GP2 Discorsi 1996 158

158 4. Carissimi Fratelli, per essere autentici servitori dell’uomo e della Patria, è necessario un costante esercizio di fedeltà. Siate fedeli anzitutto a Dio, perché è da Lui che si apprende ad essere onesti e generosi nella vita di ogni giorno: "Dio è fedele per sempre" (Ps 145,6). Segnata dal peccato originale, l’esistenza di ogni uomo sperimenta la difficoltà di seguire e di operare il bene. Ma Gesù, nostro Redentore, ha restituito all’essere umano, mediante la sua morte e risurrezione, la capacità di vincere il male con il bene e ciascuno può alimentare questa interiore energia mediante la preghiera e la comunione con Lui.

Siate fedeli a chi più direttamente condivide le vostre gioie e le vostre preoccupazioni quotidiane. In questo momento il mio pensiero va naturalmente alle vostre famiglie, alle vostre spose, ai vostri figli. Penso ad essi con gli stessi sentimenti che ebbero i Padri del Concilio Vaticano II quando scrissero: "La famiglia cristiana renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l’amore, la fecondità generosa, l’unità e la fedeltà degli sposi, sia con l’amorevole cooperazione di tutti i suoi membri" (Gaudium et spes GS 48).

Le vostre famiglie sono il naturale sostegno della vostra non facile attività. Siano esse scuole di preghiera, di fedeltà e di amore, di obbedienza, di fiducia e di misericordia. Diverranno, in tal modo, il supporto che vi facilita l’opera impegnativa della tutela dell’ordine e della legalità. Il compito educativo che voi avete nei confronti della società è grande ed a nessuno sfugge come l’aiuto della famiglia possa risultare a questo riguardo provvidenziale. Vivendo in armonia in casa, riuscirete sicuramente ad operare più serenamente e a trasfondere gli stessi sentimenti a quanti incontrerete nel vostro quotidiano lavoro.

Siate fedeli alla Patria, al cui servizio avete votato la vostra esistenza: la fedeltà all’Arma diverrà così prezioso contributo per la salvaguardia della pace e della solidarietà in ogni angolo della diletta nazione italiana, dove vigile e discreta è la vostra presenza.

5. Realizzate con coerenza e generosità la scelta operata all’inizio della vostra missione e portate fino in fondo l’impegno assunto dinanzi a Dio e alla Comunità nazionale. Come opportunamente sottolineava il Concilio, "coloro che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace" (Gaudium et spes GS 79).

Possa l’amore per il vostro lavoro rendervi pieni di coraggio e vi spinga a dare il vostro contributo per costruire una società ispirata al pieno rispetto dei diritti umani e alla solidale fraternità. Le difficoltà, che sicuramente incontrate, non distolgano il vostro sguardo dai grandi ideali ai quali avete votato la vostra esistenza.

Vi sostenga l’aiuto di Dio; vi protegga Maria, vostra celeste Patrona, che voi onorate con il titolo di Virgo fidelis; intercedano per voi i vostri santi protettori. Vi sia di incoraggiamento anche la mia Benedizione, che imparto di cuore a tutti voi qui presenti e all’intera Associazione Nazionale Carabinieri.

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II

AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Aula Paolo VI - Sabato, 1° giugno 1996




Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, che avete voluto essere presenti a questo momento di preghiera mariana, come pure a quanti si sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Saluto in particolare i fedeli delle parrocchie di San Carlo Borromeo in Pesaro, di San Pietro in Sezze Romano, di Nostra Signora delle Grazie in Nuoro e di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae in Roma. Saluto inoltre i Soci del Movimento Cristiano Lavoratori di Brescia.

A tutti auguro una serena Domenica, a lode e gloria della Santissima Trinità.

159 Ai pellegrini di lingua inglese:

I also am pleased to greet the English-speakers present this evening, including the parishioners from Saint Theresa the Little Flower Church in Port Arthur, Texas.

Ai pellegrini di lingua tedesca:

Liebe Schwestern und Brüder! Herzlich begrüße ich auch Euch, die Ihr aus Deutschland mit mir die Geheimnisse unserer Erlösung im Rosenkranzgebet betrachtet habt. Unter Euch heiße ich die große Gruppe der Gläubigen willkommen, die zum Gebet um ein gutes Gelingen meiner bevorstehenden Deutschlandreise nach Rom gekommen ist. Ich freue mich sehr auf den Besuch Eurer geliebten Heimat und bitte Euch weiterhin in diesem Sinne zu beten. Meine Grüße gelten auch der Gruppe aus Augsburg, die sich in besonderer Weise für die Mitarbeit an der Neuevangelisierung der Gesellschaft zur Verfügung stellt und für eine fruchtbare Erneuerung der Kirche in Deutschland wirkt. Meinen Gruß richte ich an die hier versammelten Jugendlichen sowie an alle, die uns in diesem Augenblick über Radio Vatikan verbunden sind. Auf die Fürbitte der Mutter Gottes möge der Herr uns alle durch sein Leiden und Kreuz zur Herrlichkeit der Auferstehung führen.

