GP2 Discorsi 1996 119


VISITA PASTORALE NELLA DIOCESI DI COMO


AI GIOVANI DELLA DIOCESI


Stadio Comunale di Como - Domenica, 5 maggio 1996




Carissimi giovani!

Si vede, si sente, la gioventù di Como è qui presente!

1. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Vi saluto tutti con affetto, insieme col vostro Vescovo, con i sacerdoti e gli educatori, che vi accompagnano nella appassionante avventura a cui è chiamato ogni vero discepolo di Cristo. Ringrazio i vostri rappresentanti che, oltre ad esprimere sentimenti di benvenuto, mi hanno posto a nome vostro alcune domande.

Sono lieto di essere con voi, di riflettere con voi su questi temi di fondamentale importanza per la vita cristiana, mettendomi accanto a voi come potrebbe fare una guida, ricca di anni e d’esperienza, su per i sentieri di queste vostre stupende montagne. Cerco di essere giovane e questo mi aiuta. Mi aiutano i giovani a non invecchiare. E lo dicono, lo riconoscono anche i critici del Papa, anche loro. Basta.

2. Allora voi giovani mi chiedete come sia possibile, oggi, vivere da cristiani in un contesto che sembra dominato da una cultura del sospetto, della disperazione e della morte, con le inevitabili conseguenze, a voi ben note, di vuoto interiore e di indifferenza che l’accompagnano.

Carissimi, il Signore Gesù ha pregato per noi, perché fossimo "nel" mondo, ma non "del" mondo. Ciò significa che la fede, resa sempre più personale, libera e solida, mette il credente nella condizione di remare anche contro corrente e di affrontare il rischio di essere talora incompreso e persino deriso. Non ci si deve impaurire per questo. Sforzatevi di amare anche coloro che vi possono sembrare nemici; siate però intransigenti quando si tratta di difendere la verità.

120 Siate poi convinti del valore che la fede cristiana ha per la città terrena. Aderire a Cristo non significa soffocare le virtù umane autentiche, ma piuttosto purificarle ed esaltarle. Quanto più sarete cristiani tanto maggiormente sarete autenticamente umani.

Per essere significativi in un ambiente ostile è inoltre di fondamentale importanza restare uniti. Dio non ci salva da soli ma come suo popolo. In un mondo che tende all’individualismo, occorre scoprire e gustare profondamente il senso di appartenenza alla Chiesa. Penso alla Chiesa universale; ma penso pure alla concretizzazione che di essa si ha nella Chiesa particolare (cf. Lumen gentium
LG 23) e, perciò, nella vostra Diocesi, Diocesi di Como, intorno al Vescovo ed ai sacerdoti. Siate fieri delle vostre comunità. In ciascuna di esse è presente Cristo. A Lui stringetevi, per diventare pietre vive della sua Chiesa (cf. 1P 2,5). Vi lascio tutta la libertà e gli spazi per gli applausi, come volete!

La comunità a cui appartenete vi difende e soprattutto vi prepara alla missione che siete chiamati a svolgere nel mondo. A sua volta, essa ha bisogno di voi, della vostra generosità e della vostra audacia, per essere viva ed operante nel mondo di oggi. Per essere giovani! Sii Chiesa giovane! Avete mai visto un Giovane di Duemila anni? È la Chiesa! È sempre giovane, è sempre bella, sempre viva, sempre attraente, è sempre difficile, molte volte è attaccata, ostacolata, ma è sempre se stessa questa Chiesa: quello che dico lo dice San Paolo!

3. Cari giovani, spesso vi sentite richiamare l’esigenza della formazione spirituale e apostolica; ed ecco che mi domandate quali sono le linee portanti di un’autentica crescita in Cristo mediante lo Spirito Santo.

Vi rispondo additandovi l’esempio dei santi e ricordandovi ciò che la tradizione cristiana non ha mai cessato di sottolineare. Occorre un’assidua partecipazione alla vita liturgica, soprattutto al Sacrificio del Signore morto e risorto, che si rende presente nella Santa Messa. Voi avete un’occasione propizia per approfondire questa verità. Inizia l’Anno eucaristico, anzi lo apro proprio con questa mia Visita pastorale. Preparatevi bene a questo grande evento spirituale. Trovate il tempo per partecipare alla Messa non solo alla domenica e nelle feste principali, ma anche nei giorni feriali. E riscoprite il valore dell’adorazione silenziosa di Cristo realmente presente nel tabernacolo. Gli consentirete così di coinvolgervi nel suo dinamismo di santità, di lode e di gratitudine verso il Padre. Perché Eucaristia vuol dire gratitudine. E vorrei dirvi che l’Eucaristia è una cosa stupenda, quanto più la celebro, quanto più celebrando partecipo a questo grande Mistero della fede, sempre più ammiro la sua brevità, la sua completezza: tutto è detto, tutto è detto, non si può aggiungere niente di più. E così non si può vivere senza Eucaristia, perché non c’è un altro linguaggio in cui così profondamente sia iscritta la vita umana di ciascuno di noi. E questa si chiama vita di fede.

