GP2 Discorsi 1996 219

219 Sono grato al Professor Peter Sarkozy per le gentili parole con cui, interpretando i sentimenti dei presenti, ha illustrato le finalità del Congresso.

2. Il popolo ungherese festeggia i millecento anni della Nazione ed il Millennio della fondazione del monastero di Pannonhalma. Ho avuto la gioia di passare una sera con i monaci della Arciabbazia cantando con loro i Vespri nella suggestiva cornice della splendida chiesa gotica, nella quale veramente “si respira la storia”. Durante quei solenni Vespri per il Millennio pensavo con profonda commozione a tutti i religiosi che con il proprio lavoro apostolico e missionario fecero sì che la fede degli ungheresi si mantenesse e si confermasse nonostante tutte le vicissitudini delle diverse epoche.

Ho ricordato anche nella mia preghiera i religiosi che sette anni fa hanno nuovamente avviato la vita religiosa in Ungheria dopo quarant’anni di divieto. Chiedo al Signore che questo evento contribuisca efficacemente alla rinascita della Chiesa Cattolica in Ungheria nelle nuove circostanze. Ciascuna comunità religiosa nella sua viva tradizione conserva, arricchisce e dona ad altri i tesori della fede e dello spirito. Questo è avvenuto in Ungheria lungo l’arco di mille anni. Possa il nuovo millennio conoscere un’uguale fioritura di valori spirituali per il bene del popolo magiaro!

Gli annunciatori della fede sono stati anche diffusori di cultura in tutta l’Europa. Questo è avvenuto pure in Ungheria. L’insegnamento scolastico vi è stato iniziato dai monaci benedettini, inviati colà dalla Santa Sede, ed è stato sviluppato poi dagli Ordini religiosi che arrivarono nel Paese in periodi diversi, come pure da sacerdoti secolari. Diverse personalità di grande rilevanza per la storia ungherese hanno avuto la loro formazione in tali scuole. Tra le mura di quei luoghi di preghiera e di studio hanno assimilato i principi che il Santo Re Stefano aveva posto a spirituale fondamento della nascente Nazione.

3. Gli ungheresi festeggiano quest’anno quegli inizi. È doveroso tuttavia ricordare che il loro insediamento nel bacino dei Carpazi non avvenne senza soprusi e violenze. Fu merito del principe Géza e poi del re Santo Stefano l’aver aperto il cuore degli ungheresi ad accettare la fede cristiana e la cultura europea medievale in fioritura. Fu questa la seconda vera nascita della Nazione. Cristianesimo e cultura si trovarono così strettamente legati tra loro sin dagli albori dell’esistenza nazionale.

Il Paese ha attraversato molte e gravi prove esterne ed interne durante la sua storia ultra-millenaria. Ogni volta, tuttavia, che le strutture politiche e sociali, scosse da eventi drammatici, sembrarono vicine a crollare, comparvero sempre anime grandi, comparvero dei Santi i quali seppero indicare la strada ai loro compatrioti con la luce del Vangelo. Dopo Sant’Emerico, San Ladislao, Santa Margherita, Santa Elisabetta, anche nei secoli successivi ci furono persone che con la loro vita cristiana, il loro attaccamento eroico alla fede, la loro carica fraterna pronta al sacrificio, seppero orientare e confermare gli ungheresi arricchendone allo stesso tempo la cultura.

4. Di essa voi siete stimati e impegnati studiosi. Ebbene, voi sapete che durante molti secoli il “santo” e il “profano” nella cultura ungherese - e non in essa soltanto - furono in stretto rapporto tra loro. Vorrei accennare, a questo proposito con gioia al fondatore dell’Università, Cardinal Péter Pazmány, uno dei maggiori maestri della lingua ungherese, il quale, in qualità di professore di teologia a Graz e poi di Arcivescovo di Esztergom, fece moltissimo per l’unità degli ungheresi. Volentieri rievoco altresì la figura di Ottokár Prohászka, già Vescovo di Székesfehervár all’inizio del Novecento: egli non fu solo un grande pioniere del rinnovamento cattolico e del pensiero sociale ecclesiale, ma anche il promotore di un aggiornamento della lingua liturgica in opere che il Papa Pio XI di v. m. aveva in grande stima.

Come tacere poi di insigni personalità del recente passato, quali l’eroe della carità fraterna, László Batthyány-Strattmann, o quell’intrepido testimone della verità evangelica davanti al potere oppressivo che fu il Cardinal Mindszenty? E che dire infine del pastore pronto a fare scudo del proprio corpo per salvaguardare anche col proprio sacrificio la vita delle pecorelle del suo gregge? Mi riferisco al Vescovo Vilmos Apor, davanti alla cui tomba ho potuto sostare in preghiera appena una settimana fa. Bastano questi pochi nomi per lasciare intravedere la moltitudine di eroi e di santi anonimi che con la testimonianza umile ma efficace della vita hanno reso più ricca l’umanità e la Chiesa.