Saluto in lingua polacca:

Przed piecioma laty, 1 czerwca, modlilem sie witajac Polske na ziemi koszalinskiej : « Niech wstawiennictwo Bogurodzicy i naszych swiet??h Patronów wyjedna nam swiatlo i moc Ducha Prawdy ». Dzis zanosze t? sama modlitwe jednoczac sie z moimi rodakami, którzy gromadza, sie w koszalinskiej katedrze i w calym kraju na rózaniec z Papiezem. « Bogurodzico Dziewico, Bogiem slawiena Maryjo » wypraszaj nam swiatlo i moc Ducha Prawdy! Kosciolowi w Polsce i wszystkim rodakom z serca blogoslawie.

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il 1° giugno di cinque anni fa iniziavo in terra di Koszalin la mia visita in Polonia, pregando: "Che l’intercessione della Madre di Dio e dei nostri Santi Patroni impetri a noi la luce e la forza dello Spirito di Verità".

Oggi elevo la stessa preghiera in unione con i miei connazionali che si sono riuniti nella cattedrale di Koszalin e in tutto il paese per recitare il Rosario insieme al Papa.

"Vergine Madre di Dio, Maria glorificata da Dio" impetri a noi la luce e la forza dello Spirito di verità!

Benedico di cuore la Chiesa in Polonia e tutti i miei connazionali.

AI FEDELI CONVENUTI

PER LE CANONIZZAZIONI DI TRE BEATI


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Aula Paolo VI - Lunedì, 3 giugno 1996




Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Fratelli e Sorelle nel Signore!

1. Sono lieto di rivolgervi un cordiale benvenuto in occasione di questa Udienza speciale, all’indomani della canonizzazione di Jean-Gabriel Perboyre, sacerdote della Congregazione della Missione, Egidio Maria di San Giuseppe, frate minore francescano, e Juan Grande Román, religioso dell’Ordine ospedaliero.

L’incontro di quest’oggi rinnova ed approfondisce in ciascuno la gioia ed i sentimenti di lode e di gratitudine al Signore per l’iscrizione di questi nostri fratelli nell’albo dei Santi. La Chiesa intera è invitata a contemplarli come luminosi esempi di fedele risposta alla grazia divina e ad invocarli quali intercessori nelle necessità materiali e spirituali.

Mentre ringraziamo il Signore per le meraviglie che ha compiuto in loro, ci soffermiamo a riflettere sull’attualità del messaggio che essi continuano ad indirizzare a noi e al mondo intero.

2. Il mio pensiero va, innanzitutto, al francescano Egidio Maria di San Giuseppe, umile figlio di quel meridione d’Italia che tanti Santi ha dato alla Chiesa. Saluto voi, carissimi Fratelli e Sorelle venuti a Roma da Taranto, Lecce, Napoli e da altre città, per partecipare alla sua solenne Canonizzazione. Il mio saluto s’estende ai vostri Pastori ed ai cari Religiosi dell’Ordine Francescano dei Frati Minori.

Il nuovo santo, pugliese d’origine e napoletano d’adozione, fu docile strumento nelle mani di Dio per spronare gli uomini alla conversione e rivelare loro l’infinita tenerezza del Padre celeste, ricco di bontà e di misericordia. Con francescana semplicità in un’esistenza autenticamente povera, sant’Egidio Maria di San Giuseppe fu efficace annunciatore del Vangelo, da lui comunicato ai propri contemporanei soprattutto con la testimonianza della carità, mediante la quale seppe farsi carico delle sofferenze dei più bisognosi.

Il "Consolatore di Napoli", come veniva chiamato mentr’era ancora in vita, condusse la sua vicenda umana nella famiglia spirituale del Poverello d’Assisi, ispirandosi in particolare agli esempi della Madre del Signore. Egli cantò con Maria il "Magnificat", lodando con la sua stessa esistenza Colui che riempie di beni gli affamati e semina gioia nel cuore degli oppressi e dei sofferenti. Ci aiuti il nuovo santo ad essere lieti dispensatori della gioia che viene dall’Alto, testimoniando coraggiosamente nella società la presenza viva di Cristo e la forza trasformante del Vangelo.

