GP2 Discorsi 1996 33


VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

VISITA ALLA CATTEDRALE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE


Cappella del "Sangue de Cristo", Managua

Mercoledì, 7 febbraio 1996

1. Ringrazio di cuore il Cardinale Miguel Obando Bravo per le cortesi parole di benvenuto che mi ha rivolto, e tutti voi, Fratelli Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici impegnati nei compiti dell’evangelizzazione, per il cordiale benvenuto che mi avete riservato.


Ho la gioia e la fortuna di visitare con voi la nuova Cattedrale dell’Arcidiocesi. Sin dal 1992 avevo accolto l’invito per l’inaugurazione di questo primo tempio metropolitano; tuttavia, il Signore grazie a cui "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28), ha voluto che fosse oggi il giorno in cui potessi visitarlo.

2. Desidero incoraggiarvi nella vostra missione pastorale, esortandovi a essere, con gioia, fedeli al vostro impegno ecclesiale. Per questo, vi ricordo le parole che vi ho rivolto nel corso della mia precedente visita, durante la celebrazione della Santa Messa, e che avete accolto tra i canoni del vostro II Concilio Provinciale: "L’unità della Chiesa è garantita soltanto quando ognuno è capace di rinunciare a idee, progetti e impegni propri, anche se buoni - tanto più quando sono privi del necessario riferimento ecclesiale - per il bene superiore della comunione con il Vescovo, con il Papa, con tutta la Chiesa" (c. 475).

Vi ringrazio per la vostra dedizione alla causa del Vangelo e vi esorto a continuare a lavorare in comunione affettiva ed effettiva con i Vescovi, per progredire nella costruzione dell’unità della Chiesa, in maniera che, come Sposa di Cristo si mostri al mondo con tutto lo splendore della sua bellezza (cf. Ap Ap 21,2).

3. Ogni Cattedrale è il principale luogo d’incontro e di accoglienza di una Chiesa particolare, essendo la sede del suo Pastore. Essa è l’immagine visibile e tangibile della comunità ecclesiale che l’ha edificata, che la perpetua e che la riflette. È segno del Regno di Dio e della sua presenza tra gli uomini. Questa nuova Cattedrale è anche simbolo della nuova Città sorta dalle rovine del terremoto del 1972; il suo stile architettonico rende manifesta con il linguaggio plastico del nostro tempo la solida fede cattolica del popolo nicaraguense.

Voi avete voluto che questo tempio, cuore dell’Arcidiocesi di Managua, in cui venerate con devozione l’antica immagine del "Sangue di Cristo", giunta dalla Spagna più di tre secoli fa e che rappresenta Gesù che sulla croce offre al Padre tutto il suo sangue e tutta la sua umanità, fosse dominato dal Signore Risorto con l’insegna della sua vittoria sul peccato e sulla morte. Non dimenticate questo mistero della morte e risurrezione quando la stanchezza, la solitudine o l’incomprensione altrui potrebbero far diminuire il vostro entusiasmo o far vacillare il vostro spirito. Non dubitate del fatto che siete amati dal Signore e il suo amore vi precede e accompagna sempre: la sua vittoria è garanzia della nostra!

4. Vi esorto anche, cari fratelli, a essere fedeli alla vostra vocazione, alla risposta che ogni giorno dovete dare alla chiamata di Cristo. Diffondete con gioia, condividete con generosità e difendete con fermezza la fede ricevuta. Vorrei che questo pomeriggio ognuno di voi rinnovasse con me la sua consacrazione a Cristo, ricordando che non siamo noi che lo abbiamo scelto: è Lui che ci ha scelti e ci ha costituiti perché diamo frutto e il nostro frutto rimanga (cf. Gv Jn 15,16).

Avete dedicato questa Cattedrale all’Immacolata Concezione di Maria, perfetta immagine della Chiesa. Possa la vostra comunità cristiana trovare in Maria un modello da imitare e possiate voi seguire sempre il suo esempio nella vita personale e nel servizio ai fratelli. Che per sua intercessione, Dio vi benedica sempre!