Crescere nella vita di fede suppone, poi, un serio itinerario di catechesi, nel quale vi può essere d’aiuto lo studio diligente del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che il vostro Vescovo ben conosce per aver contribuito a curarne la redazione. Monsignor Maggiolini ha anche i diritti d’autore, almeno con i vostri applausi vengono pagati questi diritti. La catechesi non è un adempimento noioso, è una riscoperta del senso e dell’efficacia dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione, il ricorso al sacramento della Confessione, di questo sacramento della Confessione con cui alcuni hanno un po’ di difficoltà; eppure esso tanto ci aiuta, tanto ci guida se visto non come mero rito da compiere nelle grandi occasioni o per poter ricevere l’Eucaristia, ma come esperienza privilegiata della misericordia di Dio e poi nella nostra umana maturazione. Misericordia di Dio, amore di Dio, per chi, pur nella debolezza, sa di essere chiamato a un destino di santità, ecco la maturazione.

E poi, la preghiera! Unitevi alla Chiesa, che prega al mattino con le Lodi e alla sera con i Vespri; scoprite la bellezza del Rosario. Accanto all’orazione, la contemplazione. Imparate, anche con un certo sforzo, ad essere fedeli all’incontro personale con Cristo nella meditazione della Scrittura secondo la Tradizione vivente della Chiesa, e nella lettura di testi spirituali, soprattutto di Santi. La vita intera può diventare preghiera, se si stabilisce con precisione un programma di "tempi forti" di orazione.

Il cammino della santità non può prescindere, cari giovani, dalla educazione all’amore autentico, attraverso l’esercizio della castità come preparazione al dono libero e maturo di voi stessi nel matrimonio o nella verginità per il Regno di Dio. Seguire Gesù comporta, inoltre, uno stile di vita semplice e sobrio, che vi renda capaci di rinunciare al superfluo, di dominare i vostri istinti e di aprirvi agli altri, soprattutto ai più poveri, ai bisognosi.

Allenatevi al sacrificio, cari ragazzi e ragazze, per poter superare, al momento opportuno, le difficoltà ed essere pronti ad amare non solo a parole, ma con le opere, con i fatti. Molti fra voi dedicano una parte del loro tempo libero ad attività di volontariato. Il volontariato può essere una provvidenziale palestra di amore gratuito e di solidarietà, nella quale imparare la ricchezza di una vita donata a tempo pieno e senza rimpianti. Ecco un breve programma di come maturare. Momento privilegiato di questa maturazione è appunto la giovinezza. La maturazione del corpo, la si vede quando vi si guarda mentre cantate, mentre danzate, mentre vi muovete. Tutto questo ci dice che siete maturi, che siete pieni di forza, ma deve camminare insieme a questa maturazione fisica, sportiva, un altro genere di sport, una maturazione spirituale, perché l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Questo è stupendo.

4. Cari amici, so che il vostro Vescovo tiene molto alle vocazioni sacerdotali e a quelle di particolare consacrazione. Questo tema vi viene ripresentato con insistenza. Per questo mi avete interrogato circa il motivo di tale richiamo, che va in senso contrario alla mentalità oggi diffusa nell’opinione pubblica. Mi domandate come riconoscere la chiamata di Dio per rispondere ad essa generosamente.

Vorrei anzitutto precisare che l’invito ad una scelta di radicalità evangelica nella verginità per il Regno non nasce da una diminuita stima nei confronti del matrimonio e della famiglia. Scaturisce piuttosto dalla convinzione che l’appartenenza a Cristo in modo diretto ed esclusivo costituisce un richiamo concreto ed efficace alla verità ultima dell’amore umano, che anche nel matrimonio è chiamato a trascendersi, aprendosi a Dio attraverso il coniuge.

121 Ciò premesso, una constatazione s’impone: una comunità ecclesiale che vive le esigenze e la gioia del Vangelo riesce ad esprimere la ricchezza delle diverse vocazioni cristiane. Esprimere la ricchezza, la diversità, delle diverse vocazioni cristiane. Ecco, allora, un invito per tutti. Sostate, cari amici, in preghiera davanti al Signore per ascoltarLo: può essere che Egli vi chieda qualcosa di più della via "usuale" della famiglia, della professione, del servizio nella società. Non pensate di avere già chiarito il vostro futuro, se ancora non vi siete posti, con disponibilità interiore, davanti al Signore per domandargli dove vi vuole e come vi vuole. E questo, direi, è una caratteristica significativa della gioventù: essere giovani vuol dire chiedersi qual è la mia vocazione, che cosa Dio vuole da me, che cosa si aspetta. Così subito si vede che la vostra umanità giovane è dinamica, è aperta, ha un futuro.