5. Nel vostro congresso scientifico avete esaminato da diversi punti di vista i legami esistenti tra civiltà ungherese e cristianesimo. La cultura ha un ruolo particolare nel cammino di formazione dell’uomo. La molteplicità e multiformità delle culture che si sono formate in epoche e in gruppi etnici diversi costituiscono la vera ricchezza dell’umanità. È perciò un errore considerare con disprezzo o con ostilità le culture diverse dalla propria. Si annida, in un tale atteggiamento, il germe di una nuova barbarie, foriera di distruzione e di morte.

Bisogna invece lavorare per quel processo di unificazione dell’umanità che il profeta Isaia previde ed auspicò annunciando il tempo in cui gli uomini avrebbero forgiato le loro spade in vomeri e le loro lance in falci, per camminare insieme nella luce del Signore (cf. Is
Is 2,4-5). Questa comunità fraterna degli uomini, voluta da Dio, si potrà realizzare solo se ogni popolo recherà il contributo delle proprie tradizioni e della propria cultura. Vedo con gioia che si sono raccolti per questo Congresso studiosi di ben 38 Paesi. Il vostro convenire da Paesi e Continenti diversi per approfondire i valori passati e presenti della cultura cristiana ungherese assume un valore quasi simbolico: esso indica qual è la strada che conduce verso il futuro dell’Ungheria, dell’Europa e del mondo!

6. La mia recente visita in Ungheria si è svolta nel segno del motto: “Cristo è la nostra speranza”. Sta davanti a noi un nuovo millennio. Sapranno i cristiani di oggi essere degni dei loro antenati e varcare la soglia del Duemila tenendo alta la fiaccola della fede, ereditata dai padri?

220 Poche settimane fa la Conferenza Episcopale Ungherese ha pubblicato una lettera in cui vengono tracciate le grandi linee per costruire un mondo più giusto e fraterno. In essa i Vescovi toccano anche il tema della cultura, sottolineando la parte essenziale che questa ha nella vita dell’uomo in cammino verso la maturità piena. Nella cultura ungherese, sulla quale voi avete riflettuto in questi giorni, un ruolo primario ha svolto la fede cristiana, che ne ha anche assicurato i collegamenti con le altre culture del Continente. Volerne ignorare l’apporto significa precludersi la possibilità di entrare in contatto con l’anima profonda del popolo ungherese.

Non a caso il regime dittatoriale dei decenni scorsi non ha ostacolato soltanto le libertà personali, ma ha anche cercato di cancellare la conoscenza delle tradizioni della cultura cristiana mediante la reinterpretazione e la falsificazione del passato. Sono stati gli anni del cambiamento a mettere in luce come intere generazioni fossero cresciute ignorando la tradizione cristiana, e restando così prive di quei valori e di quegli ideali che in essa hanno fondamento. Proprio in questo deve essere ravvisato uno dei motivi dell’incertezza e della confusione di cui soffrono molti giovani di oggi. Occorre dare loro nuovamente prospettive di speranza. “Cristo è la nostra speranza!”.

7. Possa anche l’impegno vostro, illustri studiosi dei vari aspetti della cultura ungherese, contribuire a questo ricupero di valori, da cui dipende il futuro della Nazione. Anche grazie al vostro aiuto l’amato popolo ungherese potrà affrontare le difficoltà del presente, così come gli avi seppero fare in tempi non meno difficili degli attuali.

Uno dei grandi poeti della letteratura ungherese, Bálint Balassi - che mi è caro anche perché fu in contatto con la mia patria - scrisse le sue bellissime canzoni religiose proprio durante gli anni del pericolo ottomano che minacciava la stessa esistenza della nazione ungherese. Ancora una volta, con l’aiuto di Dio e con il concorde impegno di tutti i suoi figli, l’Ungheria saprà superare le difficoltà che oggi ne ostacolano il cammino.

Con questo augurio, che affido all’intercessione della “Magna Domina Hungarorum” e del Santo Re Stefano, a tutti imparto la mia Benedizione.

VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA


AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA JACQUES CHIRAC


Prefettura di Tours - Giovedì, 19 settembre 1996




Signor Presidente,

1. La ringrazio per la sua accoglienza e per le sue parole di benvenuto. Sono lieto di incontrare nuovamente colui che presiede ai destini di questo Paese. Desidero salutare le personalità che l’accompagnano e più in generale tutti i responsabili impegnati nella vita pubblica al servizio della nazione, così come i diversi collaboratori che hanno contribuito a preparare la mia visita. Al mio arrivo, desidero rivolgere a tutti i suoi connazionali un saluto particolarmente cordiale.