34 A voi fratelli sacerdoti, a voi sorelle religiose e fratelli religiosi, a voi laici impegnati per la causa del Vangelo in Nicaragua, molte grazie.

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI CONGEDO IN NICARAGUA


Aeroporto Internazionale di Managua

Mercoledì, 7 febbraio 1996




Presidente,
Fratelli nell’Episcopato,
Insigni Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico,
Amatissimi fratelli e sorelle:

1. Nel congedarmi da voi desidero rinnovare il mio rendimento di grazie a Dio per le intense esperienze vissute durante queste indimenticabili ore in cui ho soggiornato in terra nicaraguense. In occasione delle celebrazioni che ho presieduto ho potuto apprezzare l’incrollabile amore di questo popolo per Gesù Cristo, presente nel sacramento dell’Eucaristia, per sua Madre Immacolata e per il Papa. Per questo non voglio partire senza lasciare, ancora una volta, il mio messaggio di speranza che illumini i figli e le figlie di questa nobile Nazione, per proseguire lungo le vie della pace e della riconciliazione, della libertà e della giustizia, costruendo così la società a cui tutti anelano.

Desidero che questa visita del Papa non resti solamente un ricordo, un buon ricordo. Ho voluto giungere al cuore di ognuno di voi per parlarvi in nome di Gesù Cristo e ricordarvi il cammino che, portando a Lui, conduce alla felicità individuale e collettiva.

2. Questa seconda Visita Pastorale mi ha permesso di constatare i nuovi e positivi cambiamenti operati nel Paese. Tuttavia ancora persistono alcuni mali e pericoli che interessano ampie fasce della popolazione. Superata la guerra civile e la tentazione di forme totalitarie, restano da sconfiggere le terribili piaghe della povertà e dell’ignoranza, che si manifestano nell’elevato numero di persone senza lavoro, nelle famiglie che vivono in condizioni di estremo bisogno, nei bambini e nei giovani che non ricevono ancora un’adeguata istruzione.

35 È responsabilità dei governi far fronte a queste situazioni, ma non è minore la responsabilità di tutti i settori della società e di ogni cittadino. È necessario lo sforzo congiunto e coordinato di tutti, superando interessi privati e di parte, per procedere verso un progresso morale e spirituale, umano e sociale, fondato sull’educazione ai valori autentici, capaci di fare del Nicaragua una nazione che emerga tra tutte quelle del Continente.

3. Anche la Comunità internazionale, qui rappresentata dai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso questa Repubblica, deve contribuire offrendo, come in passato, la sua collaborazione. È sentita da tutti la necessità di promuovere programmi efficaci di aiuto e interscambio volti a migliorare la produttività, a creare nuovi posti di lavoro e a evitare che i riassetti economici si ripercuotano negativamente sui numerosi settori della società meno favoriti. La Chiesa non ha risposte tecniche a questi problemi, ma sicuramente desidera, in nome del Vangelo, pronunciarsi affinché siano promosse la solidarietà internazionale e la coscienza sempre piú viva della responsabilità volta a rendere più favorevoli per tutti le condizioni di vita (cf. Gaudium et spes
GS 57).

4. Nell’apprestarmi a proseguire il mio viaggio, desidero esprimere la mia sincera gratitudine e la mia riconoscenza a quanti hanno reso possibile questa confortante Visita Pastorale, al Presidente e al suo Governo, per lo sforzo compiuto per assicurarne la buona riuscita, al Cardinale e ai membri della Conferenza Episcopale che, insieme ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli, si sono prodigati non solo nell’organizzazione, ma anche nella sua preparazione e animazione spirituale; a quanti in definitiva hanno prestato un servizio per la realizzazione di questa visita. A tutti grazie.

Nicaragua! Nicaragua di Maria! Che la Purissima ti protegga! Che Dio ti benedica!

Molte grazie, alla prossima volta.