Allora davanti al Signore chiedeteGli luce per capire quale disegno Egli abbia su di voi ed implorate la forza necessaria per attuarlo. Non crediate di risolvere il problema della vostra vocazione da soli. Avete bisogno di una Guida spirituale, di un Sacerdote che vi aiuti a vedere con ampiezza e profondità la situazione che vi si apre davanti, per decifrare gli impulsi del cuore che risponde alla grazia. Il Padre spirituale non si sostituirà certo a voi nella scelta; vi darà però coraggio e vi sosterrà nei momenti difficili della prova. La pace, che vi nascerà in cuore dopo la decisione, sarà il segno più chiaro della giustezza del vostro "sì" a Cristo. E questo vi dice un uomo che ha fatto esperienza della stessa realtà, della stessa strada. E appunto a questa vostra età, in questi vostri anni. Sono gli anni di una grande riscoperta.

5. Mi chiedete, infine, come dovete prepararvi a svolgere in modo efficace il vostro compito missionario nei confronti di chi non crede ancora, o non crede più. La domanda è importante e voi la ponete in modo intelligente. Vi interrogate infatti sul come prepararvi, mostrando con ciò di essere coscienti della difficoltà di un simile compito.

Conviene intanto prendere atto che di compito si tratta. La missione non è un "optional", qualcosa di facoltativo per il cristiano. È piuttosto un’esigenza che scaturisce dal suo incontro con Cristo nella comunità ecclesiale. Se a chi è in ricerca voi vi limitaste a portare un aiuto umano senza la proposta cristiana, vi ridurreste a semplici operatori sociali. La Chiesa non è una società filantropica, bensì il sacramento di Cristo, "Luce delle genti" (cf. Lumen gentium
LG 1). Ecco la convinzione da cui dovete partire.

Talvolta incontrerete ostilità, più spesso indifferenza. Non perdetevi d’animo. Iniziate dai "vicini" per giungere ai "lontani". La parrocchia e, in essa, l’oratorio sono la palestra della missione cristiana. Ci sono, è chiaro, altri "ambienti", quali la scuola, il lavoro, il tempo libero, che vi attendono e che possono divenire contesti di autentica testimonianza cristiana. Tuttavia la scelta della parrocchia come momento iniziale e decisivo della missione rientra in una strategia pastorale che vi incoraggio a perseguire con tenacia. Anche io ho fatto questa stessa esperienza.

Non restringete, però, l’attenzione alle vostre comunità. Siate anche pronti ad aiutare e - perché no? - a partire per le missioni "ad gentes", missioni che la vostra Diocesi ha a Sir, in Cameroun, e a Santiago de l’Estero, in Argentina. Sentitevi cittadini del mondo, chiamati ad aprire sentieri di fraternità e di speranza al di là di ogni frontiera.

6. Cari giovani, gli uomini e le donne di oggi sembrano non di rado vivere con un vuoto enorme nell’animo: sono in attesa che qualcuno parli loro di Cristo. Tante illusioni sono crollate miseramente e tanti progetti umani sono stati travolti dall’onda della violenza collettivistica o individualistica. Rimane quasi soltanto la Chiesa a pronunciare le parole più semplici e più decisive riguardanti il destino della persona e della comunità. Sono le parole di Cristo, quelle che fecero esclamare all’apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

Se saprete trasmettere ai vostri amici questo messaggio di vita nuova, voi renderete loro il servizio più necessario ed urgente. Ecco perché, al termine di questo nostro incontro, vi esorto ad inserirvi nella società come fermento che trasforma silenziosamente la massa. Fate in modo che il vostro pensare e il vostro agire siano coerenti con la fede che professate e fate sorgere delle presenze comunitarie, ispirate al Vangelo nell’interpretazione autentica che ne dà la Chiesa.

Oggi i credenti - e specialmente i giovani - hanno un incarico urgente da svolgere. Il loro compito è di custodire il sorriso del mondo: di un mondo talvolta rabbioso o deluso o annoiato, che ha bisogno di incontrare persone liete, sorridenti e capaci di futuro. Vi illumini l’esempio del Beato Piergiorgio Frassati. Questo incontro di oggi si può chiamare anche "incontro del sorriso". Si cantava, si danzava, si gridava, si parlava, ma si sorrideva soprattutto. Siamo stati uniti nel sorriso e questo vuol dire apertura del cuore, il mondo intorno a noi sta sorridendo, questi monti, questo lago. E noi dobbiamo scoprire questo sorriso della creazione per sorridere nell’amore verso Dio e verso gli altri. Chiamiamo Maria Santissima causa della nostra letizia. Questa Causa della nostra letizia e giovinezza, vi è accanto.

