeltà e continuità della Tradizione, per rendere possibile ai credenti il contatto con la predicazione degli Apostoli e con la sorgente della realtà cristiana stessa.

2026
7. Nel rallegrarmi con voi, carissimi Fratelli in Cristo, per l'intenso, laborioso e prezioso ministero che svolgete a servizio della Sede Apostolica e a favore della Chiesa intera, vi rivolgo il mio incoraggiamento a proseguire con fermezza e fiducia nel compito che vi è stato affidato, per contribuire così ad introdurre e conservare tutti nella libertà della verità.

Con questi sentimenti imparto di cuore a tutti voi, in pegno di affetto e di gratitudine, la mia Benedizione.

Data: 1995-11-24 Data estesa: Venerdi 24 Novembre 1995

Udienza: il discorso del Santo Padre ai partecipanti ad un Convegno promosso dall'Università Cattolica del Sacro Cuore - Sala del Concistoro, Città del Vaticano

Titolo: Suscitare nei futuri medici, insieme alla professionalità una robusta spiritualità legata al Vangelo della Vita



2027
1. Sono lieto di accogliervi, carissimi partecipanti al Convegno internazionale promosso dall'Istituto di Clinica Medica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e mi congratulo con voi per l'interessante tema che avete scelto di approfondire: "La formazione del medico alle soglie del terzo millennio: il ruolo delle università cattoliche".

Saluto cordialmente il Prof. Adriano Bausola, che ringrazio per le cortesi parole poc'anzi rivoltemi a nome di tutti i presenti. Il mio pensiero va inoltre al Signor Cardinale Pio Laghi, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, al quale esprimo grato compiacimento per il sostegno e la guida offerti alla realizzazione del Convegno. Rivolgo, infine, un cordiale benvenuto al Prof. Giovanni Gasbarrini, dell'Istituto di Clinica Medica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e a tutti voi, illustri Docenti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, provenienti da diverse università cattoliche del mondo.

2028
2. La formazione di coloro che si preparano ad operare nell'ambito della sanità rientra tra le preoccupazioni primarie della società contemporanea, così sensibile alla "qualità della vita". Le grandi trasformazioni avvenute negli ultimi decenni hanno inciso profondamente sull'identità e sul ruolo del medico. Il travaglio di tali cambiamenti si avverte sia sul piano dei valori di riferimento che su quello delle acquisizioni e degli approcci scientifici e tecnologici. Ne scaturiscono spesso difficoltà e problemi di non poco rilievo, che possono talvolta sfociare in ripiegamenti e arretramenti mortificanti. I motivi di preoccupazione, tuttavia, non devono far dimenticare che, proprio nel nostro tempo, si stanno aprendo prospettive di grande interesse per lo sviluppo di una medicina veramente a servizio dell'umanità.

A questo proposito va segnalato, anzitutto, l'ampliamento culturale del concetto di "salute", che supera lo stretto ambito della malattia e delle strutture cliniche. Inoltre, le nuove forme di intervento socio-sanitario nel territorio hanno grandemente migliorato precedenti situazioni di povertà sanitaria, e sono normalmente in grado di promuovere il benessere non solo fisico, ma anche psicologico e sociale della persona.

Il nuovo concetto di salute, tuttavia, può assumere equivoche estensioni con riferimento a criteri desunti dalla prassi sociale di volta in volta prevalente. Ciò può condurre a ratificare impostazioni, comportamenti e codificazioni legislative contrarie ai diritti fondamentali della persona.

Poggiandosi su una piattaforma culturale marcatamente soggettivistica, l'allargamento del concetto di benessere - in sé positivo - rischia così di ritorcersi contro l'uomo.

2029
3. In questo contesto socio-culturale, alle università cattoliche spetta un compito specifico: esse sono chiamate a suscitare nei futuri medici, insieme con una professionalità di alto profilo scientifico e culturale, una spiritualità robusta e illuminata dalla parola di Dio, autorevolmente interpretata dal Magistero. Ciò otterranno grazie all'adozione di precisi percorsi formativi, costantemente orientati alla ricerca della qualità profonda e, vorrei dire, interiore della professione medica, strettamente legata al Vangelo della Vita.