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI BENVENUTO IN EL SALVADOR


Aeroporto Internazionale «Ilopango» di San Salvador

Giovedì, 8 febbraio 1996




Signor Presidente,
Fratelli nell’Episcopato,
Insigni Autorità,
Amatissimi fratelli e sorelle,

36 1. Mi riempie di gioia il potermi trovare nuovamente in questa bella terra che porta il nome del Divino Salvatore. Rendo grazie a Dio per avermi concesso la felice opportunità di tornare, a distanza di 13 anni, in questa amata Nazione dell’istmo centroamericano. Vengo come Successore dell’Apostolo Pietro per confermarvi nella fede, rafforzarvi nella speranza e animarvi nella carità. Come Vicario di Cristo, vi ribadisco il suo messaggio che costituisce un appello costante alla pace e alla riconciliazione, all’amore e alla concordia, alla solidarietà e alla giustizia.

2. La ringrazio, Signor Presidente della Repubblica, per le sue amabili parole di benvenuto piene di affetto, che riflettono i sentimenti che il nobile popolo salvadoregno prova nei confronti della persona del Papa. Saluto l’Arcivescovo di San Salvador, il Presidente della Conferenza Episcopale e gli altri Fratelli nell’Episcopato che presiedono le varie Chiese particolari. Ringrazio anche per la loro presenza i membri del Governo e le altre Autorità. Mi rivolgo con grande affetto a tutti i salvadoregni: a coloro che sono presenti in questa cerimonia in occasione del mio arrivo, a coloro che incontrerò nelle diverse celebrazioni delle prossime ore, a quanti non potranno partecipare per diversi motivi e, in particolare, a coloro che hanno collaborato alla preparazione e alla realizzazione di questa nuova visita pastorale.

3. In occasione della mia prima visita fui testimone della sofferenza di un popolo straziato dal dolore di una guerra fratricida che seminava morte, violenza, divisioni, rancori e lasciava dietro di sé vedove e orfani. Per questo, rivolsi un invito a percorrere il cammino del dialogo sincero e costruttivo. In questi anni ho seguito con interesse il corso dei negoziati, che sono culminati negli storici Accordi di Chapultepec, in Messico, il 16 gennaio 1992, concludendo in tal modo un processo avviato proprio nella Nunziatura Apostolica di San Salvador e condotto prima dalla Conferenza Episcopale e poi dalle Nazioni Unite.

4. Provo, inoltre, una grande gioia nel constatare che le armi delle parti in conflitto tacciono definitivamente e che tutti sono interessati ad applicare gli Accordi raggiunti. Per questo sono ritornato tra voi, per proclamare ancora una volta Gesù Cristo che, essendo l’unico cammino della pace, esorta tutti ad una sincera conversione; sono tornato per confermare l’opera dei miei Fratelli, i Vescovi di El Salvador, nella promozione della riconciliazione nazionale e per fare in modo che il saluto del Signore Risorto "la pace sia con voi" giunga a ogni città, villaggio, regione e borgo di El Salvador.

Voglia Dio che la cara famiglia salvadoregna, provata da tante forme di violenza nel passato, ritrovi il clima sereno per procedere sulle vie del progresso e del benessere, e che i bambini e i giovani, che sono cresciuti negli ultimi anni in un clima di paura e trepidazione, possano beneficiare di un futuro di autentica pace.

Riponendo la fiducia in Dio e con la protezione della sua Santissima Madre, che qui è venerata come Regina della Pace, inizio la mia seconda Visita Pastorale in El Salvador benedicendovi di tutto cuore.

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

AGLI AGENTI DELLA PASTORALE E AI GIOVANI


Piazza "Gerardo Barrios" - Cattedrale di San Salvador

Giovedì, 8 febbraio 1996

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Cari sacerdoti, religiosi e religiose,
Stimati seminaristi, catechisti e fedeli,