Maria Santissima, causa della nostra letizia e giovinezza dell’umanità, vi è accanto. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che imparto con affetto a voi, alle vostre famiglie e comunità, estendendola di cuore a tutti i giovani di questa amata Diocesi di Como.

VISITA PASTORALE NELLA DIOCESI DI COMO


AI RELIGIOSI DELLA CONGREGAZIONE DEI SERVI DELLA CARITÀ


ALLE FIGLIE DI SANTA MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA


ED AGLI OSPITI DELL'ISTITUTO


Istituto Don Guanella, Como - Domenica, 5 maggio 1996




122 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Nel corso di questa mia Visita alla Diocesi di Como, ho voluto riservare una sia pur fugace visita a voi, che camminate sulle orme benefiche del Beato Don Luigi Guanella e della sua figlia spirituale, Suor Chiara Bosatta, che io stesso ho avuto la gioia di proclamare Beata il 21 aprile 1991.

Vi saluto con profondo affetto, cari Religiosi della Congregazione dei Servi della Carità e care Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, rivolgendo un particolare pensiero al Superiore Generale, Don Nino Minetti, e alla Superiora Generale, Suor Elena Salarici. Saluto voi, carissimi ospiti di questa Casa Madre, cuore della Famiglia guanelliana, sgorgata dalla generosa dedizione di un vostro conterraneo, che ha fatto della carità lo scopo dell’intera sua esistenza.

La Città e la Diocesi di Como non possono essere pensate senza che il ricordo corra alla carità esercitata da un Prete comasco tanto vicino al Beato Cardinale Ferrari, e da una Suora che ha offerto la propria vita per tutelare, far crescere ed educare soprattutto l’infanzia e la gioventù in difficoltà.

2. Cari Figli e Figlie di Don Guanella! Grazie per quanto fate al servizio della Chiesa e dei poveri. Continuate a camminare fedeli allo spirito del vostro Fondatore e all’esempio luminoso di Suor Chiara Bosatta! Come il vostro Padre amava dire, date "pane e paradiso" ai vostri assistiti.

Ecco, ci assiste la pioggia! Non so chi ha causato questa pioggia... L’ha causata il cielo: "Rorate caeli desuper". Certamente questa pioggia non è pericolosa, è pioggia primaverile, molto utile alla terra, e sempre porta in sé il simbolo di un’altra pioggia, quella che viene spiritualmente da Dio e che rende fertili le nostre anime, fa vivere, fa maturare, germinare le nostre anime spiritualmente. Così noi meritiamo di essere ricevuti nella Casa del nostro Padre Celeste. Auguro a tutti, e a me stesso, questo dono ultimo e perfettissimo. E vi offro una Benedizione cordiale.

So che presso le Opere di Don Guanella lavorano molti volontari. Anche a voi, carissimi, desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per la genuina testimonianza evangelica, che offrite col vostro servizio. La gratuità della vostra dedizione agli ultimi vi rende particolarmente sensibili alle necessità del prossimo ed aperti ai suggerimenti dello Spirito. Vi auguro di saper sempre accogliere le interiori mozioni del Signore, corrispondendovi con magnanimità anche quando la sua chiamata fosse per un impegno totale e definitivo.

3. E voi, cari malati ed anziani, siate persuasi che il vostro soffrire e il vostro pregare sono grandemente utili per la vita della Chiesa e del mondo. Supplicate il Signore ed offrite le vostre prove particolarmente a favore degli uomini e delle donne più ostili o indifferenti agli inviti della grazia. Con l’offerta generosa del vostro contributo spirituale voi potete ottenere dal Signore l’interiore conversione dei cuori, che è miracolo non meno significativo dei prodigi concernenti la salute del corpo.

A voi tutti qui presenti ed a quanti vivono ed operano all’ombra del Beato Luigi Guanella imparto di cuore la mia affettuosa Benedizione.


AL CORPO DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA


Lunedì, 6 maggio 1996

Colonel,

123 Monsieur l'Aumônier,
Chers amis de la Garde Suisse,
Chers Frères et Soeurs,

1. À L'OCCASION de la prestation de serment de la nouvelle promotion de la Garde Suisse Pontificale, je suis heureux de vous accueillir dans la maison du Successeur de Pierre. Je salue de manière spéciale le Colonel Roland Buchs, qui commande avec un grand dévouement le Corps de la Garde Suisse, et, avec lui, les officiers, les sous-officiers et tous les membres de l'illustre Corps. J'adresse mes voeux cordiaux au nouveau chapelain pour son ministère, et je prie le Seigneur pour celui qui l'a précédé et qui est décédé prématurément. Je souhaite la bienvenue à tous les parents, qui s'associent à cette grande fête. Leur présence témoigne de l'attachement de beaucoup de catholiques suisses à l'Église, et plus particulièrement au Siège de Pierre.