2. Vengo qui come pellegrino, per incontrare i cattolici della Francia e per associarmi alla loro preghiera in luoghi importanti della storia religiosa del loro Paese e dell’Europa, perché la loro fede e la loro vita cristiane si rafforzino. Nel corso delle diverse tappe, li inviterò, insieme ai loro connazionali, a realizzare meglio ciò che la Chiesa deve ad alcuni dei loro predecessori la cui memoria è molto viva nella Vandea, in Bretagna, a Tours e a Reims. Mi recherò innanzitutto a Saint-Laurent-sur-Sèvre, sulla tomba di san Louis-Marie Grignion de Montfort, per pregare con le comunità religiose che offrono pubblicamente la testimonianza della loro pratica dei voti di povertà, di castità e di obbedienza. Incontrerò anche i cattolici della Vandea. Poi andrò a Sainte-Anne d’Auray per raggiungere i pellegrini e i cristiani dell’Ovest della Francia e per incontrare le famiglie, forza e speranza di una nazione. Come ho già detto nella Lettera Apostolica Tertio millenio adveniente (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 17), mi pongo nella prospettiva del grande Giubileo, nel corso del quale tutti i discepoli di Cristo sono invitati a un cammino di conversione dei cuori.

3. Non dimentico che la società francese deve affrontare numerose sfide, come la crisi economica, che colpisce del resto tutti i continenti. Il mio pensiero va innanzitutto a quanti attraversano prove, in particolare a quanti vivono in situazioni di povertà, di emarginazione, di precarietà o di malattia. Il nostro cuore non potrà stare in pace finché degli uomini si dibatteranno in situazioni difficili che gravano pesantemente su di essi. Il nostro cuore non potrà stare in pace finché non avremo fatto tutto il possibile per venire in aiuto ai feriti della vita, che non devono essere esclusi dalla vita sociale, e per porgere loro una mano caritatevole, come fece san Martino, che venererò nel corso della terza tappa del mio viaggio. Il santo Vescovo di Tours ci ricorda che l’atteggiamento fondamentale di ogni uomo deve essere improntato alla delicatezza e al rispetto, alla condivisione e alla compassione per ciascuno dei suoi fratelli in umanità. In questa prospettiva, vorrei rendere omaggio ai Francesi che perpetuano una lunga tradizione di solidarietà e di fratellanza.Apprezzo il sostegno offerto dai suoi connazionali ai Paesi in via di sviluppo, che conoscono tante prove. Questa attenzione nei loro riguardi deve essere accompagnata anche, da parte dell’Occidente, da comportamenti nuovi, non utilizzando solo a proprio vantaggio i beni prodotti nelle regioni dove vivono le popolazioni più bisognose. Spetta proprio ai Paesi più ricchi del pianeta fare in modo che i Paesi poveri possano essere i primi beneficiari delle loro risorse e del frutto delle loro economie. Lei lo ha ricordato, signor Presidente, durante uno dei suoi recenti viaggi in Africa.

4. La comunità cattolica in Francia ha una ricca storia. Ritrovando le loro radici spirituali, i fedeli e i Pastori sono rafforzati nella loro fede e nella loro missione; essi proseguono anche instancabilmente il dialogo con tutte le componenti della nazione, in particolar modo con i membri delle altre confessioni cristiane, della religione ebrea e di quella musulmana.

221 Per i cristiani, l’accoglienza leale della Parola di Dio invita a un atteggiamento di rispetto verso tutti. Nella ricerca della verità, essi desiderano instaurare rapporti benevoli e costruttivi con tutti i loro fratelli che vivono sul territorio nazionale, indipendentemente dalle loro convinzioni. Nel corso del mio viaggio, ricorderò a Reims le figure di san Remigio, di santa Clotilde e di Clodoveo. Aderendo alla fede cattolica, quest’ultimo, a suo modo e secondo le concezioni proprie del suo tempo, ha potuto guidare popoli diversi verso l’edificazione di una sola e unica nazione.

È dunque un bene che, senza confusione e in funzione della sua sensibilità e delle sue credenze, nel rispetto delle competenze e delle motivazioni personali, la Francia voglia ricordare uno dei momenti significativi delle sue origini mediante iniziative civili, manifestazioni culturali e celebrazioni religiose. Fa onore alla Francia superare le legittime differenze di opinione per ricordare che il battesimo di Clodoveo fa parte degli eventi che l’hanno modellata. È bene che i cittadini di un Paese possano fare riferimento alla loro storia, celebrando i valori che i loro antenati hanno vissuto e che rimangono al contempo un fondamento per la loro vita presente e un orientamento per il loro futuro.