37 1. Gioisco nel Signore nel trovarmi con tutti voi dinanzi a questa Cattedrale, così strettamente legata alle gioie e alle speranze del popolo salvadoregno. In essa riposano, aspettando la risurrezione, i già menzionati Mons. Luis Chávez, prelato modello di virtù, Mons. Oscar Arnulfo Romero, brutalmente assassinato mentre offriva il sacrificio della Messa e dinanzi alla cui tomba ho pregato nel corso della mia precedente Visita Pastorale, e ora pregherò di nuovo contento che il ricordo continua vivo tra di voi, Mons. Arturo Rivera Damas, che entrò nell’eternità dopo aver visto spuntare all’orizzonte la pace per la quale, accanto agli altri Vescovi del Salvador, aveva lavorato instancabilmente. Sono certo che essi intercedono per la Chiesa che amarono e servirono fino alla fine dei loro giorni e alla quale hanno lasciato un messaggio particolarmente eloquente.

Ringrazio l’Arcivescovo, Mons. Fernando Sáenz Lacalle, per le sue cortesi parole e sono grato per la presenza degli altri Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici, provenienti da molte parrocchie e da vari movimenti apostolici.

2. Abbiamo ascoltato il Discorso della Montagna, che è un pressante invito a seguire Gesù Cristo in maniera radicale per giungere alla santità, cui tutti siamo chiamati. Ogni beatitudine nella sua prima parte indica il gruppo di persone che Cristo chiama beati, e nella seconda parte ne offre la motivazione. Lo abbiamo appena sentito: sono i poveri di spirito, quanti piangono, gli afflitti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace e coloro che vengono perseguitati per causa della giustizia.

Nella prima beatitudine Cristo dice: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (
Mt 5,3). E quel "perché" si ripete fino a otto volte, mostrandoci le ragioni per cui sono beati e che in certo modo sono contenute nella prima. Nel dire che coloro che piangono saranno consolati, Cristo indica in particolare la consolazione definitiva oltre la morte. Lo mostra anche la terza beatitudine, "perché erediteranno la terra" (Mt 5,5), riferendosi alla proprietà in senso escatologico. Saranno ugualmente saziati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché nel Regno dei cieli sarà quella la loro eredità. I misericordiosi troveranno misericordia. I puri di cuore "vedranno Dio", il che, secondo gli insegnamenti del Nuovo Testamento, è l’essenza della felicità propria del Regno di Dio. Alla stessa cosa fa riferimento la beatitudine degli operatori di pace, nel chiamarli figli di Dio. Ma quando Gesù enuncia l’ultimo gruppo di beati, considerando i perseguitati per causa della giustizia, si ripete quanto detto per i primi: "Perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,10). Cristo riassume le beatitudini rivolgendosi a quanti in qualche modo sono perseguitati e falsamente accusati esortandoli alla gioia: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,12).

3. Le beatitudini costituiscono la chiave per comprendere la morale evangelica. Esse ci aprono un orizzonte nuovo in rapporto alla vita e alla condotta umana. Sono beati, quindi, quanti si lasciano guidare dallo spirito delle beatitudini e certamente "erediteranno la terra", anche se saranno finiti i giorni della loro vita terrena. La loro vittoria e la loro felicità è soprattutto morale, in quanto partecipano della vittoria di Cristo sul peccato e la morte.

4. Molte cose sono cambiate dalla mia prima visita. È cambiato il volto del Paese e anche le espressioni dell’azione pastorale della Chiesa che, appena è migliorata la situazione, ha visto rafforzarsi la vita nelle parrocchie e nelle diverse associazioni e nei movimenti ecclesiali. In questo momento storico, diviene di nuovo attuale il messaggio delle beatitudini che, in quanto apostoli, dovete rendere presente.

Apostoli lo siete tutti. In primo luogo i Vescovi, sulle cui spalle grava la missione di guidare i figli e le figlie di questa Nazione verso la comunione con Dio. Lo siete voi sacerdoti che, in unione con i vostri Vescovi, animate le comunità a voi affidate. Lo siete voi, cari religiosi e religiose, in virtù dalla vostra fedeltà ai carismi della vita consacrata, seguendo le orme di Gesù e collaborando a modo vostro alla missione della Chiesa. Il Signore conta, per portare a termine la Sua opera, anche sul "sì" di quanti si preparano al sacerdozio o alla vita religiosa e sulla generosa dedizione dei laici, di tutti i laici, dei secolari che vivono e diffondono il proprio impegno battesimale tra le vicissitudini del mondo.