Les lieux où nous sommes sont chargés d'une histoire glorieuse et héroïque; depuis la création de la Garde Suisse, de nombreux jeunes ont rempli la mission que le Corps continue à accomplir aujourd'hui. Par un engagement sans faille et une loyauté à toutes épreuves, certains ont été jusqu'à verser leur sang pour défendre le Pape et pour lui permettre d'assurer sa mission en toute indépendance, veillant essentiellement, comme l? dit le Règlement de service en vigueur, à la sécurité de la personne du Pape et de sa résidence.

2. È a tutti noto che le funzioni della Guardia Svizzera, pur rivestendo carattere militare, costituiscono un diretto servizio al Sommo Pontefice ed alla Sede Apostolica a beneficio dell'intero Corpo di Cristo che è la Chiesa. È pertanto motivo di vivo apprezzamento il fatto che dei giovani scelgano di consacrare alcuni anni della loro esistenza in totale disponibilità al Successore di Pietro ed alla Comunità ecclesiale.

Cari amici della Guardia Svizzera, il Signore talvolta ne chiama qualcuno tra voi a seguirlo in una via ancora esigente, quella del sacerdozio o della vita consacrata, trovando un terreno disponibile e una risposta pronta ed entusiasta. Altri invece coronano felicemente con il sacramento del Matrimonio la loro vocazione coniugale. Rendo grazie a Dio, fonte di ogni bene, per i diversi doni e le varie missioni che Egli vi affida, e prego perché anche quanti ora iniziano il loro servizio, possano rispondere pienamente alla chiamata di Cristo seguendolo con fedele generosità.

3. Allen Mitgliedern der Schweizer Garde danke ich sehr herzlich für die bereitwillige Erfüllung ihres Dienstes, in dem sie in hervorragender Weise den beruflichen und geistlichen Aspekt verbinden und jederzeit ihre Hingabe sowie ihre unverbrüchliche Treue zum Apostolischen Stuhl bekunden. Die Pilger, die nach Rom kommen, machen ihrerseits oft die Erfahrung von großer Geduld und von Bereitschaft zum Zuhören von seiten der Gardisten, die an den verschiedenen Eingängen zur Vatikanstadt ihren Dienst tun, allzeit bereit, auf die zahlreichen Fragen, die ihnen gestellt werden, eine Antwort zu geben. Dies ist für alle Gläubigen ein Zeugnis von der Aufnahme, die die Kirche zu allen Zelten und unter allen Umständen gewährt.

Am Ende dieser Audienz spreche ich den jungen Rekruten meine besten Wünsche aus und verleihe der Hoffnung Ausdruck, daß sie im Vatikan reiche spirituelle und menschliche Erfahrungen machen. Diese Erfahrungen mögen sie tiefer in das Leben der Kirche führen, um sie immer mehr zu lieben und gleichzeitig die reichhaltige Vergangenheit des Vatikans und der Stadt Rom kennenlernen zu können.

Die Angehörigen der Mitglieder der Schweizer Garde bitte ich alle diejenigen mit dem Gebet zu begleiten, die sich entschlossen haben, sich dem Nachfolger Petri zur Verfügung zu stellen. Denn das Gebet ist eine besonders herausragende Form des Dienstes an Gott und an seiner Kirche.

Euch allen wünsche ich einen frohen Festtag und erteile Euch von ganzem Herzen den Apostolischen Segen.


AI PELLEGRINI POLACCHI PROVENIENTI DA VARSAVIA


124
Martedì, 7 maggio 1996




Sia lodato Gesù Cristo!

1. Sono lieto di dare un cordiale benvenuto ai pellegrini di Varsavia giunti così numerosi presso le Tombe degli Apostoli. Rivolgo un saluto particolare al Cardinale Primate, al Vescovo Romaniuk, al Vescovo ausiliare Du. Saluto i rappresentanti delle autorità della città di Varsavia: il Signor Presidente, il Signor Presidente del Consiglio della Città, i Presidenti e i Sindaci degli undici Comuni della Capitale. Tale sentimento va pure ai pellegrini di "Radio Józef", presenti insieme ai loro sacerdoti. Carissimi, voi rappresentate gli abitanti della vostra Città che sta celebrando in questi giorni il giubileo dei quattrocento anni come Capitale della Polonia.