5. L’impegno nella società civile è per i cattolici un atteggiamento di speranza, una messa in pratica della loro fede personale, un servizio dell’uomo e una partecipazione alla comunione fraterna fra le persone, il cui fondamento è l’amore. Essi dunque prendono naturalmente parte alla vita pubblica ed esercitano la loro legittima responsabilità di cittadini promuovendo la libertà politica, favorendo la pace e aiutando ognuno a condurre “una vita veramente umana”, come diceva il filosofo francese Jacques Maritain (Jacues Maritain, L’homme et l’Etat, p. 57). Fedeli al Vangelo e all’esempio di Cristo, i cristiani sono, accanto ai loro connazionali, collaboratori a tempo pieno nella vita cittadina, cercando di agire con disinteresse e generosità. La carità, la giustizia e il senso dell’altro sono la fonte ispiratrice e l’energia vivificante del loro impegno.

Ecco perché la Chiesa si sente investita di una missione spirituale che le conferisce il dovere di ricordare, fra le altre cose, i valori che fondano la vita sociale, la vocazione dell’uomo e il carattere trascendente della persona umana, della quale è importante, in ogni circostanza, riconoscere la dignità. Essa invita anche tutti i cittadini a edificare insieme una società accogliente, lasciando a ognuno la libertà di scegliere i mezzi più appropriati per parteciparvi, nel rispetto del bene comune (cf. Giovanni Paolo II, Centesimus annus
CA 43).

6. La Francia, una delle più antiche nazioni di questo continente, ha un ruolo importante da svolgere nella famiglia delle nazioni, in particolare nell’ambito della costruzione europea. L’unità e la solidarietà fra gli Stati sono necessarie affinché la pace prevalga sulla guerra, affinché ogni persona abbia il suo giusto posto e i popoli vengano riconosciuti come realtà culturali e spirituali vive.

Arrivando nella terra di Francia in occasione di una visita pastorale, vorrei ripeterle, Signor Presidente, quanto le sono riconoscente per la sua accoglienza. Formulo voti calorosi per la sua persona, per la sua famiglia e per i suoi connazionali. Su tutti invoco le Benedizioni divine.



VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA


AI GIOVANI E ALLA POPOLAZIONE


Saint-Laurent-sur-Sèvre - Giovedì, 19 settembre 1996




Cari amici di Saint-Laurent-sur-Sèvre e della diocesi di Luçon,
Cari giovani,

1. Lungo il cammino del mio pellegrinaggio alla tomba di san Louis-Marie Grignion de Montfort, vi ringrazio per essere venuti ad accogliermi. Sono lieto di salutarvi, voi che siete nati in questa terra della Vandea e serbate il prezioso ricordo di pagine al contempo tragiche e belle della vostra storia.

Voi siete gli eredi di uomini e di donne che hanno avuto il coraggio di rimanere fedeli alla Chiesa di Gesù Cristo quando la sua libertà e la sua indipendenza erano minacciate. Essi non erano rimasti estranei ai movimenti dell’epoca e desideravano sinceramente il necessario rinnovamento della società, ma non potevano accettare che s’imponesse loro una rottura della comunione con la Chiesa universale e in particolare con il Successore di Pietro. Perciò il curato di Maillé, Joseph Herbert, ispirato dalla parola di Cristo, aveva nobilmente detto: “Cittadino dello Stato, ho sempre dato a Cesare ciò che è di Cesare; tuttavia non rifiuterò a Dio ciò che è di Dio”.

222 Nei terribili scontri, molte azioni sono state segnate dal peccato, sia da una parte che dall’altra. È tuttavia santamente uniti a Cristo che numerosi martiri hanno offerto qui la loro vita, unendosi al Figlio di Dio nel sacrificio della Croce. Sino in fondo hanno seguito il loro vero Maestro, Colui che è venuto per rivelare la verità che rende liberi e la profondità dell’amore di Dio per tutti gli uomini.

Nelle numerose testimonianze che ci sono pervenute è impressionante osservare come i Vandeani siano rimasti legati alle loro parrocchie e ai loro sacerdoti nonostante la crudeltà delle persecuzioni. Essi avevano un’autentica fame di Eucaristia; pur rischiando la propria vita, desideravano partecipare alla Messa e ricevere il Pane della vita. Essi aspiravano a ricevere il sacramento del perdono, consapevoli del fatto che si ha sempre bisogno della misericordia divina.

Alcuni di essi diedero prova di un commovente spirito cristiano quando, religiosi e laici, curarono i feriti, di qualsiasi campo essi fossero, o quando, trascinati da alcuni capi come d’Elbée, che li convinse a prendere sul serio la parola del perdono recitata nel Padre Nostro, decisero di risparmiare i loro avversari.

Cari amici, ricordando solo alcuni tratti della vostra storia, vorrei invitarvi a conservare quelli migliori. Rimanete uniti a Cristo; come Lui, amate tutta l’umanità, a cominciare dai suoi membri meno fortunati. Rimanete fedeli alla Chiesa, all’Eucaristia e al sacramento del perdono. Lasciatevi pervadere dall’amore che viene da Dio! Allora, lungi dal coltivare sterili nostalgie, sarete degni dei vostri padri e continuerete a vivere generosamente come pietre vive della Chiesa, alla quale essi sono rimasti uniti fino a versare il loro sangue per essa.