5. Anche voi giovani siete apostoli. Siete giunti dalle otto Diocesi di El Salvador. Rappresentate la pastorale giovanile delle parrocchie e delle scuole. La vostra presenza questa sera è come un inno alla vita e alla speranza per la patria salvadoregna, impegnata nella ricerca di nuove vie di fraternità e di pace nella giustizia e nella solidarietà cristiana. Saprete perseverare in questo impegno? Certamente, se restate uniti a Cristo in stretta amicizia, se continuate a coltivare la vita comunitaria della fede, se cercate costantemente l’alimento della Parola divina e del Pane di vita eucaristico.

Impegnatevi tutti nella partecipazione alla vita della Chiesa e nella costruzione di una Patria riconciliata nella giustizia e nell’amore! Per questo, invocando la protezione della Madre del Salvatore e Regina della Pace, vi benedico di tutto cuore.

Molte grazie per la vostra presenza e per la vostra accoglienza, per questa risposta e per questi doni. Che il Salvatore protegga sempre il vostro Paese! Che il Salvatore protegga El Salvador!

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI CONGEDO IN EL SALVADOR


Aeroporto Internazionale «Ilopango» di San Salvador

38
Giovedì, 8 febbraio 1996




Signor Presidente della Repubblica,
Amati Fratelli nell’Episcopato,
Illustri Autorità e Membri del Corpo Diplomatico,
Cari figli e figlie di El Salvador:

1. Ho trascorso un’intensa giornata con il Popolo di Dio che peregrina nelle belle terre di El Salvador, che ha lasciato in me un segno profondo. Porto con me il ricordo dei volti di tante persone, pieni di fede e di speranza, che ho potuto contemplare durante questo giorno nei luoghi che l’intenso programma mi ha consentito di visitare. Mi avete offerto una cordiale ospitalità, espressione autentica dell’anima salvadoregna, però desidero in particolare sottolineare che ho potuto condividere con voi intensi momenti di preghiera e di riflessione durante la Santa Messa e l’incontro con i giovani e in occasione della visita alla Cattedrale Metropolitana.

2. Chiedo a Dio di benedire e di ricompensare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa nuova Visita. La ringrazio, Signor Presidente, per la sua presenza qui, così come per la sua amabile accoglienza. Sono molto riconoscente ai miei Fratelli Vescovi di El Salvador, per la sollecitudine pastorale con cui hanno preparato la visita e per la loro calorosa accoglienza. Il mio ringraziamento si rivolge anche a tutte le Autorità della Nazione, che hanno reso possibile e cooperato allo svolgimento dei diversi eventi, consentendo così a numerose persone di prendervi parte o di seguirli. Sono grato anche per la presenza del Corpo Diplomatico che, con il suo lavoro volto alla la promozione del bene comune dell’umanità e alla cooperazione tra i popoli, pone in rilievo l’unità della grande famiglia umana.

3. Come Successore dell’apostolo Pietro e seguendo il mandato del Signore, sono venuto a confermarvi nella fede, a dare impulso alla nuova evangelizzazione e a lasciarvi un messaggio di pace e di riconciliazione in Cristo. Ho provato una grande gioia nel constatare che si é passati dalla guerra al dialogo. Per questo vi incoraggio a continuare a lavorare uniti affinché il noto dinamismo salvadoregno produca abbondanti frutti di benessere e prosperità spirituale e materiale. Il consolidamento delle istituzioni, lo sviluppo dell’attività economica e dei sistemi educativo e sanitario necessitano della collaborazione di tutti.