2. Vi sono molto grato per l’odierna visita. Voi siete giunti qui per consegnarmi il diploma di cittadino onorario di Varsavia. Vi ringrazio per questo gesto, che possiede un particolare significato per un Papa polacco, il quale porta nel fondo del suo cuore tutta la storia della vostra eroica Città, cara a tutta la Nazione. Con tale atto, viene sottolineato il legame di Varsavia con il Successore di Pietro, con la Sede Apostolica, con la Chiesa universale. Questo legame, fondato sulla fede, è sempre stato radicato profondamente nella millenaria tradizione della Nazione. Da esso anche Varsavia attingeva l’ispirazione per formare il proprio volto spirituale.

La vostra Città ha alle sue spalle una storia ricca, ma allo stesso tempo difficile e tragica. Devastata più volte nel corso dei secoli, si è costantemente rialzata, si è ricostituita, ed ha saputo risorgere sempre alla vita, acquistando il nome di "Città indomabile". Rovinata dal Diluvio Svedese, depredata dai passaggi degli eserciti russi e prussiani, distrutta dagli incendi, mutilata dalla schiavitù politica della Nazione, sempre ha difeso con coraggio la propria dignità e gloria. Non cedette all’aggressione bolscevica nel 1920 e agli invasori tedeschi nel 1939. Essa porta su di sé le cicatrici della più sanguinosa di tutte le insurrezioni polacche, ricordata nella storia umana come l’Insurrezione di Varsavia. La Città fu ridotta ad un cumulo di ceneri e di rovine ma non fu sconfitta.

Da dove ha attinto la forza per sopravvivere, quale fu la fonte dell’incessante speranza dei suoi abitanti? Durante il mio primo pellegrinaggio in Patria dissi in Piazza della Vittoria: "Non è possibile capire senza Cristo questa Città, come è impossibile capire senza Cristo la storia di questa Nazione dal passato così splendido ed insieme così terribilmente difficile" (cf. Giovanni Paolo II, Omelia, 2 giu. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 1 (1979) 1385 ss.). Aggiungerò che è impossibile comprendere Varsavia senza ricordare il beato Ladislao di Gielniów, senza le tante figure benemerite per la Chiesa e per la Nazione, legate a questa Città, senza le numerose chiese, sulle quali troneggia la cattedrale di San Giovanni Battista. Proprio qui, a Varsavia, sono giunte dopo secoli le reliquie di Sant’Andrea Bobola, l’unico Santo del ventennio della Polonia indipendente. Desidero qui ricordare le parole del Primate Stefan Wyszynski: "questa cattedrale di San Giovanni, sorella minore delle regali cattedrali di Gniezno e di Wawel, arricchita dalle esperienze dell’ultima guerra, fu sempre il luogo della viva fede della Nazione, che ridava forza per la fedeltà a Dio, alla Chiesa di Cristo e alla Santa Sede" (02.06.1979). Il simbolo della Capitale rimarrà per sempre il Cristo-Redentore con la sua Croce, davanti alla Chiesa di Krakowskie Przedmiecie. Invincibile, benché anche la sua immagine sia caduta sotto le macerie della Città completamente distrutta. Essa commuove oggi i cuori dei passanti con la mano alzata verso l’alto in segno di vittoria.

3. Carissimi Signori, Carissimi Compatrioti, la storia della Capitale costringe ad una riflessione profonda e costituisce allo stesso tempo una sfida alle odierne generazioni. Questa Città vostra-nostra è sempre vissuta di fede. Devo aggiungere che le mie origini sono radicate a Cracovia e sono un cittadino di Varsavia adottivo. Quando voi parlate della topografia e della geografia di Varsavia, non riesco a seguirvi molto bene - mi oriento meglio a Cracovia. È difficile essere sia di Varsavia che di Cracovia, ma ci proverò. La città di Varsavia è sempre vissuta di fede e dalla fede ha attinto la forza per lottare per la libertà e l’indipendenza; dall’amore per Cristo è scaturito nei cuori dei suoi abitanti un profondo e generoso amore per la Patria. Per quattrocento anni Varsavia ha servito fedelmente gli autentici valori cristiani e nazionali. Li ha difesi affrontando molte volte enormi sacrifici. La storia di questa Città ci insegna che il nostro oggi e il nostro domani va edificato su Cristo. Egli, che disse di sé di essere "la via, la verità e la vita" (cf. Gv
Jn 14,6) sia e rimanga il nostro unico sostegno quando si tratta di stabilire la direzione dei nostri sforzi e delle nostre azioni; sia Lui a consolidare interiormente ciascuno di noi, le nostre famiglie e tutta la società. Senza Cristo non vi può essere il rinnovamento della vita, non vi può essere fedeltà alla verità né l’amore che tutto comprende, poiché egli è venuto "perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (cf. Gv Jn 10,10).