3. Je suis heureux de vous accueillir, chers amis pèlerins venus à Rome pour la canonisation de saint Jean-Gabriel Perboyre. Je salue cordialement mes frères dans l'épiscopat, notamment Sa Béatitude le Patriarche Stephanos II, les Évêques venus de Chine, de Macao, de France et de plusieurs autres pays. J'adresse aussi un salut chaleureux au Révérend Père Robert Maloney, Supérieur général de la Congrégation de la Mission, à ses confrères venus de toutes les provinces du monde, à la famille du nouveau saint, ainsi qu'aux membres et aux amis de la famille spirituelle de Saint Vincent de Paul.

Dans la personne de Jean-Gabriel Perboyre, originaire du diocèse de Cahors, se trouve résumée la vocation missionnaire vincentienne: se donner totalement au Christ dans l'annonce de la Bonne Nouvelle aux pauvres et la formation du clergé. Pendant près de dix ans, Jean-Gabriel a mis à profit ses talents d'éducateur des jeunes dans le diocèse d'Amiens, puis dans la formation des futurs prêtres diocésains à Saint-Flour, et enfin des novices de sa Congrégation à Paris. Mais, ressentie, très jeune, la vocation d'aller jusqu'?u? extrémités de la terre annoncer l'Évangile, dans l'esprit même de Monsieur Vincent, se réalisera enfin lorsqu'il sera ????lé à partir vers la Chine. « Priez Dieu, disait-il, que ma santé se fortifie et que puisse aller en Chine, afin d'y prêcher Jésus-Christ et de mourir pour lui ». Il partira sur les traces de son propre frère et sur celles du bienheureux François-Régis Clet, son confrère martyrisé en 1820 dans la même région. Dans ?? pays, qu'il a aimé, il vivra jusqu'à l'héroïsme son engagement de se mettre pour t?uj?urs à la suite du Christ. Jean-Gabriel achèvera ce témoignage de foi dans le partage saisissant des étapes de la Passion du Christ sur un semblable chemin de la croix.

161 Prêtres de la Mission, et membres de la famille vincentienne, je vous encourage vivement à garder l'amour qui animait votre frère Jean-Gabriel à l'égard du peuple chinois, à maintenir intacte en vous la même aspiration à y annoncer la Bonne Nouvelle du Seigneur Jésus, qui se manifeste avec tant de force dans le martyre de Jean-Gabriel et de ceux qui, aujourd'hui comme hier, acceptent d'aller jusqu'au bout de leur témoignage.

Dans notre monde marqué par tant de pauvretés, de détresses et de désespoirs, la famille vincentienne que vous représentez ici se doit de continuer avec générosité l'ouvre commencée par Monsieur Vincent. Prêtres de la Mission, Filles de la Charité, associations de laïcs qu'il a fondées ou qui sont nées de son esprit, les conditions actuelles vous invitent à coordonner de mieux en mieux les divers services que vous accomplissez. La belle figure de Jean-Gabriel Perboyre demeure une source d'inspiration missi?nn?ir?, un ????l à avancer toujours plus loin sur les chemins de l'Évangile.

4. Deseo saludar ahora cordialmente a los Hermanos de San Juan de Dios, a los Colaboradores de la Orden y a los numerosos peregrinos de lengua española.

En san Juan Grande, religioso hospitalario y Patrono de la diócesis de Jerez, se da una síntesis espléndida de consagración total a Dios y de servicio incondicional a los hermanos, especialmente a los que se encuentran en mayores dificultades. En efecto, queriendo hacer propias las palabras de su fundador: « Dios ante todo y sobre todas las cosas del mundo », el nuevo Santo emprendió muy pronto el camino de la vida consagrada y, cimentado en una profunda vida de oración y de piedad, lo siguió con ejemplar fidelidad hasta el fin.

En la intimidad con el Señor aprendió el respeto y el aprecio por toda persona humana, de cualquier condición y en cada momento de su existencia. Siguiendo de cerca a Jesús descubrió, como el buen Samaritano, la belleza de encontrar al prójimo necesitado y socorrerlo con todos los medios, mostrando así el rostro infinitamente misericordioso de Dios. Como contemplativo y asiduo adorador de la Eucaristía, alimentó constantemente en el Sacramento del amor su espíritu de servicio y fidelidad inquebrantable a los enfermos y menesterosos, por encima de dificultades y de riesgos incluso para su propia vida, llegando a morir víctima de su acción caritativa. En la Virgen María, de la cual era ferviente devoto, halló siempre maternal cobijo, así como una insuperable Maestra de dulzura y delicadeza en el trato con los demás, tan importante en el cuidado de los enfermos, y en el arte de saber llevar consuelo en las situaciones más adversas.