4. Prima di lasciare questa Capitale desidero volgere il mio sguardo a tutta la regione centroamericana, chiamata a realizzare i suoi nobili ideali procedendo lungo il cammino già intrapreso dell’integrazione. San Salvador è la sede del Sistema di Integrazione Centroamericano (SICA); esprimo pertanto i miei ferventi voti affinché in un futuro prossimo le Nazioni dell’Istmo, che condividono lo stesso patrimonio cristiano e la stessa lingua, possano usufruire dei benefici dell’unità e della concordia. Invito quindi tutti a unire i propri sforzi e a superare gli ostacoli affinché gli amati popoli centroamericani entrino in un nuovo ordine di collaborazione generosa a favore del bene comune, in modo che si superi l’angoscia causata dalla povertà, dalle ingiuste disuguaglianze, dal disprezzo per i diritti umani inalienabili e dai limiti posti alle libertà fondamentali.

5. Cari salvadoregni: mi congedo con una grande fiducia nel futuro di questa amata terra; vivete alla luce della fede, con il vigore della speranza e la generosità dell’amore fraterno, sapendo che, oggi e sempre, Dio vi ama. Che Egli vi benedica e vi ricompensi abbondantemente!

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI CONGEDO DAL GUATEMALA


Aeroporto Internazionale «La Aurora» di Città del Guatemala

39
Venerdì, 9 febbraio 1996




Signor Presidente,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Carissimi fratelli e sorelle del Guatemala,

1. Dopo la profonda gioia spirituale che questa nuova Visita Pastorale nel vostro amato Paese mi ha dispensato, è giunto il momento di congedarmi da voi per proseguire il mio viaggio verso Paesi dove altri fratelli mi attendono.

In questo momento mi tornano alla memoria tutte le persone che ho potuto incontrare nelle vostre strade e nelle vostre piazze e con le quali ho condiviso intense e indimenticabili esperienze di fede qui a Nueva Guatemala e nella celebrazione solenne dell’Eucaristia con il Santo Cristo de Esquipulas.

2. Quale pellegrino della pace, sono venuto a prostrarmi ai piedi del Cristo Nero e a implorare da Lui la pace definitiva e duratura che sgorga dal fianco aperto del Redentore. Nel lasciarvi il mio messaggio, mi rivolgo a tutti, e in particolare a quanti ricoprono incarichi di maggior responsabilità, esortandovi a promuovere un clima di pacifica convivenza, di solidarietà e di giustizia per tutti i guatemaltechi. Possa il ricordo dei momenti vissuti nella condivisione di una medesima fede contribuire a far germogliare i frutti di autentica vita cristiana e di serio impegno sociale! Parto con la profonda speranza che sarà così.

3. In questi giorni, incontrando diversi gruppi ho potuto constatare, ancora una volta, la ricchezza multietnica e plurilinguistica che il Guatemala racchiude e che lo rende depositario di una cultura varia e ricca, che la Chiesa sta evangelizzando da quasi cinque secoli. È questo un bene degno di essere conservato, lavorando con dedizione affinché ognuno veda rispettati i propri diritti fondamentali inalienabili che ogni uomo possiede in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio.

A tutti i figli di questo Paese, abitanti delle città e dei villaggi, agli indigeni, ai contadini e ai ladinos; ai bambini, ai giovani e agli anziani, a tutti dico addio, fiducioso che continuerete a conservare e a promuovere i valori più autentici dell’animo guatemalteco che, pur in mezzo alle difficoltà, sa dimostrare fiducia in Dio e la volontà di mantenersi fedele all’eredità degli avi: alla loro fede cristiana e alla Chiesa, alla cultura e alle tradizioni patrie, alla vocazione per la giustizia e per la libertà.

A tutti voi esprimo il mio più profondo ringraziamento per l’accoglienza che mi avete riservato, e per la collaborazione offerta affinché questa visita fosse un’esperienza indimenticabile. La mia gratitudine si rivolge in primo luogo al Signor Presidente della Repubblica e anche alle altre autorità e ai miei fratelli Vescovi del Guatemala e inoltre a quanti hanno contribuito efficacemente alla preparazione e alla realizzazione dei diversi eventi.

40 Con il mio affetto, vi lascio anche la certezza del mio ricordo nella preghiera. Che Dio benedica il Guatemala e tutti i suoi figli e figlie!