2. Ora mi rivolgo ai giovani qui riuniti, allievi delle scuole cattoliche e di quelle pubbliche. Amici, ciò che ho appena detto riguarda sia voi che le persone adulte. So che a volte incontrate reali difficoltà ad affermare la vostra fede e la vostra appartenenza alla Chiesa.

Allora vi dico: coraggio! Non lasciatevi vincere dall’indifferenza tanto diffusa intorno a voi! Non fatevi impressionare da coloro che respingono le esigenze della fede cristiana o che la deridono.

Ora spetta a voi tracciare il vostro cammino! La vostra formazione è un vero e proprio allenamento.Ricordate san Paolo: parla di atleti che si allenano alla corsa al prezzo di una disciplina severa per una ricompensa effimera; il cristiano invece sa dove il suo sforzo lo conduce: a riuscire nella vita come discepolo di Gesù (cf.
1Co 9,24-27). Se seguirete la scuola di Cristo svilupperete il meglio di voi, imparerete a dare come a ricevere.

Non siete soli, fate parte di una grande comunità. Nella Chiesa, il Papa, e con lui i Vescovi, i religiosi, le religiose e gli educatori laici, insieme alle vostre famiglie, sono presenti per ascoltarvi, per accompagnarvi e per darvi un orientamento. Essi non hanno altra ambizione di quella di trasmettervi la Buona Novella di Cristo. Non esitate a fare appello ad essi per crescere nella fede! Come i discepoli sulla riva del Giordano domandate al Signore: “Rabbi . . . dove abiti?”. Egli risponderà: “Venite e vedrete” (Jn 1,38-39). Voi sapete che queste parole saranno il tema della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà il prossimo anno a Parigi. Sarà un’occasione per molti di voi per condividere la propria esperienza cristiana con giovani provenienti da altri Paesi del mondo. Preparatevi ad accoglierli fraternamente.

Cari amici, abbiate fiducia in Cristo, soffermatevi con lui nella preghiera, siate membri attivi della comunità dei suoi discepoli. Occupate il vostro posto nella Chiesa, senza attendere oltre. Con i vostri fratelli e le vostre sorelle di tutte le generazioni operate in modo che misericordia e verità s’incontrino giustizia e pace si bacino, come dice un Salmo (cf. Sal 84[85], 11).

Prego affinché i martiri del passato vi guidino lungo il vostro cammino, vi aiutino a rimanere liberi di fronte a tutte le influenze e a tutti i poteri, vi comunichino la loro gioia di credere e il loro coraggio di servire nella sequela di Cristo.

3. Per voi, miei amici giovani, e per tutti voi, cari fedeli della Vandea, invoco ferventemente l’intercessione di san Louis-Marie, il missionario, e di tutti i beati martiri della vostra terra. Che Nostra Signora vi protegga! Imparto su di voi di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

223 Al termine dell’incontro con la popolazione di Saint-Laurent-sur-Sèvre il Papa ha detto:

Voglio ringraziarvi per aver fatto diminuire la pioggia. La terra ha bisogno della pioggia, ma qualche volta non è male che la pioggia sia un po’ moderata. Ed è successo proprio qui, grazie a voi!

VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA


ALLE GIOVANI COPPIE E AI LORO BAMBINI


Sainte-Anne-d'Auray - Venerdì, 20 settembre 1996




Cari amici, passando in mezzo a voi, è stata per me una gioia vedere tanti bambini. In quel momento ho avuto davanti agli occhi tutti i bambini che vivono in Francia, senza dimenticarne nessuno. A tutti i bambini esprimo il mio affetto caloroso. Purtroppo non ho potuto avvicinarmi a tutti, ma vi erano dei rappresentanti e attraverso di essi ho espresso ciò che serbo nel cuore per le famiglie e per i bambini.

Cari genitori, cari figli,

1. “Voi siete il sale della terra . . . Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14).

Cristo rivolgeva queste parole ai discepoli che lo seguivano e che lo avevano udito proclamare le Beatitudini (cf. Mt Mt 5,3-12). Oggi, rivolge lo stesso messaggio a voi, giovani famiglie qui riunite. Sono lieto di incontrarvi nel corso di questa mia visita. La vostra presenza numerosa denota la vitalità delle famiglie francesi.

Certo, la famiglia, in Francia come altrove, incontra molteplici difficoltà che spesso la rendono fragile. La vostra regione è particolarmente provata dalla situazione economica che causa disoccupazione e costringe i giovani ad abbandonarla. Voi dovete affrontare problemi complessi riguardanti la sanità, l’alloggio e il lavoro delle donne. Comprendo la vostra preoccupazione per il futuro dei vostri figli. Come molti genitori, siete messi a confronto con il problema dell’educazione umana e morale dei giovani, mentre attorno a voi il senso spirituale s’indebolisce e vengono rimessi in discussione molti valori fondamentali come l’indissolubilità del matrimonio e il rispetto della vita.