Hombre totalmente de Dios y, como Jesús, entregado enteramente a los hermanos, san Juan Grande es un modelo de vida cristiana y una llamada viviente a la santidad. Vosotros, peregrinos jerezanos que, acompañados por vuestro Obispo, Monseñor Rafael Bellido, habéis querido participar en la canonización de quien es un magnífico don de Dios a vuestra tierra, llevad junto con mi cordial saludo este mensaje a los demás fieles diocesanos; y vosotros, religiosos de la Orden Hospitalaria, que con gozo habéis asistido a la elevación a los altares de uno de vuestros más insignes hermanos, seguid su ejemplo para alcanzar el ideal de vida indicado por vuestro fundador, y continuad enriquec?endo a la Iglesia con el don de la vida consagrada y el específico carisma de los Hermanos de San Juan de Dios, aportando espléndidos frutos de testimonio evangélico, de caridad cristiana y de santidad.

5. Cari Fratelli e Sorelle! Il Signore, che chiama tutti indistintamente sulla via della santità, compie continuamente grandi cose in coloro che si sforzano di rispondere generosamente alla sua grazia. Facendo ritorno alle vostre terre, portate con voi il lieto ricordo della partecipazione alla Liturgia di Canonizzazione di Jean-Gabriel Perboyre, Egidio Maria di San Giuseppe e Juan Grande Román, insieme con l’impegno di imitarne gli esempi di vita evangelica.

Vi conforti in questi propositi la celeste protezione di Maria, Regina di tutti i Santi. E vi accompagni anche la Benedizione, che di cuore imparto a ciascuno di voi ed alle vostre Comunità ecclesiali e religiose, in particolare ai giovani, agli ammalati ed alle famiglie.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL'INDONESIA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Lunedì, 3 giugno 1996




Cari Fratelli Vescovi,

1. Con affetto fraterno vi do il benvenuto, Vescovi dell’Indonesia, in occasione della vostra visita "ad limina", facendo mia la preghiera dell’Apostolo Paolo: "perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" per farvi comprendere "qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" (Ep 1,17-19). Possa il Dio Uno e Trino rafforzare in noi sempre di più "lo spirito di amore" (2Tm 1,7) che abbiamo ricevuto attraverso la consacrazione episcopale! Il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli, che a Roma hanno reso la suprema testimonianza versando il proprio sangue per Cristo, unisce le vostre Chiese particolari alla Sede di Pietro con vincoli di affetto e di lealtà.Attraverso di voi saluto l’intera Chiesa nel vostro vasto arcipelago di cui serbo preziosi ricordi relativi alla mia visita pastorale del 1989. Ringrazio Dio Onnipotente per la vostra fedeltà al Vangelo, per il vostro desiderio di santità e per il vostro zelo evangelizzatore.

162 Quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli nel cenacolo, conferì loro la forza di compiere la propria missione di diffondere la Buona Novella fino "agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Fin dal principio svolsero questo compito nell’"unità dello Spirito" (Ep 4,3), in una comunione di grazia più profonda dei vincoli familiari, etnici e linguistici. Questo stesso Spirito è stato offerto in particolare a tutti coloro che hanno ricevuto la pienezza del ministero apostolico. Il servizio al Popolo di Dio deve essere svolto con uno spirito di collegialità, modellato su quel "solo cuore" e su quella "sola mente" della prima comunità (cf. At Ac 4,32). La vostra comunione deve essere segno per tutti di come pianificare saggiamente e lavorare insieme con rispetto reciproco per l’edificazione del Corpo di Cristo.

Nell’ambito del Collegio episcopale ognuno di voi si assume la propria responsabilità per la Chiesa particolare che presiede con amore. Allo stesso tempo, i vincoli fraterni che vi uniscono l’uno all’altro ampliano il vostro orizzonte per poter condividere il benessere di altre Chiese particolari. In questa koinonia nessuna comunità può isolarsi. Il vostro spirito di volenterosa cooperazione testimonia di fronte al vostro popolo la meravigliosa unità presente nella ricchezza della diversità creata dallo Spirito (cf. 1Co 12,4-6).

2. La Chiesa in Indonesia è ancora un "piccolo gregge" (Lc 12,32). Proprio per questo, è particolarmente preziosa al cospetto del Signore. Le esigenze del ministero episcopale sono onerose, ma coloro che portano questo fardello ricevono conforto dalle parole del Signore che ha scelto noi come suoi "amici" (cf. Gv Jn 15,15) e che inoltre ha promesso di utilizzare la nostra debolezza "perché non venga resa vana la croce di Cristo" (1Co 1,17). In tutti i nostri piani e programmi umani non dobbiamo dimenticare il fatto che Cristo Gesù ci attira a sé quando viene elevato da terra (cf. Gv Jn 12,32). È la "follia" e lo "scandalo" della Croce che rivelano la forza e la saggezza di Dio (cf. 1Co 1,21-24).