Molte grazie!

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI BENVENUTO IN VENEZUELA


Aeroporto Internazionale «Simón Bolívar» di Maiquetia

Venerdì, 9 febbraio 1996

Signor Presidente,

Cari Fratelli nell’Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Amatissimi fratelli e sorelle,

1. Con grande gioia torno in Venezuela, la "terra di grazia", come la chiamò Cristoforo Colombo che unì il vecchio mondo con le terre americane. Come pellegrino dell’Evangelizzazione, vengo nel vostro Paese per incoraggiare tutta la Comunità ecclesiale e gli uomini e le donne di buona volontà nel loro impegno a contribuire alla crescita del Regno di Dio in questa amata e bella Nazione. Vengo fiducioso di trovare una Chiesa impegnata a portare a compimento la Nuova Evangelizzazione. Tenendo conto delle realtà del momento attuale, vengo come Pastore che vuole rafforzare la fede, l’amore e la speranza degli uomini e delle donne del Venezuela.

Vi saluto con tutto il mio affetto nel Signore. Con voi proclamo le benedizioni con cui Dio ha colmato questo Paese: tante bellezze naturali, abbondanti risorse della terra, un luogo molte volte privilegiato nel concerto delle nazioni, ma soprattutto uomini e donne che hanno costruito una storia che oggi prosegue nei venezuelani e nelle venezuelane che hanno l’appassionante compito di crescere e far crescere la Patria ereditata. Così arricchirete le generazioni future trasmettendo l’impegno a superare le difficoltà del presente e collaborando solidalmente, con l’aiuto di Dio, all’edificazione di un mondo migliore.

2. Ringrazio molto cordialmente il Signor Presidente della Repubblica per le parole con cui mi ha dato il benvenuto a nome di tutti i venezuelani e per la sua amabile accoglienza al mio arrivo in questo amato Paese. Come pure saluto con affetto il Cardinale Rosalio Castillo Lara, l’Arcivescovo di Caracas e gli altri fratelli Vescovi di questa Conferenza Episcopale, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutto il popolo dei fedeli che su questa terra vive la sua fede cristiana, del cui avvento vi preparate a celebrare il V Centenario.

41 3. Mi presento a voi nel nome del Signore. Come Vicario di Gesù Cristo e Successore dell’Apostolo Pietro vengo a confermarvi nella fede e ad implorare l’assistenza dello Spirito Santo nell’opera comune della Chiesa. Ho saputo che nei mesi scorsi avete preparato la mia visita con grande impegno e gioia. Il 1995, che ha colmato di giubilo questa Chiesa con la beatificazione di Madre Maria de San José, prima venezuelana elevata agli onori degli altari, lo avete dedicato ad approfondire la verità sull’uomo e sulla sua irrinunciabile dignità. Quest’anno siete impegnati nella riflessione sul mistero della Chiesa e sull’impegno di tutti volto alla sua edificazione. Con la mia visita desidero confermare la vostra decisa volontà di difendere la vita e assicurare la validità attuale della missione del Popolo di Dio, popolo della vita e per la vita.

4. Questa nuova Visita Pastorale mi permetterà di condividere con tutti alcune giornate piene di fede. A Guanare canterò con voi le glorie della Madre del Signore che voi venerate con il nome di Nostra Signora di Coromoto. Lì, inaugurerò il nuovo Santuario nazionale, destinato ad essere un centro di lode a Dio e di diffusione del Vangelo in Venezuela. Altre celebrazioni mi offriranno l’opportunità di incontrare i figli di questo amato Paese per incoraggiarli nell’irrinunciabile compito della Nuova Evangelizzazione, che qui ha anche la speciale missione di contribuire al rinnovamento morale e spirituale della Nazione.

5. Rendo grazie a Dio per i frutti ottenuti dopo la mia prima visita alla patria di Bolivar. Vi invito ora a proseguire nei compiti intrapresi, soprattutto in vista della celebrazione del V Centenario dell’avvento della fede in Venezuela e del Giubileo dell’anno 2000. Questi avvenimenti costituiscono una lieta occasione affinché tutta la Chiesa, i Pastori e i fedeli contribuiscano al superamento delle difficoltà e della crisi che il Paese sta attraversando negli ultimi tempi.