2. Care famiglie, vi ripeto le parole di Cristo: siete “il sale della terra” e “la luce del mondo”. Il Verbo incarnato è il Maestro della parola di cui lui stesso dà l’interpretazione.Noi, grandi e piccoli, possiamo comprendere i due paragoni fatti da Gesù: “Voi siete il sale della terra”: tutti sappiamo che i cibi senza sale non hanno sapore. Una pietanza condita bene ha sapore ed è gradevole da consumare. Se manca il sale, è insipida. Se il sale perde la propria natura e non può più servire ad arricchire le pietanze, “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13).

“Voi siete la luce del mondo”. Che cos’è dunque la luce? Lo scopriamo anche in base all’esperienza: la luce brilla e illumina. È grazie ad essa che le nostre città e le nostre strade non rimangono nell’oscurità. La luce si vede da lontano: essa dissipa le tenebre e permette di vedere il volto dell’altro. La sera, in famiglia, alla luce del focolare, è piacevole riunirsi. Con queste immagini del sale e della luce, Cristo si rivolge oggi a voi famiglie qui riunite. Siate il sale della terra! Siate la luce del mondo! Che cosa vuol dire? Il Signore ce lo spiega: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16).

3. Lasciatemi ripetere queste parole del Signore: voi siete “il sale della terra” e “la luce del mondo”. La Chiesa ha fiducia in voi e conta su voi genitori, soprattutto nella prospettiva del terzo millennio, affinché i giovani possano conoscere Cristo e seguirlo con generosità. Con il vostro modo di vivere rendete testimonianza della bellezza della vocazione al matrimonio. L’esempio quotidiano di coppie unite alimenta nei giovani il desiderio di imitarle. I giovani ricevendo in famiglia la testimonianza dell’amore di Dio, saranno portati a scoprirne la profondità.

224 La preparazione del grande Giubileo passa attraverso ogni persona e ogni famiglia, perché il mondo accolga la luce di Cristo che, solo, offre il significato ultimo all’esistenza (cf. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 28). Come indicano le numerose testimonianze rese oggi, siete portatori di un ricco dinamismo spirituale. I vostri figli hanno nel cuore il desiderio di fare della loro vita qualcosa di grande. Spesso nelle famiglie dalla fede profonda nascono anche le vocazioni sacerdotali o alla vita religiosa.

4. Siete “il sale della terra” e “la luce del mondo”. Con queste parole, il Signore vi invita ad essere testimoni e missionari in mezzo ai vostri fratelli. Che la vostra vita, che trae senso da Cristo, abbia sapore per quanti vi circondano! Sia radiosa poiché in fondo al vostro cuore è presente il Signore; Egli vi ama e vi chiama alla sua gioia! È proprio il fatto di sapersi amati che permette di andare avanti nel cammino con fiducia. La vita dei battezzati consiste innanzitutto nell’essere uniti a Cristo, sorgente della vita, nel ricevere da Lui la vita in abbondanza e nel diventare suoi testimoni. “Il sacerdozio battesimale dei fedeli, vissuto nel matrimonio-sacramento, costituisce per i coniugi e per la famiglia il fondamento di una vocazione e di una missione sacerdotale” (Giovanni Poalo II, Familiaris consortio FC 59).

Molte delle testimonianze che abbiamo ascoltato sottolineano il ruolo essenziale dell’Eucaristia.Avete ragione, poiché essa è una fonte alla quale attingono i coniugi cristiani. Nel sacrificio della nuova Alleanza che Cristo suggella con l’umanità, essi scoprono un modello per il loro amore, che è un dono gratuito e un rendimento di grazie. Il rapporto coniugale non può fondarsi solo sui sentimenti d’amore: esso si basa prima di tutto sull’impegno definitivo chiaramente voluto, sull’alleanza e sul dono, che passano attraverso la fedeltà.Con la loro vita coniugale, i coniugi testimoniano il vero amore che integra tutte le dimensioni della persona, quella spirituale, intellettuale, volontaria, affettiva e fisica.

5. Il rapporto amoroso contribuisce alla crescita del coniuge. È un servizio all’altro che prende esempio da Cristo servitore che ha lavato i piedi degli Apostoli la sera del Giovedì santo. La vita coniugale non è mai esente da prove, che fanno attraversare momenti dolorosi in cui l’amore e la fiducia nell’altro e in se stessi sembrano vacillare. Gli sposi attingeranno la loro forza unendosi ai sentimenti di Cristo durante la notte del Venerdì santo. Molti ne hanno già fatto esperienza: la prova attraversata può contribuire a purificare l’amore. Ma ci sono anche momenti intensi di gioia che derivano dalla comunione nell’amore. Questi momenti fanno ricordare che, al di là di ogni sofferenza, vi sono la luce sfolgorante e la vittoria definitiva del mattino di Pasqua. Il sacramento del matrimonio ha infatti una struttura pasquale.