I timori che le persone hanno e che impediscono loro di raggiungere una completa statura spirituale e umana (cf. Ef Ep 4,13) trovano il loro antidoto nella grazia che fluisce dal costato trafitto del Salvatore (cf. Gv Jn 19,34). Indipendentemente da quanto sono pesanti i fardelli del nostro ministero, dobbiamo credere nella sollecitudine provvidenziale di Dio per la sua creazione "sarà lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,21). Non dobbiamo avere paura perché è lo stesso Signore Risorto che è con noi! (cf. Mt Mt 28,20).

In questo primo incontro con i membri della vostra Conferenza desidero parlarvi del vostro compito pastorale di essere distributori "della grazia del supremo sacerdozio" (Lumen gentium LG 26) e di assicurare che la Parola di Dio venga trasmessa fedelmente al popolo di Dio (cf. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor VS 116).

3. Poiché siete soprattutto le guide spirituali dei vostri greggi, vi esorto in particolare a coltivare un autentico "sguardo contemplativo" (Evangelium vitae EV 83). Tale sguardo è alimentato dalla preghiera e dalla vita sacramentale e cerca di penetrare il significato più profondo dell’esistenza. Questo spirito è in armonia con l’esperienza culturale e religiosa dei popoli dell’Asia. Le antiche tradizioni spirituali del vostro continente sfidano tutta la Chiesa a concentrarsi su ciò che è assolutamente prioritario per la fede: condividere la vita dell’Eterno come suoi amati figli (cf. 1Jn 3,1).Che la Chiesa in Indonesia divenga sempre più una comunità di contemplazione e di preghiera nella quale dimori la Santissima Trinità (cf. Gv Jn 14,23).

La tutela e la promozione dell’integrità, della bellezza e della celebrazione ordinata dei sacramenti sono gli strumenti per rinfrescare i fedeli con l’"acqua viva" che sgorga dal Cuore di Cristo (cf. Gv Jn 7,38). Avete il compito di promuovere la partecipazione attiva e devota all’Eucaristia, la ricezione frequente del Sacramento della Riconciliazione, in particolare predicando la sua necessità e assicurando la sua pronta disponibilità, una catechesi completa per la ricezione dei Sacramenti dell’Iniziazione, e un valido programma di preparazione al matrimonio che sia particolarmente intenso per coloro che intendono contrarre un matrimonio interconfessionale.

4. Anche l’inculturazione della liturgia merita una particolare attenzione pastorale. Gli adattamenti liturgici, dovutamente regolati, e realizzati nel rispetto dell’unità sostanziale del Rito Romano, rappresentano una dimensione significativa della totale immersione del Vangelo nella vita di ogni popolo e nella sua cultura.Questo processo è il frutto di una progressiva maturazione nella fede. Per questo si tratta di un’impresa complessa, di "un cammino lento" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 52), di una chiamata a un attento discernimento. Incoraggio i vostri sforzi tesi a portare la potenza liberatrice della Buona Novella fino al cuore del ricco mosaico culturale dell’arcipelago. L’inculturazione implica qualcosa di più di un semplice adattamento dei costumi tradizionali o delle tendenze attuali. È un processo radicato nello scambio autentico fra popoli di provata fede e la loro cultura. Cari Fratelli, avete il compito di ispirare, guidare e giudicare il delicato processo di inculturazione che promuove l’universalità del Corpo di Cristo.

5. Inoltre, in qualità di Vescovi, siete chiamati a "rendere testimonianza alla verità" (Jn 18,37), garantendo che il vostro popolo giunga a conoscere la verità che rende liberi (cf. 1Tm 2,4 Jn 8,32). La tutela dell’integrità dottrinale della catechesi e la promozione di un’autentica educazione cattolica sono responsabilità di coloro ai quali è affidata la tutela del deposito della fede. L’elaborazione delle implicazioni del Vangelo per la vita cristiana nel mondo e le sue applicazioni alle nuove situazioni sono anch’esse elementi essenziali della sollecitudine per la predicazione apostolica. I Vescovi possono anche condividere efficacemente con il proprio gregge "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" attraverso la pubblicazione individuale e congiunta delle Lettere Pastorali. L’insegnamento coraggioso, diretto e persuasivo promuove nel Popolo di Dio la conoscenza di Cristo Gesù, suo Signore (cf. Fil Ph 3,8).