Occorre cioè realizzare in essa quell'unità profonda di fede e di vita a cui allude il Vaticano II: "Il Concilio esorta i cristiani che sono cittadini dell'una e dell'altra città, a sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura (
He 13,14), pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni... Il distacco, che si constata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo" (GS 43).

2030
4. La visione integrale, unitaria e dinamica, del mondo e della storia, offerta dalla fede cristiana, costituisce una ricchezza inesauribile per comprendere i nuovi rapporti che si vanno intessendo tra prassi sociale e concetto di salute, e per riaffermare con rinnovato slancio la validità di quell'etica professionale che è stata, nei secoli, la vera anima della cultura sanitaria.

Per questo, oltre all'indispensabile conoscenza della fede cattolica e delle sue implicanze dottrinali e morali, è necessario che le Facoltà di Medicina diano maggiore spazio e rilievo allo studio della dottrina sociale della Chiesa, specialmente attraverso ricerche appropriate e confronti di carattere interdisciplinare. In tal modo sarà possibile predisporre percorsi formativi più armonici e comprensivi, avviando a superamento quella accentuata frammentarietà del sapere scientifico che troppo spesso caratterizza gli attuali programmi della didattica universitaria e procura non poche difficoltà alla formazione integrale della persona.

I giovani che frequentano le università cattoliche vanno aiutati ad acquisire una visione sintetica e sociale della professione medica tale da orientarli, sia scientificamente che eticamente, nelle diverse situazioni nelle quali si troveranno ad operare. Essi saranno così capaci di esercitare un opportuno discernimento delle domande di intervento sanitario, compiendo le scelte doverose e sapendo spingersi, se necessario, anche fino all'obiezione di coscienza.

2031
5. Ma il contributo delle università cattoliche non si ferma qui. Prima di diventare proposta culturale, i valori della professionalità e dell'eticità devono caratterizzare l'attività didattica e le relazioni tra le persone all'interno della vita universitaria; devono, cioè, diventare testimonianza vissuta nel quotidiano.

Occorre che gli studenti siano coinvolti nella elaborazione delle nuove impostazioni e strategie di intervento socio-sanitario. In tal modo, condividendo con tutta la comunità accademica lo sforzo della ricerca e della programmazione operativa, saranno preparati a svolgere un servizio di vera umanizzazione e, in un mondo spesso affascinato da prospettive utilitaristiche e strumentali, sapranno farsi testimoni convincenti di una nuova evangelizzazione.

In questa prospettiva, esprimo vivo apprezzamento a quanti dedicano le loro energie alle iniziative di pastorale universitaria e li incoraggio a proseguire generosamente in tale servizio ecclesiale, perché il Vangelo permei l'intero cammino della comunità universitaria.

2032
6. Carissimi Docenti, la fede in Cristo e il desiderio di servire la vita hanno mosso i vostri passi verso una professione impegnativa. Per voi vale in modo speciale l'appello che ho rivolto a tutti gli uomini di buona volontà nell'Enciclica Evangelium vitae: "Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita: nuova, perché in grado di affrontare e risolvere gli inediti problemi di oggi circa la vita dell'uomo; nuova, perché fatta propria con più salda e operosa convinzione da parte di tutti i cristiani; nuova, perché capace di suscitare un serio e coraggioso confronto culturale con tutti" (
EV 95).

Sono certo che il presente incontro internazionale servirà a consolidare la vostra dedizione, ricca di sapienza e umanità, al vero bene delle persone, e saprà sprigionare nuovi propositi di servizio alla vita, secondo quella multiforme ricchezza della quale lo Spirito del Signore fa dono in ogni tempo alla Chiesa.

Con questi sentimenti invoco su voi tutti e sul vostro lavoro la celeste protezione di Maria, Sede della Sapienza e Stella dell'evangelizzazione, mentre vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-11-25 Data estesa: Sabato 25 Novembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 2007