La vita coniugale e familiare è un cammino spirituale. In effetti, in coppia e in famiglia, qualsiasi incontro esige di accogliere l’altro con delicatezza. Voi conoscete il ruolo del dialogo all’interno della coppia e della famiglia. Nel nostro mondo, dove la preoccupazione del guadagno in tutte le attività lascia poco spazio agli incontri gratuiti, è importante che le coppie e le famiglie possano riservarsi momenti di scambio che consentano di rafforzare il loro amore.

6. La vita coniugale passa anche attraverso l’esperienza del perdono, poiché, cosa sarebbe un amore che non giunge fino al perdono? Questa, che è la più alta forma di unione, impegna tutto l’essere che, per volontà e per amore, accetta di non fermarsi all’offesa e di credere che un futuro è sempre possibile. Il perdono è una forma eminente di dono, che afferma la dignità dell’altro riconoscendolo per ciò che è, al di là di ciò che fa. Chi perdona permette anche a chi è perdonato di scoprire la grandezza infinita del perdono di Dio. Il perdono fa ritrovare la fiducia in se stessi e ripristina la comunione fra le persone, dato che non può esserci vita coniugale e familiare di qualità senza una conversione costante e senza la volontà di spogliarsi dei propri egoismi. Contemplando Cristo sulla Croce che perdona, il cristiano trova la forza del perdono. Nel 1986, durante la Messa delle famiglie a Paray-le-Monial, ho mostrato che l’amore per il cuore di Gesù deve essere la fonte di qualsiasi amore umano.

7. Nella vita coniugale, i rapporti carnali sono il segno e l’espressione della comunione fra le persone. Le manifestazioni di tenerezza e il linguaggio del corpo esprimono il patto coniugale e rappresentano il mistero dell’alleanza e quello dell’unione di Cristo e della Chiesa. I momenti di profonda comunione conferiscono a ogni membro del focolare domestico una reale forza per la sua missione in mezzo ai fratelli come anche per il suo lavoro quotidiano.

Siete invitati a mostrare al mondo la bellezza della paternità e della maternità e a favorire la cultura della vita, che consiste nell’accogliere i figli che vi vengono donati e nel farli crescere. Qualsiasi essere umano già concepito ha diritto ad esistere, poiché la vita donata non appartiene più a quelli che l’hanno generata. La vostra presenza in questo luogo con i vostri figli è un segno della felicità insita nel dare la vita in maniera generosa e nel vivere nell’amore.

8. Anche voi giovani siete il sale della terra e la luce del mondo. Per ognuno di voi la casa è un luogo privilegiato dove amate e siete amati. I vostri genitori vi hanno chiamato alla vita e desiderano guidarvi nella crescita. Sappiate ringraziarli e rendere grazie al Signore! Anche nei momenti difficili prendete coscienza del fatto che i vostri genitori vogliono aiutarvi ad essere felici, ma che l’accesso alla felicità comporta anche delle esigenze! Come i vostri genitori, siete responsabili della vita in famiglia e dell’esistenza di un clima sempre più sereno, che lasci a ciascuno lo spazio sufficiente per dare il meglio di sé e per sviluppare la propria personalità.

Come abbiamo ascoltato prima, nel momento in cui la vita spirituale si risveglia nei bambini e questi s’interrogano su Dio, grazie ad essi, i genitori ritrovano il cammino della Chiesa e della fede che avevano in parte smarrito. In questo modo, attraverso i piccoli, il Signore compie meraviglie e affida a ciascuno nella famiglia un ruolo di evangelizzazione. Alcune testimonianze precisano che in alcuni focolari domestici vi è un angolo per pregare, che i bambini hanno la gioia di adornare e dove vanno volentieri per incontrare Gesù nel silenzio. Sono lieto di questo spazio riservato a Cristo e alla Vergine Maria nelle vostre case.

9. La società deve riconoscere il grande valore del ruolo dei genitori che prepara il futuro di una nazione. Voi siete infatti i primi responsabili dell’educazione umana e cristiana dei vostri figli. La comunità familiare fondata sull’amore e sulla fedeltà offre ai figli la sicurezza e la stabilità che consentono loro di accedere all’età adulta. È in un clima di amore e di tenerezza, di dono e di perdono, che le personalità possono modellarsi e svilupparsi armoniosamente.