In virtù della vostra esperienza pastorale, sapete che la formazione nella fede avviene in vari modi: nelle parrocchie, nelle associazioni e nelle comunità con bisogni specifici. Incoraggio soprattutto i vostri sforzi volti ad assistere i genitori nell’orientare i propri figli alla fede (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio FC 52). Fate quanto vi è possibile per promuovere la formazione teologica e spirituale dei laici, orientando gli sforzi di tutti coloro che si impegnano nello scopo autentico di tutta la catechesi: la "pienezza della vita" in Cristo (cf. Gv Jn 10,10), un’interiorizzazione dei doni dello Spirito.

6. La Chiesa in Indonesia è giustamente orgogliosa del contributo offerto dalle scuole cattoliche al benessere spirituale e temporale dei singoli individui e della società stessa. È mia fervida speranza che, in una società in rapido mutamento, continuiate a compiere questa missione educativa garantendo che essa sia radicata nei valori del Vangelo. Qualunque educazione limitata al mero apprendimento di abilità scientifiche e tecniche non riesce a soddisfare il nobile obiettivo che la Chiesa si prefigge: lo sviluppo integrale della persona umana e la creazione di un ordine sociale giusto e pacifico (cf. Gravissimum educationis GE 8). Vi esorto a proseguire lungo il cammino che avete saggiamente intrapreso: quello di rafforzare l’identità cattolica delle vostre scuole, di chiarire la loro missione specifica e di promuovere la sollecitudine pastorale degli studenti e degli insegnanti nell’ambito delle istituzioni educative che vi sono affidate. Dovete inoltre promuovere i programmi di solidarietà sempre più diffusi, mediante i quali le scuole con maggiori risorse le condividono con quelle che ne hanno meno.

163 7. L’Indonesia come nazione è stata benedetta da una storia di tolleranza e di libertà religiosa, una situazione derivante dal rispetto per il Pancasila, nobile espressione della sua tradizionale saggezza. La motivazione più profonda dell’armonia interreligiosa deriva dal messaggio interiore della religione: la ricerca di Dio e il rispetto per gli altri. La Chiesa insegna che qualsiasi forma di intolleranza religiosa e di proselitismo compromette il diritto fondamentale alla libertà di religione. Nelle vostre Diocesi, dunque, il dialogo interreligioso dovrebbe essere "parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 55). La cooperazione interreligiosa inizia con il dialogo di vita che promuove la conoscenza e il rispetto reciproci. Ciò, a sua volta, conduce al dialogo di azione, che promuove la solidarietà in campo culturale, economico e sociale. La cooperazione pratica genera stima reciproca fra i credenti in Dio e suscita il desiderio di imparare dagli altri e di lavorare con essi.

Come "autentici maestri della fede" (Christus Dominus CD 2), i Vescovi svolgono un ruolo particolare nel vegliare sulla dimensione teologica del dialogo interreligioso. In particolare, non devono dimenticare l’universalità e l’unicità della Redenzione in Cristo: l’unico amato Figlio del Padre è "il Salvatore di tutti, colui che solo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 5). Un dialogo interreligioso fecondo dipende da uno spirito di carità fraterna, di rispetto per le esigenze della coscienza da entrambe le parti e da un profondo amore per la verità. La situazione in Indonesia vi esorta a compiere sforzi particolari per garantire che il dialogo fra il cristianesimo e l’Islam conduca a più stretti vincoli fra i credenti nel Dio Uno e Misericordioso.

Cari fratelli, vi state preparando per il Sinodo Asiatico, quella grande assemblea che guiderà il pellegrinaggio delle vostre Chiese nel terzo millennio cristiano. Il Sinodo promette di essere una pietra miliare per tutta la Chiesa in Asia. Anche la vostra visita "ad limina" è parte della vostra preparazione al Giubileo dell’Anno 2000. Che lo Spirito Santo permetta al Popolo di Dio nel vostro Paese di celebrare il Grande Giubileo "rinnovando la" sua "speranza nell’avvento definitivo del Regno di Dio, preparandolo giorno dopo giorno nel" suo "intimo, nella Comunità cristiana a cui" appartiene (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 46)! Vi esorto a suscitare in coloro che servite un sincero desiderio di conversione e un anelito alla comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. 1Jn 1,3). Affidando voi e tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Chiese particolari all’intercessione di Maria, la cui materna mediazione guidi il vostro cammino fino al cuore di suo Figlio, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE


DEL GRANDE GIUBILEO DELL'ANNO DUEMILA


Sala dei Papi - Martedì, 4 giugno 1996




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Tutti saluto con vivo e fraterno affetto. Rivolgo il mio grato pensiero al Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo, che ha voluto presentarmi le espressioni della vostra devozione ed i risultati dell’impegnativo lavoro, svolto in questi giorni. Con Lui saluto gli Eminentissimi Cardinali, il Segretario Generale del Comitato Centrale, Mons. Sergio Sebastiani, i Presidenti delle Commissioni, i Vescovi e tutti i presenti a quest’incontro.