Auguro a tutti voi, qui presenti, e a tutti gli abitanti della Capitale, il coraggio di professare Cristo e di perseverare fedelmente in Lui e nel Vangelo. Che Varsavia diventi per la Polonia e per il mondo il luogo di una testimonianza particolarmente responsabile. Oggi, alla soglia del terzo millennio, c’è tanto bisogno di tale testimonianza. L’attende la nostra Patria, la Chiesa, l’attendono le nuove generazioni.

Affido il futuro della nostra Capitale alla Madre di Dio, Regina della Polonia e a San Stanislao, nella vigilia della sua Festa.

Dio vi ricompensi per questa visita.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


Aula del Sinodo - Giovedì, 9 maggio 1996




125 "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, (...) venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Jn 20,19-21).

Carissimi Fratelli nell’episcopato!

1. Con voi gioisco della venuta del Signore risorto che si rende presente in mezzo a noi. Ogni nostro riunirci in assemblea è un rivivere quell’esperienza originaria e fondante della Chiesa che rievochiamo, con intensità ed efficacia particolare, in questo periodo pasquale, mentre attendiamo fiduciosi e in preghiera il dono di una rinnovata effusione dello Spirito Santo (cf. Gv Jn 20,22).

Ciascuna delle nostre Chiese, in comunione con tutte le altre, è immagine viva ed eloquente della comunità degli Apostoli riunita nel cenacolo. È chiamata dunque ad accogliere il Signore crocifisso e risorto e a lasciarsi plasmare dal dono del suo Spirito per diventare "un cuor solo e un’anima sola" (cf. At Ac 4,32) e proiettarsi con rinnovato slancio nell’annuncio e nella testimonianza delle grandi cose fatte da Dio per la salvezza di tutti gli uomini.

Saluto con affetto ciascuno di voi. Saluto e ringrazio il vostro Presidente, il Signor Cardinale Camillo Ruini, da poco confermato nel suo incarico, i Vicepresidenti, il Segretario Generale Mons. Ennio Antonelli. A tutti auguro un ministero ricco di consolazioni spirituali, nella propria Diocesi e nel comune servizio della Conferenza Episcopale.

2. Nell’itinerario di fede della Comunità ecclesiale in Italia, il Convegno celebrato a Palermo lo scorso novembre ha rappresentato un passaggio di grande rilievo ed ha suscitato in tutti i credenti viva speranza. Nella presente Assemblea avete esaminato e approvato il documento che ha raccolto, vagliato e tradotto in autorevoli linee di impegno pastorale i frutti di quel Convegno. Ne risulta così approfondito e rilanciato nella prospettiva del Giubileo dell’anno 2000 il grande tema del "Vangelo della carità" che guida in questo decennio il cammino della Chiesa in Italia.

Si tratta di aprire la mente e il cuore ai doni dello Spirito Santo per vivere la propria esistenza nella sequela esigente e liberante di Cristo crocifisso e risorto, e nel servizio ai più piccoli tra i fratelli (cf. Mt Mt 25,40), accogliendo l’invito all’universale vocazione alla santità, alla perfezione della carità, che è rivolta a tutti e, con la grazia di Dio, per tutti concretamente possibile.

3. Dalla contemplazione del mistero di Dio che si rivela a noi in Gesù Cristo si sprigiona quella visione dell’uomo, della sua vocazione terrena ed escatologica, delle sue relazioni sociali, che è il principio di una cultura e di una civiltà cristiane. È ciò che insegna il Concilio Vaticano II, quando invita a riconoscere in Gesù Cristo "la chiave, il centro e il fine dell’uomo nonché di tutta la storia" (Gaudium et spes GS 10), per rispondere così, partendo dalla vocazione divina ed eterna dell’uomo, alla grande transizione culturale che investe l’intera famiglia umana. Il Vangelo, infatti, è forza rinnovatrice anche delle realtà terrene.

Molto opportunamente, perciò, nel Convegno di Palermo avete posto le basi di un progetto culturale orientato in senso cristiano, che ora intendete sviluppare e progressivamente attuare. È questo un punto di vitale importanza per l’evangelizzazione: alle correnti di scristianizzazione che investono anche una terra di bimillenaria tradizione di fede come l’Italia, si può rispondere efficacemente soltanto attraverso un più incisivo annuncio di Cristo. In tale opera sarà di valido sostegno la contestuale proposta di una cultura rinnovata che sappia interpretare alla luce del Vangelo le domande e le istanze dell’epoca che stiamo vivendo.

Questo è anche il principale contributo che i cristiani possono offrire alla vita sociale e politica dell’Italia. Nell’assumere le proprie responsabilità temporali i fedeli laici hanno bisogno di saldi riferimenti spirituali e culturali, che consentano loro di non smarrire la propria identità e di operare con fiducia e coraggio per un progetto di società ispirato alla dignità e vocazione trascendente della persona.