225 Nell’Ovest della Francia la scuola cattolica ha una ricca tradizione: alcune comunità religiose non hanno lesinato sforzi per renderla dinamica. Essa ha un progetto pedagogico specifico da sviluppare, per proporre ai giovani i valori cristiani, ma è innanzitutto una scoperta della persona di Cristo, poiché i valori che non sono legati alla sorgente viva che è il Signore rischiano di snaturarsi. Ciò non impedisce a molti giovani non cattolici di venire accolti e sostenuti con sollecitudine nei loro studi da questi istituti scolastici nel rispetto delle prospettive cristiane che li caratterizzano.

Desidero anche salutare i cappellanati dell’insegnamento pubblico per il lavoro compiuto, nell’offrire ai giovani l’educazione religiosa necessaria allo sviluppo della loro vita di fede. Essi devono confrontarsi con numerose attività parascolastiche nelle quali i ragazzi sono impegnati e che lasciano poco spazio alla catechesi. Ci sono anche movimenti che svolgono una missione molto importante, quali l’Azione Cattolica dell’Infanzia, il Movimento Eucaristico dei Giovani e lo Scoutismo.

10. Molte coppie partecipano attivamente alla vita della Chiesa, nei servizi diocesani, nei movimenti e nelle parrocchie. Rendo grazie per tutto il lavoro compiuto e incoraggio tutte le famiglie a proseguire la loro azione. In particolare, la vostra esperienza vi autorizza a proporre ai vostri contemporanei un approccio ai problemi coniugali e familiari. In questo spirito, i centri di preparazione al matrimonio offrono ambiti di riflessione e di formazione per i giovani che si preparano ad impegnarsi definitivamente mediante il sacramento del matrimonio. Essi propongono con chiarezza il messaggio cristiano sul vero amore e sull’esercizio della sessualità nella castità, che conferisce tutta la sua dignità alla vita coniugale. I movimenti familiari favoriscono la riflessione e la vita spirituale delle coppie. Desidero esprimere il mio apprezzamento anche per il lavoro realizzato dai gruppi che organizzano riunioni e ritiri per le coppie, per le famiglie e per i giovani.

11. Il mio pensiero è vicino alle coppie e alle famiglie che portano pesanti fardelli, in particolare ai genitori che devono accogliere un figlio disabile e alle famiglie che seguono con dedizione gli ammalati e le persone anziane del loro ambito familiare. Rendo grazie al Signore per la loro disponibilità e per la grandezza del loro amore. Essi sanno riconoscere nell’essere sofferente un figlio particolarmente amato da Dio. Comprendo anche la sofferenza di quanti vivono con dolore la mancanza di figli. Possano essi trovare persone attente all’interno della comunità cristiana e scoprire la gioia di donarsi al servizio dei fratelli! Non voglio dimenticare neanche quanti vivono nella solitudine perché non hanno potuto realizzare il loro progetto coniugale: devono trovare conforto e amicizia nella propria famiglia.

La Chiesa si preoccupa anche di quanti sono separati, divorziati e divorziati risposati: essi rimangono membri della comunità cristiana, “potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio
FC 84), accogliendo al contempo nella fede la verità di cui la Chiesa è portatrice nella sua disciplina sul matrimonio. Parlare della famiglia vuol dire anche ricordare i nonni. Con la saggezza che deriva loro da una lunga vita di coppia, essi sono per i figli un sostegno e per i nipoti punti di riferimento e di stabilità e spesso sono le prime persone a parlare loro di Cristo. Il dialogo e la prossimità fra le generazioni rimangono aspetti non trascurabili della vita familiare.

12. La famiglia è un luogo di sviluppo incomparabile. Possiate, grazie a Cristo e all’amore che vi unisce, vivere nella gioia! In questo luogo di pellegrinaggio, il popolo cristiano onora sant’Anna, madre della Vergine Maria, e viene filialmente a mettersi sotto la sua protezione. Affido le vostre famiglie alla sua intercessione e concedo di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti i vostri cari.

Prima di congedarsi dalla grande folla radunata nel “Parc du Mémorial”, il Santo Padre ha aggiunto le seguenti parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Molte, molte grazie per questo grande incontro. Voglio ringraziarvi per la vostra presenza, per ciò che siete come famiglie, come movimenti, come Chiesa domestica, Chiesa-famiglia: per tutto ciò che portate nella vita della vostra nazione, della vostra patria, della Chiesa in Francia, della Chiesa in tutto il mondo. Molte, molte grazie. Attorno a Sainte-Anne-d’Auray, abbiamo vissuto una giornata di speranza. Questa mattina, lasciando Tours, non potevo immaginare che qui avrei trovato il sole. Abbiamo quindi molte ragioni per ringraziare tutti il Signore, ringraziare per il suo amore e per le responsabilità che voi incarnate, ringraziare anche il sole di Sainte-Anne-d’Auray. Ringraziando, benediciamo tutti i presenti, le vostre famiglie, i vostri rosari, le vostre case, la vostra patria, tutto quanto si crea e si sviluppa attraverso la vostra vita.

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