Le due intense giornate di studio, cui avete partecipato, vi hanno dato l’opportunità di mettere a punto alcune linee teologico-pastorali da proporre per il 1997, primo anno della fase propriamente preparatoria al Giubileo. Questa è stata sicuramente un’occasione preziosa per evidenziare e rilanciare gli obiettivi prioritari dell’Anno Santo, che mira al "rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 42).

In effetti, i problemi organizzativi, affrontati nella fase antepreparatoria, hanno indotto i mezzi di comunicazione a sottolineare, talora in modo prevalente, gli aspetti esteriori del Giubileo, legati all’accoglienza dei pellegrini ed alla realizzazione delle necessarie infrastrutture logistiche. Sono grato a quanti stanno operando perché nel 2000 Roma e le altre località più direttamente interessate siano pronte per celebrare il grande evento.

Occorre tuttavia che a nessuno sfuggano le finalità eminentemente spirituali del Giubileo. Infatti, "la ricorrenza giubilare dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenerne la speranza protesa nell’aspettativa della vita eterna, ravvivarne la carità, operosamente impegnata nel servizio dei fratelli" (Ivi, 31).

164 2. La Comunità cristiana è, pertanto, chiamata ad operare con ogni sua energia perché questo obiettivo pastorale e spirituale sia percepito senza incertezze dai fedeli ed anche dall’opinione pubblica mondiale. Tale opera educativa sarà, in primo luogo, frutto dell’impegno dei Pastori e dei fedeli, che, oltre alle opportune iniziative nell’ambito della pastorale ordinaria, si avvarranno delle singolari occasioni di informazione e di formazione offerte dai mezzi di comunicazione.

È necessario fare ogni sforzo perché in occasione della celebrazione dell’Anno Santo si riproduca, in qualche modo, il clima che si manifestò intorno al Concilio Vaticano II, primo "contributo significativo alla preparazione di quella nuova primavera della Chiesa che dovrà essere rivelata dal grande Giubileo" (Ivi, 18). L’assise conciliare non fu solo circondata dall’interesse dei mezzi di comunicazione di massa, ma suscitò negli uomini e nelle donne del tempo grandi attese e speranze, tenendo viva nella Comunità cristiana una forte tensione spirituale.

Approssimandosi il terzo millennio, che richiama il mistero del tempo santificato e redento dalla missione del Verbo Incarnato, risuonano opportune le parole dell’Apostolo Pietro: "Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto osservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio" (
1P 4,7-10).

Ecco l’atmosfera che si deve respirare in questi anni di immediata preparazione! Insieme ai pur necessari momenti organizzativi ed alle consone iniziative pastorali, dovrà essere questo stile di comunione fraterna e di servizio disinteressato a introdurre i credenti in modo efficace nell’"Anno di misericordia del Signore" (Lc 4,19).

3. La Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, proponendo di dedicare l’anno 1997, il primo del triennio di preparazione, alla "riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo" (n. 40), esorta a fissare lo sguardo su di Lui. Il Giubileo, infatti, è un evento di contemplazione, gioiosa e riconoscente, dell’amore di Dio rivelato nel Signore Gesù.

Ma come vivere in profondità l’incontro con Cristo in questa preparazione immediata al Giubileo? Gli evangelisti ci presentano alcuni episodi della vita pubblica di Gesù di Nazaret, che hanno influito sull’itinerario formativo dei discepoli: sono momenti nei quali il Maestro, illustrando con chiarezza la sua esigente proposta di vita, mentre suscita in molti ascoltatori perplessità e timori, provoca in Pietro e nei discepoli l’adesione piena alla sua Persona. In particolare, nella conclusione del "discorso del Pane di vita" (Jn 6,67-69) e nell’episodio di Cesarea di Filippo (Mt 16,13ss.), emergono alcune linee della pedagogia del Divin Maestro, cui è opportuno guardare specialmente nel corso della imminente fase cristologica della preparazione giubilare.

4. Tenendo conto dei dubbi dell’uomo contemporaneo e delle perplessità di non pochi cristiani, si rende necessario delineare un intenso cammino formativo che, accanto alla "riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di "insegnamento degli Apostoli" (Ac 2,42) circa la persona di Gesù ed il suo mistero di salvezza" (Tertio millennio adveniente TMA 42), sappia proporre nuove occasioni di confronto e di dialogo con la cultura contemporanea, accompagnate da gesti concreti di accoglienza e di amicizia.