6. Nelle mani della Vergine Santissima, Nostra Madre di Coromoto, pongo questo Viaggio Apostolico e allo stesso tempo le affido tutti i venezuelani, quelli delle campagne e quelli delle città, quelli dell’interno e quelli della costa e delle isole e in maniera particolare coloro che soffrono e gli infermi. Benedico tutti con l’affetto del mio cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ancora una parola per i bambini che hanno incontrato il Papa in occasione della sua visita, in questo grande concerto. Siete in tanti. Complimenti e inoltre una buona continuazione come artisti, come cristiani, come cittadini a tutti voi.

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

SALUTO E BENEDIZIONE AI RECLUSI

DELL'ISTITUTO « RETÉN DE CATIA »



Venerdì, 9 febbraio 1996




Cari fratelli,

In questi primi momenti della mia Visita Pastorale in Venezuela, sono lieto di rivolgere un cordiale saluto a voi che vi trovate in questo Istituto Penitenziario di Los Flores de Catia. Con le mie parole vi esprimo il mio affetto e vi esorto a sperare nel futuro.

Vorrei potermi trattenere e parlare con ciascuno di voi delle vicissitudini che vi hanno portato in questo luogo. Non essendo ciò possibile, mi rivolgo a tutti voi e anche a quanti si trovano nelle altre prigioni venezuelane, così come alle famiglie che soffrono per questa separazione e attendono l’anelato ricongiungimento.

Sono a conoscenza delle difficoltà che sopportate. Ma anche in mezzo a esse deve riecheggiare nelle vostre menti la Parola del Signore che ci rammenta costantemente che "Dio è amore" (1Jn 4,8) e che ognuno di noi è sempre amato da Dio. Vi incoraggio ad accogliere l’invito al cambiamento di vita che il Vangelo, la Buona Novella, propone a ogni persona, e a non lasciarvi vincere dal pessimismo o dallo sconforto.

42 In questi giorni, alcuni sacerdoti e laici sono venuti qui per annunciarvi il disegno di salvezza e rendervi presente la fede e la carità della Chiesa, che non vi abbandona. In futuro essi continueranno questa bellissima missione, ispirata alle parole del Signore, "ero... carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,36), e con la quale lo stesso Cristo si avvicina a voi. Apritegli il vostro cuore, accettate la sfida della conversione! Credendo nell’amore di Gesù, sforzatevi di contraccambiare quell’amore, fino a essere "uomini nuovi" (cf. Col Col 3,10): che ciò si manifesti in un nuovo comportamento verso le persone e le cose!

La Chiesa, quale interprete del Messaggio di Cristo, apprezza e incoraggia quanti vi aiutano affinché gli anni di reclusione vi servano a correggere il vostro personale comportamento e venga così favorito il vostro reinserimento nella società con l’impegno di una vita coerente e onesta. Rivolgo un pressante appello all’Amministrazione della Giustizia affinché il sistema carcerario sia sempre rispettoso della condizione umana, ossia, affinché vengano promosse, in questo e negli altri centri penitenziali, condizioni di vita più consone alla dignità umana; perché si favorisca la rieducazione e la formazione dei detenuti e non si ammettano mai vessazioni o trattamenti disumani.

Nell’affidarvi alla materna protezione della Vergine Maria, vi lascio queste riflessioni, che vi trasmetto insieme alla mia stima e alla mia Benedizione Apostolica quale pegno per un futuro migliore.

Anche a tutti coloro qui presenti, in questa circostanza, sono rivolte le mie parole molto cordiali. Questa è la prima tappa della mia visita in Venezuela. Mi auguro che questa visita, nella circostanza attuale, sotto la protezione di Nostra Signora di Coromoto, possa risultare benefica per tutti i venezuelani. Che il Signore benedica tutti i presenti. Molte grazie.

GP2 Discorsi 1996 33