Il bene comune e il progresso sempre solidale della diletta Nazione italiana - seppur secondo modalità nuove - richiedono, oggi non meno di ieri, la testimonianza chiara dei credenti e la loro capacità di proporre e di difendere quella grande eredità di fede, di cultura e di unità che costituisce il patrimonio più prezioso di questo popolo (cf. Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi italiani, 6 Gn 1994, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVII, 1 (1994) 45).

126 4. Nel cammino di attuazione degli indirizzi del Convegno di Palermo e di preparazione al grande Giubileo del terzo millennio, una tappa privilegiata sarà il Congresso Eucaristico Nazionale che verrà celebrato a Bologna nel settembre del prossimo anno. Il tema scelto è quello stesso del primo anno della fase preparatoria del Giubileo: "Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre" (cf. Eb He 13,8). Vissuto con cura nella Diocesi che lo ospita e dall’intero popolo cristiano, esso costituirà un invito a meditare sulla centralità di Cristo nella vita personale e comunitaria e a sviscerare le implicazioni di questo immenso dono per la vita culturale e sociale. L’Eucaristia racchiude infatti in sé tutta la straordinaria potenzialità rinnovatrice e santificatrice della risurrezione del Signore Gesù: vivere di essa significa diventare costruttori appassionati di unità, di libertà e di pace. Con questo spirito di fedele adesione a Cristo e di fraterna solidarietà la Chiesa che è in Italia si prepara ad accogliere ed ospitare i tanti pellegrini dell’Anno Santo. Ogni comunità ecclesiale deve predisporsi ad essere sempre più come la "città posta sul monte" (cf. Mt Mt 5,14), per l’esemplarità nella fede, per la perseveranza nella reciproca carità che contraddistingue i discepoli di Cristo, per lo spirito di ospitalità e cordialità, per la generosità con cui vorrà mettere a servizio di tanti fratelli e sorelle provenienti da ogni angolo del mondo le bellezze e ricchezze di fede e di carità, di cultura e di arte, di cui lo spirito evangelico ha dotato le città e popolazioni italiane.

5. La celebrazione del Grande Giubileo del 2000 riveste una significativa prospettiva missionaria, che ha trovato ampio riscontro nei lavori della vostra Assemblea. Notevole è stato sempre lo sforzo compiuto dalla Chiesa che è in Italia al servizio della missione universale. Sono state scritte, in proposito, pagine di autentico martirologio. Anche oggi continua l’eloquente testimonianza di molti missionari alle frontiere dell’evangelizzazione. Risuonano ancora nel nostro animo gli echi della beatificazione in San Pietro di due grandi Vescovi italiani che si sono distinti nel campo della missio ad gentes: Mons. Comboni e Mons. Conforti. Mentre rendiamo grazie a Dio e onore ai tanti missionari e missionarie, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, uomini e donne, ci sentiamo impegnati a conservare gelosamente e a sviluppare, adattandola profeticamente ai tempi nuovi, questa preziosa eredità missionaria, che è il segno della vitalità di fede del popolo di Dio che ci è affidato.

Restino le nostre Chiese sempre disponibili nei confronti delle altre Comunità cristiane che ci tendono la mano, nella certezza che Dio non si lascia vincere in generosità. Un nuovo e ardimentoso slancio missionario rappresenterà una incalcolabile occasione di evangelizzazione per le comunità ecclesiali in Italia ed in particolare per i giovani. Questo, poi, sarà anche il frutto più tangibile del Giubileo: riscoprire, rinvigorire e gustare la bellezza della propria fede, condividendola con altri, lontani e vicini, che aspettano talora con ansia, talora persino senza esserne consapevoli, questo dono immenso.

6. Venerati Fratelli nell’episcopato! Affidiamo a Maria Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, le prospettive e i propositi emersi in questi giorni dalla comune preghiera, dalla riflessione, dal dialogo fraterno.

La memoria del mistero pasquale ce la mostra ai piedi della croce, partecipe della passione del Figlio. Ai piedi della croce il discepolo la riceve, quale inestimabile dono, dalle mani del Crocifisso (cf. Gv Jn 19,27). Da quel momento, Ella vive nel cuore della Chiesa, custode efficace della comunione dei discepoli e stella radiosa dell’evangelizzazione.

Con lei invochiamo il dono dello Spirito di verità e di amore per noi e per tutti i credenti: sarà Lui a prepararci all’incontro con il Signore che viene!

Con questi sentimenti ed auspici benedico di cuore ciascuno di voi e il popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale.


GP2 Discorsi 1996 119