L’occasione del Giubileo deve spingere la Comunità cristiana ad aprire il cuore e la mente alle "parole di vita eterna" di Gesù. Tale atteggiamento stimolerà un più vivo interesse per la Parola di Dio, una rivalutazione attenta e accurata della sua proclamazione liturgica, una catechesi più coinvolgente ed incarnata. Nell’ottica della nuova evangelizzazione questa catechesi esigerà, altresì, che i cristiani siano presenti negli "areopaghi" dell’era contemporanea e, ponendosi in fraterno dialogo con le culture degli uomini di oggi, offrano gesti di condivisione e di solidarietà verso chi è povero di mezzi e di speranza. L’evento giubilare, infatti deve essere preceduto da un’evangelizzazione in profondità dei contesti umani già toccati dall’annuncio del Vangelo e da un coraggioso impegno di inculturazione. Per affrontare il secolarismo è necessario saper discernere i valori, gli ideali e i fermenti di autentica e positiva novità presenti in tutte le culture, al fine di incarnare in essi il messaggio liberante del Vangelo. Si creeranno così le condizioni perché anche gli uomini della nostra epoca, non di rado delusi da ideologie totalizzanti e da promesse risultate alla prova dei fatti inconsistenti, possano ritornare a Cristo, proclamando con Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

Guardare a Gesù per aderire in modo più consapevole e maturo al Vangelo.Ecco l’orientamento fondamentale che, nel corso del 1997, dovrà condurre i credenti ad un autentico ed efficace rinnovamento pastorale. Esso comporterà maggiore coraggio e ardore nell’annunciare Gesù Cristo, unica e definitiva risposta alle attese di ogni uomo e di tutto l’uomo.

L’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi ricorda che "evangelizzare è innanzitutto testimoniare in maniera semplice e diretta Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo; che nel suo Verbo incarnato ha dato ad ogni cosa l’essere ed ha chiamato gli uomini alla vita eterna... In Gesù Cristo, Figlio di Dio, fatto uomo morto e risuscitato la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso. E non già una salvezza immanente . . ., ma . . . trascendente, escatologica, che ha certamente il suo inizio in questa vita, ma che si compie nell’eternità" (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi EN 26-27).

5. Il rinnovamento apostolico che la Chiesa vuole realizzare in vista del Giubileo passa, inoltre, attraverso la riscoperta autentica del Concilio Vaticano II. Occorre un impegno costante perché la grande lezione del Concilio venga sempre più recepita nella pastorale ordinaria come orientamento profetico di fedeltà e di apertura, in una costante attitudine di ascolto e di discernimento nei confronti dei segni dei tempi.

165 Questo comporta non solo la conoscenza dei documenti conciliari, ma uno stile di conversione permanente e di ricerca ininterrotta di Colui che è il cuore della Chiesa, Gesù Cristo. Esige, altresì, l’imitazione della sua condotta di vita povera e attenta all’uomo, nonché la promozione di spazi di dialogo e di fraternità, che conducano ad accogliere l’altro, chiunque esso sia.

Ispirandosi alla pedagogia dell’Incarnazione, la Comunità cristiana è chiamata a camminare con Cristo accanto all’uomo di oggi, sostenendolo nella difficile ricerca della Verità e facendogli in qualche modo percepire la presenza del Redentore laddove egli conduce la sua quotidiana vicenda, segnata dall’incertezza per il domani, dall’ingiustizia, dal disorientamento e qualche volta dalla disperazione.

Confidando nella presenza del Signore, attraverso l’ascolto, il dialogo, la celebrazione della Parola e dei Sacramenti, i cristiani sapranno così condurre i loro contemporanei dalla sfiducia e dallo smarrimento alla testimonianza gioiosa del Cristo risorto; ciò fornirà, inoltre, la comprensione e la collaborazione con i fratelli delle altre Chiese e Confessioni cristiane, rendendo concreto il cammino verso l’unità, secondo la preghiera di Cristo.

6. Venerati Fratelli nell’Episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore, la Chiesa, mentre cammina verso il Giubileo, non cessa di rimanere in permanente preghiera come i discepoli nel Cenacolo. Sa che molte sono le difficoltà e le insidie del maligno; confida però nella potenza liberatrice del Signore.

In quest’itinerario di conversione e di rinnovamento sia personale che comunitario, la Chiesa guarda a Maria, la Madre del Verbo Incarnato, che "addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente
TMA 43). Alla sua scuola sarà facile sentirci tutti Popolo in cammino verso la salvezza. Insieme a Lei accogliamo nelle nostre vite Gesù Cristo, in cui il Padre ha detto la parola definitiva sull’uomo e sulla sua storia.

Mentre auspico che le conclusioni dei lavori di questi giorni costituiscano utili proposte ed orientamenti per l’intero popolo cristiano, vi assicuro il mio ricordo al Signore e volentieri accompagno i miei voti con una speciale Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 1996 158